Paolo VI Catechesi 17572

Mercoledì, 17 maggio 1972

17572
Siamo prossimi alla festa di Pentecoste, la quale commemora, e, a Dio piacendo, rinnova in qualche modo e misura, l’avvenimento della discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli, riuniti nel cenacolo di Gerusalemme con la prima comunità dei seguaci di Gesù, il Maestro, il Messia, morto in Croce, risorto, e ormai scomparso salendo in cielo. Il gruppo dei rimasti fedeli era di circa centoventi persone, con le pie donne e con Maria, la Madre di Gesù. Che cosa fu quel fatto-mistero non è facile dire, quantunque si sia compiuto con segni esteriori molto forti: fragore improvviso di cielo, impetuosa invasione di vento per tutta la casa, e apparizione di fiamme luminose, come lingue di fuoco sopra ciascuno dei presenti, che si sentirono inebriati di energia, di gioia e di grande voglia di esclamare lodi ardenti e sapienti a Dio, nascenti come poesia profetica dall’interno dei cuori; era lo Spirito Santo, cioè l’Amore vivente, procedente da Dio, il Padre, da Dio Figlio, il Verbo, Dio Lui stesso, la terza Persona della Santissima Trinità, l’unico Iddio così rivelantesi nel mistero della sua intima Vita infinita, abissale, resa accessibile agli uomini, in certa maniera, sempre minima ed analogica rispetto all’infinita realtà del Dio Uno e Trino, ma straripante di luce, di gaudio e di mistero, rispetto alla ricolma capacità della mente umana (Cfr.
Rm 11,33-36).

Il fatto è che in quel momento nacque la Chiesa; il suo corpo, composto di uomini di questo mondo, ebbe la sua animazione soprannaturale che tutta la penetrò, infondendo unità nuova a quella assemblea che si chiamò Chiesa, e subito conferendo varie e distinte funzioni a questo e a quel membro dell’assemblea ecclesiale, come ad organo speciale in vantaggio dell’intero organismo; nacque la Chiesa, fin da quella prima ora seminale, gerarchica e comunitaria, costituzionalmente unica, organizzata ed unita (Cfr. 1Co 12,4 ss.).

Se questo avvenimento è vero, è reale, come infatti lo fu e tuttora lo è, non sfugge a nessuno la sua superlativa importanza. L’opera dello Spirito Santo è determinante per la religione cristiana, è trasfigurante per quella parte privilegiata dell’umanità, che entra nel raggio del suo influsso, è decisiva per la nostra salvezza. Ciò non toglie che essa sia misteriosa, che ecceda cioè la nostra capacità normale di conoscenza, e che anzi possa essere indebitamente interpretata, ovvero confusa con forme equivoche di spiritualismo, e di spiritualità, come l’utopia, come la fantasia, come la follia, e perfino come l’azione diabolica. Non per nulla l’evangelista Giovanni, nella sua prima epistola, scrive: «Carissimi, non vogliate prestar credito ad ogni spirito, ma provate gli spiriti se siano da Dio, perché molti pseudoprofeti vagano per il mondo» (1Jn 4,1). E San Paolo ai Tessalonicesi: «Non spegnete lo spirito. Tenete in conto le profezie. Tutto esaminate; ritenete ciò che è bene» (1Th 5,19 1Th 5,21). Con tanto che si è detto ai nostri giorni sull’idealismo, sulla psicanalisi, sulla psichiatria, sulla magia, eccetera, non abbiamo forse ancora bene studiato la teologia dello Spirito Santo, e le realtà che derivano dalla sua azione sull’anima umana, come la grazia per prima, e poi i suoi doni (Cfr. Is 11,2) e i suoi frutti (Ga 5,22), non che le vie per cui normalmente ci è conferito lo Spirito Santo, la preghiera (Cfr. Lc 11,13) e specialmente i sacramenti, veicoli appunto della grazia, cioè dell’azione dello Spirito Santo in noi (Rm 5,5 1Co 3,16 etc.).

Catechismo questo; fondamentale per avere una concezione esatta della vita cristiana, specialmente su alcuni punti che oggi sembra utile e doveroso ricordare. Accenniamo appena.

