Catechesi 79-2005 26504

Mercoledì, 26 maggio 2004: cfr Ap 11,17-18; 12,10b-12a Il giudizio di Dio - Vespri giovedì 1a settimana

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(Lettura:
Ap 11,17 Ap 12,10 Ap 12,12)

1. Il Cantico, che ora abbiamo elevato al «Signore Dio Onnipotente» e che viene proposto nella Liturgia dei Vespri, è frutto della selezione di alcuni versetti dei capitoli 11 e 12 dell’Apocalisse. È ormai squillata l’ultima delle sette trombe che risuonano in questo libro di lotta e di speranza. Ed ecco che i ventiquattro anziani della corte celeste, che rappresentano tutti i giusti della Antica e della Nuova Alleanza (cfr Ap 4,4 Ap 11,16), intonano un inno forse già in uso nelle assemblee liturgiche della Chiesa delle origini. Essi adorano Dio sovrano del mondo e della storia, pronto ormai a instaurare il suo regno di giustizia, di amore e di verità.

In questa preghiera si sente pulsare il cuore dei giusti che attendono nella speranza la venuta del Signore a rendere più luminosa la vicenda dell’umanità, spesso immersa nelle tenebre del peccato, dell’ingiustizia, della menzogna e della violenza.

2. Il canto intonato dai ventiquattro anziani si modula sul rimando a due Salmi: il Salmo secondo, che è un carme messianico (cfr Ps 2,1-5) ed il Salmo 98, che celebra la regalità divina (cfr Ps 98,1). In tal modo si raggiunge lo scopo di esaltare il giudizio giusto e risolutivo che il Signore sta per eseguire sull’intera storia umana.

Due sono gli aspetti di questo intervento benefico, come due sono i tratti che definiscono il volto di Dio. Egli è giudice, sì, ma anche salvatore; condanna il male, ma ricompensa la fedeltà; è giustizia, ma soprattutto amore.

Significativa è l’identità dei giusti, ora salvati nel Regno di Dio. Essi sono distribuiti in tre categorie di «servi» del Signore, cioè i profeti, i santi, e coloro che temono il suo nome (cfr Ap 11,18). È una specie di ritratto spirituale del popolo di Dio, secondo i doni ricevuti nel battesimo e fatti fiorire nella vita di fede e di amore. Un profilo che si compie sia nei piccoli sia nei grandi (cfr Ap 19,5).

3. Il nostro inno, come si è detto, è elaborato anche con l’utilizzazione di altri versetti del capitolo 12, che si riferiscono a una scena grandiosa e gloriosa dell’Apocalisse. In essa si scontrano la donna che ha partorito il Messia e il drago della malvagità e della violenza. In questo duello tra il bene e il male, tra la Chiesa e Satana, all’improvviso risuona una voce celeste che annuncia la sconfitta dell’«Accusatore» (cfr Ap 12,10). Questo nome è la traduzione del nome ebraico Satán, dato a un personaggio che, secondo il Libro di Giobbe, è membro della corte celeste di Dio, dove fa le parti del Pubblico Ministero (cfr Jb 1,9-11 Jb 2,4-5 Za 3,1).

Egli «accusava i nostri fratelli davanti al nostro Dio giorno e notte», metteva cioè in dubbio la sincerità della fede dei giusti. Ora il drago satanico è fatto tacere e alla radice della sua sconfitta c’è «il sangue dell’Agnello» (Ap 12,11), la passione e la morte di Cristo redentore.

Alla sua vittoria è associata la testimonianza del martirio dei cristiani. C’è un’intima partecipazione all’opera redentrice dell’Agnello da parte dei fedeli che non hanno esitato a «disprezzare la vita fino a morire» (ibidem). Il pensiero corre alle parole di Cristo: «Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Jn 12,25).

4. Il solista celeste che ha intonato il cantico, lo conclude invitando l’intero coro angelico a unirsi all’inno di gioia per la salvezza ottenuta (cfr Ap 12,12). Noi ci associamo a quella voce nel nostro rendimento di grazie festoso e colmo di speranza, pur in mezzo alle prove che segnano il nostro cammino verso la gloria.

