Alberto M. Unione con Dio - Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierci da ciò che non è Lui


CAPITOLO XIII



DOTI ED EFFICACIA DELLA PREGHIERA. E' NECESSARIO CONSERVARE IL CUORE NEL RACCOGLIMENTO INTERIORE



La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera



Ma noi siamo incapaci di acquistare la carità ed ogni altro bene, e nulla ci è possibile offrire da noi stessi al Signore, che è l'autore di tutti i beni.

Tutto ciò che noi abbiamo, ha avuto inizio da Dio e gli appartiene. Una cosa sola è nostra; Dio stesso ce la indicò con la sua parola e i suoi esempi, quando ci ha insegnato a ricorrere alla preghiera in tutte le necessità, in tutti i casi della vita.



L'umiltà e la confidenza in Dio rendono la preghiera efficace

Dobbiamo ricordarci che noi siamo colpevoli, miserabili, poveri, mendicanti, infermi, indigenti, sudditi, schiavi, fanciulli, e che in noi vi è soltanto una desolazione completa.

Sforziamoci dunque, di umiliare profondamente la nostra anima nella prosternazione, nell'amore e nel timore; facciamo regnare in noi il raccoglimento e la pace; aggiungiamo ai progressi misurati, sinceri, semplici della modestia, la grandezza dei desideri, l'ardore e i gemiti del cuore, la semplicità e sincerità dello spirito e poi supplichiamo Iddio ed esponiamogli con grande confidenza i pericoli che ci minacciano da ogni parte.

Liberi e fermi, senza esitazione, affidiamoci e offriamoci completamente a lui fino nella più intima fibra.

Non siamo noi forse delle creature che gli appartengono realmente e assolutamente?

Non serbiamo per noi nulla di noi stessi e allora s'adempirà in noi la parola del beato Padre del deserto, Isacco, il quale, a proposito della preghiera disse: “Noi saremo con Dio un solo spirito e Dio solo sarà per noi tutto e in tutte le cose, quando la perfetta carità con la quale egli per il primo ci ha amati sarà passata nell'intimo del nostro cuore (63). Ciò avverrà, quando tutto il nostro amore ed ardore, i nostri desideri e sforzi, tutti i nostri pensieri, tutto ciò che vediamo, diciamo, speriamo, sarà Dio stesso; quando l'unità che esiste tra il Padre e il Figlio, tra il Figlio e il Padre, sarà passata nei nostri sensi e nella nostra anima.

(63) Dio non può amarsi e non saprebbe amare le creature che per se stesso; se abbiamo in noi questo amore, saremo in certo qual modo uno stesso spirito con lui.


Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera



L'amor di Dio per noi è puro, sincero, tenace; e noi dobbiamo da parte nostra restargli uniti con un amore perpetuo, ininterrotto.

Noi dobbiamo appartenergli in modo tale che le nostre speranze, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre preghiere non siano che Dio (64).

Si deve desiderare di possedere quaggiù una idea della beatitudine eterna

L'uomo che vive secondo lo spirito deve dirigere le proprie intenzioni, i propri sforzi e gli avvenimenti, in modo da meritare il possesso, in corpo mortale, di un'idea della beatitudine futura e pregustare quaggiù, in certo qual modo, un assaggio di felicità della vita celeste.

Ecco il coronamento di ogni perfezione. Bisogna che lo spirito si liberi dalla carne, per elevarsi sempre più verso le regioni sublimi dell'immateriale, sì che la vita e i desideri del suo cuore diventino una sola e continua preghiera.

(64) Tutta questa dottrina si basa sulla definizione della preghiera che è essenzialmente “una elevazione dell'anima verso Dio ”.



Il religioso deve elevare sempre la sua anima a Dio, cioè pregare sempre

Quando l'anima si sarà liberata dal fango delle miserie umane, aspirerà a Dio, dal quale l'uomo non dovrebbe mai allontanare i suoi pensieri; specialmente il religioso dovrebbe considerare la minima separazione dal bene supremo, assai più funesta della più crudele morte; quando l'anima avrà fatto regnare in sé la pace e sarà perfettamente libera dalle sue passioni, per unirsi strettamente al solo Bene supremo, allora si avvererà la parola dell'Apostolo: “Pregate senza tregua” (65) e “in ogni luogo, elevando le mani pure, senza agitazioni, senza inquietudini” (66).