«Lo Spirito soffia dove vuole», dice Gesù nel famoso colloquio con Nicodemo (Jn 3,8); non potremo perciò tracciare delle norme dottrinali e pratiche esclusive circa gli interventi dello Spirito nella vita degli uomini; Egli può manifestarsi nelle forme più libere ed impensate; Egli «gioca nel cerchio della terra» (Pr 8,31); l’agiografia ci narra tante avventure curiose e stupende della santità; ogni maestro di anime ne sa qualche cosa. Ma una regola c’è, un’esigenza ordinaria s’impone per chi voglia captare le onde soprannaturali dello Spirito Santo; ed è questa: l’interiorità. L’appuntamento per l’incontro con l’ineffabile Ospite è fissato dentro l’anima. Dulcis hospes animae, dice il mirabile inno liturgico della Pentecoste. L’uomo è fatto «tempio» dello Spirito Santo, ci ripete San Paolo (Cfr. 1Co 3,16-17 1Co 6,19 2Co 6,16 Ep 2,22). Per quanto l’uomo moderno, spesso anche il cristiano, anche il consacrato, tenda a secolarizzarsi, non potrà, non dovrà mai dimenticare questa impostazione fondamentale della vita, se questa vuol rimanere cristiana e animata dallo Spirito Santo, l’interiorità. La Pentecoste ha avuto la sua novena di raccoglimento e di preghiera. Occorre il silenzio interiore per ascoltare la Parola di Dio, per sperimentare la presenza, per sentire la vocazione di Dio. Oggi la nostra psicologia è troppo estroflessa; la scena esteriore è così assorbente che la nostra attenzione è in prevalenza fuori di noi; siamo quasi sempre fuori della nostra casa personale; non sappiamo meditare, non sappiamo pregare; non sappiamo far tacere il frastuono interiore degli interessi esteriori, delle immagini, delle passioni. Non v’è spazio quieto e sacro nel cuore per la fiamma di Pentecoste. Pretendiamo forse di avere «carismi» speciali per rivendicare ai capricci spirituali dei nostri istinti una cieca autonomia, e non cerchiamo di ricondurre alla sua autentica fase d’ispirazione divina i nostri sentimenti ed i nostri pensieri. La conclusione viene da sé: bisogna dare alla vita interiore il suo posto nel programma della nostra affaccendata esistenza; un posto primario, un posto silenzioso, un posto puro; dobbiamo ritrovare noi stessi per essere in condizione d’avere in noi lo Spirito vivificante e santificante; se no, come ascoltare la sua «testimonianza»? (Cfr. Jn 15,26 Rm 8,7)

Vi sarebbero altri punti da considerare circa questo grande fenomeno dell’accoglienza allo Spirito Santo dentro noi. Quale rapporto, ad esempio, vi può essere fra questa voce dello Spirito, la voce del cuore abitato dal Paraclito, il nostro difensore, il nostro avvocato, il nostro maestro interiore, e la voce naturale, quantunque anche questa tanto delicata e tanto nobile, della nostra umana coscienza? Socrate aveva un «demone», che lo ispirava nel fondo della coscienza come una voce divina (Cfr. PLATONE, Apol. 29-30); Gandhi obbediva ad una sua «stili small voice», che in certi momenti si faceva udire dentro di lui (Cfr. C. FUSERO, Gandhi, 511). Ma senza ricorrere agli esempi straordinari, ogni uomo vero ha una sua sorgente intuitiva e normativa dentro di sé; si pone la questione: sarebbe questa voce contraria, o distinta, o coincidente con quella d’ispirazione soprannaturale del divino Paraclito? Lasceremo la questione, ch’è principalmente di fatto, all’analisi degli studiosi, accontentandoci per ora di notare quali interessanti esplorazioni si pongano al contatto della teologia dello Spirito Santo con la psicologia dell’uomo.

Altra questione è quella vecchia, ma oggi molto in voga, che oppone la religione dell’autorità alla religione dello spirito; quest’ultima preferita dagli avversari alla Chiesa, istituzionale e gerarchica, per rivendicare la libertà d’una Chiesa democratica, che viva dello spirito espresso dal senso religioso della comunità. Conosciamo un po’ tutti le espressioni di questa critica posizione. Noi pensiamo che la questione, posta nell’interno della Chiesa cattolica, attenti all’esistenza della Chiesa stessa e porti allo spegnersi della vera fiamma della Pentecoste, come quella che prescinde dal pensiero di Cristo e di tutta la Tradizione (Cfr. CONGAR, Mystère de l’Eglise, p. 146, ss.).

Vediamo piuttosto di celebrare bene la Pentecoste, fusione dello Spirito Santo con la sua Chiesa. Con la nostra Benedizione Apostolica.

Convegno nazionale degli Economi Cattolici

Anche quest'anno gli Economi Cattolici, che partecipano al loro XII Convegno Nazionale di studio, organizzato dal Centro Nazionale Economi di Comunità, sono venuti a portarci il loro saluto. Vi accogliamo tanto volentieri, ricordando i precedenti incontri con voi avuti; e salutiamo fra voi gli Economi Generali e Provinciali, anch’essi presenti in occasione del loro II Convegno. Abbiamo scorso con interesse i temi che in questi giorni vi tengono occupati, tra i quali: l’approfondimento del ruolo missionario delle istituzioni religiose che operano in campo sociale; i problemi di rinnovamento e di inserimento nei piani di iniziativa pubblica, in ordine all’attuazione dell’ordinamento regionale; l’approfondimento della vostra responsabilità nel settore specifico che vi è affidato, alla luce della vocazione che vi qualifica; l’impostazione dei servizi per gli anziani e degli Istituti di recupero per la gioventù handicappata, per usare un termine moderno.

