Catechesi 79-2005 28404

Mercoledì, 28 aprile 2004: Salmo 26,7-14: Preghiera dell’innocente perseguitato - Vespri del mercoledì della 1a settimana

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(Lettura:
Ps 26,7-14)

1. La Liturgia dei Vespri ha suddiviso in due parti il Salmo 26, seguendo la struttura stessa del testo che è simile a un dittico. Ora abbiamo proclamato la seconda parte di questo canto di fiducia che si leva al Signore nel giorno tenebroso dell’assalto del male. Sono i versetti (Ps 26,7-14) del Salmo: essi cominciano con un grido lanciato verso il Signore: «Abbi pietà di me! Rispondimi» (Ps 20,7), poi esprimono una intensa ricerca del Signore, con il timore doloroso di essere abbandonato da lui (cfr Ps 26,8-9), infine dipingono davanti ai nostri occhi un orizzonte drammatico ove gli stessi affetti familiari vengono meno (cfr Ps 26,10) mentre vi si muovono «nemici» (Ps 26,11), «avversari» e «falsi testimoni» (Ps 26,12).

Ma anche ora, come nella prima parte del Salmo, l’elemento decisivo è la fiducia dell’orante nel Signore, che salva nella prova e sostiene durante la bufera. Bellissimo, al riguardo, è l’appello che in finale il Salmista rivolge a se stesso: «Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore» (Ps 26,14) .

Anche in altri Salmi era viva la certezza che dal Signore si ottiene fortezza e speranza: «Il Signore protegge i suoi fedeli e ripaga oltre misura l’orgoglioso. Siate forti, riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore» (Ps 30,24-25). E già il profeta Osea esorta così Israele: «Osserva la bontà e la giustizia e nel tuo Dio poni la tua speranza, sempre» (Os 12,7).

2. Ora ci contentiamo di mettere in luce tre elementi simbolici di grande intensità spirituale. Il primo è quello negativo dell’incubo dei nemici (cfr Ps 26,12). Essi sono tratteggiati come una belva che «brama» la sua preda e poi, in modo più diretto, come «falsi testimoni» che sembrano soffiare dalle loro narici violenza, proprio come le fiere davanti alle loro vittime.

C’è, dunque, nel mondo un male aggressivo, che ha in Satana la guida e l’ispiratore, come ricorda san Pietro: «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare» (1P 5,8).

3. La seconda immagine illustra in modo chiaro la fiducia serena del fedele, nonostante l’abbandono perfino da parte dei genitori: «Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto» (Ps 26,10).

Anche nella solitudine e nella perdita degli affetti più cari, l’orante non è mai totalmente solo perché su di lui si china Dio misericordioso. Il pensiero corre a un celebre passo del profeta Isaia, che assegna a Dio sentimenti di compassione e di tenerezza più che materna: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai!» (Is 49,15).

A tutte le persone anziane, malate, dimenticate da tutti, alle quali nessuno farà mai una carezza, ricordiamo queste parole del Salmista e del profeta, perché sentano la mano paterna e materna del Signore toccare silenziosamente e con amore i loro volti sofferenti e forse rigati dalle lacrime.

4. Giungiamo, così, al terzo e ultimo simbolo, reiterato più volte dal Salmo: «Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (Ps 26,8-9). È, dunque, il volto di Dio la meta della ricerca spirituale dell’orante. In finale emerge una certezza indiscussa, quella di poter «contemplare la bontà del Signore» (Ps 26,13).

Nel linguaggio dei Salmi «cercare il volto del Signore» è spesso sinonimo dell’ingresso nel tempio per celebrare e sperimentare la comunione col Dio di Sion. Ma l’espressione comprende anche l’esigenza mistica dell’intimità divina mediante la preghiera. Nella liturgia, dunque, e nell’orazione personale ci è concessa la grazia di intuire quel volto che non potremo mai direttamente vedere durante la nostra esistenza terrena (cfr Ex 33,20). Ma Cristo ha rivelato a noi, in una forma accessibile, il volto divino e ha promesso che nell’incontro definitivo dell’eternità - come ci ricorda san Giovanni - «noi lo vedremo così come egli è» (1Jn 3,2). E san Paolo aggiunge: «Allora vedremo a faccia a faccia» (1Co 13,12).

5. Commentando questo Salmo, il grande scrittore cristiano del terzo secolo Origene, così annota: «Se un uomo cercherà il volto del Signore, vedrà la gloria del Signore in modo svelato e, divenuto uguale agli angeli, vedrà sempre il volto del Padre che è nei cieli» (PG 12,1281). E sant’Agostino, nel suo commento ai Salmi, così continua la preghiera del Salmista: «Non ho cercato da te qualche premio che sia all’infuori di te, ma il tuo volto. "Il tuo volto, Signore, ricercherò". Con perseveranza insisterò in questa ricerca; non cercherò infatti qualcosa di poco conto, ma il tuo volto, o Signore, per amarti gratuitamente, dato che non trovo niente di più prezioso… "Non ti allontanare adirato dal tuo servo", affinché cercando te, non mi imbatta in qualcos’altro. Quale pena può esser più grave di questa per chi ama e cerca la verità del tuo volto?» (Esposizioni sui Salmi, 26,1, 8-9, Roma 1967, PP 355 357).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Carissimi pellegrini neerlandesi e belgi!

