Catechesi 79-2005 31304

Mercoledì, 31 marzo 2004: cfr Ap 4,11; 5,9.10,12 : Inno dei Salvati - Vespri del Martedì della 1a Settimana

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(Lettura:
Ap 4,11 Ap 5,12)

1. Il Cantico che abbiamo ascoltato e che ora mediteremo fa parte della Liturgia dei Vespri, i cui Salmi stiamo progressivamente commentando nelle nostre catechesi settimanali. Come spesso accade nella prassi liturgica, alcune composizioni oranti nascono dall’accostamento sintetico di frammenti biblici appartenenti a pagine più ampie.

Nel nostro caso sono stati assunti alcuni versetti dei capitoli (Ap 4) dell’Apocalisse, nei quali si disegna una gloriosa e grandiosa scena celeste. Al suo centro si eleva un trono sul quale è assiso Dio stesso, il cui nome non viene pronunziato per venerazione (cfr Ap 4,2). Successivamente su quel trono si asside un Agnello, simbolo del Cristo risorto: si parla, infatti, di un «Agnello come immolato», ma «ritto» in piedi, vivo e glorioso (Ap 5,6).

Attorno a queste due figure divine si distende il coro della corte celeste, rappresentata da quattro «esseri viventi» (Ap 4,6), che forse evocano gli angeli della presenza divina ai punti cardinali dell’universo, e da «ventiquattro anziani» (Ap 4,4), in greco presbyteroi, ossia i capi della comunità cristiana, il cui numero richiama sia le dodici tribù d’Israele sia i dodici apostoli, ossia la sintesi della prima e della nuova alleanza.

2. Questa assemblea del Popolo di Dio intona un inno al Signore esaltandone «la gloria, l’onore e la potenza», che si sono manifestati nell’atto della creazione dell’universo (cfr Ap 4,11). A questo punto viene introdotto un simbolo di particolare rilievo, in greco un biblíon, cioè un «libro», il quale è però del tutto inaccessibile: sette sono, infatti, i sigilli che ne impediscono la lettura (cfr Ap 5,1).

Si tratta, dunque, di una profezia nascosta. Quel libro contiene tutta la serie dei decreti divini che si debbono attuare nella storia umana per farvi regnare la giustizia perfetta. Se il libro rimane sigillato, questi decreti non possono essere né conosciuti né attuati, e la malvagità continuerà a propagarsi e ad opprimere i credenti. Ecco, allora, la necessità di un intervento autorevole: ne sarà artefice appunto l’Agnello immolato e risorto. Egli potrà «prendere il libro e aprirne i sigilli» (cfr Ap 5,9).

È Cristo il grande interprete e signore della storia, il rivelatore del filo segreto dell’azione divina che in essa si distende.

3. L’inno prosegue indicando qual è la base del potere di Cristo sulla storia. Questa base non è altro che il suo mistero pasquale (cfr Ap 5,9-10): Cristo è stato «immolato» e col suo sangue ha «riscattato» tutta l’umanità dal potere del male. Il verbo «riscattare» rimanda all’Esodo, alla liberazione di Israele dalla schiavitù egiziana. Per l’antica legislazione, il dovere del riscatto incombeva sul parente più prossimo. Nel caso del popolo, questo era Dio stesso che chiamava Israele, suo «primogenito» (Ex 4,22).

Cristo, poi, compie quest’opera per tutta l’umanità. La redenzione operata da lui non ha solo la funzione di riscattarci dal nostro passato di male, di sanare le ferite e sollevare le nostre miserie. Cristo ci dona un nuovo essere interiore, ci rende sacerdoti e re, partecipi della sua stessa dignità.

Alludendo alle parole che Dio aveva proclamato sul Sinai (cfr Ex 19,6 Ap 1,6), l’inno ribadisce che il popolo di Dio redento è costituito da re e sacerdoti che devono guidare e santificare l’intera creazione. È una consacrazione che ha la sua radice nella Pasqua di Cristo e si realizza nel battesimo (cfr 1P 2,9). Ne scaturisce un appello alla Chiesa, perché prenda coscienza della sua dignità e della sua missione.

