Catechesi 79-2005 8904

Mercoledì, 8 settembre 2004: Festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria

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1. La liturgia ricorda oggi la Natività della Beata Vergine Maria. Questa festa, molto sentita dalla pietà popolare, ci porta ad ammirare in Maria Bambina l’aurora purissima della Redenzione. Contempliamo una bambina come tutte le altre, e al tempo stesso l’unica, la "benedetta tra le donne" (
Lc 1,42). Maria è l’immacolata "figlia di Sion", destinata a diventare la Madre del Messia.

2. Guardando a Maria Bambina, come non pensare ai tanti piccoli inermi di Beslan, in Ossezia, vittime di un barbaro sequestro e tragicamente trucidati? Si trovavano all’interno di una scuola, luogo in cui si apprendono i valori che danno senso alla storia, alla cultura e alla civiltà dei popoli: il rispetto reciproco, la solidarietà, la giustizia e la pace. Tra quelle mura essi hanno invece sperimentato l’oltraggio, l’odio e la morte, nefaste conseguenze di un crudele fanatismo e di un insano disprezzo della persona umana.

Lo sguardo, in questo momento, si allarga a tutti i bimbi innocenti che, in ogni parte della terra, sono vittime della violenza degli adulti. Bambini costretti ad impugnare le armi ed educati ad odiare ed uccidere; bambini indotti a mendicare nelle strade, sfruttati per facili guadagni; bambini maltrattati e umiliati dalla prepotenza e dai soprusi dei grandi; bambini abbandonati a se stessi, privati del calore della famiglia e di una prospettiva di futuro; bambini che muoiono di fame, bambini uccisi nei tanti conflitti in varie regioni del mondo.

3. E’ un alto grido di dolore dell’infanzia offesa nella sua dignità. Esso non può, non deve lasciare indifferente nessuno. Carissimi Fratelli e Sorelle, davanti alla culla di Maria Bambina prendiamo rinnovata coscienza del dovere che tutti abbiamo di tutelare e difendere queste fragili creature e di costruire per loro un futuro di pace. Preghiamo insieme perché siano create per loro le condizioni di un’esistenza serena e sicura.



PREGHIERA PER LA GIUSTIZIA, PER LA PACE E LA SOLIDARIETÀ NEL MONDO


Fratelli e Sorelle, accogliendo l’invito del Santo Padre, eleviamo a Dio la nostra preghiera. Diciamo insieme: Ascoltaci, o Signore!


1. Per i bambini di Beslan, strappati alla vita con efferata violenza mentre si apprestavano ad iniziare l'anno scolastico, e per i loro genitori, parenti ed amici con essi trucidati: perché Dio nella sua misericordia spalanchi loro le porte della sua casa, preghiamo.
Rit. Ascoltaci, o Signore!

2. Per i feriti, per le famiglie delle vittime e per tutti i componenti della comunità di Beslan, che con cuore straziato piangono la morte dei loro cari: perché, sorretti dalla luce della fede e confortati dalla solidarietà di tante persone nel mondo, sappiano perdonare quanti hanno fatto loro del male, preghiamo.
Rit. Ascoltaci, o Signore!

3. Per tutti i bambini che, in tante parti della terra, soffrono e muoiono a causa della violenza e delle sopraffazioni degli adulti: perché il Signore faccia loro sentire il conforto del suo amore e pieghi la durezza di cuore di chi è causa dei loro patimenti, preghiamo.
Rit. Ascoltaci, o Signore!

4. Per le tante persone rapite nella tormentata terra dell’Irak e, in particolare, per le due giovani volontarie italiane, sequestrate ieri a Baghdad: perché siano tutte trattate con rispetto e restituite presto incolumi all’affetto dei loro cari, preghiamo.
Rit. Ascoltaci, o Signore!

5. Per la giustizia e la pace nel mondo: perché il Signore illumini le menti di quanti sono soggiogati dalla funesta suggestione della violenza ed apra i cuori di tutti al dialogo e alla riconciliazione, per costruire un futuro di speranza e di pace, preghiamo.
Rit. Ascoltaci, o Signore!

