Catechesi 79-2005 8133

Mercoledì, 8 ottobre 2003: I temi dell’ora vespertina

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(Lettura:
Lc 1,46-50).

1. Poiché «ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo» dell’amore di Dio (Prefazio delle Domeniche, VI), è stata sempre sentita nella Chiesa l’esigenza di dedicare alla lode divina i giorni e le ore dell’esistenza umana. Così, l’aurora e il tramonto del sole, tipici momenti religiosi presso ogni popolo, già resi sacri nella tradizione biblica dall’offerta mattutina e vespertina dell’olocausto (cfr Ex 29,38-39) e dell’incenso (cfr Ex 30,6-8), rappresentano per i cristiani, fin dai primi secoli, due momenti particolari di preghiera.

Il sorgere del sole e il suo tramonto non sono momenti anonimi della giornata. Hanno una fisionomia inconfondibile: la bellezza gioiosa di un’alba e lo splendore trionfale di un tramonto segnano i ritmi dell’universo, nei quali è profondamente coinvolta la vita dell’uomo. Inoltre, il mistero della salvezza, che si attua nella storia, ha i suoi momenti legati a fasi diverse del tempo. Per questo, insieme con la celebrazione delle Lodi all’inizio della giornata, è venuta affermandosi nella Chiesa la celebrazione dei Vespri al volgere della sera. L’una e l’altra Ora liturgica possiede una sua carica evocativa che richiama i due aspetti essenziali del mistero pasquale: «Di sera il Signore è sulla Croce, di mattina risorge… Di sera io narro i patimenti sopportati da Lui nella morte; di mattina annunzio la vita di Lui che risorge» (Sant’Agostino, Esposizioni sui Salmi, XXVI, Roma 1971, p. 109).

Proprio perché collegate con la memoria della morte e della risurrezione di Cristo, le due Ore delle Lodi e dei Vespri costituiscono, «secondo la venerabile tradizione di tutta la Chiesa, il duplice cardine dell’Ufficio quotidiano» (Cost. Sacrosanctum Concilium SC 98).

2. Nell’antichità, dopo il tramonto del sole, l’accensione della lucerna recava nelle case una nota di gioia e di comunione. Anche la comunità cristiana, accendendo la lampada sul far della sera, invocava con animo grato il dono della luce spirituale. Era il cosiddetto «lucernario», ossia l’accensione rituale della lampada, la cui fiamma è simbolo di Cristo, «Sole senza tramonto».

Al cadere delle tenebre, infatti, i cristiani sanno che Dio illumina anche la notte oscura con lo splendore della sua presenza e con la luce dei suoi insegnamenti. È da ricordare, a questo proposito, l’antichissimo inno lucernale Fôs hilarón, accolto nella liturgia bizantina armena ed etiopica: «Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, celeste, santo, beato, o Gesù Cristo! Giunti al tramonto del sole e, vista la luce vespertina, inneggiamo al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, Dio. È cosa degna cantarti in ogni tempo con voci armoniose, o Figlio di Dio, tu che ci dai la vita: perciò l'universo proclama la tua gloria». Anche l'Occidente ha creato molti inni per celebrare Cristo luce.

Traendo ispirazione dal simbolismo della luce, la preghiera dei Vespri si è sviluppata come sacrificio vespertino di lode e di riconoscenza per il dono della luce fisica e spirituale e per gli altri doni della creazione e della redenzione. Scrive san Cipriano: «Tramontato il sole e morendo il giorno si deve necessariamente pregare di nuovo. Infatti poiché il Cristo è il sole vero, al tramonto del sole e del giorno di questo mondo, noi preghiamo e chiediamo che di nuovo venga su di noi la luce e invochiamo la venuta di Cristo che ci porterà la grazia della luce eterna» (De oratione dominica, 35: PL 4,560).

3. La sera è tempo propizio per considerare davanti a Dio, nella preghiera, la giornata trascorsa. È il momento «per rendere grazie di ciò che ci è stato donato o che abbiamo compiuto con rettitudine» (S. Basilio, Regulae fusius tractatae, Resp. 37,3: PG 3,1015). È anche il tempo in cui chiedere perdono per quanto abbiamo commesso di male, implorando dalla misericordia divina che Cristo torni a risplendere nei nostri cuori.

Tuttavia, il sopraggiungere della sera evoca anche il «mysterium noctis». La tenebra è sentita come occasione di frequenti tentazioni, di particolare debolezza, di cedimento alle incursioni del Maligno. Con le sue insidie, la notte assurge a simbolo di tutte le malvagità da cui Cristo è venuto a liberarci. D’altra parte, ad ogni calar della sera, la preghiera ci rende partecipi del mistero pasquale, in cui «la notte splende come il giorno» (Exsultet). La preghiera fa così fiorire la speranza nel passaggio dal giorno transitorio al dies perennis, dalla tenue luce della lampada alla lux perpetua, dalla vigile attesa dell'alba all'incontro con il Re dell'eterna gloria.

