Paolo VI Catechesi







Mercoledì, 10 luglio 1963
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Gli Assistenti Diocesani della Gioventù Femminile

Dopo un amabile saluto ai Vescovi presenti alla Udienza, - alcuni dei quali sono promotori e docenti dei corsi organizzati -, quindi agli Assistenti, dirigenti e a quanti altri hanno merito nel promuovere queste adunanze romane, di cui il Santo Padre ben conosce il valore e la utilità, la parola del Vicario di Gesù Cristo si dirige, anzitutto, agli Assistenti Ecclesiastici della Gioventù Femminile di Azione Cattolica Italiana.

Tema fondamentale del loro convegno, in questi giorni, è stato: «L’educazione soprannaturale della gioventù femminile». Egli trova in questa enunciazione quasi un ricorso storico, poiché identico fu il tema che si proposero, già ai primi anni di vita dell’importante ramo dell’Azione Cattolica, le egregie persone che ebbero grande merito nel promuoverlo e che vanno sempre ricordate in benedizione.

È un tema, per tanti aspetti, molto arduo: eppure si è rivelato valido argomento di istruzione e pedagogia.

Si tratta di una grande idea e forza, che ha dato cospicui risultati. Ora gli Assistenti desiderano ritornare ad approfondire il medesimo tema per farne movente precipuo di educazione e formazione ai nostri giorni, nelle nuove condizioni di vita che interessano lo spirito umano.

Ci si potrebbe chiedere se la gioventù femminile cattolica di oggi sia sensibile a una trattazione di questo genere, come dimostrava di esserlo un trenta o quaranta anni or sono. A prima vista sembrerebbe di trovarsi, oggi, di fronte a una gioventù meno idonea, meno disposta a temi così squisitamente religiosi, così profondamente interiori ed asceticamente impegnativi. Ciò in conseguenza anche della formazione sociale della stessa gioventù, proiettata - come dicono i competenti - verso le cose esteriori, cioè impegnata, in prevalenza, a considerare il mondo, come si presenta, con le tante suggestioni, gli spettacoli teatrali, cinematografici, televisivi, la multiforme stampa e, inoltre, anche con l’accresciuta varietà e libertà di studi, viaggi, conoscenze, sì che la tendenza generale è più verso l’immediatezza, il successo esterno, le tante attività momentanee, che per una base di pensiero e di riflessione.

Eppure, secondo la esperienza pastorale dei più recenti anni, in virtù di vero e proprio intervento di grazia della Provvidenza Divina, esiste tuttora, nell’anima giovanile, grande disponibilità per i problemi squisitamente religiosi e spirituali. Basterebbe considerare l’insieme dei progressi di vita interiore, maturati in questo nostro tempo, e cioè: maggiore cultura; attitudine più aperta al meditare; serietà di propositi e desiderio di giungere alle ragioni essenziali della vita, quale forse le generazioni precedenti non conoscevano nel medesimo grado. Perciò è consentito ritenere che la gioventù femminile di oggi sia, per diversi aspetti, più sensibile di ieri al richiamo dello spirituale.

Si possono annoverare come significativi atti di questa nuova ricchezza di vita interiore la sempre più perfezionata conoscenza della liturgia, la fervente consuetudine ai Sacramenti, la ricerca della direzione spirituale; in una parola, quanto concorre alla cognizione sempre più accentuata e profonda di Nostro Signore Gesù Cristo, del suo insegnamento, del suo Vangelo.

Da ciò conseguono - altrettante splendide luci -: l’amore sempre più intenso verso la Chiesa, il senso dell’appartenenza al Corpo Mistico, la cura a rendere sempre più degna tale partecipazione in noi e negli altri. Ecco un orizzonte meraviglioso di valori soprannaturali che, senza dubbio, hanno formato l’oggetto di premurose indagini nei giorni del Convegno degli Assistenti, sì da offrire a ciascuno ingente copia di dottrina e mezzi d’apostolato atti ad accrescere l’efficienza, educativa e formativa, del loro alto e delicato ministero.

Nel congratularsi per così nobili intenti, anche se un programma di tale genere non è scevro di difficoltà, l’Augusto Pontefice intende esprimere incoraggiamento, voti augurali, confortati da speciale Benedizione. Nel contempo raccomanda ciò che è regola fondamentale in un impegno di tanta importanza: serietà di preparazione, limpidezza di intenti, prudenza, linguaggio preciso, temperanza di modi: portandosi, in una parola, al vertice e alla pienezza di quel mondo soprannaturale, che deve essere familiare a ognuno di noi, e che vogliamo sempre più diffondere ed annunciare alle anime giovanili del tempo nostro.

