Paolo VI Catechesi 13875

Mercoledì, 13 agosto 1975

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Ritorna il nostro pensiero, quando noi vogliamo determinare in che cosa consista quel rinnovamento che è stato prefisso come scopo religioso e morale dell'Anno Santo, il bisogno di ampliare la definizione di questo rinnovamento, e di dare una risposta a questa elementare domanda: in che cosa consiste il rinnovamento, che la Chiesa oggi ci raccomanda? Ricordiamo draverne accennato altre volte. Si è parlato di "conversione" di metànoia, come si esprime il Vangelo (
Mc 1,15), di riforma di mentalità (Ep 4,23 Col 3,10) e di costumi (Col 3,12-15); cioè si è illustrata la pluralità di significati spirituali, che questa parola puo assumere nel nostro linguaggio, e ancor più nel nostro modo di agire. Noi vogliamo ricercare un significato, che puo sembrare contraddittorio col senso letterale della parola "rinnovamento" quando ne risolviamo il contenuto essenziale in questraltra espressione: per rinnovamento noi possiamo anche intendere un ritorno ai principii, che devono presiedere alla nostra vita; e cio potrebbe far pensare che si voglia andare indietro, risalire a norme antiche e sorpassate della condotta umana, alle abitudini originarie del nostro costume. Infatti il Concilio, parlando del rinnovamento della vita religiosa, comporta "il continuo ritorno alle fonti di ogni vita cristiana e allo spirito primitivo degli istituti religiosi r; cosi è, e cio vale anche per ogni forma essenziale della vita (Cfr. Perfectae Caritatis PC 2); ma poi il Decreto prosegue: . . . e comporta insieme "l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi r. Il rinnovamento consiste percio in due punti programmatici: uno essenziale, che potremmo definire il restauro della propria identità, e deve per forza consistere in un confronto del presente con quel passato, che ha ragion dressere per la fedeltà ai principii costitutivi della nostra personalità in ordine a Cristo, alla nostra scelta del suo Vangelo; lo potremmo anche dire, per semplificare i nostri concetti, il rinnovamento interiore; l'altro punto programmatico riguarda piuttosto un rinnovamento esteriore, contingente; e si classifica con un termine diventato comune; si tratta dell'l aggiornamento r, e mira preferibilmente al confronto della nostra stessa personalità con il modo presente e prossimo futuro preferibile per adattare lo stile della nostra vita cristiana alle ragionevoli esigenze reclamate dai tempi, dai nostri contatti sociali.

Potremmo esprimere in forma paradossale questo gruppo di pensieri: si tratta di ricominciare da capo. Da capo la nostra maniera dressere religiosi, dressere fedeli, dressere cattolici? Ma questa ipotesi non giustifica, per caso, lramara contestazione, diventata oggi di moda anche in certi ambienti ecclesiali, contro ogni maniera tradizionale di praticare la nostra fede? e non apre cosi gli argini protettivi contro innovazioni arbitrarie drogni genere? No certamente, soprattutto se questa maniera ldi pensare mirasse, come purtroppo alcuni pensano, a rendere più leggera, meno ascetica la professione cristiana e l'adesione al Vangelo di Cristo.

Cristo, è vero, ha reso nuovo, facile, felice, giocondo perfino il sentiero che segue i suoi passi; e dovremo spiegare altra volta come e perché. Ma non dobbiamo mai dimenticare che Cristo è esigente, e che, come Lui dice, "augusta è la porta e stretta è la via che conduce alla vita" (Mt 7,14). Agli pseudo-giusti di quel ,tempo, nel grande discorso programmatico della montagna, risuonano queste sue parole: "se la vostra giustizia non sarà più abbondante di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Ibid. 5, 20). Gesù aveva incominciato la sua predicazione messianica con un gesto drinattesa e sconfinata umiltà, chiedendo al suo Precursore Giovanni il Battezzatore dressere da lui battezzato, come ogni altro penitente che correva al Giordano, mentre sopra di Lui, l'Agnello innocente, non gravavano peccati propri, ma quelli altrui, quelli di tutta l'umanità; Gesù srimpone: "A noi conviene di adempire ogni giustizia!" (Mt 3,15). E poi significative e riassuntive sono altre parole di Cristo, alla vigilia della sua passione, quasi per rilevare l'introduzione del sacrificio nella concezione comune della vita dei suoi seguaci: "Chi ama la propria esistenza, la perderà, e chi la sacrifica in questo mondo, la salverà per la vita eterna" (Jn 12,25).

La vita cristiana è un dramma. Non si puo deludere l'impegno della croce chressa reca con sé. E su questo punto che oggi la nostra riflessione circa l'Anno Santo, che stiamo celebrando, vorrebbe fermarsi. Il nostro rinnovamento cristiano, a cui l'Anno Santo ci porta, esige questo senso forte del nostro cristianesimo. Un cristianesimo vero, vissuto, primeggiante su ogni altro interesse, devressere il nostro piano di vita. Questo vorremmo che rimanesse impresso negli animi di quanti celebrano l'Anno Santo; non si tratta solamente di partecipare a certi riti momentanei; si tratta di modellare in ordine ai riti stessi una forte e permanente concezione del nostro vivere.

