Paolo VI Catechesi 10975

Mercoledì, 10 settembre 1975

10975


l'Anno Santo ci obbliga non solo ad una revisione soggettiva, morale e psicologica circa lo stato delle nostre relazioni con Dio e con il piano di salvezza da Lui stabilito per dare senso, sicurezza, felicità alla nostra vita, ma ci obbliga altresi ad una conferma oggettiva, teologica e pratica insieme, della nostra fede circa il modo, mediante il quale si è realizzato e si realizza tale piano della nostra salvezza (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae,
III 46,3-4); e questo modo è la Croce; la passione cioè crudele, ignominiosa e cruenta, sofferta da Cristo "fino alla morte, alla morte di croce r, come dice S. Paolo" (Ph 2,8).

Che la Croce abbia un posto centrale nella religione cattolica pensiamo che sia chiaro per tutti; essa ne è il simbolo più caratteristico, più comune, più espressivo, più venerato. La Croce è il segno più usato nel culto, più frequente nella preghiera, più sacro nella vita; essa appare ancora, a nostro onore e a nostra fortuna, per significare cio che vi ha di sommo, di confortante e drintangibile anche nelle espressioni esteriori della società civile: nelle Famiglie, nei Tribunali, nelle scuole, negli ospedali, nei cimiteri . . . Noi pensiamo che Dio misericordioso non lascerà mancare l'influsso benefico della sua grazia vivificante alle persone, alle istituzioni, ai luoghi, dove questo segno di dolore e di morte, diventato segno vittorioso di speranza e di vita, è presente, perché è segno sempre cristiano di redenzione e dramore. Sarà dovere e gloria di noi credenti onorare, conservare e difendere la presenza del Crocifisso nella scena della nostra vita moderna, sia religiosa, che civile: essa, la Croce, è lo stemma della nostra storia, della nostra civiltà, del nostro progresso; la Croce, strumento di pena efferata per una inumana giustizia, è ora trasfigurante simbolo del dolore, che espia, e dell'amore, che redime.

Amiamo la Croce di Cristo, Fratelli; essa esprime in sintesi il dramma della nostra salvezza. Essa è sorretta da un cumulo di dottrine, che formano il castello della fede e della vita, che da Gesù Cristo prende il suo nome, la sua verità, la sua virtù. Ricordiamo in fretta la dottrina del peccato originale, e con essa l'affermazione dell'unità del genere umano: la dottrina circa la necessità druna redenzione, che avesse efficacia di espiare il peccato e di vincere la morte, ristabilendo cosi i rapporti soprannaturali fra il Dio vivente e l'uomo sollevato dalla sua degradazione allo stato e al livello di figlio adottivo, partecipe della divina natura (Cfr. 2P 1,4); la dottrina dell'inefficacia drogni altro sistema morale e religioso ad attuare la nostra autentica e piena riconciliazione con Dio (Cfr. Ga 5,6 Col 3,11 etc.), donde la morale necessità del sacrificio personale e totale di Cristo (Cfr. Jn 3,14 Lc 24,26 etc.), misterioso vincolo, in nostro favore, della giustizia e della misericordia, e suprema rivelazione dell'amore di Dio e di Cristo per noi, per ciascuno di noi (Jn 3,16 Jn 13,1 Ga 2,20 Ep 2,4 ss.; etc.); cosi che Cristo, come riassume S. Paolo, "è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1Co 1,30).

Cardine di tutto questo immenso, universale anzi ed unico valido sistema religioso, morale e vitale, è la Croce. Oh! noi tutti Cristiani dobbiamo attestare con la nostra fede e con la nostra condotta il nostro impegno di "non lasciare svotare la Croce di Cristo r( Ibid. 1, 17). Perché, fra i cataclismi ideologici del nostro tempo, questo è stato affermato e tuttora si afferma: l'inutilità druna Redenzione. Secondo questa concezione, indebitamente detta umanistica, l'uomo è buono di natura sua; liberato da una falsa pedagogia sociale, e lasciato libero l'uomo di crescere e di evolversi secondo i propri istinti naturali, egli trova da sé il proprio equilibrio e la propria perfezione. l'esperienza più generale ci dice il contrario: l'uomo, per quanto originariamente possegga e in parte tuttora conservi una natura buona e razionalmente orientata verso la virtù, verso una sua bellezza e una sua bontà veramente umana, non riesce da sé a realizzare la propria figura ideale; e basterebbe a provare questa nativa insufficienza dell'uomo l'applicazione personale o collettiva di codesta teoria umanistica; la sua stessa concezione dimostra quanto l'uomo sia fallibile nel giudizio sopra se stesso, e quindi, anche prescindendo dalla religione, quanto tristi siano le conseguenze della vita umana fondata su le sole sue forze. Due conseguenze macroscopiche sono oggi sotto i nostri occhi: la repressione scientifica e sistematica delle più elementari e legittime libertà, sia della persona umana, sia delle sue connaturate comunità sociali, nei regimi totalitari, pur fondati su agnostici principii drumanesimo ottimistico; e, in secondo luogo, la decadenza precipitosa dei costumi, dove la legge, priva di trascendente ispirazione, invece di contenerne le istintive e degradanti debolezze, le codifica e le coonesta.

