Catechesi 79-2005 40804

Mercoledì, 4 agosto 2004

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1. Nel nostro itinerario attraverso i Salmi e i Cantici che costituiscono la Liturgia delle Ore ci incontriamo con il Cantico di Filippesi
Ph 2,6-11, che scandisce i Primi Vespri di tutte le quattro domeniche in cui si articola la Liturgia.

È la seconda volta che lo meditiamo, continuando a penetrarne la ricchezza teologica. In questi versetti, brilla la fede cristiana delle origini, centrata sulla figura di Gesù, riconosciuto e proclamato nostro fratello in umanità, ma anche Signore dell’universo. È, quindi, una vera e propria confessione di fede cristologica, che ben riflette il pensiero di san Paolo, ma che può anche echeggiare la voce della comunità giudeo-cristiana anteriore all’Apostolo.

2. Il Cantico muove dalla divinità, propria di Gesù Cristo. A lui, infatti, compete la «natura» e la condizione divina, la morphè - come si dice in greco - ossia la stessa realtà intima e trascendente di Dio (cfr Ps 15,6). Tuttavia egli non considera questa sua identità suprema e gloriosa come un privilegio orgoglioso da ostentare, un segno di potenza e di mera superiorità.

Il movimento dell’inno procede chiaramente verso il basso, cioè verso l’umanità. «Spogliandosi» e quasi «svuotandosi» di quella gloria, per assumere la morphè, ossia la realtà e la condizione del servo, il Verbo entra per questa via nell’orizzonte della storia umana. Anzi, egli diventa simile agli esseri umani (cfr Ps 15,7) e giunge fino ad assumere quel segno del limite e della finitudine che è la morte. È, questa, un’umiliazione estrema, perché la morte accettata è quella di croce, considerata la più infame nella società di allora (cfr Ps 15,8).

3. Cristo sceglie di abbassarsi dalla gloria alla morte di croce: è questo il primo movimento del Cantico, sul quale avremo occasione di ritornare per svelarne altre sfumature.

Il secondo movimento procede in senso inverso: dal basso si ascende verso l’alto, dall’umiliazione si sale verso l’esaltazione. Ora è il Padre che glorifica il Figlio strappandolo dalla morte e intronizzandolo come Signore dell’universo (cfr Ps 15,9). Anche san Pietro nel discorso di Pentecoste dichiara che «Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (Ac 2,36). La Pasqua è, dunque, l’epifania solenne della divinità di Cristo, prima velata dalla condizione di servo e di uomo mortale.

4. Davanti alla figura grandiosa di Cristo glorificato e intronizzato tutti si prostrano in adorazione. Non solo dall’intero orizzonte della storia umana, ma anche dai cieli e dagli inferi (cfr Ph 2,10) si leva una possente professione di fede «Gesù Cristo è il Signore» (Ph 2,11). «Quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti» (He 2,9).

Concludiamo questa nostra breve analisi del Cantico di Filippesi, sul quale dovremo ritornare, lasciando la parola a sant’Agostino che, nel suo Commento al Vangelo di san Giovanni, rimanda all’inno paolino per celebrare il potere vivificante di Cristo che opera la nostra risurrezione, strappandoci dal nostro limite mortale.

