Paolo VI Catechesi 27673

Mercoledì, 27 giugno 1973

27673

Una parola fortunata è quella di rinnovamento. Anche l’Anno Santo l’ha fatta sua. Si ripete da tutti, in ogni campo. Essa si applica alle leggi, ai costumi, ai modi di pensare e di vivere; alla cultura, all’arte, alle strutture sociali, alla maniera di concepire la vita, ai rapporti internazionali; si applica anche alle abitudini minori, alla moda, alle forme di parlare e di scrivere, e così via. Tutto dev’essere nuovo, tutto rinnovato.

Questa, si vede, è una legge di vita. La vita è novità continua: il respiro, il battito del cuore, la successione dei giorni e delle stagioni, il corso del tempo, le età della vita, gli avvenimenti, la storia, tutto è cambiamento, tutto è movimento. Ciò ch’è passato ci parla della fugacità delle nostre esperienze; ciò che è presente non ci soddisfa mai pienamente; siamo sempre tesi verso cose desiderate e sperate, che attendiamo per il futuro. Da quando poi abbiamo preso coscienza della insufficienza del nostro godimento dei beni temporali, e delle meravigliose conquiste, di cui è stato capace l’uomo moderno, l’idea del progresso è diventata ossessiva; tutto deve cambiare, tutto progredire. L’evoluzione sembra essere la legge liberatrice.

Vi dev’essere molto di vero e di buono in questa mentalità, perché anche nel campo morale e religioso la tensione verso uno sviluppo ulteriore, verso una crescita nuova, verso un’ascensione continua, verso una pienezza ora deficiente e doverosamente desiderabile, ci stimola continuamente a maggiore perfezione; basti ricordare le parole di nostro Signore, il Quale ci propone a modello di perfezione niente meno che Dio stesso: «siate perfetti, Egli dice, come il Padre vostro celeste è perfetto . . .» (
Mt 5,48). L’uomo dunque è un essere implicito, suscettibile di sempre nuovi e inauditi incrementi; è un essere che non è prigioniero d’alcun limite definitivo, e che è invece stimolato a una dilatazione progressiva della sua personalità spirituale: «cresciamo, ci esorta S. Paolo, in tutto verso di lui, ch’è il capo, Cristo» (Ep 4,15). E allora la novità è norma, è stile, è storia per l’economia della salvezza: «Se uno è in Cristo, dice ancora S. Paolo, è una creatura nuova; ciò ch’era vecchio è passato; ecco ogni cosa è fatta nuova» (Cor. 5, 17). Questo concetto del nuovo nel disegno cristiano ritorna continuamente alla scuola della Parola di Dio (Cfr. Is Is 43,19 Ap 21,5 etc. ). Così che quando sentiamo l’annuncio del rinnovamento, che l’Anno Santo ci deve portare, noi non ascoltiamo una lezione nuova e originale, ma piuttosto il ripetuto, insistente richiamo ad un principio fondamentale della vita cristiana.

Facciamo intanto una prima osservazione: com’è vera, com’è bella la nostra religione, che ci vuole sempre rinnovabili e rinnovati! quale freschezza, quale vivacità, quale giovinezza di spirito ci è insegnata, anzi trasfusa alla sua scuola! Non saremmo cristiani fedeli, se non fossimo cristiani in continua fase di rinnovamento! La lezione sul rinnovamento della vita cristiana è una lezione ricorrente; la ascolteremo tante e tante volte, specialmente nella vicina, grande occasione dell’Anno Santo. Procuriamo che non sia vana per noi, ma che piuttosto ringiovanisca in noi il senso del dovere di dare al nostro modo di vivere la fede cristiana un’espressione nuova, autentica, adeguata alla drammaticità del nostro tempo.

Ma occorre fare una seconda osservazione fondamentale. Vigiliamo per non cadere in un equivoco pericoloso. Rinnovamento può significare molte cose. Ad esempio, può significare ripudio di valori irrinunciabili, distacco cioè da beni, da verità, da doveri, da cui non ci possiamo, non ci dobbiamo staccare col pretesto di rinnovare. Rinnovamento può significare, sì, cambiamento, conversione, metànoia; sta bene. Ma non ogni cambiamento è buono, è utile. L’uomo possiede un patrimonio, la vita, a cui non può abdicare. Il cristiano possiede una fortuna, la fede, a cui non può venir meno.

In genere, ogni vivente, anche se povero e infelice, è erede di una tradizione, nella quale certi principii, certi valori sono estremamente preziosi, non fosse altro per dare a lui titolo alla giusta pretesa del riconoscimento dei suoi umani diritti e dell’appagamento dei suoi legittimi bisogni. Il rinnovamento, di cui parliamo, non potrà avvenire mediante la perdita dei titoli che lo rendono possibile, sì, bene con la tenace difesa di questi titoli stessi e con la sapiente scoperta delle energie salutari in essi contenute. In questo senso, non si può essere progressisti senza essere conservatori.