I Maestri di Azione Cattolica

Ed eccoci ai partecipanti al Convegno Nazionale dei Dirigenti diocesani del Movimento Maestri di Azione Cattolica.

Dire maestro è, già di per sé, esprimere un elogio. Enunciare un tal nome e la professione che esso indica porta subito alle sublimi sfere della grandezza, dignità ed eccellenza di questa missione.

Ciò spiega perché il Divin Salvatore abbia voluto assumere per sé questo titolo, quasi rivendicandolo in una esclusività che non ammette paragoni, ed accentuandone il significato, così che i suoi avessero potuto sempre guardare a Lui come a Maestro: «Vos vocatis me, Magister . . .; et bene dicitis: sum etenim».

È quindi ovvio come solo la denominazione di quanti appartengono al Movimento dei Maestri Cattolici susciti compiacenza e letizia ed induca ad esaminare, nel modo migliore, tutti i numerosi problemi che concernono la scuola - anche quella di primo grado - e che oggi tanto devono impegnare l’educatore cattolico. È diffusa e giusta convinzione che, di fronte all’evolversi della vita scolastica, alle nuove leggi che la regolano, ai provvedimenti che si ritengono necessari per accrescerne sempre più l’influsso e la potenza, debba aumentare la necessaria presenza dell’attività pastorale nella scuola e per la scuola.

Non si svela mistero alcuno notando come in ogni buona diocesi, tra le opere ritenute indispensabili alla rigogliosa fioritura delle parrocchie, sia il desiderio di far sorgere la scuola. Non bastano il cinema, la ricreazione, il campo sportivo; la stessa aula di catechismo non è sufficiente. Occorre proprio la scuola. Si arriva così ad un traguardo, che in altre regioni - ad esempio in America - è stato un punto di partenza. Ivi, infatti, si è iniziato con la scuola, per quindi edificare il tempio e promuovere la nuova comunità cristiana.

Tutto ciò indica chiaramente l’importanza e l’attualità della professione del maestro; e il Santo Padre desidera - come ha fatto per il passato più volte, ed ora con più effusa sollecitudine - invitare gli insegnanti ad aver un alto concetto della propria attività; a sentire profondamente che non si tratta di un lavoro qualsiasi, ma d’una vocazione, di vera e propria missione. L’essere impegnati a schiudere le intelligenze, ad avviare i primi dialoghi del bene con i fanciulli, istillando nel loro spirito ciò che difficilmente dimenticheranno e che anzi rimarrà indelebile nei loro ricordi, per tutta la esistenza, è grandissimo servizio alla verità. E se anche, in talune nazioni, il livello sociale del maestro non corrisponde ancora alla importanza del loro ufficio, né raggiunge, sia economicamente, sia nella valutazione pubblica, il livello cui sono pervenute altre professioni, ciò non deve impedire al maestro di considerarsi come un preferito, un privilegiato dinanzi a Dio ed alla propria coscienza.

I diletti maestri abbiano dunque sempre - insiste Sua Santità - adeguata considerazione di ciò che la Provvidenza li chiama a fare. Il loro colloquio quotidiano con le anime infantili è della massima importanza: esso, se ben condotto, servirà a suscitare le più nobili energie e a custodire purezza, innocenza; a rendere agevole la familiarità col Signore.

Per raggiungere un così eccelso ideale di pensiero e di azione, il Santo Padre invita a non dimenticare mai che gli insegnanti saranno davvero idonei a così eccellente mandato, se, a loro volta, si sentiranno alunni del Divino Maestro, nutrendo nella propria anima l’ansia di imparare sempre, di ascoltare, di ricevere la parola, il pensiero, il linguaggio, l’indirizzo della via sicura. È quanto ci dà il Vangelo e ci offre la Chiesa, Quanto più il maestro sarà discepolo autentico e fedele di Cristo e più attivo e industrioso sarà il suo amore per la Chiesa, tanto maggiore sarà il successo di virtù e perfezione tra le anime a lui affidate.