5. Ecco le parole del grande Padre della Chiesa: «Cristo, "di natura divina, non tenne per sé gelosamente l’essere pari a Dio". Che sarebbe stato di noi, quaggiù nell’abisso, deboli e attaccati alla terra e perciò nell’impossibilità di raggiungere Dio? Potevamo essere abbandonati a noi stessi? No assolutamente. Egli "annientò se stesso prendendo la forma di servo"; senza, però, abbandonare la forma di Dio. Si fece dunque uomo colui che era Dio, assumendo ciò che non era senza perdere ciò che era; così Dio si fece uomo. Da una parte qui trovi il soccorso alla tua debolezza, dall’altra qui trovi quanto ti occorre per raggiungere la perfezione. Ti sollevi Cristo in virtù della sua umanità, ti guidi in virtù della sua umana divinità, ti conduca alla sua divinità. Tutta la predicazione cristiana, o fratelli, e l’economia della salvezza incentrata nel Cristo, si riassumono in questo e non in altro: nella risurrezione delle anime e nella risurrezione dei corpi. Ambedue erano morti: il corpo a causa della debolezza, l’anima a causa dell’iniquità; ambedue erano morti ed era necessario che ambedue, l’anima e il corpo, risorgessero. In virtù di chi risorge l’anima, se non in virtù di Cristo Dio? In virtù di chi risorge il corpo, se non in virtù di Cristo uomo?… Risorga la tua anima dall’iniquità in virtù della sua divinità e risorga il tuo corpo dalla corruzione in virtù della sua umanità» (Commento al Vangelo di san Giovanni, 23,6, Roma 1968, p. 541).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Budapest e Törökszentmiklós, specialmente gli studenti del Liceo "Patrona Hungariae" di Budapest.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Rivolgo un cordiale saluto a tutti i polacchi. Tra i presenti saluto in particolare i partecipanti al V Pellegrinaggio Nazionale in Bicicletta della diocesi di Rzeszów. Do il benvenuto anche ai ciclisti dell’"Eurotur" del Club Sportivo di Lublino. Viaggiando lungo gli itinerari delle vacanze aprite i vostri occhi alla bellezza del mondo circostante e del prossimo. Ricchi di queste esperienze seguite con perseveranza Cristo, difendendo sempre i valori che danno senso alla vita umana. Benedico di cuore tutti. Dio vi sia propizio!
***


Porgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Oblate apostoliche, fondate da Mons. Guglielmo Giaquinta, che prendono parte all’Assemblea Generale del loro Istituto, e i fedeli di Biancavilla che ricordano il quarto centenario di inaugurazione della loro chiesa parrocchiale. Tutti invito a testimoniare con rinnovato slancio il Vangelo della carità.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Carissimi, la liturgia ricorda oggi un sacerdote molto amato dai suoi contemporanei: San Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d'Ars.

Il suo esempio e la sua intercessione siano di stimolo a voi, cari giovani, perché possiate corrispondere generosamente agli inviti della grazia; aiutino voi, cari ammalati, a comprendere sempre meglio il valore della sofferenza accettata per amore del Signore; facciano apprezzare a voi, cari sposi novelli, la virtù dell'umiltà che è fondamento dell'armonia familiare.




Mercoledì, 11 agosto 2004

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sabato e domenica prossimi compirò un pellegrinaggio apostolico al Santuario mariano di Lourdes. In quel luogo benedetto avrò la gioia di celebrare la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo.

Motivo del pellegrinaggio è il centocinquantesimo anniversario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria, compiuta dal Beato Papa Pio IX l’8 dicembre 1854. Quattro anni dopo, la Vergine apparve a santa Bernadette, nella grotta di Massabielle, presentandosi proprio come "l’Immacolata Concezione". Considero pertanto un dono speciale della Provvidenza la possibilità di ritornare a Lourdes nel segno di questa luminosa verità di fede.

Con un unico atto di lode a Dio e alla Vergine, abbraccerò i due grandi misteri mariani: l’Immacolata Concezione e l’Assunzione al Cielo in corpo e anima. Essi, in effetti, costituiscono l’inizio e la conclusione della vita terrena di Maria, congiunti nell’eterno presente di Dio, che l’ha chiamata a partecipare in modo singolarissimo all’evento salvifico della Redenzione compiuta dal Signore Gesù Cristo.

2. I momenti pubblici del pellegrinaggio saranno tre: nel pomeriggio di sabato, la recita del santo Rosario; alla sera, la tradizionale processione aux flambeaux; infine, domenica mattina, la solenne Celebrazione eucaristica. Inoltre, giungendo al Santuario e prima di lasciarlo, avrò modo di sostare in preghiera silenziosa dinanzi alla Grotta. In ogni circostanza porterò, nel mio cuore, i ringraziamenti e le suppliche di tutta la Chiesa e, direi, del mondo intero, che solo in Dio può trovare pace e salvezza.