Infatti quando questa purezza avrà vinto le attrattive che abbassano l'uomo verso la materia e l'anima, liberatasi dalla terra, si sarà come trasformata, a somiglianza dei puri spiriti o angeli, allora tutto ciò che le accadrà o la preoccuperà o farà, non sarà più che una preghiera purissima e perfetta.

(65) 1Th 5,17.
(66) 1Tm 2,8.


La contemplazione può diventare facile,

E se voi continuate nei vostri sforzi, senza, scoraggiamenti, come dicemmo da principio, ben presto vi riuscirà così facile, così agevole contemplare e godere nel vostro raccoglimento. e ritiro, come vi riesce ora facile vivere nella. vostra natura umana.





CAPITOLO XIV


NEI GIUDIZI SI DEVE CERCARE LA TESTIMONIANZA DELLA PROPRIA COSCIENZA



Per giungere alla perfezione bisogna esaminare spesso la propria coscienza

Infine quando si tratta di acquistare in Dio la perfezione, la purezza, la tranquillità dell'anima, un mezzo assai efficace per arrivarvi, è di ricorrere, sempre nel silenzio, all'intimo giudizio del nostro spirito, quali siano i nostri sentimenti, le nostre parole, le nostre azioni.

Dopo avere allontanato ogni altro pensiero, ci si deve raccogliere completamente in noi, per metterci di fronte alla verità e conoscerla.

Noi comprenderemo allora che non ci serve a nulla, anzi che ci è molto nocivo, essere lodati e onorati all'esterno, mentre in noi stessi siamo colpevoli e condannabili agli occhi della verità.



La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini



E' inutile essere onorati esteriormente tra gli uomini, se la coscienza interiormente ci accusa. Così pure non abbiamo niente da perdere se siamo biasimati o perseguitati esteriormente, quando in noi stessi ci sentiamo innocenti, irreprensibili, inoffensivi. Anzi, noi avremo allora mille ragioni di rallegrarci pazientemente, silenziosamente, tranquillamente nel Signore.

 L'avversità non è mai nociva, là dove non domina l'iniquità.



Non bisogna mendicare la ricompensa dagli uomini

Come nessun male resta impunito, così nessun bene resta senza ricompensa.

Non imitiamo gli ipocriti che mendicano ricompense e corone dagli uomini: noi dobbiamo attenderle da Nostro Signore, non ora, ma più tardi; non per il momento che passa, ma per l'eternità.

Non vi è quindi nulla di meglio e di più grande, in ogni tribolazione e in ogni evenienza, che rientrare nel santuario della nostra anima: là invocare Gesù Cristo nostro Maestro, nostro soccorso nelle tentazioni e nelle contrarietà, umiliarci confessando i nostri peccati, lodare Dio nostro Padre, che abbatte e consola, e disporci a ricevere senza turbamento alcuno, con prontezza e fiducia, dalle mani della sua ineffabile Provvidenza e della sua ammirabile saggezza tutto ciò che Egli vorrà inviare, a noi o agli altri, di prospero o di avverso.



Conseguenze della fedeltà nell'ascoltare la propria coscienza



Allora i peccati saranno espiati e rimessi (67); sgorgherà dall'anima il pentimento, vi penetreranno la soavità e la sicurezza, vi discenderanno la grazia e la misericordia; una dolce familiarità ci attirerà e fortificherà, una sovrabbondante consolazione ci verrà dal seno di Dio; ci sentiremo vicini a lui e a lui uniti indissolubilmente.

(67) Tale remissione è possibile quanto alla colpa per i peccati veniali, quanto alla pena per tutti i peccati.


Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera



Ma guardiamoci dall'imitare gli ipocriti e i farisei che preferivano le apparenze esterne del bene e della virtù alla reale santità dell'anima. Non è forse suprema demenza cercare, desiderare, chiedere a se stessi o agli altri la lode, la gloria umana, mentre nell'interno si è pieni di peccati innumerevoli e vergognosi?

