Catechesi 79-2005 21503

Mercoledì, 21 maggio 2003: PS 143, 1-10 Preghiera del Re per la vittoria e per la pace - Lodi martedì 4a settimana

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(Lettura:
Ps 143,1-4 Ps 143,9-10).

1. Abbiamo ora ascoltato la prima parte del Salmo 143. Essa ha le caratteristiche di un inno regale, intessuto di altri testi biblici, così da dar vita ad una nuova composizione orante (cfr Ps 8,5 Ps 17,8-15 Ps 32,2-3 Ps 38,6-7). A parlare in prima persona è lo stesso sovrano davidico, che riconosce l’origine divina dei suoi successi.

Il Signore è raffigurato con immagini marziali, secondo l’antico uso simbolico: è visto, infatti, come un istruttore militare (cfr Ps 143,1), una fortezza inespugnabile, uno scudo protettivo, un trionfatore (cfr Ps 143,2). Si vuole, per questa via, esaltare la personalità di Dio, che s’impegna contro il male della storia: egli non è una potenza oscura o una sorta di fato, né un sovrano impassibile e indifferente rispetto alle vicende umane. Le citazioni e la tonalità di questa celebrazione divina risentono dell’inno di Davide conservato nel Salmo 17 e nel capitolo 22 del Secondo Libro di Samuele.

2. Di fronte alla potenza divina il re ebraico si riconosce fragile e debole come lo sono tutte le creature umane. Per esprimere questa sensazione l’orante regale fa ricorso a due frasi presenti nei Salmi 8 e 38, e le intreccia conferendo loro una nuova e più intensa efficacia: «Signore, che cos’è un uomo perché te ne curi? Un figlio d’uomo perché te ne dia pensiero? L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa» (Ps 143,3-4). Qui emerge la ferma convinzione che noi siamo inconsistenti, simili a un alito di vento, se il Creatore non ci conserva in vita, Lui che - come dice Giobbe - «ha in mano l’anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne umana» (Jb 12,10).

Solo col sostegno divino possiamo superare i pericoli e le difficoltà che costellano ogni giorno della nostra vita. Solo contando sull’aiuto del Cielo potremo impegnarci, come l’antico re di Israele, a camminare verso la libertà da ogni oppressione.

3. L’intervento divino è dipinto con le tradizionali immagini cosmiche e storiche, allo scopo di illustrare la signoria divina sull’universo e sulle vicende umane. Ecco, allora, monti che fumano in improvvise eruzioni vulcaniche (cfr Ps 143,5). Ecco le folgori che sembrano frecce scagliate dal Signore e pronte ad annientare il male (Ps 143,6). Ecco, infine, le «grandi acque» che, nel linguaggio biblico, sono simbolo del caos, del male e del nulla, in una parola, delle presenze negative all’interno della storia (Ps 143,7). A queste immagini cosmiche se ne associano altre di indole storica: sono «i nemici» (Ps 143,6), gli «stranieri» (Ps 143,7), i menzogneri e gli spergiuri, cioè gli idolatri (Ps 143,8).

È, questo, un modo molto concreto e orientale per rappresentare la malvagità, le perversioni, l’oppressione e l’ingiustizia: realtà tremende da cui il Signore ci libera, mentre ci inoltriamo nel mondo.

4. Il Salmo 143, che la Liturgia delle Lodi ci propone, finisce con un breve inno di ringraziamento (Ps 143,9-10). Esso sorge dalla certezza che Dio non ci abbandonerà nella lotta contro il male. Per questo l’orante intona una melodia accompagnandola con la sua arpa a dieci corde, certo com’è che il Signore «dà vittoria al suo consacrato e libera Davide suo servo» (Ps 143,9-10).

La parola «consacrato» in ebraico è «Messia»: siamo, quindi, in presenza di un Salmo regale che si trasforma, già nell’uso liturgico dell’antico Israele, in un canto messianico. Noi cristiani lo ripetiamo tenendo fisso lo sguardo su Cristo, che ci libera da ogni male e ci sostiene nella battaglia contro i perversi poteri nascosti. Essa, infatti, «non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ep 6,12).

