Discorsi 2005-13 8120

ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria Mercoledì, 8 dicembre 2010

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Cari fratelli e sorelle!

Anche quest’anno ci siamo dati appuntamento qui, in Piazza di Spagna, per rendere omaggio alla Vergine Immacolata, in occasione della sua festa solenne. A tutti voi, che siete venuti numerosi, come pure a quanti partecipano mediante la radio e la televisione, rivolgo il mio saluto cordiale. Siamo raccolti intorno a questo storico monumento, che oggi è tutto circondato da fiori, segno dell’amore e della devozione del popolo romano per la Madre di Gesù. E il dono più bello, e a Lei più gradito, che noi offriamo è la nostra preghiera, quella che portiamo nel cuore e che affidiamo alla sua intercessione. Sono invocazioni di ringraziamento e di supplica: ringraziamento per il dono della fede e per tutto il bene che quotidianamente riceviamo da Dio; e supplica per le diverse necessità, per la famiglia, la salute, il lavoro, per ogni difficoltà che la vita ci fa incontrare.

Ma quando noi veniamo qui, specialmente in questa ricorrenza dell’8 dicembre, è molto più importante quello che riceviamo da Maria, rispetto a ciò che le offriamo. Lei, infatti, ci dona un messaggio destinato a ciascuno di noi, alla città di Roma e al mondo intero. Anch’io, che sono il Vescovo di questa Città, vengo per mettermi in ascolto, non solo per me, ma per tutti. E che cosa ci dice Maria? Lei ci parla con la Parola di Dio, che si è fatta carne nel suo grembo. Il suo “messaggio” non è altro che Gesù, Lui che è tutta la sua vita. E’ grazie a Lui e per Lui che lei è l’Immacolata. E come il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi, così anche lei, la Madre, è stata preservata dal peccato per noi, per tutti, quale anticipo della salvezza di Dio per ogni uomo. Così Maria ci dice che siamo tutti chiamati ad aprirci all’azione dello Spirito Santo per poter giungere, nel nostro destino finale, ad essere immacolati, pienamente e definitivamente liberi dal male. Ce lo dice con la sua stessa santità, con uno sguardo pieno di speranza e di compassione, che evoca parole come queste: “Non temere, figlio, Dio ti vuole bene; ti ama personalmente; ti ha pensato prima che tu venissi al mondo e ti ha chiamato all’esistenza per ricolmarti di amore e di vita; e per questo ti è venuto incontro, si è fatto come te, è diventato Gesù, Dio-Uomo, in tutto simile a te, ma senza il peccato; ha dato se stesso per te, fino a morire sulla croce, e così ti ha donato una vita nuova, libera, santa e immacolata” (cfr
Ep 1,3-5).

Questo messaggio ci dona Maria, e quando vengo qui, in questa Festa, mi colpisce, perché lo sento rivolto a tutta la Città, a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell’Immacolata; a chi si sente solo e abbandonato. Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. Si comporta come nostra “avvocata” – e così la invochiamo nella Salve, Regina: “Advocata nostra”. Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi. La Madre guarda noi come Dio ha guardato lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo, ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti! Ma chi più di lei conosce la potenza della Grazia divina? Chi meglio di lei sa che nulla è impossibile a Dio, capace addirittura di trarre il bene dal male?

Ecco, cari fratelli e sorelle, il messaggio che riceviamo qui, ai piedi di Maria Immacolata. E’ un messaggio di fiducia per ogni persona di questa Città e del mondo intero. Un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui! E oggi ci dice: questo è anche il tuo destino, il vostro, il destino di tutti: essere santi come il nostro Padre, essere immacolati come il nostro Fratello Gesù Cristo, essere figli amati, tutti adottati per formare una grande famiglia, senza confini di nazionalità, di colore, di lingua, perché uno solo è Dio, Padre di ogni uomo.