Certamente chi persegue tali vanità, non potrà partecipare ai beni dei quali abbiamo testé parlato e suo retaggio sarà senza dubbio l'onta. Abbiate dunque costantemente presenti i vostri peccati; studiate bene voi stessi per umiliarvi.



Non temiamo il disprezzo degli uomini e disdegniamo le loro lodi

Non temete, a motivo dei vostri gravi peccati e del grande male che è in voi, di essere reputati da tutti quale indegnissimo, vilissimo, abiettissimo fango.

Consideratevi fra gli altri come la scoria fra l'oro, come la cattiva erba tra il frumento, come la paglia nel grano, come il lupo fra le pecore, come Satana tra i figli di Dio.

Non cercate, di conseguenza, d'essere rispettati tra gli altri, né agli altri preferiti.

Fuggite invece con tutta l'energia del cuore e dell'anima il veleno dell'adulazione, della lode, di una riputazione piena di iattanza e di ostentazione; evitate, secondo le parole del Profeta, di “lodare un peccatore nei desideri della sua anima” (68); ascoltate Isaia: “Coloro che ti adulano, t'ingannano; essi ti ostacolano il sentiero ove cammini” (69); e anche Nostro Signore che ci dice: “Guai a voi quando gli uomini vi loderanno” (70).

(68) Ps 9,24.
(69) Is 3,12.
(70) Lc 6,26.




CAPITOLO XV


COME SI PUÒ ARRIVARE AL DISPREZZO DI SE STESSI. UTILITA' DI QUESTO DISPREZZO



Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo



Più l'uomo riconosce la sua miseria e più vede chiaramente e perfettamente la maestà di Dio; più l'uomo, a causa della grandezza di Dio, e della verità e della giustizia, è vile ai propri occhi, più è stimabile agli occhi di Dio.

Sforziamoci dunque di reputarci vilissimi, di crederci indegni d'ogni beneficio, di dispiacere a noi stessi, di piacere a Dio, di passare agli occhi degli altri per indegni e vili, di non turbarci nelle tribolazioni, né nelle afflizioni ed ingiurie, di non irritarci contro coloro che ce le infliggono, di non inquietarci, di non indignarci a loro riguardo.

Cerchiamo, al contrario, di crederci sinceramente meritevoli di tutte le ingiurie, di tutto il disprezzo, di tutti i maltrattamenti, di tutti gli sdegni.



I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo



Infatti colui che per amore di Dio ha nel cuore pentimento e dolore, rifugge dall'essere onorato e amato; non evita di essere in qualsiasi maniera calpestato, odiato, ostinatamente disprezzato, al fine di praticare la vera umiltà e di attaccarsi soltanto a Dio, con cuore veramente sincero e puro.

Ora, per amare Dio solo, per odiare se stessi, per desiderare di essere piccoli agli occhi degli altri, non c'è bisogno di lavoro esteriore, né di salute corporale; è necessario piuttosto il dominio dei sensi, l'opera del cuore, e il riposo dello spirito.



Come elevare l'anima a Dio



Solamente col lavoro del cuore e con lo slancio intimo dell'anima potremo contrapporci alle bassezze della terra, per elevarci e salire fino a ciò che è celeste e divino.

Così comportandoci, noi ci trasformiamo in Dio, soprattutto quando con perfetta sincerità e senza pregiudizi, senza condannare e disprezzare il prossimo, preferiremo di essere ritenuti da tutti oggetto di onta e di obbrobrio, o meglio ancora di essere aborriti come fetido fango, piuttosto che di possedere le delizie terrestri, essere onorati ed esaltati dagli uomini, gioire di vantaggi e di felicità d'ogni genere in un mondo fugace.



La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le offese fatte a Dio

Sì, proponiamoci di non desiderare, nella presente peritura vita del corpo, altro conforto che di pentirci, di deplorare e piangere le offese a Dio e le colpe commesse; impariamo a svalutarci, ad annichilirei e ad apparire ogni giorno più spregevoli agli occhi altrui; a considerarci, in noi stessi, sempre più indegni degli altri, per piacere così a Dio solo e rimanere radicati in lui; non preoccupiamoci d'altro che di Gesù Cristo Nostro Signore che solo deve regnare nelle nostre affezioni; non abbiamo sollecitudini e cure che per Colui la cui potenza e provvidenza dà l'essere e il moto a tutte le creature (71).

