Paolo VI Catechesi 28575

Mercoledì, 28 maggio 1975

28575


Noi tutti ricordiamo che uno dei temi programmatici dell'Anno Santo, che noi stiamo celebrando, è il rinnovamento della vita cristiana. Ora, per infondere nella nostra vita cristiana questo rinnovamento noi dobbiamo restaurare, con altre virtù e risorse dello Spirito, la virtù della fortezza, come è intesa nella nostra pedagogia morale.

Si, fortezza, E forse legittima la concezione drun cristianesimo debole? drun cristianesimo privo di fermezza nelle sue convinzioni, agnostico, indifferente, volubile, opportunista, vile? drun cristianesimo timido e pauroso di se stesso? manovrato dal rispetto umano? E forse autentico e nuovo un cristianesimo, che nella pratica, nel confronto con l'ambiente circostante è disponibile ad ogni conformismo, e che ha soprattutto la tacita ansia drevitare fastidi, critiche, ironie, e il manifesto desiderio di profittare drogni occasione per fare bella figura, o guadagnare vantaggi, risparmiare guai e avanzare nella carriera?

Dove è finita l'antica educazione al carattere personale, al coraggio morale, alla coerenza sociale? al senso del dovere? della responsabilità?

Ricordiamolo bene: un cristiano, un cattolico specialmente, deve essere forte. Diciamo forte spiritualmente e moralmente. Un seguace di Cristo non deve aver paura. Egli si sente avvolto in una atmosfera di Provvidenza, che volge a bene anche le cose avverse, le quali possono anchresse cooperare al nostro bene, se noi amiamo Dio (
Rm 8,28). Egli è investito da un dovere di testimonianza, che lo affranca dalla timidezza e dall'opportunismo, e che gli suggerisce contegno e parola, al momento opportuno, provenienti da una sorgente interiore, di cui forse egli, prima della prova, ignorava l'esistenza. Quandranche voi foste soverchiati da avversari più forti di voi, ci insegna il Signore nel Vangelo, "non preoccupatevi del come parlerete, né di cio che dovrete dire: in quel momento vi sarà suggerito cio che dovrete dire, perché non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro, che parla in noi" (Mt 10,19-20).

A questo punto vi è un paradosso da risolvere: noi non siamo forse deboli per la nostra inferma natura? si, è vero; perfino Gesù nel Gethsemani lo ha detto: "la nostra carne (cioè la nostra natura umana) è fiacca r, ma Egli ha insieme affermato che "lo spirito è pronto" (Ibid.26, 41); e s. Paolo ha spiegato che proprio quando umilmente e realisticamente ci confessiamo tribolati, allora siamo forti, perché il Signore gli aveva interiormente detto: "Ti basta la mia grazia, perché la virtù si afferma nella debolezza" (2Co 10,9-10). Debolezza e fortezza, percio,nel cristiano possono essere complementari (Cfr. fra gli antichi: ORIGENE , Esortazione al martirio; fra i moderni: G. BERNANOS , Les dialogues des Carmélites).

E vi è un orientamento coraggioso da imprimere nella nostra vita cristiana, privata e pubblica, per non diventare altrimenti insignificanti nel mondo dello spirito, e forse complici di comuni rovine. Non cerchiamo poi nell'indebito ricorso alla nostra libertà personale un pretesto per arrenderci al giogo di inammissibili opinioni altrui? "Libero è cio che è causa di se stesso" (S. THOMAE, Metaph., 11, 9); "solo gli esseri che muovono se stessi hanno la libertà r, ci insegna Maestro Tommaso (IDEM Contra Cent., SCG 2,48). E cio che sola legittimamente ci vincola interiormente, è la verità; ed essa, dice il Signore, "ci farà liberi" (Cfr. Jn 8,32).

La tendenza moderna percio ad abolire ogni sforzo etico o personale (eccetto, e sta bene, nel campo sportivo, ma non basta) non prelude ad un vero progresso veramente umano. La Croce è sempre diritta davanti a noi, e ci chiama al vigore morale, alla fortezza dello spirito, al sacrificio (Jn 12,25), che ci assimila a Cristo e puo salvare noi ed il mondo. Con la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Gruppo interdiocesano di Bayeux, di Coutances e Avranches e di Sées

Gruppi di pellegrini del Madagascar, del Togo e del Dahomey

Professori e allievi dell'accademia della Chiesa Ortodossa di Creta

Varie diocesi del Regno Unito

We wish to greet various groups from Great Britain: the Diocesan Pilgrimage from Birmingham and Salford, the Knights of Saint Columba from England, Scotland and Wales, and the League of Anglican Loyalists. This week the Church has celebrated the feast days of two Saints from the British Isles, the Venerable Bede and Saint Augustyne, Archbishop of Canterbury. May their intercession obtain for you and for all the people of Great Britain the Holy Year graces of Renewal and Reconciliation.