A queste considerazioni di ordine generale, applicabili ad ogni buon sodalizio di educatori, Sua Santità è felice di aggiungere una nota personale di paterna benevolenza per il Movimento Maestri di Azione Cattolica. Egli lo ha potuto seguire sin dal suo sorgere, nell’immediato dopoguerra, continuando poi a gioire per i suoi sviluppi e ad aumentare per esso stima, amicizia, auguri. Tali sentimenti oggi è lieto di accompagnare con la preghiera del Padre di tutte le anime, e con la Sua speciale Benedizione.

Gli Assistenti Ecclesiastici delle ACLI

Gli Assistenti Ecclesiastici diocesani delle ACLI. Quanti e quanto vasti argomenti al solo enunciare il grande sodalizio delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani! Sono però ora presenti gli Assistenti Ecclesiastici; e a loro il Santo Padre desidera rivolgere una particolare parola.

L’arte di educare l’operaio è divenuta molto difficile, spesso ardua. In passato il linguaggio con l’uomo del lavoro si limitava ad essere bonario, paterno, usuale, con le raccomandazioni che ogni sacerdote poteva trarre dalla propria cultura ed esperienza e soprattutto dal proprio zelo. Ma ora è indispensabile un linguaggio delicatissimo. C’è infatti il rischio di non colpire nel segno, di non farsi comprendere, di parlare in termini diversi, o di non farsi valutare adeguatamente. Il mondo del lavoro ha acquisito esigenze singolari. Esso possiede importanza decisiva per le sorti del Paese, per la vita cristiana della Nazione. Perciò il rapporto tra il sacerdote e gli operai è da esplicare con profonda attenzione, con cautela, possedendo una vera e propria specializzazione, non già per complicare le cose, ma per dare efficacia, il dovuto mordente - come si dice oggi - all’insegnamento che il sacerdote deve impartire.

Se egli si limitasse ad usare forme di esposizione antiquate, già note al nostro buon popolo, troverebbe sì alcuni che ancora lo comprendono, ma vedrebbe molti altri rimanere lontani, assenti. Perciò egli non può limitarsi a metodi inefficaci. Deve comprendere bene la psicologia odierna del lavoratore. Altrimenti rimarrà incompreso, quando non venga addirittura respinto.

Può accadere, talvolta, che proprio la forma di esporre l’annuncio evangelico e di portarlo alle anime, non trovi queste disposte ad accoglierlo con tutto il trasporto e l’adesione che così alto dono merita e richiede. Va quindi subito elogiato chi ha promosso il convegno di questi giorni, il quale intende appunto specializzare, e rendere il sacerdote sempre più capace a comprendere la nuova psicologia cui si accennava. Né si deve dimenticare che larghi strati delle nostre popolazioni sono divenuti quasi insensibili, poiché languida è la fede, pressoché nulla la preghiera, affievolito il bisogno di Dio, il desiderio di approfondire i perché e le mète della vita umana.

Se i sacerdoti, maestri di spirito, non sanno penetrare le ragioni di questa atonia religiosa e spirituale del mondo operaio, essi non riusciranno a trovare le parole convincenti e penetranti indispensabili perché la verità di Cristo penetri in quelle anime, in quel mondo, che viene su, giganteggiando intorno a noi, qualche volta accompagnato da agitazioni, speranze, passioni foriere d’impensabili conseguenze.

Occorre dunque conoscere a fondo questo uditorio; e per conoscerlo bisogna studiarlo, compenetrarsi del suo modo di pensare, di esprimersi. In realtà è un’arte o, se si vuole, una scienza, una disciplina, che occorre perfettamente acquisire.

Nessuno si meraviglierà se il Santo Padre, attingendo alla esperienza del suo passato ministero, porta qualche esemplificazione. Il mondo universitario - con il quale Egli ha avuto consuetudine durante lunghi anni - ha vere e proprie analogie con il mondo operaio, per la difficoltà di intendere bene la verità cristiana. Sua Santità ricorda di aver provato non lieve sgomento - e con Lui gli altri colleghi Assistenti Ecclesiastici - nel presentarsi le prime volte a quei giovani molto vivaci, inclini ai lunghi dibattiti, all’ironia, a godere dell’imbarazzo in cui riescono a porre l’interlocutore.

Tuttavia, compiuto il primo sforzo per comprenderli e preso nota della loro speciale psicologia, andando dritto a ciò che è essenziale nel nostro messaggio cristiano, e cioè le verità eterne, indispensabili, si finiva con l’intendersi. Anzi, a un certo punto, si aveva maggiore facilità a parlare agli universitari che ad altre categorie del pubblico. Tutto sta nel trovare i termini, il modo, l’esposizione, il tono, adatti al colloquio.