Lo facciamo ascoltando le parole che il martire san Policarpo rivolgeva al «Signore Dio Onnipotente» quando era ormai legato e pronto per il rogo: «Signore Dio Onnipotente, padre del diletto e benedetto figlio tuo Gesù Cristo…, tu sia benedetto per avermi giudicato degno di questo giorno e in quest’ora di prender posto nel novero dei martiri, nel calice del tuo Cristo per la risurrezione alla vita eterna di anima e corpo nell’incorruttibilità dello Spirito Santo. Che io fra essi sia accolto oggi al tuo cospetto in qualità di pingue e gradito sacrificio, così come tu, il Dio veritiero e alieno da menzogna, hai in precedenza disposto e manifestato e compiuto. Per questo al di sopra di tutto io ti lodo, ti benedico, ti glorifico tramite l’eterno e celeste tuo Sommo Sacerdote e diletto figlio Gesù Cristo, mediante il quale sia gloria a te con lui e con lo Spirito Santo, ora e per i secoli a venire. Amen» (Atti e passioni dei martiri, Milano 1987, p. 23).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia di Santa Terza di Bjelovar e i fedeli della Missione Cattolica Croata di Freiburg, in Germania.

Allo stesso modo saluto i rappresentanti della Lega Internazionale di umanisti, con sede in Sarajevo, giunti con il Vescovo di Banja Luka, Mons. Franjo Komarica.

Carissimi, su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Boemia Meridionale!

La prossima Solennità della Pentecoste ci inserisce nel mistero di Dio che è vicino all’uomo, lo ama, e gli offre la salvezza per mezzo del Suo Spirito, donato a noi dal Cristo Risorto.

Volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Di cuore do un benvenuto a pellegrini provenienti da Nesluša, e ai terziari francescani da Prešov e dai dintorni.

Fratelli e sorelle, domenica prossima celebriamo la Solennità della Pentecoste. Preghiamo Dio che ci mandi i doni del suo Spirito perché possiamo divenire testimoni coraggiosi della nostra fede.

Volentieri benedico voi e i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente il coro lituano dell’Università di Agricoltura a Kaunas.

Domenica prossima celebreremo la solennità della Pentecoste. Il Signore vi conceda abbondanti doni dello Spirito Santo!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Nella simbolica scena del Libro dell’Apocalisse di San Giovanni i ventiquattro Vegliardi, seduti su ventiquattro troni, adorano Dio Onnipotente con le parole del canto di lode. L’abbiamo ascoltato all’inizio dell’odierna udienza. I Vegliardi rappresentano i giusti dell’Antica e della Nuova Alleanza, tutti coloro che si dimostrarono degni del cielo.

Come eletti essi adorano il Messia, il Giusto Giudice e Salvatore che viene per riscattare l’umanità dalla schiavitù del peccato, della sopraffazione e della menzogna; rappresentano Colui il quale, essendo Amore, condanna il male e premia la fedeltà e il bene. I premiati sono i profeti, i santi e coloro che sono pervasi dal timore di Dio. Coloro che fecero buon uso dei doni ricevuti nel santo battesimo, crescendo nella fede e nella carità.

In un’altra scena alla quale si richiama il canto, "Il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra" (Ap 12,9) lotta contro la Donna che sta per partorire il Messia e contro la sua discendenza. Questa lotta, che rispecchia la lotta di satana contro la Chiesa, termina con la definitiva felicità degli eletti che "Hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla loro testimonianza" (cfr. Ap 12,11). "Esultate, dunque o cieli, e voi che abitate in essi" (Ap 12,12)!

Che la vittoria dell’Agnello-Messia sul peccato e sul male sia fonte anche della nostra gioia e incoraggiamento a perseverare nelle prove che segnano la nostra esistenza terrena.

Do il cordiale benvenuto e saluto tutti i miei Connazionali. Saluto in modo particolare l’Arcivescovo di Gniezno, Sede Primaziale, insieme con una rappresentanza della città di Inowroclaw: il Sindaco, il Consiglio Municipale, gli abitanti e i sacerdoti. Ringrazio del ricordo, della benevolenza e della cittadinanza onoraria conferitami.

Saluto l’Ufficio Doganale di Wroclaw, e anche il pellegrinaggio dalla mia parrocchia nativa di Wadowice.

