Catechesi 79-2005 10114

Mercoledì, 10 novembre 2004: Salmo 61 : Solo in Dio la nostra pace - Vespri Mercoledì 2a settimana

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(Lettura:
Ps 61,2-3 Ps 61,8-9 Ps 61,12-13)

1. Sono ora risuonate le dolci parole del Salmo 61, un canto di fiducia, aperto da una sorta di antifona, ripetuta a metà del testo. È come una serena e forte giaculatoria, un’invocazione che è anche un programma di vita: «Solo in Dio riposa l’anima mia; da lui la mia salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare» (Ps 61,2-3 Ps 6-7).

2. Il Salmo, però, nel suo svolgimento contrappone due specie di fiducia. Sono due scelte fondamentali, una buona e una perversa, che comportano due differenti condotte morali. C’è innanzitutto la fiducia in Dio, esaltata nell’invocazione iniziale ove entra in scena un simbolo di stabilità e di sicurezza, come la rupe, «la roccia di difesa», ossia una fortezza e un baluardo di protezione.

Il Salmista ribadisce: «In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio» (Ps 61,8). Questo egli afferma dopo aver evocato le trame ostili dei suoi nemici che tentano di «precipitarlo dall’alto» (cfr Ps 61,4-5).

3. C’è poi un’altra fiducia di stampo idolatrico, sulla quale l’orante fissa con insistenza la sua attenzione critica. È una fiducia che fa cercare la sicurezza e la stabilità nella violenza, nella rapina e nella ricchezza.

L’appello diviene, allora, chiaro e netto: «Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore!» (Ps 61,11).

Tre sono gli idoli qui evocati e proscritti come contrari alla dignità dell’uomo e alla convivenza sociale.

4. Il primo falso dio è la violenza cui l’umanità continua purtroppo a ricorrere anche nei nostri giorni insanguinati. A questo idolo si accompagna l’immenso corteo di guerre, oppressioni, prevaricazioni, torture e uccisioni esecrande, inflitte senza sussulto di rimorso.

Il secondo falso dio è la rapina, che s’esprime nell’estorsione, nell’ingiustizia sociale, nell’usura, nella corruzione politica ed economica. Troppa gente coltiva l’«illusione» di soddisfare in questo modo la propria ingordigia.

Infine, la ricchezza è il terzo idolo a cui «si attacca il cuore» dell’uomo nella speranza ingannevole di potersi salvare dalla morte (cfr Ps 48) e assicurarsi un primato di prestigio e di potere.

5. Servendo questa triade diabolica, l’uomo dimentica che gli idoli sono ritrovati inconsistenti, anzi dannosi. Fidandosi delle cose e di se stesso, egli si scorda così di essere «un soffio… una menzogna», anzi, se pesato su una bilancia, «meno di un soffio» (Ps 61,10 cfr Ps 38,6-7).

Se noi fossimo più consapevoli della nostra caducità e del limite proprio delle creature, non sceglieremmo la via della fiducia negli idoli, né organizzeremmo la nostra vita su una scala di pseudo-valori fragili e inconsistenti. Ci orienteremmo piuttosto verso l’altra fiducia, quella che ha il suo centro nel Signore, sorgente di eternità e di pace. A lui solo, infatti, «appartiene il potere»; lui solo è sorgente di grazia; lui solo è artefice di giustizia, «ripagando ogni uomo secondo le sue opere» (cfr Ps 61,12-13).

6. Il Concilio Vaticano II ha applicato ai sacerdoti, l’invito del Salmo 61 a «non attaccare il cuore alla ricchezza» (Ps 61,11b). Il Decreto sul ministero e la vita sacerdotale esorta: «Non si affezionino in alcun modo alle ricchezze, evitino ogni bramosia e si estraneino da qualsiasi tipo di commercio» (Presbyterorum ordinis PO 17).

Tuttavia questo appello a rigettare la fiducia perversa e a scegliere quella che ci porta a Dio vale per tutti e deve diventare la nostra stella polare nel comportamento quotidiano, nelle decisioni morali, nello stile di vita.

7. Certo, questa è una via ardua che comporta anche prove per il giusto e scelte coraggiose, sempre però segnate dalla fiducia in Dio (cfr Ps 61,2). In questa luce i Padri della Chiesa hanno visto nell’orante del Salmo 61 la prefigurazione di Cristo, ed hanno posto l’invocazione iniziale di totale fiducia e adesione a Dio sulle labbra di Lui.

A questo proposito nel Commento al Salmo 61 sant’Ambrogio così argomenta: «Il Signore nostro Gesù, nel prendere su di sé la carne dell’uomo per purificarla nella sua persona, che cosa avrebbe dovuto fare subito, se non cancellare l’influsso malefico dell’antico peccato? Per mezzo della disobbedienza, cioè violando le prescrizioni divine, si era insinuata strisciando la colpa. Prima di tutto allora ha dovuto ripristinare l’obbedienza, per bloccare il focolaio del peccato… Di persona ha preso su di sé l’obbedienza, per travasarla in noi» (Commento a dodici Ps 61,4, SAEMO, VIII, Milano-Roma 1980, p. 283).