Auguro che la vostra visita ai luoghi sacri vi permetta di avere un approccio alle radici della nostra civiltà cristiana.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia di Pribyslav!

Prego Iddio affinché infonda in voi la gioia della Risurrezione e vi accompagni con i suoi numerosi doni.

Con questi voti volentieri vi benedico!

Sia lodato Gesù Cristo.


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Komárno.

Fratelli e sorelle, domenica prossima sarà la Giornata di preghiera per le Vocazioni sacerdotali. Domandiamo al Signore di mandare sempre nuovi operai alla sua messe.

Benedico volentieri voi e vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto i pellegrini provenienti da Crnuce, Domžale e Zagorje ob Savi in Slovenia. Santa Caterina da Siena, compatrona d’Europa, la cui festa celebreremo domani, vi ottenga la perseveranza nella fede perché, anche nella comunità dei popoli europei, possiate rendere testimonianza a Cristo.


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Szeged.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

L’oggetto dell’odierna catechesi, la seconda parte del Salmo 26 [27], indica tre elementi di grande importanza spirituale.

Prima di tutto, colui che crede ponendo in Dio la sua fiducia, non può dimenticare l’azione di Satana e le manifestazioni del male esistente nel mondo, come anche la necessità della vigilanza. San Pietro l’esprimerà con l’esortazione: "Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare" (1P 5,8).

Poi, bisogna sempre ricordare che nei momenti di solitudine di abbandono e di smarrimento, Dio nella sua Misericordia ci è vicino. Che le parole del Salmo siano di particolare conforto alle persone anziane, malate, dimenticate, a tutti coloro che lottano contro le contrarietà! Ricordino che Dio, nella sua paterna bontà, si china su di loro, e tocca amorevolmente il loro volto rigato dalle lacrime.

E, infine, ripetiamo sempre con fiducia, insieme con il Salmista: "Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto" (Ps 26,8-9). Scoprire in noi stessi il Volto di Dio sia lo scopo delle nostre ricerche spirituali e dei nostri momenti di preghiera, per poter rimanere sempre alla sua presenza e "contemplare la bontà del Signore" (Ps 26,13).

Saluto cordialmente i numerosi gruppi di pellegrini dalla Polonia e da altri paesi. Un gruppo, la cui presenza oggi mi è particolarmente gradita, è il Pellegrinaggio Nazionale delle Guardie Forestali. Do il benvenuto alle Amministrazioni Forestali Regionali, ai rappresentanti degli operatori forestali e ai cappellani, con a capo S. E. Mons. Edward Janiak, responsabile nazionale della Pastorale degli Operatori Forestali. Sono lieto della vostra presenza. Molte volte ho avuto occasione di incontrami con il vostro ambiente. Abbiate cura del mondo della natura, così importante per l’uomo. Sia il vostro lavoro un aiuto per la conservazione della bellezza dei boschi polacchi, per il bene della nostra Patria e dei suoi abitanti. Saluto cordialmente anche la Parrocchia di Sant’Egidio di Giebultów in occasione del 400° della consacrazione della chiesa e il movimento della Pastorale delle Famiglie dell’Arcidiocesi di Cracovia. Grazie per le vostre preghiere! Il Cristo Risorto vi benedica tutti, (Szczesc Boze!) Dio vi sia propizio!
***


Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i fedeli di Manduria, accompagnati dal loro Pastore Mons. Marcello Semeraro; il pellegrinaggio della diocesi di Isernia-Venafro, guidato dal Vescovo Mons. Andrea Gemma; gli alunni della Scuola Media Statale di Mortara; i fedeli di Sant’Antonino in Premezzo. A tutti auguro un tempo pasquale ricolmo di serenità e pace.

Il mio pensiero si rivolge, infine, a voi giovani, a voi malati e a voi sposi novelli.

Domani celebreremo la festa di Santa Caterina da Siena patrona d’Italia e d’Europa. L’esempio di questa grande santa aiuti ciascuno di voi ad essere perseveranti nella fede, e in ogni situazione a rendere generosa testimonianza a Cristo e al suo Vangelo.




