Alberto M. Unione con Dio



S. ALBERTO MAGNO

(1193-1280)
vescovo dell’Ordine dei Predicatori, maestro di San Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa


L'UNIONE CON DIO




IMPRIMATUR Tusculi die 26 augusti 1961
+ Blasius Budelacci, Ep. Nissen.



INDICE





Prefazione

CAP . I. La massima perfezione spirituale è possibile all'uomo mediante il distacco della intelligenza e della volontà da tutte le cose
Perché l'autore scrive questo opuscolo - L'unione con Dio quale s'impone a tutti gli uomini - L'unione con Dio quale si impone ai religiosi - Condizioni dell'unione perfetta con Dio

CAP . II. Si può disprezzare tutte le cose terrene per tendere all'unione intima con Dio
Per raggiungere l'unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri - Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo - Bisogna anche abbandonarsi alla Divina Provvidenza - Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste

CAP . III. La legge della perfezione dell'uomo in questa vita
L'unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri - In che consiste la più alta perfezione in questo mondo - L'immagine di Dio deve essere impressa negli atti dell'uomo

CAP . IV. L'uomo deve operare secondo la sua intelligenza e non secondo i sensi
Bisogna purificare l'anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene - Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi - Il demonio ci tenta per mezzo dei sensi per impedire la nostra unione con Dio - Le preoccupazioni terrestri, anche se oneste possono essere di ostacolo alla nostra unione con Dio - Risultati del distacco dalle cose terrene - Non bisogna impressionarsi di nulla

CAP . V. Dobbiamo ricercare la purezza di cuore più di ogni altra cosa
Si trova la purezza del cuore riunendo le proprie affezioni in Dio - Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni inutili - Importanza della purezza di cuore - Effetti della purezza di cuore - Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi - L'unione di intelligenza e d'amore con Dio è la suprema perfezione sulla terra - La felicità dell'unione con Dio

CAP . VI. L'uomo che vuole acquistare la vera pietà deve purificare la propria intelligenza e i propri affetti
Il distacco interiore fa gustare le cose del cielo - Suscita nell'anima il disinteresse per le miserie personali - Divinizza l'uomo - Rende l'anima veramente umile - La libertà interiore è necessaria per elevarsi a Dio

CAP . VII. Come praticare il raccoglimento del cuore
E' necessario entrare in se stessi per elevarsi a Dio - Bisogna vincere gli ostacoli che impediscono di entrare in se stessi - L'anima purificata si eleva spontaneamente - Dio non è percepito dai sensi, ma piuttosto nell'esperienza intima - Questa esperienza delle cose divine è una pregustazione di cielo - L'ascensione dell'anima verso Dio - Il nostro cuore e la nostra anima possono farsi un'abitudine del bene supremo

CAP . VIII. In tutte le cose l'uomo deve affidarsi a Dio
Il distacco dalle cose terrene riconduce l'uomo alla vera perfezione - Il paradiso in terra - L'anima si unisce a Dio nonostante le tentazioni e le prove - L'anima distaccata dal mondo riceve senza turbarsi ciò che la Provvidenza le manda - Non occorrono intermediari tra Dio e l'anima - Questa dottrina s'impone soprattutto ai religiosi

CAP . IX. La contemplazione in Dio deve essere preferita a tutti gli altri esercizi
Il nulla originale della creatura deve farci tendere a Dio - Le perfezioni del Creatore devono attirarci - Esiste una contemplazione - Differenza fra la contemplazione dei santi e quella dei filosofi - Più l'anima è pura e più ha la capacità di contemplazione - Si conosce Dio soprattutto per via di negazione - Il vero bene è Dio solo

CAP . X. Non bisogna preoccuparsi di possedere la devozione sensibile, ma di restare uniti a Dio con la volontà
La devozione vera consiste essenzialmente nell'unione della volontà con Dio - Bisogna comportarsi verso il nostro corpo come se ne fossimo già usciti - La spogliazione di se stesso infonde una invitta costanza - L'anima purificata considera la sua persona esteriore come se non le appartenesse - L'unione con Dio dà la gioia

CAP . XI. Dobbiamo resistere alle tentazioni e sopportare le prove
Il servizio di Dio non esclude la tentazione - Come resistervi - Durante le tentazioni non bisogna allontanarsi dalla presenza di N. Signore - L'unione a Dio si compie con la buona volontà - La tentazione fortifica la virtù