[Santo Padre]
Dio, nostro Padre, Tu hai creato gli uomini perché vivano in comunione tra loro. Facci comprendere che ogni fanciullo è ricchezza dell'umanità, e che la violenza sugli altri è un vicolo cieco che non ha sbocco sul futuro. Te lo chiediamo per intercessione della Vergine Madre di Gesù Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Saluti:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini slovacchi.
Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre invoco ben volentieri su di voi e sulle vostre famiglie la continua assistenza divina, cordialmente vi imparto una speciale Benedizione, che estendo all’intero popolo slovacco.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Rivolgo cordiali parole di benvenuto a tutti i pellegrini croati qui presenti. A ciascuno di essi e alle loro famiglie volentieri imparto la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un saluto cordiale ai fedeli ungheresi, specialmente al gruppo della Parrocchia di Ózd.
Di cuore imparto a voi la Benedizione Apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Cade oggi la festa della Natività della Beata Vergine Maria. Rendendo gloria all’immacolata Madre del Figlio di Dio nella sua figura di Bambina, non possiamo non ricordare le recenti vittime del terrorismo in Ossezia e tutti i bambini che nei diversi angoli del mondo soffrono a causa della violenza degli adulti. Non cessiamo di pregare, affinché ogni bambino sia accolto con rispetto ed amore. Preghiamo per la pace nel mondo.

***


Rivolgo il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Con particolare affetto, saluto voi, cari Seminaristi di Trento, e vi esorto a lasciarvi sempre illuminare da Cristo, sorgente della nostra gioia.

Saluto voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli.
La celeste Madre di Dio che oggi ricordiamo Bambina, vi sostenga sempre sul cammino d’una più perfetta adesione a Cristo e al suo Vangelo.






Mercoledì, 15 settembre 2004: Cantico cfr Ap 19,1-7: Le nozze dell’Agnello - Secondi Vespri Domenica 2a settimana

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(Lettura: cfr
Ap 19,1-7)

1. Il libro dell’Apocalisse è costellato di Cantici che vengono innalzati a Dio, Signore dell’universo e della storia. Ora ne abbiamo ascoltato uno che incontriamo costantemente in ognuna delle quattro settimane in cui si articola la Liturgia dei Vespri.

Questo inno è scandito dall’«alleluia», parola di origine ebraica che significa «lodate il Signore» e che curiosamente nel Nuovo Testamento ricorre solo in questo passo dell’Apocalisse, dove viene ripetuta cinque volte. La Liturgia seleziona dal testo del capitolo 19 soltanto alcuni versetti. Nella cornice narrativa del brano, essi sono intonati nel cielo da una «folla immensa»: è come un coro possente che si leva da tutti gli eletti i quali celebrano il Signore nella gioia e nella festa (cfr Ap 19,1).

2. La Chiesa, sulla terra, armonizza perciò il suo canto di lode con quello dei giusti che già contemplano la gloria di Dio. Si stabilisce così un canale di comunicazione tra storia ed eternità: esso ha il suo punto di partenza nella liturgia terrena della comunità ecclesiale e ha il suo traguardo in quella celeste, dove sono già approdati i nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel cammino della fede.

In questa comunione di lode si celebrano sostanzialmente tre temi. Innanzitutto, le grandi proprietà di Dio, la sua «salvezza, gloria e potenza» (Ap 19,1; cfr Ap 19,7), ossia la trascendenza e l’onnipotenza salvifica. La preghiera è contemplazione della gloria divina, del mistero ineffabile, dell’oceano di luce e di amore che è Dio.

In secondo luogo, il Cantico esalta il «regno» del Signore, cioè il progetto divino di redenzione nei confronti del genere umano. Riprendendo un tema caro ai cosiddetti Salmi del Regno di Dio (cfr Ps 46 Ps 95-98), qui si proclama che «il Signore ha preso possesso del suo regno» (Ap 19,6), intervenendo con somma autorità nella storia. Questa è, certo, affidata alla libertà umana che genera bene e male, ma ha il suo ultimo suggello nelle scelte della provvidenza divina. Il libro dell’Apocalisse celebra appunto il traguardo verso cui la storia è condotta attraverso l’efficace opera di Dio, pur tra le tempeste, le lacerazioni, le devastazioni compiute dal male, dall’uomo e da Satana.

Si canta in un’altra pagina dell’Apocalisse: «Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno» (Ap 11,17).