Mercoledì, 5 maggio 2004: cfr Col 1,3.12-20 - Cristo fu generato prima di ogni creatura,... Vespri mercoledì 1a settimana

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... è il primogenito di coloro che risuscitano dai morti
(Lettura:
Col 1,3 Col 1,12-15 Col 1,17)

1. Abbiamo ascoltato il mirabile inno cristologico della Lettera ai Colossesi. La Liturgia dei Vespri lo propone in tutte le quattro settimane nelle quali essa si snoda e lo offre ai fedeli come Cantico, ripresentandolo nella veste che forse il testo aveva fin dalle sue origini. Infatti, molti studiosi ritengono che l’inno potrebbe essere la citazione di un canto delle Chiese dell’Asia minore, posto da Paolo nella Lettera indirizzata alla comunità cristiana di Colossi, una città allora fiorente e popolosa.

L’Apostolo, però, non si recò mai in questo centro della Frigia, una regione dell’attuale Turchia. La Chiesa locale era stata fondata da un suo discepolo, originario di quelle terre, Epafra. Costui fa capolino nel finale della Lettera insieme all’evangelista Luca, «il caro medico», come lo chiama san Paolo (Col 4,14), e con un altro personaggio, Marco, «cugino di Barnaba» (Col 4,10), forse l’omonimo compagno di Barnaba e Paolo (cfr Ac 12,25 Ac 13,5 Ac 13,13), divenuto poi evangelista.

2. Poiché avremo occasione di tornare a più riprese in seguito su questo Cantico, ci accontentiamo ora di offrirne uno sguardo d’insieme e di evocare un commento spirituale, elaborato da un famoso Padre della Chiesa, san Giovanni Crisostomo (IV sec. d.C.), celebre oratore e Vescovo di Costantinopoli. Nell’inno emerge la grandiosa figura di Cristo, Signore del cosmo. Come la divina Sapienza creatrice esaltata dall’Antico Testamento (cfr ad esempio Pr 8,22-31), «egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui »; anzi, «tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16-17).

Si dispiega, dunque, nell’universo un disegno trascendente che Dio attua attraverso l’opera del Figlio. Lo proclama anche il Prologo del Vangelo di Giovanni quando afferma che «tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Jn 1,3). Anche la materia con la sua energia, la vita e la luce portano l’impronta del Verbo di Dio, «suo Figlio diletto» (Col 1,13). La rivelazione del Nuovo Testamento getta una nuova luce sulle parole del sapiente dell’Antico Testamento, il quale dichiarava che «dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore» (Sg 13,5).

3. Il Cantico della Lettera ai Colossesi presenta un’altra funzione di Cristo: Egli è anche il Signore della storia della salvezza, che si manifesta nella Chiesa (cfr Col 1,18) e si compie nel «sangue della sua croce» (Col 1,20), sorgente di pace e di armonia per l’intera vicenda umana.

Non è, quindi, soltanto l’orizzonte esterno a noi ad essere segnato dalla presenza efficace di Cristo, ma anche la realtà più specifica della creatura umana, ossia la storia. Essa non è in balía di forze cieche e irrazionali ma, pur nel peccato e nel male, è sorretta e orientata - per opera di Cristo - verso la pienezza. È così che per mezzo della Croce di Cristo tutta la realtà è «riconciliata» col Padre (cfr Col 1,20).

L’inno traccia, in tal modo, uno stupendo affresco dell’universo e della storia, invitandoci alla fiducia. Non siamo un granello di polvere inutile, disperso in uno spazio e in un tempo senza senso, ma siamo parte di un sapiente progetto scaturito dall’amore del Padre.

4. Come abbiamo annunziato, passiamo ora la parola a san Giovanni Crisostomo, perché sia lui a coronare questa riflessione. Nel suo Commento alla Lettera ai Colossesi egli si sofferma ampiamente su questo Cantico. All’inizio egli sottolinea la gratuità del dono di Dio «che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce» (Col 1,12). «Perché la chiama "sorte"?», si domanda il Crisostomo, e risponde: «Per mostrare che nessuno può conseguire il Regno con le proprie opere. Anche qui, come il più delle volte, la "sorte" ha il senso di "fortuna". Nessuno mostra un comportamento tale da meritare il Regno, ma tutto è dono del Signore. Per questo egli dice: "Quando avete fatto ogni cosa, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"» (PG 62,312).

Questa benevola e potente gratuità riemerge più avanti, quando leggiamo che per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose (cfr Col 1,16). «Da lui dipende la sostanza di tutte le cose - spiega il Vescovo -. Non soltanto le fece passare dal non essere all’essere, ma è ancora lui che le sostiene, cosicché, se fossero sottratte alla sua provvidenza, perirebbero e si dissolverebbero… Dipendono da lui: infatti, anche solo l’inclinare verso di lui è sufficiente a sostenerle e a rafforzarle» (PG 62,319).