Tutti questi argomenti, e le varie iniziative che si tengono nell’ambito della «Settimana della vita collettiva», ci dicono con quale sensibilità voi cerchiate di dare un valore di testimonianza e di fedeltà religiosa ai gravi compiti di carattere pratico, economico, tecnico, organizzativo, diciamo pure anche dispersivo, ai quali dovete far fronte. Noi vi incoraggiamo a mantenere alto questo impegno; a spendervi generosamente per il bene delle varie comunità, a cui pensate; ad animare di contenuto sempre soprannaturale, sempre ispirato al grande precetto della carità, le vostre umili e necessarie e utili incombenze. Vi sia vicina, come modello e ispiratrice, la Vergine Maria, con lo spirito che la mosse, a Cana a provvedere alle necessità materiali di quella famiglia; e vi ottenga sempre l’aiuto del Signore. A questi voti si accompagna la nostra Apostolica Benedizione.

Venticinque anni di famiglie cristiane

Con vivissima gioia accogliamo stamane le cento coppie di sposi che partecipano al Viaggio di Nozze d’Argento, organizzato, come è ormai consuetudine da tanti anni, dall’Ente Nazionale Assistenza Lavoratori.

Abbiamo così occasione ancora una volta di esprimere il nostro compiacimento per una iniziativa, che è stata fin dal suo inizio tanto favorevolmente accolta e si è rivelata così piena di significato umano e cristiano. Sposi carissimi, desiderando che la nostra benedizione sigilli e coroni venticinque anni della vostra vita matrimoniale, voi rendete testimonianza alla bellezza, alla grandezza, alla santità del vincolo matrimoniale davanti alla comunità cristiana; testimonianza quanto mai preziosa in un tempo in cui tante insidie minacciano la stabilità della famiglia. Ve ne ringraziamo di cuore e ci auguriamo che il vostro esempio costituisca per i vostri figli e per le coppie più giovani un salutare richiamo a quei principi che sono stati luce e forza per voi, e che soli garantiscono al focolare domestico la vera, duratura felicità terrena, preparazione e simbolo di quella celeste.

Abbiamo saputo che il vostro viaggio si concluderà ai piedi della Madonna di Pompei. Noi vi accompagneremo spiritualmente e chiederemo alla Vergine Santissima che alla luce dei suoi esempi e sotto la sua protezione la vostra vita matrimoniale abbia a svolgersi ancora per lunghi anni in armonia e serenità, nella pienezza delle grazie e delle consolazioni del Signore. E a questo scopo vi impartiamo la nostra Apostolica Benedizione.

Religiose aderenti al Movimento dei Focolari

Ed ora il nostro cordiale saluto va alle Religiose aderenti al Movimento dei Focolari, che in questi giorni partecipano al Convegno organizzato per loro dal Centro Mariapoli di Rocca di Papa.

Abbiamo saputo, figlie carissime, che il tema delle vostre riunioni riguarda la vita religiosa, studiata alla luce degli insegnamenti che noi stessi abbiamo impartiti. Vi siamo assai riconoscenti per questa filiale attenzione, e non possiamo non provare grande conforto nel vedere che le nostre sollecitudini per l’incremento della vita religiosa hanno trovato in voi eco profonda e così generosa rispondenza. Esse mirano costantemente al rinnovamento voluto dal Concilio Ecumenico, e perciò richiedono un saggio e prudente adattamento delle vostre regole alle esigenze nuove del tempo presente. Tale rinnovamento tuttavia sarà genuino a condizione di rispettare in tutto il suo valore la dimensione verticale della vostra consacrazione religiosa, se cioè l’intimità con Cristo attraverso una sincera e profonda vita interiore conserverà sempre il primato in seno alle vostre Comunità. Non abbiate mai a temere che in tal modo sia intralciato il vostro dinamismo apostolico. È vero esattamente il contrario. Ciò che si dà a Dio non è mai perduto per l’uomo; è stimolo anzi all’azione ed è sorgente feconda di energie soprannaturali.

Questo è l’augurio che formuliamo per voi, mentre in pegno della divina assistenza vi impartiamo la nostra Apostolica Benedizione, che di cuore estendiamo ai vostri rispettivi Istituti.

Scolari di varie parrocchie e scuole d’Italia

Al termine dell’udienza generale, abbiamo voluto riservarci il tempo per questo breve colloquio, nel quale desideriamo dirvi il nostro affetto ed il nostro grazie per la visita.

Siete venuti numerosi (circa duemila) da varie Parrocchie e Scuole d’Italia; e molti di voi avete ricevuto quest’anno per la prima volta la Santa Eucaristia. Avete studiato e pregato per prepararvi spiritualmente alla Comunione, ed ora siete venuti con l’anima ancora raggiante e fragrante perché si è nutrita del Pane celeste, del Pane che dà la vera vita agli uomini. Il ricordo soave di questo contatto vitale con Gesù deve animarvi e confermarvi nella generosità e nella fedeltà, alla quale i genitori, i sacerdoti, i catechisti vi hanno educato! Esso non deve offuscarsi né spegnersi mai, ma stimolare piuttosto la vostra anima, perché torni spesso alla Mensa Eucaristica e di qui attinga alimento e vigore.

E voi, alunni delle Scuole Elementari e Medie, che siete venuti con gli insegnanti, abbiate sempre presente dinanzi allo sguardo l’immagine di Gesù Maestro, il quale vi è guida e sostegno lungo il cammino della formazione. La scuola è la palestra che, dandovi la cultura e la scienza, contribuisce preziosamente a farvi uomini; ma l’insegnamento che ha per oggetto la verità religiosa, che avete già iniziato, non si esaurisce però in un ciclo didattico, ma si estende e continua per tutta la vita. Sì, Maestro, vero Maestro è il Signore: come tale sappiate sempre riconoscerlo, ascoltarlo e seguirlo.