Gruppo statunitense dell'Arcidiocesi di San Antonio

From the United States we are very pleased to welcome the group of pilgrims from the Archdiocese of San Antonio, led by Bishop Flares. We pray that your pilgrimage to the See of Peter will strengthen you in faith, hope and love. When you return home, please assure your families and friends that we remember them also in our prayers.


Pellegrini dell'Indonesia e gruppo interdiocesano dell'India

Asia is also represented by the Regional Pilgrimage from Andhra Pradesh, by pilgrims from Saint Theresars Church Bombay, and by Indonesian pilgrims. Your continent is justly renowned for the reverence paid to spiritual values. We pray that the love of Christ and your fellowmen, which you will strengthen during your pilgrimage to this Holy City, may flourish and increase in the spiritually fertile climate of Asia.

Pellegrini svizzeri del lKatholischen Arbeitnehmerbewegungr

Von herzen begrüssen Wir den Pilgerzug der lKatholischen Arbeitnehmerbewegung raus der Schweiz. Liebe Söhne und Töchter! Als gläubige katholische Christen wisst ihr wohl: die Arbeit ist ein Gesetz der Natur und ein Gesetz der Busse. Sie ist aber such ein Gesetz der Gnade, nachdem Jesus Christus, unser Heiland und Erlöser, selber gearbeitet hat. Das ist die wahrhaft christliche Auffassung vom Wesen und der Würde der Arbeit. Darum rufen Wir euch mit dem Apostel zu: lWas immer ihr tun möget, in Wort oder Werk, das alles tut im Namen des Herrn Jesus Christus, Durch ihn danket Gott dem Vaterr (Col 3,17).

Pellegrinaggio brasiliano della diocesi di Santos

Neste incontro eclesial, saudamos cordialmente, ainda, os presentes de lingua portuguesa, em particular OS diocesanos de Santos, do Brasil, corn o seu querido Bispo. Uma lembranca? n A do Nosso afecto, primeiro; depois, Santos é toponimo e é programma de vida: para ser santos, basta o amor - amor de Deus e amor fraterno em Cristo.

A todos, graça e paz, com a Nossra bênçao





Mercoledì, 4 giugno 1975

40675


Fratelli,

Questa udienza, come le altre di questo stile, ci richiama ai grandi temi proposti alla riflessione per l'Anno Santo. Uno di questi temi enuncia un programma difficile e complesso; è il tema sulla riconciliazione, la quale comporta il restauro dei nostri rapporti, con Dio dapprima; dice San Paolo: "Noi vi scongiuriamo in nome di Cristo, riconciliatevi con Dio (
2Co 5,20). Condizione assolutamente necessaria; è in questione la nostra salvezza. Lo sappiamo; ma non avremo mai abbastanza approfondito in noi questa persuasione: dobbiamo rendere vitale e operante il nostro rapporto di grazia con Dio. Dio è la vita!

Ma poi la riconciliazione reclama la normalizzazione dei nostri rapporti con il nostro prossimo. E voi sapete quale ampiezza assume nel Vangelo questo termine: prossimo nostro, possiamo dire, oltre la cerchia delle persone per qualsiasi titolo a noi vicine, è l'umanità. "Voi tutti, dice il Signore, siete fratelli" (Cfr. Mt 23,8). Il pensiero del Signore è largo come il suo cuore; è universale. La recente festa di Pentecoste, e l'irradiazione del messaggio evangelico, che ne è seguita ce lo proclamano; è questa la grande nota originale del cristianesimo; questa religione di verità e di salvezza è per tutti (Cfr. Col Col 3,11 Ga 3,28 1Co 12,13 ss.; etc. ). Se è per tutti, esige che tutti siano riconciliati fra loro. Questa riconciliazione fondamentale ha un nome, altrettanto semplice a pronunciarsi, quanto difficile, in tante circostanze, a realizzarsi; è la pace. Si, la pace fra gli uomini, affratellati da una medesima fede, collegati da un sincero e indispensabile amore, associati tutti in medesimo corpo sociale, visibile e mistico insieme, la Chiesa. Il discorso sulla pace è vasto come il mondo; investe tutti i problemi della vita collettiva, e, con maggiore evidenza e gravità, quelli della vita internazionale. Limitiamo in questo momento il nostro discorso, con riferimento all'Anno Santo che stiamo celebrando, ad un punto solo: il nostro dovere verso la pace.

Dobbiamo stabilire intorno a noi la pace. O ristabilirla se interrotta.