CAP . XII. Efficacia dell'amore di Dio
Importanza dell'amore di Dio - L'amore conduce a Dio - L'amore crea l'unione fra l'amante e l'amato ­ Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierei da ciò che non è Lui

CAP . XIII . Doti ed efficacia della preghiera. E' necessario conservare il cuore nel raccoglimento interiore
La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera - L'umiltà e la confidenza in Dio rendono la preghiera efficace - Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera - Si deve desiderare di possedere quaggiù una idea della beatitudine eterna - Il religioso deve elevare sempre la sua anima a Dio, cioè pregare sempre - La contemplazione può diventare facile

CAP . XIV. Nei giudizi si deve cercare la testimonianza della propria coscienza.          
Per giungere alla perfezione bisogna esaminare spesso la propria coscienza - La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini - Non bisogna mendicare la ricompensa dagli uomini - Conseguenze della fedeltà nell'ascoltare la propria coscienza - Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera - Non temiamo il disprezzo degli uomini e disdegniamo le loro lodi

CAP . XV. Come si può arrivare al disprezzo di se stessi. Utilità di questo disprezzo
Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo - I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo - Come elevare l'anima a Dio - La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio - Non è questa l'ora di gioire, ma di piangere - E' sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo

CAP . XVI. La Provvidenza divina si estende a tutte le cose
Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio - Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività - Tutto dipende da Dio per l'ordine e l'armonia - La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell'uomo - La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri - Bisogna confidare in Dio - La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta - Dio perdona i peccati - I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio - Niente può eludere i divini consigli ­ Tutto è utile agli eletti - Dio trae dal male il bene - Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio

Pio esercizio quotidiano per mantenersi continuamente alla presenza attuale di Dio
Vantaggi del raccoglimento - Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente l'anima a Dio - Per compiere l'esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati - Proporsi di evitare il peccato - Meditare la vita del Salvatore ­ Umiliarsi profondamente - Chiedere a Dio la sua grazia - Bisogna anche pregare per il prossimo - Bisogna pregare per le anime del Purgatorio - Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Lo stesso esercizio ridotto in forma di preghiera

L'uomo si riconosce peccatore - L'uomo domanda la grazia e il perdono - Egli si propone di essere più fedele in avvenire - Il peccatore benedice e glorifica Gesù Cristo per le sue infinite misericordie - Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di amarlo ­ Buoni proponimenti del peccatore ­ Il peccatore domanda le virtù cristiane - Egli desidera di essere trasformato in Cristo - Preghiera alla Vergine Maria e ai Santi - Preghiera per tutti gli uomini - Preghiera alla Trinità - L'uomo chiede a Dio di immergerlo in lui


***

Presentazione




I Padri, i Dottori, gli Scrittori della Chiesa sono Maestri nella fede, sono Apostoli nella stampa, sono interpreti fedeli nella rivelazione.

Divulgare gli scritti e il pensiero dei Padri, dei Dottori, degli Scrittori ecclesiastici è cosa sapiente, è via sicura, è opera meritoria innanzi a Dio e agli uomini.

Essi sono, infatti, quelli che hanno scritto bene di Dio, del suo Cristo e della Chiesa. Per il valore intrinseco i loro libri hanno resistito all'opera distruggitrice del tempo, ed hanno pur oggi una freschezza, una modernità, un'efficacia molte volte sorprendenti. Infatti questi profondi pensatori, uomini da Dio illuminati, hanno trattato argomenti universali e che si riferiscono a tutti i tempi, per lo più, e quando anche hanno trattato questioni particolari, si elevano a ragioni, asseriscono principi, adoperano modi che trascendono il loro tempo. I Padri e i Dottori della Chiesa sono campioni nell'apologia, modelli d'oratoria, difensori del dogma e della morale, interpreti della rivelazione, maestri di spiritualità, sicuri esegeti, i più alti mistici, fonti della storia della Chiesa.

Il candore della fede, l'attaccamento alla Chiesa, la chiarezza del pensiero, lo stile limpido e puro, sono doti che li fanno amare, comprendere, seguire.

Alcuni servono meglio per le scuole, altri per la gioventù, molti per la pietà, tutti per gli studiosi, i colti, il Clero.