3. Infine, il terzo tema dell’inno è tipico del libro dell’Apocalisse e della sua simbologia: «Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta» (Ap 19,7). Come avremo occasione di approfondire nelle ulteriori meditazioni su questo Cantico, la meta definitiva a cui l’ultimo libro della Bibbia ci conduce è quella dell’incontro nuziale tra l’Agnello che è Cristo e la sposa purificata e trasfigurata che è l’umanità redenta.

L’espressione «sono giunte le nozze dell’Agnello» si riferisce al momento supremo - come dice il nostro testo «nuziale» - dell’intimità tra creatura e Creatore, nella gioia e nella pace della salvezza.

4. Concludiamo con le parole di uno dei discorsi di sant’Agostino, che così illustra ed esalta il canto dell’Alleluia nel suo significato spirituale: «Noi cantiamo all’unisono questa parola e uniti attorno ad essa in comunione di sentimenti, ci sproniamo a vicenda alla lode di Dio. Dio però può lodarlo con tranquillità di coscienza colui che non ha commesso nulla per cui gli dispiaccia. Inoltre, per quanto riguarda il tempo presente in cui siamo pellegrini sulla terra, cantiamo l’Alleluia come consolazione per essere fortificati lungo la via; l’Alleluia che diciamo adesso è come il canto del viandante; tuttavia, percorrendo questa via faticosa, tendiamo a quella patria dove ci sarà il riposo, dove, scomparse tutte le faccende che c’impegnano adesso, non resterà altro che l’Alleluia» (n. 255,1: Discorsi, IV/2, Roma 1984, p. 597).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare ai fedeli di Dobruška e Brno. Nell’odierna memoria di Maria Vergine Addolorata, invoco su di voi e sulle vostre famiglie la sua materna protezione e di cuore vi benedico!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto saluto i pellegrini slovacchi provenienti da Detva e Šurany.

Carissimi, proprio un anno fa ho visitato la vostra Patria. Rimanete fedeli a Cristo e alla sua Chiesa. Vi sia di aiuto l'intercessione dell'Addolorata Vergine Maria, Patrona della Slovacchia, della quale celebriamo oggi la Festa.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Con grande gioia rivolgo un cordiale saluto a tutti i partecipanti al convegno scientifico sulla figura e vita eroica del già Arcivescovo di Ljubljana, Mons. Anton Vovk.

Di cuore imparto a voi tutti la mia Benedizione Apostolica.


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai miei connazionali. In modo particolare saluto i pellegrini membri del partito "Prawo i Sprawiedliwosc" (Diritto e Giustizia) con le loro famiglie. A quanti hanno a cuore il bene della nostra Patria auguro che i loro saggi propositi e i solidali sforzi portino copiosi frutti.

Do il benvenuto alla delegazione del Parlamento Regionale della Pomerania Occidentale. Ringrazio le Autorità e tutti gli abitanti di questa regione per la loro benevolenza e chiedo a Dio che li benedica abbondantemente.

Saluto inoltre i pellegrini dall’Accademia di Agricoltura a Szczecin, la quale festeggia il 50° della fondazione. Vi auguro tanti successi scientifici nei decenni futuri, per il bene degli agricoltori e di tutto il popolo.

Benedico di cuore tutti voi qui presenti e i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!
***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Ancelle Francescane del Buon Pastore, convenute nel centenario della nascita della fondatrice, la serva di Dio Madre Teresa Napoli; i partecipanti al corso promosso dall’Ateneo della Santa Croce; i rappresentanti dell’Associazione Primosole di Palermo e quelli dell’Associazione Genitori di Firenze; i partecipanti alla maratona San Pio da Pietrelcina.

Il mio pensiero va inoltre ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Carissimi, facciamo oggi memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, che con fede restò presso la croce di Gesù. Il mio augurio è che possiate trovare in lei conforto e sostegno, per superare ogni ostacolo nella vostra quotidiana esistenza.








Mercoledì, 22 settembre 2004: Cantico cfr 1Pt 2,21-24 : La passione volontaria di Cristo, servo di Dio - Secondi Vespri Domenica 2a settimana

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(Lettura: cfr
1P 2,21-24)

1. Oggi ascoltando il brano innico del capitolo 2 della prima Lettera di san Pietro si è profilato in modo vivido davanti ai nostri occhi il volto di Cristo sofferente. Così accadeva ai lettori di quella Lettera nei primi tempi del cristianesimo, così è avvenuto per secoli durante la proclamazione liturgica della Parola di Dio e nella meditazione personale.