Qual è, infatti, il messaggio che il Signore ha voluto rivolgere all’umanità mediante la Vergine di Lourdes? In sintesi, esso si può riassumere in una celebre espressione della Sacra Scrittura: Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr
Ez 33,11). Rivolgendosi alla giovane Bernadette, Maria volle ricordare questo fondamentale messaggio evangelico: la preghiera e la penitenza sono la via attraverso la quale la vittoria di Cristo può affermarsi in ogni singola persona e nella società.

3. Ma per cambiare la propria condotta, bisogna ascoltare la voce della coscienza, là dove Dio ha posto il senso del bene e del male. L’uomo moderno, purtroppo, mostra a volte di avere in qualche modo smarrito il senso del peccato. E’ necessario implorare per lui un risveglio interiore, che gli consenta di riscoprire appieno la santità della legge di Dio e gli impegni morali che ne derivano.

Con queste intenzioni nell’animo, mi accingo a partire verso il Santuario della Vergine Maria a Lourdes. Chiedo a tutti di accompagnarmi spiritualmente, affinché il pellegrinaggio del Successore di Pietro sia ricco di frutti per l’intero Popolo di Dio.

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i Membri del Gruppo Musicale Folcloristico «Turopolje» di Velika Gorica.

Carissimi, mentre formulo voti affinché sappiate intessere nella cultura i valori cristiani, conservandoli e promuovendoli in pari tempo nella vita quotidiana, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi.

Domenica la Chiesa celebrerà l’Assunzione della Beata Vergine Maria. Sulle orme di Santo Stefano rinnovate l’affidamento della nazione a Maria.

Con la Benedizione Apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua bielorussa:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli bielorussi, in particolare agli animatori dell’Oratorio San Giovanni Bosco di Bobrujsk, qui convenuti con le Suore salesiane. Assicuro per voi e per i vostri connazionali la mia fervida preghiera. Di cuore tutti vi benedico!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto tutti i miei connazionali. Domenica prossima celebreremo la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. A Dio piacendo in quel giorno sarò a Lourdes. Desidero in questo modo rendere omaggio a Colei che da centocinquanta anni veneriamo come l’Immacolata. Affido questo viaggio alla vostra preghiera. Dio vi benedica!

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto voi, cari fedeli di Bergamo, qui convenuti con il vostro Vescovo, in occasione del Centenario dell’Ordinazione Sacerdotale del Beato Giovanni XXIII. Nel ricordare ancora una volta il fecondo ministero di questo mio venerato Predecessore, illustre figlio della terra bergamasca, auspico che i suoi insegnamenti continuino a suscitare, specialmente nei suoi conterranei, rinnovati propositi di testimonianza evangelica.

Il mio cordiale pensiero si rivolge ora ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.Celebriamo oggi la memoria di Santa Chiara d'Assisi, luminoso modello di giovane, che ha saputo vivere con coraggio la sua totale adesione a Cristo. Carissimi, imitate il suo esempio, perché come lei siate pronti a rispondere fedelmente alla chiamata del Signore.




Mercoledì, 18 agosto 2004: Salmo 109, 1 - 5,7: Il Messia, re e sacerdote - Secondi Vespri Domenica 2a settimana

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(
Ps 109,1 Ps 109,3-4)

1. Sulla scia di un’antica tradizione il Salmo 109, che ora è stato proclamato, costituisce la componente primaria dei Vespri domenicali. Esso viene riproposto in tutte le quattro settimane in cui si articola la Liturgia delle Ore. La sua brevità, ulteriormente accentuata dall’esclusione nell’uso liturgico cristiano del v. 6 di taglio imprecatorio, non significa assenza di difficoltà esegetiche e interpretative. Il testo si presenta come un Salmo regale, legato alla dinastia davidica, e probabilmente rimanda al rito di intronizzazione del sovrano. Tuttavia la tradizione giudaica e cristiana ha visto nel re consacrato il profilo del Consacrato per eccellenza, il Messia, il Cristo.