Perciò non dobbiamo confondere il rinnovamento con l’ossequio superficiale e servile al relativismo delle idee trionfanti in dati momenti della storia. La moda, se sotto l’aspetto estetico e contingente della cultura ambientale, merita un adeguato rispetto (Cfr. Lc 7,32), ma elevata a criterio del nostro modo di pensare e di vivere, non è maestra sapiente, non è interprete penetrante dei segni dei tempi; non è veramente liberatrice, ma fautrice di vanità e di delusione.

Dove allora cercheremo il criterio direttivo del rinnovamento, che andiamo auspicando? Daremo ora una risposta incompleta, ma valida specialmente per noi credenti nella funzione veicolare della tradizione autentica: il criterio direttivo del rinnovamento - è un paradosso, ma carico di verità - sarà quello di risalire alle fonti, di ricercare nel Vangelo, nella storia del Popolo di Dio e dei Santi, nel magistero della Chiesa le formule buone della novità rigeneratrice. In questa ricerca non tanto retrospettiva, quanto introspettiva della verità divina ed umana, troveremo la chiave per aprire le vie nuove verso quel regno di Dio che anche, fin d’ora, nel tempo può avere la sua luminosa epifania. Con la nostra Benedizione Apostolica.

Conferenza mondiale di ingegneria sismica

Our special greetings go to the large group of those taking part in the Fifth Worldwide Conferente of Seismi Engineering. We wish you to realize that we are aware of the importance of the matter you are discussing. We are deeply pleased that representatives of so many nations are gathering in Rome to examine the progress of science and technology in the field of construction, in order to provide-to the extent possible-guarantees for the future against the havoc and miseries that earthquakes produce. We view your endeavours as a worthy service to your fellowmen and, in particular, as a direct service rendered in the cause of human life and dignity. May God bless your efforts with the desired results and may he sustain you in your arduous mission. May he assist you to persevere in your quest, and through the marvels of science to make the most effettive contribution possible in your field.

Centro assistenza per ex degenti in Milano

Un paterno e cordiale saluto desideriamo ora rivolgere ai membri del «Centro Assistenza ex Degenti» di Milano, i quali hanno voluto esprimerci il loro devoto omaggio in occasione del quindicesimo anniversario della loro attività.

La vostra presenza, figli carissimi, ci riporta col ricordo agli anni del nostro ministero episcopale nell’Arcidiocesi ambrosiana, quando incoraggiammo i primi passi della vostra opera, che si proponeva l’alta finalità umana, sociale e cristiana di assistere gli ammalati dimessi dai sanatori lombardi e facilitarne il graduale inserimento nella vita attiva.

Il nostro compiacimento per il lavoro finora compiuto si unisce all’auspicio che il vostro Centro continui ed estenda il suo meritorio servizio verso i fratelli con spirito di autentica, umile, generosa e fattiva carità.

Con questi voti, ben volentieri impartiamo la propiziatrice Apostolica Benedizione all’ideatore del Centro, Monsignore Mario Colombo, ai suoi collaboratori, ai rappresentanti delle case di cura e ai benefattori tutti.

Istituti sanitari e pedagogici

Partecipano a questa Udienza, guidati dai loro dirigenti ed assistenti, due gruppi di giovani, ospiti di benemeriti Istituti di educazione e di assistenza: l’Istituto Medico Psico-Pedagogico «La Nostra Scuola» di Roma, e l’Istituto Psico-Pedagogico «Fondazione Raffaele Ruggero» di Napoli-Piscinola.

Siate tutti cordialmente benvenuti, figli carissimi! Il nostro paterno compiacimento si rivolge a quanti fra voi, con diversa competenza ma con eguale abnegazione, si dedicano con cura paziente ed esperta all’assistenza e all’educazione di codesti cari figlioli, la cui particolare condizione li rende più bisognosi di amorevole e costante attenzione. È un’opera grande, la vostra, un’opera altamente benemerita dell’umana società, e quanto mai preziosa agli occhi di Dio. Continuate a donarvi, continuate a prodigarvi, anche se la vostra delicata missione educativa non sempre è conosciuta ed apprezzata dagli uomini, come merita, essa però è conosciuta da Dio, e se voi saprete compierla per amore Suo, a voi si applicheranno le parole dolcissime del Divin Salvatore: «Ogni volta che avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me stesso» (Mt 25,40).

A voi, carissimi giovani, esprimiamo il nostro affetto, pieno e paterno. Sappiamo con quanta buona volontà e con quanto profitto vi sforzate di corrispondere alle premure dei vostri educatori. Bravi! Nel nome di Gesù, che umilmente rappresentiamo qui sulla terra, noi vi abbracciamo e vi auguriamo ogni bene, impartendo di cuore a ciascuno di voi, ai vostri cari presenti e lontani, e a tutti i vostri educatori ed assistenti l’Apostolica Benedizione.