La nobilissima schiera dei Dottori della Chiesa canonizzati protegga i Divulgatori e i Lettori! Nei Padri e nei Dottori della Chiesa si conoscerà Gesù Cristo, Via-Verità-Vita.

Beato G. Alberione



PREFAZIONE





Alberto Magno nacque nel 1193 a Lauingen in Svevia (Germania) dall'antica famiglia dei conti di Bolstaed.

Studiò a Padova e a Parigi. In questa metropoli sentì predicare Giordano di Sassonia, il grande affascinatore degli studenti, soprannominato la “Sirena delle Università”; ne fu attratto, come tanti altri, ed entrò nell'Ordine dei Predicatori nel 1221, l'anno stesso della morte di san Domenico.

Fece gli studi teologici a Parigi, che allora era detta “Luce del mondo” come oggi è chiamata “Ville-Lumière”.

Fu brillante allievo e ben presto illustre professore.

Insegnò successivamente a Hildesheinc, a Friburg in Brisgovia, a Ratisbona, ad Augusta, a Parigi, a Colonia, ecc. Molti accorrevano in folla dai punti più lontani d'Europa per assistere alle sue lezioni, ove la scienza e la santità brillavano di eguale splendore.

Il suo più famoso e degno discepolo fu Tommaso d'Aquino.

Alberto Magno cristianizzò la filosofia di Aristotele, conobbe e spiegò tutte le scienze del suo tempo e meritò d'essere soprannominato “Dottore ammirabile”. Fece ogni sforzo per armonizzare la fede e la ragione, e riuscì a conciliarle scientificamente. Le sue numerosissime opere sono gloria e forza della Chiesa.

Eletto vescovo, suo malgrado, per tre anni dovette governare la diocesi di Ratisbona; predicò in tutta la Germania, fino al Reno e alle frontiere dell'Ungheria; tuttavia non interruppe i suoi studi scientifici, ben sapendo che il predicatore non deve sopprimere né sminuire il dottore, il che può accadere purtroppo se non si esercita una vigilanza costante.

Dopo molte insistenze, il Papa Urbano IV lo esonerò dall'ufficio pastorale, ed egli fu ben lieto di poter ritornare al suo Convento di Colonia. Qui spese il resto della sua vita nella preghiera, nella direzione spirituale e nel comporre opere scientifiche ed ascetiche.

Morì a Colonia il 25 novembre 1280 all'età di 87 anni e fu sepolto nella chiesa del suo Ordine. Sulla sua tomba fu incisa questa lode: “La Fenice dei dottori che non ebbe l'eguale, il principe dei filosofi, il portavoce delle parole sante, Alberto riposa qui. Egli è illustre, più di ogni altro nel mondo sapiente”.

Tre anni prima della sua morte - disse il suo confratello Tolomeo da Lucca - la memoria cominciò a fargli difetto (e ciò sia di conforto a coloro che soffrono della stessa infermità senza avere primeggiato come lui fra i sapienti); ma il fervore della sua devozione verso Dio non venne meno, e mai omise nulla di ciò che prescrivevano le regole del suo Ordine”.

L'opuscolo, del quale pubblichiamo la traduzione e che egli compose verso la fine della sua vita, ne è una prova di penetrante eloquenza. Lo si direbbe il codice di quella mistica sublime che fiorì specialmente nei monasteri sulle rive del Reno e fu rappresentata in seguito da dottori illustri.

Più tardi, nel XVI secolo, si è sostituito al misticismo l'ascetismo come in morale alla scienza dell'etica cristiana fu sostituita la casistica. Si sarebbe dovuto conservare all'una e all'altra dottrina lo stesso onore, sebbene la mistica debba in un certo senso tenere il primo posto. Questo libricino è piuttosto mistico e potrebbe essere considerato come la Metafisica della Imitazione.Leggendolo attentamente ci si sente sollevati verso altezze sovrumane, dove non arriveranno mai se non le aquile; altezze verso le quali nondimeno è sempre bene aspirare.

CAPITOLO I



LA MASSIMA PERFEZIONE SPIRITUALE E' POSSIBILE ALL'UOMO MEDIANTE IL DISTACCO DELLA INTELLIGENZA E DELLA VOLONTA' DA TUTTE LE COSE



Perché l'autore scrive questo opuscolo


Ho pensato di scrivere un'ultima parola (per quanto mi è possibile nei languori di questo esilio e pellegrinaggio) sul distacco completo da tutte le cose; e sull'unione libera, sicura, assoluta e totale con Dio. Il fine della perfezione cristiana, infatti, non è altro che la carità che a Dio ci unisce (1).