Diciamo molto brevemente. Primo: bisogna riconoscere a Dio, alla religione percio il suo posto predominante (Mt 6,33); a Cristo la sua solare funzione di "luce del mondo: chi cammina dietro a me, Egli ha detto, non cammina nelle tenebre" (Jn 8,12). Questa prima affermazione reclama la televisione del nostro modo di pensare in generale; e non è piccola cosa. Secondo: bisogna restaurare in noi il senso del dovere, cioè il concetto dell'obbligazione morale, del bene e del male, dell'onestà e del peccato; noi oggi abbiamo cosi lasciato prevalere in noi il senso del nostro diritto e spesso della nostra indiscriminata libertà, che facilmente dimentichiamo altre basi morali, come quella del bene comune e con questa, nonostante tanto per essa si parli e si cerchi di cambiare il volto della società, la carità e la giustizia verso il prossimo, l'ordine civile, il progressivo servizio dei fratelli meno favoriti economicamente e fisicamente; ed avviene che la convivenza diventa una lotta, in cui l'egoismo individuale o collettivo prevale sul diritto altrui e sull'amore a quanti, perché uomini, ci sono fratelli, secondo il Vangelo. E terzo: rovesciando il concetto autentico dell'amore che agli altri si dona in concetto di amore che rivolge a sé ogni interesse e ogni cura, vi è chi fa del piacere, e percio talvolta della passione e del vizio, un titolo di liceità che ne consente il godimento distolto dalla sua onesta finalità, fino al campo dell'esperienza fisica e fantastica (pensate a certa letteratura, a certi spettacoli, a certo gaudente edonismo), che supera talvolta i limiti della dignità personale e della salute fisica. Bisogna, anche in questo campo, che la permissività oggi di moda, priva di razionali e rigorosi confini morali, ritorni alla parola dell'Apostolo: "se voi vivrete secondo la carne, morrete; se poi con lo spirito mortificherete le azioni della carne, vivrete" (Rm 8,13).

Che l'Anno Santo sia dunque per noi una palestra di formazione e di rieducazione ad essere, cristiani quali siamo, "santi e immacolati" (Ep 1,4).

Con la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Partecipanti al XXXVI Congresso internazionale

degli Esperantisti cattolici

Rivolgiamo ora il nostro saluto e augurio ai partecipanti al XXXVI Congresso Internazionale degli Esperantisti Cattolici.

Ai vostri particolari intenti culturali voi avete voluto aggiungere una nota squisitamente religiosa, inserendovi nello spirito del Giubileo, che a tutti gli uomini di buona volontà parla di rinnovamento, di conversione, di ritrovato contatto con Dio che ama e perdona. Questo spirito vi guidi nella promozione della fratellanza e della comprensione tra i vari popoli di diverse lingue, secondo il programma che vi distingue; è il nostro augurio sincero, che avvaloriamo con la nostra Benedizione Apostolica, propiziatrice dei doni del Signore.

Pellegrinaggio nazionale egiziano

Pellegrini del Libano

Pellegrini del Cameroun

Pellegrini di lingua inglese

Once again it is our joy to greet pilgrims from several dioceses of Uganda. Your presence here today, dear sons and daughters, is a testimony to your faith-your Catholic faith, your faith in Jesus Christ. May this faith be always strong in you.

We welcome this week many more of our Catholic sons and daughters from various parts of Japan. Our greeting is meant for each and every one of you, as well as for you dioceses, your parishes and your families.

We are happy to embrace in the charity of Christ the group of Anglicans from Japan who travel under the pastoral tare of Archbishop Nakamichi of Kobe. We thank you for your presence and for your ecumenical solicitude. May the Lord Jesus draw us ever closer to himself in the fullness of Christian brotherhood.

And with pleasure and joy we greet also the Japanese group known as the Little Spiritual Singers of Arakawa. We have heard of the high reputation of your choir and of your spiritual music, which includes Gregorian chant. We are happy to listen to you, and we hope that the memory of this day will bring inspiration to you, just as you help to give inspiration to others.

And once again we have a pilgrim group from Indonesia, expressing in a tangible way the Catholicity of their faith. May the life of each of you be a light shining out before your countrymen and the world.

A word of special welcome is owing to the interdiocesan pilgrimage from Jamaica. Greetings to you all, beloved sons and daughters. Your presence here is important for the universal Church, of which you constitute a living part. And your presence is important for us, your Father in Christ Jesus. Greetings to all Jamaica.

The Holy Year Pilgrimage from St Lucia gives us the opportunity to greet other sons and daughters from the West Indies. What a joy to have you with us to celebrate our oneness in faith and the resolution of our renewal in Christ





Mercoledì, 20 agosto 1975

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Noi ripetiamo ancora una volta che l'Anno Santo, alla cui degna ed efficace celebrazione noi siamo tutti impegnati, si presenta come un rinnovamento. Rinnovamento di che cosa? Rinnovamento della nostra vita cristiana, della nostra fede, del nostro costume, del nostro comportamento di fronte al mondo, tanto mutato e mutevole, e tanto avvolgente e travolgente, nel quale ci troviamo. Si tratta di mantenere e rafforzare il contenuto di questo appellativo cristiano, il quale classifica spesso in modo puramente anagrafico o etnico, abituale e tradizionale l'essere nostro, senza impegnarlo logicamente ed effettivamente ad una fedeltà di contenuto. Se siamo cristiani di nome dobbiamo esserlo di fatto. Questo ha intuito la spiritualità inquieta e riformatrice del nostro tempo, quando si attesta sul carattere esigente druna comprovata autenticità. Si tratta allora a buon diritto druna duplice operazione, che garantisca la nostra autenticità: drun confronto e drun ricupero.

Confronto di chi e con Chi? E chiaro: confronto di noi stessi con Colui chrè il modello per eccellenza, l'uomo vero, il pastore della nostra vita; con Colui che ha detto di Sé: "Io sono la via e la verità e la vita" (
Jn 14,7), e al Quale implicitamente, o esplicitamente noi prestiamo fede, per il fatto stesso che portiamo il suo nome; siamo cristiani. E infatti Cristo, Che ha dato di Sé questa meravigliosa e avvincente definizione, la quale noi possiamo trovare condensata in unraltra, che Gesù diede di Sé, e che ora terremo presente per dare al nostro rinnovamento giubilare una sua formula risolutiva. Disse infatti Gesù, quasi con accento polemico: "Uno solo è il vostro maestro, Cristo" (Mt 23,8 Mt 23,10).