Ci stiamo avvicinando alla grande solennità della Pentecoste. Mi vengono in mente le parole che pronunciai venticinque anni fa in Piazza della Vittoria a Varsavia, il cui nome attuale è: Piazza di Józef Pilsudski: Scenda il Tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra! Pensando alla realtà di oggi, nella mia preghiera quotidiana ripeto quelle parole, sempre attuali: Scenda il Tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa nostra Terra! "Szczesc Boze" – Dio vi sia propizio!
***


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai sacerdoti e seminaristi, del Movimento dei Focolari; al Seminario Regionale pugliese di Molfetta; ai sacerdoti e seminaristi di Sessa Aurunca, guidati dal loro Pastore Monsignor Antonio Napoletano. Saluto inoltre i fedeli di Nocciano, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Francesco Cuccarese; i numerosi ragazzi di Azione Cattolica della diocesi di Acerra, qui convenuti con il Vescovo Monsignor Giovanni Rinaldi; gli alunni della Scuola elementare di Aprilia; e il folto gruppo del pellegrinaggio promosso dai Figli di Santa Maria Immacolata. Ringrazio tutti per la gradita presenza e auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di testimonianza cristiana.

Mi rivolgo, infine, a voi cari giovani, cari ammalati, cari sposi novelli. A ciascuno auguro di imitare San Filippo Neri, la cui memoria celebriamo oggi: sforzatevi, come lui, di servire Dio nella gioia e di amare il prossimo con semplicità evangelica.




Mercoledì, 2 giugno 2004: Salmo 40 : Preghiera di un malato - Vespri venerdì 1a settimana

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(Lettura:
Ps 40,2 Ps 40,5-6 Ps 40,10 Ps 40,13-14)

1. Un motivo che ci spinge a capire e ad amare il Salmo 40 che ora abbiamo udito, è il fatto che Gesù stesso lo abbia citato: «Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno» (Jn 13,18).

È l’ultima sera della sua vita terrena e Gesù, nel Cenacolo, sta per offrire il boccone dell’ospite a Giuda, il traditore. Il suo pensiero corre a questa frase del Salmo, che è in realtà la supplica di un uomo infermo abbandonato dai suoi amici. In quell’antica preghiera Cristo trova sentimenti e parole per esprimere la sua profonda tristezza.

Noi ora cercheremo di seguire e illuminare la trama intera di questo Salmo, affiorato sulle labbra di una persona che soffre certo per la sua infermità, ma soprattutto per la crudele ironia dei suoi «nemici» (cfr Ps 40,6-9) e perfino per il tradimento di un «amico» (cfr Ps 40,10).

2. Il Salmo 40 si apre con una beatitudine. Essa ha per destinatario l’amico vero, colui che «ha cura del debole»: egli sarà ricompensato dal Signore nel giorno della sua sofferenza, quando sarà lui ad essere «sul letto del dolore» (cfr Ps 40,2-4).

Il cuore della supplica è, però, nella parte successiva dove prende la parola il malato (cfr Ps 40,5-10). Egli inizia il suo discorso chiedendo perdono a Dio, secondo la tradizionale concezione anticotestamentaria che ad ogni dolore faceva corrispondere una colpa: «Pietà di me, Signore; risanami; contro di te ho peccato» (Ps 40,5 cfr Ps 37). Per l’antico ebreo la malattia era un appello alla coscienza per avviare una conversione.

Anche se si tratta di una visione superata da Cristo, Rivelatore definitivo (cfr Jn 9,1-3), la sofferenza in se stessa può nascondere un valore segreto e diventare una strada di purificazione, di liberazione interiore, di arricchimento dell’anima. Essa invita a vincere la superficialità, la vanità, l’egoismo, il peccato e ad affidarsi più intensamente a Dio e alla sua volontà salvifica.

3. Ma ecco entrare in scena i malvagi, coloro che sono venuti a visitare il malato non per confortarlo, bensì per attaccarlo (cfr Jn 9,6-9). Le loro parole sono aspre e colpiscono il cuore dell’orante, che esperimenta una cattiveria che non conosce pietà. La medesima esperienza compiranno molti poveri umiliati, condannati a stare soli e a sentirsi un peso per gli stessi familiari. E se ricevono talora qualche parola di consolazione, ne avvertono subito il tono falso e ipocrita.

Anzi, come si diceva, l’orante sperimenta l’indifferenza e durezza persino da parte degli amici (cfr Jn 9,10), che si trasformano in figure ostili e odiose. Il Salmista applica loro il gesto dell’«alzare il calcagno», l’atto minaccioso di chi sta per calpestare un vinto o l’impulso del cavaliere che eccita il suo cavallo col tallone per fargli calpestare l’avversario.