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Saluto ora i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio.

Auguro che si rafforzi la vostra fede nell’amore e nella misericordia di Dio.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i pellegrini croati provenienti da Split, Dubrovnik, Zagreb, Ciglenica Zagorska ed altre località.

Carissimi, mentre vi esorto ad una coerente testimonianza cristiana nella vita di tutti i giorni, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Dlhé Pole come pure ai diaconi del Seminario Maggiore di S. Carlo Borromeo di Košice che celebra il decimo anniversario della sua rinascita.

Carissimi fratelli e sorelle, volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini lituani, in modo particolare al gruppo della comunità "Gyvieji akmenys".

Carissimi, la vostra visita a Roma vi confermi nella fede e nella testimonianza del Vangelo. Con affetto vi benedico insieme con tutti i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Le parole, colme di fiducia, del Salmo che meditiamo oggi sono una preghiera e allo stesso tempo un programma di vita: "Solo in Dio riposa l’anima mia; da lui la mia salvezza" (Ps 61,2).

A questa fiducia verso Dio si contrappone la tentazione idolatra di dominio sugli altri, che si manifesta nella sopraffazione, nel furto, nella ricchezza che, a detta di molti, dovrebbero garantire prestigio e potere.

Colui, però, che è consapevole del fatto che tutto passa e ha consapevolezza dei propri limiti non costruisce la sua vita su queste false premesse. L’uomo credente pone la propria fiducia solo in Cristo, vera fonte di gioia e di pace.

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua polacca! Oggi saluto particolarmente i Rettori e i Professori degli Atenei Tecnici con il Mons. Marek Jedraszewski. Dio vi assista nel vostro lavoro e vi sia propizio!

Domani celebreremo la Festa dell’Indipendenza della Polonia. Rendiamo grazie a Dio per la libertà della Patria. Che questo particolare dono, riscattato con il sangue dei nostri padri e delle nostre madri, fruttifichi nella Patria con il diligente compimento dei doveri da parte di ciascuno, con la comprensione vicendevole e con la dedizione al bene comune. Che il Signore nella sua Provvidenza benedica tutta la nostra Patria.

Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli dell’arcidiocesi di Trento, accompagnati dall’Arcivescovo Monsignor Luigi Bressan; i fedeli della diocesi di Catanzaro-Squillace, guidati dal loro pastore Monsignor Antonio Ciliberti; e i fedeli della parrocchia di Sant’Andrea in Dugenta.

Saluto poi i numerosi rappresentanti della CISL di Roma e del Lazio, i partecipanti al primo trofeo "Città di Roma", e gli aderenti all’incontro promosso dal "Comitato per una Civiltà dell’amore".

Tutti ringrazio per questa visita ed esorto a trovare nella preghiera la forza per avanzare sempre più nel cammino della santità.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli presenti e li esorto ad offrire al Signore ogni loro desiderio e progetto di bene.






Mercoledì, 17 novembre 2004: Salmo 66 : Tutti i popoli glorifichino il Signore - Vespri Mercoledì 2a settimana

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(Lettura:
Ps 66,2-4 Ps 66,7-8)

1. «La terra ha dato il suo frutto», esclama il Salmo che ora abbiamo proclamato, il 66, uno dei testi inseriti nella Liturgia dei Vespri. La frase ci fa pensare a un inno di ringraziamento rivolto al Creatore per i doni della terra, segno della benedizione divina. Ma questo elemento naturale è intimamente intrecciato con quello storico: i frutti della natura vengono assunti come occasione per chiedere ripetutamente che Dio benedica il suo popolo (cfr Ps 66,2 Ps 66,7 Ps 66,8), così che tutte le nazioni della terra si rivolgano a Israele, cercando per suo tramite di raggiungere il Dio Salvatore.

Si ha, quindi, nella composizione una prospettiva universale e missionaria, sulla scia della promessa divina fatta ad Abramo: «In te si diranno benedette tutte le nazioni della terra» (Gn 12,3 cfr Gn 18,18 Gn 28,14).

2. La benedizione divina richiesta per Israele si manifesta concretamente nella fertilità dei campi e nella fecondità, ossia nel dono della vita. Perciò il Salmo si apre con un versetto (cfr Ps 66,2), che rimanda alla celebre benedizione sacerdotale riferita nel Libro dei Numeri: «Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda la pace» (NM 6,24-26).