E quante citazioni scritturali potremmo ricordare a sostegno e a conferma di questa qualifica di maestro di vita, che Gesù attribuisce non solo alla sua missione, ma alla sua Persona; Egli è il Verbo, Egli è la divina Parola di Dio. Ricordiamo, ad esempio, la misteriosa voce, uscita dalla nube luminosa apparsa nella notte della Trasfigurazione: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto: Lui ascoltate!" (Mt 17,5). Possiamo noi dire dressere davvero discepoli del nostro divino Maestro? Siamo noi in coscienza sicuri dressere degli uditori che veramente danno peso ai suoi insegnamenti? (Cfr . Mt 13,13-17) Il confronto fra cio che noi siamo, pensiamo e facciamo, con l'insegnamento evangelico (Cfr. Ibid. Mt 11,29: Discite a me. . .) e quello che da questo autorevolmente deriva (Lc 10,16, Qui vos audit, me audit . . .) ci obbliga al ricupero di quei principii speculativi e pratici che vissuti con umile fedeltà ci autorizzano a portare degnamente la gloriosa qualifica di cristiani (Ac 11,26; cfr. 1P 4,16) e che invece, se privati della loro effettiva corrispondenza con la vita vissuta, si ritorcono in nostra accusa e, Dio non voglia, in nostra condanna (Cfr. Mt 25,26 ss.). Bisogna dare o ridare, se occorre, al nome cristiano una sincera coerenza con la Parola di Cristo, donde deriva: questo è il rinnovamento che noi andiamo cercando. Condizione e conseguenza del rinnovamento auspicato dall'Anno Santo è percio l'ascoltazione di Cristo Maestro.

Pur troppo invece non è difficile osservare come la nostra qualità e la nostra coscienza di cristiani siano spesso diluite in un modo di vivere, che ne ha fatto dimenticare il valore teologico e ontologico, l'appartenenza cioè a quello stato di fede e di grazia, chrè davvero la Vita della nostra vita (Cfr. Rm 1,17 Ga 3,11). In quanti cristiani prevalgono un pensiero e un costume, che il mondo ha loro fatto assimilare a scapito della concezione della nostra esistenza conforme all'insegnamento del nostro Maestro Gesù!

Che l'uomo abbia bisogno dressere guidato da un insegnamento accreditato da qualche nome drun insigne personaggio, meritevole o no della fiducia dei suoi seguaci, ce lo insegna la storia, anche quella moderna non meno di quella antica: l'uomo, in genere, non è sufficiente a se stesso; ha bisogno drun maestro, drun capo, drun "leader r, per pensare, per agire; e se non lo ha, se lo crea, spesso con supina dedizione, con entusiasmo puramente di moda, con avvilente interesse, con facile volubilità . . . E Colui che, dando garanzia divina alla sua Parola ha detto: "Chi segue me, non cammina nelle tenebre" (Jn 8,12), il Maestro, il Capo dell'umanità, è oggi tanto facilmente abbandonato.

Non sia cosi di noi, che percorrendo i sentieri della sincerità e del coraggio siamo arrivati con questo giubileo ad un nuovo e rinnovatore incontro con Cristo. Ecco il nostro nuovo programma:

1. Non saremo sordi, indifferenti, assuefatti alla Parola del Maestro divino. La sua figura grave e dolce, la sua parola piana e profonda ci saranno sempre davanti. Noi ascolteremo, studieremo, invocheremo quello che lo Spirito Santo ci puo insegnare su la verità totale di Cristo per guidare il nostro cammino di fedeli credenti (Cfr. Ibid. Jn 16,13);

2. Faremo tesoro con cuore avido e docile dell'insegnamento di Cristo (Lc 11,28), e di coloro che "lo Spirito Santo ha costituito Vescovi per pascere la Chiesa di Dior (Ac 20,28);

3. Vigileremo su certe nuove teorie oggi correnti, talvolta non immuni da pericoli spirituali e dottrinali; e ascolteremo l'invito evangelico, in fondo alle nostre anime, e dalla cattedra del magistero e nella comunione ecclesiale: "E qui il Maestro, e ti chiama!" (Jn 11,28).

Il Maestro, Fratelli e Fedeli, il Maestro Gesù!

Con la nostra Apostolica Benedizione.


SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini ungheresi

Rivolgiamo ora un saluto cordiale e paterno a un gruppo di pellegrini dell'emigrazione ungherese, provenienti da vari Paesi, convenuti in questrAlma Città per celebrare l'Anno Santo e per chiudere ben cinque anni di preparazione spirituale in ricordo del millennio del cristianesimo nella loro terra natia.

Cari figli e figlie: la vostra presenza qui proprio oggi, 20 agosto - nel giorno tradizionalmente dedicato, nella vostra patria, alla festa di Santo Stefano - è per noi motivo di particolare gioia. Voi rappresentate un gran numero di fedeli ungheresi, sparsi nel mondo intero, di cui conosciamo il fiero attaccamento alla fede cristiana, la costanza nelle pratiche religiose e la lealtà verso questa Sede di Pietro.

Vogliamo approfittare di questo incontro per lasciarvi un pensiero spirituale : meditate bene sul tema di questo Anno Giubilare, rinnovamento e riconciliazione, nel quadro della vostra vita personale, familiare e sociale, e nel contesto più largo della vostra appartenenza alla Chiesa di Cristo, avendo come punto di riferimento il discorso di Gesù, detto della Montagna: qui troverete tanti utili e sublimi insegnamenti di pace, di fraternità, di abnegazione, ai quali potrete conformare il vostro modo di pensare, di agire, di pregare, e di amare tutti senza riserve.