(1) Alberto Magno qui parla specialmente della perfezione dei monaci, sebbene la sua dottrina valga anche per la perfezione cristiana in generale. Egli scrisse questo piccolo trattato verso la fine della sua lunga vita, chiusa si all'età di 87 anni.


L'unione con Dio quale s'impone a tutti gli uomini


L'uomo che vuol giungere a salvezza è obbligato a questa unione di carità, e deve per conseguenza praticare i divini precetti e conformarsi alla divina volontà.

Tale vita escluderà tutto ciò che ripugna all'essenza della virtù della carità, cioè il peccato mortale.



L'unione con Dio quale si impone ai religiosi



Ma i religiosi si sono votati inoltre alla perfezione evangelica e alle opere di supererogazione e di consiglio, per arrivare più facilmente al loro fine ultimo che è Dio (2). Per cui essi evitano ciò che potrebbe impedire l'atto e il fervore della carità e ostacolare il loro slancio verso Dio.

Essi hanno rinunciato a tutti i beni del corpo e dell'ingegno e non osservano che il voto della loro professione religiosa (3).

(2) E' il dovere che s'impone a tutti i cristiani. I religiosi s'impongono come dovere ciò che in se stesso non è che un consiglio. Essi sono tenuti alla pratica dei consigli.
(3) I voti hanno come fine immediato l'allontanamento degli ostacoli alla perfezione, ma non costituiscono la perfezione. E' la carità che costituisce la perfezione. Alberto Magno non parla che d'un voto, perché allora le formule di professione religiosa non parlavano che del voto di obbedienza che suppone tuttavia gli altri due voti di castità e di povertà.


Condizioni dell'unione perfetta con Dio



Dio è spirito, e coloro che l'adorano devono adorarlo “in spirito e verità” (4), devono cioè adorarlo con una conoscenza e un amore, una intelligenza e una volontà spogli da ogni illusione terrena.

Infatti il Vangelo dice: “Quando adorate, entrate nella vostra casa” ossia nell'intimo del vostro cuore e “dopo aver chiusa la porta” dei vostri sensi, con cuore puro, con coscienza senza rimproveri e con fede senza finzione “pregate il Padre in spirito e verità, nel segreto della vostra anima” (5).

L'uomo saprà realizzare questo ideale quando sarà disinteressato e spogliato di tutto, quando sarà interamente raccolto in se stesso, quando avrà messo da parte e dimenticato l'universo intero per mantenersi nel silenzio in presenza di Gesù Cristo, mentre la sua anima purificata eleverà con sicurezza e confidenza i suoi desideri a Dio, e con tutto lo slancio del suo cuore e del suo amore si dilaterà, s'inabisserà, s'infiammerà, si immedesimerà in lui, fino nel più intimo del suo essere, con una sincerità e una pienezza senza limiti.

(4) Jn 4,23.
(5) Mt 6,6.




CAPITOLO II



SI PUò DISPREZZARE TUTTE LE COSE TERRENE PER TENDERE ALL'UNIONE INTIMA CON DIO



Per raggiungere l'unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i beni terrestri

Ma l'uomo che intende raggiungere realmente tale stato di perfezione ed entrarvi, deve assolutamente chiudere occhi e sensi; non preoccuparsi, non turbarsi, non inquietarsi, non curarsi per nulla delle creature.

Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo


Bisogna ch'egli rinunzi completamente a tutte le cose di questo mondo come inutili, nocive, funeste (6); che si raccolga in se stesso, e la sua anima non abbia altro pensiero che per il Cristo doloroso.

Egli dovrà fare ogni sforzo e serbare tutta la sua perseveranza per arrivare a lui per mezzo di lui: cioè a Dio per mezzo dell'Uomo­Dio, all'intimo della sua divinità per mezzo delle piaghe della sua umanità.

(6) Quando Alberto Magno e gli altri mistici affermano che non bisogna curarsi delle creature, intendono dire che non bisogna curarsene per se stesse, ma non che non si debba occuparsene in un modo o nell'altro per amore di Dio. Il nostro Dottore d'altronde spiegherà meglio il suo pensiero in seguito.