L’amarezza è profonda, quando a colpirci è «l’amico» in cui si confidava, chiamato letteralmente in ebraico «l’uomo della pace». Il pensiero corre agli amici di Giobbe che da compagni di vita si trasformano in presenze indifferenti e ostili (cfr Jb 19,1-6). Nel nostro orante risuona la voce di una folla di persone dimenticate e umiliate nella loro infermità e debolezza, anche da parte di coloro che avrebbero dovuto sostenerle.

4. La preghiera del Salmo 40 non si spegne, però, su questo sfondo cupo. L’orante è certo che Dio si affaccerà al proprio orizzonte, rivelando ancora una volta il suo amore (cfr Ps 40,11-14). Sarà lui a offrire il sostegno e a prendere tra le braccia il malato, il quale ritornerà a «stare alla presenza» del suo Signore (Ps 40,13), ossia – secondo il linguaggio biblico – a rivivere l’esperienza della liturgia nel tempio.

Il Salmo, segnato dal dolore, finisce dunque in uno squarcio di luce e di speranza. In questa prospettiva si riesce a capire come sant’Ambrogio, commentando la beatitudine iniziale (cfr Ps 40,2), vi abbia visto profeticamente un invito a meditare sulla passione salvifica di Cristo che conduce alla risurrezione. Così infatti il Padre della Chiesa suggerisce di introdursi alla lettura del Salmo: «Beato chi pensa alla miseria e alla povertà di Cristo, che, da ricco che era, si è fatto povero per noi. Ricco nel suo Regno, povero nella carne, perché ha preso su di sé questa carne da poveri… Non ha patito dunque nella sua ricchezza, ma nella nostra povertà. E perciò a soffrire non è stata la pienezza della divinità…, ma la carne… Cerca dunque di penetrare il senso della povertà di Cristo, se vuoi essere ricco! Cerca di penetrare il senso della sua debolezza, se vuoi ottenere la salute! Cerca di penetrare il senso della sua croce, se vuoi non vergognartene; il senso della sua ferita, se vuoi sanare le tue; il senso della sua morte, se vuoi guadagnare la vita eterna; il senso della sua sepoltura, se vuoi trovare la risurrezione» (Commento a dodici , Saemo, VIII, Milano-Roma 1980, PP 39-41).

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente gli ussari, con i quali ricordiamo che gli ussari ungheresi hanno accompagnato il mio predecessore 190 anni fa, in via di ritorno, alla sede petrina.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini lituani.

Il Signore illumini costantemente i vostri cuori perché siate testimoni gioiosi del Vangelo di Cristo!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo che meditiamo oggi è la preghiera di un uomo provato dalla malattia. In coerenza con la convinzione veterotestamentaria che la malattia sarebbe un immediato effetto del peccato, egli chiede che Dio abbia pietà di lui. E nello stesso tempo esprime la certezza che Dio lo sostiene grazie alla sua integrità. Il malato, la cui preghiera è espressa nel Salmo, si lamenta non tanto per il dolore fisico, ma piuttosto per gli scherni dei nemici e per l’abbandono da parte degli amici. Non perde però la fiducia in Dio. Crede che il suo dolore ha un valore agli occhi di Dio e si pone in cammino verso l’incontro con Dio per sempre.

La domanda sul senso della malattia e del dolore è sempre presente quando sull’uomo si abbatte la malattia. Riflettendo sulle parole del Salmo alla luce del Nuovo Testamento e della sofferenza salvifica di Cristo, giungiamo alla convinzione che la malattia non è un effetto del peccato. E’ un’esperienza, nella quale il malato può allacciare un particolare legame con Dio che lo sostiene con la sua grazia. Per la famiglia e gli amici del malato questa esperienza è una chiamata all’amore, alla sollecitudine ed al cordiale accompagnamento.

Saluto cordialmente tutti i miei connazionali. In modo particolare voglio salutare i pellegrini giunti da Slupsk. Ringrazio le Autorità e gli abitanti di quella città per la loro benevolenza e per avermi voluto dare il titolo di "cittadino onorario". Contraccambio questa loro benevolenza con la preghiera.