A tanto vi incoraggia la nostra Benedizione Apostolica, che ora vi impartiamo di cuore, e che estendiamo a tutti i vostri cari.



Mercoledì, 24 maggio 1972

24572

La festa di Pentecoste che abbiamo testé celebrata, ci parla ancora nel cuore, e sveglia in noi la legittima curiosità di renderci conto degli effetti prodotti negli animi di coloro che hanno la fortuna di ricevere in sé lo Spirito Santo. Se davvero Dio-Amore, santificante e vivificante, il Paraclito, lo Spirito Santo raffigurato nel vento e nel fuoco, mandato dal Padre, nel nome del Figlio, investe i discepoli fedeli con la sua presenza, con la sua forza, cioè con la sua grazia, che cosa succede nell’anima, nella psicologia, nella moralità, nella mentalità di chi riceve l’ospite ineffabile?

Possiamo ben intuire che da questa infusione soprannaturale possono derivare molte cose, sufficienti a riempire un trattato di teologia nuova, quella di una relazione nuova di Dio con l’uomo e quindi d’un’esperienza nuova di Dio, sia nell’interno dei singoli uomini favoriti da tanta fortuna, sia nella vicenda sociale e storica della umanità, in seno alla quale vivono soggetti ambivalenti, dotati cioè di vita naturale e di vita soprannaturale; la vita soprannaturale, per di più, emana da un principio unico e unificante, lo Spirito Santo, che compagina insieme i suoi «santi» in un corpo solo, la Chiesa, corpo mistico di Cristo.


DUPLICE TESTIMONIANZA

Cristo Signore, preannunciando la missione dello Spirito Santo, ha condensato la somma di questi effetti del Paraclito medesimo in una sola parola, tanto spesso ricorrente nel Vangelo di S. Giovanni, e tanto spesso adoperata nel discorso religioso contemporaneo, e già da noi pure altra volta commentata; la parola «testimonianza». Giova riprenderla in esame, per osservarne la duplice applicazione. Vi è infatti nel pensiero del Signore una testimonianza interiore, che potremmo dire passiva, cioè ricevuta, ascoltata, che è costituita dai doni, dai carismi, di cui l’azione dello Spirito Santo è prodiga verso chi lo riceve. Scegliamo, per comodità di sintesi, una parola di Gesù, dai discorsi dell’ultima cena: «Quando verrà il Paraclito . . . . Egli, lo Spirito di verità, darà testimonianza di me» (
Jn 15,26; cfr. Jn 14,26 Jn 16,17). È la testimonianza della verità, relativa a Dio, a Cristo, al Vangelo, resa luminosa interiormente.

E vi è una testimonianza esteriore, nella quale, con il suggerimento intimo dello Spirito (Cfr. Mt 10,20), l’uomo stesso si fa testimone, cioè tramite di verità: «Quando verrà il Paraclito, dice Gesù ai suoi discepoli, voi darete testimonianza» (Jn 15,27). Questo è l’aspetto che ora ferma la nostra attenzione. La Pentecoste trasforma i discepoli in testimoni, cioè in apostoli. Gesù ancora che parla ai suoi, e questa volta nell’imminenza della sua ascensione: «Voi riceverete una forza dello Spirito Santo quando verrà sopra di voi, e voi mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino all’estremità della terra» (Ac 1,8). Ricordate infatti la scena della Pentecoste. È una metamorfosi, si può dire, che avviene nei discepoli. Una energia nuova li invade. La parola straripa dalle loro anime. Leggiamo negli Atti degli Apostoli. Quando la gente è accorsa, attratta dal fragore del fenomeno inesplicabile e dall’esaltazione del gruppo acclamante «le grandezze di Dio» (Ibid. Ac 1,11) nelle lingue più diverse, e comincia a interpretare in chiave sarcastica il contegno di quell’assemblea fuori di sé per l’interiore pienezza di spirituale ispirazione, allora narra quel racconto meraviglioso: «si alzò Pietro con gli undici, e a voce alta parlò» (Ibid. Ac 1,14). È la predicazione cristiana al suo primo discorso inaugurale. L’apostolato comincia con enfasi e sicurezza profetica, nel tumulto esterrefatto e mal disposto della folla, l’annuncio di Cristo Salvatore.

Possiamo chiamare apostolato la testimonianza esteriore suscitata dallo Spirito Santo.


UN DIRITTO-DOVERE

Voi sapete, a questo proposito, due cose ovvie, specialmente dopo il recente Concilio; e cioè sotto il nome di apostolato si comprende tutta l’attività esteriore della Chiesa in ordine al suo fine primario, quello della salvezza mediante Cristo, attività diventata oggi tanto più cosciente ed urgente, quanto più aperte e chiuse, sotto differenti aspetti, sono oggi le vie degli uomini davanti al kerygma, cioè all’annuncio evangelico: «questo è il fine della Chiesa, insegna appunto il Concilio; con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo» (Apostolicam Actuositatem AA 2). E poi sapete che la vocazione cristiana stessa è per natura sua anche vocazione all’apostolato (Ibid. AA 2 AA 5). Cioè l’apostolato è stato riconosciuto come attività inerente al fatto stesso di essere cristiano; donde la promozione del concetto di Laico cristiano a collaboratore dell’apostolato gerarchico propriamente detto (Cfr. Lumen Gentium LG 33 ss.).