5. Concludiamo, allora, con una considerazione che ci è suggerita da san Giovanni Cassiano, monaco del quarto-quinto secolo, vissuto in Gallia. Nella sua opera L’Incarnazione del Signore egli, prendendo spunto dal v. 5 del nostro Salmo, - «Signore, piega il tuo cielo e scendi», - vede in queste parole l’attesa dell’ingresso di Cristo nel mondo.

E continua così: «Il Salmista supplicava che… il Signore si manifestasse nella carne, apparisse visibilmente nel mondo, fosse assunto visibilmente nella gloria (cfr 1Tm 3,16) e che finalmente i santi potessero vedere, con gli occhi del corpo, tutto quello che era stato da loro spiritualmente previsto» (L’Incarnazione del Signore, V,13, Roma 1991, PP 208-209). Proprio questo ogni battezzato testimonia nella gioia della fede.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Cari pellegrini di Veselí nad Moravou, di Valec, di Dalešice e di Konešín!

Venerdì scorso abbiamo celebrato la festa del Santo martire Giovanni Nepomuceno. Possa il suo esempio di fedeltà a Dio risvegliare la magnanimità in tutti i pastori e i fedeli, affinché sappiano sempre prontamente agire secondo l'esortazione di S. Pietro: "Bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini." (cfr. Ac 5,29).

Di cuore vi benedico tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Di cuore do un benvenuto ai pellegrini provenienti da Nitra e Bratislava, da Košice e Nové Zámky, da Trstená e Ihlany, come pure ai giovani della Società degli amici dei bambini nell’orfanotrofio "SORRISO COME DONO".

Carissimi, auguro che il vostro soggiorno a Roma sia un incoraggiamento per la vostra vita cristiana e volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi venuti da Úrkút.

Di cuore imparto a tutti voi e alle persone a voi care la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua polacca.

Nella catechesi odierna abbiamo meditato le parole del Salmo 143. E’ un inno regale, in cui Davide confessa che tutti i suoi successi sono un’opera di Dio. Se un uomo riconosce la sua debolezza e l’impotenza davanti al male, e nello stesso tempo si fida della potenza di Dio, vincerà. Dio misericordioso gli sarà "fortezza" e "roccia", "scudo" e "rifugio" (cf. Ps 143,2).

Un esempio di questo atteggiamento della fiducia verso Dio Onnipotente, ce lo danno i santi - anche i nuovi santi polacchi che ho avuto la gioia di canonizzare domenica scorsa: il Vescovo Jozef Sebastian Pelczar e la madre Orsola Ledochowska. Per la loro intercessione affido alla bontà di Dio tutti i miei connazionali. Dio vi benedica!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

La fede della Chiesa ha il suo fondamento nella Risurrezione del Figlio di Dio. Lo Spirito di Cristo Risorto faccia crescere in voi l’uomo spirituale che ci aiuta a vivere in pienezza la gioia e la gloria del Signore. Dio vi benedica tutti e vi sostenga nel vostro cammino!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Rivolgo un cordiale saluto al gruppo delle Forze Armate Ucraine, accompagnato dal loro cappellano il Vescovo Mons. Mychajl Koltun.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre invoco volentieri su di voi e sulle vostre famiglie la continua assistenza divina, cordialmente vi imparto una speciale Benedizione, che estendo all’intero popolo ucraino.

Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli di Avigliano venuti a Roma con il loro Pastore Mons. Agostino Superbo; i rappresentanti dell’Associazione "Semplice-Mente" di Chiavari, accompagnati dal Vescovo Mons. Alberto Careggio; i partecipanti al pellegrinaggio in onore della Madonna della Salute; la delegazione dell’Amministrazione Provinciale di Bergamo, come pure quella del Consiglio Comunale di Taranto.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. In questo Anno dedicato al Rosario, il mese di maggio costituisce un’occasione di più intenso incontro con la Madonna. Maria, che nel Cenacolo attese con gli Apostoli la discesa dello Spirito Santo, vi aiuti, cari giovani, a realizzare con prontezza la missione che Dio vi affida. Sostenga voi, cari malati, ad accettare le vostre sofferenze in unione a Cristo. Interceda per voi, cari sposi novelli, affinchè la vostra famiglia sia un’autentica chiesa domestica, animata dalla luce della fede , della speranza, della carità.