4. Per l'uomo antico, ancor più che per noi, il succedersi della notte e del giorno regolava l’esistenza, provocando la riflessione sui grandi problemi della vita. Il progresso moderno ha in parte alterato il rapporto tra la vita umana e il tempo cosmico. Ma il ritmo serrato delle attività umane non ha sottratto del tutto gli uomini di oggi ai ritmi del ciclo solare.

Perciò i due fulcri della preghiera giornaliera conservano tutto il loro valore, essendo legati a fenomeni immutabili e a simbolismi immediati. Il mattino e la sera costituiscono momenti sempre opportuni da dedicare alla preghiera, sia comunitariamente che singolarmente. Legate a momenti importanti del nostro vivere ed operare, le Ore delle Lodi e dei Vespri si rivelano così mezzo efficace per orientare il nostro cammino quotidiano e dirigerlo verso Cristo, «luce del mondo» (Jn 8,12).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari pellegrini croati, vi saluto tutti e vi benedico di cuore.

La Regina del Santo Rosario accompagni sempre con la sua materna intercessione voi, le vostre famiglie e l’intero vostro Popolo.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Moravia, e ai Superiori e Seminaristi del Pontificio Collegio Nepomuceno, in Roma, che hanno terminato gli Esercizi Spirituali!

In questo mese di ottobre, dedicato al Santo Rosario, vi esorto ad approfondire la comunione con la Vergine Maria, per mezzo di questa nobile preghiera.

Con tali voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Bratislava e Michalovce.

Cari fratelli e sorelle, la preghiera del Rosario è preghiera di comunione. Ispiratevi all’esempio orante di Gesù e di Maria per rafforzare il vostro spirito di comunione nei momenti di preghiera.

Con questo augurio vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ungherese, provenienti da Marosvásárhely.

Oggi celebrate la festa di Maria, Regina dell’Ungheria. Invocando la sua intercessione vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i miei connazionali. La catechesi odierna inizia un nuovo ciclo delle meditazioni dedicate ai Salmi ed ai Cantici dei Vespri. La Chiesa, insieme con Maria, ripete ogni giorno: "Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,49).

La capacità di lodare Dio e di magnificarne la grandezza e la bontà, sia la dimensione quotidiana della preghiera di ognuno di voi. Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i partecipanti all’Assemblea straordinaria dell’Istituto della carità (Rosminiani), i Seminaristi del Collegio "Maria Mater Ecclesiae", i Dirigenti e il personale della Questura di Frosinone, accompagnati dal Vescovo Mons. Salvatore Boccaccio, i rappresentanti della Federazione Nazionale Liberi Circoli. Indirizzo, poi, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Ringrazio la Madonna che mi ha dato l’opportunità di realizzare ieri la visita al Santuario di Pompei a Lei dedicato. Conservando un vivo ricordo di questo pellegrinaggio mariano, invito tutti voi a valorizzare sempre più la preghiera del Santo Rosario, così cara alla tradizione del popolo cristiano. Con essa, la Chiesa invoca, in questo nostro tempo, l’intercessione di Maria specialmente per le famiglie e la pace nel mondo.








Mercoledì, 15 ottobre 2003: Struttura della preghiera vespertina

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(Lettura:
Lc 1,46-47 Lc 1,51 Lc 1,53-55)

1. Da numerose testimonianze sappiamo che, a cominciare dal secolo IV, le Lodi e i Vespri sono ormai una istituzione stabile in tutte le grandi Chiese orientali ed occidentali. Così, ad esempio, testimonia sant’Ambrogio: «Come ogni giorno, andando in chiesa o applicandoci alla preghiera in casa, cominciamo da Dio e in Lui finiamo, così l’intero giorno della nostra vita quaggiù e il corso di ogni singola giornata sempre prenda principio da Lui e finisca in Lui» (De Abraham, II, 5,22).

Come le Lodi si collocano sul far del mattino, così i Vespri trovano posto verso il tramonto, nell’ora in cui, nel tempio di Gerusalemme, veniva offerto l’olocausto con l’incenso. In quell’ora Gesù, dopo la sua morte sulla Croce, riposava nel sepolcro, avendo offerto se stesso al Padre per la salvezza del mondo.

Le varie Chiese, seguendo le rispettive tradizioni, hanno organizzato secondo una propria ritualità l’Ufficio divino. Prendiamo qui in considerazione il rito romano.