Ora, del pari avviene nell’apostolato per i lavoratori. Una volta conosciuti esattamente intenti, pensieri, temperamenti e caratteri, quando davvero si cerca di dare ciò che noi amiamo con ogni trasporto sino alla passione, cioè: Nostro Signore Gesù Cristo, la sua verità, il Vangelo, la grazia, gli insegnamenti che la Chiesa ci suggerisce e ci pone nel cuore e sulle labbra, la parola diventa pronta, limpida e facile, e anche i risultati non tarderanno: ampli, consolanti, sicuri.

Il Santo Padre, nella esperienza pastorale dei più recenti anni, ha potuto commisurare le tante difficoltà nel trattare col mondo operaio. Ricorda che le ACLI gli hanno offerto molti colloqui rimasti, sotto certi aspetti, alcune volte incompiuti. Ma ora il Papa è lieto di dichiarare, e proprio a lode del mondo operaio, soprattutto ad encomio di questa istituzione, che giammai ha avuto una ripulsa alla sua parola, giammai ha rilevato una incomprensione, sia nelle anime più semplici, sia in quelle talora più prevenute e lontane, allorché si è cercato di stabilire uno spirituale contatto partendo dalla necessaria intesa e volendo attuare il Messaggio evangelico.

Si deve dunque dire metodo eccellente quello che tende a conoscere il linguaggio, l’alfabeto, si direbbe, il gergo del mondo operaio, le questioni che appassionano le loro menti, e che va incontro ad esse con la dottrina che la Chiesa offre a nostro sostegno.

Vera enciclopedia è ormai la sociologia cristiana, nata dalle labbra, dal magistero dei Sommi Pontefici. Ognuno cerchi di assimilare qualche cosa di essenziale e di pratico, traendolo, non fosse altro, dai più recenti Documenti di Papa Giovanni XXIII, al quale dobbiamo . essere gratissimi per le monumentali Encicliche «Mater et Magistra» e «Pacem in terris». Cerchi ogni sacerdote, soprattutto ogni Assistente delle ACLI, di avvicinare queste grandi sorgenti di istruzione sociologica ed umana, per quindi abbandonarsi si allo zelo del ministro di Dio che ama, che si dona e che non teme ostacoli di sorta, ma che soprattutto vuole tradurre in amore la verità da annunciare a salvezza altrui.

A suggello e conferma di questo augurio, il Santo Padre dà agli Assistenti diocesani delle A.C.L.I., ai loro confratelli nella provvida nobile meritoria fatica, e a tutti i diletti iscritti alle ACLI la Sua Benedizione Apostolica.



Sabato, 13 luglio 1963

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Figli e Figlie, tutti carissimi!

Si può dire che questa è la prima Udienza generale del Nostro Pontificato. Noi abbiamo già ricevuto molte persone e molti gruppi; ma voi siete i primi a offrire al Nostro incontro questa bella e grande moltitudine, che riflette nel suo numero e ancor più nella varietà dei gruppi che la compongono la cattolicità, cioè l’universalità della Chiesa. Siate tutti benvenuti e benedetti!

Noi desideriamo che questo incontro imprima nei vostri animi una duplice esperienza spirituale, l’una e l’altra veramente romane. Quella della paternità del Vicario di Cristo. Davvero il Nostro cuore è a voi aperto per tutti accogliervi, confortarvi e benedirvi. Vi diremo con S. Paolo: «Le nostre labbra sono aperte verso di voi..., il nostro cuore si è verso di voi dilatato» (cfr.
2Co 6,11). E poi quella della fraternità, che qui tutti vi congiunge in uno stesso vincolo di fede e di carità. Anche a questo riguardo, ancora S. Paolo c’insegna: «Tutti voi siete uno solo in Cristo» (Ga 3,28).

Noi vorremmo aver tempo e modo per salutare ogni gruppo ed ogni persona; ma ciò non è materialmente possibile!

Ci limitiamo a dare ad ogni lingua, come Ci è possibile, un paterno richiamo.

* * * * * * *

Dopo aver ripetuto Egli stesso il breve Discorso in francese, spagnuolo, tedesco e inglese, l’ Augusto Pontefice si compiace di rivolgere il seguente speciale saluto ai partecipanti al Terzo Congresso Internazionale Domenicano del Rosario:

...