Pellegrini dell’America Centrale

Nuestro cordial saludo de bienvenida a vosotros, amadísimos hijos de Guatemala y de Centroamérica, que nos habéis querido hacer esta visita en compañía del Señor Cardenal Mario Casariego. ‘Confiamos en que esta peregrinación a la Ciudad Eterna os confirme en vuestro amor a la Iglesia y os anime a dar testimonio de vuestro espíritu cristiano cada día con mayor entusiasmo. En prenda de copiosas gracias divinas, nos complacemos en otorgar de corazón a vosotros y a vuestras familias nuestra especial Bendición Apostólica.




Mercoledì, 4 luglio 1973

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Noi abbiamo parlato dell'Anno Santo come d’un periodo di rinnovamento. Dobbiamo e dovremo riparlarne, perché questa parola «rinnovamento» può intendersi in molti sensi e applicarsi a molte cose. E siamo tutti convinti che la nostra civiltà porta in se stessa tali fermenti, tali impulsi, tali inquietudini e tali aspirazioni che un suo rinnovamento profondo, fors’anche rivoluzionario, pensano alcuni, si produce da sé: basta lasciarsi condurre, soggiungono i clienti dell’opinione pubblica, basta fidarsi della legge universale del progresso che cambierà l’aspetto vecchio del mondo e ne assumerà uno nuovo, senza che noi ci diamo da fare per atteggiarci a precursori di programmi innovatori, o a profeti di sogni inverosimili. Vero; ma noi ci facciamo due domande davanti a questa prospettiva trasformatrice: che cosa sarà dell’uomo in questa metamorfosi generale? quanti fenomeni, preconizzati come idilliaci nel secolo scorso, hanno poi avuto ripercussioni infelici nel campo sociale, sanitario, morale nel secolo nostro! domanda questa che ora noi accantoniamo, per considerarla, se occorre, in altra sede; solo ci basta denunciarne l’istanza. L’altra domanda ci riguarda più da vicino: che cosa sarà della religione, della nostra religione cristiana, quando questo previsto cataclisma innovatore avrà mutato ogni cosa, idee, istituzioni, costumi?

A questa seconda domanda molti hanno già pronta una risposta catastrofica: la religione, come già avviene in paesi privi di libertà, sarà travolta, in parte per oppressione autoritaria, in parte per vanificazione endogena: la religione, si sostiene, è un fenomeno marginale, non necessario, non scientifico; si spegnerà e il mondo continuerà il suo cammino trionfale, libero da pastoie superstiziose e frenanti.

Ecco allora, al confronto d’una simile ipotesi negativa l’affermazione franca e positiva dell’Anno Santo: la nostra religione, diciamo meglio : la nostra vita religiosa sarà rinnovata. A nessuno può sfuggire l’importanza d’una simile finalità, sia nella diagnosi interna del nostro modo consuetudinario di considerare e di praticare la nostra fede, sia nella previsione d’una testimonianza esteriore di coscienza e di forza con l’ambiente nuovo, che l’umanità viene formandosi per la sua futura esistenza. È dunque la nostra una presa di posizione, che va oltre le vicende del calendario; essa si attesta in pienezza per l’ora presente facendo esplodere - se così è lecito esprimerci - la carica di dottrine e di precetti a noi lasciata dal recente Concilio; e prevede in lucidità l’ora del secolo nuovo, per il quale noi auspichiamo non una arcaica e stentata sopravvivenza di religione cattolica, ma una vigorosa e benedetta fioritura di cristianesimo autentico, contenuto, sì, nell’ambito spirituale suo proprio, ma orientatore e animatore dell’uomo modellato dalla palingenesi dei tempi nuovi.

Idee grandi, come vedete, le quali dovranno essere ristudiate con la gravità di analisi proporzionate all’ampiezza dei temi ch’esse ci presentano, e con la saggezza di sintesi che le condizioni storiche suggeriranno.

Ma intanto mettiamo al sicuro, per conto nostro, alcune premesse che devono aiutarci a precisare il concetto di rinnovamento, verso il quale fin d’ora rivolgiamo i nostri pensieri e i nostri passi. Innanzi tutto, come già altre volte si è detto, non ogni cambiamento vale per noi come rinnovamento, La mentalità moderna invece è proclive a credere che cambiare vale innovare; innovare, diciamo, in senso di rinnovare, anzi di migliorare. Molte delle insofferenze dell’uomo odierno si esprimono in questo senso: cambiare significa per lui migliorare, liberare, progredire. Anche questo diffuso stato d’animo, alla radice di tanti sconvolgimenti culturali e sociali, meriterebbe uno studio appropriato; e sarebbe vastissimo. Noi qui limitiamoci al campo ecclesiale per notare l’audacia e la superficialità con cui da non pochi si lanciano idee d’innovazioni pericolose e spesso .inammissibili non solo nelle strutture secondarie della Chiesa, ma altresì in quelle costituzionali; essi partono da una concezione arbitraria della Chiesa dell’avvenire e prescindono spesso dalle esigenze del suo patrimonio dottrinale, col facile risultato di generare non un rinnovamento, ma un discredito della norma tradizionale della Chiesa, e di coonestare l’ipotesi di un nuovo e arbitrario disegno di Chiesa, che non sarebbe più quella a noi derivata da Cristo. La Chiesa non potrà trovare il suo rinnovamento in formule particolari e illusorie di trasformismo filosofico o strutturale, ma nella feconda e originale scoperta interiore e tradizionale dei suoi principii e dei suoi esperimenti storici di fedeltà e di santità.