2. Apre la preghiera l'invocazione Deus in adiutorium, secondo versetto del Salmo 69, che san Benedetto prescrive per ogni Ora. Il versetto ricorda che soltanto da Dio può venirci la grazia di lodarlo degnamente. Segue il Gloria al Padre, perché la glorificazione della Trinità esprime l’orientamento essenziale della preghiera cristiana. Infine, eccetto che in Quaresima, si aggiunge l'Alleluia, espressione ebraica che significa «Lodate il Signore», e che è divenuta, per i cristiani, una gioiosa manifestazione di fiducia nella protezione che Dio riserva al suo popolo.

Il canto dell’Inno fa risuonare i motivi della lode della Chiesa in preghiera, evocando con afflato poetico i misteri compiuti a salvezza dell'uomo nell'ora vespertina, in particolare il sacrificio compiuto da Cristo sulla Croce.

3. La salmodia dei Vespri consta di due Salmi adatti a quest'ora e di un cantico desunto dal Nuovo Testamento. La tipologia dei Salmi destinati ai Vespri presenta varie sfumature. Vi sono Salmi lucernari, in cui è esplicita la menzione della sera o della lampada o della luce; Salmi che manifestano la fiducia in Dio, stabile rifugio nella precarietà della vita umana; Salmi di ringraziamento e di lode; Salmi da cui traspare il senso escatologico evocato dalla fine del giorno, ed altri a carattere sapienziale o di intonazione penitenziale. Troviamo inoltre Salmi dello Hallel, con riferimento all'Ultima Cena di Gesù con i discepoli. Nella Chiesa latina si sono tramandati degli elementi che favoriscono la comprensione dei Salmi e la loro interpretazione cristiana, quali i titoli, le orazioni salmiche e soprattutto le antifone (cfr Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 110-120).

Un posto di rilievo ha la lettura breve, che nei Vespri è tratta dal Nuovo Testamento. Essa ha lo scopo di proporre con forza e incisività qualche sentenza biblica e di imprimerla nei cuori perché sia tradotta in vita (cfr ibid., 45, 156, 172). Per facilitare l'interiorizzazione di quanto ascoltato, la lettura è seguita da un conveniente silenzio e da un responsorio, che ha la funzione di «rispondere», con il canto di alcuni versetti, al messaggio della lettura, favorendone l’accoglienza cordiale da parte dei partecipanti alla preghiera.

4. Con grande onore, introdotto dal segno di croce, viene intonato il Cantico evangelico della beata Vergine Maria (cfr Lc 1,46-55). Attestato già dalla Regola di san Benedetto (capp. RB 12 RB 17), l'uso di cantare alle Lodi il Benedictus e ai Vespri il Magnificat «è convalidato dalla tradizione secolare e popolare della Chiesa Romana» (Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 50). In effetti, tali Cantici sono esemplari per esprimere il senso della lode e del ringraziamento a Dio per il dono della Redenzione.

Nella celebrazione comunitaria dell’Ufficio divino, il gesto di incensare l'altare, il sacerdote e il popolo, mentre si eseguono i Cantici evangelici, può suggerire - alla luce della tradizione ebraica di offrire l'incenso mattina e sera sull'altare dei profumi -, il carattere oblativo del «sacrificio di lode» espresso nella Liturgia delle Ore.Stringendoci a Cristo nella preghiera, possiamo vivere personalmente quanto è detto nella Lettera agli Ebrei: «Per mezzo di lui offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome» (He 13,15; cfr Ps 49,14 Ps 49,23 Os 14,3).

5. Dopo il Cantico, le intercessioni dirette al Padre o talvolta a Cristo, esprimono la voce supplice della Chiesa, memore della sollecitudine divina per l’umanità, opera delle sue mani. Il carattere delle intercessioni vespertine è, infatti, quello di chiedere l'aiuto divino per ogni categoria di persone, per la comunità cristiana e per la società civile. Vi è infine il ricordo dei fedeli defunti.

La liturgia dei Vespri ha il suo coronamento nella preghiera di Gesù, il Padre nostro, sintesi di ogni lode e di ogni supplica dei figli di Dio rigenerati dall'acqua e dallo Spirito. A conclusione della giornata, la tradizione cristiana ha messo in relazione il perdono implorato da Dio nel Padre nostro e la riconciliazione fraterna degli uomini fra di loro: il sole non deve tramontare sull’ira di nessuno (cfr Ep 4,26).

La preghiera vespertina è conclusa da un'orazione che, in sintonia con Cristo crocifisso, esprime la consegna della nostra esistenza nelle mani del Padre, consapevoli che la sua benedizione non viene mai meno.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Cari pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio!

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia della Madonna degli Angeli di Trogir e le partecipanti al Capitolo Generale della Congregazione delle Figlie della Misericordia. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Jacovce.