E a maggior ragione è segno di amore gratuito quanto Cristo viene compiendo per la Chiesa, di cui è il Capo. In questo punto (cfr Col 1,18), spiega il Crisostomo, «dopo aver parlato della dignità di Cristo, l’Apostolo parla anche del suo amore per gli uomini: "Egli è il capo del suo corpo, che è la Chiesa", volendo mostrare la sua intima comunione con noi. Colui, infatti, che è così in alto e superiore a tutti, si unì a coloro che sono in basso» (PG 62,320).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Carissimi, la Liturgia delle Ore è l’esultanza costante per la gioia pasquale dei redenti, che proclamano la gloria di Dio e Gli rendono grazie per aver tolto i peccati del mondo per mezzo dell’Agnello.

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Zagabria e da altre località croate, impartendo loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Do il mio benvenuto ai pellegrini dell'Accademia delle Scienze, di Praga!

Domani celebreremo la festa di San Giovanni Sarkander. Questo Sacerdote seppe vivere del Mistero Pasquale: il Salvatore fu per lui forza anche nel martirio. Possiate anche voi trarre forza dalla Croce di Cristo e dalla Risurrezione.

Benedico di cuore tutti voi.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Con affetto saluto i fedeli ungheresi venuti da Nagykároly.

Il mese di maggio è dedicato alla Vergine Maria.

Nelle preghiere affidatevi alla nostra Madre Celeste.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Cari pellegrini lituani!

Di cuore vi auguro copiosi doni di Dio, perchè possiate costantemente trovare in Cristo

Risorto il senso e la gioia della vostra vita.

Vi accompagni tutti la mia preghiera e benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Oggi riflettiamo sul cantico di S. Paolo, tratto dalla Lettera ai Colossesi. In esso l’Apostolo presenta Cristo come Signore del cosmo. Infatti per mezzo di Lui, in Lui e in vista di Lui tutto è stato creato. Tutto il mondo che ci circonda, e soprattutto l’uomo, porta in sé un’impronta dell’eterno Verbo di Dio e già con l’esistenza testimonia sul Dio e sul Suo amore.

Secondo S. Paolo Cristo è anche il Signore della storia. Tramite il Suo sangue si è compiuta la redenzione del mondo, e le vicende umane sono state iscritte nella storia della salvezza. Così Cristo è per tutta l’umanità la fonte della pace e dell’armonia. La Sua presenza nella storia del genere umano non è solo esteriore, ma efficacemente permea tutta la realtà di questo mondo e la indirizza verso la pienezza, cioè riconciliare tutte le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli al Dio Creatore.

Cristo, il Signore del cosmo e della storia fa sí che l’uomo non sia solo un elemento del tempo e dello spazio, ma che la sua vita sia iscritta nei disegni salvifici di Dio pieni di saggezza e di amore.

Saluto i miei connazionali.

Sabato prossimo la Chiesa in Polonia celebrerà la solennità di S. Stanislao Vescovo e Martire. Già oggi mi reco nello spirito in pellegrinaggio a Wawel e a Skalka, e affido alla protezione di questo Patrono la nostra Patria e le sorti di tutti i polacchi nel Paese e all’estero.

Il martirio di Stanislao fortifichi la fede di tutti e sia il baluardo dell’ordine morale nella vita personale e sociale. San Stanislao, Patrono nostro, prega per noi!

Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana; con un pensiero speciale per gli Ufficiali e gli allievi della Scuola militare "Nunziatella" di Napoli, i fedeli del progetto "Mondi solidali" di Cremona, gli alunni degli istituti comprensivi "Pirandello" di Linguaglossa e "D’Avino" di Striano.

Saluto, poi, i giovani, i malati e gli sposi novelli, e li invito a rinnovare, in questo mese di maggio da poco iniziato, la devozione alla Madonna.

A voi, cari giovani, auguro di conoscere più profondamente Maria per accoglierla come Madre spirituale e modello di fedeltà a Cristo. Affido voi, cari malati, alla Salus infirmorum: la sua vicinanza vi aiuti a vivere con paziente amore anche le ore difficili della prova. Voi, cari sposi novelli, imparate dalla Vergine di Nazaret lo stile evangelico della famiglia, improntato ad amore fedele e sincero.




Mercoledì, 12 maggio 2004: Salmo 29 : Ringraziamento per la liberazione dalla morte - Vespri del giovedì della 1a settimana

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(Lettura:
Ps 29,2-3 Ps 29,9 Ps 29,11-13)

1. Un intenso e soave ringraziamento sale a Dio dal cuore dell’orante, dopo che in lui si è dissolto l’incubo della morte. È questo il sentimento che emerge con forza nel Salmo 29, ora risuonato non solo nei nostri orecchi, ma senza dubbio anche nei nostri cuori.

Questo inno di gratitudine possiede una notevole finezza letteraria e si regge su una serie di contrasti che esprimono in modo simbolico la liberazione ottenuta dal Signore. Così, allo «scendere nella tomba» si oppone il «risalire dagli inferi» (Ps 29,4); alla «collera di un istante» da parte di Dio, si sostituisce «la sua bontà per tutta la vita» (Ps 29,6); al «pianto» serale subentra la «gioia» del mattino (ibid. Ps 29,6); al «lamento» succede la «danza», alla «veste» luttuosa di «sacco» l’«abito di gioia» (Ps 29,12).