Mercoledì, 17 luglio 1963

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Dopo una sintetica rassegna dei tre gruppi partecipanti alla Udienza (appartenenti Diocesani delle Donne di Azione Cattolica; Presidenti Diocesane della Gioventù Femminile; partecipanti a un convegno sul tema «Pastorale ed apostolato dei laici»), rilevando, nel contempo, il prezioso lavoro a cui essi attendono ed i nuovi propositi per generosa ed entusiastica ripresa stabilita nei rispettivi convegni, il Santo Padre vuole manifestare alcune considerazioni che scaturiscono dal gradito incontro.

E dapprima Egli si compiace nel rilevare molto vive quelle sante energie che devono rendere fiorente e benefica l’Azione Cattolica.

LE SANTE ENERGIE ALLA BASE D'OGNI ATTIVITÀ

Il Papa nota, con vero gaudio, che sull’encomiabile attività converge la fiducia dell’apostolato moderno più esteso, più fruttifero e meglio collegato con la grande rete dell’assistenza pastorale; e rileva che, con pari diligenza, sono stati approfonditi i temi proposti nelle recenti giornate romane di studio, atti a tracciare le linee delle attività da adeguarsi alle varie esigenze.

Alla lode Sua Santità aggiunge una parola di incoraggiamento, poiché ogni fatica può, a un certo momento, stancare; e ogni opera che si misura con le difficoltà oggi frapposte all’apostolato cristiano può far sorgere una problematica, quando non si tratti di incertezza, sulla essenza e sui mezzi del lavoro già compiuto, affacciandosi anche l’interrogativo se i sistemi usati fin qui restino tuttora validi. Non di rado potrebbe ripetersi il lamento degli Apostoli: «Praeceptor, per totam noctem laborantes, nihil cepimus». Ciò, di certo, non si verifica per l’Azione Cattolica: tuttavia non si può negare che anch’essa incontri ostacoli ed asprezze e, talora, accentuata sordità dell’ambiente sociale, in cui deve svolgere la propria missione. Maggiore, quindi, è il compiacimento nel vedere allineati e compatti coloro che attendono a così alto ufficio, docili sempre alle indicazioni di chi dirige ed ha peculiari responsabilità.

Per quel che riguarda, in modo speciale, gli Assistenti Ecclesiastici della Unione Donne di Azione Cattolica Italiana, è interessante notare l’argomento prescelto per il loro convegno. Di solito, quando si parla dell’apostolato, viene subito fatto di pensare ad un’opera di conquista, di allargamento delle frontiere della nostra area spirituale e pastorale. Questa volta invece gli intenti e le applicazioni di tanto benemeriti Assistenti Ecclesiastici inducono la loro attività quasi a considerare se stessa e a chiedersi come si possano utilizzare le nostre associazioni (soprattutto quelle delle donne cattoliche) per vitalizzare, rendere più operante, piena, santa la vita delle nostre comunità parrocchiali; come si possa ottenere dalle benemerite persone che fanno parte della U.D.A.C.I. l’auspicabile risultato di rendere la comunità cristiana più rispondente alla sua vocazione, e più capace di dare buona, continuata testimonianza a tanto nome. Proprio questo fa pensare ad uno degli aspetti che il Santo Padre ritiene più essenziali del nostro momento spirituale: e cioè la rinascita della comunità cristiana.

RINASCITA DELLA COMUNITÀ CATTOLICA

In che cosa questa consista, sarebbe troppo lungo esporre. Ma i fatti che ci circondano, danno una chiara conclusione. Si direbbe che, in talune parti, la comunità cristiana non esista più o sia logorata dall’usura del tempo, oppure non abbia resistito ai nuovi costumi, mentre la fascinante voce del mondo, con tutte le sue lusinghe esteriori, ha fortemente distratto le anime che erano attente alla nostra lezione settimanale di dottrina cristiana, ai Vespri cantati, alla celebrazione della Santa Messa. Perciò molta gente si è dispersa, almeno spiritualmente.