Procuriamo noi credenti, noi cristiani di rimanere fedeli alla Croce di Cristo, alla sua dottrina e alla sua virtù: non verrà mai meno cosi né alle nostre singole anime, né alla nostra Chiesa, l'energia della bontà autentica, risultante dall'educazione e dalla osservanza della legge naturale, scritta nella profondità del nostro essere, resa possibile questa osservanza dalla Parola di Cristo e dall'infusione animatrice del suo Spirito. Fedeli alla Croce ci saranno svelate le segrete ragioni del sacrificio, che vuol dire: l'eroismo del bene, l'amore che serve beato di prodigarsi: il valore della sofferenza nostra ed altrui, non più priva di senso e di conforto, ma messa in comunione con la Croce di Cristo, fonte oggi della nostra salvezza; della nostra eterna felicità, domani, oltre la morte.

Con la nostra Benedizione Apostolica.

Giovani di Caserta

Esprimiano ora il nostro cordiale saluto ad un gruppo di giovani, provenienti dalla diocesi di Caserta, i quali hanno compiuto a piedi il loro pellegrinaggio per la celebrazione del Giubileo.

Noi vi auguriamo, cari giovani, che la vostra venuta a Roma, sosta ristoratrice di preghiera e di riflessione a diretto contatto con le memorie degli Apostoli e dei Martiri, sia una tappa fondamentale per rinvigorire il vostro impegno di adesione a! Vangelo, di amore alla Chiesa, di carità operosa verso i fratelli, di rinnovamento in tutti i piani della vita religiosa, familiare, sociale.

Vi accompagni e vi conforti la nostra particolare Benedizione, che amiamo estendere alle vostre famiglie, in auspicio dei continui doni dell'assistenza divina.

Pellegrini di Fermo

Presente a questa udienza è un gruppo numeroso e devoto di pellegrini, venuti dall'Arcidiocesi di Fermo, che ci è caro salutare per un particolare ricordo che conserviamo di loro e della bella terra Picena.

Fu, infatti, nel settembre del 1962 che, provenienti da Loreto, avemmo occasione di visitare la vostra Diocesi, e serbiamo tuttora grata memoria per il calore dell'ospitalità ricevuta ed il fervore della vostra fede. Pensiamo, percio, che la visita di stasera, nel quadro della celebrazione giubilare, sia come la restituzione di quell'antica nostra visita, e ve ne ringraziamo di cuore. Vi accompagni nel ritorno alle vostre case il nostro augurio perché si rafforzi in ciascuno di voi l'impegno di esemplare vita cristiana, mentre paternamente vi benediciamo con tutti i vostri Sacerdoti e Congiunti.

Pellegrinaggio nazionale ungherese

Rivolgiamo un cordiale saluto al Pellegrinaggio Nazionale dell'Ungheria composto da sacerdoti, seminaristi e fedeli, e guidato dall'episcopato del Paese, quasi al completo, dei riti latino e bizantino.

Venerabili fratelli e figli carissimi: siate i benvenuti! La vostra presenza qui al centro del mondo cattolico ci richiama la fede millenaria della vostra Nazione, ricca di tante eroiche testimonianze di virtù cristiane, ed il suo fedele attaccamento alla Chiesa di Cristo. Noi stessi ne abbiamo avuto diretta esperienza, durante il sia pur brevissimo passaggio nella vostra Capitale nel lontano 1938. Ci conforta il sapere che anche oggi il popolo ungherese è assiduo nella pratica religiosa, ed apprezziamo e incoraggiamo in particolare gli sforzi in atto, presso di voi, perché il Vangelo di Gesù sia predicato ed insegnato, come Egli ne ha dato la missione alla Sua Chiesa, sempre ed ovunque, nella sua interezza e nella sua ricchezza di contenuto, cosi utile anche alla formazione morale del cittadino, e specialmente dei giovani.

Cari fratelli e figli: vi esortiamo a mantenere vive le grandi e nobili tradizioni cristiane che avete ereditato sin dai tempi di S. Stefano. Siate sempre uniti nella fede e nella preghiera, ma in primo luogo nella carità, che è vincolo della perfezione, affinché la pace operosa di Cristo abbondi nei vostri cuori, nelle vostre parrocchie e diocesi, e nella vostra Patria a noi sempre tanto cara. E unitamente a voi qui presenti, con grande affetto estendiamo anche a tutti i fedeli, sacerdoti, religiosi e religiose di Ungheria la nostra Apostolica Benedizione.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Partecipanti a1 primo Congresso mondiale per lo studio del dolore e al Congresso della Federazione Internazionale dei Farmacisti cattolici

che celebra il suo XXV anniversario

Pellegrini francesi delle diocesi di Besançon, Rouen, Le Hâvre, Saint-Dié, Gap e del Lussemburgo

Gruppi di lingua inglese

It gives us very great pleasure to welcome the pilgrims who come from Sierra Leone and the Gambia, accompanied by their Bishops. Venerable Brothers and dear sons and daughters, we greet you all in the love of Christ Jesus. May you all experience the peace and joy of renewal, and may the strength of the Lord sustain you in your daily lives. We send our blessing back to Sierra Leone and to the Gambia.