Il tema della benedizione riecheggia nel finale del Salmo, ove riappaiono i frutti della terra (cfr Ps 66,7-8). Ma là s’incontra quel tema universalistico che conferisce alla sostanza spirituale di tutto l’inno una sorprendente ampiezza di orizzonti. È un’apertura che riflette la sensibilità di un Israele ormai pronto a confrontarsi con tutti i popoli della terra. La composizione del Salmo è forse da collocarsi dopo l’esperienza dell’esilio babilonese, quando il popolo ha ormai iniziato la vicenda della Diaspora tra nazioni straniere e in nuove regioni.

3. Grazie alla benedizione implorata da Israele, tutta l’umanità potrà conoscere «la via» e «la salvezza» del Signore (cfr Ps 66,3), cioè il suo progetto salvifico. A tutte le culture e a tutte le società viene rivelato che Dio giudica e governa i popoli e le nazioni di ogni parte della terra, conducendo ciascuno verso orizzonti di giustizia e di pace (cfr Ps 66,5).

È il grande ideale verso cui siamo protesi, è l’annunzio più coinvolgente che sboccia dal Salmo 66 e da tante pagine profetiche (cfr Is 2,1-5 Is 60,1-22 Jon 4,1-11 So 3,9-10 Ml 1,11).

E questa sarà anche la proclamazione cristiana, che san Paolo delineerà ricordando che la salvezza di tutti i popoli è il cuore del «mistero», ossia del disegno salvifico divino: «I gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo» (Ep 3,6).

4. Ormai Israele può chiedere a Dio che tutte le nazioni siano coinvolte nella sua lode; sarà un coro universale: «Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti», si ripete nel Salmo (cfr Ps 66,4 Ps 66,6).

L’auspicio del Salmo prelude all’evento descritto dalla Lettera agli Efesini quando allude forse al muro di separazione che nel tempio di Gerusalemme teneva distinti gli ebrei dai pagani: «In Cristo Gesù voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al Sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia… Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ep 2,13-14 Ep 2,19).

Ne consegue un messaggio per noi: dobbiamo abbattere i muri delle divisioni, dell’ostilità e dell’odio, perché la famiglia dei figli di Dio si ritrovi in armonia all’unica mensa, a benedire e a lodare il Creatore per i doni che egli elargisce a tutti, senza distinzioni (cfr Mt 5,43-48).

5. La tradizione cristiana ha riletto il Salmo 66 in chiave cristologica e mariologica. Per i Padri della Chiesa «la terra che ha dato il suo frutto» è la vergine Maria che dà alla luce Cristo Signore.

Così, ad esempio, san Gregorio Magno nell’Esposizione sul primo libro dei Re commenta questo versetto, intersecandolo con molti altri passi della Scrittura: «Maria è giustamente detta ‘monte ricco di frutti’, perché da lei è nato un ottimo frutto, cioè un uomo nuovo. E il profeta, guardandola bella e adorna nella gloria della sua fecondità, esclama: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" (Is 11,1). Davide, esultando per il frutto di questo monte, dice a Dio: "Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto". Sì, la terra ha dato il suo frutto, perché colui che la Vergine ha generato non l’ha concepito per opera dell’uomo, ma perché lo Spirito Santo ha disteso su di lei la sua ombra. Perciò il Signore al re e profeta Davide dice: "Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono" (Ps 131,11). Perciò Isaia afferma: "E il frutto della terra sarà sublime" (Is 4,2). Infatti, colui che la Vergine ha generato non è stato solamente ‘uomo santo’, ma anche ‘Dio potente’ (Is 9,5)» (Testi mariani del primo millennio, III, Roma 1990, p. 625).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto di cuore il gruppo dei pellegrini lituani "Dagelis" provenienti da Šiauliai! Carissimi, vi auguro che l’orante soggiorno a Roma rinnovi la vostra fede. Ringraziando per le vostre preghiere imparto a voi e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo che oggi meditiamo è un canto di rendimento di grazie rivolto al Creatore per i doni della terra da Lui fatti. Esso esorta tutti i credenti ad esprimere gratitudine: "Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti" (Ps 67,4 [66],4).

Queste parole sono un messaggio attuale anche per noi. Bisogna abbattere i muri dell’ostilità e dell’odio, perché tutti gli uomini possano incontrarsi all’unica mensa come una sola famiglia dei figli di Dio, per lodare il Creatore per i doni con cui arricchisce la nostra vita.

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua polacca giunti dalla Polonia e dagli altri paesi. Do il benvenuto al Sindaco della Città di Olsztyn con la delegazione e ringrazio per il gesto di benevolenza per aver voluto annoverarmi nel gruppo dei cittadini di questa città. Saluto gli Organizzatori degli incontri della gioventù nella Città di Lednica. Auguro che tali incontri aiutino, specialmente i giovani, a scoprire il vero volto di Cristo presente nel Vangelo, nei Sacramenti, nella liturgia, e nel cuore dei fratelli. Che sul cammino della fede del nuovo millennio tutti trovino Cristo presente tra noi e allo stesso tempo nascosto nel mistero dell’Eucaristia. Sia Lui la Guida vostra, e benedica voi, le vostre famiglie, e i vostri cari. Dio Vi sia propizio!