4. La tradizione cristiana ha costantemente applicato a Cristo l’immagine dell’Agnello pasquale. Ascoltiamo le parole di un Vescovo del secondo secolo, Melitone di Sardi, una città dell’Asia minore, che così si esprime nella sua Omelia pasquale: «Cristo venne dai cieli sulla terra per amore dell’umanità sofferente, si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo… È lui che come un agnello fu portato via e come un agnello fu sgozzato, e così ci riscattò dalla schiavitù del mondo… È lui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dall’oppressione a una regalità eterna; e fece di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre… È lui l’agnello muto, l’agnello sgozzato, il figlio di Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto a morte, immolato verso sera, sepolto nella notte» (nn. 66-71: SC 123, pp. 96-100).

Alla fine lo stesso Cristo, l’Agnello immolato, rivolge il suo appello a tutti i popoli: «Venite dunque, voi tutte stirpi di uomini che siete invischiate nei peccati, e ricevete la remissione dei peccati. Sono io infatti la vostra remissione, io la Pasqua di salvezza, io l’agnello immolato per voi, io il vostro riscatto, io la vostra via, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Sono io che vi conduco alle altezze dei cieli, io che vi mostrerò il Padre che è dall’eternità, io che vi risusciterò con la mia destra» (n. 103: ibidem, p. 122).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto di cuore il gruppo di studenti liceali di Osijek e gli altri pellegrini croati. Benvenuti!

Carissimi, vi auguro che questo Tempo di Quaresima aiuti ciascuno di voi a vivere ogni giorno con maggiore intensità la fede che avete ricevuto nel Battesimo, riscoprendo ulteriormente la libertà e la speranza che abbiamo in Cristo.

A voi e alle vostre famiglie imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini dell’Arcidiocesi di Olomouc!

Carissimi, in questo tempo di Quaresima chiediamo al Signore una vera e profonda conversione.

Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Nell’odierna catechesi, preparandoci agli eventi della Settimana Santa, fissiamo lo sguardo sulla figura dell’Agnello di Dio. Fu consegnato per le nostre colpe. Sulla croce ha cancellato i peccati del mondo. E’ la nostra vita e la nostra luce, la nostra redenzione e la nostra risurrezione. Questo pensiero rivolgo ai giovani in occasione della Domenica delle Palme, Giornata Mondiale della Gioventù che quest’anno viene celebrata nelle diocesi. Dio vi sia propizio!

Il Libro dell’Apocalisse presenta con le visioni profetiche le sorti dell’intera umanità. Il cantico, oggetto dell’odierna meditazione, si ricollega alla visione dell’Agnello e a quella del Libro Sacro. L’Agnello che siede sul trono di Dio è simbolo di Cristo risorto. In suo onore i santi intonano un inno, lodando la gloria, la maestà e la potenza di Dio. Soltanto il Cristo è degno di aprire il "Libro" chiuso con sette sigilli. Egli è il Signore e il sovrano della storia.

Il mistero pasquale è fonte dell’autorità di Cristo. Per mezzo del sacrificio offerto sulla croce egli ha riscattato l’umanità dal dominio del male, di satana. E’ lui a formare in ciascuno di noi un uomo nuovo, ci rende partecipi della sua gloria, ci elargisce la dignità sacerdotale e quella regale. Questa creazione nuova si attua nel sacramento del Santo Battesimo. Da qui scaturisce l’appello rivolto alla comunità della Chiesa, che i credenti siano consapevoli della loro dignità e della loro missione.

***


Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto la Delegazione della diocesi di Termoli-Larino, venuta per consegnare simbolicamente l’olio destinato alle diocesi laziali. Carissimi, vi ringrazio per questo apprezzato gesto di condivisione che vuole essere un segno di riconoscenza alle Caritas del Lazio per la loro generosa cooperazione nell’opera di ricostruzione dopo il terremoto. Saluto i partecipanti al Congresso dell’Unione Insegnanti Medi, e li incoraggio a promuovere una autentica educazione che ponga al centro la persona.