Passata, dunque, la notte della morte, sboccia l’alba del nuovo giorno. La tradizione cristiana ha perciò letto questo Salmo come canto pasquale. Lo attesta la citazione di apertura che l’edizione del testo liturgico dei Vespri desume da un grande scrittore monastico del quarto secolo, Giovanni Cassiano: «Cristo rende grazie al Padre per la sua risurrezione gloriosa».

2. L’orante si rivolge ripetutamente al «Signore» - non meno di 8 volte - sia per annunziare che lo loderà (cfr Ps 29,2 Ps 29,13), sia per ricordare il grido lanciato verso di Lui nel tempo della prova (cfr Ps 29,3 Ps 29,9) e il suo intervento liberatore (cfr Ps 29,2 Ps 29,3 Ps 29,4 Ps 29,8 Ps 29,12), sia per invocare di nuovo la sua misericordia (cfr Ps 29,11). In un altro passo, l’orante invita i fedeli a cantare inni al Signore per rendergli grazie (cfr Ps 29,5).

Le sensazioni oscillano costantemente tra il ricordo terribile dell’incubo attraversato e la gioia della liberazione. Certo, il pericolo lasciato alle spalle è grave e riesce ancora a far rabbrividire; la memoria della sofferenza passata è ancora nitida e vivida; il pianto si è asciugato negli occhi solo da poco. Ma ormai è sorta l’aurora di un nuovo giorno; alla morte è subentrata la prospettiva della vita che continua.

3. Il Salmo dimostra così che non dobbiamo mai lasciarci irretire dal groviglio oscuro della disperazione, quando sembra che ormai tutto sia perduto. Certo, non bisogna neppure cadere nell’illusione di salvarsi da soli, con le proprie risorse. Il Salmista, infatti, è tentato dalla superbia e dall’autosufficienza: «Nella mia prosperità ho detto: Nulla mi farà vacillare!» (Ps 29,7).

Anche i Padri della Chiesa si sono soffermati su questa tentazione che si insinua nel tempo del benessere, e hanno visto nella prova un richiamo divino all’umiltà. Così, ad esempio, fa Fulgenzio, Vescovo di Ruspe (467-532), nella sua Epistola 3, indirizzata alla religiosa Proba, dove commenta il passo del Salmo con queste parole: «Il Salmista confessava che talvolta si era inorgoglito di essere sano, come fosse una sua virtù, e che in ciò aveva individuato il pericolo di gravissima infermità. Dice infatti: … "Nella mia prosperità ho detto: Nulla mi farà vacillare!". E poiché dicendo questo era stato abbandonato dal sostegno della grazia divina e, turbato, era precipitato nella sua infermità, continua dicendo: "Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato". Per mostrare inoltre che l’aiuto della grazia divina, benché già lo si abbia, dev’essere tuttavia invocato umilmente senza interruzione, egli aggiunge ancora: "A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio". Nessuno per altro innalza la preghiera e avanza richieste senza riconoscere di avere delle mancanze, né ritiene di poter conservare ciò che possiede confidando soltanto nella propria virtù» (Fulgenzio di Ruspe, Le lettere, Roma 1999, p. 113).

4. Dopo aver confessato la tentazione di superbia avuta nel tempo della prosperità, il salmista ricorda la prova che vi ha fatto seguito, dicendo al Signore: «Quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato» (Ps 29,8).

L’orante ricorda allora in che maniera egli ha implorato il Signore (cfr Ps 29,9-11): ha gridato, chiesto aiuto, supplicato di essere preservato dalla morte, portando come ragione il fatto che la morte non reca nessun vantaggio a Dio, poiché i morti non sono più in grado di lodare Dio e non hanno più nessun motivo di proclamare la fedeltà di Dio, essendo stati abbandonati da lui.

Ritroviamo la stessa argomentazione nel Salmo 87, in cui l’orante, vicino alla morte chiede a Dio: «Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi?» (Ps 87,12). Similmente il re Ezechia, gravemente ammalato e poi guarito, diceva a Dio: «Non ti lodano gli inferi, né la morte ti canta inni, … il vivente, il vivente ti rende grazie» (Is 38,18-19).

Così l’Antico Testamento esprimeva l’intenso desiderio umano di una vittoria di Dio sulla morte e riferiva parecchi casi in cui questa vittoria era stata ottenuta: gente minacciata di morire di fame nel deserto, prigionieri sfuggiti alla pena di morte, malati guariti, marinai salvati dal naufragio (cfr Ps 106,4-32). Si trattava però di vittorie non definitive. Presto o tardi, la morte riusciva sempre a prendere il sopravvento.