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai partecipanti al congresso promosso dalla Federazione Italiana Scuole Materne, che incoraggio a proseguire nella loro importante opera educativa a sostegno delle famiglie.

Saluto ora con particolare affetto i familiari dei militari italiani, che un anno fa hanno perso la vita a Nassiriya nell’adempimento della loro missione di pace.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Carissimi, sull’esempio di Santa Elisabetta di Ungheria, di cui oggi celebriamo la memoria, cercate in Gesù la luce per ogni vostra scelta quotidiana.




Merc. 24 nov. 04: cfr Col 1,3 1,12-20 - Cristo fu generato prima di ogni creatura... Vespri Mercoledì 2a settimana

24114
... è il primogenito di coloro che risuscitano dai morti
(Lettura:
Col 1,3 Col 1,12 Col 1,15-17)

1. È risuonato ora il grande inno cristologico con cui si apre la Lettera ai Colossesi. In esso campeggia appunto la figura gloriosa di Cristo, cuore della liturgia e centro di tutta la vita ecclesiale. L’orizzonte dell’inno, tuttavia, ben presto s’allarga alla creazione e alla redenzione coinvolgendo ogni essere creato e l’intera storia.

In questo canto è rintracciabile il respiro di fede e di preghiera dell’antica comunità cristiana e l’Apostolo ne raccoglie la voce e la testimonianza, pur imprimendo all’inno il suo sigillo.

2. Dopo una introduzione nella quale si rende grazie al Padre per la redenzione (cfr Col 1,12-14), due sono le strofe in cui si articola questo Cantico, che la Liturgia dei Vespri ripropone ogni settimana. La prima celebra Cristo come «primogenito di ogni creatura», ossia generato prima di ogni essere, affermando così la sua eternità che trascende spazio e tempo (cfr ). Egli è l’«immagine», l’«icona» visibile di quel Dio che rimane invisibile nel suo mistero. Era stata questa l’esperienza di Mosè che, nel suo ardente desiderio di gettare uno sguardo sulla realtà personale di Dio, si era sentito rispondere: «Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (Ex 33,20 cfr anche Jn 14,8-9).

Invece, il volto del Padre Creatore dell’universo diventa accessibile in Cristo, artefice della realtà creata: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui... e tutte sussistono in lui» (Col 1,16-17). Cristo dunque, da un lato, è superiore alle realtà create, ma dall’altro, è coinvolto nella loro creazione. Per questo può essere da noi visto come «immagine di Dio invisibile», reso a noi vicino attraverso l’atto creativo.

3. La lode in onore di Cristo procede, nella seconda strofa (cfr Col 1,18-20), verso un altro orizzonte: quello della salvezza, della redenzione, della rigenerazione dell’umanità da lui creata ma che, peccando, era piombata nella morte.

Ora, la «pienezza» di grazia e di Spirito Santo che il Padre ha posto nel Figlio fa sì che egli possa, morendo e risorgendo, comunicarci una nuova vita (cfr Col 1,19-20).

4. Egli è pertanto celebrato come «il primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,18b). Con la sua «pienezza» divina, ma anche col suo sangue sparso sulla croce, Cristo «riconcilia» e «rappacifica» tutte le realtà, celesti e terrestri. Egli le riporta così alla loro situazione originaria, ricreando l’armonia primigenia, voluta da Dio secondo il suo progetto d’amore e di vita. Creazione e redenzione sono, quindi, connesse tra loro come tappe di una stessa vicenda di salvezza.

5. Secondo il nostro solito, facciamo ora spazio alla meditazione dei grandi maestri della fede, i Padri della Chiesa. Sarà uno di essi a guidarci nella riflessione sull’opera redentrice compiuta da Cristo nel suo sangue sacrificale.

Commentando il nostro inno, san Giovanni Damasceno, nel Commento alle Lettere di san Paolo a lui attribuito, scrive: «San Paolo parla di "redenzione mediante il suo sangue" (Ep 1,7). È dato infatti come riscatto il sangue del Signore, che conduce i prigionieri dalla morte alla vita. Non era proprio possibile, per quelli che erano soggetti al regno della morte, essere liberati in altro modo, se non mediante colui che è diventato partecipe con noi della morte... Dall’operazione svolta con la sua venuta abbiamo conosciuto la natura di Dio che era prima della sua venuta. È infatti opera di Dio aver estinta la morte, restituito la vita e ricondotto a Dio il mondo. Perciò dice: "Egli è l’immagine del Dio invisibile" (Col 1,15), per manifestare che è Dio, anche se egli non è il Padre, ma l’immagine del Padre, e ha l’identità con lui, benché egli non sia lui» (I libri della Bibbia interpretati dalla grande tradizione, Bologna 2000, PP 18 23).