Mercoledì, 28 maggio 2003: Salmo 107 : Lode a Dio e invocazione di aiuto - Lodi mercoledì 4a settimana

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(Lettura:
Ps 107,2-7)

1. Il Salmo 107 che ci è stato ora proposto fa parte della sequenza dei Salmi della Liturgia delle Lodi, oggetto delle nostre catechesi. Esso presenta una caratteristica, a prima vista, sorprendente. La composizione altro non è che la fusione di due frammenti salmici preesistenti, l’uno preso dal Salmo 56 (Ps 107,8-12) e l’altro dal Salmo 59 (Ps 107,7-14). Il primo frammento è di tonalità innica, il secondo di impronta supplice ma con un oracolo divino che dona all’orante serenità e fiducia.

Questa fusione dà origine a una nuova preghiera e questo fatto diventa esemplare per noi. In realtà, anche la liturgia cristiana spesso fonde insieme brani biblici differenti così da trasformarli in un nuovo testo, destinato a illuminare situazioni inedite. Permane tuttavia il legame con la base originaria. In pratica il Salmo 107 - (ma non è il solo; si veda, tanto per evocare un’altra testimonianza, il Ps 143) - mostra come già Israele nell’Antico Testamento riutilizzava e attualizzava la Parola di Dio rivelata.

2. Il Salmo risultante da questa combinazione è, quindi, qualcosa di più della semplice somma o giustapposizione dei due brani preesistenti. Anziché cominciare con una umile supplica come il Salmo 56, «Pietà di me, pietà di me, o Dio» (Ps 56,2), il nuovo Salmo incomincia con un annuncio risoluto di lode a Dio: «Saldo è il mio cuore, Dio, … voglio cantare inni…» (Ps 107,2). Questa lode prende il posto del lamento che formava l’inizio dell’altro Salmo (cfr Ps 59,1-6), e diviene così la base dell’oracolo divino successivo (Ps 59,8-10 = Ps 107,8-10) e della supplica che lo circonda (Ps 59,7 Ps 59,11-14 Ps 107,7 Ps 107,11-14).

Speranza e incubo si fondono insieme e diventano sostanza della nuova preghiera, tutta protesa a seminare fiducia anche nel tempo della prova vissuta da tutta la comunità.

3. Il Salmo si apre, dunque, con un inno gioioso di lode. È un canto mattutino accompagnato dall’arpa e dalla cetra (cfr Ps 107,3). Il messaggio è limpido e ha al centro la «bontà» e la «verità» divina (Ps 107,5): in ebraico, hésed e ’emèt, sono i termini tipici per definire la fedeltà amorosa del Signore nei confronti dell’alleanza col suo popolo. Sulla base di questa fedeltà, il popolo è sicuro di non venire mai abbandonato da Dio nel baratro del nulla e della disperazione.

La rilettura cristiana interpreta questo Salmo in modo particolarmente suggestivo. Nel (Ps 107,6) il Salmista celebra la gloria trascendente di Dio: «Innalzati (cioè "sii esaltato"), Dio, sopra i cieli!». Commentando questo Salmo, Origene, il celebre scrittore cristiano del terzo secolo, rimanda alla frase di Gesù: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Jn 12,32) che si riferisce alla crocifissione. Essa ha come risultato ciò che il versetto successivo afferma: «Siano liberati i tuoi amici» (Ps 107,7). Conclude, allora, Origene: «Che significato stupendo! Il motivo per cui il Signore è crocifisso ed esaltato è che i suoi amati siano liberati… Quanto abbiamo chiesto si è avverato: lui è stato esaltato e noi siamo stati liberati» (Origene-Gerolamo, 74 omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, p. 367).

4. Passiamo ora alla seconda parte del Salmo 107, citazione parziale del Salmo 59, come si è detto. Nell’angoscia di Israele, che sente Dio come assente e distante («Tu, Dio, ci hai respinti»: Ps 59,12), si leva la voce dell’oracolo del Signore che risuona nel tempio (Ps 107,8-10). In questa rivelazione Dio si presenta come arbitro e signore di tutta la terra santa, dalla città di Sichem alla valle transgiordanica di Sukkot, dalle regioni orientali di Galaad e Manasse a quelle centro-meridionali di Efraim e Giuda, per giungere anche ai territori vassalli ma stranieri di Moab, Edom e della Filistea.