Cari figli e figlie: vogliamo assicurarvi del nostro profondo affetto e delle nostre fervide preghiere, ed in segno della nostra paterna benevolenza impartiamo di cuore a voi e ai vostri cari la nostra Apostolica Benedizione.

"Piccolo Clero di Malta"

Una parola di saluto, di compiacimento e di augurio rivolgiamo al gruppo del "Piccolo Clero di Malta r, il quale, continuando una devota iniziativa, presta il servizio liturgico in S. Pietro durante i mesi di agosto e settembre.

Vi siamo grati, carissimi fanciulli, per la vostra generosa testimonianza di pietà cristiana, specialmente in questo Anno Santo, di cui siete anche voi privilegiati testimoni. Siamo sicuri che, tornando alle vostre case, nella vostra bella Isola, porterete con voi i doni dell'esperienza vissuta nel soggiorno romano: la pietà eucaristica, l'amore alla Chiesa e a Pietro, una sempre maggiore disponibilità alle necessità dei fratelli. Tali voti avvaloriamo con la nostra Benedizione Apostolica, che impartiamo a voi, al vostro Assistente e alle vostre famiglie

Pellegrini di Strasburgo e di Puy-en-Velay

Pellegrini ugandesi e di Boston

Today we extend greetings to yet another pilgrimage from Uganda, led by the Archbishop of Kampala. We have expressed many times our paternal affection for your beloved country. And as we assure you yet again of our closeness to you, we urge all our sons and daughters of Uganda to ever greater renewal in Christian living: lLet your light so shine before men, that they may see your good works and give glory to your Father who is in heavenr (Mt 5,16).

We also have the joy of greeting our beloved Brother, Cardinal Medeiros, and other members of the Church in Boston. As we rejoice in celebrating our unity in faith, let us re-dedicate ourselves to the great Cause of renewal in Christ. Greetings to the entire beloved Archdiocese of Boston!

Gruppi di lingua tedesca

Wir grüssen heute noch besonders herzlich die zahlreichen Pilger aus der Diözese Eisenstadt. Eure Pilgerfahrt mit eurem Bischof zu den Gräbern der Apostel möge euch in eurer Liebe und Treue zur heiligen Kirche kraftvoll bestärken. Werdet wieder froh eures Glaubens, auf dass das Heilige Jahr für einen jeden von euch und eure ganze Diözese wirklich ein Jahr religiöser Erneuerung werde.

Dazu erteilen Wir euch und allen anwesenden Pilgern von Herzen unseren Apostolischen Segen.

Pellegrinaggio nazionale del Venezuela

Con paterno y espirutal afecto damos hoy la bienvenida a los numerosos fieles venidos de Venezuela, cuya peregrinacion national preside Monsenor Marcia1 Ramirez Ponte.

Vuestra presencia aqui, amadisimos hijos, es un testimonio esplendido de comunion en la fe y en la caridad, dentro del marco religioso del Afio Santo. Que la alegria de haber tomado Parte en este encuentro de toda la familia eclesial, os anime siempre a ser mensajeros de reconciliacion, constructores de la paz entre los hermanos. Con nuestra Bendicion Apostolica para vosotros y vuestros seres queridos.

Pellegrini del Portogallo

Uma palavra afectuosa aos presentes de lingua portuguesa, um saudar particular para os fiéis da diocese de Angra-Acores, com o Bispo-Coadjutor, e para os da diocese de Guarda, Portugal.

Grata é a presenta de todos vos, neste encentro fraterno e a ser, com a grasa de Deus, reconciliante e rmenovador. A alegria do saudar-vos assenta em confiante estima, com que fazemos votos pelo bem de todos, das vossas familias e das gentes que representais, para Nos muito queridas em Cristo





Mercoledì, 27 agosto 1975

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l'Anno Santo è un incontro con Gesù Cristo, un incontro speciale. Cioè esso obbliga colui che lo celebra ad una riflessione radicale su la propria fede, su la propria opinione su Cristo, su la Sua definizione, su la sua Realtà. E questo un processo logico estremamente importante, quasi una necessità di pensiero, e non solo di pensiero speculativo, ma di determinazione totale del proprio modo di vivere, un epilogo interiore circa le questioni del rapporto fra noi e Cristo, rapporto da riconoscere e da perfezionare, come fanno i fedeli, ovvero rapporto da stabilire, in senso nuovo e positivo, come fanno, Dio li benedica, coloro che si "convertono r, oppure in senso negativo, con terribile responsabilità esistenziale, coloro che vogliono rimanere indifferenti, estranei, ostili ad un rapporto, quale devressere, vitale e rinnovatore con Cristo incontrato sui molti sentieri sempre aperti della fede, o raggiunto a questa stazione centrale dell'Anno Santo.