Rivolgo inoltre il mio saluto ai rappresentanti della Spedizione alpinistica Kappa Due, accompagnati dal Ministro Gianni Alemanno, come pure al Gruppo sportivo Amore e vita. A tutti auguro di essere sempre più consapevoli del ruolo che lo sport può svolgere, favorendo rapporti di autentica fraternità e condivisione.

Rivolgo infine un cordiale saluto a voi, giovani, malati e sposi novelli. In questo ultimo tratto della Quaresima, chiedo a voi, cari giovani, di intensificare la vostra testimonianza di amore alla croce di Cristo; esorto voi, cari malati – penso in particolare ai malati sclerodermici qui rappresentati da un folto gruppo – a vivere la prova del dolore come atto di amore a Gesù crocifisso e risorto; e domando a voi, cari sposi novelli, di imitare, nella vostra unione sponsale, la perdurante fedeltà del Signore per la Chiesa, sua sposa.




Mercoledì, 7 aprile 2004: Meditazione sul significato dei riti della Settimana Santa, culmine dell’itinerario quaresimale

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1. "Cristo Gesù... umiliò se stesso facendosi obbediente fino… alla morte di croce… Per questo Dio l’ha esaltato" (
Ph 2,8-9). Abbiamo ascoltato poco fa queste parole dell'inno contenuto nella Lettera ai Filippesi. Esse ci presentano, in modo essenziale ed efficace, il mistero della passione e morte di Gesù; allo stesso tempo, ci fanno intravedere la gloria della Pasqua di risurrezione. Costituiscono, pertanto, una meditazione introduttiva alle celebrazioni del Triduo Pasquale, che ha inizio domani.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, ci apprestiamo a rivivere nei prossimi giorni il grande mistero della nostra salvezza. Domani mattina, Giovedì Santo, in ogni Comunità diocesana il Vescovo celebra insieme col proprio presbiterio la Messa Crismale, nella quale vengono benedetti gli olii: l'olio dei catecumeni, quello dei malati e il sacro Crisma. Alla sera si fa memoria dell'Ultima Cena con l'istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio. La "lavanda dei piedi" ricorda che, con questo gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, Egli ha anticipato il Sacrificio supremo del Calvario, e ci ha lasciato come nuova legge "mandatum novum" il suo amore. Secondo una pia tradizione, dopo i riti della Messa in Cena Domini, i fedeli sostano in adorazione davanti all'Eucaristia sino a notte inoltrata. E’ una veglia di preghiera singolare, che si collega all'agonia di Cristo al Getsemani.

3. Il Venerdì Santo la Chiesa fa memoria della passione e della morte del Signore. L'assemblea cristiana è invitata a meditare sul male e il peccato che opprimono l'umanità e sulla salvezza operata dal sacrificio redentivo di Cristo. La Parola di Dio e alcuni suggestivi riti liturgici, come l’adorazione della Croce, aiutano a ripercorrere le varie tappe della Passione. Inoltre, la tradizione cristiana ha dato vita, in questo giorno, a varie manifestazioni di pietà popolare. Fra queste spiccano le processioni penitenziali del Venerdì Santo e il pio esercizio della "Via Crucis", che fanno meglio interiorizzare il mistero della Croce.

Un grande silenzio caratterizza il Sabato Santo. Non sono, infatti, previste particolari liturgie in questo giorno di attesa e di preghiera. Nelle Chiese tutto tace, mentre i fedeli, imitando Maria, si preparano al grande evento della Risurrezione.

4. Sul far della notte del Sabato Santo ha inizio la solenne Veglia Pasquale, la "madre di tutte le veglie". Dopo aver benedetto il nuovo fuoco, viene acceso il cero pasquale, simbolo di Cristo che illumina ogni uomo, e risuona gioioso il grande annuncio dell’Exsultet. La Comunità ecclesiale, ponendosi all’ascolto della Parola di Dio, medita la grande promessa della definitiva liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte. Seguono i riti del Battesimo e della Confermazione per i catecumeni, che hanno percorso un lungo itinerario di preparazione.