Così a noi pare di dover tendere fin d’ora le braccia per invitare e per accogliere quei gruppi di spiriti fervorosi, che credono d’inventare un rinnovamento religioso tutto proprio, isolandosi dalla comunità ecclesiale, e talora anche dalla sua comunione, ma coprendo gelosamente il proprio aberrante distacco con l’etichetta d’un gratuito pluralismo cattolico, anche se questa etichetta è purtroppo avulsa dalla sua genuina matrice, la Chiesa, la vera Chiesa. Giovani! (perché tali siete), venite! nella casa paterna vi sono molti posti (Cfr.
Jn 14,2); e vi è posto per chiunque vuol essere veramente fedele!

E quanto dovremmo dire di quelli che pensano al rinnovamento della Chiesa mediante un facile conformismo alle ideologie culturali, sociali, o politiche del mondo profano, e talvolta radicalmente ostile al pensiero cristiano!

Limitiamoci ora a indicare le vie maestre e dirette del rinnovamento spirituale e morale, al quale aspira l’Anno Santo. Prima via: dice il Signore: «Io sono la via, la verità, la vita» (Jn 14,6). Il contatto reale, religioso, dottrinale e sacramentale con Cristo, tiene il primo posto per rianimare con la grazia dello Spirito Santo la nostra vita cristiana (Cfr. Jn 3,5). Questo è saputo; non dimentichiamolo. La rinnovatrice riforma liturgica ci apre questo sentiero centrale; e la profondità religiosa personale, a cui esso ci guida, ci assicura che il rinnovamento sarà fecondo, facile e autentico. Altro sentiero: è il senso, anzi la passione della verità nella composizione interiore e nella professione esteriore della nostra fede: senza ortodossia, senza luce di Parola di Dio, collaudate dal carisma del magistero della Chiesa, non rinnovamento noi avremo, ma smarrimento nei diverticoli di dubbi rinascenti, di ipotesi personali, di tormenti interiori.

Un terzo sentiero: la scoperta del «sempre nuovo» nella pratica della religione, perché vera, perché inesauribile, perché misteriosa, e perché articolata sulle capacità dell’uomo. Sarebbe, anche qui, troppo lungo spiegare come e perché.

E poi ancora un altro sentiero: l’attualità della Chiesa e della sua concezione unitaria e universale dei destini umani e della propria già vigente costituzionale esperienza. Ma fermiamoci qui.

Noi saremmo abbastanza felici se vi avessimo insinuato qualche idea, qualche desiderio, qualche fervore per il rinnovamento al quale la Chiesa ci guida e ci spinge.

Con la nostra Apostolica Benedizione.

Capitolo Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore

Visitatori di lingua inglese

We welcome the visit to the Eternal City of a group of distinguished representatives of different Christian traditions in the United States. The Catholic-Protestant Seminar combines joint study of common religious problems with visits to the religious and artistic monuments of Rome. The fact that you have returned once more shows that your program is a good one, and once more we express the hope that your deliberations and your contemplation of Rome’s history will have a lasting effect upon your Christian living.

We also welcome a large group from Pennsylvania. We are glad that you have wished to visit us today, and we hope that your stay in Rome-for many of you a return to the land of your forefathers-will both be the source of happy memories in the future and an occasion of grace in the present.

A special word of greeting goes to a group of members of the Swedish Lutheran Church. We are always happy to meet people from your country: as you may know, we recently had the pleasure of a visit from the Archibishop of Uppsala. We are especially appreciative of your wish to be here today in spite of physical infirmities. May the Lord enable you to use your sufferings as a means for coming closer to him. We assure you of our prayers.

Settimana di aggiornamento pastorale

Abbiamo il piacere di accogliere nell’udienza di stamane i partecipanti alla XXIII Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale che hanno voluto, in questa circostanza, rinnovarci ancora una volta i loro sentimenti di devozione e di affetto e ricevere una parola di paterno orientamento per il loro lavoro di ricerca e di studio, i cui risultati intendono mettere a servizio del programma di attività pastorale promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Prendiamo atto, carissimi figli, di tale lodevole impegno, congratulandoci col benemerito Centro organizzativo per la scelta dell’argomento centrale del Convegno: «Evangelizzazione: Liberazione dell’uomo e Comunione con Dio».