Today we greet the tenth interdiocesan pilgrimage from Uganda. We wish to express once again our love and affection for all your people. May peace and botherhood and true progress be for ever the destiny of Uganda.

We extend a special welcome to the Buddhist group from the Shipagawaji Temple in Tokyo. Your visit is a manifestation of fraternal courtesy, and, as we express our gratitude, we assure you of our own respect for your persons and your worthy traditions. We send our greetings back to all your people, especially to the young, invoking upon you all an abundance of peace.

To our dear Irish sons and daughters: May the grace of our Lord Jesus Christ be with you always. We greet in particular the Bishops and pilgrims from Dromore, Ferns and Raphoe. We pray that your faith may be strengthened in Rome and give you renewed courage and joy for Christian living. Be always faithful!

We are happy to greet the United Statesr diocesan Pilgrimages from Altoona-Johnstown, from Arlington, from Phoenix and from Tucson, led by the Bishops. We know that this is a time of jubilation for the citizens of your land, as you anticipate the canonization of Saint Elizabeth Ann Bayley Seton. Dear sons and daughters, be proud of the Catholic faith you have received, and by your lives be authentic witnesses to Christ.

We wish to give particular mention to the pilgrims from the Virgin Islands who have come with their Ordinary to the See of Peter. Be assured that you have today and always a special place in our heart. To all of you we impart our Apostolic Blessing.

Gruppi di lingua spagnola

Saludamos con gran afecto a los peregrinos de la diocesis de Bilbao (Espana), presididos por su Obispo, Monsenor Antonio Anoveros.

Amados hijos: Mantenéos siempre firmes en la fe y dad en todo momento, facil o dificil, un ejemplo de auténtica vida cristiana. A todos os bendecimos y en especial a los enfermos venidos en vuestra peregrination.

Bienvenidos seais vosotros, peregrinos de la diocesis de Pereira (Colombia), asi coma vuestros Pastores.

Sed hijos fieles de la Iglesia y trabajad por el bien de vuestras comunidades. Agradecemos vuestra visita, en especial la de los campesinos aqui presentes, que nos recuerdan aquel imborrable encuentro de Bogota. Pedimos que Dios os colme de sus dones y os bendecimos de corazon.

Con gozo acogemos asimismo a los peregrinos provenientes de Caracas (Venezuela) y de la diocesis de Santiago de los Caballeros (Republica Dominicana), acompanados por sus Pastores.

Conocemos, amados hijos, el fervor y esfuerzo desplegados para venir a Roma. Volved a vuestros hogares confirmados en vuestro proposito de vida cristiana ejemplar. Y llevaos con vosotros nuestra particular Bendicion.

Complesso coreografico di Luisillo

Queremos expreasar nuestro saludo cordial a los miembros del Conjunto Coreografico de Luisillo, de Espana, venidos a Roma a ofrecer su colaboracion dentro del programa del Ano Santo.

Inspiraos siempre en sentimientos de religiosidad, que elevan el arte a metas superiores espirituales. Y sea Cristo, luz del mundo, el que ilumine toda vuestra vida. Dios os bendiga





Mercoledì, 17 settembre 1975

17975


La logica dell'Anno Santo, vogliamo dire il suo dinamismo spirituale e morale, ci invita ad un duplice movimento religioso: quello di risalire alle sorgenti della nostra fede, e quello di discendere all'applicazione coerente dei principii della nostra fede stessa alla vita vissuta.

Risalire alle sorgenti; discendere alla diffusione della- loro virtù fecondatrice nella pratica esperienza della nostra presente esistenza; possiamo dire che in questo schema semplicissimo vi è quanto basta per il nostro bene.

Osserviamo noi stessi con la coraggiosa chiarezza, alla quale la spiritualità dell'Anno Santo ci ha certamente iniziati; e domandiamo alla nostra coscienza: quale influsso impegnativo e reale ha per noi il fatto che siamo cristiani? Certamente noi attribuiamo sempre una grande importanza a questa qualifica, che sappiamo stampata, col battesimo, nel nostro essere, nella misteriosa profondità del nostro spirito; e nessuno di noi vorrebbe rinnegare la dignità e la fortuna, che a noi derivano da questa incancellabile qualifica religiosa: siamo cristiani.