E tutti sappiamo anche come questa coscienza apostolica, missionaria, diffusiva del cristiano, chiamato alla fede e favorito della grazia, non sia ancora debitamente acquisita in molti che pur cristiani si dicono. Segno che la virtù della Pentecoste non è stata ancora compresa e sperimentata, come lo fu all’origine del cristianesimo, per quello che è: un impulso a testimoniare la propria fede, a difenderla, a diffonderla, un diritto-dovere (Cfr. Apostolicam Actuositatem AA 3) nascente dal cuore di chi è stato segnato dal dono dello Spirito di Cristo, uno studio amoroso e generoso di edificare, in collaborazione con Cristo, architetto e costruttore, sul fondamento posto da Lui stesso, la sua Chiesa. L’apostolato, nelle sue innumerevoli forme, è questa positiva edificazione: essa diventa il segno visibile, e quindi sociale e storico, dell’autentica mozione dello Spirito negli animi di quanti allo Spirito si appellano per ritenersi cristiani.


FORTEZZA E CORAGGIO

Ora qui s’impone una riflessione molto seria sull’apostolato, diventato tema fecondissimo di pensiero e d’azione nei cattolici contemporanei. Una riflessione generale: a che punto è oggi l’apostolato nel nostro campo? Dobbiamo ringraziare il Signore osservando una ricchissima fioritura di attività d’ogni genere nel Popolo di Dio per l’annuncio e per l’affermazione del nome cristiano. E sia lode a quanti offrono ingegno, azione, nome, mezzi, preghiere, sofferenze, solidarietà, interessamento allo sforzo in atto dell’apostolato cattolico, uomini, donne, giovani che siano; laici, o ministri, o religiosi. Vorremmo che tutti ed ognuno si sapessero apprezzati dalla Chiesa, specialmente da chi nella Chiesa riveste responsabilità particolari. Siano tutti ringraziati, incoraggiati, benedetti. Noi preghiamo lo Spirito Santo che effonda sopra di loro i suoi doni, così che tutti coloro che esercitano l’apostolato, dentro o fuori del recinto ecclesiale, ne sentano l’energia interiore, e siano tutti interiormente sostenuti dalla convinzione e dal gaudio della positiva e militante professione cristiana.

Ma dovremo tutti ricordare che l’atteggiamento coerente, costante e coraggioso della professione cristiana, cioè dell’apostolato, è sempre insidiato nel nostro complesso essere umano da molte forme di rinascente e subdola debolezza. Il cristiano, l’apostolo specialmente, è obbligato ad essere forte e coraggioso, ad essere franco e libero, come si addice a persona seguace di Cristo (Cfr. Ac 4,20 Lc 12,8-12 etc.). Invece esiste sempre, e perfino nei più impegnati (noi pensiamo - ahimé! - a Pietro, che rinnegò fieramente il Maestro nell’ora critica della sua passione), una labilità inguaribile senza grande umiltà e fortezza dal lato soggettivo, e senza l’aiuto dello Spirito Santo da quello oggettivo, la quale labilità fa scivolare spesso insensibilmente la nostra personalità in quel campo magnetico circostante e soverchiante, che si chiama il rispetto umano, il conformismo all’ambiente, la paura paralizzante del giudizio altrui, dell’ironia altrui, della stampa altrui. Ricordavamo in questi giorni l’osservazione di Pascal circa l’opinione pubblica, che logora la forza (PASCAL, Pensées, 303). Ed oggi, mentre questa atmosfera pubblica si fa prevalente sulla autonomia personale, dobbiamo ricordare quanto siamo esposti ad esonerarci dal richiamo esteriore della Chiesa e da quello interiore della coscienza all’osservanza dell’impegno cristiano. Ci proclamiamo liberi, e spesso, vittime del rispetto umano, lo siamo così poco.


L'ATTEGGIAMENTO CONTESTATARIO SNATURA L'APOSTOLATO

Per di più, una forma, oggi diventata di moda anche nella professione cristiana, la contestazione abituale, e spesso deleteria e talora spregiudicata, fa deviare fuori dell’alveo della carità ed anche qualche volta della verità tante belle energie, che dovrebbero servire all’apostolato costruttivo. L’atteggiamento della consuetudine contestataria, che caratterizza oggi pur troppo non poche iniziative, è una contraffazione dell’apostolato (Cfr. 1Tm 6,20 2Tm 2,14 ss.). Vorremmo che davvero lo Spirito, dal quale esse si dicono guidate, forse per sottrarsi dall’armonia della comunione ecclesiale e dall’ossequio dovuto a chi è ministro dell’autorità, le restituisse all’onore della loro funzione stimolante ad autentico rinnovamento ecclesiale e sociale, e alla vera carità della comunione propria del genio cristiano.