Si è parlato in questo periodo giubilare di cristianesimo in generale; poi si è parlato della novità del messaggio cristiano da riscoprire, cioè dell'avvento innovatore drun sistema di pensare, di vivere, di comunicare con Dio e con gli uomini, sistema che possiamo includere nella formula di "regno dei cieli, o regno di Dio r, di messaggio evangelico; poi abbiamo cercato la fonte di questo messaggio, e abbiamo riconosciuto in Gesù, che appariva in umili apparenze come un semplice artigiano, oriundo, agli occhi dell'opinione pubblica, di Nazareth, un uomo qualsiasi per l'occhio miope dell'osservatore profano; e ci siamo sentito ripetere dalle fonti, cosi dette, bene informate: "Non è costui il fabbro, il figlio di Maria? . . ." (
Mc 6,3), come Egli era di fatto; ma questa osservazione non esauriva la questione, perché, con meraviglia, la gente si interrogava donde mai Gesù attingesse tanta dottrina e come mai operasse miracoli. Era logico riconoscere in Lui un profeta, un maestro. Noi abbiamo anche accennato al peso attribuito a questo titolo di Maestro, che Gesù stesso indicava quale prerogativa somma ed esclusiva all'atteso Messia, al Cristo. Ma questo stesso titolo di Maestro non diceva tutto di Gesù, il Quale lasciava capire essere Lui stesso il Maestro, il Messia, il Cristo, tanto atteso e tanto magnificato; cosi che, fin dall'inizio della sua entrata nella scena della vita pubblica, i primi discepoli intuirono che Gesù era un personaggio misterioso. Tra questi discepoli, ad esempio, Natanaele (Bartolomeo), all'incontro con Gesù, vistosi da Lui conosciuto con un infallibile sguardo introspettivo, esclamo: "Rabbi (cioè Maestro), Tu sei Figlio di Dio, Tu sei il Re drIsraele" (Jn 1,49). La qualifica di Maestro non bastava quindi a definire Gesù; un altro titolo gli compete, quello di "Figlio di Dio r, titolo difficile allora a spiegarsi, ma tale da amplificare la figura di Gesù, oltre quella del semplice Maestro e oltre quella del Messia, di statura semplicemente umana. Nello stesso quadro evangelico, verso le foci del Giordano nel Mar Morto, unraltra definizione di Gesù era risuonata: "Ecco l'Agnello di Dio r, cioè la vittima privilegiata e predestinata ad un misterioso sacrificio (Ibid. 1, 29 et 36). La curiosità e la meraviglia crescevano, ,anche se Gesù, parlando di Se stesso, solo si qualificava abitualmente come "Figlio dell'uomo r, altro titolo apparentemente modesto, ma pieno di reminiscenze bibliche e di significato profondo.

Parlare di Gesù, nello svolgimento del racconto evangelico, era diventata cosa attraente, impegnativa, inevitabile, ma nello stesso tempo cosa difficile e ambigua. Tanto che la questione: chi è Gesù? si prestava alle più varie risposte, e non era del tutto chiara anche nella mente dei discepoli quale dovesse essere. Fu allora, voi ricordate, che Gesù stesso, andando con la piccola comitiva dei discepoli medesimi verso Cesarea di Filippo, al Nord della Palestina vicino al monte Hermon, pose una domanda esplorativa: "chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo? r; e dopo le risposte diverse e confuse, desunte dall'opinione pubblica, Gesù incalzo il discorso ponendo la domanda diretta ai suoi futuri apostoli: "E voi chi dite chrio sia? r. E fu allora che Pietro, illuminato da Dio-Padre, rispose, certamente anche a nome degli altri, la celebre, invincibile definizione di Gesù: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

Figli e Fratelli, noi ora non diremo di più sul contenuto e su la storia di questa rivelazione. Voi, del resto, conoscete come nel seguito del Vangelo, specialmente nella narrazione dell'Evangelista Giovanni, la questione circa la identità misteriosa di Gesù prende la parte maggiore, e si fa drammatica per l'opposizione radicale dei Farisei, degli Scribi, dei Sadducei e per l'interesse crescente del Popolo (Cfr. Jn 12,12); si fa poi ufficiale e tragica, perché proprio il titolo messianico e divino di Figlio di Dio, che Gesù, Figlio dell'uomo, nel suo duplice processo religioso e politico, rivendica a Sé, sarà il titolo per la sua condanna alla Croce. Gesù muore vittima e martire della sua misteriosa identità: di Uomo-Dio; e per tale Sua identità risorgerà al terzo giorno e sarà cosi il Salvatore del mondo.

Teniamo tutti ben fissa nel pensiero, nel cuore, nella vita questa verità certissima e ineffabile circa nostro Signore Gesù Cristo, unico nella Persona divina dell'unigenito Figlio di Dio; eterno nella natura del Verbo, incarnato nella natura umana in Maria per opera dello Spirito Santo. Ricordiamoci di questo mistero reale e incombente su tutta la storia e su tutta la sorte dell'umanità, il mistero dell'unica Persona del Verbo di Dio, vivente nella natura divina e nella natura umana di Gesù. E dogma sovrano, che noi professiamo nella Messa drogni domenica e drogni solennità cantando il Credo; è la base della nostra fede cristiana e della nostra salvezza. Ricordiamoci tutti che abbiamo professato con esplicita adesione e con inesauribile felicità la confessione di Pietro, qui, proprio su la sua tomba, con la sicurezza che è fondato sulla roccia apostolica (Mt 16,18), anzi su la pietra angolare chrè Cristo stesso (1P 2,6 Mt 21,42) l'edificio, chrEgli, facendo di noi pietre vive (1P 2,5), sta costruendo, e che non puo crollare (Mt 16,18), né col tempo che passa, né con la morte che tutto sembra distruggere: è la sua Chiesa, santa ed immortale, a cui noi abbiamo la fortuna di appartenere e da cui riceviamo Cristo medesimo, Pane di vita eterna (Jn 6,51).

Qui la fede appare nella sua suprema importanza e necessità, nella sua origine, come dono attivo di Dio, e come umile ed onesta apertura soggettiva nostra alla Parola di Lui (Cfr. Ibid. Jn 1,12 Jn 3,21; etc.). E con un atto di fede, cioè di accettazione di Verità divina, che trascende il nostro potere conoscitivo e sperimentale, salutiamo Gesù Cristo, ancora con parole di Simone Pietro: "Signore, a chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna. E noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Cristo Figlio di Dio" (Jn 6,69).