L’aspirazione alla vittoria si è tuttavia, malgrado tutto, mantenuta sempre ed è diventata, alla fine, una speranza di risurrezione. La soddisfazione di questa potente aspirazione è stata pienamente assicurata con la risurrezione di Cristo, per la quale noi non ringrazieremo mai abbastanza Dio.

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi!

Questo mese di maggio, dedicato a Maria Santissima, vi aiuti ad approfondire la fede in Gesù Cristo, il Salvatore.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto e benedico i fedeli della Parrocchia di San Pacifico in Šestine e il Coro femminile «Vila» di Duga Resa.

Carissimi, la Liturgia delle Ore è la costante preghiera di quanti desiderano lodare il Signore per sempre; è la lode di quanti hanno sperimentato l’inesauribile forza dell’amore di Dio, che libera e salva l’uomo.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto con affetto i pellegrini provenienti da Moravské Lieskové.

Fratelli e sorelle, nel mese mariano vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare ad amare Dio e il prossimo e ad essere sempre disponibili a compiere la Sua volontà.

Volentieri benedico voi e i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo che abbiamo ascoltato all’inizio dell’odierna udienza è un inno di grazie per essere salvati dalla morte. L’ispirato autore contrappone la paura dell’uomo di fronte alla gioia e alla speranza di una vita che rinasce. La prospettiva della morte, infatti, a volte può chiudere il cuore dell’uomo, può destare il senso di vuoto e di disperazione. Quell’istante esige invece una particolare fiducia in Dio il quale è sempre fedele alle sue promesse. Il Salmista esorta dunque a non dubitare mai della potenza salvifica di Dio, persino di fronte alla morte. La tradizione cristiana ha sempre letto questo Salmo alla luce del mistero della resurrezione di Cristo. Si è sempre servita di esso come di un canto pasquale. Il passaggio dalla morte alla vita rimane il più profondo mistero, ma anche il bisogno di ogni cuore umano. Per questo il Salmista domanda: "Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba?" (Ps 29,10). La risposta dell’Antico Testamento è colma di speranza nella prospettiva della resurrezione e della vita eterna.

Saluto cordialmente i miei connazionali qui presenti, pellegrini alle Tombe degli Apostoli. Oggi mi rallegro in modo particolare per la presenza di un numeroso gruppo di bambini della prima Comunione, della chiesa di San Stanislao, a Roma. Affido a Dio tutti i bambini che in questo tempo per la prima volta ricevono Cristo nei loro cuori. Auguro loro di coltivare lo spirito di fede dei loro genitori e dei loro cari. Imparino ad amare Gesù con tutta la loro vita, e con l’aiuto della Madonna perseverino sempre nella fede.

Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i rappresentanti dell’Associazione Rondine-Cittadella della pace, accompagnati da alcuni Vescovi della Toscana. A loro e a tutti i presenti rinnovo l’invito di pregare per la pace nel mondo, specialmente in Irak e nel Medio Oriente. Col sostegno della Comunità Internazionale, possano quelle care popolazioni incamminarsi decisamente sulla strada della riconciliazione, del dialogo e della cooperazione.

Saluto inoltre le Superiore Generali di diversi Istituti religiosi, il gruppo di giuristi provenienti da varie parti del mondo, i fedeli della parrocchia San Nicola di Mira, in Forchia, e gli sbandieratori di Bisignano. Carissimi, vi incoraggio a operare, nei rispettivi ambiti di impegno ecclesiale e civile, per la costruzione di una civiltà ispirata ai valori cristiani.

Mi rivolgo, infine, a voi giovani, a voi malati e a voi sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima. Carissimi, vi esorto a rivolgervi incessantemente e con fiducia alla Madonna, affidando a Lei ogni vostra necessità.






Mercoledì, 19 maggio 2004: Salmo 31 -: Ringraziamento per il perdono dei peccati - Vespri giovedì 1a settimana

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(Lettura:
Ps 31,1-2 Ps 31,5 Ps 31,10-11).

1. «Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato!». Questa beatitudine, che apre il Salmo 31 appena proclamato, ci fa subito comprendere perché esso è stato accolto dalla tradizione cristiana nella serie dei sette Salmi penitenziali. Dopo la duplice beatitudine iniziale (cfr Ps 31,1-2), troviamo non una generica riflessione sul peccato e sul perdono, ma la testimonianza personale di un convertito.

La composizione del Salmo è piuttosto complessa: dopo la testimonianza personale (cfr Ps 31,3-5) vengono due versetti che parlano di pericolo, di preghiera e di salvezza (cfr Ps 31,6-7), poi una promessa divina di consiglio (cfr Ps 31,8) e un ammonimento (cfr Ps 31,9), infine un detto sapienziale antitetico (cfr Ps 31,10) e un invito a gioire nel Signore (cfr Ps 31,11).