Appunto in questa luce il Salmo diventa un canto luminoso innalzato dalla Liturgia cristiana al Risorto nel giorno festivo, memoria della Pasqua del Signore.

2. Due sono le parti del Salmo 109, entrambe caratterizzate dalla presenza di un oracolo divino. Il primo oracolo (cfr Ps 109,1-3) è quello indirizzato al sovrano nel giorno del suo insediamento solenne «alla destra» di Dio, ossia accanto all’Arca dell’Alleanza nel tempio di Gerusalemme. La memoria della «generazione» divina del re faceva parte del protocollo ufficiale della sua incoronazione e assumeva per Israele un valore simbolico di investitura e di tutela, essendo il re il luogotenente di Dio nella difesa della giustizia (cfr Ps 109,3).

Naturalmente nella rilettura cristiana quella «generazione» diventa reale e presenta Gesù Cristo come vero Figlio di Dio. Così era accaduto nella ripresa cristiana di un altro celebre Salmo regale-messianico, il secondo del Salterio, ove si legge questo oracolo divino: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» (Ps 2,7).

3. Il secondo oracolo del Salmo 109 ha, invece, un contenuto sacerdotale (cfr Ps 109,4). Il re anticamente svolgeva anche funzioni cultuali, non secondo la linea del sacerdozio levitico, ma secondo un’altra connessione: quella del sacerdozio di Melchisedek, il sovrano-sacerdote di Salem, la Gerusalemme preisraelitica (cfr Gn 14,17-20).

Nella prospettiva cristiana il Messia diventa il modello di un sacerdozio perfetto e supremo. Sarà la Lettera agli Ebrei nella sua parte centrale a esaltare questo ministero sacerdotale «alla maniera di Melchisedek» (Gn 5,10), vedendolo incarnato in pienezza nella persona di Cristo.

4. Il primo oracolo viene assunto a più riprese nel Nuovo Testamento per celebrare la messianicità di Gesù (cfr Mt 22,44 Mt 26,64 Ac 2,34-35 1Co 15,25-27 He 1,13). Lo stesso Cristo di fronte al sommo sacerdote, e al Sinedrio ebraico, rimanderà esplicitamente al nostro Salmo proclamando che sarà ormai «seduto alla destra della Potenza» divina, proprio come è detto nel( Salmo Ps 109,1) (Mc 14,62 cfr Mc 12,36-37).

Ritorneremo su questo Salmo nel nostro itinerario all’interno dei testi della Liturgia delle Ore. Noi adesso vorremmo, a conclusione della nostra breve presentazione di questo inno messianico, ribadirne la lettura cristologica.

5. Lo facciamo con una sintesi offerta da sant’Agostino. Egli, nell’Esposizione sul Salmo 109, tenuta nella Quaresima dell’anno 412, delineava il Salmo come vera e propria profezia delle promesse divine nei confronti di Cristo. Diceva il celebre Padre della Chiesa: «Era necessario conoscere l’unico Figlio di Dio, che stava per venire tra gli uomini, per assumere l’uomo e per divenire uomo attraverso la natura assunta: egli sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre ed avrebbe adempiuto tra le genti quanto aveva promesso… Tutto questo, dunque, doveva essere profetizzato, doveva essere preannunciato, doveva essere segnalato come destinato a venire, perché, sopravvenendo improvviso, non facesse spavento, ma fosse piuttosto accettato con fede ed atteso. Nell’ambito di queste promesse rientra codesto Salmo, il quale profetizza, in termini tanto sicuri ed espliciti, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che noi non possiamo minimamente dubitare che in esso sia annunciato il Cristo» (Esposizioni sui Salmi, III, Roma 1976, PP 951 953).