Invocheremo pertanto lo Spirito Santo che ci faccia degni e forti e attivi per la testimonianza di Pentecoste, nella Chiesa e nel mondo. Con la nostra Apostolica Benedizione.

L’Istituto romano «Sedes Sapientiae»

Ed ora un cordialissimo saluto alle Religiose alunne dell’Istituto «Sedes Sapientiae» venute a porgerci l’omaggio della loro devozione a conclusione del corrente anno scolastico.

È ben naturale che un incontro come questo susciti in noi una folla di sentimenti a cui possiamo appena accennare, ma che voi, figlie carissime, potrete facilmente intuire. Vi diremo grazie anzitutto del vostro delicato pensiero, e insieme esprimiamo l’affetto e la stima che nutriamo verso il vostro Istituto, verso il corpo insegnante, e in particolar modo verso le tanto benemerite Missionarie della Scuola. Auguriamo che l’Istituto da esse sapientemente diretto abbia a mantenere alto il prestigio che lo circonda, offrendo a religiose di qualsiasi Congregazione - come egregiamente fa ormai da un trentennio - la possibilità di acquistare una solida preparazione culturale in un clima spirituale conforme alle esigenze della loro consacrazione a Dio.

Carissime figlie, che il Signore vi aiuti a corrispondere a queste nostre ardenti speranze, per la gioia della Chiesa, per la fecondità del vostro apostolato e per l’incremento delle vostre rispettive famiglie. Vi accompagni la nostra paterna Apostolica Benedizione.

Visitatori giapponesi ed americani

We are happy to welcome the Sisters who this year have been participating in the ARC Program. You have wisely turned to the study of Sacred Scripture and theology in your search for a deeper under standing of religious life. But if such study is to be effettive and complete, it needs the power and spirit of prayer. For prayer places us in a communion with Christ that binds together into a living unity all that we have learned. You are thus to be praised for undertaking your study in an atmosphere of prayer. We hope that the experience of this members of the diocese of Kagoshima, where the great missionary past year will be a source of strength, not only for yourselves but also for your communities at home and all those whom you serve in Christ.

It is a pleasure for us to greet a group of visitors from Japan, Saint Francis Xavier landed four hundred and twentyfive years ago. As we extend to you our warm welcome we express the hope that your visit here will ever remain an indelible memory, not only because of the treasures of art and architecture that Rome has to offer, but also because of the spiritual values that she represents.

We extend a special welcome to the members of the American Legion and their wives. We know that it is not the first time that a delegation of your esteemed association has visited the Vatican. On this occasion we express the hope that the American Legion may indeed be a legion of service and peace in a world that is still beset by war and still tormented by want. We are confident that you will continue your laudable charitable and educational activities on behalf of men everywhere.

Il Movimento di Schönstatt

Ein wort herzlicher Begrüssung richten Wir nach an die drei Pilgergruppen der Schönstatt-Bewegung: das Säkularinstitut der Frauen von Schönstatt; den Mütterbund der internationalen Schönstatt-Bewegung und die übrigen Mitglieder des genannten Werkes. Liebe Söhne und Töchter! Das Leben Ihres verewigten Stifters P. Joseph Kentenich lässt sich in das bedeutungsvolle Wort zusammenfassen, das auf seinem Grabstein steht: «Dilexit Ecclesiam», er liebte die Kirche. Dieses Wort möchten Wir Ihnen heute mitgeben als Ihr Programm. Leben Sie für die Kirche, arbeiten Sie für die Kirche, bringen Sie Opfer für die Kirche, stehen Sie trots aller Stürme von draussen und von innen stets treu zur Kirche. Dann lieben such Sie in Wahrheit die Kirche und Ihr apostolisches Arbeiten wird fruchtbar für das Reich Christi auf Erden. Dazu erteilen Wir Ihnen und allen Anwesenden aus der Fülle des Herzens den Apostolischen Segen.


Mercoledì, 31 maggio 1972

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Celebreremo domani la festa del «Corpus Domini», cioè dell’Eucaristia, la cui istituzione già la Chiesa ha commemorato nel Giovedì Santo, rievocando e rinnovando sacramentalmente l’ultima Cena del Signore, così strettamente inserita nel dramma della Passione da non concedere alla coscienza dei singoli fedeli e della loro comunità il tempo di sostare in particolare riflessione sul mistero compiuto e reso perenne della permanenza reale di Gesù nella Chiesa stessa, e del rinnovarsi e moltiplicarsi del sacrificio di Cristo, in modo incruento, nel rito eucaristico. La festa del «Corpus Domini» è perciò un ripensamento di quel fatto e di quel mistero. Nacque come devozione di anime fervorose nel secolo XIII, nelle Fiandre, e liturgicamente nella Chiesa universale dopo il miracolo di Bolsena, per merito di Papa Urbano IV, con la famosa Bolla Transiturus del 1264, di cui, anni or sono, celebrammo il settimo centenario. La centralità teologica del mistero eucaristico, e cioè la presenza sacramentale di Cristo vivo e vero fra noi e la sua effettiva rappresentazione sacrificale, meritava questa riflessa festività, mentre l’economia della sua indefinita possibilità di moltiplicarsi dovunque tale qualificata memoria fosse celebrata esigeva una difesa, un’apologia, una apoteosi del Cristo immolato e presente quale alimento di salvezza e di vita per ciascuno e per tutti i suoi fedeli seguaci. Questo vi vogliamo dire, e tanto ora basti per questo accenno alla festa del «Corpus Domini»: l’Eucaristia è per noi pellegrini sulla terra destinati al cielo il punto focale, accecante e illuminante, di tutto l’ordinamento reale della nostra religione cristiana, ch’è presenza dell’Emanuele, cioè del Dio con noi, che è redenzione cioè d’una vittima divina per noi, e ch’è insomma un disegno di comunione divina in noi. Più è denso, più è insolito, più è miracoloso il mistero eucaristico al nostro pensiero profano (ricordate la discussione di Cafarnao: «questo linguaggio è duro, e chi mai può ascoltarlo?» (
Jn 6,61) e più si rende chiaro, logico, persuasivo, beatificante all’uomo che crede e che ama Gesù Cristo. L’Eucaristia: qui è Lui.