2. Riprendiamo ora soltanto alcuni elementi di questa composizione. Innanzitutto l’orante descrive la sua penosissima situazione di coscienza quando «taceva» (cfr Ps 31,3): avendo commesso gravi colpe, egli non aveva il coraggio di confessare a Dio i suoi peccati. Era un tormento interiore terribile, descritto con immagini impressionanti. Le ossa gli si consumavano quasi sotto una febbre dissecante, l’arsura attanagliava il suo vigore dissolvendolo, il suo gemito era ininterrotto. Il peccatore sentiva pesare su di sé la mano di Dio, consapevole come era che Dio non è indifferente al male perpetrato dalla sua creatura, perché Egli è il custode della giustizia e della verità.

3. Non potendo più resistere, il peccatore ha deciso di confessare la sua colpa con una dichiarazione coraggiosa, che sembra anticipare quella del figlio prodigo della parabola di Gesù (cfr Lc 15,18). Ha detto, infatti, con la sincerità del cuore: «Confesserò al Signore le mie colpe». Sono poche parole, ma che nascono dalla coscienza; Dio vi risponde subito con un generoso perdono (cfr Ps 31,5).

Il profeta Geremia riferiva questo appello di Dio: «Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò l’ira per sempre. Su, riconosci la tua colpa, perché sei stata infedele al Signore tuo Dio» (Jr 3,12-13).

Si schiude così davanti ad «ogni fedele» pentito e perdonato un orizzonte di sicurezza, di fiducia, di pace, nonostante le prove della vita (cfr Ps 31,6-7). Può giungere ancora il tempo dell’angoscia ma la marea avanzante della paura non prevarrà, perché il Signore condurrà il suo fedele in un luogo sicuro: «Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza» (Ps 31,7).

4. A questo punto, prende la parola il Signore, per promettere di guidare ormai il peccatore convertito. Non basta, infatti, essere stati purificati; bisogna poi camminare sulla giusta via. Perciò, come nel Libro di Isaia (cfr Is 30,21), il Signore promette: «T’indicherò la via da seguire» (Ps 31,8) ed invita alla docilità. L’appello si fa premuroso, venato di un po’ di ironia con il vivace paragone del mulo e del cavallo, simboli di ostinazione (cfr Ps 31,9). La vera sapienza, infatti, induce alla conversione, lasciando alle spalle il vizio e il suo oscuro potere di attrazione. Ma soprattutto conduce al godimento di quella pace che scaturisce dall’essere liberati e perdonati.

San Paolo nella Lettera ai Romani si riferisce esplicitamente all’inizio del nostro Salmo per celebrare la grazia liberatrice di Cristo (cfr Rm 4,6-8). Noi potremmo applicarlo al sacramento della Riconciliazione. In esso, alla luce del Salmo, si sperimenta la coscienza del peccato, spesso offuscata ai nostri giorni, e insieme la gioia del perdono. Al binomio «delitto-castigo» si sostituisce il binomio «delitto-perdono», perché il Signore è un Dio «che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato» (Ex 34,7).

5. San Cirillo di Gerusalemme (IV sec.) userà il Salmo 31 per insegnare ai catecumeni il profondo rinnovamento del Battesimo, radicale purificazione da ogni peccato (Procatechesi n. 15). Anch’egli esalterà, attraverso le parole del Salmista, la misericordia divina. Con le sue parole concludiamo la nostra catechesi: «Dio è misericordioso e non lesina il suo perdono… Non supererà la grandezza della misericordia di Dio il cumulo dei tuoi peccati: non supererà la destrezza del sommo Medico la gravità delle tue ferite: purché a lui ti abbandoni con fiducia. Manifesta al Medico il tuo male, e parlagli con le parole che disse Davide: "Ecco, confesserò al Signore l’iniquità che mi sta sempre dinanzi". Così otterrai che si avverino le altre: "Tu hai rimesse le empietà del mio cuore"» (Le catechesi, Roma 1993, PP 52-53).

Saluti:


Traduzione italiana delle parole del Papa:

Saluto di tutto cuore i numerosi pellegrini che si riuniscono nel grande "Pellegrinaggio dei Popoli" a Mariazell per pregare per l'Europa: pellegrini provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina, dalla Croazia, dall'Austria, dalla Polonia, dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca, dall'Ungheria e da altri Paesi. Sono spiritualmente vicino a tutti voi. Rivolgo un saluto particolare ai Capi di Stato, ai Cardinali, ai Vescovi e ai sacerdoti che partecipano alla gioiosa liturgia a Mariazell. Con voi e per voi prego per un tempo benedetto, nel quale tutti gli uomini possano convivere in pace e benessere. I valori, che la nostra santa fede cristiana dona, sono la base migliore a questo scopo.