Saluto inoltre il gruppo dell’Associazione Podhale di Chicago con la presidenza, giunto a Roma in occasione del 75° della fondazione. Vi ringrazio per il vostro impegno per salvaguardare le radici cristiane della cultura e delle tradizioni polacche tra gli immigranti in America.

Cade oggi il 25° anniversario del giorno, in cui per la prima volta da Papa, ho baciato la terra polacca. Ritorno sempre con il pensiero a quei giorni e ringrazio Dio per il soffio delle Spirito Santo che è passato attraverso quella terra e ha suscitato un profondo cambiamento.

Chiedo a Dio che benedica la nostra Patria e tutti i polacchi. Dio vi benedica!

***


Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. Nell’odierna Festa Nazionale della Repubblica, esprimo fervidi auguri all’intero popolo italiano e alle sue Autorità. Auspico inoltre che l’Italia, grazie all’apporto responsabile delle varie realtà sociali e di ogni cittadino, e restando ancorata ai grandi valori che stanno alla base della sua cultura, della sua arte e della sua tradizione religiosa, possa conoscere un futuro di speranza, aperto alla concordia, alla coesione interna e alla solidarietà.

Saluto ora i giovani, i malati e gli sposi novelli. All’inizio del mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, vi invito a contemplare il mistero dell'Amore divino.

A voi, cari giovani,auguro di prepararvi, alla scuola del Cuore di Cristo, ad affrontare con serietà le responsabilità che vi attendono. A voi, cari malati, conceda il Signore di compiere la sua volontà, unendovi al suo sacrificio d’amore. E voi, cari sposi novelli, restate fedeli all'amore di Dio e rendete ad esso testimonianza con il vostro amore coniugale.






Mercoledì, 9 giugno 2004: Viaggio Apostolico in Svizzera

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1. Conservo nell’animo le immagini dei vari momenti del breve, ma intenso soggiorno, che la Provvidenza divina mi ha nuovamente dato di trascorrere in Svizzera, sabato e domenica scorsi.

Desidero rinnovare l’espressione della mia gratitudine ai Confratelli Vescovi e alle Autorità civili, in particolare al Presidente della Confederazione Elvetica, per l’accoglienza riservatami e per tutto il lavoro di preparazione compiuto. Ringrazio pure il Consiglio Federale per la decisione di elevare il rango della Rappresentanza diplomatica della Svizzera presso la Santa Sede.

Un pensiero di viva riconoscenza va, altresì, alle Suore di Carità della Santa Croce, che mi hanno ospitato nella loro residenza di Viktoriaheim. Ringrazio, infine, quanti hanno curato i vari aspetti di questo mio viaggio pastorale.

2. Motivo principale del pellegrinaggio apostolico in quell’amata nazione è stato l’incontro con i giovani cattolici della Svizzera, che sabato scorso hanno avuto il loro primo Meeting nazionale. Ringrazio il Signore che mi ha dato l’opportunità di vivere insieme a loro un momento di grande entusiasmo spirituale, e di proporre alle nuove generazioni elvetiche un messaggio, che vorrei estendere a tutti i giovani d’Europa e del mondo.

Questo messaggio, che mi sta tanto a cuore, si riassume in tre verbi: "Alzati!", "Ascolta!", "Mettiti in cammino!". E’ Cristo stesso, risorto e vivo, che ripete ad ogni ragazzo e ragazza del nostro tempo queste parole. E’ Lui che invita la gioventù del terzo millennio ad "alzarsi", a dare cioè senso pieno alla propria esistenza. Ho voluto farmi eco di questo appello nella convinzione che solo Cristo, Redentore dell’uomo, può aiutare i giovani a "rialzarsi" da esperienze e mentalità negative per crescere fino alla loro piena statura umana, spirituale e morale.

3. Domenica mattina, solennità della Santissima Trinità, ho potuto concelebrare l’Eucaristia con i Vescovi e tanti sacerdoti venuti da ogni angolo della Svizzera. Il festoso rito si è svolto nel "Prato dell’Allmend", vasta spianata davanti al Palazzo del BEA Bern Expo. A Dio Uno e Trino abbiamo così elevato, con voce unanime, la lode e il ringraziamento per le bellezze del creato, di cui la Svizzera è ricca, e più ancora per la comunione nell’Amore, di cui Lui è la fonte.