Incastonato all’interno della Lettera, questo canto presenta una tonalità liturgica e sembra riflettere il respiro orante della Chiesa delle origini (cfr Col 1,15-20 Ph 2,6-11 1Tm 3,16). Esso è segnato anche da un ideale dialogo tra autore e lettori, scandito dall’alternanza dei pronomi personali «noi» e «voi»: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme... Egli portò i nostri peccati sul suo corpo… perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia. Dalle sue piaghe siamo stati guariti» (1P 2,21 1P 2,24-25).

2. Ma il pronome più insistito è nell’originale greco, hos, quasi martellato all’inizio dei versetti principali (cfr 1P 2,22-24): è «Lui», il Cristo paziente, Lui che non ha commesso peccato, Lui che oltraggiato non reagiva chiedendo vendetta, Lui che sulla Croce ha portato il peso dei peccati dell’umanità per cancellarli.

Il pensiero di Pietro, ma anche quello dei fedeli che recitano questo inno soprattutto nella Liturgia dei Vespri del periodo quaresimale, corrono al Servo di Jahvè descritto nel celebre quarto canto del Libro del profeta Isaia. È un personaggio misterioso, interpretato dal cristianesimo in chiave messianica e cristologica, perché anticipa i particolari e il significato della Passione di Cristo: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori... Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità... Per le sue piaghe noi siamo stati guariti... Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca» (Is 53,4 Is 53,5 Is 53,7).

Anche il profilo dell’umanità peccatrice delineato sotto l’immagine di un gregge sbandato, in un versetto non ripreso nella Liturgia dei Vespri (cfr 1P 2,25), proviene da quell’antico carme profetico: «Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada» (Is 53,6).

3. Due sono, quindi, le figure che s’incrociano nell’inno petrino. Prima di tutto c’è Lui, Cristo, che s’avvia verso la strada aspra della passione, senza opporsi all’ingiustizia e alla violenza, senza recriminazioni e sfoghi, ma consegnando se stesso e la sua dolorosa vicenda «a colui che giudica con giustizia» (1P 2,23). Un atto di fiducia pura e assoluta che sarà suggellata sulla Croce con le celebri ultime parole, gridate a gran voce come estremo abbandono all’opera del Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46 cfr Ps 30,6).

Non è, dunque, una cieca e passiva rassegnazione, ma una fiducia coraggiosa, destinata a essere di esempio a tutti i discepoli che percorreranno la via oscura della prova e della persecuzione.

4. Cristo è presentato come il Salvatore, solidale con noi nel suo «corpo» umano. Egli, nascendo dalla Vergine Maria, si è fatto nostro fratello. Può quindi esserci accanto, condividere il nostro dolore, portare il nostro male, «i nostri peccati» (1P 2,24). Ma egli è anche e sempre il Figlio di Dio e questa sua solidarietà con noi diventa radicalmente trasformatrice, liberatrice, espiatrice, salvifica (ibidem).

E così la nostra povera umanità viene strappata dalle strade deviate e perverse del male e riportata alla «giustizia», cioè al bel progetto di Dio. L’ultima frase dell’inno è particolarmente commovente. Recita: «Dalle sue piaghe siamo stati guariti» (1P 2,25). Qui vediamo quale caro prezzo Cristo abbia pagato per procurarci la guarigione!

5. Concludiamo lasciando la parola ai Padri della Chiesa, cioè alla tradizione cristiana che ha meditato e pregato con questo inno di san Pietro.

Intrecciando un’espressione di tale inno con altre reminiscenze bibliche, sant’Ireneo di Lione così sintetizza la figura di Cristo Salvatore, in un passo del suo trattato Contro le eresie: «C’è un solo e medesimo Cristo Gesù, Figlio di Dio, che mediante la sua passione ci ha riconciliato a Dio ed è risuscitato dai morti, che è alla destra del Padre ed è perfetto in tutte le cose: era colpito ma non restituiva i colpi, "egli che, mentre soffriva, non minacciava" e mentre soffriva una violenza tirannica, pregava il Padre di perdonare coloro che lo avevano crocifisso. Egli ci ha salvato veramente, egli è il Verbo di Dio, egli è l’Unigenito del Padre, Cristo Gesù nostro Signore» (III, 16,9, Milano 1997, p. 270).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Trencín-Orechové e gli alunni del Seminario diocesano di San Gorazd di Nitra.