Molto opportunamente nella vostra Assemblea parlate di liberazione dell’uomo come premessa alla Comunione con Dio. Solo, infatti, risalendo alle radici della personalità umana, è possibile riscoprirne l’insita nobiltà divina, riscattarne la piena libertà di movimento mediante l’eliminazione delle selvagge passioni, eredità del peccato originale, e renderlo così capace di arrivare al possesso della verità, cioè al più alto grado dell’amicizia con Dio, con la consolante prospettiva di cooperatore nel mistero della salvezza.

L’importanza di questi valori, mentre impegna arduamente le vostre forze, vi invita Q procedere con umiltà nel comunicarvi le reciproche esperienze e soprattutto nel suggerire i mezzi più adatti, nell’epoca moderna, per il raggiungimento dei vostri obiettivi pastorali. Con l’auspicio che le vostre riunioni contribuiscano alla fruttuosa animazione delle singole Comunità ecclesiali affidate alle vostre cure per il bene della Chiesa Universale, impartiamo di cuore sui vostri lavori e propositi la propiziatrice Benedizione.

Direttori degli Uffici Catechistici

Un particolare saluto, pieno di affetto e di stima, rivolgiamo ora al gruppo di sacerdoti qui presenti, Direttori degli Uffici Catechistici delle diocesi d’Italia, convenuti a Roma per il loro annuale Convegno.

Il vostro desiderio, sacerdoti carissimi, di chiedere la nostra Benedizione, perché venga a confortare i vostri sforzi, già ci manifesta lo spirito che anima i vostri lavori. A nostra volta vi diciamo la nostra intensa compiacenza nel sapere che i vostri periodici incontri, svolti con esemplare affiatamento e con molta pazienza, dànno un così utile contributo alla pastorale della Parola di Dio nel Paese, d’intesa con i Pastori della Chiesa e con profonda attenzione alle situazioni spirituali, sempre nuove, dei fedeli. In tutto ciò grande è la vostra responsabilità, sacerdoti carissimi. Applicatevi con ogni impegno a questa vostra nobilissima missione. Il catechismo pone le basi fondamentali per la preparazione della personalità del cristiano, e perciò alla vostra esperienza e prudenza è affidata in gran parte la conveniente formazione cristiana delle vostre comunità diocesane. Intanto noi vi assicuriamo di seguirvi con la nostra preghiera. La luce dello Spirito Santo illumini le vostre menti, e di essa sia pegno la nostra Apostolica Benedizione, che di cuore impartiamo a voi qui presenti e ai lavori del vostro Convegno.

Sacerdoti novelli di Genova

Rivolgiamo ora un paterno saluto ai Sacerdoti novelli della Arcidiocesi di Genova, che, accompagnati dal Rettore del Seminario Maggiore, son venuti a farci visita per ascoltare una parola di incoraggiamento e di augurio prima di iniziare il loro ministero.

Noi vi ringraziamo, figli carissimi, di questo gesto d’omaggio, che rinnova quello fatto dai vostri Confratelli negli scorsi anni e rinsalda i vincoli di fedeltà che il Presbiterio genovese, proprio nel momento in cui si arricchisce di fresche e giovanili energie, mantiene con la Sede Apostolica. Di tale rapporto di comunione voi date, qui dinanzi a noi, un’aperta dimostrazione.

Avete ricevuto da poco l’ordinazione sacerdotale, dopo aver compiuto la necessaria preparazione nell’Istituto che s’intitola al nome del venerato Pontefice Benedetto XV. Da ciò appunto ricaviamo l’argomento per una breve esortazione. Grande, somma è la grazia del sacerdozio: essa scaturisce da una chiamata particolare, da un atto di elezione di Gesù Signore, che vi ha voluto suoi in maniera del tutto speciale e vi ha affidato funzioni delicatissime nel suo corpo reale e mistico. Il lavoro che vi attende, sia sempre sorretto dalla coscienza di queste alte responsabilità ed animato da quello spirito di servizio alla Chiesa, che fu una nota caratteristica nella vita e nell’attività dell’insigne vostro Concittadino.

Confermiamo i nostri voti con la Benedizione Apostolica, nella quale vogliamo comprendere i vostri parenti, i vostri educatori e maestri.

Olimpiade Catechistica di piccoli Croati

E ora desideriamo rivolgere un paterno saluto a un gruppo di bambini croati, vincitori del concorso «Olimpiade Catechistica», promosso dal giornale «Mali Koncil» (Piccolo Concilio) per una approfondita conoscenza della Sacra Scrittura e del Catechismo.

Siate i benvenuti, carissimi figliuoli! Vogliamo esprimervi tutta la nostra letizia per la vostra presenza e il nostro plauso per l’entusiasmo e l’impegno che avete dimostrato nello studio della Parola di Dio. Sia essa sempre la guida luminosa della vostra vita per crescere buoni, generosi, sereni, puri, amici fedeli di Gesù.

Con questi voti vi impartiamo di cuore l’Apostolica Benedizione, che estendiamo al vostro Parroco, alla Suora catechista, ai Sacerdoti collaboratori del periodico che ha organizzato il concorso, ai genitori presenti e a tutti i vostri cari.