Cari pellegrini! Quale mio Legato personale vi invio il mio più stretto collaboratore, il Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano. Presso il santuario della Magna Mater Austriae, Magna Domina Hungarorum, Alma Mater Gentium Slavorum possa egli condurre le vostre preghiere e i vostri canti. Non si tratta di un'istanza trascurabile: il futuro dell'uomo in questo continente! Vi ringrazio tutti per il vostro impegno, in particolare per le vostre preghiere e i vostri sacrifici. Che la salvezza di Dio sia la vostra ricompensa! Vi accompagni la Sua Benedizione!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi !

Vi auguro che sperimentiate sempre la gioia della presenza del Risorto in mezzo a voi.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i fedeli della Missione Cattolica Croata di Düsseldorf in Germania e gli altri pellegrini croati, impartendo loro la Benedizione Apostolica.

Carissimi, la Liturgia delle Ore è il canto gioia di quanti hanno sperimentato la misericordia di Dio; il canto di festa della Chiesa, che nei Sacramenti ha ricevuto il pegno della vita eterna e di una perenne letizia nel Signore.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai militari ucraini di ritorno da Lourdes.

Carissimi vi invito a porvi alla scuola della Vergine Santa per imparare ad amare Dio sopra ogni cosa, e a essere sempre pronti a compiere la Sua volontà.

Di cuore benedico voi e i vostri cari!





Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

"Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato". Con queste parole il Salmista inizia il suo poetico racconto sulle vicende di un uomo che si è piegato al male, è stato tormentato dai rimorsi di coscienza, e che infine ha preso il coraggio per confessare questo male a Dio, e Dio ha avuto pietà di lui e la sua colpa non gli è stata imputata. Il Salmista scrive: "Ti ho manifestato il mio peccato (…) e tu hai rimesso la malizia del mio peccato". Si rende conto tuttavia che è stato Dio a vegliare su di lui e a dargli la grazia della conversione. Lo coglie in tali parole: "giorno e notte pesava su di me la tua mano".

Il Salmo che oggi riflettiamo svela davanti ad ogni credente che si converte e si mette in verità davanti a Dio la prospettiva della sicurezza, della fiducia e della pace. Questi sono i frutti della misericordia di Dio.

La nostra continua conversione si compie tramite la confessione delle nostre colpe a Dio. Non è questo solo un gesto interiore. Per volontà di Cristo è anche un segno sacramentale che ci dà la certezza della remissione dei peccati, la grazia del perdono e la forza per essere saldi nel bene. Il Sacramento della Riconciliazione e della Penitenza è un dono di Dio per gli uomini che cercano la pace dello spirito e la speranza.

Saluto tutti i miei connazionali. Oggi in modo particolare desidero rivolgermi ai combattenti, partecipanti alla battaglia di Monte Cassino.

La vostra presenza qui è legata al 60° di questa vincita, che – grazie all’eroica Attitudine dell’esercito condotto dal generale Anders – aprì agli alleati la strada per Roma. Fu un evento, al quale si riferiscono con orgoglio susseguenti generazioni dei Polacchi. Esso è diventato un simbolo dei più nobili valori dello spirito polacco, e soprattutto del coraggio e della prontezza di dare la vita "per la nostra e la vostra libertà". Come grande doveva essere nei giovani cuori l’amore per la Patria, affinché sulla terra straniera versassero il sangue nella speranza della sua liberazione.

Dopo la fine della guerra bisognava aspettare tanto, affinché questa speranza avesse il suo compimento. Oggi però possiamo ringraziare Dio di questa grande grazia che è la libertà del popolo polacco. E’ questo un dono e un compito per la generazione di oggi. Chiedo a Dio che i governanti e tutti i polacchi sappiano ancora ritornare con la memoria a Monte Cassino per imparare quest’amore della Patria che dà il coraggio e le forze per una generosa coltivazione dello spazio della libertà.

Dio benedica tutti qui presenti e tutta la nostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo.

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Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Seminaristi di Catanzaro; la squadra calcistica di Isola d’Asti; la Fondazione "Mariele Ventre", di Marostica; l’Ottanta-duesimo Reggimento di fanteria "Torino", di Barletta; la Scuola della Guardia di Finanza di L’Aquila.

Desidero, infine, salutare i giovani, i malati e gli sposi novelli. Alla vigilia della festa dell’Ascensione del Signore, invito voi, cari giovani presenti, specialmente il folto gruppo proveniente dall’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e i numerosi studenti della Provincia di Taranto, a vivere sempre protesi verso il Cielo, ponendo al primo posto le "cose di lassù". Esorto voi, cari malati, a confidare in Gesù crocifisso, certi che, se fedelmente lo seguiamo sulla terra, parteciperemo alla sua gloria in Paradiso. Auguro a voi, cari sposi novelli, di crescere sempre più nella conoscenza di Cristo e nell’ascolto della sua parola, perché il Suo Spirito rinnovi costantemente il vostro amore.







Catechesi 79-2005 28404