Nella luce di questo mistero fondamentale della fede cristiana, ho rinnovato l’appello all’unità di tutti i cristiani, invitando anzitutto i cattolici a viverla tra di loro, facendo della Chiesa "la casa e la scuola della comunione" (Novo millennio ineunte
NM 43). Lo Spirito Santo, che crea l’unità, spinge anche alla missione, perché la verità di Dio e dell’uomo, rivelata in Cristo, sia testimoniata e annunciata a tutti. Ogni uomo, infatti, porta in sé l’impronta di Dio Uno e Trino e non trova pace se non in Lui.

4. Prima di lasciare Berna, ho voluto incontrare l’Associazione delle ex-Guardie Svizzere. E’ stata una provvidenziale occasione per ringraziare del prezioso servizio che, da quasi cinque secoli, il Corpo della Guardia Svizzera rende alla Sede Apostolica. Quante migliaia di giovani, provenienti dalle famiglie e dalle parrocchie svizzere, hanno offerto il loro singolare contributo al Successore di Pietro nel corso di questi secoli! Ragazzi come tutti, pieni di vita e di ideali, hanno potuto manifestare in tal modo il loro sincero amore a Cristo e alla Chiesa. Possano i giovani della Svizzera e del mondo intero scoprire la meravigliosa unità tra la fede e la vita, e prepararsi a svolgere con entusiasmo la missione a cui Iddio li chiama!

Maria Santissima, che di cuore ringrazio per la realizzazione di questo cento-treesimo viaggio apostolico, ottenga per tutti questo grande e prezioso dono, che è il segreto della gioia vera.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti i pellegrini provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi, in particolare gli alunni ed i professori del Collegio Emmaus di Rotterdam.

Vi incoraggio a perseverare nella preghiera.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Cari Fratelli e Sorelle! Ringrazio ancora una volta i miei Confratelli Vescovi e le Autorità della Svizzera per la cordiale accoglienza riservatami durante la mia visita nel loro Paese, sabato e domenica scorsi.

Il motivo del mio pellegrinaggio è stato il Primo Incontro Nazionale dei Giovani Cattolici della Svizzera. Esso è stato la testimonianza della loro fede, l’espressione del loro entusiasmo evangelico e spirituale. Auspico che il messaggio di quell’incontro diventi la parte dei giovani di tutta l’Europa e del mondo intero. Esso è racchiuso in tre importanti esortazioni di Cristo: Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino! Rispondendo ad esso possiamo meglio comprendere il significato e il fine della nostra vita.

Nella solennità della Santissima Trinità, durante l’Eucaristia, ho avuto l’occasione di rivolgere ai rappresentanti delle altre confessioni lì presenti, un’esortazione ad intraprendere, da parte di noi tutti, ancor più intensi sforzi a favore dell’unità dei cristiani. Lo Spirito Santo, l’artefice dell’unità ci conceda la sua forza per intraprendere concrete iniziative a favore della piena unità e del gioioso annuncio della verità rivelata in Cristo.

Prima di lasciare Berna ho potuto incontrare l’Associazione delle Ex Guardie Svizzere. E’ stata un’occasione particolare per ringraziare loro per il prezioso servizio che la Guardia Svizzera compie da cinque secoli a favore della Santa Sede.

Che questo pellegrinaggio sia un contributo affinché i giovani cattolici della Svizzera e del mondo scoprano la meravigliosa armonia tra la fede e la vita, realizzando degnamente la loro vocazione ricevuta da Dio.

Saluto cordialmente i Polacchi qui presenti. Nell’odierna catechesi sono tornato col pensiero alla mia recente visita pastorale in Svizzera. Ricordo con commozione l’entusiasmo dei giovani. E’ un buon auspicio per il futuro di quel Paese e della Chiesa. Ringrazio i miei connazionali incontrati in Svizzera per la loro solidarietà con il Papa. Ho augurato loro di rimanere fedeli a Dio, alla tradizione degli avi. A tutti i presenti: "Szczesc Boze" – Dio vi sia propizio.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli di Trecchina, accompagnati dal Vescovo emerito di Melfi, Monsignor Vincenzo Cozzi, e quelli della parrocchia di San Vincenzo Ferreri, in Scafati, come pure i militari del Reggimento di Supporto della Cecchignola.