Oggi nella diocesi di Nitra si celebra la memoria di San Emeramo, patrono della cattedrale. Restate fedeli a questo patrimonio spirituale. Volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto tutti i pellegrini di lingua polacca. In modo particolare saluto i professori e gli studenti dell’Accademia Minerario-Metallurgica di Cracovia. Sono lieto di poter dare il benvenuto a una così numerosa rappresentanza di quest’ateneo che compie ottantacinque anni di esistenza. Per gli anni futuri auguro tanti successi scientifici e una fruttuosa partecipazione alla vita economica nel nostro paese.

Benedico di cuore tutti voi qui presenti e i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo.
***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della Diocesi di San Severo, accompagnati dal Vescovo Monsignor Michele Seccia; i partecipanti alla Maratona promossa dal Centro Sportivo Italiano con la Comunità di Tirano; i rappresentanti della Cooperativa Madonna del Soccorso di Sciacca.

Carissimi, auguro che la vostra visita ai luoghi sacri di questa Città rinsaldi la vostra adesione a Cristo e faccia crescere la carità nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità.

Come di consueto, il mio pensiero va adesso ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Carissimi, siate sempre fedeli all’ideale evangelico e realizzatelo nelle vostre quotidiane attività.








Mercoledì, 29 settembre 2004: Salmo 44,2-10: Le nozze del Re - Vespri Lunedì 2a settimana

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(Lettura:
Ps 44,2-3 Ps 44,7-8)

1. «Canto al re il mio poema»: queste parole, poste in apertura del Salmo 44, orientano il lettore circa il carattere fondamentale di questo inno. Lo scriba di corte che lo ha composto ci rivela subito che si tratta di un carme in onore del sovrano ebraico. Anzi, percorrendo i versetti della composizione, ci si accorge di essere in presenza di un epitalamio, ossia di un cantico nuziale.

Gli studiosi si sono impegnati a identificare le coordinate storiche del Salmo sulla base di qualche indizio - come il collegamento della regina con la città fenicia di Tiro (cfr Ps 44,13) - ma senza riuscire a compiere una precisa identificazione della coppia reale. Rilevante è che di scena sia un re ebraico, perché questo ha permesso alla tradizione giudaica di trasformare il testo in canto al re Messia, e a quella cristiana di rileggere il Salmo in chiave cristologica e, per la presenza della regina, anche in prospettiva mariologica.

2. La Liturgia dei Vespri ci fa usare questo Salmo come preghiera, articolandolo in due momenti. Noi ora abbiamo ascoltato la prima parte (cfr Ps 44,2-10) che, dopo l’introduzione già evocata dello scriba autore del testo (cfr Ps 44,2), presenta uno splendido ritratto del sovrano che sta per celebrare le sue nozze.

Per questo il giudaismo ha riconosciuto nel Salmo 44 un canto nuziale, che esalta la bellezza e l’intensità del dono d’amore tra i coniugi. In particolare, la donna può ripetere con il Cantico dei cantici: «Il mio diletto è per me e io per lui» (Ct 2,16). «Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me» (Ct 6,3).

3. Il profilo dello sposo regale è tracciato in modo solenne, col ricorso a tutto l’apparato di una scena di corte. Egli reca le insegne militari (Ps 44,4-6), a cui si aggiungono sontuose vesti profumate, mentre sullo sfondo brillano i palazzi rivestiti d’avorio nelle loro sale grandiose e risonanti di musiche (cfr Ps 44,9-10). Al centro si leva il trono ed è menzionato lo scettro, due segni del potere e dell’investitura regale (cfr Ps 44,7-8).

A questo punto, vorremmo sottolineare due elementi. Innanzitutto la bellezza dello sposo, segno di uno splendore interiore e della benedizione divina: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo» (Ps 44,3). Proprio sulla base di questo versetto la tradizione cristiana raffigurò il Cristo in forma di uomo perfetto e affascinante. In un mondo spesso segnato da bruttezze e brutture questa immagine è un invito a ritrovare la «via pulchritudinis» nella fede, nella teologia e nella vita sociale per ascendere alla bellezza divina.