L’annuncio della risurrezione irrompe nel buio della notte e l’intera realtà creata si ridesta dal sonno della morte, per riconoscere la signoria di Cristo, come sottolinea l'inno paolino da cui prendono spunto queste nostre riflessioni: "Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore" (Ph 2,10-11).

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, questi giorni sono quanto mai opportuni per rendere più viva la conversione del nostro cuore a Colui che per amore è morto per noi.

Lasciamo che sia Maria, la Vergine fedele, ad accompagnarci; con Lei sostiamo nel Cenacolo e restiamo accanto a Gesù sul Calvario, per incontrarlo infine risorto il giorno di Pasqua.

Con questi sentimenti e auspici, formulo i più cordiali auguri di lieta e santa Pasqua a voi qui presenti, alle vostre Comunità e a tutti i vostri cari.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Rivolgo un cordiale benvenuto agli studenti liceali di Split e agli altri pellegrini croati.

Carissimi, nei prossimi giorni rivivremo il Mistero Pasquale del Signore. La Beata Vergine vi accompagni nella preghiera, nella meditazione e nella la partecipazione alla Liturgia della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo e vi ottenga l’abbondanza della sua grazia e misericordia.

A voi e alle vostre famiglie imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi, al gruppo dei poliziotti e degli studenti del Liceo Baár-Madas a Budapest.

La celebrazione del Sacro Triduo Pasquale è per noi tutti fonte di nuove energie.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini lituani!

La Passione di Cristo, che meditiamo in questa settimana, vi faccia comprendere sempre più l’infinito amore di Dio per l’umanità. Imparto a tutti voi la mia benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Cari fratelli e sorelle

Domani iniziamo il sacro tempo del Triduo pasquale. La liturgia ci condurrà a vivere i misteri della passione, della morte e della risurrezione del Figlio di Dio. Ancora una volta ritorneremo con la memoria agli eventi che hanno accompagnato l’offerta salvifica di Cristo.

Domani mattina durante la S. Messa degli Oli in ogni diocesi i fedeli si raduneranno intorno ai loro vescovi. La sera ritorneremo con lo spirito nel Cenacolo, per vivere di nuovo il gesto pieno d’amore della lavanda dei piedi, e poi l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Il venerdì ci porterà il ricordo della passione e della morte del nostro Signore. L’adorazione della Croce e la Via crucis ci introdurranno nel mistero della totale donazione, grazie alla quale, il Figlio dell’uomo ha compiuto la nostra redenzione. Il Sabato Santo è vissuto in un’atmosfera di particolare silenzio. Commemoriamo Cristo sepolto. E alla fine, la sera del sabato vivremo la liturgia della Veglia Pasquale, e gli eloquenti segni e le parole della liturgia di nuovo ci spiegheranno il più profondo senso dell’opera pasquale di Cristo, preparandoci al gioioso festeggiamento del mattino della risurrezione.

Saluto cordialmente i miei connazionali. Alla soglia del Triduo Sacro auguro, che una piena partecipazione dello spirito di preghiera alla liturgia di questi giorni permetta a tutti vivere nel profondo il mistero della passione e della morte di Cristo, e diventi fonte della vera gioia e dell’abbondanza di grazie nella domenica di Pasqua. Benedico tutti di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana presenti a questa Udienza alla vigilia del Triduo Pasquale.

Un saluto speciale indirizzo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

A voi, cari giovani, auguro di non avere paura a seguire Cristo, anche quando vi chiede di abbracciare la Croce. A voi, cari malati, vi sia di conforto la meditazione della Passione di Gesù, mistero di sofferenza trasfigurata dall’amore. E in voi, cari sposi novelli, la morte e la risurrezione del Signore rinnovi la gioia e l’impegno del patto nuziale.