Grazie, o Madre Immacolata, di essere sempre con noi! Veglia sempre sulla nostra Città: conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie. Infondi la forza per rigettare il male, in ogni sua forma, e di scegliere il bene, anche quando costa e comporta l’andare contro-corrente. Donaci la gioia di sentirci amati da Dio, benedetti da Lui, predestinati ad essere suoi figli.

Vergine Immacolata, dolcissima Madre nostra, prega per noi!



ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria Mercoledì, 8 dicembre 2010

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Cari fratelli e sorelle!

Anche quest’anno ci siamo dati appuntamento qui, in Piazza di Spagna, per rendere omaggio alla Vergine Immacolata, in occasione della sua festa solenne. A tutti voi, che siete venuti numerosi, come pure a quanti partecipano mediante la radio e la televisione, rivolgo il mio saluto cordiale. Siamo raccolti intorno a questo storico monumento, che oggi è tutto circondato da fiori, segno dell’amore e della devozione del popolo romano per la Madre di Gesù. E il dono più bello, e a Lei più gradito, che noi offriamo è la nostra preghiera, quella che portiamo nel cuore e che affidiamo alla sua intercessione. Sono invocazioni di ringraziamento e di supplica: ringraziamento per il dono della fede e per tutto il bene che quotidianamente riceviamo da Dio; e supplica per le diverse necessità, per la famiglia, la salute, il lavoro, per ogni difficoltà che la vita ci fa incontrare.

Ma quando noi veniamo qui, specialmente in questa ricorrenza dell’8 dicembre, è molto più importante quello che riceviamo da Maria, rispetto a ciò che le offriamo. Lei, infatti, ci dona un messaggio destinato a ciascuno di noi, alla città di Roma e al mondo intero. Anch’io, che sono il Vescovo di questa Città, vengo per mettermi in ascolto, non solo per me, ma per tutti. E che cosa ci dice Maria? Lei ci parla con la Parola di Dio, che si è fatta carne nel suo grembo. Il suo “messaggio” non è altro che Gesù, Lui che è tutta la sua vita. E’ grazie a Lui e per Lui che lei è l’Immacolata. E come il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi, così anche lei, la Madre, è stata preservata dal peccato per noi, per tutti, quale anticipo della salvezza di Dio per ogni uomo. Così Maria ci dice che siamo tutti chiamati ad aprirci all’azione dello Spirito Santo per poter giungere, nel nostro destino finale, ad essere immacolati, pienamente e definitivamente liberi dal male. Ce lo dice con la sua stessa santità, con uno sguardo pieno di speranza e di compassione, che evoca parole come queste: “Non temere, figlio, Dio ti vuole bene; ti ama personalmente; ti ha pensato prima che tu venissi al mondo e ti ha chiamato all’esistenza per ricolmarti di amore e di vita; e per questo ti è venuto incontro, si è fatto come te, è diventato Gesù, Dio-Uomo, in tutto simile a te, ma senza il peccato; ha dato se stesso per te, fino a morire sulla croce, e così ti ha donato una vita nuova, libera, santa e immacolata” (cfr
Ep 1,3-5).

Questo messaggio ci dona Maria, e quando vengo qui, in questa Festa, mi colpisce, perché lo sento rivolto a tutta la Città, a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell’Immacolata; a chi si sente solo e abbandonato. Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. Si comporta come nostra “avvocata” – e così la invochiamo nella Salve, Regina: “Advocata nostra”. Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi. La Madre guarda noi come Dio ha guardato lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo, ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti! Ma chi più di lei conosce la potenza della Grazia divina? Chi meglio di lei sa che nulla è impossibile a Dio, capace addirittura di trarre il bene dal male?

Ecco, cari fratelli e sorelle, il messaggio che riceviamo qui, ai piedi di Maria Immacolata. E’ un messaggio di fiducia per ogni persona di questa Città e del mondo intero. Un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui! E oggi ci dice: questo è anche il tuo destino, il vostro, il destino di tutti: essere santi come il nostro Padre, essere immacolati come il nostro Fratello Gesù Cristo, essere figli amati, tutti adottati per formare una grande famiglia, senza confini di nazionalità, di colore, di lingua, perché uno solo è Dio, Padre di ogni uomo.