Subito sorge nel nostro animo la domanda: se la pace è dovere, che cosa intendiamo noi quando parliamo di pace? Non è troppo semplice la solita definizione di S. Agostino? Egli la condensa in queste parole piene di significato: l Pax ... tranquillitas ordinis, la pace è la tranquillità dell'ordine" (S. AUGUSTINI De Civit. Dei, 19, 13: PL 41, 640; cfr. etiam: Pax quid est? ubi nullum bellum est; Enarr. in Ps 85, PL 37, 1075). Ma questa definizione riguarda l'ordine esteriore e politico; e sta bene. Tuttavia non riguarda direttamente cio che ora a noi preme considerare: l'ordine interiore e personale. Perché la pace che innanzi tutto noi dobbiamo cercare, anche rispetto agli altri, è la pace del cuore, è quello stato dranimo di giustizia, di bontà, di serenità, che ci rende rispettosi e benevoli verso tutti, e toglie dal nostro animo quei sentimenti che interrompono la circolazione, almeno potenziale, dell'amore del prossimo. La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace. Prima dressere sociale, la pace è personale (Cfr. 1Co 13, 4-7, sulla carità).

Ed è proprio questo spirito di pace, chrè dovere di ogni vero seguace di Cristo. E un frutto della carità. Innanzi tutto: la pace non è egoismo, non è apatia, non è disinteresse degli altri, non è indifferenza verso le altrui sofferenze, non è disprezzo per gli altri per il comodo proprio. Quanta gente si dice pacifica, perché non si cura dei bisogni e delle disgrazie del prossimo, o perché rifugge dall'occuparsi delle questioni sociali. Per di più, vi è una corrente filosofica, la quale ha avuto grandi firme a suo sostegno, che ha fatto dell'io, del soggetto individuale, del "superuomo r, il centro trascendentale del pensiero e dell'azione, e quindi della prevalenza della propria personalità su quella altrui, fino ad affermare tale prevalenza in forme di antagonismo, di disprezzo, di lotta, di supremazia, donde la pace, quella fondamentale del cuore, è bandita, e lascia spazio interiore all'orgoglio, all'odio, alla violenza, alla vendetta, alla lotta sistematica, alla guerra perfino (Cfr. per tutti, come espressione tipica ed estrema: FRIEDRICH NIETZSCHE , La volontà di potenza; Cosi parlo Zarathustra).

La pace di Cristo! quale annuncio rinnovatore e consolatore al confronto con simili esplosioni della sfrenata energia della superbia e della passione umana! E un confronto da fare, con umiltà e con saggezza, non per ricadere in arroganti e bellicose reazioni polemiche, ma per ricordare due cose. La prima, che la pace, di cui il cristianesimo ci fa dovere interiore e personale, non è inerzia, non è immobilismo, non è possesso egoista, che idealizza condizioni di vita comoda e quieta; la pace, si, è ordine, ma ordine applicato a cio che vi ha di più mobile, qual è la vita umana: donde la pace, se la vogliamo vera e duratura, risulta vigile, attiva; una pace da produrre continuamente, con geniale amore e con laboriosa attività; bisogna non solo goderla, ma sempre cercarla, la pace (Cfr. Ps 33,15, "inquire pacem et persequere eam: cerca la pace e corrile dietro r)

La seconda cosa da ricordare è il motivo religioso e cristiano che occorre mettere alla radice della pace: la stima e l'amore universale per l'uomo, come ci è insegnato da Cristo. Tutto il Vangelo ce lo insegna; non dimentichiamo che questo è il motivo primo che rende facile il grande dovere della pace! Con la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini di varie diocesi italiane

Diamo ora un grande saluto ai pellegrini di lingua italiana. Vorremmo nominarli tutti, se il tempo lo consentisse; ma almeno desideriamo che sappiate, carissimi figli, che avete un posto particolare nel nostro cuore: voi, le vostre famiglie, i vostri bambini, i vostri sofferenti, perché nel cuore del Padre ci sono le gioie, le speranze, le pene, le fatiche di tutti i figli.

Non vogliamo pero che manchi un cenno particolare ad alcuni gruppi: e anzitutto citiamo, con l'antica e non mai affievolita benevolenza, che anzi si è accresciuta in questi anni, nella memoria del bene che abbiamo dato e ricevuto, i nostri figli dell'arcidiocesi di Milano, venuti col loro amatissimo Cardinale Arcivescovo e con alcuni dei Vescovi Ausiliari; e come potremmo tralasciarli, proprio essi che furono affidati alla nostra diretta cura pastorale, sulla Cattedra di S. Ambrogio e di S. Carlo? Siamo lietissimi di accogliervi; mentre siamo certi che Milano fa sempre onore alle sue grandi tradizioni di fede e di carità.