Ma questa qualifica: sono cristiano! assume spesso un carattere statico, inerte, assente nella psicologia e nell'attività dell'uomo moderno, il quale non rileva sovente l'esigenza specificante e operante, che deriva appunto da un tal nome, anzi da un tale essere. Per molti il titolo cristiano, impresso nella sua personalità, non comporta alcun risultato pratico, né individuale (ricordate l'antica sentenza: homo sum, nihil humani a me alienum puto, uomo sono, e nulla di umano reputo per me alieno: Terenzio); né sociale (ricordate il Concilio: "Noi siamo tentati di pensare che allora soltanto i nostri diritti personali sono pienamente salvi, quando siamo sciolti da ogni norma della legge divina" - (Gaudium et Spes
GS 41). Cioè, è marcata nella mentalità dell'uomo moderno la distinzione, anzi la separazione del cittadino del mondo profano da ogni riferimento di carattere religioso. Che un cittadino del mondo profano si appelli a principii dottrinali aprioristici, altrettanto impegnativi, quanto discutibili, sembra cosa del tutto normale, anzi onorifica per la coerenza risultante fra le idee e la maniera di applicarle; ma che un cristiano osi professarsi tale nell'esercizio delle funzioni sociali o professionali sue proprie, questo oggi troppo spesso sembra intollerabile, come una mancanza di buon senso e di buon gusto, come un clericalismo integrista oggi superato, come un ceppo da infrangere alla libertà di discussione e drazione. Dopo il Concilio, si dice, la cultura profana, la scienza, l'attività temporale, la politica, la vita umana naturale, in una parola, sono affrancate dalla religione; essa rimane, ma ogni religione ha pari diritto di attestarsi come crede, percio il ricorso al proprio carattere cristiano non ha più senso, se non forse nel foro segreto della coscienza, e se pur questa si ricorda che tale foro è tuttora aperto e giudicante.

Qui siamo al punto decisivo della nostra conversazione con la mentalità del nostro tempo. Facciamo attenzione. Che la cultura, la scienza, l'attività profane abbiano una loro specifica libertà di svolgimento, secondo le leggi proprie del pensiero naturale e dell'ordine razionale, noi lo ammettiamo senzraltro; anzi sarà l'educazione cattolica stessa a promuovere e a difendere dalla invadenza di ideologie preconcette la cultura e la ricerca scientifica, affinché esse siano guidate da puri criteri razionali, propri del campo a cui sono rivolte.

Il Concilio, se ci vogliamo riferire a questo grande pronunciamento sui maggiori problemi della nostra vita contemporanea, dice infatti chiaramente: "la missione propria affidata da Cristo alla sua Chiesa, non è drordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che Egli le ha prefisso è drordine religioso" (Ibid. 42). E ancora: "la Chiesa non vieta che le arti e le discipline umane si servano, nell'ambito proprio a ciascuna, di propri principii e di un proprio metodo; e percio, riconoscendo questa giusta libertà, la Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze" (Gaudium et Spes GS 59 et 36).

Ma questo non significa che l'uomo, proprio in quanto tale, e tanto di più se egli è cristiano, non sia ordinato a Dio, non sia cioè inserito in un rapporto vitale con il Principio, con il Legislatore e con il Fine della nostra esistenza, non sia, in altri termini, gratificato da un vincolo religioso, che la secolarizzazione della vita pratica, e tanto meno il secolarismo teorico e pratico, che prescinde radicalmente e arbitrariamente dalla realtà ontologica, non hanno potere di distruggere, anche se hanno l'infelice potere di dimenticare, o di rinnegare. Un pesce non puo prescindere dall'acqua in cui si trova; né l'uomo puo prescindere dall'atmosfera in cui respira ed in cui si svolge la sua presente esistenza. Dio è "l'elemento" ineffabile, ma reale, dal quale la nostra vita trae origine, norma e termine: essa è immersa in Dio. Esulti chi ascolta: Dio è amore, oceano di amore.

In altri termini, è necessario che noi ritorniamo al pensiero di Dio, al fatto positivo della religione, e che noi diamo alla nostra fede religiosa il posto e la funzione che le spettano in una concezione sapiente ed organica della nostra vita. La religione non intralcia la nostra attività profana; la rispetta, la promuove, la rettifica, la santifica. Essa è come la lampada accesa nell'oscurità della stanza della nostra esperienza; l'oscurità scompare, e la stanza acquista il suo disegno, i suoi colori, la sua bellezza; e le sue deformità eventuali sono, a vantaggio di chi abita nella stanza, denunciate e rese riparabili. Dio è la luce: l Dominus illuminatio mea et salus mea; quem timebo? Il Signore è la mia luce e la mia salvezza: di chi dovro io avere timore?" dice il celebre salmo (Ps 26,1), che ancora ingemma la fronte dell'Università medioevale, e ancora indica a noi il cammino che dobbiamo risalire.