Grazie, o Madre Immacolata, di essere sempre con noi! Veglia sempre sulla nostra Città: conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie. Infondi la forza per rigettare il male, in ogni sua forma, e di scegliere il bene, anche quando costa e comporta l’andare contro-corrente. Donaci la gioia di sentirci amati da Dio, benedetti da Lui, predestinati ad essere suoi figli.

Vergine Immacolata, dolcissima Madre nostra, prega per noi!



A S.E. IL SIGNOR SURESH PRASAD PRADHAN, NUOVO AMBASCIATORE DEL NEPAL PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 16 dicembre 2010

16120

Signor Ambasciatore,

nell'accoglierla in Vaticano e nell'accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Federale Democratica del Nepal presso la Santa Sede, desidero esprimere la mia soddisfazione per le relazioni cordiali che continuiamo a intrattenere. Le sono grato per avermi trasmesso il saluto cortese del suo Presidente, il signor Ram Baran Yadav, e a mia volta le chiedo cortesemente di trasmettere i miei buoni auspici a lui e a tutto il popolo della Repubblica Federale Democratica. Gli ultimi anni hanno assistito a molti cambiamenti nella vostra nazione in quanto i responsabili del Nepal hanno cercato di tracciare una nuova rotta politica a beneficio del popolo di questa nazione. A questo proposito, fra i compiti più importanti c'è la stesura di una nuova Costituzione. Assicurare le garanzie legali dei diritti civili e politici nonché di quelli di natura economica, sociale e culturale, è di certo una delle imprese più difficili e delicate nella vita politica di ogni nazione. Per questo motivo, la Santa Sede spera che, una volta superate le attuali difficoltà, l'Assemblea Costituente riuscirà a completare la sua opera e a contribuire in questo modo a garantire un futuro stabile, armonioso e prospero.

La Santa Sede è lieta di osservare le espressioni di impegno verso gli ideali democratici e le norme contenuti negli accordi ad interim attualmente in vigore nel suo Paese. Questi includono il desiderio di promuovere una democrazia multipartitica competitiva, libertà civili e diritti umani fondamentali, concessione del diritto di voto agli adulti, elezioni periodiche, libertà di stampa, potere giudiziario indipendente e Stato di diritto. Si sa che bisogna ancora fare molto per consolidare queste buone intenzioni, ma l'espressione pubblica di questo impegno da parte dei responsabili del Nepal promette già bene.

Come sa, Eccellenza, i cristiani nel suo Paese sono più di un milione, ma i cattolici sono molto pochi. Ciononostante, la Chiesa cattolica attraverso le sue istituzioni, ha cercato di rendere un contributo significativo al benessere di tutti i cittadini. L'agenzia caritativa della Chiesa Caritas gestisce vari progetti nelle aree più povere e si prende cura dei rifugiati.

Spinta dall'amore di Gesù Cristo (cfr.
2Co 5,14-15), la Chiesa è sempre pronta e desiderosa di fare tutto quanto può per aiutare i bisognosi, indipendentemente dalla loro razza, dal loro colore o credo.

Sebbene la Chiesa cattolica possa far risalire i suoi primi contatti con il Nepal ai secoli diciassettesimo e diciottesimo, negli scorsi settanta anni è stata particolarmente attiva al servizio delle persone attraverso i suoi ospedali, le organizzazioni assistenziali e le scuole. Sono lieto di osservare la libertà con cui queste istituzioni operano e il rispetto in cui vengono tenute. È auspicabile che il suo Governo continui a sostenere la presenza della Chiesa nella sanità e nell'educazione e a garantire che i diritti umani in generale e la libertà religiosa in particolare vengano debitamente rispettati.