Con immagini colorite di taglio militare o di impronta giuridica si proclama la signoria divina sulla terra promessa. Se il Signore regna, non si deve temere: non si è sballottati qua e là dalle forze oscure del fato o del caos. C’è sempre, anche nei momenti tenebrosi, un progetto superiore che regge la storia.

5. Questa fede accende la fiamma della speranza. Dio indicherà comunque una via d’uscita, cioè una «città fortificata» posta nella regione dell’Idumea. Ciò significa che, nonostante la prova e il silenzio, Dio tornerà a rivelarsi, a sostenere e guidare il suo popolo. Solo da Lui può venire l’aiuto decisivo e non dalle alleanze militari esterne, cioè dalla forza delle armi (Ps 107,13). E solo con Lui si otterrà la libertà e si faranno «cose grandi» (Ps 107,14).

Con san Girolamo ricordiamo la lezione ultima del Salmista, interpretata in chiave cristiana: «Nessuno deve disperarsi per questa vita. Hai Cristo e hai paura? Sarà Lui la nostra forza, Lui il nostro pane, Lui la nostra guida» (Breviarium in Psalmos, Ps. CVII: PL 26,1224).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati qui presenti. Benvenuti!

Carissimi, la Beata Vergine Maria, tanto venerata dal vostro Popolo, vi accompagni nel cammino della vita e vi conduca a Cristo Gesù.

Imparto la Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Opava e della Boemia Meridionale!

Possa l’intercessione di Santa Zdislava di Lemberk, la cui festa celebrerete venerdì, far accrescere il numero delle buone famiglie solidamente cristiane. Volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Do il cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Bratislava, dalla Scuola elementare "Anton Bernolák" da Nové Zámky come pure ai membri del Terz’Ordine Francescano.

Cari fratelli e sorelle, domani si celebra la festa dell’Ascensione del Signore. Egli ha preparato un posto per ognuno e ci attende. I nostri pensieri e le nostre opere siano rivolti verso la patria celeste.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un saluto cordiale ai fedeli ungheresi, specialmente al gruppo della Parrocchia

di San Antonio di Padova di Budapest.

Di cuore imparto a tutti voi, ed agli oggetti di devozione che avete portato con sé, la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Do il mio benvenuto a tutti i miei connazionali.

In modo particolare voglio salutare l'Accademia di Agraria di Cracovia con il Rettore e "il Senato Accademico", giunti a Roma con il pellegrinaggio giubilare in occasione del 50° anniversario dell'Accademia. Auguro che questo Ateneo continui il suo fruttuoso servizio alla nostra Patria.

Il tema dell'odierna udienza è il Salmo 107 che proclama l'eterna gloria di Dio. Il cuore dell’uomo sia sempre pronto a lodare e onorare Dio. Nonostante la nostra preghiera e i nostri sacrifici non aggiungono nulla alla gloria di Dio, grazie alla preghiera di lode possiamo attendere fiduciosi i doni, necessari per la vita dell’uomo.

Vi conceda Dio l’abbondanza dei suoi doni e vi benedica.

Sia lodato Gesù Cristo.




Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

Dopo la Pasqua, gli Apostoli erano assidui e concordi nella preghiera con la Madre di Gesù. Siate anche voi sempre perseveranti nella preghiera del Rosario, per la famiglia e per la pace nel mondo.

Il Signore benedica voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli di Castelluccio Valmaggiore, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Francesco Zerrillo; come pure ai Seminaristi di Rossano, qui convenuti con il loro Arcivescovo, Mons. Andrea Cassone, per commemorare una significativa ricorrenza anniversaria del Seminario, e gli studenti di diverse Regioni Italiane, partecipanti ai Giochi Sportivi Studenteschi, promossi dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Comitato Olimpico Nazionale. Ringrazio tutti per la gradita presenza e auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di coraggiosa testimonianza evangelica.