Mercoledì, 14 aprile 2004: Meditazione sul tempo pasquale

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1. La Sequenza pasquale riprende e rilancia l’annuncio di speranza risuonato nella solenne Veglia Pasquale: "Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa". Queste parole guidano la riflessione di questo nostro incontro, che si colloca nel clima luminoso dell’Ottava di Pasqua.

Cristo trionfa sul male e sulla morte. Questo è il grido di gioia che in questi giorni prorompe nel cuore della Chiesa. Vittorioso sulla morte, Gesù fa dono della vita che più non muore a quanti lo accolgono e credono in Lui. La sua morte e la sua risurrezione costituiscono, pertanto, il fondamento della fede della Chiesa.

2. I racconti evangelici riferiscono, talora con ricchezza di dettagli, gli incontri del Signore risorto con le donne accorse al sepolcro e, in seguito, con gli Apostoli. Quali testimoni oculari, saranno proprio loro a proclamare per primi il Vangelo della sua morte e risurrezione. Dopo la Pentecoste, senza paura, affermeranno che in Gesù di Nazareth si sono compiute le Scritture riguardanti il Messia promesso.

La Chiesa, depositaria di questo universale mistero di salvezza, di generazione in generazione lo tramanda agli uomini e alle donne di ogni tempo e di ogni luogo. Anche in questa nostra epoca è necessario che, grazie all’impegno dei credenti, risuoni con vigore l’annuncio di Cristo morto, che, per la forza del suo Spirito, è ora vivo e trionfa.

3. Perché i cristiani possano compiere appieno questo mandato loro affidato, è indispensabile che incontrino personalmente il Crocifisso risorto, e si lascino trasformare dalla potenza del suo amore. Quando questo avviene, la tristezza si muta in gioia, il timore cede il passo all’ardore missionario.

L’evangelista Giovanni ci racconta, ad esempio, il commovente incontro del Risorto con Maria Maddalena che, andata di buon mattino, trova il sepolcro aperto e vuoto. Teme che il corpo del Signore sia stato trafugato, per questo piange sconsolata. Ma all’improvviso qualcuno, che ella dapprima pensa essere "il custode del giardino", la chiama per nome: "Maria!". Lo riconosce allora come il Maestro - "Rabbuni" – e, superati prontamente lo sconforto e il disorientamento, corre subito a recare con entusiasmo quest’annunzio agli Undici: "Ho visto il Signore" (cfr
Jn 20,11-18).

4. "Cristo mia speranza è risorto". Con queste parole la Sequenza sottolinea un aspetto del mistero pasquale, che l’umanità di oggi ha bisogno di comprendere più profondamente. Segnati da incombenti minacce di violenza e di morte, gli uomini sono alla ricerca di qualcuno che dia loro serenità e sicurezza. Ma dove trovare pace se non in Cristo, l’innocente, che ha riconciliato i peccatori con il Padre?

Sul Calvario la misericordia divina ha manifestato il suo volto di amore e di perdono per tutti. Nel Cenacolo, dopo la sua risurrezione, Gesù ha affidato agli Apostoli il compito di essere ministri di questa misericordia, fonte di riconciliazione tra gli uomini.

Santa Faustina Kowalska nella sua umiltà è stata scelta per annunciare questo messaggio di luce particolarmente adatto per il mondo di oggi. E’ un messaggio di speranza che invita ad abbandonarsi nelle mani del Signore. "Gesù, confido in te!", amava ripetere la Santa.

Maria, Donna della Speranza e Madre di misericordia, ci ottenga di incontrare personalmente il suo Figlio morto e risorto. Ci renda operatori instancabili della sua misericordia e della sua pace.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto di cuore tutti i pellegrini croati qui presenti. Benvenuti!

Carissimi, possa la gioia pasquale, che in questi giorni riecheggia particolarmente nella Liturgia, permeare l’intera vostra vita, affinché con le vostre opere rendiate testimonianza della speranza che Gesù ci ha dato con la sua Risurrezione.

A voi e ai vostre cari imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

L’udienza di oggi si svolge nella cornice dell’Ottava della Pasqua. Viviamo ancora il mistero della Risurrezione di Cristo. Ci aiuta la liturgia, la quale ogni giorno richiama i nuovi personaggi e gli eventi che testimoniano la verità del passaggio di Cristo dalla morte alla vita.