Risalire dunque, significa che non dobbiamo mai, per rispetto umano, arrossire dressere gente la quale crede in Dio ed in Cristo, e la quale ha bisogno di slogans profani "tutto fare" e tutto dire, per svelare e professare il nostro sistema superiore di pensare e di agire. In secondo luogo noi, noi stessi che ci crediamo e alla religione chiediamo le somme ragioni della nostra esistenza, noi dobbiamo essere sempre alla ricerca esplorativa e contemplativa di Dio e di Cristo rivelatore: cioè dobbiamo alimentare in noi stessi una attività religiosa personale, sui sentieri tracciati dalla Chiesa maestra, e aperti sull'infinito e beatificante mistero di Dio. Meditare. Pregare. Pregare vuol dire salire; salire alla prima sorgente drogni cosa; dell'essere, del pensare, dell'operare, del godere . . .

Cosi crinsegni l'Anno Santo, cosi ci aiuti lo Spirito stesso di Dio, a pregare, a salire!

Con la nostra apostolica benedizione.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrinaggi di varie diocesi drItalia

Salutiamo ora con paterna effusione i numerosi pellegrinaggi delle varie diocesi drItalia, qui presenti con i rispettivi Vescovi, i quali affollano anche oggi il nostro settimanale incontro con i fedeli: sono gruppi delle diocesi di Savona e Noli, Tortona, Bergamo, Bobbio, Parma, Mantova, Carpi, Ferrara e Comacchio, Imola, Norcia, Alatri, Ariano e Lacedonia, Crotone.

Carissimi figli, vi accogliamo col cuore che a tutti si apre e con tutti condivide le aspirazioni, i voti, le speranze di questo Anno Giubilare. La vostra presenza ci attesta la partecipazione sentita e coscienziosa delle Chiese locali a questo straordinario evento ecclesiale. Anche per voi, senza dubbio, il pellegrinaggio a Roma non mancherà di costituire una ricca e indimenticabile esperienza e una sosta ristoratrice per lo spirito a contatto con le memorie degli Apostoli e dei Martiri. Possa cosi la celebrazione giubilare essere una tappa fondamentale per rinvigorire il vostro impegno di adesione al Vangelo, di amore alla Chiesa, di carità operosa verso i fratelli, di rinnovamento in tutti i piani della vita religiosa, familiare e sociale. Ecco quanto amiamo augurarvi come ricordo di questa Udienza. Vi accompagni e vi conforti la Nostra particolare Benedizione Apostolica.


Giovani dell'Oratorio maschile "San Luigi di Maggiànico di Lecco

S'inserisce a questo punto dell'udienza unriniziativa simpatica, promossa dai giovani dell'Oratorio Maschile "S. Luigi" di Maggiànico di Lecco, i quali hanno recato a Roma una fiaccola, pregandoci di accenderla prima di riportarla, a tappe successive, tra gli amici della loro Associazione.

Noi abbiamo accolto volentieri, figli carissimi, tale vostro desiderio, ed ora, prima di riconsegnarvi la fiaccola, ci piace accennare al nobile e trasparente significato simbolico che avete inteso dare al vostro gesto: esprimere, cioè, l'idea che la luce della fede e la fiamma della carità srirradiano nel mondo dalla sede dell'Apostolo Pietro.

Vogliamo, percio, ringraziarvi di questa forma originale di partecipazione all'Anno Santo e, nell'accompagnare con fervidi voti il ritorno al vostro Oratorio, impartiamo la propiziatrice Benedizione Apostolica a tutti voi, ai vostri Sacerdoti e Congiunti.

Pellegrini albanesi

della diocesi jugoslava di Skopje-Prizren

Un cordiale saluto desideriamo anche rivolgere ai fedeli di lingua albanese, che sono venuti dalla diocesi di Skopje-Prizren ( Jugoslavia), col Vescovo Ausiliare Monsignor Nikola Prela.

Il vostro pellegrinaggio a Roma, per prendere parte diretta al Giubileo dell'Anno Santo, e la vostra presenza a questo incontro spirituale costituiscono eloquente testimonianza di fede in Cristo, di amore alla Chiesa e di attaccamento alla Cattedra di Pietro.

Noi vi esprimiamo il nostro grazie sincero e benedicente per l'omaggio della vostra filiale devozione, auspicando per ciascuno di voi e per le vostre famiglie frutti abbondanti di rinnovamento interiore, di riconciliazione, di serenità e di pace.

Dio vi benedica! Dzoti Ju-Békoft.


Partecipanti alla Conferenza Mondiale dell'Associazione Internazionale Rurale Cattolica


Pellegrini della Repubblica Centrafricana e dell'Isola Maurizio


Fedeli americani convenuti in occasione della canonizzazione di Elizabeth Ann Seton

Our welcome goes to the pilgrims from the United States who have come to Rome to celebrate the Canonization of their first native-born Saint:

We express a word of special greeting to the pilgrimage from New York-the illustrious City of Elizabeth Ann Seton: the city of her birth, her Baptism, her marriage, her conversion. Be always worthy of the honor of your heritage. Be always strong in your Catholic faith.

And to the Church of Baltimore, sanctified by the evangelical example and activities of Mother Seton-to Baltimore, zealous guardian of her mortal remains, we say: Be always living witnesses, in unbroken tradition, to her practice of authentic Christian love.