Mercoledì, 11 luglio 1973

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Ancora una volta noi inviteremo la riflessione della Chiesa su l’Anno Santo, verso il quale la nostra marcia è già cominciata. Ancora una volta noi chiederemo a noi stessi qual è la disposizione fondamentale del nostro spirito. Ripetiamo: del nostro spirito religioso. Perché di questo si tratta. Si tratta di mettere alla prova la nostra religiosità, di verificare la serietà della nostra fede, di precisare l’influsso effettivo che la nostra professione cristiana ha sulla nostra vita. Si tratta d’una marcia della fede. Si tratta di misurare la consistenza della nostra qualificazione cattolica nel contesto invadente e soverchiante della vita moderna. Si tratta di collaudare con mentalità cosciente e riflessa la nostra adesione alla religione, a Cristo, alla Chiesa dopo l’infusione dottrinale e spirituale ricevuta dal Concilio, e dopo l’aggressione secolarizzante, che s’è abbattuta sulla nostra generazione: siamo ancora credenti? è ancora determinante per noi la nostra vocazione cristiana? siamo dei sopravvissuti in una stanca e frammentaria tradizione ecclesiale, ovvero questa riprende e verdeggia, proprio nel clima contemporaneo, di nuova, erompente, incoercibile vitalità? Diciamo tutto in una parola: l’Anno Santo per noi dev’essere un momento tipico del nostro realismo religioso.

Quando il nostro pensiero arriva a questa conclusione sor-gono nella nostra memoria, non sappiamo per quale associazione di idee, le parole, così semplici e così prepotenti, di Gesù nel Vangelo, quando chiama alla sua sequela i discepoli: «Venite dietro a me» (Mt 4,19), e Pietro in particolare: «Tu seguimi» (o. 21, 19 e 22); e quando chiama tutti gli infelici di questa terra: «Venite a me voi tutti, affaticati ed oppressi» (Mt 11,28). La vocazione di Cristo risuona in fondo allo spirito, con la sua dolcezza e con la sua veemenza, proprio nel momento del confronto fra la nostra posizione di fatto, forse statica e pigra, e l’oceano misterioso e affascinante del mondo contemporaneo; risuona come un’alternativa, nello stesso tempo libera e imperiosa, fra il Vangelo e la cultura babelica a nostra disposizione, cioè fra Cristo ed il mondo: scegli, vieni! E al primo oscillare della mente, imposto dalla scelta vitale, ecco una strana formula risolutiva e paradossale scaturire nella coscienza: non si tratta, a vero dire, d’una scelta esclusiva, ma d’una scelta coordinata; vieni a me, ci invita Cristo, non per lasciare e squalificare il mondo, ma per dare al mondo il suo vero valore, riconoscendolo stupendo sì, ma di per sé equivoco e subordinato e, alla fine, deludente; vieni a me, ci dice Cristo, per servire e per salvare il mondo, per amarlo come Io, Cristo, l’ho amato, dando la mia vita per la sua salvezza.

Cioè, se noi poniamo l’Anno Santo come un esperimento in pienezza della vita cristiana a confronto con la così detta vita moderna, il dilemma diventa formidabile ed entusiasmante, come una gara superlativamente sportiva: «così dovete correre, esorta S. Paolo, da vincere il premio» (1Co 9,24). Si tratta di fare sul serio, d'essere realisti nella nostra professione cattolica. Siamo pertanto spinti verso posizioni, che noi pensiamo possano essere particolarmente interessanti a due categorie di persone dell’età nostra. Alla categoria, si capisce, di quelle persone che già hanno scelto Cristo a qualsiasi titolo, come Maestro di vita, siano esse semplici fedeli, o siano esse in qualche modo più strettamente impegnate alla sua scuola e alla sua sequela; esse comprendono che ormai il vincolo con Cristo non può essere puramente formale e rilassato, ma deve essere vero e teso; cioè non si può essere fedeli cristiani, non religiosi, non sacerdoti solo di nome, ma lo si deve essere di fatto, nella realtà interiore dell’anima, nello stile esteriore della vita. Una necessità di coerenza ci obbliga a uscire dalla mediocrità, dalla tepidezza, dalla superficialità, dal doppio gioco dell’aderenza positiva al Vangelo, che abbiamo promessa, e della licenza permissiva all’edonismo oggi così facile, interno ed esterno, che ci fa tradire la croce. Una vita religiosa fiacca e priva d’energia ascetica e di fervore spirituale non ha più senso oggi, e non ha più mezzo per sostenersi e per perseverare nella fecondità della ricchezza spirituale e della testimonianza apostolica; una triste esperienza lo dimostra. Coerenza; questo è il rinnovamento che l’Anno Santo deve suscitare nei battezzati e nei consacrati.