E così ci parlano le donne che si recarono alla tomba per ungere il corpo del Signore e furono le prime a sapere che era risorto. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro per verificarlo personalmente. Giovanni scriverà dopo di se stesso che "vide e credette". In questi giorni testimoniano anche i Discepoli, ai quali Cristo fece visita nel Cenacolo e gli altri due che l’hanno incontrato mentre erano in cammino verso Emaus; Maria Maddalena, che Lo riconobbe quando la chiamò per nome; e anche Tommaso, che toccandoLo sperimentò la Sua presenza.

Da venti secoli la Chiesa trasmette al mondo questa testimonianza della fede nella risurrezione di Cristo come unica inesauribile fonte della speranza per l’umanità. Infatti, nel mistero della risurrezione la misericordia di Dio ha trovato il suo compimento.

Buona Pasqua! Alleluia! La domenica della Pasqua e l’Ottava pasquale è un particolare periodo della gioia cristiana. Questa gioia, che scaturisce dalla fede nella risurrezione, vi accompagni sempre. Domenica prossima celebreremo la solennità della Divina Misericordia.

Insieme ai pellegrini al Santuario a Lagiewniki e a tutti i devoti della Misericordia ripeto sull’esempio di Santa Faustina: "Gesù, in Te confido!" Ininterrottamente affido a Gesù misericordioso la Polonia e tutto il mondo.

Dio vi benedica!

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i sacerdoti di Firenze, accompagnati dal loro Pastore il Cardinale Ennio Antonelli. Saluto poi i diaconi della Compagnia di Gesù, qui convenuti con i loro familiari, e i ragazzi dell’Oratorio "San Giovanni Bosco" di Gessate. A tutti auguro di aderire sempre più a Cristo e al suo Vangelo per esserne coraggiosi annunciatori.

Il mio pensiero si dirige infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Invito voi, cari giovani – e specialmente voi, così numerosi provenienti da diverse parrocchie dell’Arcidiocesi di Milano e che fate quest’anno la vostra "Professione di fede" – a rinnovare la fede nel Salvatore risorto. Siate entusiasti suoi testimoni nella Chiesa e nella società. Cari malati, la luce della Risurrezione, che è conforto e sostegno per chi crede, illumini e renda feconda la vostra quotidiana esistenza. E voi, cari sposi novelli, attingete ogni giorno dal Mistero pasquale la forza spirituale per alimentare e far crescere spiritualmente la vostra famiglia.




Mercoledì, 21 aprile 2004: Salmo 26,1-6: Fiducia in Dio nei pericoli - Vespri mercoledì 1a settimana

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(Lettura:
Ps 26,1 Ps 26,3-4)

1. Il nostro itinerario all’interno dei Vespri riprende oggi col Salmo 26, che la liturgia distribuisce in due diversi brani. Seguiremo ora la prima parte di questo dittico poetico e spirituale (cfr Ps 26,1-6) che ha come sfondo il tempio di Sion, sede del culto di Israele. Infatti il Salmista parla esplicitamente di «casa del Signore», di «santuario» (Ps 26,4), di «rifugio, dimora, casa» (cfr Ps 26,5-6). Anzi, nell’originale ebraico questi termini indicano più precisamente il «tabernacolo» e la «tenda», ossia il cuore stesso del tempio, dove il Signore si svela con la sua presenza e la sua parola. Si evoca anche la «rupe» di Sion (cfr Ps 26,5), luogo di sicurezza e di rifugio, e si allude alla celebrazione dei sacrifici di ringraziamento (cfr Ps 26,6).

Se, dunque, la liturgia è l’atmosfera spirituale in cui è immerso il Salmo, il filo conduttore della preghiera è la fiducia in Dio, sia nel giorno della gioia, sia nel tempo della paura.