4. La bellezza, però, non è fine a se stessa. La seconda nota che vorremmo proporre riguarda proprio l’incontro tra bellezza e giustizia. Infatti, il sovrano «avanza, per la verità, la mitezza e la giustizia» (Ps 44,5); egli «ama la giustizia e l’empietà detesta» (Ps 44,8) e il suo è uno «scettro giusto» (Ps 44,7) La bellezza si deve coniugare con la bontà e la santità di vita così da far risplendere nel mondo il volto luminoso di Dio buono, mirabile e giusto.

Nel v. 7, secondo gli studiosi, l’appellativo «Dio», sarebbe rivolto al re stesso perché consacrato dal Signore e, quindi, appartenente in qualche modo all’area divina: «Il tuo trono, Dio, dura per sempre». Oppure potrebbe essere un’invocazione all’unico re supremo, il Signore, che si china sul re-Messia. Certo è che la Lettera agli Ebrei, applicando il Salmo a Cristo, non ha esitazione nel riconoscere la divinità piena e non meramente simbolica al Figlio entrato nella sua gloria (cfr He 1,8-9).

5. Sulla scia di questa lettura cristologica, concludiamo rimandando alla voce dei Padri della Chiesa, che attribuiscono ad ogni versetto ulteriori valori spirituali. Così, sulla frase del Salmo in cui si dice che «Dio ha benedetto per sempre» il re-Messia (cfr Ps 44,3), san Giovanni Crisostomo intesse questa applicazione cristologica: «Il primo Adamo fu ricolmato di una grandissima maledizione, il secondo invece di larga benedizione. Quello aveva udito: "Maledetto nelle tue opere" (Gn 3,17), e di nuovo: "Maledetto chi compie fiaccamente l’opera del Signore" (Jr 48,10), e "Maledetto chi non rimane fedele a tutto ciò che è scritto in questo libro" (Dt 27,26) e "Maledetto chi pende dal legno" (Dt 21,23). Vedi quante maledizioni? Da tutte queste maledizioni ti ha liberato Cristo, fattosi maledizione (cfr Ga 3,13): come infatti si è umiliato per innalzarti ed è morto per renderti immortale, così è divenuto maledizione per ricolmarti di benedizione. Che cosa puoi mai paragonare con questa benedizione quando per mezzo di una maledizione ti elargisce una benedizione? Lui infatti non aveva bisogno di benedizione, ma la dona a te» (Expositio in Psalmum XLIV, 4: PG 55,188-189).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Boemia meridionale!

Ieri la Chiesa Ceca ha festeggiato il suo Patrono, San Venceslao. Egli non era attaccato alle sue origini nobiliari in questa terra, ma a quelle celesti, conferitegli nel Battesimo. Rimanete fedeli alla sua eredità spirituale!

Di cuore vi benedico!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale saluto agli studenti del Ginnasio "San Tommaso d’Aquino" di Košice.

Carissimi giovani, vi ringrazio per questo incontro e, mentre invoco su di voi la continua assistenza divina, volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente il coro di esuli dalla Lituania.

Con voi ringrazio il Signore per la coraggiosa testimonianza cristiana, che avete reso nel tempo della prova. Vi auguro che la vostra presenza orante nella Città dei Apostoli e dei Martiri rinsaldi la vostra fede, speranza e carità. Vi accompagno con la preghiera e vi imparto volentieri la mia Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Ai tempi dell’Antico Testamento, il Salmo 44 fu un noto canto nuziale, eseguito in occasione delle nozze di un re. Loda lo splendore del sovrano e la sua dignità, come unto di Dio. La tradizione cristiana riferì il contenuto del Salmo a Cristo, il Dio-Uomo, perfetto e straordinario nella sua bellezza spirituale. Nel mondo macchiato dal peccato e dal male, la Persona di Cristo rappresenta una sfida, quella di cercarLo continuamente sulle vie della fede e di rendersi simili a Lui. La bellezza non è fine a se stessa. Soltanto unita con il bene spirituale e con la santità diventa nell’uomo la manifestazione della bontà di Dio, della suo splendore e della sua giustizia.