6. Rivolgiamo ora la nostra invocazione al Padre di Gesù Cristo, unico re e sacerdote perfetto ed eterno, perché faccia di noi un popolo di sacerdoti e di profeti di pace e di amore, un popolo che canti Cristo re e sacerdote immolatosi per riconciliare in sé, in un solo corpo, tutta l’umanità, creando l’uomo nuovo (cfr Ep 2,15-16).



Traduzione italiana del saluto in lingua francese:

Cari Fratelli e Sorelle,

Desidero, questa mattina, rendere grazie a Dio che, nella sua benevolenza, mi ha concesso di recarmi in pellegrinaggio a Lourdes. Ringrazio la Vergine benedetta per l'atmosfera di profondo raccoglimento e di intensa preghiera di questo incontro, ricordando con emozione la grande moltitudine dei pellegrini e, tra loro, in primo luogo dei malati, venuti a cercare presso Nostra Signora consolazione e speranza. Possano anche i giovani presenti serbare il ricordo di questo pellegrinaggio e attingervi la forza per diventare uomini e donne liberi in Cristo!

Ringrazio Monsignor Jacques Perrier, Vescovo di Tarbes et Lourdes, per la sua cordiale accoglienza, e con lui tutti i Vescovi presenti, come pure tutte le persone che hanno contribuito al buon esito del mio viaggio. La mia gratitudine è rivolta anche al Signor Presidente della Repubblica e a tutte le Autorità francesi per la loro accoglienza e la loro disponibilità.

Che la Vergine Maria, l'Immacolata Concezione, vegli su ciascuno di voi, e che accompagni e guidi il vostro cammino verso l'incontro con il Figlio suo!

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Mútne.

Cari fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma rappresenti per ciascuno di voi il rinnovamento della fede cristiana.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto tutti i miei connazionali. Vi ringrazio per avermi sostenuto con la preghiera durante il mio pellegrinaggio a Lourdes. Dal primo giorno del pontificato ve l’ho chiesto e so che sempre posso contarci. Alla protezione della Madre Santissima affido voi, i vostri cari e tutta la patria. Dio vi benedica!

***


Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i seminaristi del Seminario Minore di Verona e i giovani scout della parrocchia di Santa Caterina in Betlemme, ospiti della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.

Estendo il mio saluto a tutti giovani presenti, come pure ai malati e agli sposi novelli. Carissimi, la luce di Cristo, che abbiamo contemplato riflessa in Maria Santissima Assunta in Cielo, illumini sempre la vostra vita e vi renda autentici testimoni del suo Vangelo.




Mercoledì, 25 agosto 2004: Celebrazione della Parola per la venerazione e la consegna dell’Icona della Madre di Dio di Kazan’

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Omelia


Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Come ho annunciato domenica scorsa, il nostro tradizionale incontro settimanale assume quest’oggi una fisionomia particolare. Ci ritroviamo infatti raccolti in preghiera attorno alla venerata Icona della Madre di Dio di Kazan’, che sta per intraprendere il viaggio di ritorno verso la Russia da cui è partita un giorno lontano.

Dopo aver attraversato diversi Paesi ed aver sostato per lungo tempo presso il Santuario di Fatima, in Portogallo, più di dieci anni fa è giunta provvidenzialmente nella casa del Papa. Da allora ha trovato posto presso di me ed ha accompagnato con sguardo materno il mio quotidiano servizio alla Chiesa.

Quante volte, da quel giorno, ho invocato la Madre di Dio di Kazan’, chiedendole di proteggere e guidare il popolo russo che le è devoto, e di affrettare il momento in cui tutti i discepoli del suo Figlio, riconoscendosi fratelli, sapranno ricomporre in pienezza l’unità compromessa.

2. Fin dall’inizio, ho desiderato che questa santa Icona facesse ritorno sul suolo della Russia, dove – secondo attendibili testimonianze storiche – è stata per lunghissimi anni oggetto di profonda venerazione da parte di intere generazioni di fedeli. Intorno all’Icona della Madre di Dio di Kazan’ si è sviluppata la storia di quel grande popolo.