Giovanni Damasceno poi conclude con uno sguardo d’insieme all’opera salvifica di Cristo: «La morte di Cristo salvò e rinnovò l’uomo; e riportò gli angeli alla primitiva gioia, a motivo dei salvati, e congiunse le realtà inferiori con quelle superiori... Fece infatti la pace e tolse di mezzo l’inimicizia. Perciò gli angeli dicevano: "Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra"» (ibid., p. 37).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i pellegrini croati provenienti da Zagreb, Rijeka e Gracani.

Carissimi, nell’impartire la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi, vi esorto ad una sempre maggiore testimonianza del Vangelo e dei valori del cristianesimo nella famiglia e nella società.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale saluto ai docenti e agli alunni della Facoltà Teologica dei SS. Cirillo e Metodio, dell’Università Palackého, di Olomouc.

Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Saluto cordialmente i pellegrini ucraini presenti a questa Udienza.

Carissimi assicuro voi e tutto il popolo ucraino che in questi giorni prego in modo particolare per la vostra amata Patria.

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

L’inno cristologico della Lettera ai Colossesi, che meditiamo oggi, indica Gesù come il centro della vita della Chiesa e della liturgia. Esso esprime la fede della Chiesa primitiva, che sin dall’inizio venerava Cristo come primogenito di ogni creatura e di coloro che risuscitano dai morti (cfr Col 1,15 Col 1,18).

Cristo, Dio-Uomo, mediante il sangue versato sulla Croce riconciliò il mondo con il Padre e con se stesso. In questo modo ha ripristinato l’ordine istituito da Dio, la cui essenza è il suo disegno d’amore e di vita.

Saluto cordialmente i pellegrini giunti dalla Polonia. Saluto in modo particolare le autorità civili e i pellegrini della città di Pabianice. Saluto la confraternita "Bractwo Kurkowe" di Cracovia: conservate la tradizione, sostenete le autorità locali, la cultura cristiana e i bisognosi.

Tra pochi giorni inizierà l’Avvento. Nell’Anno dell’Eucaristia sia esso il tempo di particolare vigilanza, di preghiera e di adorazione di Cristo. Benedico di cuore coloro che attendono il Salvatore. Sia lodato Gesù Cristo.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri della Pontificia Opera per le vocazioni sacerdotali; i rappresentanti della Fondazione San Nicola e Santi Medici, qui convenuti con le distinte Autorità civili della Puglia; i soci dell’Associazione Italiana per l’assistenza agli spastici; e i fedeli della Parrocchia dei Santi Lucia ed Eusterio in Salitto.

Saluto infine voi, cari malati e cari sposi novelli.

Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, aiuti voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui; riempia voi, cari sposi novelli, del suo amore perché siano sante e gioiose le vostre famiglie.

***


Alle ore 10.15, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre incontra giovani e studenti provenienti da varie regioni d’Italia.

Sono molto lieto di incontrarvi, cari giovani e studenti provenienti da varie regioni dell’Italia. Con affetto rivolgo un cordiale saluto a ciascuno di voi.

Domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità di Cristo, Re dell’Universo. Carissimi, Gesù sia sempre al centro della vostra vita! Sia Lui la luce e la guida di ogni vostra scelta; partecipate generosamente con la vostra testimonianza alla costruzione del suo Regno di giustizia e di pace.
Recitiamo ora insieme il Padre Nostro.




Mercoledì, 1° dicembre 2004: Salmo 71,1-11 : Il potere regale del Messia - Vespri Giovedì 2a settimana

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(Lettura:
Ps 71,1-3 Ps 71,7 Ps 71,10-11)

1. La Liturgia dei Vespri, di cui stiamo progressivamente commentando i testi salmici e i cantici, propone in due tappe uno dei Salmi più cari alla tradizione giudaica e cristiana, il Salmo 71, un canto regale che i Padri della Chiesa hanno meditato e reinterpretato in chiave messianica.

Noi ora abbiamo ascoltato il primo grande movimento di questa solenne preghiera (cfr Ps 71,1-11). Esso è aperto da una intensa invocazione corale a Dio perché conceda al sovrano quel dono che è fondamentale per il buon governo, la giustizia. Essa si esplica soprattutto nei confronti dei poveri che di solito sono invece le vittime del potere.

Si noterà la particolare insistenza con la quale il Salmista pone l’accento sull’impegno morale di reggere il popolo secondo giustizia e diritto: «Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Ai miseri del suo popolo renderà giustizia» (Col 1,1-2 Col 1,4).