Vi ringrazio delle preghiere e volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto i pellegrini lituani, in particolare quanti sono giunti a piedi con la croce! Il Signore copiosamente benedica tutti voi!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Dopo il ciclo delle catechesi dedicate alle Lodi, stiamo cominciando la meditazione sui Salmi e Cantici dei Vespri.

Già nel IV secolo è nata nella Chiesa la tradizione di questa preghiera liturgica, detta al tramonto, quando nel tempio di Gerusalemme veniva offerto l’incenso. Apre la preghiera l’invocazione Deus in adiutorium, secondo versetto del Salmo 69, che ci ricorda che soltanto per la grazia di Dio la nostra preghiera può essere degna e fruttuosa. Quindi c’è l’inno e dopo la salmodia, vale a dire due Salmi e un Cantico dal Nuovo Testamento accompagnati dalle rispettive antifone. Sono testi biblici che esprimono il ringraziamento per i frutti della giornata. In seguito si legge un breve brano del Nuovo Testamento e si medita un momento in silenzio, e poi - quasi come risposta alla Parola di Dio si recita il responsorio.

In seguito con grande onore introdotto dal segno di croce, si recita il Cantico di Maria Magnificat - meraviglioso inno di lode per le grandi opere di Dio. Seguono le intercessioni e si conclude con il Pater Noster e l’orazione liturgica: essa esprime la consegna di noi stessi nella mani di buon Dio.

Saluto i miei connazionali provenienti dalla Polonia e dal mondo. Ringrazio di cuore tutti per la presenza oggi e nel corso di tutti i 25 anni, per le preghiere e per tutte le espressioni di benevolenza e comunione. Sono lieto che posso contare sul vostro spirituale supporto. Portate il mio saluto alle vostre famiglie e ai vostri cari. Dio vi benedica.

***


Rivolgo innanzitutto un affettuoso e grato saluto ai venerati Fratelli Cardinali e Vescovi presenti a questa Udienza.

Saluto poi i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi del dopo-Cresima della diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnati dal Vescovo Mons. Italo Castellani, i partecipanti al forum della "Fondazione Alcide De Gasperi" ed i rappresentanti dell’Associazione "Missione Chiesa-Mondo".

A voi, cari giovani, malati e sposi novelli auguro di imitare l’esempio di Santa Teresa d’Avila, di cui oggi celebriamo la memoria: sforzatevi, come lei, di vivere in modo autentico la vocazione cristiana.

Vorrei infine esprimere a tutti la mia riconoscenza per gli auguri e le preghiere che mi sono stati assicurate in occasione del mio 25° anniversario di Pontificato. Invito romani e pellegrini ad unirsi con me, qui in Piazza San Pietro domani sera alle ore diciotto, per lodare il Signore e ringraziarlo in questa lieta circostanza.

APPELLO A FAVORE DELLA PACE IN BOLIVIA


Suscitano viva preoccupazione le notizie che provengono dalla Bolivia, ove è in corso una grave crisi, con morti e feriti.

Desidero esprimere la mia solidarietà spirituale a coloro che soffrono, mentre invito tutti a pregare affinché il Signore ispiri le parti in causa a privilegiare il dialogo civile e a cercare soluzioni eque, nel rispetto della legalità, ai problemi che affliggono la Nazione.








Mercoledì, 29 ottobre 2003: Rosario "preghiera cristologica e contemplativa"

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1. Con il mese di ottobre si conclude l’Anno del Rosario.

Sono profondamente grato a Dio per questo tempo di grazia, nel quale l’intera Comunità ecclesiale ha potuto approfondire il valore e l’importanza del Rosario, quale preghiera cristologica e contemplativa.

"Contemplare con Maria il volto di Cristo" (Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae, 3). Queste parole, ricorrenti nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, sono diventate, per così dire, il "motto" dell’Anno del Rosario. Esse esprimono in sintesi l’autentico significato di questa preghiera insieme semplice e profonda. Al tempo stesso, mettono in risalto la continuità tra la proposta del Rosario e il cammino indicato al Popolo di Dio nella mia precedente Lettera apostolica Novo millennio ineunte.

2. Se, infatti, all’inizio del terzo millennio, i cristiani sono chiamati a crescere come "contemplatori del volto di Cristo" (Novo millennio ineunte
NM 16), e le Comunità ecclesiali a diventare "autentiche scuole di preghiera"( NM 33), il Rosario costituisce la ‘via mariana’, perciò privilegiata, per raggiungere questo duplice obiettivo. Desiderosa di essere sempre più trasparente al "mistero" di Cristo, la Chiesa, per meditare i "misteri" del suo Vangelo, si pone alla scuola di Maria. E’ questa "la via di Maria" (cfr ), la via sulla quale Ella ha compiuto il suo esemplare pellegrinaggio di fede, come prima discepola del Verbo incarnato. E’, nel contempo, la via di un’autentica devozione mariana incentrata totalmente sul legame esistente tra Cristo e la sua Madre Santissima (cfr NM 24).