Saluto, poi, i soci dell’ANSPI, che ricordano il 40° anniversario di fondazione dell’Associazione e il gruppo "Amici di Telepace" che ricorda il 25° anniversario di fondazione dell’emittente. Carissimi, vi auguro di servire e diffondere, con crescente generosità, il messaggio dell’amore di Cristo che salva l’umanità.

Mi rivolgo, infine, a voi cari giovani, cari ammalati, cari sposi novelli. Volge al termine questo mese di maggio, e il pensiero va spontaneamente a Maria Santissima, Stella luminosa del nostro cammino cristiano. Facciamo costante riferimento a Lei e troveremo nella sua materna intercessione e nel suo fulgido esempio di fedeltà alla volontà di Dio ispirazione e sostegno nel quotidiano pellegrinaggio verso la Patria eterna.




Mercoledì, 4 giugno 2003: Ricordo del Beato Giovanni XXIII nel 40° anniversario della sua morte

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Quarant'anni or sono moriva l'amato e venerato Papa Giovanni XXIII, che ho avuto la gioia di proclamare Beato, insieme con Pio IX, il 3 settembre dell'Anno Duemila.

Il pensiero ritorna spontaneamente al lunedì 3 giugno 1963: a quel pomeriggio, quando i fedeli di Roma e i pellegrini accorsero a migliaia in Piazza San Pietro, per stringersi il più possibile all'amato Padre e Pastore, che, dopo una lunga e sofferta malattia, lasciava questo mondo.

Alle ore 19, sul sagrato della Basilica Vaticana, il Pro-Vicario di Roma, il Cardinale Luigi Traglia, iniziava la Santa Messa, mentre lui dal suo letto diventato altare consumava il suo sacrificio spirituale, il sacrificio di tutta la sua vita.

Da Piazza San Pietro affollatissima saliva unanime verso il Cielo la preghiera della Chiesa. Sembra di rivivere quei momenti di intensa emozione: gli sguardi dell'intera umanità erano rivolti verso la finestra del terzo piano del Palazzo Apostolico. La fine di quella Messa coincise con la morte del Papa buono.

2. "Questo letto è un altare; l’altare vuole una vittima: eccomi pronto. Offro la mia vita per la Chiesa, la continuazione del Concilio Ecumenico, la pace del mondo, l’unione dei cristiani" (Discorsi, Messaggi, Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, V, p.618).

Ecce adsum! Eccomi pronto! Il sereno pensiero della morte aveva accompagnato per tutta la vita Papa Giovanni, il quale, nell’ora dell’addio, proiettava il suo sguardo sul futuro e sulle attese del Popolo di Dio e del mondo. Con accento commosso egli affermava che il segreto del suo sacerdozio stava nel Crocefisso, sempre gelosamente custodito di fronte al suo letto. "Nelle lunghe e frequenti conversazioni notturne - osservava - il pensiero della redenzione del mondo mi è apparso più urgente che mai". "Quelle braccia allargate - aggiungeva - dicono che Egli è morto per tutti, per tutti; nessuno è respinto dal suo amore, dal suo perdono" (ibid., 618).

Non è difficile cogliere in queste brevi parole il senso del suo ministero sacerdotale interamente dedicato a far conoscere e amare "ciò che più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto: la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo" (ibid., 612). Sino alla fine palpitò in lui quest’anelito. "La mia giornata terrena – concludeva il Beato Giovanni XXIII - finisce; ma Cristo vive e la Chiesa continua il compito suo; le anime, le anime: ut unum sint, ut unum sint..." (ibid., 619).

3. Meno di due mesi prima, l'11 aprile, Giovanni XXIII aveva pubblicato il documento più celebre del suo magistero: l'Enciclica Pacem in terris, che ho avuto occasione più volte quest'anno di ricordare. Tutta la vita dell’indimenticabile Pontefice fu una testimonianza di pace. Il suo Pontificato si rivelò un’altissima profezia di pace, che trovò nella Pacem in terris la sua compiuta manifestazione, quasi un pubblico ed universale testamento.

"Ogni credente, in questo nostro mondo, - così egli scriveva - deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nell'intimità di se stesso, vive in comunione con Dio. Infatti non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi" (Parte V: AAS, LV [1963], p. 302).