Un saluto affettuoso indirizzo ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Carissimi, l’imminente festa del Corpus Domini ci invita ad approfondire la nostra fede nel Mistero eucaristico.

Cari giovani, l’Eucarestia sia il vostro cibo spirituale di ogni giorno; sia per voi, cari malati, il sostegno e il conforto nella sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a progredire sempre piu’ sulla via della santità coniugale.

In occasione della solenne festa del Corpus Domini, che celebreremo domani, invito i romani e i pellegrini a partecipare numerosi alla Santa Messa che avrà luogo a Piazza S. Giovanni in Laterano, e alla processione eucaristica che si concluderà a Santa Maria Maggiore.






Mercoledì, 16 giugno 2004: Salmo 45 : Dio rifugio e forza del suo popolo - Vespri venerdì 1a settimana

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(Lettura:
Ps 45,2-3 Ps 45,5-6 Ps 45,10-11)

1. Abbiamo ora ascoltato il primo dei sei inni a Sion che sono contenuti nel Salterio (cfr Ps 47 Ps 75 Ps 83 Ps 86 Ps 121). Il Salmo 45, come le altre composizioni analoghe, celebra la città santa di Gerusalemme, «la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo» (Ps 45,5), ma esprime soprattutto una fiducia incrollabile in Dio, che «è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce» (Ps 45,2; cfr Ps 45,8 Ps 45,12). Il Salmo evoca gli sconvolgimenti più tremendi per affermare con maggiore forza l’intervento vittorioso di Dio, che dà piena sicurezza. A causa della presenza di Dio in essa, Gerusalemme «non potrà vacillare; la soccorrerà Dio» (Ps 45,6).

Il pensiero corre all’oracolo del profeta Sofonia che si rivolge a Gerusalemme e le dice: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme… Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa» (So 3,14 So 3,17-18).

2. Il Salmo 45 è diviso in due grandi parti da una sorta di antifona, che echeggia nei versetti 8 e 12: «Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe». Il titolo «Signore degli eserciti» è tipico del culto ebraico nel tempio di Sion e, nonostante l’aspetto marziale, legato all’arca dell’alleanza, rimanda alla signoria di Dio sull’intero cosmo e sulla storia.

Questo titolo è, perciò, sorgente di fiducia, perché il mondo intero e tutte le sue vicende sono sotto il supremo governo del Signore. Questo Signore è, quindi, «con noi», come ancora dice quell’antifona, con un implicito riferimento all’Emmanuele, il «Dio-con-noi» (cfr Is 7,14 Mt 1,23).

3. La prima parte dell’inno (cfr Ps 45,2-7) è centrata sul simbolo dell’acqua e presenta un duplice significato contrastante. Da un lato, infatti, si scatenano le acque tempestose che nel linguaggio biblico sono simbolo delle devastazioni, del caos e del male. Esse fanno fremere le strutture dell’essere e dell’universo, simboleggiate nei monti, scossi dall’irrompere di una specie di diluvio distruttore (cfr Ps 45,3-4). D’altro lato, però, ecco le acque dissetanti di Sion, una città posata su aridi monti, ma che «un fiume e i suoi ruscelli» (Ps 45,5) allietano. Il Salmista - pur alludendo alle fonti di Gerusalemme com’è quella di Siloe (cfr Is 8,6-7) - scorge in essi un segno della vita che prospera nella città santa, della sua fecondità spirituale, della sua forza rigeneratrice.

Per questo, nonostante gli sconvolgimenti della storia che fanno fremere i popoli e scuotono i regni (cfr Ps 45,7), il fedele incontra in Sion la pace e la serenità derivanti dalla comunione con Dio.

4. La seconda parte del Salmo (cfr Ps 45,9-11) può così tratteggiare un mondo trasfigurato. Il Signore stesso dal suo trono in Sion interviene con estremo vigore contro le guerre e stabilisce la pace che tutti bramano. Quando si legge (Ps 45,10) del nostro inno: «Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi», il pensiero corre spontaneamente a Isaia.

Anche il profeta ha cantato la fine della corsa agli armamenti e la trasformazione degli strumenti bellici di morte in mezzi per lo sviluppo dei popoli: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Is 2,4).