L’altra categoria di persone, a cui può essere interessante il realismo cattolico dell’Anno Santo, è quella dei giovani. Sono loro per primi che ci parlano di autenticità. L’esigenza, ch’essi dimostrano di autenticità ideale e morale, ha avuto in questi ultimi anni, un’esplosione talmente negativa, di contestazione e di ribellione verso una società pervasa da tante ipocrisie e da così aberrante scetticismo logico ed etico, che non poteva non accrescere la sofferenza e la confusione nel cuore della gioventù, donde essa partiva, e donde oggi sembra germogliare una nuova spiritualità; positiva questa, almeno nelle sue istintive aspirazioni: dov’è l’amicizia? dove il silenzio? dove l’espressione libera e lirica d’una poesia orante? dove l’officina per l’altrui servizio? dove il ricupero della padronanza di sé e del sacrificio per un ideale più grande di sé? Rinasce forse nella nuova generazione giovanile un atteggiamento positivo verso la verità, la giustizia, l’amore; verso la preghiera e la fede; verso la ricerca innocente d’una Chiesa umile e buona, capace di ridare senso e valore della vita, e di pianificare una pace virile e laboriosa, dai confini universali?

Noi avvertiamo queste nuove pulsazioni dell’anima giovanile: noi le ascoltiamo con rispetto e con compiacenza; e noi confidiamo che la sincerità rinnovatrice, messa in chiave del grande concerto spirituale dell’Anno Santo, possa esercitare anche su di essa il suo fascino misterioso e verace.

Con la nostra cordiale Benedizione Apostolica.



I Capitolari dei Carmelitani Scalzi

Dilecti filii,

Ex animo iubemus vos salvere, qui capitulum generale ordinarium agitis Ordinis Vestri, imprimis vero novum Praepositum Generalem, quem modo elegistis, ut in proximos sex annos vobis sit ductor et Pater.

Est autem idem capitulum simul extraordinarium, quatenus de decretis, in ultimo eiusmodi conventu latis, nunc fit iudicium et experimenta, per hoc tempus concessa, pervidentur.

In hac igitur veluti statione cursus Vestri, attendendum est vobis, qua ratione charisma Teresianum, quo operante in bonum Ecclesiae orti estis, hac ipsa aetate servetis et ad effectum adducatis. Vocatio scilicet Carmelitana-Teresiana, inspectis horum temporum necessitatibus, dilucide, definite, presse in legibus vestris exponatur oportet, ita ut in vitam vestram cotidianam salubriter influat viasque dirigat vestras.

Vos estis «filii sanctorum» (Tb 2,18): immensam intuemini hereditatem spiritualem, quam vobis tradidit imprimis Teresia a Iesu, cui honorem ac dignitatem Doctoris Ecclesiae laetanter tribuimus, momentum eius doctrinae in luce ponentes, deinde Ioannes a Cruce, Teresia ab Infante Iesu, cuius ab ortu saeculum revolutum hoc anno celebratur, et alii non pauci.

Verba, quae eadem mater vestra Teresia de vocatione Carmelitana scripsit, etiamnum ad vos referuntur: «Omnes vocamur ad orationem et ad contemplationem, nam in hoc posita est origo nostra et propter hoc progenies sumus illorum sanctorum patrum Montis Carmeli, qui in vasta solitudine . . . hanc pretiosam margaritam quaesiverunt» (Castello Interiore, Quinte mansioni, 1; Opere, 3ª ed., Roma 1958, p. 835).

Haec autem precationi dedita vita est prorsus frugifera, siquidem, ut Concilium Vaticanum Secundum monuit, qui eam sequuntur, «Deo . . . eximium laudis sacrificium offerunt, populum Dei sanctitatis uberrimis fructibus collustrant atque exemplo movent necnon arcana fecunditate apostolica dilatant» (Perfectae Caritatis PC 7). Sed hoc ipsum vivendi genus, quo pretiosa illa margarita continetur, actioni externae minime repugnat, quam vos etiam suscipitis, animas Christo lucraturi: «nam si quis est Deo coniunctior eumque solum quaerit in omnibus, flamma caritatis apostolicae necessario exardescit» (IOANN. XXIII Epist. ad Ferdinandum Card. Cento, 16 Iul. 1962: AAS 54, 1962, 569).

Dilectissimi filii: nomen Carmeli idem valet ac pomarium, hortus; vitam totam peculiari vocationi vestrae conformando, maxime precationi insistendo et Christi munus salvificum intime participando, ut antea, ita et nunc oportet eficiatis quasi hortum excultum, feracem, odoratum, in Ecclesia sancta Dei, hac potissimum aetate, quae, propter sacrum iubilaeum indictum, est tempus aptum ad recogitandum, ad renovandum, ad nisus spirituales ingeminandos.

Singulari demum dilectione vos complectentes, Benedictionem Apostolicam, exoptatorum caelestium bonorum auspicem, vobis, qui adestis, cunctisque sodalibus vestris, in Domino impertimus.