We recall also the special relationship of Saint Elizabeth Seton with the beloved Churches of Cincinnati and Greensburg. We pray that you too will be proud imitators of her virtues, especially of her devotion to the Blessed Sacrament and to the Word of God. This is our affectionate message for all your families, your parishes-for everyone.

And to all of you, dear sons and daughters of America-to the very large pilgrimage from Pittsburgh, to the groups from Louisville, Covington, Fort Wayne-South Bend, Lansing, Little Rock, Rochester, and Superior-to all of you: joy and peace in Jesus Christ. May the example of Saint Elizabeth Seton confirm you in your faithfulness: Be children of the Church-for ever!

From Africa we are happy to welcome the National Pilgrimage of Liberia, and an interdiocesan pilgrimage from Uganda. Our interest in your beloved continent is well known to you. It is a prayerful and loving interest. We pray ceaselessly for Africa and we love all of you in the Lord.

We have a special greeting for the pilgrims from Indonesia. You are as representatives of so many more who could not make this long journey. Return to them, renewed in faith and reconciled with God and man. Take with you our affectionate blessing for yourselves, your families and your friends.

The officials and athletes of some fifty nations who are in Rome for the World Athletics University Games, sponsored by the International University Sports Federation, are especially welcome. We thank you for coming to visit us and we wish you every success.

Pellegrinaggi tedeschi

Ein wort herzlicher Begrüssung richten Wir an die Teilnehmer des grossen Pilgerzuges der Erzdiözese Paderborn wie such an die vielen Pilger aus der Diözese Regensburg, die mit ihrem verehrten Herrn Bischof Mons. Rudolf Graber heute anwesend sind.

Seid alle willkommen hier im geistlichen Zentrum des Heiligen Jahres! Im Namen Jesu Christi rufen Wir euch zu: rSeid stark im Glauben! Bleibet treu dem Glauben eurer Väter! Seid heilig in eurem ganzen Wandel, weil jener heilig ist, der euch berufen hatl (Cfr. 1P 5,9 1P 1,15).

Mit besonderer Freude begrüssen Wir auch den Pilgerzug rMissio-Romfahrt im Heiligen Jahrl. Ihr wisst, liebe Söhne und Töchter, unsere heilige Kirche ist wesentlich missionarisch.

Jedem mündigen Christen liegt es darum am Herzen, auch anderen das Licht und die Wohltaten des Glaubens weiterzugeben. Wir danken einem jeden von euch für euren langjährigen, unermüdlichen Einsatz im Dienste unserer katholischen Weltmission, Möge Christus euer überreicher Vergelter sein!

Von Herzen erteilen Wir allen Anwesenden Unseren besonderen Apostolischen Segen.


Pellegrini messicani della Prelatura di Chetumal

Con gran complacencia dirigimos nuestro saludo paterno a los peregrinos provenientes de la Prelatura de Chetumal (México), depositarios de la antiquisima tradicion cultural maya, asi como a los componentes de Ia peregrinacion interdiocesana del Ecuador, presididos por Monsenor Hugolino Cerasuolo.

Gracias, amados hijos, por esta visita desde tan lejos. Conservad y acrecentad en vuestra vida el inigualable don de la fe cristiana que habéis recibido. Y que ella sea la guia segura en vuestro caminar hacia la patria definitiva.

Os damos, finalmente, nuestra especial Bendicion





Mercoledì, 24 settembre 1975

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Noi vogliamo credere che quanti di voi hanno compreso lo spirito dell'Anno Santo e hanno compiuto le pie e buone pratiche del Giubileo, hanno concluso questo felice momento di revisione e di rinnovamento morale e spirituale con qualche proposito fermo, riformatore e animatore della propria coscienza. Questo è molto importante. Infatti l'esercizio spirituale dell'Anno Santo esige un duplice momento; uno rivolto al passato; è l'esame religioso e morale, il bilancio della verità su la propria vita. A chi ha voluto dare davvero un carattere riassuntivo e decisivo a questo momento di lucidità personale davanti allo sguardo amoroso e illuminante del Padre celeste, saranno venute alle labbra le famose parole del figliol prodigo: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di Te; non sono più degno dressere chiamato tuo figlio..." (
Lc 15,18-19).

Poi, invece, ottenuto il perdono rigeneratore, l'anima è inondata drineffabile pace. E questa una delle più vere e consolanti esperienze della vita: la pace, la vera pace interiore, la gioia profonda dello spirito.

Ed ecco allora il secondo momento del Giubileo, della rinascita; il momento che si proietta su l'avvenire: la nuova vita, il nuovo programma, i nuovi propositi (Cfr. Ph 3,13).

I nuovi propositi! Oh! Figli carissimi, non lasciate passare questo istante di grazia, senza concluderlo con qualche buono e fermo proposito. Codesta è unrora preziosa per ciascuno di voi; è l'ora della grazia di Dio. Dio passa accanto a voi: non sia vano tale misterioso passaggio! Timeo transeuntem Deum. Fermatelo nella promessa druna vita migliore, più coerente, più cristiana!