A tanto vi conforti la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini delle diocesi di Boiano-Campobasso,

di Monreale, di Ampurias e Tempio e di Lugano

Ci fa piacere vedere attorno a noi, in questa Udienza, i cospicui gruppi di pellegrinaggi venuti da illustri e antiche Chiese locali, insieme con i loro Pastori: sono le sedi di Monreale, di Boiano-Campobasso, di Ampurias e Tempio e di Lugano. I1 flusso dei fedeli che accorrono a ritemprare a Roma la vita dell'anima, nello spirito di rinnovamento e di riconciliazione proprio dell'Anno Santo, continua ininterrotto: è una crescente testimonianza della vitalità delle singole diocesi, e della serietà con cui celebrano il Giubileo. Questa corrente non si fermerà più, vero? Tornate alle vostre occupazioni con una gioia nuova nel cuore, con un proposito di vita sempre più fedele e coerente al Vangelo, con uno slancio generoso di apostolato, attinto, in questi giorni santi, dall'incontro di grazia con Cristo Signore, dalla sosta di preghiera presso le memorie degli Apostoli e dei Martiri. II Signore sia con voi, sempre, a confortare col suo aiuto costante la vitalità ecclesiale delle vostre singole comunità! Per questo lo preghiamo e pregheremo per voi, mentre a tutti voi qui presenti, come ai vostri cari lontani, specie ai Piccoli e ai sofferenti, impartiamo la nostra Benedizione.

Pellegrini di lingua francese

Pellegrini del Ghana,

dell'Uganda e dell'Irlanda

Our special welcame goes to the National Pilgrimage from Ghana. Through you we likewise send greetings to the entire Church in your land, and to all your brothers and sisters. May you experience in Rome at the Memorials of the Apostles the immense joy of renewal in Christ, and of reconciliation with God and man. Be assured of our deep affection for Ghana!

Again this week we repeat our greetings to a large group from Uganda. You always have a place of honour in our heart, and a special title to our affection. \Ve love Uganda!

Our joy is complete as we welcome our beloved Irish sons and daughters. You come from the length and breadth of Ireland-a land linked to this Apostolic See in faith from the days of Patrick. And, today, by your presence here, we hear you tell us with Columban-just as he told our predecessor Gregory the Great-lAll we Irish . . . are disciples of Saints Peter and Paul . . .; the Catholic faith . . . is maintained unbrokenr. Yes, dear sons and daughters, it must always be maintained unbroken. And may the regenerating power of this Catholic faith of yours give you, in this Holy Year of grace, renewal in justice, in peace and in love





Mercoledì, 3 settembre 1975

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Noi pensiamo che la celebrazione dell'Anno Santo provochi in coloro a cui preme trarne qualche reale rinnovamento spirituale una domanda conforme alla mentalità del nostro tempo: qual è l'idea centrale del Vangelo? qual è la chiave della dottrina di Cristo? il punto focale del suo insegnamento? Se noi dobbiamo ravvivare la nostra adesione alla religione cattolica, quale sarà il punto prospettico dal quale noi possiamo coglierne in sintesi la visione complessiva ed organica? Viene facilmente alla memoria il tentativo compiuto da molti studiosi antichi e moderni di riassumere in un breve disegno didattico l'insegnamento cattolico (1 Cfr. S. AUGUSTINI Enchiridion ad Laurentium: PL 40, 231-290; K. ADAM, Essenza del Cattolicesimo, 1924, 7o ed., Morcelliana, Brescia 1962; in genere: le sintesi dottrinali, come: S. THOMAE Expositio Symboli Apost., op. 16; e i Catechismi, e fra tutti il celebre Catechismo romano del Concilio di Trento, cfr. PASTOR, VII, 288 ss.; L. ANDRIANOPOLI, Il catechismo romano del Concilio di Trento, Città del Vaticano 1946; come pure Card. P. GASPARRI, Cat. Cath., 1930; etc.); ed anche il tentativo drinterpretare il Vangelo secondo una formula preferita secondo uno schema ideologico parziale e discutibile (Cfr. A. VON HARNACK, Das Wesen des Christentums, 1900).

Noi qui non ci vogliamo affatto addentrare nella grande speculazione storico-dottrinale sulla figura di Cristo (Cfr. L. BOUYER, Le Fils eternel); ci basta ricordare due verità fondamentali, che formano il tesoro più prezioso dell'insegnamento evangelico, e che possono alimentare inesauribilmente il rinnovamento religioso e morale promosso da questo Anno Santo. Prima verità: Gesù ci ha rivelato il volto di Dio: Dio è Padre! (Cfr.
Mt 11,25 ss.)

Questo annuncio è oggi ripetuto ad un secolo come il nostro, che ha osato proclamare la più stolta negazione sull'esistenza di Dio: Dio è morto! traendola non dalla Realtà delle cose e della vita, ma dall'irreligiosità negativa e soggettiva dell'uomo moderno, quasi che questi, diventato cieco per le aberranti degradazioni delle sue facoltà spirituali, gridasse: il mondo non esiste, perché io non lo vedo! Si è infatti cosi accecato senza pietà e senza ragione lrocchio dell'uomo, implacabilmente scrutatore e fidente nella Verità reale dell'universo, e tuttora piangente per i tanti limiti della sua capacità visiva, e dapprima quello dello scienziato e del pensatore, come si cerca di velarlo questrocchio umano e di confonderlo nel limpido sguardo del fanciullo umile e sapiente. Ecco Gesù, ecco il Maestro, che ci infonde l'indiscutibile certezza su Dio! la certezza che Dio E, chrEgli è infinitamente personale e vivente, chrEgli è 1rAssoluto e il Necessario, chrEgli è creatore con atto trascendente e onnipotente, e chrEgli è conservatore con atto immanente e provvidenziale per ogni altro essere, che creatura si chiama; e finalmente chrEgli ha un nome sovrano e dolcissimo, radicato nel nostro essere stesso: è Padre! (Cfr. spec. "Discorsi dell'ultima Cena r; Ep 1)