Citiamo poi il numeroso pellegrinaggio della diocesi di Massa e Populonia, tra cui i lavoratori delle Acciaierie e del Tubificio Dàlmine di Piombino, che, guidato dal Vescovo, è venuto per acquistare il dono dell'Indulgenza in questa Roma degli Apostoli e dei Martiri. Infine ricordiamo gli Economi Cattolici, che hanno partecipato anchressi al Giubileo in occasione del loro XV Convegno Nazionale di Studio; come tutti gli anni abbiamo desiderato ricevervi per esprimervi, sia pur brevemente, il nostro incoraggiamento nel gravoso compito che svolgete per le vostre Comunità.

A tutti lasciamo, a ricordo del Giubileo, l'augurio ldi Paolo Apostolo ai suoi fedeli di Tessalo8nica: "Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo ... Fratelli, pregate anche per noi" (1Th 5,23-25). Si, l'impegno dell'Anno Santo, nella sincerità dei rinnovati rapporti con Dio e nell'amore operoso di tutti gli uomini, nello sforzo di verità, di giustizia, di santità, vi accompagni per tutti i giorni della vostra vita, per invitarvi a un continuo progresso spirituale che non puo non irradiarsi e incidere anche sulle sorti della città terrena. E la preghiera ci tenga uniti nell'unica santa madre Chiesa. E il nostro augurio e la nostra benedizione.

Pellegrinaggio interdiocesano francese della Bretagna, del Maine e dell'Anjou

Gruppi della Costa d'Avorio, dell'Alto Volta, della Guinea, del Mali e del Senegal

Pellegrini della diocesi canadese di Edmundston


Pellegrinaggio indiano della regione del Kerala


The diocesan pilgrimage from Palai is especially welcome. This Holy Year is the twenty-fifth anniversary of the fondation of the Diocese. Congratulations ! Our best wishes and blessings go to the whole Church in Palai.

Pellegrinaggio diocesano americano di Jefferson City e della diocesi di Southwark in Londra

From the United states we welcome the Diocesan Pilgrimage from Jefferson City, and from England we greet the Pilgrimage from the Archdiocese of Southwark. You have come to Rome in a spirit of renewal to seek the graces and blessings of the Holy Year. Be worthy of these great spiritual gifts by showing forgiveness to others and by actively seeking reconciliation with them.

Gruppi di pellegrini delle diocesi di Tarragona, Cartagena-Murcia e Tortosa in Spagna e di Leon e Mazatlan nel Messico

Acogemos con afecto paterno a los peregrinos de las diocesis de Tarragona, Cartagena-Murcia y Tortosa, en Espana, y de Leon y Mazatlan, en México, presididos por sus Pastores.

Amadisimos hijos:

Que esta peregrinacion a Roma acreciente en vosotros la alegria de sentiros miembros de la Iglesia, os renueve sen la fe y os aliente a continuar irradiando en derredor vuestro el testimonio de una vida ejemplarmente cristiana.

A vosotros y a vuestros seres queridos os impartimos nuestra Bendicion Apostolica.

Gruppo di pellegrini messicani della diocesi di Guadalajara

Un saludo y bienvenida cordiales a los peregrinos mexicanos de Guadalajara, acompanados por el Senor Cardenal José Salazar.

Asegurandoos nuestro recuerdo en la oracion, os bendecimos con afecto paterno





Mercoledì, 11 giugno 1975

11675


Il programma dell'Anno Santo presenta alla Chiesa e, possiamo dire, presenta al mondo uno scopo ben difficile, quello della riconciliazione. Il programma parla di due scopi fondamentali: rinnovamento e riconciliazione. Fermiamo ora lrattenzione sul secondo termine di questo poderoso binomio: riconciliazione. Questo termine suppone una rottura da riparare; mentre il primo termine: rinnovamento, tende ad una novità da produrre; e, sotto certi aspetti, è più facile fare una cosa nuova, che aggiustare una cosa rotta (Cfr.
Lc 5,37).

Ma sta il fatto che la parola "riconciliazione" fa parte essenziale dell'economia della redenzione; riguarda una necessità insostituibile della salvezza operata da Cristo; basta a provare cio l'autorevolezza e la frequenza del concetto, chressa esprime, in testi molto chiari e ripetuti nella Sacra Scrittura (Cfr. Rm 5,10-11 2Co 5,18-20 Col 1,20 Col 1,22 Ep 2,16 etc.). Essa rientra in quel disegno di riparazione, di misericordia, di perdono, che tesse tutta la trama del Vangelo, e che ricongiunge l'opera riparatrice di Cristo alla sua opera rinnovatrice (Cfr. Ep 4,24 Col 3,10 2Co 5,17 Ap 21,5 etc).