Come il Signore regge il mondo secondo giustizia (cfr Ps 35,7), così il re che è il suo rappresentante visibile sulla terra - secondo l’antica concezione biblica - deve uniformarsi all’azione del suo Dio.

2. Se si violano i diritti dei poveri, non si compie solo un atto politicamente scorretto e moralmente iniquo. Per la Bibbia si perpetra anche un atto contro Dio, un delitto religioso, perché il Signore è il tutore e il difensore dei miseri e degli oppressi, delle vedove e degli orfani (cfr Ps 67,6), cioè di coloro che non hanno protettori umani.

È facile intuire come alla figura spesso deludente del re davidico la tradizione abbia sostituito - già a partire dal crollo della monarchia di Giuda (VI sec. a.C.) - la fisionomia luminosa e gloriosa del Messia, nella linea della speranza profetica espressa da Isaia: «Egli giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese» (Is 11,4). O, secondo l’annunzio di Geremia, «Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Jr 23,5).

3. Dopo questa viva e appassionata implorazione del dono della giustizia, il Salmo allarga l’orizzonte e contempla il regno messianico-regale nel suo dispiegarsi lungo le due coordinate, quelle del tempo e quelle dello spazio. Da un lato, infatti, si esalta il suo perdurare nella storia (cfr Ps 71,5 Ps 71,7). Le immagini di tipo cosmico sono vivaci: si ha, infatti, lo scorrere dei giorni ritmati dal sole e dalla luna, ma anche quello delle stagioni con la pioggia e la fioritura.

Un regno fecondo e sereno, quindi, ma sempre posto all’insegna di quei valori che sono capitali: la giustizia e la pace (cfr Ps 71,7). Sono questi i segni dell’ingresso del Messia nella nostra storia. In questa prospettiva è illuminante il commento dei Padri della Chiesa, che vedono in quel re-Messia il volto di Cristo, re eterno e universale.

4. Così san Cirillo d’Alessandria nella sua Explanatio in Psalmos osserva che il giudizio, che Dio dà al re, è quello di cui parla san Paolo, «il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ep 1,10). Infatti «nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace», come a dire che «nei giorni di Cristo per mezzo della fede sorgerà per noi la giustizia, e nel nostro volgerci verso Dio sorgerà per noi l’abbondanza della pace». Del resto, proprio noi siamo i «miseri» e i «figli dei poveri» che questo re soccorre e salva: e se anzitutto «chiama "miseri" i santi apostoli, perché erano poveri in spirito, noi dunque egli ha salvato in quanto "figli dei poveri", giustificandoci e santificandoci nella fede per mezzo dello Spirito» (PG LXIX, 1180).

5. D’altro lato, il Salmista delinea anche l’ambito spaziale entro cui si colloca la regalità di giustizia e di pace del re-Messia (cfr Ps 71,8-11). Qui entra in scena una dimensione universalistica che va dal Mar Rosso o dal Mar Morto fino al Mediterraneo, dall’Eufrate, il grande «fiume» orientale, fino agli estremi confini della terra (cfr Ps 71,8), evocati anche da Tarsis e dalle isole, i territori occidentali più remoti secondo l’antica geografia biblica (cfr Ps 71,10). È uno sguardo che si distende su tutta la mappa del mondo allora conosciuto, che coinvolge Arabi e nomadi, sovrani di stati remoti e persino i nemici, in un abbraccio universale non di rado cantato dai Salmi (cfr Ps 46,10 Ps 86,1-7) e dai profeti (cfr Is 2,1-5 Is 60,1-22 Ml 1,11).

L’ideale suggello a questa visione potrebbe, allora, essere formulato proprio con le parole di un profeta, Zaccaria, parole che i Vangeli applicheranno a Cristo: «Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto... Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra» (Za 9,9-10 cfr Mt 21,5).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Oggi meditiamo uno dei cosiddetti "Salmi regali". Il Salmista sottolinea la responsabilità, che assume ognuno al quale è stato affidato il potere. Colui che ha il potere deve essere giusto e onesto, deve recare la pace e tener cura dei più deboli e dei bisognosi. Se eserciterà così il suo potere, godrà di stima dei subalterni e – come scrive il Salmista – "si pregherà per lui ogni giorno, sarà benedetto per sempre" (Ps 15).

La Tradizione legge questo Salmo come premessa della venuta di Cristo, il Messia promesso, il giusto Signore delle vicende dell’uomo, che introdurrà il nuovo ordine nel regno del Padre Suo.

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua polacca. In modo particolare do un benvenuto ai bambini della Clinica di Trapianto del Midollo, di Oncologia ed Ematologia Infantile di Wroclaw con i medici e gli accompagnatori. Saluto la delegazione delle autorità comunali e territoriali di Radom e delle altre città della diocesi di Radom, insieme all’Ordinario, Mons. Zygmunt Zimowski. Vi ringrazio per la benevolenza con cui mi avete concesso il titolo di cittadino onorario delle vostra città.