Movimento Focolari «GEN»

Salutiamo ora - e ringraziamo, per questa rinnovata testimonianza di devozione - le seicento Dirigenti del ramo giovanile del Movimento dei Focolari, convenute nel Centro Mariàpoli di Rocca di Papa, da tutte le nazioni d’Europa e da Paesi dell’Asia e delle due Americhe, per celebrare il loro Congresso annuale.

GEN, Generazione Nuova, è il nome del vostro settore di attività apostolica; e questa sigla, questa espressione, racchiude un magnifico programma. Generazione Nuova, e cioè sempre migliore: più amante di Dio e dei fratelli; più buona, più brava, più virtuosa; più giusta e più pacifica; più seria, più solida, più laboriosa, più generosa, e più pronta alla rinuncia e al sacrificio; aperta ai grandi ideali, responsabile, veramente libera. Nuova, e cioè - ancora - imbevuta, trasformata da quelle enormi novità che sono il Vangelo e la vita cristiana: ricordate la nuova nascita, la nuova creatura, l’uomo nuovo, di cui parlano Gesù e San Paolo? - Siate fedeli a questo programma; portatelo avanti, diffondetene l’attuazione, a vantaggio della gioventù di oggi e di domani.

L’uomo nuovo - dicevamo -, frutto della nuova generazione secondo lo Spirito. Allora è facile comprendere quanto felice e indovinata e inevitabile sia stata la vostra decisione di scegliere, quale tema fondamentale del vostro Congresso, «Maria Santissima: modello dei giovani d’oggi, tipo dell’uomo nuovo che deve cambiare la società». È vero. La figura della Madonna, creatura perfetta, non cessa di affascinarci. Certo, in Lei - così singolarmente privilegiata - c’è qualcosa di inimitabile, di inaccessibile alle nostre povere forze. Ma anche nella sua completa esenzione da qualsiasi macchia di colpa e nella sua pienezza di grazia, quale indicazione, quale monito per noi, circa i valori e le realtà più importanti e imprescindibili, se si vuole che i nostri cambiamenti, le nostre trasformazioni - personali e comunitarie - siano davvero un progresso! E che dire poi dei rapporti della Vergine Santa con Dio e con il prossimo? di quel suo «conservare e meditare tutte queste cose»; del suo «ascoltare la parola del Signore e metterla in pratica», causa di così intensa beatitudine? La spiegazione profonda di tutto la troviamo nell’«ecce ancilla Domini» ossia nel suo radicale atteggiamento di disponibilità, nel suo totale abbandono alla volontà del Signore.

La ristrettezza del tempo non ci consente di dilungarci, come meriterebbe la grandezza e la bellezza del tema, e come vorrebbe il nostro amore e la nostra pietà. Continuerete voi: nelle vostre riunioni di studio e di preghiera, che la Madre di Dio e Madre nostra renderà feconde di frutti abbondanti. Per voi La invochiamo. E vi accompagniamo con la nostra Benedizione.

Piccoli visitatori polacchi

Figli carissimi,

Siamo lieti di porgere il nostro affettuoso saluto a voi, membri del famoso «Coro di Poznan», che proprio con questa Udienza avete voluto che prendesse inizio il programma delle vostre manifestazioni in Italia. Sarebbe bastato questo pio e filiale desiderio - al quale abbiamo aderito ben volentieri - per renderci quanto mai gradito questo incontro con voi. Incontro che ci permette non solo di accogliere un così distinto gruppo di figli della Polonia cattolica, ma altresì di rallegrarci col vostro complesso corale, e di riaffermare la nostra rispettosa stima verso coloro che, come voi, sanno così bene impiegare i loro talenti a servizio dell’arte.

La vostra permanenza qui in Roma sarà per tutti certamente una meravigliosa esperienza, un avvenimento memorabile. Voi avrete modo, sì, di far udire, attraverso le vostre voci, la voce della Polonia, ma anche di ascoltare la voce di Roma, la voce del centro della fede cattolica, da cui la vostra Nazione ha attinto lungo i secoli le sue migliori tradizioni di civiltà. Questa voce sappiate ascoltarla, carissimi figli, e soprattutto seguirla con quella fedeltà, che forma il legittimo vanto della vostra gente. Contribuirete così a dare sempre più alle vostre belle esecuzioni quel carattere di elevazione e di bellezza che tanto aiuta gli animi ad avvicinarsi a Dio.

Con questo augurio, noi di gran cuore vi ringraziamo del vostro cortese omaggio ed impartiamo a voi e a tutti i vostri cari l’Apostolica Benedizione.

Belgi del Centro di Bree

Religiose del Canada

We are happy to greet a group of Sisters Servants of Mary Immaculate, from Canada. In welcoming you, we offer special congratulations to those of you who are celebrating the jubilee of your religious profession. May your visit to Rome be an occasion of special grace and renewed commitment to the life of dedication and service to which the Lord has called you. Upon all of you we invoke abundant divine blessings for valued work among our beloved Ukrainian sons and daughters, and may the Mother of God always, keep you in her loving care.

Mercoledì, 18 luglio 1973

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Paolo VI Catechesi 27673