Con questa avvertenza, che il termine "riconciliazione" suppone due soggetti simultanei da riconciliare fra loro.

Quali sono questi soggetti da riconciliare? Se prescindiamo dal soggetto singolo, chrè la coscienza personale, bisognosa anchressa di essere riconciliata con se stessa, quando dubbi o rimorsi le tolgono la pace interiore, possiamo dire che la riconciliazione riguarda due categorie di soggetti da riconciliare, prima delle quali è quella di Dio con l'uomo, e viceversa dell'uomo con Dio; la vera, la grande riconciliazione, che nella sua realtà profonda esige il Mediatore, esige Cristo, che solo puo ristabilire rapporti reali, vitali, rigeneratori fra l'umanità decaduta e Dio, nostro principio, nostro termine, nostra vita (Cfr. Jn 14,6 Col 3,4). Qui crè tutta la nostra religione, la nostra teologia, la nostra pietà. l'altra categoria di soggetti da riconciliare, e sappiamo quanto collegata con la prima (Cfr. Mt 5,24 Mt 18,33 Mt 6,12), riguarda gli uomini fra loro; ed è categoria vastissima e complessa, quanto lo sono le perturbazioni dei rapporti umani, sempre complicate, molteplici, spesso insanabili, spesso collettive. Qui tutta la fenomenologia spirituale e sociale della guerra e della pace, qui tutto l'inesauribile dramma del perdono e del rancore, qui tutta la pedagogia della concordia familiare, comunitaria, sociale, qui le teorie della lotta di classe e del prestigio dell'onore, qui la pseudo-giustizia della vendetta privata, mafiosa, tribale, o nazionale che sia, qui tutto l'egoismo, che si afferma come metodo preferenziale e con esigenze assolute, qui l'inguaribile piaga dell'odio, che inaridisce i cuori e sterilizza le native sorgenti dell'amore e del bene, qui l'utopia, o meglio l'ideale evangelico della carità, che Cristo ha osato proporre ai suoi seguaci e a tutti gli uomini: "Io anzi vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano ..." (Mt 5,44) qui insomma il paradosso, la necessità costituzionale del regno di Dio della riconciliazione!

La quale vuol dire dunque perdonare e dimenticare le offese, far rinascere relazioni pacifiche e amichevoli, riprendere la conversazione e la fiducia, non lasciarsi intossicare dalla psicologia del male, ma "vincere il male col bene r (Rm 12,21), diffondere la bontà, la generosità, la magnanimità (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, II-II 129,3, ad 4), la speranza nella prevalenza e nella rinascita del bene, e cosi via, questa è la riconciliazione che l'Anno Santo vuole accendere nei nostri animi, e attestarsi cosi come anno nuovo nella nostra vita personale e nella nostra storia. Ricominciare!

Noi osiamo citare ancora la nostra recente Esortazione Apostolica che dalle sue iniziali parole srintitola Paterna cum benevolentia (8 Dec. 1974)., con la cordiale fiducia che primi a volervi riflettere ed a volerne accogliere l'evangelico invito siano quei nostri fratelli, questi nostri figli, che del malumore cattolico, della contestazione abituale, della critica amara, della sdegnosa distanza, e talvolta della subdola o spregiudicata defezione, ammantata spesso di logica fallace, si sono fatti stile e programma. Li abbiamo noi forse offesi? Vorremmo assicurarli che cio non era certo nelle nostre intenzioni; ad ogni modo, noi per primi domanderemo il loro perdono. Ma essi, proprio in virtù di questo richiamo dell'Anno Santo alla riconciliazione, non vogliano privare noi e se stessi della gioia della nuova pace fraterna.

Con la nostra augurale Benedizione Apostolica.

SALUTI DEL SANTO PADRE

Malati del "treno del sole r

Mit besonderer Freude Begrüssen Wir die Kranken und Behinderten des rSonnenzugesl aus der Erzdiözese Miinchen und Freising. Seid alle herzlich willkommen, liebe Söhne und Töchter! Ihr seid in die Ewige Stadt gekommen, um hier im geistlichen Zentrum der Kirche das Heilige Jahr mitzufeiern. Wir wissen euren Besuch wohl zu schätzen. Denn durch Aufopferung eurer Leiden sollt ihr - in liebender Vereinigung mit dem Leiden Christi - die grossen Beter für die Kirche und die Welt sein, für den Friedeln und für alle bedrängten Menschen unserer Zeit.

Von Herzen erteilen Wir jedem einzelnen von euch, euren Betreuern, den Schwestern und Helfern vom Malteser-Hilfsdienst wie den Arzten und Organisatoren Unseren Apostolischen Segen.