2. La prima parte del Salmo, che ora meditiamo, è segnata da una grande serenità, fondata sulla fiducia in Dio nel giorno tenebroso dell’assalto dei malvagi. Le immagini usate per descrivere questi avversari, che sono il segno del male che inquina la storia, sono di due tipi. Da un lato, sembra che ci sia un’immagine di caccia feroce: i malvagi sono come belve che avanzano per ghermire la loro preda e straziarne la carne, ma inciampano e cadono (cfr Ps 26,2). Dall’altro lato, c’è il simbolo militare di un assalto compiuto da un’intera armata: è una battaglia che divampa impetuosa seminando terrore e morte (cfr Ps 26,3).

La vita del credente è spesso sottoposta a tensioni e contestazioni, talora anche a un rifiuto e persino alla persecuzione. Il comportamento dell’uomo giusto infastidisce, perché risuona come un monito nei confronti dei prepotenti e dei perversi. Lo riconoscono senza mezzi termini gli empi descritti dal Libro della Sapienza: il giusto «è diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade» (Sg 2,14-15).

3. Il fedele è consapevole che la coerenza crea isolamento e provoca persino disprezzo e ostilità in una società che sceglie spesso come vessillo il vantaggio personale, il successo esteriore, la ricchezza, il godimento sfrenato. Tuttavia egli non è solo e il suo cuore conserva una sorprendente pace interiore, perché - come dice la splendida «antifona» d’apertura del Salmo - «il Signore è luce e salvezza, è difesa della vita» del giusto (Ps 26,1). Egli ripete continuamente: «Di chi avrò paura?… Di chi avrò timore?… Il mio cuore non teme… Anche allora ho fiducia» (Ps 26,1 Ps 3).

Sembra quasi di ascoltare la voce di san Paolo che proclama: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). Ma la quiete interiore, la fortezza d’animo e la pace sono un dono che si ottiene rifugiandosi nel tempio, ossia ricorrendo alla preghiera personale e comunitaria.

4. L’orante, infatti, si affida alle braccia di Dio e il suo sogno è espresso anche da un altro Salmo (cfr Ps 22,6): «Abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita». Là egli potrà «gustare la dolcezza del Signore» (Ps 26,4), contemplare e ammirare il mistero divino, partecipare alla liturgia sacrificale ed elevare le sue lodi al Dio liberatore (cfr Ps 6). Il Signore crea attorno al suo fedele un orizzonte di pace, che lascia al di fuori lo strepito del male. La comunione con Dio è sorgente di serenità, di gioia, di tranquillità; è come entrare in un’oasi di luce e di amore.

5. Ascoltiamo ora, a sigillo della nostra riflessione le parole del monaco Isaia, di origini sire, vissuto nel deserto egiziano e morto a Gaza verso il 491. Nel suo Asceticon egli applica il nostro Salmo alla preghiera nella tentazione: «Se vediamo i nemici circondarci con la loro furbizia, cioè con l’accidia, sia che indeboliscano la nostra anima nel piacere, sia perché non conteniamo la nostra collera contro il prossimo quando agisce contro il suo dovere, oppure se aggravano i nostri occhi per portarli alla concupiscenza, o se vogliono condurci a gustare i piaceri della gola, se rendono per noi come un veleno la parola del prossimo, se ci fanno svalutare la parola altrui, se ci inducono a far differenze tra i fratelli dicendo: "Questi è buono, quest’altro è cattivo": se dunque tutte queste cose ci circondano, non perdiamoci di coraggio, ma gridiamo piuttosto come Davide con cuore fermo dicendo: "Signore, protettore della mia vita!" (Ps 26,1)» (Recueil ascétique, Bellefontaine 1976, p. 211).

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Carissimi Fratelli e Sorelle, la Liturgia delle Ore scandisce il corso della giornata della Chiesa, trasformandolo in costante lode e in orante manifestazione della sua fede e della sua fiducia posta in Dio. Mentre annuncia la forza vitale di Cristo risorto, la Chiesa in ogni singola ora contempla e ammira il mistero di Dio, riflettendo sulla sua parola e sulle sue opere.