Affido tutti qui presenti alla bontà di Dio. L’Immacolata Madre del Figlio di Dio implori per voi e per i vostri cari le grazie necessarie. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i seminaristi e i fedeli di Nola, qui convenuti con il loro pastore, Mons. Beniamino Depalma, nella ricorrenza del duecento-cinquantesimo anniversario di fondazione del Seminario. Saluto i fedeli della parrocchia del Sacro Cuore in Avetrana, accompagnati dal Vescovo Mons. Marcello Semeraro; i rappresentanti dell’Associazione Mariana della Famiglia Vincenziana; e la Comunità degli Ivoriani residenti in Italia.

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli.

Vi invito tutti, carissimi, a guardare a Gesù, il Figlio di Dio che in questo tempo di Avvento, attendiamo come Salvatore. Sia Lui a sostenervi in ogni momento della vostra vita!




Mercoledì, 15 dicembre 2004: Salmo 71,12-19: Regno di pace e di benedizione - Vespri giovedì 2a settimana

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(Lettura:
Ps 71,12-13 Ps 71,17-19)

1. La Liturgia dei Vespri, che stiamo seguendo attraverso la serie dei suoi Salmi, ci propone in due tappe distinte il Salmo 71, un inno regale-messianico. Dopo aver già meditato la prima parte (cfr Ps 71,1-11), ora è davanti a noi il secondo movimento poetico e spirituale di questo canto dedicato alla figura gloriosa del re Messia (cfr Ps 71,12-19). Dobbiamo, però, subito segnalare che la finale degli ultimi due versetti (cfr Ps 71,18-19) è in realtà un’aggiunta liturgica successiva al Salmo.

Si tratta, infatti, di una breve ma intensa benedizione che doveva suggellare il secondo dei cinque libri in cui la tradizione giudaica aveva suddiviso la raccolta dei 150 Salmi: questo secondo libro era iniziato col Salmo 41, quello della cerva assetata, simbolo luminoso della sete spirituale di Dio. Ora è un canto di speranza in un’era di pace e di giustizia a concludere quella sequenza di Salmi e le parole della benedizione finale sono un’esaltazione della presenza efficace del Signore sia nella storia dell’umanità, ove «compie prodigi» (Ps 71,18), sia nell’universo creato ricolmo della sua gloria (cfr Ps 71,19).

2. Come già appariva nella prima parte del Salmo, l’elemento decisivo per riconoscere la figura del re messianico è soprattutto la giustizia e il suo amore per i poveri (cfr Ps 71,12-14). Essi hanno come punto di riferimento e sorgente di speranza solo lui, in quanto è il rappresentante visibile del loro unico difensore e patrono, Dio. La storia dell’Antico Testamento insegna che i sovrani di Israele, in realtà, hanno troppo spesso smentito questo loro impegno, prevaricando sui deboli, sui miseri e sui poveri.

È per questo che ora lo sguardo del Salmista s’appunta su un re giusto, perfetto, incarnato dal Messia, l’unico sovrano pronto a riscattare «dalla violenza e dal sopruso» gli oppressi (cfr Ps 71,14). Il verbo ebraico usato è quello giuridico del protettore degli ultimi e delle vittime, applicato anche a Israele «riscattato» dalla schiavitù quando era oppresso dalla potenza del faraone.

Il Signore è il «riscattatore-redentore» primario che opera visibilmente attraverso il re-Messia, tutelando «la vita e il sangue» dei poveri, i suoi protetti. Ora, «vita» e «sangue» sono la realtà fondamentale della persona, è la rappresentazione dei diritti e della dignità di ciascun essere umano, diritti spesso violati dai potenti e dai prepotenti di questo mondo.

3. Il Salmo 71 finisce, nella sua stesura originaria, prima dell’antifona finale a cui si è già accennato, con un’acclamazione in onore del re-Messia (cfr Ps 71,15-17). Essa è simile a uno squillo di tromba che accompagna un coro di auguri e di auspici per il sovrano, per la sua vita, per il suo benessere, per la sua benedizione, per la permanenza del suo ricordo nei secoli.

Naturalmente siamo in presenza di elementi che appartengono allo stile dei componimenti di corte, con l’enfasi che è loro propria. Ma ormai queste parole acquistano la loro verità nell’azione del re perfetto, atteso e sperato, il Messia.

Secondo una caratteristica dei carmi messianici, tutta la natura è coinvolta in una trasformazione che è prima di tutto sociale: il frumento delle messi sarà così abbondante da divenire quasi come un mare di spighe che ondeggiano fin sulle cime dei monti (cfr Ps 71,16). È questo il segno della benedizione divina che si effonde in pienezza su una terra pacificata e serena. Anzi, tutta l’umanità, lasciando cadere e cancellando ogni divisione, convergerà verso questo sovrano di giustizia, compiendo in tal modo la grande promessa fatta dal Signore ad Abramo: «In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra» (Ps 71,17).