Ed ecco allora la seconda verità fondamentale della nostra religione cristiana: Dio è Amore (1Jn 4,8 1Jn 4,16 Jn 3,16). Questa è l'estrema rivelazione su Dio, la quale appare nella notte della negazione e della disperazione, nelle nubi dell'ignoranza e del dubbio, nei lampi de1 timore e della terribilità del Dio giudice e vindice nello stordimento stesso druna verità cosi impensata ed abbagliante: Dio è Amore! (Cfr. 1Jn 4,10 Rm 5,8; cfr. le parabole della misericordia: Lc 15, spec. quella del figliol prodigo; etc.) Questa centralità dell'Amore di Dio per noi ha espressioni che superano ogni dimensione e ogni capacità di comprensione (Cfr. Ep 3,17-19), e ci offre ineffabili incontri con la Divinità, misteriosa sempre, ma accessibile ormai sopra un piano soprannaturale, che eleva quello naturale a insperate fortune, come nell'Incarnazione (Jn 3,16), nella Redenzione (2Th 2,16), nell'Eucaristia (Jn 6,32), nella Pentecoste e in tutta l'economia della grazia (Rm 8,30 1Jn 3,1).

Siamo amati da Dio! Questa è una rivelazione, è una scoperta, che sta alla base del Nuovo Testamento, e che dobbiamo trasferire da una semplice nozione verbale a cardine portante di tutta la nostra concezione religiosa e morale; dobbiamo far nostra, profondamente, l'affermazione dell'Evangelista Giovanni, nella sua prima Epistola: "noi abbiamo creduto alla carità che Dio ha per noi r, credimus caritati (1Jn 4,16); e percio una reciprocità, per quanto sproporzionata, si impone: "Noi dunque dobbiamo amare Dio, perché Egli per primo ci amo" (Ibid. 1Jn 4,19).

E qui la logica dell'amore reclama amore da noi! mentre la nostra stessa inettitudine ad esprimere in linguaggio religioso e mistico l'amore, che dovremmo a Dio senza avere di lui esperienza diretta, ci aiuta a compiere il grande precetto, riversando sui fratelli, sugli uomini, la dilezione dovuta al Signore; precetto nuovo è chiamato da Cristo a causa di un "come" che ne estende la misura oltre misura: "Io vi do un precetto nuovo, disse Gesù nell'ultima cena, che vi amiate a vicenda, come Io ho amato voi" (Jn 13,34). E immetteva cosi una fonte incontenibile e inesauribile di carità, non più specificamente religiosa, ma umana, nel cuore dei suoi seguaci, che della carità verso il prossimo avrebbero dovuto essere i più generosi e ingegnosi professionisti, fino a estasiarsi nell'esercizio penoso e gioioso della carità, che nel fratello sofferente contempla il rappresentante, quasi un sacramento, dice Bossuet, di Gesù Cristo stesso: tale carità, mihi fecistis (Mt 25,40) a me è stata prodigata.

Lezione statutaria del cristianesimo, quella dell'amore di Dio

sopra ogni cosa, e, in virtù di tale amore religioso, quella dell'amore dinamico fino alla parità, anzi fino al sacrificio, verso gli uomini, tutti nostri fratelli (Mt 22,156 Mt 5,43-48).

Da pensare, ripensare e praticare, come frutto dell'Anno Santo.

Con la nostra Benedizione Apostolica (Cfr. S. BISNARDI De diligendo Deo: PL 182, 973; S. FRANCESCO DI SALES, Traité de l'amour de Dieu).



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini delle diocesi di Montalto, Ripatransone, Como, Asti e Mondovi

Salutiamo con paterna effusione i gruppi delle diocesi italiane, qui presenti con i loro Vescovi: i duemila pellegrini di Montalto e Ripatransone, i 750 di Como, i 700 di Asti e quelli di Mondovi. Sono rappresentanze cospicue di elette e antiche comunità ecclesiali, che, come ogni Udienza di questo straordinario Anno Santo, anche questroggi distinguono il nostro incontro. Vi vediamo con compiacenza e con speranza: compiacenza per quello che la vostra presenza dice, di preparazione sentita e coscienziosa nelle singole Chiese locali alla celebrazione del Giubileo, con tutto cio che questo sottintende: preghiera, conversione, riconciliazione, vita sacramentale; e speranza, per la nuova era che si apre all'orizzonte dopo la celebrazione del Giubileo: impegno più profondo di adesione al Vangelo, di amore alla Chiesa, di carità per i fratelli, di apostolato e di rinnovamento in tutti i piani della vita religiosa, familiare, sociale. Cosi sia: carissimi figli: e "state sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi (1Th 5,17-18)

Con la nostra particolare Benedizione.

Giovani vincitori del Concorso "Veritas"

Si rinnova questroggi un incontro con un gruppo giovanile che ogni anno tanta gioia procura al nostro cuore: sono gli studenti di ogni parte drItalia che hanno vinto il Concorso "Veritas r.