5. La tradizione cristiana ha inneggiato con questo Salmo a Cristo «nostra pace» (cfr Ep 2,14) e nostro liberatore dal male attraverso la sua morte e risurrezione. È suggestivo il commento cristologico svolto da sant’Ambrogio attorno al v. 6 del Salmo 45, che descrive il «soccorso» offerto alla città dal Signore «prima del mattino». Il celebre Padre della Chiesa vi scorge un’allusione profetica alla risurrezione.

Infatti - spiega - «la risurrezione mattutina ci procura il sostentamento dell’aiuto celeste, essa che ha respinto la notte, ci ha riportato il giorno, come dice la Scrittura: "Svègliati ed alzati e sollevati dai morti! E risplenderà per te la luce di Cristo". Osserva il senso mistico! Al vespro si è compiuta la passione di Cristo… All’alba la resurrezione… Al vespro del mondo viene ucciso, quando la luce ormai muore, perché questo mondo giaceva tutto nelle tenebre e sarebbe stato immerso nell’orrore di tenebre ancor più nere, se non ci fosse giunto dal cielo Cristo, luce di eternità, a ricondurre l’età dell’innocenza al genere umano. Ha dunque sofferto il Signore Gesù e col suo sangue ha rimesso i nostri peccati, ha sfolgorato la luce di una più limpida coscienza ed è brillato il giorno di una grazia spirituale» (Commento a dodici , Saemo, VIII, Milano-Roma 1980, p. 213).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente voi pellegrini provenienti dalla Slovacchia.

In particolare il gruppo di handicappati di Bratislava e i membri della Società degli amici dei bambini nell’orfanotrofio – SORRISO COME DONO, che incoraggio a proseguire nell’impegno in favore dei bambini abbandonati.

Volentieri benedico tutti voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo su cui riflettiamo oggi costituisce un canto di fiducia in Dio. Il Salmista esprime la convinzione che Dio, sempre presente in mezzo al Suo popolo, sia il suo rifugio e la sua forza. Perciò invita alla fede in Dio e alla speranza, per non cedere al timore anche nei momenti del più grande pericolo.

Secondo il Salmista così come la presenza di Dio nel tempio di Gerusalemme dà la certezza che esso non vacillerà, così anche la Sua presenza in mezzo agli uomini, anzi, nei tempi dei loro cuori, è un pegno della pace e della persistenza del genere umano. Dio "farà cessare le guerre sino ai confini della terra" – leggiamo. L’efficacia della Sua opera dipende però dagli uomini. Ecco perché il Salmista cita il Divino invito che anche oggi è in modo particolare attuale: "Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra".

Saluto i pellegrini di lingua polacca. Un saluto particolare rivolgo ai rappresentanti delle Autorità territoriali e degli abitanti di Belchatów. Vi ringrazio per la vostra benevolenza, il segno della quale è il titolo che mi è stato attribuito di "cittadino onorario". La contraccambio nella preghiera, affidando a Dio tutti gli abitanti della vostra città.

Venerdì prossimo celebreremo la solennità del Sacro Cuore di Gesù. In questo giorno, affidando al Cuore Divino le famiglie polacche, preghiamo affinché siano vivi i focolai dell’amore. Chiediamo anche santi sacerdoti – formati "secondo il Sacro Cuore di Cristo". Dio vi benedica!

***


Rivolgo un cordiale benevenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i rappresentanti del Movimento dei Focolari; i sacerdoti della diocesi di Brescia e i militari dell’Esercito, provenienti da Sabaudia. Saluto inoltre i fedeli delle parrocchie Santa Maria Immacolata della Grazie in Bergamo, San Lorenzo in Orentano e San Michele in Solofra.

Il mio pensiero va poi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Dopodomani celebreremo la solennità del Sacro Cuore di Gesù. Questa festa richiama il mistero dell’Amore che Dio nutre per gli uomini di ogni tempo.

Cari giovani, vi invito a prepararvi, alla scuola del Cuore di Cristo, ad affrontare con fiducia gli impegni che vi attendono nel corso della vita. Ringrazio voi, cari ammalati, per l’aiuto spirituale che date al Popolo cristiano, accettando di compiere la volontà di Gesù Crocifisso, in feconda unione con il suo sacrificio salvifico. Auspico infine per voi, cari sposi novelli, la gioia vera che scaturisce dalla quotidiana fedeltà alla carità di Dio, di cui il vostro amore sponsale deve essere eloquente testimonianza.






Catechesi 79-2005 26504