4. Nel volto di questo re-Messia la tradizione cristiana ha intuito il ritratto di Gesù Cristo. Nella sua Esposizione sul Salmo 71, sant’Agostino, rileggendo appunto il canto in chiave cristologica, spiega che i miseri e i poveri ai quali Cristo viene in soccorso sono «il popolo dei credenti in lui». Anzi, ricordando i re ai quali il Salmo aveva in precedenza accennato, precisa che «in questo popolo sono compresi anche i re che lo adorano. Non hanno infatti disdegnato di essere miseri e poveri, cioè di confessare umilmente i propri peccati e di riconoscersi bisognosi della gloria e della grazia di Dio, affinché quel re, figlio del re, li liberasse dal potente», cioè da Satana, il «calunniatore», il «forte». «Ma il nostro Salvatore ha umiliato il calunniatore, ed è entrato nella casa del forte, portandogli via i suoi vasi dopo averlo incatenato; egli "ha liberato il misero dal potente, e il povero che non aveva chi lo soccorresse". Questo infatti non avrebbe potuto farlo nessuna potenza creata: né quella di un qualsiasi uomo giusto e neppure quella dell’angelo. Non c’era alcuno in grado di salvarci; ed ecco, è venuto lui di persona e ci ha salvati» (Ps 71,14 : Nuova Biblioteca Agostiniana, XXVI, Roma 1970, PP 809 811).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale saluto ai membri del Coro di bambini "Primavera", di Brno.

Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il salmo che meditiamo oggi arricchisce la nostra riflessione nel tempo dell’Avvento. Presenta un sovrano pio, giusto, difensore dei poveri e degli oppressi (cfr. Ps 71,12-13).

Nella descrizione di questo re-Messia la tradizione cristiana intravede il volto di Gesù Cristo, il Figlio di Dio nato dalla Vergine Maria, il Salvatore atteso.

Nella nascita di Cristo a Betlemme si compie dunque la promessa fatta dal Signore ad Abramo: "In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra" (Ps 71,17; cfr Gn 12,3).

Do il cordiale benvenuto a tutti i miei connazionali. Saluto Mons. Kazimierz Nycz e le Autorità civili di Koszalin. Ringrazio per il gesto di benevolenza da parte della vostra Città. In modo particolare saluto il pellegrinaggio da Zakopane e l'orchestra militare degli alpini di Podhale. Dio ve ne renda merito per i canti e per la musica. Sono grato degli alberi di Natale che portate ogni anno perché mi ricordano il mio diletto Podhale, le montagne e la mia terra. Portate nelle vostre case e nelle vostre famiglie questa atmosfera del Santo Natale. Cristo vi benedica tutti. Buone feste, piene di gioia.

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Rivolgo il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto voi, cari fedeli della Provincia Autonoma di Trento, insieme con il vostro Arcivescovo Monsignor Luigi Bressan e le Autorità civili che vi accompagnano. Ricordo con gratitudine la cordiale accoglienza riservatami durante i miei brevi ma intensi soggiorni tra le vostre belle montagne. Oggi siete venuti a presentarmi il grande e vetusto albero di Natale allestito in Piazza S. Pietro, e gli alberi collocati in quest’aula, nel palazzo apostolico e in altri ambienti del Vaticano. Si tratta di un dono della vostra Provincia Autonoma. Vi ringrazio! Grazie specialmente a quanti hanno reso possibile questo omaggio natalizio. Esso ricorderà ai visitatori e ai pellegrini la nascita di Gesù, luce del mondo.

Saluto poi la Delegazione del Consiglio Regionale della Puglia, manifestando compiacimento per l’impegno profuso a tutela della vita umana e a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio.

Ringrazio infine i malati e gli sposi novelli per la loro partecipazione a questo incontro. Auguro a tutti di giungere alla solenne festa del Natale con il cuore vigile e pronto ad accogliere il nostro Redentore.

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Alle ore 10.15, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre incontra giovani e studenti provenienti da varie regioni d’Italia.

Sono molto lieto di incontrarvi, cari pellegrini provenienti da varie regioni dell’Italia. Con affetto vi saluto; saluto voi, cari giovani e studenti.

Nell’Avvento, tempo di orante attesa che ci prepara al Natale, è particolarmente presente Maria, la Vergine della speranza. A Lei vi affido tutti, perché possiate prepararvi a ricevere Cristo che viene a realizzare il suo Regno di amore, di giustizia e di pace.

Recitiamo ora insieme il Padre Nostro.





Catechesi 79-2005 10114