Di cuore do il benvenuto ai miei Connazionali. Saluto i presbiteri della Diocesi di Kielce che celebrano il 25° anniversario di sacerdozio. Il mio benvenuto va ai malati, ai disabili e al personale delle "Opere Ospedaliere". In modo particolare, saluto i partecipanti al pellegrinaggio di "Solidarnosc". Questo movimento, nato in terra polacca, aprì le porte della libertà in molti paesi d’Europa. Mi rallegro perché lo spirito di "Solidarnosc" continua ad unire nella nostra Patria così tante persone. Auspico che questo sano spirito penetri anche l’Europa unita. Benedico tutti di cuore. "Szczesc Boze"! (Dio vi sia propizio!)

***


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai Fratelli nell’Episcopato, partecipanti all’Incontro promosso per gli Ordinari militari, e ai numerosi sacerdoti studenti dei Pontifici Collegi San Pietro e San Paolo di Roma. Saluto poi i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, accompagnati dal loro Pastore Mons. Giuseppe Andrich, come pure i rappresentanti dell’Associazione Seniores delle Aziende Fiat.

Tutti ringrazio per la loro partecipazione, auspicando ogni desiderato bene nel Signore.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli.

L'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei santi Angeli Custodi, ci spingono a pensare alla premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana. Sentite accanto a voi, carissimi, la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro.




Mercoledì, 6 ottobre 2004: Salmo 44,11-18 -: La Regina e la Sposa - Vespri Lunedì 2a Settimana

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(Lettura:
Ps 44,11-12 Ps 44,14-15 Ps 44,18)

1. Il dolce ritratto femminile che ci è stato offerto costituisce il secondo quadro del dittico di cui si compone il Salmo 44, un sereno e gioioso canto nuziale, che la Liturgia dei Vespri ci fa leggere. Così, dopo aver contemplato il re che sta celebrando le nozze (cfr Ps 44,2-10), ora i nostri occhi si fissano sulla figura della regina sposa (cfr Ps 44,11-18). Questa prospettiva nuziale ci permette di dedicare il Salmo a tutte le coppie che vivono con intensità e freschezza interiore il loro matrimonio, segno di un «mistero grande», come suggerisce san Paolo, quello dell’amore del Padre per l’umanità e di Cristo per la sua Chiesa (cfr Ep 5,32). Tuttavia il Salmo apre un orizzonte ulteriore.

Di scena, infatti, è il re ebraico e proprio in questa prospettiva la tradizione giudaica successiva vi ha letto un profilo del Messia davidico, mentre il cristianesimo ha trasformato l’inno in un canto in onore di Cristo.

2. Ora, però, la nostra attenzione si fissa sul profilo della regina che il poeta di corte, autore del Salmo (cfr Ps 44,2), dipinge con grande delicatezza e sentimento. L’indicazione della città fenicia di Tiro (cfr Ps 44,13) fa supporre che si tratti di una principessa straniera. Acquista, allora, un significato particolare l’appello a dimenticare il popolo e la casa del padre (cfr Ps 44,11), da cui la principessa si è dovuta allontanare.

La vocazione nuziale è una svolta nella vita e cambia l’esistenza, come già emerge nel libro della Genesi: «L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2,24). La regina sposa avanza ora, col suo corteo nuziale che reca i doni, verso il re affascinato dalla sua bellezza (cfr Ps 44,12-13).

3. È rilevante l’insistenza con cui il Salmista esalta la donna: ella è «tutta splendore» (Ps 44,14) e questa magnificenza è espressa dall’abito nuziale tutto intessuto d’oro e arricchito di preziosi ricami (cfr Ps 44,14-15).

La Bibbia ama la bellezza come riflesso dello splendore di Dio stesso; anche le vesti possono assurgere a segno di una luce interiore sfolgorante, di un candore dell’anima.

Il pensiero corre in parallelo, da un lato, alle pagine mirabili del Cantico dei Cantici (cfr Ct 4 Ct 7) e, dall’altro, alla ripresa dell’Apocalisse che tratteggia le «nozze dell’Agnello», cioè di Cristo, con la comunità dei redenti, puntualizzando il valore simbolico delle vesti nuziali: «Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi» (Ap 19,7-8).