(71) S. Tommaso spiega così la possibilità e la giustezza di questo sentimento: “Si può senza menzogna credersi e dichiararsi più abietti degli altri, a causa dei difetti segreti che si riconoscono in sé e ai doni di Dio che si nascondono negli altri. S. Agostino dice nel suo libro De Virginit., cap. LI: “Ritenete sempre gli altri migliori di voi nel fondo della loro anima, sebbene esteriormente voi sembriate migliori di essi”. Così si può, senza mentire, dirsi e credersi inutili a tutto e indegni, tenuto conto delle proprie forze. L'Apostolo diceva (2Co 3): “Noi siamo incapaci di pensare alcunché esclusivamente da noi stessi: la nostra capacità viene da Dio” (Som. II-II 161,6, 1). Non è giusto che vi sia una differenza fra il colpevole e l'innocente quanto alla pena e alla riparazione, se vi fu tanta differenza nella colpa e nella prevaricazione? Dovrebbe forse l'iniquità essere più libera dell'innocenza? Trattiamo dunque tutte le cose con disdegno e disprezzo, allontaniamoci, separiamoci da esse per potere con tutta sincerità gettare le basi della penitenza e della riparazione.


Non è questa l'ora di gioire, ma di piangere



Non è questa l'ora di gioire, è l'ora di piangere di tutto cuore.

Se non avete il dono delle lacrime, amareggiatevi almeno di non poter piangere; se invece sapete piangere, gemete per essere stati voi stessi la causa del vostro dolore con la gravità delle offese fatte a Dio e il grande numero dei vostri peccati.

Il condannato che ha ricevuto la sua sentenza non si occupa affatto delle disposizioni che prendono i carnefici; e così colui che è in cordoglio e lagrime di pentimento deve rimanere estraneo alle delizie, alla collera, alla gloria, all'indignazione e alle passioni tutte.

Ben diverse sono le dimore dei cittadini da quelle dei condannati. Così è per coloro che hanno nelle loro colpe una ragione di dolersi e di piangere; la vita e il modo di comportarsi non devono affatto somigliare alla vita e al modo di comportarsi di coloro che si conservano innocenti e nulla hanno da espiare.



E' sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima del mondo

Chi amerà veramente Gesù piangerà con lui, lo porterà nel corpo e nel cuore, sentirà sincero dolore dei peccati e dei delitti commessi, cercherà realmente la felicità eterna, conserverà gelosamente il timoroso pensiero del suo ultimo fine e non soffrirà più travagli e fatiche e ansie per altre cose.

L'uomo che vuole pervenire rapidamente ad una beata impassibilità e a Dio, deve dunque considerare come un giorno perduto quello in cui non sarà stato disprezzato e maledetto.

L'impassibilità di cui parliamo non è altro che l'assenza delle passioni e dei vizi, la purezza del cuore, la presenza delle virtù.

Consideratevi dunque già come morti, voi che non potete dubitare di inesorabilmente morire.

Avrete, infine, una prova che ogni vostro pensiero, ogni vostra parola ed azione è in obbedienza alla volontà di Dio, se potrete constatare che vi rendono più umili, più forti in voi stessi e riguardo a Dio.

Ma se notate in voi il contrario, temete fortemente che pensieri, parole ed azioni non siano secondo il volere di Dio, non graditi a lui, e non utili a voi.





CAPITOLO XVI


LA PROVVIDENZA DIVINA SI ESTENDE A TUTTE LE COSE





Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio



Per ottenere ciò che abbiamo detto, per arrivare senza ostacoli, facilmente, sicuramente, liberamente, tranquillamente fino a Dio, Nostro Signore e Maestro, per unirci e radicarci in lui con una unione indissolubile e pacifica, nella prosperità e nell'avversità, per la vita e per la morte, è assolutamente necessario rimettere ogni cosa, con confidenza e sicurezza, nelle mani della sua immutabile e infallibile provvidenza. E ciò non deve meravigliarci, poiché egli dà a tutte le creature anzitutto l'essere, il potere e l'azione, ossia la sostanza, la facoltà e l'opera, poi la specie, la forma e l'ordine, in numero, peso e misura.



Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività



Come l'opera d'arte presuppone l'opera della natura, così l'opera della natura presuppone l'opera di Dio creatore, conservatore, ordinatore, amministratore.

A lui solo, infatti, appartengono la potenza, la saggezza, la bontà infinita, la misericordia essenziale, la giustizia, la verità, la carità immutabile, l'immensità e l'eternità.

Nessun essere potrebbe sussistere ed operare per virtù propria, ma ogni creatura deve operare per virtù di Dio, cioè del primo motore, del primo principio, causa di ogni azione e che agisce in ogni essere capace di agire.



Tutto dipende da Dio per l'ordine e l'armonia



Se si tratta di creare l'armonia dell'ordine, la Provvidenza di Dio provvede immediatamente a tutto, fino nei minimi particolari.

Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, nulla può sfuggire all'eterna provvidenza di Dio; nulla le si sottrae, sia nelle opere della natura, come negli atti della libertà, come anche nelle opere del caso o fatalità, o in ciò che è stato voluto da essa.

Non solo, ma è impossibile a Dio fare alcuna cosa che non cada sotto il dominio della sua provvidenza, come non può fare nulla che non sia sottomesso alla sua azione.



La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell'uomo



La Provvidenza di Dio si estende dunque a tutte le cose, anche ai pensieri dell'uomo.

Ci dice infatti la Sacra Scrittura: “Gettate tutte le vostre inquietudini nel seno di Colui che ha cura di voi” (72). Il Salmista aggiunge: “Gettate i vostri pensieri nel Signore ed Egli vi nutrirà” (73).

(72) 1P 5,7.
(73) Ps 54,8.


La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri



Nel secondo capitolo dell'Ecclesiastico è detto: “Considerate, o figli, le generazioni degli uomini e sappiate ,che nessuno sperò nel Signore e rimase confuso, che nessuno che ha perseverato nei suoi comandamenti è stato poi abbandonato” (74). E il Signore dice anche: “Non vi inquietate domandandovi: Che cosa mangeremo?” (75).

(74) Si 12,11-12.
(75) Mt 6,31.


Bisogna confidare in Dio



Dunque tutto ciò che possiamo sperare da Dio per quanto illimitata ne sia la grandezza, lo riceveremo, secondo le parole del Deuteronomio: “Tutta la terra che i vostri piedi calcheranno sarà vostra” (76).

Tutto ciò che desidererete lo riceverete; più grande sarà la vostra confidenza e più grande sarà il possesso.

S. Bernardo disse: “Dio, il Creatore di tutte le cose, è così ricco in misericordia che qualunque sia la grazia per la quale tendiamo le mani non mancherà di concederla” (77).

E in S. Marco è detto: “Tutto ciò che voi domanderete nelle vostre preghiere, abbiate fede di riceverlo, e lo riceverete” (78).

(76) Dt 11,24.
(77) Cf. Serm. I in Perito
(78) Mc 11,24


La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta



Più la confidenza in Dio è forte e pressante e in umiltà e in adorazione si rivolge vivamente a lui, più otterrà con sicurezza, abbondanza e prontezza, quanto spera.

Ma se a causa della grande quantità ed enormità dei peccati, la confidenza è lenta ad elevarsi a Dio, colui nel quale regna questo torpore deve ricordare che a Dio tutto è possibile; ciò che Egli vuole, avviene infallibilmente e ciò che non vuole, non può mai realizzarsi e infine è a Lui così facile rimettere numerosi ed enormi peccati come rimettere un peccato solo.



Dio perdona i peccati



D'altra parte come un peccatore non saprebbe da se stesso rialzarsi, liberarsi, purificarsi dai suoi numerosi peccati, così gli è impossibile trarsi anche da un peccato solo; poiché non soltanto noi non possiamo compiere, ma neppure possiamo pensare da noi stessi ciò che è bene (79), per la ragione che tutto ci viene da Dio.

(79) 2Ch 3,5.


I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio



Tuttavia è naturalmente assai più pericoloso essere impantanati in numerosi peccati che in uno solo.

E, infatti, nessun male resta impunito, e ad ogni peccato mortale è dovuta, a rigore di giustizia, una pena infinita, perché ogni peccato mortale è grave offesa a Dio cui spettano grandezza, dignità, gloria infinite.