In contrasto con la lunga tradizione di tolleranza del popolo nepalese, in anni recenti si sono verificati alcuni deplorevoli casi di violenza contro la vita di cattolici nonché danni alle proprietà della Chiesa. Desidero esprimere la speranza che prevalga uno spirito di tolleranza e che la cooperazione per il bene generale e la riconciliazione attraverso il dialogo venga rafforzata e continui a caratterizzare le relazioni fraterne fra cattolici nepalesi e loro concittadini di altre religioni.

Infine, signor Ambasciatore, confido nel fatto che le relazioni cordiali già esistenti fra la Santa Sede e il Nepal facciano molto per promuovere questa fraternità, tale rispetto e tale dialogo. Offrendo i miei buoni auspici per l'inizio della sua missione di Ambasciatore presso la Santa Sede, la assicuro della disponibilità della Curia Romana ad assisterla nel suo alto ufficio. Su di lei e su tutto il popolo del Nepal invoco abbondanti benedizioni divine.



A S.E. IL SIGNOR ROYSON MABUKU MUKWENA, NUOVO AMBASCIATORE DI ZAMBIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 16 dicembre 2010

16220

Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica dello Zambia presso la Santa Sede. La ringrazio per i saluti che mi ha trasmesso da parte del Presidente Rupiah Bwezani Banda e volentieri li ricambio con i miei buoni auspici e l'assicurazione delle mie preghiere per Sua Eccellenza e per tutto l'amato popolo dello Zambia.

La Santa Sede considera le proprie relazioni diplomatiche con il suo Paese come uno strumento importante per raggiungere una cooperazione reciproca per il bene materiale, morale e spirituale di tutti gli zambiani. Infatti, con la cooperazione di uomini e di donne di buona volontà in Africa, la Chiesa opera per la promozione di un equilibrio sociale, legale e morale fra i membri della famiglia umana. Grazie alle sue varie opere caritative, di sviluppo e sociali promuove un esercizio equilibrato dei diritti e dei doveri degli individui e della società nel suo insieme. La Chiesa cerca di attrarre l'attenzione sulla necessità di giustizia, solidarietà e armonia, sempre con una sollecitudine particolare per i membri più poveri e deboli della società. La Chiesa è dunque orgogliosa dell'esempio di donne e di uomini cristiani che rendono onore al proprio Paese e alle sue istituzioni ricercando in modo altruistico il bene comune e insegnando agli altri a fare lo stesso, al di là degli interessi locali, regionali o etnici.

È fonte di particolare soddisfazione il fatto che le leggi dello Zambia continuino a rispettare e difendere la dignità di ogni vita umana fin dal concepimento. Influenze potenti, molte delle quali esterne all'Africa, cercano di porre limiti al diritto alla vita, considerandolo come ostacolo alla libertà di altri. Tuttavia, da parte sua, la Chiesa afferma che il diritto alla vita degli innocenti è inviolabile e deve avere la precedenza su tutti gli altri presunti diritti. Nel fare questo richiama l'attenzione su un principio morale oggettivo, radicato nella legge naturale, il cui contenuto è accessibile alla ragione umana e non dipende da scelte politiche o dal consenso sociale (cfr. Discorso ai Rappresentanti della Società Britannica, Londra, 17 settembre 2010). È molto auspicabile, signor Ambasciatore, che lo Zambia continui a promuovere il debito rispetto per i diritti di ogni essere umano senza eccezioni, in armonia con il dovere di tutelare la vita dal concepimento fino alla morte naturale alla maniera di un Paese autenticamente cristiano.