Anche la presenza fisica alle Messe festive, alle nostre manifestazioni liturgiche,. ha subito diminuzioni. Ciò significa che i fenomeni negativi più gravi possono verificarsi anche in mezzo a quel che noi chiamiamo ancora il nostro popolo, che vorrebbe essere il popolo cristiano, il popolo di Dio. Una parte di fedeli è indotta da forze anticristiane ad allontanarsi, a non ascoltarci, forse persino a militare contro di noi! Inoltre qua e là si nota, nei nostri gruppi, un difetto di buona tessitura, scarsa coesione, o mancanza di quella pienezza di vitalità, che alimenta nel fedele la gioia di essere cristiano, di frequentare con alacrità convinta le nostre chiese e parrocchie, di. prendere parte attiva ai nostri grandi e superiori problemi morali, spirituali e sociali.

LE PREMESSE DI SICURA RICOSTRUZIONE

Ne è derivato un urgente compito: quello di ricompaginare l’intera comunità cristiana, di rifare il senso della plebs Dei. Ed ecco un mezzo di sicura ripresa. Queste bravissime donne si dimostrano non solo adatte ad una collaborazione di buon lavoro ma, proprio dotate del genio della ricostruzione, e perché le famiglie sono a loro facilmente accessibili, e perché nel fissare una mèta esse sanno come raggiungerla. Oltre a ciò esse sono, ordinariamente, molto docili e sensibili a quanto i sacerdoti propongono nel campo del bene, e avvertono, con esemplare intuito, la grande avidità di vita spirituale e cristiana, persino di santità che, nonostante vicissitudini e lotte, permane nel nostro popolo, particolarmente in queste anime allineate nelle associazioni di Azione Cattolica.

Adoperare, impiegare tali preziose energie per la ricostituzione della comunità cristiana, per nuova fedeltà alla parrocchia, alla partecipazione ai Sacramenti, alla liturgia, è opera egregia di luminoso apostolato, benché si tratti di lavoro piuttosto ad uso interno che esterno.

PATERNA TENEREZZA PER L'INFANZIA

Cerchiamo adunque di dare alle nostre comunità una pienezza di vita religiosa, di vita morale, caritativa, associativa; e vedremo allora come non sia difficile ampliare, grado a grado, anche il nostro campo di azione sino a ricomporre in tutte le nostre parrocchie la più vasta comunità della vita pastorale.

Con vera effusione perciò il Papa sostiene e benedice un’impresa con sì nobile finalità e invita gli Assistenti Ecclesiastici ad essere latori di questa Sua parola nei rispettivi campi di lavoro e responsabilità. Ci troveremo così di fronte - mercé il sicuro intervento dello Spirito Santo - quasi a benefica circolazione ristoratrice di vita cristiana, ed ogni slancio verrà benedetto da Dio, se animato da rettitudine, e, in ogni circostanza, sapiente, celestiale, perseverante.

L’Augusto Pontefice aggiunge quindi alcune affettuose e paterne parole per il movimento dei Fanciulli Cattolici, rilevando la serietà della formazione, la bellezza degli ideali e, nonostante la tenera età, la loro profonda consapevolezza di una missione che li impegna per tutta la vita. È una cosa - ha detto il Papa - che commuove, e che certamente sarà coltivata sempre con grande cura, con la tenerezza, la cautela e la premura della più fine e penetrante ed anche della più bella educazione cattolica.

RISVEGLIO CONSOLANTE DI AUTENTICA SPIRITUALITÀ CRISTIANA

Alle Presidenti diocesane della Gioventù Femminile di Azione Cattolica Italiana, infine, Sua Santità esprime la propria gioia per la tonalità vibrante, viva, calorosa, piena di entusiasmo del loro Movimento. Le più belle e sante energie della loro vita sono a disposizione del Regno di Dio. E anche questo non può non meritare tutti gli incoraggiamenti, la compiacenza, le benedizioni del Papa.

È oggetto infatti di speciale edificazione - e di ciò occorre ringraziare il Signore - il vedere come la gioventù cattolica dei nostri giorni si interessi ai problemi squisitamente spirituali: ad esempio quello proposto, nei giorni scorsi, allo studio degli Assistenti Ecclesiastici della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, e cioè «L’educazione alla. vita della grazia, alla vita soprannaturale, interiore».

Se si pensa che cosa è oggi l’educazione prevalente nella gioventù, soprattutto in quella femminile, si rimane ammirati e commossi dinanzi ad un risveglio consolante di autentica spiritualità cristiana. Non solo, infatti, un gruppo ma tutta una schiera, che ben può chiamarsi nazionale, è intenta allo studio e alla meditazione del mondo misterioso della grazia, di una bellezza che non è in alcun modo raffigurata esteriormente, ma è vero incanto del nostro essere, della nostra anima: la grazia che riflette in noi il volto di Dio.