Bisogna anche abbandonarsi alla Divina provvidenza



Egli dovrà infine con tutta semplicità e confidenza abbandonare senza restrizione ogni cosa alla infinita provvidenza di Dio, secondo le parole di S. Pietro: “Deponete in Lui tutte le vostre angustie, perché Egli si prende cura di voi” (7). E altrove è detto “Non inquietatevi di nulla” (8); “Affida al Signore le tue cure: ed egli sarà il tuo tutore” (9); “Mi fan lieto, o Signore, le opere tue” (10); “Sempre io tengo il Signore innanzi a me” (11); “Incontrai l'amato del mio cuore” (12) e “mi venne ogni bene insieme” (13) con lui.

(7) 1P 5,7.
(8) Ph 4,6.
(9) Ps 55,23.
(10) Ps 92,5.
(11) Ps 16,8.
(12) Ct 3,4.
(13) Sg 7,11.


Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste

Ecco il tesoro celeste e nascosto, la pietra preziosa che si deve preferire a tutto, e cercare con umile fiducia e con sforzo costante, nella tranquillità del silenzio, con la massima energia dell'anima, dovesse pur costarci la perdita del benessere corporale, della lode, dell'onore.

Se così non fosse, per qual motivo ci faremmo religiosi? “Che gioverebbe a un uomo guadagnare tutto il mondo se perdesse l'anima sua?” (14).

Che importa lo stato, la santità della professione, l'abito dei perfetti, la testa tosata, tutto l'esteriore di una vita separata dal mondo, se poi manca lo spirito d'umiltà e di verità dove soltanto abita il Cristo per mezzo della fede e della carità? Dice S. Luca: “Il regno di Dio è dentro di voi” (15) ed è appunto il Cristo.

(14) Mt 16,26.
(15) Lc 17,21.






CAPITOLO III



LA LEGGE DELLA PERFEZIONE DELL' UOMO IN QUESTA VITA



L'unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri



Più lo spirito è assorbito dal pensiero e dalle cure delle cose di questo mondo, più perde l'intimità della sua devozione e s'allontana dalle cose celesti. Al contrario, più si darà premura di allontanare le sue facoltà dal ricordo, dall'amore, dal pensiero delle cose inferiori per fissarle nelle cose superiori, più sarà perfetta la sua devozione, e più diventerà pura la sua contemplazione.

E' impossibile che l'anima possa applicarsi, perfettamente a due oggetti nello stesso tempo, quando essi sono dissimili come il giorno e la notte (16).

Chi vive unito a Dio abita nella luce, chi si attacca al mondo vive nelle tenebre.

(16) Alberto Magno suppone qui che la preoccupazione di Dio e quella delle creature siano parallele, il che sarebbe un difetto; e non subordinate, il che non è un difetto ma una virtù.


In che consiste la più alta perfezione in questo mondo

La più alta perfezione dell'uomo in questa vita consisterà dunque nel raggiungere una tale intimità con Dio, da procurare che tutte le facoltà e potenze dell'anima rimangano raccolte in lui e formino come un medesimo spirito con lui (17) e l'anima non ricordi che Dio, non senta e non comprenda che Dio, che tutti i suoi affetti, uniti nella gioia dell'amore, non trovino riposo che nel possesso del Creatore.

L'immagine di Dio, impressa nell'anima, è infatti costituita dalla ragione, della memoria e dalla volontà; ma fino a quando queste facoltà non portano l'impronta perfetta di Dio, non gli rassomigliano come nei giorni della prima creazione dell'uomo (18).

(17) Bisogna comprenderlo nel senso che Dio è il principio e il fine supremo di tutte le attività create.
(18) L'immagine perfetta di Dio nell'uomo non consiste soltanto nel possedere delle facoltà per le quali l'uomo gli rassomiglia, ma anche nel compiere per mezzo della fede e della carità, per quanto si può, degli atti simili a quelli che Dio compie, conoscendolo come egli si conosce ed amandolo come egli si ama.



  L'immagine di Dio deve essere impressa negli atti dell'uomo

La forma dell'anima è Dio, che deve imprimersi in essa come il sigillo sulla cera, come la marca sul proprio oggetto (19).