3. Durante quest’Anno, ho voluto affidare al Popolo di Dio due grandi intenzioni di preghiera: la pace e la famiglia.

Il secolo XXI, nato sotto il segno della grande riconciliazione giubilare, ha purtroppo ereditato dal passato numerosi e perduranti focolai di guerra e di violenza. Gli sconcertanti attentati dell’11 settembre 2001 e ciò che in seguito è avvenuto nel mondo hanno accresciuto la tensione a livello planetario. Dinanzi a queste preoccupanti situazioni, recitare la corona del Rosario non è un ripiegamento intimistico, bensì una consapevole scelta di fede: contemplando il volto di Cristo, nostra Pace e nostra riconciliazione, vogliamo implorare da Dio il dono della pace, per intercessione di Maria Santissima. A Lei domandiamo la forza necessaria per essere costruttori di pace, a cominciare dalla vita quotidiana in famiglia.

La famiglia! Dovrebbe essere proprio il nucleo familiare il primo ambiente in cui la pace di Cristo è accolta, coltivata e custodita. Ai nostri giorni, però, senza la preghiera diventa sempre più difficile per la famiglia realizzare questa sua vocazione. Ecco perché sarebbe veramente utile recuperare la bella consuetudine di recitare il Rosario in casa, così come avveniva nelle passate generazioni. "La famiglia che prega unita, resta unita" (Rosarium Virginis Mariae, RVM 41).

4. Affido queste intenzioni alla Madonna, perché sia Lei a proteggere le famiglie e a ottenere la pace per i singoli e per il mondo intero.

Auspico che tutti i credenti, insieme con la Vergine, si incamminino decisamente sulla via della santità, tenendo lo sguardo fisso su Gesù e meditando, con il Rosario, i misteri della salvezza. Sarà questo il frutto più prezioso di quest’anno dedicato alla preghiera del Rosario.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

La catechesi odierna ha un carattere particolare perché, con la fine del mese di ottobre, si conclude l’Anno del Rosario.

È stato un tempo di grazia nel quale la Chiesa ha avuto l’occasione di approfondire il valore e l’importanza del Rosario come preghiera cristologia e contemplativa. Il centro vitale dell’Anno del Rosario sta nelle parole della Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae: "Contemplare con Maria il volto di Cristo" (RVM 3). Con Maria abbiamo scoperto l’autentico significato di questa preghiera insieme semplice e profonda.

All’inizio del terzo millennio ogni Comunità di credenti è stata convocata a contemplare il volto di Cristo e a diventare una scuola di preghiera. Il Rosario ci ha mostrato la via mariana della fede e della preghiera. Su questa via ci è stata guida la Madre del Salvatore, Colei che ha portato in grembo il Figlio di Dio.

L’Anno del Rosario è stato anche un’occasione di particolare preghiera per la pace nel mondo e per la famiglia. Gli sconcertanti attentati avvenuti negli Stati Uniti l’11 settembre 2001 e ciò che poi hanno generato nel mondo possono essere fermati attraverso la preghiera del Rosario con il quale si invoca la pace. E questo la Comunità cristiana lo vuole fare soprattutto in quel momento importante che è la preghiera in famiglia. Infatti la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae sottolinea che: "come preghiera per la pace, il Rosario è stato sempre la preghiera della famiglia e per la famiglia. La famiglia che prega unita, resta unita" (RVM 41).

Saluto cordialmente i miei connazionali. A Maria, Regina del Rosario, affido tutte le famiglie polacche. Nella mia preghiera prego per la pace in Polonia e per il mondo intero. A tutti coloro che si uniscono, con questa intenzione, a questa mia preghiera dono di cuore l’apostolica benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!

***


Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Federazione Scuole Materne del Molise, i ragazzi dell’Azione Cattolica di S. Benedetto del Tronto, i rappresentanti dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria.

Rivolgo poi il mio affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Tutti vi esorto a fondare la vostra vita sulla Parola di Dio, per essere costruttori della civiltà dell’amore, di cui è simbolo eloquente la croce di Cristo, sorgente di luce, di conforto e di speranza per gli uomini di tutti i tempi.







Mercoledì, 5 novembre 2003: Salmo 140, 1-9: Preghiera nel pericolo

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(Lettura:
Ps 140,1-4 Ps 140,8-9)

1. Nelle precedenti catechesi abbiamo dato uno sguardo d’insieme alla struttura e al valore della Liturgia dei Vespri, la grande preghiera ecclesiale della sera. Ora ci inoltriamo al suo interno. Sarà come compiere un pellegrinaggio in quella sorta di «terra santa» costituita da Salmi e da Cantici. Sosteremo di volta in volta davanti ad ognuna di quelle orazioni poetiche, che Dio ha suggellato con la sua ispirazione. Sono le invocazioni che il Signore stesso desidera che gli vengano rivolte. Egli, perciò, ama ascoltarle, sentendo vibrare in esse il cuore dei suoi amati figli.