Del resto, secondo l'Apostolo: “il Signore conosce quelli che gli appartengono” ed è impossibile che uno di essi perisca.



Niente può eludere i divini consigli



Nulla può eludere i divini consigli, né le tempeste e le ondate dell'errore, né gli scandali, gli scismi, le persecuzioni, né le avversità, le discordie, le eresie, né le tribolazioni e le tentazioni di qualunque specie.

Il numero degli eletti e la misura del loro merito è eternamente e irrevocabilmente previsto.



Tutto è utile agli eletti



E questo è così vero, che tutti i beni e i mali che possono venire ad essi o ad altri, prosperità o avversità, saranno sempre a loro vantaggio.

Anzi, l'avversità non farà che renderli più provati e più gloriosi.

Non tardiamo dunque ad abbandonarci, senza diffidenze e timori, alla divina Provvidenza.

E' la Provvidenza che permette il male che da qualsiasi parte ci giunge.

Ed è bene, è una fortuna che lo permetta.

Il male non può giungerci in altro modo, né più grave di come essa lo permette, perché essa sa, può e vuole, per la saggezza delle sue disposizioni, trarne il bene.

Come per opera sua si compie tutto ciò che è bene, così col suo permesso accade tutto ciò che è male (80).

(80) Questa dottrina di Alberto Magno sulla Provvidenza è veramente mirabile. Essa è basata sull'assioma che le azioni della creatura non sono parzialmente della creatura e parzialmente di Dio, ma totalmente della creatura e totalmente di Dio. (Cf. S. Th. Cont. Gent. SCG 70,0). La causalità umana non è affatto parallela alla causalità divina, ma, come dicono gli Scolastici, subalterna. Basta questa dottrina a salvaguardare tutta l'azione di Dio e tutta l'azione della creatura. La dottrina del parallelismo invece diminuisce l'una e l'altra e conduce al fatalismo, attribuendo a Dio cose che non ha fatto e sopprimendo per l'uomo il principio necessario ad ogni bene, in particolare la libertà. La dottrina delle causalità subordinate è anche la prima che spiega come le cose decretate da Dio possono essere determinate nella causalità suprema, e prodursi infallibilmente senza essere necessariamente nelle causalità seconde. Questa è alta teologia. Disgraziatamente certi moderni l'hanno dimenticata.


Dio trae dal male il bene



Ma dal male Dio fa derivare il bene e così si manifestano meravigliosamente la sua potenza, saggezza e clemenza, per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo, la sua misericordia e giustizia, la forza della grazia, la debolezza della natura, la bellezza dell'universo nell'opposizione dei contrasti, la gloria dei buoni, la malizia e la punizione dei cattivi.



Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio



Parimenti nella conversione di un peccatore noi vediamo il valore della confessione, della contrizione, della penitenza; e la pazienza di Dio, la sua misericordia e la sua carità, la sua bontà e la sua gloria.

Tuttavia il peccato non sempre si volge in bene per coloro che lo commettono; ma più spesso è un grave pericolo e il più grande dei mali, perché causa la perdita della grazia e della gloria, insozza e provoca il castigo, forse anche il castigo eterno.

Si degni Nostro Signore Gesù Cristo di preservarcene!




  PIO ESERCIZIO QUOTIDIANO PER MANTENERSI CONTINUAMENTE ALLA PRESENZA ATTUALE DI DIO (81)

(81) Questo capitolo e la preghiera che segue mancano in molte edizioni del nostro opuscolo. Se non sono di S. Alberto, entrano tuttavia pienamente nel suo pensiero e nel suo argomento. Si sa pure che il grande Dottore aveva l'abitudine di riassumere in belle preghiere le sue lezioni più strettamente dogmatiche. Per questi motivi le aggiungiamo qui. Si può concludere che la vera scienza non gonfia né inaridisce.


Vantaggi del raccoglimento



Quantunque voi dobbiate sempre stare raccolti in voi stessi, nei limiti permessi della debolezza umana, dovete tuttavia ogni giorno, se nulla vi si oppone, presentarvi con qualche esercizio particolare allo Sposo celeste della vostra anima: sforzarvi di unirvi a Lui, sia che sentiate devozione, sia che non ne sentiate affatto.



Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente l'anima a Dio

Per far questo, vi sceglierete un'ora speciale; per questo scopo potete servirvi, e con grandissimo vantaggio, dell'esercizio che vi abbiamo precedentemente raccomandato, dandovi delle formule di aspirazione (82).

Ma vogliamo anche insegnarvi un altro mezzo che i maestri di vita spirituale giudicano della più grande utilità.

(82) Cap. IX .


Per compiere l'esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati

Comincerete dunque col raccogliere i vostri sensi e le vostre forze, poi vi prostrerete in spirito ai piedi di Gesù Cristo, piangerete con dolore ed umiltà i vostri peccati e li getterete nell'abisso della misericordia di Dio, perché egli li consumi, li distrugga, li annienti; ecciterete in voi il vivo desiderio di non avere mai offeso un Padre così buono, per meritare con ciò di piacergli come se realmente non l'aveste offeso mai.



Proporsi di evitare il peccato



Proporrete poi, con l'aiuto della grazia, di evitare tutto ciò che a Dio dispiace, chiederete che vi perdoni per i meriti di Gesù Cristo, della beatissima Vergine Maria e di tutti i santi.

Domanderete di essere lavati nel sangue prezioso di Gesù Cristo, di essere perfettamente guariti e santificati, ed avrete infine ferma fiducia di ottenere l'intera remissione dei vostri peccati e un completo perdono.



Meditare la vita del Salvatore



Indi passerete al ricordo della vita e della passione di Gesù Cristo e ringrazierete questo divino Redentore.



Umiliarsi profondamente



In seguito vi porrete in spirito, al disotto di ogni creatura, preferirete tutti gli altri a voi stessi e li comprenderete tutti nel sentimento di una stessa carità.

Rinuncerete a tutto ciò che è inferiore a Dio; vi rassegnerete interamente alla sua volontà e vi mostrerete disposti a soffrire in spirito di penitenza ogni specie di tribolazione.

Tutto ciò deve essere fatto con sincerità somma; ma se non foste ancora pervenuti al punto di poterlo dire dal profondo del vostro cuore e con piena volontà, ditelo almeno come lo potete, e sarete a Dio graditi.



Chiedere a Dio la sua grazia



Compiuto questo, chiederete al Signore quanto vi è necessario per giungere alla unione perfetta con lui, e invocherete altresì la gloriosa Vergine Maria, madre di Dio, e tutti gli abitanti della celeste Gerusalemme a fine di ottenere, per loro intercessione, la grazia che desiderate.



Bisogna anche pregare per il prossimo

Pregherete in favore di tutti coloro per i quali Gesù Cristo si è degnato offrirsi come vittima; e offrirete le vostre preghiere non soltanto per i cristiani, ma anche per gl'infedeli sparsi in tutto il mondo, sentendo realmente nel profondo del cuore una viva compassione per quelli che col peccato sfigurano l'immagine di Dio stampata in loro stessi e si rendono volontariamente estranei alla felicità che Dio promette nell'eternità e a tutte le delizie del regno dei Cieli.



Bisogna pregare per le anime del Purgatorio

Vi interesserete inoltre delle anime dei fedeli defunti, trattenute ancora nelle fiamme del Purgatorio; estenderete il vostro interessamento a tutta l'immensa famiglia di Dio e invocherete con tutto il cuore la salvezza di tutti.

Non vi è mezzo più efficace per attirare su voi gli sguardi della divina misericordia.



Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità



Dopo ciò innalzerete la vostra preghiera alla SS. Trinità, celebrandone le lodi; ecciterete in voi il desiderio di amare Iddio sempre di più. Agli occhi di Dio i vostri meriti saranno tanto grandi quanto lo saranno stati i vostri desideri, perché Iddio nella sua misericordia accetta le buone intenzioni degli uomini in luogo delle buone opere, quando si è nella impossibilità di compierle.

Infine, con amorose aspirazioni verso Dio, con desideri ardenti, gli chiederete la grazia di essere felicemente uniti a Lui per sempre.