E ciò si realizza pienamente soltanto quando la ragione è completamente illuminata dalla conoscenza di Dio, verità suprema, e la volontà è interamente incatenata all'amore dell'eccelso bene, e quando la memoria è pienamente assorta nella contemplazione e nel godimento della felicità eterna e nel soave, dolce riposo di tale felicità. E siccome la gloria dei Beati in cielo, non è altro che il possesso di questo stato, è chiaro che l'iniziato possesso del medesimo, costituirà la perfezione dell'uomo nella vita presente.

(19) Gli scolastici chiamano “forma” ciò che dà l'essere accidentale o sostanziale al composto. Dio è la forma accidentale dell'anima, perché deve imprimere nella attività di essa qualcosa della sua propria attività per mezzo della grazia santificante. Inoltre si può dire che Dio è la forma dell'anima anche nel senso che l'anima, per la ordinaria provvidenza, deve partecipare all'essere di Dio per mezzo della grazia santificante, che è una partecipazione reale, sebbene creata, della natura divina.




CAPITOLO IV



L'UOMO DEVE OPERARE SECONDO LA SUA INTELLIGENZA E NON SECONDO I SENSI



Bisogna purificare l'anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene



Beato colui che allontana da sé assiduamente le illusioni e le immaginazioni, e che orienta ed eleva la sua anima verso Dio. Fortunato colui che riesce ad obliare le apparenze e opera interiormente, dirigendo con purezza e semplicità la propria intelligenza e volontà verso il purissimo Dio!

Sforzatevi di allontanare dalla vostra anima le illusioni, le apparenze, le immaginazioni, insomma tutto ciò che non è Dio (20).

E' necessario che tutto ciò che voi fate per Iddio derivi da una intelligenza, da una affezione, da una volontà egualmente purificate.

In poche parole, fine di tutte le vostre azioni deve essere di tendere verso Dio e di trovare in lui il riposo intimo, per mezzo di una intelligenza perfettamente pura e di una volontà completamente a lui consacrata, esente da rappresentazioni e preoccupazioni umane.

(20) Bisogna evitare queste cose in tanto e in quanto ci allontanano da Dio. Ma esse possono anche avvicinarci a lui, quando si percepiscono in Dio e per Iddio.



Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi



Non con gli organi materiali né coi sensi esterni si arriva a Dio, ma con ciò che caratterizza l'essere umano, vale a dire con l'intelligenza e la volontà (21). Per conseguenza fino a che l'uomo s'indugia e si diverte in cose che interessano l'immaginazione e i sensi, è evidente che non ha ancora superato gli istinti e i limiti di ciò che vi è di animale in lui, di ciò che egli ha in comune coi bruti.

L'animale irragionevole non comprende, e non è impressionato che nella immaginazione e nei sensi, perché non ha facoltà più nobili. Ben altrimenti accade all'uomo, dotato di intelligenza, di volontà, di libero arbitrio, e creato ad immagine e somiglianza di Dio. Soltanto dunque per mezzo di queste facoltà, senza altri intermediari, egli deve tendere a lui e fissarsi in lui (22).

Il demonio ci tenta per mezzo dei sensi per impedire la nostra unione con Dio

Il demonio fa tutto il possibile per impedire questo santo esercizio.

Egli vede in esso un principio, un dolce preludio di vita eterna e ne è invidioso; si sforza dunque, con una tentazione o con l'altra, di allontanare l'anima da Dio. Eccita le passioni, provoca agitazioni inutili, preoccupazioni. indiscrete, turbamenti, conversazioni sregolate, irragionevoli curiosità.

Seduce per mezzo della lettura di libri vani, di relazioni pericolose, con l'agitazione e con le novità; ricorre alle dure prove, alle avversità, ecc.

Le preoccupazioni terrestri, anche se oneste possono essere di ostacolo alla nostra unione con Dio

Può anche darsi che tutte queste cose non siano talvolta che colpe leggere, o non siano neppure colpe; è nondimeno fuori di dubbio che rappresentino sempre un grande ostacolo all'opera di unione con Dio.

Dobbiamo dunque concludere che quand'anche tutto ciò sembrasse utile o, se si vuole, necessario, conviene 1iberarne i sensi, come di un male, si tratti di grandi o di piccole cose.

Ciò che in qualsiasi modo si è udito o fatto, o detto, non deve lasciare in noi alcuna preoccupazione, o effervescenza dell'immaginazione. Né prima, né dopo, né durante, dobbiamo attaccarvi i sensi interni o esterni al punto da esserne turbati.