Pellegrini delle diocesi di Annecy, Angoulême, Poitiers e La Rochelle

Pellegrinaggio del Cairo

Gruppo della diocesi di Nouméa (Nuova Caledonia)

Pellegrinaggio del Malawi e fedeli della Nuova Zelanda

It is with special joy that we greet the national pilgrimage from Malawi. Beloved sons and daughters, we have had the occasion recently to express again our esteem and affection for all the peoples of your continent. Today we want you to know of our special love for Malawi. Take our greetings back with you, into your communities, into your parishes, into your homes.

We extend a particular welcome to the group from New Zealand. You have come a very great distance, and yet you are always close to our heart. We pray that the Church in your land will always be vital and strong. May you be an example of fervour in Christian living, and may the love of Christ reign in your hearts.

Pellegrini dell'America centrale

Nuestro saludo cordila a los peregrinos de las diocesis de La Vega (Republica Dominicana), de Caguas (Puerto Rico) y de Willemstad (Antillas Holandesas), presididos por sus Pastores.

Habéis venido a Roma, amadisimos hijos, atraidos por el clima espiritual del Ano Santo, Que vuestra vida se acerque cada vez mas a Dios y alarguéis esa vivencia personal a vuestras familias, a vuestro ambiente de trabajo, a la sociedad.

Con estos deseos impartimors a vosotros y a vuestros seres queridos la Bendicion Apostolica.

Pellegrinaggio brasiliano della diocesi di Passo Fundo (Stato di Rio Grande do Sul)

Envolvemos tambèn os peregrinos de lingua portuguesa no Nosso saudar, amigo e grato, no Senhor.

E aos Gauchos do Rio Grande do Sul, do Brasil, vindos da diocese de Passo Fundo, com o seu amado Pastor, dizemos: com a fidelidade aos vossos costumes saos, conservai também a pureza da fé; e na pujança de vida das vossas gentes e das vossas terras, com o amor de Cristo, tornai vida o lema deste Ano Santo.

A todos, com a Nossa Bênçao, saude, paz e graça





Mercoledì, 18 giugno 1975

18675


La spiritualità dell'Anno Santo è simile ad un itinerario che sale, che passa da una stazione all'altra della vita religiosa e morale, qual è la vita cristiana, e che si svolge attraverso fasi diverse, come unrascensione in montagna, sempre più aperta ai vasti panorami della verità rivelata, ma anche sempre più faticosa per arrivare alla sommità reale dell'unione con Dio, raggiunto finalmente quale Egli è, e a noi è promesso: Luce, Amore, Felicità (si potrebbe qui ricordare l'empireo dantesco: "luce intellettual, piena dramore; amore di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogni dolore" - DANTE, Paradiso, 30, 40-41 -). Noi abbiamo già percorso alcune tappe di questo ascensionale cammino, come la conversione, la penitenza, la preghiera, l'incontro comunitario, il momento sacramentale; ed anche abbiamo avuto qualche esperienza del gaudio, a cui anche durante il suo svolgimento ci porta il nostro itinerario, sempre consolato da tale gaudio, pur quando esso convive nel nostro spirito con prove dolorose, che lo contraddicono, e sembrano smentirlo, senza pero spegnerlo del tutto giammai.

Ora questa bivalenza della nostra spiritualità: gaudio cioè e tristezza, merita una considerazione speciale; primo, perché essa fa parte essenziale di quella autentica ed integra vita cristiana, che con l'esercizio dell'Anno Santo vogliamo in noi restaurare. Ed è chiaro: puo mai essere dimenticata la Croce nella definizione della vita cristiana? E Croce, qui diciamo, non solo come causa in Cristo della nostra redenzione; ma altresi come forma esemplare della nostra fedeltà di seguaci di Cristo crocifisso; ciascuno di noi è chiamato ad essere, come il Cireneo della Via Crucis, associato a sopportare il peso opprimente di quello strumento di tortura e di morte, che gravo sulle spalle spossate del nostro Maestro Gesù. La passione di Cristo è comunicativa ai suoi seguaci. Ricordiamo le sue stesse parole, all'ultima cena: "In verità vi dico che voi piangerete e gemerete, e il mondo godrà; voi invece sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia" (
Jn 16,20). E ricordiamo le non meno conosciute parole di S. Paolo: "io completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo" (Col 1,24).