La Russia è una nazione da tanti secoli cristiana, è la Santa Rus’. Anche quando forze avverse si accanirono contro la Chiesa e tentarono di cancellare dalla vita degli uomini il nome santo di Dio, quel popolo rimase profondamente cristiano, testimoniando in tanti casi con il sangue la propria fedeltà al Vangelo e ai valori che esso ispira.

È perciò con particolare emozione che rendo grazie con voi alla Divina Provvidenza, che mi concede oggi di inviare al venerato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie il dono di questa santa Icona.

3. Dica, questa antica immagine della Madre del Signore, a Sua Santità Alessio II e al venerando Sinodo della Chiesa Ortodossa russa l’affetto del Successore di Pietro per loro e per tutti i fedeli loro affidati. Dica la sua stima per la grande tradizione spirituale di cui la Santa Chiesa russa è custode. Dica il desiderio e il fermo proposito del Papa di Roma di progredire insieme con loro nel cammino di reciproca conoscenza e riconciliazione, per affrettare il giorno di quella unità piena dei credenti per la quale il Signore Gesù ha ardentemente pregato (cfr
Jn 17,20-22).

Carissimi Fratelli e Sorelle, unitevi a me nell’invocare l’intercessione della Beata Vergine Maria, mentre consegno la sua Icona alla Delegazione che, a nome mio, la recherà a Mosca.


Preghiera del Santo Padre



Traduzione in lingua italiana

Gloriosa Madre di Gesù, che «procedi davanti al popolo di Dio sulle vie della fede, dell’amore e dell’unione con Cristo» (cfr Lumen gentium LG 63), sii benedetta! Ti chiamano beata tutte le generazioni, perché «grandi cose ha fatto in Te l’Onnipotente e Santo è il suo nome» (cfr Lc 1,48-49).

Sii benedetta ed onorata, o Madre, nella tua Icona di Kazan’, in cui da secoli sei circondata dalla venerazione e dall’amore dei fedeli ortodossi, essendo diventata protettrice e testimone delle particolari opere di Dio nella storia del popolo russo, a noi tutti molto caro.

La Provvidenza divina, che ha la forza di vincere il male e di trarre il bene perfino dalle cattive opere degli uomini, ha fatto sì che la tua santa Icona, scomparsa in tempi lontani, ricomparisse nel santuario di Fatima, in Portogallo. Successivamente, per volontà di persone a Te devote, essa è stata accolta nella casa del Successore di Pietro.

Madre del Popolo ortodosso, la presenza in Roma della tua santa Immagine di Kazan’ ci parla di una unità profonda tra l’Oriente e l’Occidente, che perdura nel tempo malgrado le divisioni storiche e gli errori degli uomini. Eleviamo ora a Te con speciale intensità la nostra preghiera, o Vergine, mentre ci accomiatiamo da questa tua suggestiva Immagine. Con il cuore Ti accompagneremo lungo il cammino che Ti ricondurrà verso la santa Russia. Accogli la lode e l’onore che Ti rende il popolo di Dio che è in Roma.

O benedetta tra tutte le donne, venerando la tua Icona in questa Città segnata dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo, il Vescovo di Roma si unisce spiritualmente al suo Fratello nel ministero episcopale, che presiede quale Patriarca alla Chiesa ortodossa russa. E Ti chiede, Madre Santa, di intercedere affinché si affretti il tempo della piena unità tra l’Oriente e l’Occidente, della piena comunione tra tutti i cristiani.

O Vergine gloriosa e benedetta, Signora, Avvocata e Consolatrice nostra, riconciliaci con il tuo Figlio, raccomandaci al tuo Figlio, presentaci al tuo Figlio! Amen.




Mercoledì, 1° settembre 2004: Salmo 113 B: Lode al vero Dio - Secondi Vespri domenica 2a settimana

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(
Ps 113,1 Ps 113,3 Ps 113,9 Ps 113,11-13)

1. Il Dio vivente e l’idolo inerte si scontrano nel Salmo 113B, ora ascoltato, che fa parte della serie dei Salmi dei Vespri. L’antica traduzione greca della Bibbia detta dei Settanta, seguita dalla versione latina dell’antica Liturgia cristiana, ha unito questo Salmo in onore del vero Signore a quello precedente. Ne è risultata un’unica composizione che è, però, nettamente scandita in due testi distinti (cfr Sal 113A e 113B).