È agevole quindi comprendere quanto il Sommo Pontefice sia lieto di rilevare simile attitudine alla vita spirituale e come esorti a coltivarla, a progredirvi con risolutezza e serenità. In tal modo, si riuscirà a considerare i problemi, anche i più delicati e difficili, di questa vita interiore. Tra essi: il colloquio con il Signore che abita in noi; tutta la nuova psicologia derivante dai doni dello Spirito Santo; l’accrescersi in maniera visibile e, si direbbe, sperimentale, della vita della grazia nelle anime unite a Dio.

Tutte coloro che si dedicheranno ad un compito tanto elevato, sublime, avvertiranno subito che la propria giovinezza non sarà affatto né mortificata né appassita dalla conquista di questo mondo interiore: sapranno, invece, risalire con speditezza alla sorgente di ogni letizia, poesia, gioia, sapienza, ardimento; allo Spirito Santo che fortifica ed arricchisce dall’interno tutta la vita, a cominciare dalla età in cui più evidente si dimostra la innocenza, la purezza e l’entusiasmo anche per le opere di valore squisitamente umano.

Un lodevole risultato è che le giovani di Azione Cattolica non si dimostrano soltanto alunne volenterose in così eccelso tirocinio, ma già maestre, educatrici, incominciando proprio dalle singole presidenti. Esse sanno come parlare alle amiche, coetanee, e colleghe; sanno dire al momento giusto: questa è la verità; qui è la vita degna di Dio.

Su queste felici disposizioni il Santo Padre, grato per il gran bene già compiuto, vuole dirigere le Sue più ampie benedizioni ed assicura costante preghiera.



Sabato, 20 luglio 1963

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Diamo a tutti i presenti, ai vari gruppi ed alle singole persone, ai pellegrini, ai fedeli, ai visitatori ed ai turisti, ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Religiose, ai cattolici delle diverse associazioni, agli Studenti, ai Militari italiani ed americani, a tutti il Nostro paterno e cordiale saluto!

Noi siamo lieti di darvi questo saluto nel nome di Cristo! Nel nome di quel Gesù, del Quale siamo umile e indegno, ma autentico rappresentante e vicario. E le sue parole evangeliche, con cui Egli salutava i suoi discepoli, e con cui volle che questi salutassero gli uomini, ritornano alle Nostre labbra: Pace a voi! Sì, vorremmo che la pace del Signore fosse il frutto di questa Udienza; vorremmo che quella pace di Cristo, «che supera ogni senso» (
Ph 4,7), entrasse nei vostri cuori e lasciasse memoria di questo incontro come di momento di profondo e intimo gaudio spirituale; e vorremmo che ciascuno di voi potesse ripetere ad altri, come una testimonianza autentica della vita cattolica, quanto sia bello e giocondo sentirsi fratelli e figli nella Chiesa di Cristo (cfr. Ps 132,1).

Di cuore perciò tutti vi benediciamo, invocando per voi, per tutte le vostre persone care e per le opere e le diocesi a cui appartenete la pace del Signore.

Benediciamo altresì tutti gli oggetti di devozione che portate con voi.

Sabato, 27 luglio 1963

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Dovremmo rifarCi alle parole che abbiamo pronunciato la scorsa settimana, in questa stessa occasione, auspicando la pace. Le Nostre parole, che abbiamo poi ripetuto dando la Benedizione in occasione dell’Angelus, il giorno dopo, hanno avuto un’eco anche superiore a quello che Noi potessimo pensare, perché tutto il mondo le ha raccolte come un auspicio di fatti che in questa settimana abbiamo visto felicemente verificarsi.

E li salutiamo questi fatti con la speranza che siano veramente sinceri e felici e che possano prepararne degli altri per la tranquillità, l’ordine e la pace del mondo.

Cari figli, che venite da tante parti dell’Italia, dell’Europa e del mondo, tutti vi salutiamo: pellegrini, visitatori, turisti, militari, studenti, Sacerdoti, Religiosi e Religiose! Noi siamo lieti di accogliere la vostra visita, di assicurarvi del Nostro affetto, di augurare alle vostre persone, ai vostri Cari, ai vostri Paesi e alle istituzioni a cui appartenete copiose grazie del Signore; e Noi accompagneremo questi Nostri voti con le Nostre preghiere e, alla fine dell’udienza, con la Nostra Benedizione.