LO STESSO ESERCIZIO RIDOTTO IN FORMA DI PREGHIERA





Pensa di aggiungere a quanto è stato detto una formula di preghiera adatta all'esercizio giornaliero di cui si è parlato, per un maggior progresso dell'anima.



L'uomo si riconosce peccatore



O Gesù, mio Signore e mio Dio! che vi dirò? Io piego, in spirito le ginocchia dinanzi a voi, depongo il mio cuore ai vostri piedi e riconosco i miei falli.

Ho peccato, o mio Dio, ho fatto il male in vostra presenza, ho peccato contro il mio Creatore, contro il mio Redentore, contro il mio Benefattore e Padre.

Ahimè! sono sempre stato troppo ingrato e infedele verso voi; io sono tutto ciò che vi è di più miserabile e spregevole, sono cenere, polvere; non sono niente, Signore.

O Signore, abbiate pietà di me!



L'uomo domanda la grazia e il perdono



Io vengo a deporre tutte le mie iniquità, le mie negligenze, le mie mancanze (e voi sapete, Signore, quale ne sia l'enormità e il numero) nelle vostre piaghe adorabili.

Vengo a gettarle nell'immenso braciere del vostro amore, a inabissarle nell'oceano infinito della vostra misericordia.

Perché, o Signore, vi ho offeso?

Perché ho messo un ostacolo alla vostra grazia?

Come mi dolgo di non aver sempre cercato di piacervi, di obbedire alle vostre sante ispirazioni e alla vostra divina volontà in tutte le cose!



Egli si propone di essere più fedele in avvenire



Io mi propongo, con l'aiuto della vostra grazia, di evitare d'ora in avanti tutto ciò che vi dispiace, pronto a morire mille volte piuttosto che volere qualcosa che possa offendervi.

O dolce Gesù, siatemi propizio, per i meriti della vostra santa umanità, per quelli della vostra beatissima Madre e di tutti i vostri santi.

Lavatemi nel vostro sangue prezioso, purificatemi completamente, guaritemi e santificatemi senza riserva.

  Il peccatore benedice e glorifica Gesù Cristo per le sue infinite misericordie

Vi adoro, vi lodo, vi glorifico, vi benedico, vi ringrazio, mio Signore Gesù, per tutte le vostre misericordie e i vostri benefici. Vi ringrazio, o Figlio del Dio vivente, Altissimo Dio, che nell'eccesso della vostra carità per me, vi siete degnato di farvi uomo.

Per me, siete nato in una stalla, siete stato avvolto in povere fasce, avete riposato in una mangiatoia, avete avuto per nutrimento il latte verginale della vostra Santa Madre, avete sopportato la povertà, l'indigenza, e per trent'anni siete stato aggravato di una infinità di lavori e di fatiche; per me avete voluto che un sudore di sangue stillasse dalle vostre membra fra tante angosce; per me siete stato preso ignominiosamente e caricato d'indegni ferri, avete voluto soggiacere al peso di una ingiusta condanna, siete stato coperto di vergognosi sputi, avete ricevuto schiaffi, siete stato rivestito in segno di scherno di una veste bianca, il cui uso rendeva ridicoli, siete stato esposto ad ogni specie di scherni, avete voluto essere crudelmente lacerato a colpi di frusta, e spietatamente coronato di spine, inumanamente inchiodato a una croce e abbeverato di fiele e aceto.

Voi, o mio Dio, che avete rivestito gli astri di tanto splendore, siete stato disprezzato, denudato, coperto di ferite, abbattuto da dolori immensi, sospeso ad una croce infame.

Per me voi avete sparso il vostro sangue così prezioso; per me infine siete morto!...



Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di amarlo



O mio dolce Gesù, unica salvezza della mia anima! fate ch'io vi ami col più ardente amore e che dal più profondo del cuore compatisca i vostri dolori.

Io abbraccio la vostra croce adorabile e la bacio per amor vostro e per la vostra gloria.

Io saluto le piaghe da voi sofferte per me e nelle quali è inciso il mio nome.

Vi saluto, mille volte vi saluto, o piaghe benefiche del mio Salvatore, del Dio che mi ha tanto amato!




Alberto M. Unione con Dio - Soltanto l'amore di Gesù Cristo può distoglierci da ciò che non è Lui