Dopo un’iniziale parola rivolta al Signore per attestarne la gloria, il popolo eletto presenta il suo Dio come il Creatore onnipotente: «Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole» (Sal 113B,3). «Fedeltà e grazia» sono le tipiche virtù del Dio dell’alleanza in rapporto al popolo da lui scelto, Israele (cfr Ps 113,1). Così, cosmo e storia sono sotto la sua sovranità, che è potenza di amore e di salvezza.

2. Al Dio vero adorato da Israele, vengono subito contrapposti «gli idoli delle genti» (Ps 113,4). L’idolatria è una tentazione di tutta l’umanità in ogni terra e in ogni tempo. L’idolo è una cosa inanimata, nata dalle mani dell’uomo, fredda statua, priva di vita. Il Salmista la tratteggia ironicamente nei suoi sette membri del tutto inutili: bocca muta, occhi ciechi, orecchi sordi, narici insensibili agli odori, mani inerti, piedi paralizzati, gola senza emissione di suoni (cfr Ps 113,5-7).

Dopo questa spietata critica degli idoli, il salmista esprime un augurio sarcastico: «Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida» (Ps 113,8). È un augurio espresso in una forma sicuramente efficace per produrre un effetto di radicale dissuasione nei confronti dell’idolatria. Chi adora gli idoli della ricchezza, del potere, del successo perde la sua dignità di persona umana. Diceva il profeta Isaia: «I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna» (Is 44,9).

3. Al contrario, i fedeli del Signore sanno di avere nel Dio vivente il «loro aiuto» e il «loro scudo» (cfr Ps 113,9-13). Essi sono presentati secondo una triplice categoria. Si ha innanzitutto «la casa di Israele», ossia tutto il popolo, la comunità che si riunisce nel tempio a pregare. Là c’è anche la «casa di Aronne» che rimanda ai sacerdoti, custodi e annunciatori della Parola divina, chiamati a presiedere il culto. Infine, si evocano coloro che temono il Signore, cioè i fedeli autentici e costanti, che nel giudaismo successivo all’esilio babilonese e più tardi denotano anche quei pagani che si avvicinavano alla comunità e alla fede di Israele con cuore sincero e con una ricerca genuina. Tale sarà, ad esempio, il centurione romano Cornelio (cfr Ac 10,1-2 Ac 10,22), convertito poi da san Pietro al cristianesimo.

Su queste tre categorie di veri credenti scende la benedizione divina (cfr Ps 113,12-15). Essa, secondo la concezione biblica, è sorgente di fecondità: «Vi renda fecondi il Signore, voi e i vostri figli» (Ps 113,14). Infine i fedeli, gioiosi per il dono della vita ricevuto dal Dio vivo e creatore, intonano un breve inno di lode, rispondendo alla benedizione efficace di Dio con la loro benedizione grata e fiduciosa (cfr Ps 113,16-18).