Ricordate la breve parabola di Gesù sui due fratelli classificati dal diverso modo di volere? "Un uomo, dice la parabola, aveva due figlioli, e rivoltosi al primo gli disse: Figlio, vai a lavorare nella mia vigna. Ed egli rispose: non voglio. Poi pentitosi, vi ando.

E (quel padre) accostatosi al secondo, gli disse lo stesso. E quegli rispose: Si, vado, Signore ! Ma non ando. Quale dei due fece la volontà del padre?" (Mt 21,28-30). E chiaro: il primo. Questo è l'insegnamento del Signore. Egli ci vuole positivi, conclusivi, efficaci nell'impiego della nostra volontà. E parimente sua la parola: "Non chiunque mi dice: Signore! Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi farà la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Ibid. Mt 7,21). Non basta dire, occorre fare!

Questo è il Vangelo. Questo è lo stile della vita cattolica. Non è l'essere che ci salva: questo è un dono, che riceviamo, una responsabilità. E più vicino alla salvezza uno che è piccolo, che non un grande (Cfr. Ibid. Mt 11,25 Mt 18,2 Mt 19,14).

Non è il sapere, chrè pur necessario, come condizione, quello che ci salva; pensate alla semplice conoscenza delle verità di fede (Cfr. Jc 2,14); non è certo l'avere; uno puo avere ricchezze e beni drogni sorta; ma per la salvezza che cosa gli servono? (Cfr. Lc 12,20) Cio che ci salva, sempre col concorso determinante della grazia, è la volontà, la buona volontà, il coefficiente nostro, libero, personale del nostro volere. E questa devressere, con l'aiuto di Dio, la conseguenza generica e pratica del nostro giubileo: noi dobbiamo implorare per noi e per tutti i cristiani, che lo hanno celebrato, il carisma, l'energia, il coraggio e il proposito della fortezza, del carattere, della coerenza, della fermezza e diciamo pure, dell'azione cristiana e cattolica!

Cosi sia, Figli carissimi; con la nostra Benedizione Apostolica.


SALUTI DEL SANTO PADRE

Partecipanti all'assemblea generale per la Pastorale del Turismo in Europa

Esprimiamo ora un saluto particolare ai Partecipanti al Simposio Europeo sulla Pastorale del Turismo, che si svolge in questi giorni a Roma.

La vostra presenza è per noi motivo di grande soddisfazione: voi non solo avete dimostrato di ben comprendere il valore e le esigenze spirituali e culturali del Turismo, ma con questo Simposio avete manifestato un serio impegno di disponibilità per unropera di animazione, di aggiornamento e di coordinamento della Pastorale del Turismo nell'ambito delle rispettive Conferenze Episcopali.

Siate artefici generosi ed alacri nell'assicurare una concreta e metodica applicazione delle direttive dei vostri Pastori e profittate di questo incontro per mettere in comune le proficue esperienze da voi compiute nel campo specifico del vostro ministero.

Con la nostra Benedizione Apostolica.





Mercoledì, 1° ottobre 1975

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Rinnovamento, noi abbiamo detto essere uno degli scopi fondamentali dell'Anno Santo. Questa grande parola acquista il suo significato soltanto quando è detto a che cosa essa si riferisce. Nel caso nostro il rinnovamento desiderato si riferisce a tutta la vita cristiana; ed ha quindi un significato molto ampio. Per non rimanere nel vago e nell'incerto cerchiamo di riferire questo rinnovamento ad un aspetto fondamentale della vita cristiana; e questo aspetto fondamentale non puo essere che la fede. Noi dobbiamo rinnovare la nostra fede!

E voi tutti, carissimi Pellegrini dell'Anno Santo, qua accorsi per il giubileo, avete compiuto un importante e magnifico atto di fede, un atto forte, un atto decisivo, un atto impegnativo, un atto riformatore, un atto che ha il carattere drun principio (ricordate la parola di San Paolo: "l'uomo giusto vive di fede" -
Rm 1,17 Ga 3,11 He 10,38); ha il carattere di una riforma mentale e spirituale; ha il senso drun impegno sovrano e felicissimo, quello di sospendere la nostra vita alla nostra professione religiosa, quello di stabilire il vero e salutare rapporto del nostro minuscolo e fragile essere all'Essere infinito e vivente di Dio.

La fede è la vita! Noi ne dobbiamo avere la beata certezza.

Ma ecco allora sorgere in noi la grande questione: che cosa è la fede? Semplicissima la domanda, ma assai delicata e complessa è la risposta. Essa coinvolge tutto il problema religioso, che ben sappiamo quanto sia difficile e tormentato ai nostri giorni. Ma che nessuno si lasci vincere dalla paura, dalle difficoltà, dalle declamazioni avversarie, dalla tentazione di non risolvere questo famoso problema religioso, e di credersi intelligente e furbo eludendone la soluzione, e vivendo nella oscurità della negazione religiosa, o nella penombra del dubbio.