Ora, ed è questa la nostra seconda osservazione, noi siamo istintivamente portati, e intenzionalmente noi moderni, ad escludere la sofferenza dalla nostra vita; ed a ragione, fin dove cio è onesto e possibile; ma a torto, quando questa esclusione riguarda la concezione generale della vita cristiana, di quella nostra personale specialmente, e quando presumiamo di rendere gaudente e soddisfatta la nostra esistenza cristiana, al punto di giudicarla fallita, e fallita nei suoi principii e nel suo epilogo finale, quando essa ci impone la sofferenza; quella sofferenza, che ci illudiamo di potere eliminare come risultato indebito della nostra professione cristiana. Questo è frequente; e deriva da un concetto incompleto e falso di tale professione, come se essa ci dovesse immunizzare dai dolori propri della nostra esistenza terrena, e soprattutto ci dovesse risparmiare le conseguenze negative, le pene, gli insuccessi, le ingiustizie, derivanti precisamente dal fatto che siamo seguaci di Cristo. Vorremmo un cristianesimo trionfante, un cristianesimo comodo, proficuo, applaudito. Vorremmo che esso fosse finalmente liberato da quella sua intrinseca componente, che è il sacrificio. Vorremmo un cristianesimo senza doveri; o almeno con doveri da cui si possa sempre trarre vantaggio, ovvero a cui sia facile ed elegante rinunciare, quando conviene. Un cristianesimo, senza pericolose coerenze, senza obblighi di impopolari testimonianze; un cristianesimo, senza eroismo. Un cristianesimo sempre conformista; vile, senza che nessuno come tale lo qualifichi e lo condanni.

Invece no. Il nostro cristianesimo devressere forte. Devressere capace di testimoniare, che la fede, per cui esso vive, è ragion dressere superiore alla stessa vita che lo professa. Anzi, tale devressere il nostro cristianesimo da saper trarre argomento di nuova forza morale dai mali inferiori, che affliggono la nostra umanità. Voce di San Paolo: "quando sono fiaccato, allora sono robusto" (2Co 12,10). E "siate forti nella fede r, ci grida S. Pietro (1P 5,9). Il nostro cristianesimo devressere una palestra di resistenza e di fortezza (Cfr. 1Co 9,24 ss.; 2Tm 4,7 Ph 3,14 etc.). Percio la nostra iniziazione al rinnovamento cristiano, auspicato dall'Anno Santo, deve conoscere anche questa prova di forza morale e di fiducia in Dio; e deve accettarla con animo sereno ed impavido, e con sempre rinascente speranza.

A tanto vi conforti la nostra Apostolica Benedizione.


SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini della diocesi di Policastro

Salutiamo con paterna benevolenza i fedeli di Policastro, che son venuti con l'Amministratore Apostolico Monsignor Umberto Luciano Altomare.

Ci sono ben noti, figli carissimi, i motivi della vostra visita: il primo è quello di prender parte, in maniera diretta, al Giubileo dell'Anno Santo; il secondo è quello di esprimerci l'omaggio della vostra devozione. Ora, se di questo dobbiamo ringraziarvi, per l'altro motivo che vi ha condotti a Roma vogliamo manifestarvi il nostro plauso e incoraggiamento. Esso vuol dire, infatti, una pronta risposta all'invito della Chiesa, la quale ha chiamato questranno, tutti gli uomini, ma in primo luogo i cristiani, a promuovere in se stessi un profondo rinnovamento : morale, religioso, spirituale. Noi siamo sicuri che un tale obiettivo non sarà accantonato, né si esaurirà dopo la celebrazione giubilare: al contrario, sarà sempre presente nella vostra anima, come stimolo permanente per crescere nella vita soprannaturale della grazia, e come dimensione abituale della vostra fede.

Avvaloriamo il nostro ,augurio con la Benedizione Apostolica.

Allievi del XIII Corso di perfezionamento per quadri dei Paesi in via di sviluppo organizzato dall'IRI

Rivolgiamo il nostro cordiale benvenuto agli allievi del XIII Corso di perfezionamento per quadri tecnici e direttivi di Paesi in via di sviluppo, organizzati dall'Istituto per la Ricostruzione Industriale, e ai partecipanti al III Corso sulle tecniche ed i sistemi integrati di direzione aziendale, indetto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO).

Egregi e cari Signori ! Siete venuti, insieme con i dirigenti e i docenti dei Corsi, a porgerci il vostro deferente saluto, prima della partenza per i vostri rispettivi Paesi, africani e asiatici, latino-americani ed europei. Noi vi esprimiamo sincera gratitudine per questo gesto delicato, e desideriamo di ricambiarlo con l'augurio che la proficua esperienza da voi compiuta in questi mesi, per accrescere le vostre conoscenze teoriche e pratiche, sia di grande vantaggio alle vostre attività professionali; valga a stimolarvi a sempre meglio servire il bene comune delle Nazioni da cui provenite, e per le quali noi formiamo voti di prosperità e di pace; e contribuisca a rinsaldare tra di voi quei vincoli di comprensione, di amicizia e di solidarietà fraterna, che non mancheranno di dare un efficace apporto alla concordia e alla effettiva collaborazione internazionale per la promozione dell'umano progresso.