4. In modo molto vivace e suggestivo un Padre della Chiesa d’Oriente, san Gregorio di Nissa (IV secolo), nella quinta Omelia sul Cantico dei cantici si richiama al nostro Salmo per descrivere il passaggio dell’umanità dal «gelo dell’idolatria» alla primavera della salvezza. Infatti, ricorda san Gregorio, la natura umana si era come trasformata essa stessa «negli esseri immobili» e senza vita «che furono fatti oggetto di culto», come appunto sta scritto: «Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida». «Ed era logico che avvenisse così. Come, infatti, quelli che guardano il vero Dio ricevono in sé le peculiarità della natura divina, così colui che si rivolge alla vanità degli idoli si trasformò ad essere conforme a quello che guardava e divenne pietra, da uomo che era. Poiché, dunque, la natura umana, divenuta pietra a causa dell’idolatria, fu immobile nei confronti del meglio, rappresa nel gelo del culto degli idoli, per questo motivo sorge su questo tremendo inverno il Sole della giustizia e fa la primavera del soffio del mezzogiorno, che scioglie siffatto gelo, e riscalda, col sorgere dei raggi di quel sole, tutto quanto è al di sotto; e così l’uomo, che era stato fatto pietra a opera del ghiaccio, riscaldato dallo Spirito e intepidito dal raggio del Logos, ritornò ad essere acqua che sprizzava per la vita eterna» (Omelie sul Cantico dei cantici, Roma 1988, PP 133-134).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto i professori e gli studenti del Liceo Classico Arcidiocesano «Don Frane Bulic» di Split e del Liceo Classico Francescano di Sinj.

Carissimi, formulando voti che il nuovo anno scolastico sia per voi il tempo di un’ulteriore crescita e maturazione intellettuale e spirituale, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto agli impiegati dei Musei della Moravia e a tutti i pellegrini della Repubblica Ceca.

Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini rumeni, in particolare ai rappresentanti del Patriarcato Ortodosso di Romania.

Carissimi, mentre assicuro per voi e per i vostri connazionali un ricordo nella preghiera, invoco su ciascuno la mia benedizione.


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i miei connazionali. Oggi ricorre il 65° anniversario dell’invasione nazista in Polonia e dell’inizio della II guerra mondiale. In questa occasione invio un particolare saluto a tutti i difensori viventi della nostra patria; mentre affido alla misericordia di Dio i caduti in guerra. A tutti i polacchi auguro, che mai più debbano vivere il dramma della guerra. Il buon Dio doni al mondo la grazia della Pace!

Sia lodato Gesù Cristo!
***


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi care Missionarie della Scuola, che ricordate l’ottantesimo anniversario di fondazione della vostra Unione. Vi esorto a lasciarvi sempre illuminare da Cristo; potrete così continuare a rendere ovunque testimonianza della sua presenza salvifica.

Saluto voi, cari fedeli della diocesi di Mantova, accompagnati dal vostro Pastore, Mons. Egidio Caporello. In questo anno giubilare della vostra diocesi, cresca in ciascuno di voi l’adesione a Cristo, che è sicura fonte di vitalità apostolica.

Saluto inoltre voi, cari pellegrini di Fabro, qui convenuti con il vostro Vescovo Mons. Giovanni Scanavino: tutti e ciascuno affido alla materna protezione di Maria, venerata nel vostro Santuario con il titolo di Madonna delle Grazie.

Infine, saluto i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Carissimi, dopo il periodo delle vacanze, vi auguro di riprendere le consuete attività con la consapevolezza di compiere sempre la volontà di Dio, sorgente della nostra pace.


***


APPELLO DEL SANTO PADRE


Con grande dolore e preoccupazione ho appreso le nuove gravi notizie riguardanti gli attentati terroristici in Israele e in Russia, dove hanno trovato la morte numerose persone, vittime indifese ed innocenti.

Anche nel tormentato Iraq non si spezza la catena di cieca violenza che impedisce un pronto ritorno al convivere civile. Alla esecrazione per la barbara esecuzione dei 12 cittadini nepalesi si accompagna la trepidazione per la sorte dei due giornalisti francesi ancora ostaggi dei loro rapitori.

Rivolgo un pressante appello affinché cessi ovunque il ricorso alla violenza, sempre indegna di ogni buona causa, e perché i due giornalisti francesi siano trattati con umanità e restituiti incolumi, quanto prima, ai loro cari.

Ricorre oggi, l° settembre, l’anniversario dell’invasione della Polonia e dell’inizio della seconda guerra mondiale, che seminò di lutti l’Europa e altri continenti. Ripensando a quei giorni, in questo momento di gravi e diffuse tensioni, invochiamo da Dio, Padre di tutti gli uomini, il dono prezioso della pace.







Catechesi 79-2005 40804