Ebbene, ci è gradito ripetere anche a voi, cari figlioli, come ai giovani che vi hanno preceduto: siate i benvenuti! Ci rallegriamo assai per il profitto con cui si è svolta nello scorso anno questa gara di cultura religiosa, e vorremmo che voi foste i primi a coglierne tutta l'importanza. Non è uno sterile passatempo o un esercizio di puro carattere culturale, ma un aiuto offerto in questi anni cosi decisivi della vostra esistenza per maturare la vostra formazione nel suo aspetto più importante, che è quello della sua dimensione religiosa. Niente, infatti, meglio della fede cristiana saprà indicarvi quali sono i veri valori della vita, e quali gli ideali a cui indirizzare le vostre fiorenti energie. Che voi ne siate convinti, ce lo dice non solo la vostra gioiosa adesione a questa bella iniziativa, ma altresi lo scopo che vi ha tratti a Roma principalmente in questranno: la partecipazione al Giubileo, l'entrata cioè con tutta la grande famiglia cattolica nella corrente di riconciliazione e di rinnovamento, che tutti impegna nel proposito di mettere Dio al primo posto, di rientrare in noi stessi, di migliorare il nostro "uomo interiore" nella preghiera e nella carità, di attuare uno stile di vita sempre più degno di uomini e di cristiani. Questo è il significato del Giubileo; ed augurando che voi sappiate cosi vederlo e viverlo nelle sue consegne rinnovatrici, tutti vi benediciamo unitamente alle vostre famiglie e ai vostri benemeriti insegnanti, su tutti invocando l'abbondanza delle benedizioni del Signore.


Pellegrini francesi di Bordeaux, Saint-Flour, Mende, Bayonne, Saint-Claude, Orléans, Ajaccio


Ex alunni del Pontificio Seminario francese in Roma

Pellegrini Belgio

Pellegrini del Libano e dell'Egitto

Noi ci felicitiamo con voi. Abbiamo avuto le notizie della pace che sembra essere confermata ne1 vostro Paese dando finalmente la conclusione di questo stato anormale di contrasti con dei Paesi vicini al vostro. Noi facciamo voti per il vostro Paese, la vostra prosperità, la vostra pace, la vostra unione e anche la vostra fede cristiana, che noi sappiamo molto bene affermata nel vostro Paese.

Pellegrini drUganda, dell'Australia

e seminaristi del Collegio nord-americano

We express our pleasure at the visit of another group of our sons and daughters from Uganda. Like so many of your brothers and sisters, you have come to renew your faith at the tomb of Peter and to re-dedicate yourselves to Christian living. As Christians you are called to render service in Christrs name and to love one another as he loved you. This is a great vocation. May you live it fully in your beloved homeland of Uganda.

We welcome with affection the large group from Australia, led by Bishop Kelly from Sydney. How often our thoughts turn to your country, which we love so dearly. Always give the greatest service possible to your neighhours and to all your fellow-countrymen: communicate Christ by word and example. And take our greetings back to Australia.

Our special welcome to the seminarians from the North American College. We know that you have just arrived today and we are happy that you have wanted your first visit to be one of deference to us as Vicar of Christ. Yes, dear sons, it is Christ whom we proclaim to you and to all your brother seminarians. During these precious years in Rome we exhort you to open wide your hearts to Christ: live in his love; be sensitive to the needs of all his brethren: meditate on the Sacred Scriptures, for in the word of God you will find inspiration and strength for your lives. Today Christ is asking for your full collaboration, so that his saving word may spread quickly and penetrate hearts. But to be a worthy collaborator of Christ in the mystery of salvation, you must be men of deep prayer and personal discipline. Prayer and discipline are closely linked to your ministry; they are a measure of your authenticity and an expression of your love. Beloved sons, this is your program. Go forward with joy and confidence: in the name of the Lord!

Gruppi di lingua tedesca

Herzlich begrüssen Wir heute noch die Teilnehmer an der Romwallfahrt der Diözese Würzburg mit ihrem Bischof Mons. Stangl. Eure Pilgerfahrt zu den Gräbern der Apostel ist ein feierliches Bekenntnis zum geistlichen Programm des Heiligen Jahres: Erneuerung und Versöhnung. Religiöse Erneuerung bedeutet Rückkehr zu den Quellen des Glaubens, bedeutet Rückkehr zu Christus selbst. Werdet also wirkliche Christen, die Christus und die Kirche lieben und durch ein wahrhaft christliches Leben bezeugen. Ein wort herzlicher Begrüssung richten Wir auch an die Pilger der Lesergemeinde des rBayerischen Sonntagsblattes . Die Presse und alle sozialen Kommunikationsmittel sind in einer besonderen Weise geeignet und aufgerufen, zur Versöhnung unter den Menschen wirksam beizutragen. Deshalb verdient gerade die gute Presse stets unsere hochherzige Unterstützung und Förderung.

Von Herzen erteilen Wir euch und allen anwesenden Pilgern Unseren Apostolischen Segen.

Membri dell'Istituto "Alianza en Jesus por Maria"

Un saludo particular a los miembros del Instituto "Alianza en Jesus por Maria r.

Amadisimas hijas: sabéis que tenemos en sumo aprecio ese manifiesto deseo, que profesais, de consagrar vuestras vidas a la imitacion fiel de Jesus, siguiendo de cerca sus pasos, como Maria. Celebrando ahora vuestro Instituto las bodas de oro de la fundacion, os alentamos a ser siempre un espejo puro de virtudes cristianas. Que vuestro pacto espiritual se vea corroborado cada dia con una caridad intensa, por un testimonio de servicio a la Iglesia, limpio de miras terrenas. Sea Maria Inmaculada vuestra guia y modelo. Y os sirva de estimulo nuestra Bendicion para vosotras y vuestras obras de apostolado.

Ragazzi dell'l Operacion Plus Ultra"

Saludamos también con paterno afecto a los Ninos que forman parte de la "Operacion Plus Ultra r.

Amadisimos ninos: Nos sentimos contento de recibiros, sabiendo que todos os habéis distinguido por algun acto de bondad. Vuestra generosidad merece nuestra felicitacion. Seguid siendo buenos, como Jesus, que crecia no solo en edad, sino también en sabiduria y en gracia.

Os impartimos una especial Bendicion Apostolica a vosotros, a vuestros acompanantes y a todos vuestros seres queridos






Paolo VI Catechesi 13875