Inizieremo col Salmo 140, che apre i Vespri domenicali della prima delle quattro settimane in cui, dopo il Concilio, è stata articolata la preghiera serale della Chiesa.

2. «Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera». Il v. 2 di questo Salmo può essere considerato il segno distintivo dell’intero canto e l’evidente giustificazione del fatto che esso sia stato collocato all’interno della Liturgia dei Vespri.L’idea espressa riflette lo spirito della teologia profetica che unisce intimamente il culto alla vita, la preghiera all’esistenza.

La stessa orazione fatta con cuore puro e sincero diventa un sacrificio offerto a Dio. Tutto l’essere della persona che prega diventa un atto sacrificale, preludendo così a quanto suggerirà san Paolo allorché inviterà i cristiani a offrire i loro corpi come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: è questo il sacrificio spirituale che Egli accetta (cfr Rm 12,1).

Le mani alzate nella preghiera sono un ponte di comunicazione con Dio, come lo è il fumo che sale come soave odore dalla vittima durante il rito sacrificale vespertino.

3. Il Salmo prosegue secondo la tonalità di una supplica, a noi trasmessa da un testo che nell’originale ebraico presenta non poche difficoltà e oscurità interpretative (soprattutto nei Ps 140,4-7).

Il senso generale può, comunque, essere identificato e trasformato in meditazione e orazione. Innanzitutto l’orante supplica il Signore perché impedisca che le sue labbra (cfr Ps 140,3) e i sentimenti del suo cuore siano attratti e irretiti dal male e lo inducano a compiere «azioni inique» (cfr Ps 140,4). Parole e opere sono, infatti, l’espressione della scelta morale della persona. È facile che il male eserciti tanta attrazione da spingere anche il fedele a gustare «i cibi deliziosi» che i peccatori possono offrire, assidendosi alla loro mensa, cioè partecipando alle loro azioni perverse.

Il Salmo acquista quasi il sapore di un esame di coscienza, cui segue l’impegno di scegliere sempre le vie di Dio.

4. A questo punto, però, l’orante ha un sussulto che lo fa uscire in una appassionata dichiarazione di rifiuto di ogni complicità con l’empio: egli non vuole per niente essere ospite dell’empio, né permettere che l’olio profumato riservato ai commensali di riguardo (cfr Ps 22,5) attesti una sua connivenza con chi opera il male (cfr Ps 140,5). Per esprimere con maggiore veemenza la sua radicale dissociazione dal malvagio, il Salmista proclama poi nei suoi confronti una condanna sdegnata, espressa col colorito ricorso a immagini di veemente giudizio.

Si tratta di una delle tipiche imprecazioni del Salterio (cfr ), che hanno lo scopo di affermare in modo plastico e persino pittoresco l’ostilità al male, la scelta del bene e la certezza che Dio interviene nella storia col suo giudizio di severa condanna dell’ingiustizia (cfr Ps 57,6-7).

5. Il Salmo si chiude con un’ultima invocazione fiduciosa (cfr Ps 57,8-9): è un canto di fede, di gratitudine e di gioia, nella certezza che il fedele non sarà coinvolto nell’odio che i perversi gli riservano e non cadrà nella trappola che gli tendono, dopo aver notato la sua decisa scelta del bene. Il giusto potrà, così, superare indenne ogni inganno, come si dice in un altro Salmo: «Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati» (Ps 123,7).

Concludiamo la nostra lettura del Salmo 140 ritornando all’immagine di partenza, quella della preghiera serale come sacrificio gradito a Dio. Un grande maestro spirituale vissuto tra il IV e il V secolo, Giovanni Cassiano, che provenendo dall’Oriente trascorse nella Gallia meridionale l’ultima parte della sua vita, rileggeva quelle parole in chiave cristologica: «In esse, infatti, si può comprendere più spiritualmente un’allusione al sacrificio della sera, compiuto dal Signore e Salvatore durante la sua ultima cena e consegnato agli apostoli, allorché egli sanciva l’inizio dei santi misteri della Chiesa, oppure (si può cogliere un’allusione) a quello stesso sacrificio che egli, il giorno seguente, offrì alla sera, in se stesso, con l’elevazione delle proprie mani, sacrificio che si protrarrà fino alla fine dei secoli per la salvezza del mondo intero» (Le istituzioni cenobitiche, Abbazia di Praglia, Padova 1989, p. 92).