La fede è necessaria. La fede è la salvezza. La fede è la verità.

La fede è la felicità. E ripetiamo: la fede è la vita.

Perché la fede è la nostra risposta alla Parola di Dio. E il nostro "si" alla sua rivelazione, all'offerta della sua luce e del suo amore. E anche questa nostra adesione è già una grazia che Dio ci fa (Cfr. DENZ.-SCHON. DS 375). E psicologicamente la fede consiste in un atto della nostra mente, mossa dalla volontà ad assentire non tanto per l'evidenza di cio che crediamo, quanto per l'autorità di Dio che parla, secondo la garanzia del magistero della Chiesa (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, II-II 2,1 II-II 9,0 II-II 4,2; etc.).

Questo nostro straordinario rapporto col Dio vivente e rivelante esige pertanto una riflessione, uno studio. E cio che noi, vi raccomandiamo come conseguenza, come frutto del Giubileo: studiate la fede, confermate la fede. Incontrerete qualche fatica di pensiero, di volontà, di attenzione, di attesa forse e di travaglio interiore e di coraggio esteriore.

Ma sarete beati! come ha detto il Signore: "beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11 Lc 28). Ricordatevi dunque: la fede! Con la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Partecipanti al Congresso dell'Associazione Italiana Teologi Moralisti

Ci è veramente gradito rivolgere ora un affettuoso e augurale saluto ai partecipanti al VI Congresso nazionale promosso dall'Associazione Italiana Teologi Moralisti, che si è svolto in questi giorni a Roma.

Vogliamo dirvi anzitutto, figli carissimi, la gioia nel vedervi e sentirvi accanto a noi, in questa fortunata circostanza del Giubileo.

Aggiungiamo volentieri l'espressione della sollecitudine e dell'apprezzamento, con cui amiamo seguire il vostro impegno per sempre meglio qualificare il servizio che svolgete nella Chiesa, affinché esso diventi sempre più unrautentica opera di evangelizzazione e di promozione umana e cristiana.

Siamo lieti di confortare i vostri rinnovati propositi: nell'opera costante che la Chiesa, Madre e Maestra, compie a favore degli uomini, per rendere loro accessibile la verità di Dio e comunicare la Redenzione, essa attende il vostro contributo di studiosi e di docenti; abbiate fiducia in lei, ben sapendo di trovare sempre in essa l'incoraggiamento, la guida e la speranza; amatela e sostenetela con generosa fedeltà nella sua missione.

Con questi voti, mentre imploriamo su voi tutti l'abbondanza dei doni celesti, vi impartiamo la nostra particolare Benedizione Apostolica.


Partecipanti al convegno canonistico

Figli carissimi,

Abbiamo appreso con soddisfazione che vi siete riuniti in questi giorni a Roma per approfondire insieme il tema, attuale ed impegnativo: Ius Ecclesiale set Ministerium Reconciliationis, mossi a questa significativa scelta dal grande evento spirituale dell'Anno Giubilare, che richiama verso questa alma Urbe folle innumerevoli di fedeli.

Vi è noto che fin dal momento in cui noi, il 9 maggio 1973, manifestammo la nostra deliberazione di celebrare l'Anno Santo, indicammo anche la finalità primaria di tale celebrazione spirituale e penitenziale: 1a riconciliazione che, fondata sulla conversione a Dio e sul rinnovamento interiore dell'uomo, risanasse le rotture e i disordini, di cui sagre oggi l'umanità e la stessa comunità ecclesiale.

Abbiamo affermato a più riprese che nel profondo del cuore, anzitutto, deve avvenire la conversione, cioè il cambiamento di orientamento? di mentalità, di vita.

Abbiamo notato che avete posto al centro delle vostre riflessioni giuridico-pastorali la meditazione sul mistero della Chiesa, la quale - desideriamo sottolinearlo - "è . . . realtà nativamente e permanentemente riconciliante; e, in quanto tale, essa è presenza e azione di Dio "che riconcilia a sé il mondo in Cristo" (2Co 5,19), le quali si esprimono primariamente nel Battesimo, nel perdono dei peccati e nella celebrazione eucaristica, attualizzazione del sacrificio redentore di Cristo e segno efficace dell'unità del Popolo di Dio" (Paterna cum benevolentia, 8 dec. 1974, I).

Auspichiamo di cuore che voi tutti, cultori e operatori di diritto, sulla linea di tali indicazioni possiate portare con la vostra sperimentata preparazione dottrinale, ma più col vostro operoso amore alla Chiesa, un contributo illuminante e concreto affinché i fedeli, in questo Anno giubilare, sentano sempre più il bisogno di essere convertiti nella penitenza, ritemprati nella carità e uniti maggiormente con i fratelli nella grazia di Dio.

Con tali voti, imploriamo sulle vostre persone larga effusione di favori celesti, in pegno dei quali vi impartiamo volentieri la propiziatrice Benedizione Apostolica.


Membri del Consiglio Mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche






Paolo VI Catechesi 10975