(21) Soltanto con l'intelligenza e la volontà vi si arriva formalmente, sebbene sia presupposto l'uso delle facoltà sensibili.
(22) Le facoltà sensibili servono spesso per tendere a Dio, quando la loro attività si limita ad essere il mezzo, ma sono un ostacolo quando la loro attività è il fine.


Risultati del distacco dalle cose terrene



Quando le rappresentazioni sensibili non agitano più la memoria né lo spirito, allora l'uomo non è più disturbato nelle sue preghiere, nelle meditazioni, nella recita del divino ufficio, in nessuno insomma dei suoi esercizi spirituali.

Non vi saranno più in lui quei ricordi del passato che generano le distrazioni.

Voi potrete allora, senza difficoltà e con sicurezza, nel silenzio e nella pace, affidare voi stessi e quanto vi appartiene all'infallibile e salda Provvidenza. Iddio allora combatterà per voi, vi darà una libertà e delle consolazioni migliori, più nobili, più dolci di quelle che avreste goduto abbandonandovi giorno e notte alle corse folli della immaginazione, alle vane agitazioni lusinghiere della vostra anima, che sarebbe stata sacrificata, senza ragione, col vostro corpo, il vostro tempo, le vostre forze (23).

(23) Questa dottrina è la traduzione cristiana dell'assioma formulato dal filosofo: “Homo sedendo fit sapiens”: nella calma l'uomo acquista la saggezza.


Non bisogna impressionarsi di nulla



Bisogna dunque che ogni avvenimento, qualunque ne sia l'origine, sia accettato in silenzio, nella pace e tranquillità dello spirito. Essi ci vengono sempre dalla mano patema della Provvidenza.

Allontaniamo dunque con molta cura le preoccupazioni materiali, per quanto ce lo permette la nostra professione.

Purifichiamo pensieri ed affetti, per fissarci in Colui al quale ci siamo votati così frequentemente e così totalmente.

Non vi siano più intermediari fra lui e la nostra anima.

Allora soltanto noi potremo senza indugi e inciampi, passare direttamente dalle piaghe dell'umanità di Gesù Cristo alla luce della sua divinità.





CAPITOLO V



DOBBIAMO RICERCARE LA PUREZZA DI CUORE PIÙ D'OGNI ALTRA COSA



Si trova la purezza del cuore riunendo le proprie affezioni in Dio

Voi dunque che desiderate percorrere il sentiero più breve e più sicuro per arrivare un giorno alla patria celeste, alla grazia, alla gloria eterna, mettete ogni vostra cura a mantenere il cuore in una inviolabile purezza, l'anima in libertà, i sensi nella quiete.

Raccogliete tutte le affezioni del vostro cuore per gettarle in seno a Dio.



Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni inutili



Staccatevi, per quanto è possibile, dalle vostre conoscenze e da tutto ciò che potrebbe ostacolare i vostri propositi.

Cercate ardentemente e continuamente il luogo, il tempo, il modo di godere la pace e la contemplazione. Non amate nulla più del segreto della solitudine, evitate i discorsi mondani sempre pronti ad ostacolarvi, fuggite le turbolenze di un mondo incessantemente agitato e rumoroso (24).

Sforzatevi costantemente di purificare, di illuminare e pacificare il vostro cuore, chiudete le porte dei sensi carnali, per raccogliervi abitualmente in voi stessi, e fate in modo che il vostro cuore resti chiuso, per quanto è possibile, a tutto ciò che può venirvi dalla terra.

(24) Questo è necessario specialmente per i religiosi.


Importanza della purezza di cuore



Fra tutti gli esercizi spirituali la purezza del cuore tiene il primo posto.

Essa è il fine e la ricompensa di tutto il lavoro spirituale e non appartiene che a colui il quale vive veramente secondo lo spirito e da buon religioso.

Mettete dunque ogni vostra cura, ogni vostra capacità e ogni energia per liberare il vostro cuore, i vostri sensi e le vostre affezioni da tutto ciò che potrebbe ostacolarne la libertà, incatenarvi e rendervi schiavi.

Combattete costantemente per riunire tutte le affezioni disordinate del vostro cuore nell'amore della sola e pura verità e del bene supremo.