Dovremmo, Figli carissimi, approfondire il mistero dell’Eucaristia, proprio in ordine alle condizioni interne ed esterne della Chiesa ai nostri giorni: circa la presenza di Cristo sotto le specie del pane e del vino, e perciò circa quella sua realtà viva e vera che la teologia cattolica chiama «transustanziazione»; circa il significato non solo di cena, ma anche di vero sacrificio, ch’è l’immolazione incruenta della carne e del sangue di Cristo, raffigurata nell’oblazione del pane e del vino (Cfr. M. De LA TAILLE, Mysterium Fidei, p. 457: «l’Eucaristia non è sacramento, se non in quanto è sacrificio»); circa la necessità d’un divino potere ministeriale, cioè sacerdotale per operare un così prodigioso mistero; circa l’esigenza d’avere l’anima purificata da ogni grave peccato prima di accedere alla mensa eucaristica (Cfr. Mt 22,12 1Co 11,28-29); circa la comprensione della carità e dell’unità, come effetto specifico dell’Eucaristia, cioè come sacramento ecclesiale per eccellenza (sempre devono risuonare nei nostri spiriti le celebri esclamazioni di S. Agostino: O sacramentum pietatis! o signum unitatis! o vinculum caritatis! (S . AUG. In Io. tract. 26, 13; PL 35, 1612-1613); e sempre dobbiamo ricordare come S. Tommaso veda l’effetto proprio, la grazia, la res dell’Eucaristia nell’«unità del corpo mistico, senza la quale non vi può essere salvezza; a nessuno infatti è aperto l’ingresso della salvezza, fuori della Chiesa» (S. TH. III 73,3).

Sarà bene inoltre rivendicare, contro certe negazioni qua e là circolanti, la permanenza della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche anche oltre la celebrazione della Messa, durante la quale esse furono consacrate. Cristo rimane; ed allora si giustifica, anzi si esige un culto specialissimo dell’Eucaristia anche fuori della Messa, come la fede e la pietà della Chiesa ha sempre professato e come nei tempi a noi più vicini ella ha promosso e sempre con maggiore riverenza e solennità celebrato (Cfr. F. W. FABER, The blessed Sacrament; si veda specialmente Eucharisticum Mysterium, in AAS 1967, p. 539 ss.). Così che il culto del Tabernacolo, l’adorazione privata e pubblica del SS. Sacramento, la processione, o il culto solenne fuori del tempio, in occasione della festa del «Corpus Domini» (noi la celebreremo domani, a Dio piacendo, alla Parrocchia del SS.mo Sacramento, a Centocelle), i Congressi Eucaristici hanno la loro ragione d’essere secondo la fede, la teologia, la liturgia, la pietà individuale o collettiva.

Diamo, Figli e Fratelli, somma importanza all’Eucaristia, nella S. Messa specialmente, cuore della nostra religione e nella comunione con Cristo, Pane della vita, ch’essa ci offre, e avremo dato alla nostra fede l’espressione più alta, alla Chiesa la sua genuina vitalità, alle nostre anime la scuola e l’alimento della nostra santificazione, al mondo stesso il faro della sua unità e della sua pace (Cfr. VONIER, La chiave della dottrina eucaristica, p. 247 ss.).

Esortazione vivissima, voto cordialissimo! Con la nostra Apostolica Benedizione.

Concorso catechistico in Grosseto

Ed ora un cordialissimo saluto agli studenti della diocesi di Grosseto, vincitori del «Concorso Veritas». Desideriamo esprimervi il nostro sincero compiacimento, figli carissimi, per l’impegno da voi manifestato nello studio della religione. La fede, come avrete avuto modo di costatare, lungi dal mortificare la vostra intelligenza, le apre, al contrario, orizzonti nuovi e le dona la chiave per rispondere alle ragioni più profonde della nostra esistenza. Ciò, tuttavia, non rimanga in voi circoscritto nella sfera della conoscenza, ma alimenti il vostro spirito e penetri il vostro modo di pensare e di agire. Vi diremo di più: sappiate donare agli altri le ricchezze che avete scoperto, diventando apostoli in mezzo a tanti vostri compagni che hanno sete di verità e sono bisognosi di aiuto e di guida spirituale. È in questo senso che noi formuliamo il nostro augurio per voi, mentre vi impartiamo, insieme ai vostri genitori, superiori, insegnanti, la propiziatrice Apostolica Benedizione.