Un dono speciale chiederemo per voi a Cristo Signore quale frutto e quale ricordo di questa Udienza: una fede viva, sincera, profonda; la fede di S. Pietro, presso la cui tomba noi siamo ora raccolti; quella fede che ci dà la certezza nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e ci fa accogliere il suo Vangelo come l’annuncio vero e sicuro della nostra salvezza.

Rinnoviamo insieme, in questo momento, il nostro atto di fede, luce e forza per la nostra vita cristiana, e possa la Nostra Benedizione Apostolica dare a questo atto pienezza di convinzione, di speranza e di gioia.


Sabato, 3 agosto 1963

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Carissimi figli presenti a questa udienza generale: siate tutti salutati e benedetti!

Noi intendiamo con questo saluto e con questa benedizione manifestarvi il piacere che Ci procura la vostra visita, allietare i vostri animi, onorare i Paesi, le Diocesi e le Istituzioni, a cui appartenete, chiamare sopra di voi l’abbondanza delle grazie divine, e dare a questo bello e singolare momento la pienezza di significato cattolico, che gli conviene.

Noi infatti in questo momento celebriamo la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli in Gesù Cristo, di membri della sua Chiesa, nella unica fede e nella comune carità che Cristo ci ha lasciate e insegnate.

Per dare più espressione spirituale a questo istante Noi vi esortiamo a pregare per tutta la Chiesa, per le sue speranze e per le sue sofferenze, ed a pregare anche per tutto il mondo affinché il Signore lo guidi sui sentieri della giustizia, della pace e della salvezza.

Noi daremo alla fine dell’udienza la Nostra benedizione apostolica per dare efficacia a questi voti e a queste preghiere.

(Alla Udienza Generale è, tra i molti altri, anche il gruppo di studenti universitari del Vietnam, che hanno seguito in Francia ed in altre Università di Europa alcuni corsi estivi. Essi sono invitati a salire nel palazzo apostolico ed ivi, nella sala del Tronetto, hanno il privilegio di una udienza speciale dal Santo Padre. Il gruppo è guidato dal Padre Giovanni Tran Thanh, rettore della missione cattolica vietnamita in Francia. Ed ecco il Discorso rivolto da Sua Santità).

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Mercoledì, 14 agosto 1963

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Diletti Figli e Figlie!

Diamo a tutti il Nostro saluto; a voi Sacerdoti, a voi Religiosi e Religiose, a voi Laici, a voi Pellegrini e Turisti, di ogni età e di ogni provenienza.

E siamo lieti che questa Udienza abbia luogo oggi, vigilia della Festa di Maria Santissima Assunta in Cielo, perché ciò Ci suggerisce d’esortarvi a ben celebrare questa solennità, onorando la Madonna nella gloria a cui il suo divino Figliuolo Gesù ha voluto associarla. Ci sembra, in tal modo, di essere autorizzati di chiedere a Lei, alla Madre di Cristo e Madre nostra, a voler rendere efficace e abbondante di’ grazie la benedizione, che tra poco vi daremo.

E fra le grazie che Noi desideriamo per voi, e che voi sperate da questo incontro con l’umile Vicario di Cristo, questa vi sia: di ben comprendere e di ben praticare il culto verso Maria Santissima. Esso, come sapete, è introduzione e conseguenza del culto unico e sommo che dobbiamo a Gesù Cristo Nostro Signore; esso è garanzia della nostra fede nei suoi misteri e nella sua missione; esso è espressione della nostra aderenza alla Chiesa, che ha in Maria la sua figlia più santa e più bella e che trova in Maria, come scriveva S. Ambrogio, la sua immagine ideale; esso ci riempie di gaudio e di speranza e ci insegna a imitare la Madonna nelle sue virtù, tanto sublimi e tanto umane, in quella soprattutto della fede, dell’accettazione della Parola di Dio, che inizia nelle nostre anime la vita di Cristo.

Vedete così come Noi desideriamo per voi ogni dono migliore e come Noi stessi confidiamo che vi sia concesso per l’intercessione della Madonna.

Sia perciò Ella stessa, Maria Santissima, a dare oggi valore e pie-nezza alla Nostra Apostolica Benedizione.




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