Per essere scintilla di luce occorre vivere in contatto permanente con Dio. Questo mio venerato Predecessore, che ha lasciato un segno nella storia, ricorda anche agli uomini del terzo millennio che il segreto della pace e della gioia sta nella comunione profonda e costante con Dio. Il Cuore del Redentore è la sorgente dell’amore e della pace, della speranza e della gioia.

Il nostro ricordo dell’amato Papa Giovanni si trasforma così in una preghiera: voglia egli intercedere dal Paradiso perché anche noi, come lui, possiamo confessare al termine della nostra esistenza, di non aver cercato nient’altro che Cristo e il suo Vangelo.

Ci aiuti Maria - che egli amava invocare con la bella giaculatoria Mater mea, fiducia mea! - a perseverare con la parola e con l’esempio nell’impegno di testimoniare la pace per contribuire all’edificazione della civiltà dell’amore.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio.

Auguro che il vostro pellegrinaggio arricchisca spiritualmente ognuno di voi, e vi renda più consapevoli di essere figli dell’unico Padre celeste, e quindi fratelli gli uni degli altri.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Rivolgo un cordiale benvenuto a voi, cari pellegrini croati!

Come ben sapete, domani mi recherò nella vostra terra. Nel manifestare la gioia per questo Viaggio apostolico, dove incontrerò la popolazione croata, confido nella vostra preghiera e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Arrivederci in Croazia!

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Praga!

La pietà dei cattolici dedica il mese di giugno alla devozione del Sacro Cuore di Gesù.

L'amore del Padre si è manifestato agli uomini nel Cuore del Suo Figlio Gesù. Preghiamolo così: Gesù mite e umile di cuore, trasforma i nostri cuori; insegnaci ad amare Dio e il prossimo.

Volentieri vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, prima di tutto quelli di Szeged.

Sono lieto di vedervi qui a Roma, presso la tomba di San Pietro. Mi auguro che da questo pellegrinaggio torniate nelle vostre case arricchiti nella fede.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente tutti i polacchi.

La catechesi di oggi l’ho dedicata alla commemorazione della persona del Papa Giovanni XXIII. Ieri infatti cadevano 40 anni dalla sua morte. Questo mio predecessore sulla Sede di Pietro, che ho avuto gioia di beatificare nell’Anno Giubilare 2000, si è iscritto nella storia della Chiesa soprattutto come l’iniziatore del Concilio Vaticano II. Quest’opera però è nata dalla sua profonda cura pastorale per le vicende della Chiesa, che caratterizzava tutta la sua vita. Come motto ha preso le parole: Ecce adsum! Eccomi pronto. Proprio in questo spirito di totale dedizione a Cristo e alla Chiesa ha edificato la santità propria e ha portato alla santità gli altri. La sua protezione e l’intercessione vi accompagni sempre.

Domani inizia il mio viaggio apostolico in Croazia. Vi chiedo di pregare secondo le intenzioni di questo pellegrinaggio, affinché porti i beati frutti. Sia lodato Gesù Cristo.


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

Oggi ricordiamo i quarant’anni della morte del Beato Papa Giovanni XXIII. Possa il suo esempio incoraggiare ciascuno di noi a vivere una profonda fede, una solida speranza e un’ardente carità.

Di cuore benedico tutti voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Barile, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Gianfranco Todisco, il gruppo della Diocesi di Vallo della Lucania, e i Seminaristi di Ravenna. Saluto poi i conterranei del Beato Giovanni XXIII, venuti a venerare le spoglie di questo grande Pontefice, nel 40° anniversario della morte.

Il mio pensiero va ora, con particolare affetto, alle persone disabili, convenute a Roma nel contesto dell’Anno europeo del disabile, in particolare ai partecipanti ai Giochi Mondiali Estivi Special Olympics, e al folto gruppo degli Istituti dell’Opera Don Orione, provenienti da diverse Regioni.

Grazie, carissimi per la vostra partecipazione; auspico cordialmente che quest’incontro costituisca per ciascuno un’occasione provvidenziale per riaffermare la vostra fervida adesione a Cristo e al suo Vangelo.

Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Mentre ci prepariamo alla solennità di Pentecoste, esorto voi, cari giovani, ad essere sempre docili all’azione dello Spirito; incoraggio voi, cari malati, ad invocarne la luce e il sostegno nella sofferenza e nella prova; ed auguro a voi, cari sposi novelli, di crescere nell’amore che lo Spirito di Dio riversa nei cuori.

Mi accingo domani a compiere con grande speranza il mio terzo viaggio in Croazia, terra segnata dalla testimonianza di intrepidi discepoli del Vangelo. Lo scopo è quello di confermare nella fede i fratelli e le sorelle della comunità cattolica, che al tempo della persecuzione religiosa sono rimasti fedeli a Cristo, e non temono di affrontare le sfide del momento presente per continuare ad annunciarlo con coraggio.

In questi tredici anni dalla riconquistata indipendenza, hanno consolidato le strutture ecclesiali e ora si dedicano sempre più a una incisiva azione evangelizzatrice.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi invito ad accompagnarmi con la preghiera. Affido questo mio centesimo Viaggio apostolico alla Vergine Santa, tanto venerata in Croazia, perché sia Lei a guidare i miei passi e a ottenere per il popolo croato una rinnovata primavera di fede e di civile progresso.




Mercoledì, 11 giugno 2003: Riflessione sul viaggio apostolico in Croazia

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Vorrei oggi idealmente ripercorrere, assieme a voi, il viaggio in Croazia, che ho potuto compiere nei giorni scorsi, e che aveva come tema "La famiglia: via della Chiesa e del popolo".

E' stato il mio centesimo viaggio apostolico! Al Signore, che per cento volte mi ha aperto le strade del mondo e delle nazioni perché io possa rendergli testimonianza, elevo dal profondo del cuore il più vivo rendimento di grazie.

Sono tornato nella nobile Terra croata per confermare i fratelli nella fede; ho voluto recare a tutti un messaggio di pace e di riconciliazione, e mi è stata concessa la gioia di elevare all'onore degli altari Suor Marija Propetoga Isusa Petkovic.

Desidero esprimere cordiale riconoscenza all'Episcopato per avermi invitato e accolto con premura ed affetto. La mia riconoscenza s’estende anche al Presidente della Repubblica e alle altre Autorità civili e militari, per la cortese adesione e la sollecita collaborazione. Ringrazio, infine, l'Arcidiocesi di Rijeka come pure il suo Seminario, che ha ospitato me e i miei collaboratori.

2. Prima tappa è stata l'antica e gloriosa città di Dubrovnik, fiera della sua storia e delle sue tradizioni di libertà e di giustizia. Là ho celebrato una santa Messa, durante la quale è stata beatificata Suor Marija di Gesù Crocifisso Petkovic, insigne figlia della Chiesa in Terra croata.

Donna dotata di un eroico desiderio di servire Dio nei fratelli più poveri, fondò le Suore Figlie della Misericordia del Terz'Ordine Regolare di San Francesco per propagare, mediante le opere di misericordia spirituale e corporale, la conoscenza dell'Amore divino.

Alla luce di questa mirabile figura, ho rivolto un messaggio speciale alle donne croate, che ho incoraggiato ad offrire alla Chiesa e alla società il loro contributo spirituale e morale; ho chiesto, in special modo, alle consacrate di essere un segno eloquente della presenza amorevole di Dio fra gli uomini.

3. All'indomani, a Osijek, nell'estrema zona nord-orientale del Paese, diocesi di Djakovo e Srijem, ho avuto il piacere di presiedere la solenne conclusione del secondo Sinodo diocesano e commemorare il 150° anniversario di fondazione della Provincia ecclesiastica di Zagreb.

In tale circostanza, mi sono soffermato a riflettere sulla santità come vocazione di ogni cristiano: è questo uno degli insegnamenti centrali del Concilio Vaticano II. Ho invitato in particolare i fedeli laici a valorizzare appieno la grazia del Battesimo e della Cresima. Solo chi è animato da fede robusta e da amore generoso può essere apostolo di riconciliazione e di ricostruzione morale, là dove restano aperte le ferite di un passato doloroso e difficile.

A Djakovo ho potuto sostare brevemente nella bella Cattedrale, ove ho salutato i seminaristi e i loro professori, insieme con un vasto gruppo di religiose.