Con questi sentimenti e voti, ben volentieri imploriamo su di voi la continua assistenza di Dio e la pienezza delle sue benedizioni.

Pellegrinaggio polacco della parrocchia di Mistrzejowice a Nowa Huta nell'Arcidiocesi di Cracovia e pellegrinaggio ungherese della parrocchia di Monor nell'Arcidiocesi di Esztergom

Un affettuoso saluto vogliamo anche rivolgere ai pellegrini Polacchi della parrocchia di Mistrzejowice, della città di Nowa Huta, e a quelli Ungheresi della parrocchia di Monor, della Arcidiocesi di Esztergom.

A voi tutti, figli carissimi, ai vostri sacerdoti esprimiamo sincera letizia per la vostra presenza, testimonianza di fede in Cristo, di amore alla Chiesa e di attaccamento alla Cattedra di Pietro. Il Signore vi largisca, in questo Anno Santo, abbondanti frutti di conversione, di riconciliazione, di pace e di serenità. Con la nostra Benedizione Apostolica.

Pellegrini slovacchi

Tra i presenti vi sono anche alcuni gruppi di pellegrini slovacchi, provenienti da varie regioni delle Americhe, dell'Europa e dell'Australia. Salutiamo tutti con particolare, paterno affetto. Sappiamo che la vostra vita cristiana è sincera e viva, e che di questa realtà date molte prove.

Il pellegrinaggio a Roma e la partecipazione alle preghiere e ai riti dell'Anno Santo vi confermino percio nella fede a voi trasmessa dai vostri avi e recata dai SS. Cirillo e Metodio; è l'augurio che vi facciamo, affinché, per la loro intercessione, siate sempre uniti e concordi nella testimonianza della vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Gruppo interdiocesano di Detroit e Joliet (Stati Uniti)

We welcome pilgrims from the United States. Your presence here is a witness to your faith. Here in Rome the Apostles Peter and Paul died for their faith. Today you are called to live your faith in the face of many challenges. Ask God to help you. He will not fail you. Do not fail him.

Fedeli del Sudan

Africa is represented by Holy Year visitors from the different dioceses in the Sudan. The Holy Year Jubilee shows us how merciful God is. As we are reconciled with him, let us renew our resolve to show love and understanding to all people.

Pellegrini indonesiani

From Asia we greet the representatives of the Archdiocese of Jakarta. We are grateful to you for coming a great distance to make the Holy Year pilgrimage. You have given wonderful testimony to your belief in the oneness of the universal Church.

When you return to your homes, you will still be close to us, because we shall keep you ever in our thoughts and prayers.

Pellegrini giapponesi tra i quali alcuni buddisti

We wish to say a special word of welcome to the Catholic and Buddhist prison chaplains from Japan. The work which you do to help others is indeed meritorious in the sight of God. We invoke divine blessings on you and on all those to whom you minister.

Pellegrinaggio spagnolo di San Sebastian

Con gran afecto acogemos a todos los miembros de la peregrinacion diocesana de San Sebastian (Espana), presididos por sus Pastores, y acompanados por numerosos sacerdotes y por representantes de las Autoridades locales.

Sabemos bien, amadisimos hijos, que os ha guiado a Roma el deseo de hacer fruto personal los ideales de renovacion y reconciliacion del Ano Santo.

Que esta visita a la sede de la catolicidad consolide vuestra fe, absra vuestros corazones a una vivencia revitalizada del cristianismo y os haga depositarios y artifices de paz y reconciliacion en el amor fraternizante de Cristo.

Os bendecimos de corazon a vosotros y a vuestros seres queridos.

A ufficiali, cadetti e marinai della nave scuola brasiliana "Custodio de Mello r

Cordilamente, damos as boas-vindas aos presentes de lingua portuguesa: que neste encontro, renovados no amor e reconciliados na esperanca, todos se sintam mais irmanados pela fé em Cristo!

Saudamos em particular um grupo, que ja Nos habituou à sua ciclica e deferente visita: o dos oficiais, cadetes e tripulacao do Navio Escola "Custodio de Mello r, da Marinha do Brasil. Com grato apreco pela sua presenta, os Nossos votos: que no ideal ou mastro grande de suas vidas, bem firmado na sua coragem, abnegaqao e espirito de servir, brilhe o farol do amor de Deus, a iluminar os seus roteiros, com a luz do bem, da fraternidade e da paz!

A todos e aos proprios seres queridos, abençoamos com afecto






Paolo VI Catechesi 28575