4. Accanto alla bellezza, è esaltata la gioia che traspare nel festoso corteo delle «vergini compagne», le damigelle che accompagnano la sposa «in gioia ed esultanza» (cfr Ps 44,15-16). La letizia genuina, molto più profonda della semplice allegria, è espressione di amore, che partecipa al bene della persona amata con serenità di cuore.

Ora, secondo le parole augurali conclusive, si delinea un’altra realtà insita radicalmente nel matrimonio: la fecondità. Si parla, infatti, di «figli» e di «generazioni» (cfr Ps 44,17-18). Il futuro, non solo della dinastia ma dell’umanità, si attua proprio perché la coppia offre al mondo nuove creature.

È, questo, un tema rilevante ai nostri giorni, nell’Occidente spesso incapace di affidare la propria esistenza al futuro attraverso la generazione e la tutela di nuove creature, che continuino la civiltà dei popoli e realizzino la storia della salvezza.

5. Molti Padri della Chiesa, come è noto, hanno letto il ritratto della regina applicandolo a Maria, a partire dall’appello iniziale: «Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio…» (Ps 44,11). Così accade, ad esempio, nell’Omelia sulla Madre di Dio di Crisippo di Gerusalemme, un cappadoce che in Palestina fu tra i monaci iniziatori del monastero di sant’Eutimio e, divenuto sacerdote, fu guardiano della santa Croce nella basilica dell’Anastasis a Gerusalemme.

«A te è indirizzato il mio discorso - egli dice rivolgendosi a Maria -, a te che devi andare sposa al grande sovrano; a te si rivolge il mio discorso, a te che stai per concepire il Verbo di Dio, nel modo che Egli conosce… "Ascolta, figlia, e vedi; piega il tuo orecchio"; infatti si verifica il fausto annuncio della redenzione del mondo. Piega il tuo orecchio e ciò che ascolterai solleverà il tuo cuore… "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre": non prestare attenzione alla parentela terrena, perché tu sarai trasformata in una regina celeste. E ascolta - dice - quanto ti ami colui che è il Creatore e Signore di tutte le cose. "Infatti il re - dice - brama la tua bellezza": il Padre stesso ti prenderà come propria sposa; lo Spirito predisporrà tutte le condizioni che sono necessarie a questo sposalizio… Non credere di partorire un bambino umano, "perché egli è il tuo Signore e tu lo adorerai". Il tuo Creatore è diventato il tuo bambino; lo concepirai e, con gli altri, lo adorerai come tuo Signore» (Testi mariani del primo millennio, I, Roma 1988, PP 605-606).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di Rajhrad!

In questo mese di ottobre, dedicato al Santo Rosario, vi esorto a riscoprire la comunione con la Vergine Maria, per mezzo di questa nobile preghiera.

Con tali voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do un benvenuto ai pellegrini provenienti da Košice e Prešov e alle Suore del Divin Redentore che celebrano l’anniversario della loro consacrazione religiosa.

Fratelli e sorelle, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Lituania.

Auguro che la vostra visita a Roma, nel mese dedicato al Rosario, rafforzi la vostra fiducia nell’intercessione della Madre di Dio.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo 44 è un canto nuziale che possiamo dedicare a tutti gli sposi desiderosi di vivere il loro matrimonio con gioia e freschezza interiore. Nella scena dell’introduzione della sposa-regina, che occupa il posto d’onore, il Salmista sottolinea la dignità della donna, visibile anche nella magnificenza del suo abito nuziale. La Sacra Scrittura vede nella bellezza un riflesso dello splendore di Dio. Lo si nota con esattezza nel testo biblico del Cantico dei Cantici e nell’Apocalisse di San Giovanni che, nel passo sulle nozze dell’Agnello, mostra il simbolo del legame di Cristo con la comunità dei redenti.

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi giunti dalla Polonia e dall’estero. Abbiamo iniziato il mese di ottobre, il mese del Rosario. Domani celebreremo la festa della Beata Vergine Maria del Rosario. Alla sua protezione affido la santa Chiesa e il mio ministero in essa. A Lei affido le attese riguardanti la pace nel mondo e anche nelle famiglie e nelle coscienze umane. Dio vi benedica tutti.
***


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, come pure ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Carissimi, domani la Chiesa celebrerà la festa della Madonna del Rosario. Vi invito a valorizzare questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Fate del Rosario la vostra preghiera d'ogni giorno.









Catechesi 79-2005 8904