4. Domenica 8 giugno, festa di Pentecoste, a Rijeka, durante la santa Messa ho invocato una rinnovata effusione dei doni dello Spirito Santo sulle famiglie cristiane della Croazia e del mondo. Le ho volute porre tutte sotto la speciale protezione della santa Famiglia di Nazaret. Mi è parso, inoltre, utile ribadire il primario valore sociale dell’istituto familiare, sollecitando per esso attenzione privilegiata e provvedimenti concreti, che ne favoriscano la costituzione, lo sviluppo e la stabilità.

Nel pomeriggio, mi sono recato nel Santuario di Trsat, situato su una collina della città di Rijeka per unirmi idealmente ai pellegrini che venerano colà la Madre di Dio. Secondo una pia tradizione, infatti, in quel luogo avrebbe sostato la santa Casa di Nazaret prima di giungere a Loreto.

5. L’ultima tappa del mio viaggio è stata Zadar in Dalmazia, città ricca di storia. All'ombra della Cattedrale di Sant'Anastasia, martire di Sirmio, ho celebrato l’Ora Sesta, nella festa della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa. Questa ricorrenza mariana, che prolunga la solennità di Pentecoste, ci ha fatto rivivere il clima del Cenacolo. Come allora, anche oggi Maria continua a essere presente nella Comunità ecclesiale: una presenza umile e discreta, ma animatrice della preghiera e della vita secondo lo Spirito; una presenza contemplativa, capace di richiamare pastori e fedeli al primato dell'interiorità, dell'ascolto e dell'assimilazione della Parola di Dio, condizione indispensabile per un annuncio evangelico convinto ed efficace.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Anche durante questo viaggio ho potuto constatare quanto il Cristianesimo abbia contribuito allo sviluppo artistico, culturale, ma soprattutto spirituale e morale, della Croazia e del suo popolo. E’ su questa solida base che ora, all'inizio del terzo millennio, la cara Nazione croata potrà continuare a costruire la sua coesione e la sua stabilità, per integrarsi armoniosamente nel consorzio dei popoli europei.

Iddio continui a benedire e a proteggere la Croazia! Essa avrà sempre un posto privilegiato nel mio affetto e nella mia preghiera.

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i miei connazionali.

Durante quest’udienza torniamo con la memoria alle recenti esperienze legate al mio viaggio apostolico in Croazia. Il motto degli incontri con i fedeli che abitano in questo bel paese erano le parole: "Famiglia - via della Chiesa e della Società". Il pellegrinaggio è stato altresì un’occasione per riflettere sulla realtà della famiglia e sul suo ruolo in un più ampio contesto della vocazione dei laici alla testimonianza del Vangelo.

E’ stato, questo, una proficua occasione scambio dei doni della fede, per il quale ringrazio di cuore il popolo croato.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

Con il cuore memore del mio viaggio in Croazia, vi invito a meditare sempre l’evento di Pentecoste. Lo Spirito Santo chiama ogni fedele alla santità e all’annuncio instancabile del vangelo. La preghiera sia la vostra forza per rispondere pienamente a questa chiamata. Il Signore vi benedica tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!

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Saluto, ora, i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i fedeli di Rapagnano che ricordano il millenario della elezione del loro illustre concittadino, il Papa Giovanni XVII. Carissimi, auspico che questa significativa ricorrenza susciti in ciascuno di voi una rinnovata adesione a Cristo e un autentico amore alla Chiesa.

Saluto, poi, i partecipanti alla staffetta del "Corpus Domini" tra Orvieto e Praga, e gli atleti con la Fiaccola della pace, che brillerà nel pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto.

Saluto, inoltre, il trentaduesimo stormo dell’Aeroporto militare di Amendola.

Un particolare pensiero rivolgo ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

La testimonianza dell’apostolo san Barnaba, di cui oggi celebriamo la festa, sia per voi, cari giovani, incoraggiamento a camminare sempre secondo lo Spirito di Gesù Risorto, che abbiamo celebrato nella solennità di Pentecoste; sia per voi, cari malati, sostegno nell’aderire alla volontà di Dio; aiuti voi, cari sposi novelli, ad essere generosi testimoni dell’amore di Cristo.





Catechesi 79-2005 21503