Le religiose dell’Istituto «Bambino Gesù»

È presente all’udienza un gruppo numeroso e devoto di Religiose e di giovani, che hanno vivamente desiderato di incontrarsi con noi: sono le Suore dell’Istituto del «Bambin Gesù» e, con loro, le insegnanti, le alunne, le ex-alunne ed i fanciulli di prima Comunione, venuti da varie parti d’Italia.

Figlie carissime, rispondiamo volentieri alla vostra attesa per esprimervi, in quest’anno in cui ricorre il terzo centenario di fondazione del vostro Istituto, il nostro cordiale ed augurale saluto. È, infatti, dal 1672 che esso, secondo gli indirizzi apostolici tracciati dalla Fondatrice Anna Moroni, si adopera tanto lodevolmente per la formazione morale e intellettuale della gioventù, e noi ben conosciamo lo sviluppo delle scuole, dei laboratori, delle iniziative di assistenza, che da Roma si sono irradiate nelle diverse Case. Siamo assai lieti del fervore che ispira tuttora un tale lavoro, nel clima stimolante del recente Concilio, che a tutte le Famiglie religiose ha raccomandato la fedeltà agli indirizzi originari ed insieme la ricerca e l’attuazione di un conveniente rinnovamento, quale segno di vitalità e di giovanile freschezza (Cfr. Perfectae Caritatis PC 2-3).

C’è, però, un secondo titolo che dà all’incontro una nota distintiva e più definita, ed è, da parte nostra, il sentimento di riconoscenza per il servizio, tanto diligente quanto discreto, che le Religiose del Bambin Gesù prestano presso questa Sede Apostolica da circa tre secoli, e più esattamente per incarico del nostro Predecessore, il Beato Innocenzo XI.

Continuate, care Figlie, nell’impegno assiduo che qualifica la vostra multiforme attività nella Comunità ecclesiale italiana, e vi conforti costantemente la protezione del Signore, nel cui nome vi benediciamo di cuore.

Speciale scuola di servizio sociale

Il 20° anniversario di fondazione della Scuola Superiore di Servizio Sociale per Religiose, ci procura la soddisfazione, la gioia e il conforto di salutare il cospicuo gruppo di Docenti e di Alunne appartenenti a tre distinti Istituti: quello già ricordato, la Scuola di formazione psicopedagogica per Educatrici e la Scuola per Collaboratrici al ministero pastorale, qui convenuti, insieme alla Presidenza e alle Autorità Accademiche, per renderci l’omaggio di fedeltà, che tanto apprezziamo, e per apprendere, più che dalle nostre labbra dal nostro cuore, una parola di augurio, d’incoraggiamento e di esortazione.

Noi cl rallegriamo per i consolanti risultati già conseguiti da codeste provvide Istituzioni, promosse dalla Unione Superiore Maggiori d’Italia, sotto la spinta dei segni dei tempi che richiedono dalla Chiesa, com’è sua missione, forme sempre nuove di intervento in tutti i campi della sua missione universale.

Conoscendo i nobili scopi, a cui dedicate la vostra opera nei settori dell’educazione, del servizio sociale nei suoi molteplici aspetti e di collaborazione al ministero pastorale, sorge spontaneo il nostro invito a mantenervi fedeli agli ideali di fede e di amore del prossimo, che hanno ispirato le vostre generose scelte.

Nell’incoraggiarvi a tanto impegno invochiamo su di voi, e sui vostri studi, la continua assistenza del Signore e paternamente vi benediciamo.

Forze armate in Europa

We are pleased to welcome a group of instructors and students from the Training Center of the Supreme Headquarters of the Allied Powers in Europe. Your visit gives us the opportunity to express to you and to the members of your families who are present here what our hope is for everyone. It is a hope, a profound desire, for peace: peace among nations and peoples, peace in families and in the heart of each individual. It is the peace that Comes from knowing that we are loved by God. It is the peace that Comes from the effort to live according to his will. We pray that God will bless your lives and your homes with this peace always.

Militanti cristiani del Baden

Ein wort herzlicher Begrüßung richten Wir an die anwesenden Vertreter der «Christlich-Demokratischen Union» aus dem Gebiet von Heidelberg. Es ist Ihnen ein besonderes Anliegen, sehr geehrte Damen und Herren, sich als überzeugte Christen auch im öffentlichen Leben für den menschlichen und sozialen Fortschritt Ihrer Mitbürger einzusetzen. So dienen Sie dem Gemeinwohl und können gleichzeitig angesichts der heute vielfach um sich greifenden Glaubensentfremdung dem Evangelium einen Weg behnen.

Dazu erteilen Wir Ihnen und allen in dieser Audienz anwesenden Pilgern und Besuchern von Herzen den Apostolischen Segen.

Mercoledì, 7 giugno 1972


Paolo VI Catechesi 17572