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i dirigenti, i calciatori ed i tifosi della «Hajduk» di Split, invocando su tutti la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Un saluto cordiale rivolgo ai pellegrini ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Somlóvásárhely.

Oggi celebrate la memoria di Sant’Emerico, patrono della gioventù ungherese. Chiedendo la sua intercessione vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Oggi abbiamo riflettuto sul Salmo 140, che viene recitato nei Vespri della domenica della prima settimana. In esso l’autore ispirato chiede a Dio lo spirito di preghiera. Dice: "Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera" (Ps 140,2). In seguito esprime il desiderio che grazie alla preghiera sia preservato dal male e dalle azioni inique.

Questo spirito, spirito di preghiera e di giustizia, ispiri sempre la nostra vita.

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua polacca. In modo particolare do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Danzica con l’arcivescovo Tadeusz Goclowski, da Gniezno con l’arcivescovo Henryk Muszynski e da Tarnów con il vescovo Wiktor Skworc. Profitto della circostanza per porgere distinti ossequi e il benvenuto anche al consiglio, ai membri e agli amici della Fondazione Giovanni Paolo II. Saluto inoltre la delegazione di Grudziadz e i Padri Francescani Bernardini di Kalwaria e di Krakow. Rivolgo un pensiero cordiale a tutti i presenti e li benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

***


Saluto con affetto i missionari e le missionarie che partecipano al corso di formazione organizzato dalla Università Pontificia Salesiana.

Con tutti i pellegrini di lingua italiana, saluto i nuovi Diaconi dell’Arcidiocesi di Milano, i numerosi fedeli della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, guidati dal Vescovo Mons. Vincenzo Paglia, come pure il folto gruppo della Parrocchia di San Nicola Vescovo in San Salvo, accompagnati dall’Arcivescovo di Chieti-Vasto Mons. Edoardo Menichelli.

Saluto inoltre gli Allievi Ufficiali dell’Accademia Militare, i dirigenti delle Associazioni italiane dei cardiopatici e l’Associazione Italiana Amici del Presepio.

Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli auguro di sentire sempre viva la presenza di Cristo, per seguirlo con gioia sulla via della santità.







Mercoledì, 12 novembre 2003: Salmo 141: Sei tu il mio rifugio

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(Lettura:
Ps 141,2-3 Ps 141,6-8)

1. La sera del 3 ottobre 1226 san Francesco d’Assisi stava spegnendosi: la sua ultima preghiera fu proprio la recita del Salmo 141, che abbiamo appena ascoltato. San Bonaventura ricorda che Francesco «proruppe nell’esclamazione del Salmo: "Con la mia voce al Signore io grido; con la mia voce il Signore io supplico" e lo recitò fin al versetto finale: "Mi attendono i giusti, per il momento in cui mi darai la ricompensa"» (Leggenda Maggiore, XIV,5, in: Fonti Francescane, Padova - Assisi 1980, p. 958).

Il Salmo è una supplica intensa, scandita da una serie di verbi di implorazione rivolti al Signore: «grido aiuto», «supplico il Signore», «effondo il mio lamento», «sfogo la mia angoscia» (Ps 141,2-3). La parte centrale del Salmo è dominata dalla fiducia in Dio che non è indifferente alla sofferenza del fedele (cfr Ps 141,4-8). Con questo atteggiamento san Francesco s’avviò verso la morte.

2. Dio è interpellato con il «Tu», come una persona che dà sicurezza: « Sei tu il mio rifugio» (Ps 141,6). «Tu conosci la mia via», cioè l’itinerario della mia vita, un percorso segnato dall’opzione per la giustizia. Su quella strada, però, gli empi hanno teso un laccio (cfr Ps 141,4): è la tipica immagine desunta dalle scene di caccia e frequente nelle suppliche dei Salmi per indicare i pericoli e le insidie a cui il giusto è sottoposto.

Di fronte a questo incubo, il Salmista lancia quasi un segnale d’allarme perché Dio veda la sua situazione e intervenga: «Guarda a destra e vedi!» (Ps 141,5). Ora, nell’uso orientale, a destra di una persona stava il difensore o il testimone favorevole in sede processuale, oppure, in caso di guerra, la guardia del corpo. Il fedele, dunque, è solo e abbandonato, «nessuno più lo riconosce». Per questo egli esprime una constatazione angosciata: «Non c’è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita» (Ps 141,5).

3. Subito dopo, un grido svela la speranza che dimora nel cuore dell’orante. Ormai l’unica protezione e la sola vicinanza efficace è quella di Dio: «Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia sorte nella terra dei viventi» (Ps 141,6). La «sorte» o «porzione», nel linguaggio biblico è il dono della terra promessa, segno dell’amore divino nei confronti del suo popolo. Il Signore resta ormai l’ultimo e unico fondamento su cui basarsi, la sola possibilità di vita, la suprema speranza.