Effetti della purezza di cuore



L'anima vostra allora potrà ancorarsi tenacemente in Dio e nelle cose divine, voi sdegnerete le frivolezze della terra e il vostro cuore si verrà trasformando, fino nella più intima fibra, in Nostro Signore Gesù.

Quando avrete incominciato a spogliarvi e a liberarvi di ciò che è terrestre, a semplificare e tranquillizzare con fiducia il cuore e lo spirito in Dio, per bere ed assaporare con tutte le vostre potenze i flutti dei favori divini, e a fissare la vostra volontà ed intelligenza in Dio, allora non vi sarà più necessario ricorrere agli insegnamenti della divina Scrittura per apprendervi l'amor di Dio e del prossimo: lo Spirito Santo vi istruirà e dirigerà (25).

(25) Si deve comprendere questa parola nel senso che la Santa Scrittura, presupposta sempre come base, non ci dà di Dio che una conoscenza oggettiva, mentre lo Spirito Santo ce ne dà una conoscenza sperimentale.



Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi



Non risparmiate dunque nessuno sforzo, nessuna fatica, nessuno slancio, per purificare il vostro cuore, per fissarvi immobili e tranquilli in Dio, come se fosse già spuntato per voi il giorno dell'eternità che è il giorno di Dio.

Per amore di Gesù plasmate in voi stessi un'anima pura, una coscienza serena e una fede sincera, e di fronte a tutte le prove, a tutti gli eventi, confidate in Dio senza restrizione, non curandovi d'altro che di obbedire assolutamente alla sua volontà e ai suoi desideri.

Per arrivare a questo, dovete rientrare frequentemente in voi stessi e rimanervi il più possibile, onde effettuare in voi il distacco da ogni cosa terrena.

Serbate la vostra anima nella purezza e nella calma; preservate la vostra intelligenza dalla polvere di quaggiù, proteggete la libertà della vostra volontà, attaccatevi con ardente amore al bene supremo, tenete la vostra memoria al disopra delle cose di questo mondo, per fissarla nel bene essenziale e increato.

L'unione di intelligenza e d'amore con Dio è la suprema perfezione sulla terra

La vostra anima con tutte le sue facoltà e potenze sia raccolta in Dio in modo da formare con lui un solo spirito. In questo consiste tutta la perfezione possibile all'uomo sulla terra.

Tale unione d'intelligenza e d'amore per cui l'uomo si conforma in tutto alla volontà eterna e suprema, ci permette di diventare, per grazia, ciò che Dio è per natura (26).

Non dimentichiamolo: nello stesso istante in cui l'uomo, con l'aiuto di Dio riesce a vincere la sua volontà, vale a dire, riesce ad allontanare da sé ogni amore, ogni preoccupazione disordinata, per lanciarsi decisamente, con tutte le sue miserie, nel seno di Dio, diventa immediatamente così gradito a Dio che ne riceve il dono della grazia.

La grazia poi gli comunica la carità e l'amore; la carità mette termine a tutte le esitazioni, a tutti i timori, ed egli confida soltanto in Dio.

E' dunque ben vero che la più grande felicità consiste nel porre tutta la nostra fiducia in Colui che non può mancarci. Fino a quando resterete in voi stessi, sarete vacillanti e instabili. Gettatevi con confidenza sul cuore di Dio, egli vi riceverà, vi guarirà, vi salverà (27).

(26) Dio si conosce e si ama in se stesso per sua natura, e noi lo conosciamo ed amiamo in se stesso per la sua grazia.
(27) Ciò che è notevolissimo nella dottrina di questo libro è che essa esige dapprima la perfezione dell'anima e delle facoltà, dalla quale deriverà quella degli atti. Gli autori più moderni, da casisti esclusivi, quasi non parlano d'altro che della perfezione degli atti: il che è meno logico e meno profondo.


La felicità dell'unione con Dio



Se saprete riflettere frequentemente su queste verità, troverete in esse più felicità e gioia per la vita che non in tutte le ricchezze, in tutti gli onori, in tutte le delizie; non solo, ma persino più che in tutta la sapienza e la scienza di questo mondo menzognero e ripieno di corruzione, anche se possedeste tali beni in copia maggiore di quanta ne ebbero coloro che vi hanno preceduti.





CAPITOLO VI



Alberto M. Unione con Dio