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti ed imparto loro e alle rispettive famiglie la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia di Križanov e Hermanov, e di Kunštát na Morave!

Prego Iddio affinché infonda in voi la gioia della Risurrezione e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni.

Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Košice-Nad Jazerom e Valaliky.

Cari pellegrini, la vostra visita a Roma nel Tempo di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di autentico rinnovamento religioso.

Il Signore Risorto vi accompagni con la sua pace.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi.

A tutti auguro di aderire sempre più a Cristo e al suo Vangelo per esserne coraggiosi annunciatori.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo 26 che oggi meditiamo ricorda la necessità della fiducia in Dio, sia nei momenti di gioia, sia in tempo di pericolo che di paura.

Colui che crede, che vive con coerenza lo spirito del Vangelo, è sottoposto a varie tensioni e contrarietà. Per il suo atteggiamento può essere respinto e perseguitato. Il suo comportamento è sempre un ammonimento e una sfida per chi agisce male. L’atteggiamento di fede può dunque infastidire qualcuno, può creare isolamento, disprezzo e ostilità. Ciò accade specialmente nelle società dove conta il vantaggio personale, il successo esteriore, la ricchezza, il godimento sfrenato.

Il fedele dovrebbe ricordare che perseverando nella fede non rimane mai solo. La pace del suo cuore genera la consapevolezza che "il Signore è luce e salvezza, difesa della vita" dell’uomo giusto. Per questo ripete fiducioso: "Di chi avrò paura? … il mio cuore non teme … anche allora avrò fiducia" (cfr. Ps 26,1-3).

E’ Dio a dare la forza per confessare la fede e a concederci la pace, che ci distanzia dal caos esteriore del prepotente male. L’unione con Dio sia per noi fonte della serenità d’animo, di gioia e di pace. Sia nel nostro cuore la porta che introduce nell’oasi di luce e di amore.

Di cuore do il benvenuto ai miei Connazionali. In modo particolare saluto i numerosi gruppi parrocchiali, la Presidenza della Televisione Polacca e la delegazione dei giovani della Fondazione "Opera del Nuovo Millennio". Mi rallegro per la vostra presenza. Un saluto particolare va al pellegrinaggio del Circolo Parlamentare della Piattaforma Civica della Repubblica di Polonia.

Venerdì celebreremo la solennità di Sant’Adalberto, vescovo e martire, Patrono della Polonia. La testimonianza della sua vita e la morte da martire divennero fondamento dello Stato e dell’identità dei polacchi. Sant’Adalberto, insieme con San Stanislao, ci ricorda ancora una volta che soltanto con Cristo è possibile costruire una solida casa comune europea. Dio vi benedica. Auguro a tutti la gioia pasquale. Sia lodato Gesù Cristo.
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona, guidato dal Vescovo Mons. Carlo Ghidelli, il pellegrinaggio della diocesi di Frosinone–Veroli–Ferentino, guidato dal Vescovo Mons. Salvatore Boccaccio. Saluto poi i pellegrini di Maiori e Cava dei Tirreni accompagnati dal loro Pastore Mons. Orazio Soricelli e i pellegrini del Santuario Santa Maria di Pierno in San Fedele, accompagnati dal Vescovo Mons. Gianfranco Todisco.

Carissimi, vi incoraggio a continuare nell’impegno di adesione a Cristo e a testimoniare coraggiosamente il Vangelo in ogni ambito della società. Seguite fedelmente l’esempio della Vergine Maria, che è modello di ogni perfezione cristiana.

Il mio pensiero va inoltre ai rappresentanti del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori agronomi e forestali, qui convenuti così numerosi, come pure agli allievi della Scuola dell’Aeronautica di Caserta.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Lo Spirito di Cristo risorto spinga voi, cari giovani, ad essere apostoli coraggiosi del suo Vangelo; animi voi, cari ammalati, ad una serena adesione ai divini disegni della salvezza; renda voi, cari sposi novelli, sempre più fedeli alla missione affidatavi nella Chiesa e nella società.






Catechesi 79-2005 31304