Il Salmista lo invoca con insistenza, perché ha «toccato il fondo dell’angoscia» (Ps 141,7). Lo supplica di intervenire per spezzare le catene del suo carcere di solitudine e di ostilità (cfr v. 8) ed estrarlo dall’abisso della prova.

4. Come in altri Salmi di supplica, la prospettiva finale è quella di un rendimento di grazie, che sarà offerto a Dio dopo l’esaudimento: «Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome» (ibidem). Quando sarà stato salvato, il fedele si recherà a ringraziare il Signore in mezzo all’assemblea liturgica (cfr ibidem). Lo circonderanno i giusti, che sentiranno la salvezza del fratello come un dono fatto anche a loro.

Questa atmosfera dovrebbe aleggiare anche sulle celebrazioni cristiane. Il dolore del singolo deve trovare eco nel cuore di tutti; ugualmente la gioia di ciascuno deve essere vissuta dall’intera comunità orante. Infatti, è «buono e soave che i fratelli vivano insieme» (Ps 132,1) e il Signore Gesù ha detto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20).

5. La tradizione cristiana ha applicato il Salmo 141 a Cristo perseguitato e sofferente. In questa prospettiva, la meta luminosa della supplica salmica si trasfigura in un segno pasquale, sulla base dell’esito glorioso della vita di Cristo e del nostro destino di resurrezione con lui. Lo afferma sant’Ilario di Poitiers, famoso Dottore della Chiesa del quarto secolo, nel suo Trattato sui Salmi.

Egli commenta la traduzione latina dell’ultimo versetto del Salmo, la quale parla di ricompensa per l’orante e di attesa dei giusti: «Me expectant iusti, donec retribuas mihi». Sant’Ilario spiega: «L’Apostolo ci insegna quale ricompensa ha dato il Padre a Cristo: "Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,9-11). Questa è la ricompensa: al corpo, che ha assunto, è donata l’eternità della gloria del Padre.

Che cosa sia poi l’attesa dei giusti, ce lo insegna lo stesso Apostolo dicendo: "La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Ph 3,20-21). I giusti infatti lo aspettano perché li ricompensi, rendendoli cioè conformi alla gloria del suo corpo, che è benedetto nei secoli dei secoli. Amen» (PL 9, 833-837).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto con affetto i pellegrini croati qui presenti.

Carissimi, nell’implorare per tutti voi l’abbondanza della grazia di Dio, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini ungheresi, specialmente al gruppo di Deva.

Nell’auspicare che questo pellegrinaggio romano vi fortifichi nella fede, speranza e carità, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Bratislava e Hrabské.

Fratelli e Sorelle, Vi ringrazio per questo incontro e, mentre invoco su di voi la continua assistenza divina, volentieri benedico voi e le vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il tema dell’odierna catechesi è il Salmo 141, che ha il carattere di un’implorazione. Il Salmo ricorda la necessità di aver fiducia in Dio, che premia la speranza che l’uomo ripone in Lui. Il sommo esempio di questo affidamento ci è stato manifestato nella Persona stessa di Cristo, che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra" (Ph 2,8-10). In tale contesto, la preghiera che innalziamo a Dio diventa la verifica della nostra fede, della nostra fiducia e della nostra speranza; diventa il metro di misura della nostra umiltà e della nostra pazienza.

Saluto i miei connazionali presenti in questa udienza. Ieri, 11 novembre, abbiamo celebrato la Festa dell’Indipendenza della Polonia. Come ogni anno, in modo particolare in questa data, abbiamo ringraziato Dio per questo grande dono: il dono della libertà della Patria. La sollecitudine per conservare la libertà è un compito che tocca a ciascuno di noi assolvere, non solo nel momento presente ma anche in futuro. Nella preghiera, affido alla Divina Misericordia, non solo Voi tutti qui presenti ma anche la nostra Nazione intera. Che Iddio Vi conceda la Sua benedizione.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Responsabili della Comunità di Sant’Egidio, i fedeli di Concesio, paese natale del mio venerato Predecessore Paolo VI, i custodi della Basilica di Sant’Antonio di Padova, il Gruppo dei Convegni di Maria Cristina di Savoia. Tutti ringrazio per questa visita, ed esorto ciascuno a trovare nella preghiera la forza per avanzare sempre più nel cammino della santità.

Il mio saluto va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

La grazia del Signore incoraggi voi, cari giovani, nello sforzo di essere artefici di giustizia e di riconciliazione. Sostenga voi, cari malati, a non perdere la speranza nel momento della prova. E illumini voi, cari sposi novelli, ad essere generosi testimoni del Vangelo della vita.







Catechesi 79-2005 8133