Per quanto riguarda la questione dello sviluppo economico, nel suo Paese, appaiono ora segni incoraggianti di miglioramento, in particolare nel settore agricolo. Con la crescita economica, sono divenuti disponibili fondi per importanti progetti agricoli, in particolare in relazione all'estensione di adeguate condizioni sanitarie. La nazione sta compiendo progressi significativi in quest'area, come dimostrato dai più bassi tassi di mortalità infantile e materna e da altre aree relative alla sanità. Per il progresso culturale, sociale ed economico del suo Paese sono indispensabili anche miglioramenti nelle infrastrutture, nella disponibilità di abitazioni adeguate, nella lotta alla corruzione e nell'estensione di opportunità educative. Nello stesso modo, bisogna prestare sempre la dovuta attenzione alle necessità dei meno fortunati. È auspicabile incoraggiare una struttura economica diversificata nonché l'aumento del numero di piccole imprese perché "accanto ai macroprogetti servono i microprogetti e, soprattutto, serve la mobilitazione fattiva di tutti i soggetti della società civile" (cfr. Caritas in veritate, ).

Sono lieto di osservare che la Chiesa nel suo Paese contribuisce positivamente nei campi dell'educazione, dello sviluppo e dell'assistenza sanitaria, in particolare nella lotta alla malaria e all'Hiv/Aids. Sia certo del fatto che la Chiesa continuerà a impegnarsi in modo attivo nella promozione della salute della popolazione, ponendo una forte enfasi sulla prevenzione attraverso l'educazione. Miglioramenti sanitari di lungo periodo si otterranno grazie alla formazione nella responsabilità morale e nella solidarietà, e in particolare attraverso la fedeltà nel matrimonio. In questo modo, la Chiesa opera per incoraggiare un senso maggiore di integrità individuale e l'edificazione di una società che abbia veramente a cuore la vita, la famiglia e la più ampia comunità.
Mi permetta di concludere queste osservazioni di benvenuto reiterando i miei buoni auspici e le mie preghiere per lo Zambia e per il suo popolo. All'inizio della sua missione, signor Ambasciatore, la assicuro che i vari dicasteri della Curia Romana saranno lieti di assisterla. Su di Lei, sulla sua famiglia e su tutti i cittadini dello Zambia invoco di tutto cuore le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.



A S.E. IL SIGNOR MIQUEL ÁNGEL CANTURRI MONTANYA NUOVO AMBASCIATORE DI ANDORRA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 16 dicembre 2010

16320

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di riceverla e di accreditarla, Eccellenza, come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Principato d'Andorra presso la Santa Sede. La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto e in cambio desidero trasmettere, per mezzo di lei, i miei cordiali saluti ai due Co-principi, l'Arcivescovo di Urgell e il Presidente della Repubblica francese. Attraverso di lei, saluto anche il Governo, le Autorità e la popolazione di Andorra.

Il Principato, che risale ai tempi di Carlo Magno, è retto dal pareage. La Co-signoria approvata a suo tempo dalla Santa Sede, divenuta poi Co-sovranità, come lei ha ricordato nel suo discorso, è il felice risultato di un'evoluzione storica che ha tenuto conto degli interessi legittimi del popolo andorrano e gli ha garantito la sovranità. Questo sistema originale e unico nel suo genere permette alla popolazione di vivere in pace, evitando i conflitti. Indubbiamente la soluzione istituzionale trovata dal suo Paese non può essere trasferita altrove, ciononostante è opportuno trarne una lezione. L'armonia è possibile all'interno delle nazioni e fra i popoli. L'inventiva giuridica e la buona volontà permettono molto spesso di risolvere i numerosi problemi che purtroppo nascono fra i popoli, e favoriscono la concordia internazionale tanto desiderata.

In questo contesto, desidero sottolineare le eccellenti relazioni esistenti fra il Principato e la Santa Sede. Tali relazioni, che s'inseriscono in una continuità storica d'intesa e di sostegno - lei stesso d'altro canto ha sottolineato che la Santa Sede ha sempre sostenuto Andorra quando la sua sovranità si è trovata in pericolo - si sono consolidate prima con l'instaurazione di relazioni diplomatiche, poi, due anni fa, con la firma di un accordo bilaterale. Questo accordo è il risultato e l'espressione di una collaborazione sana e leale fra la Chiesa e lo Stato, che, pur se a diverso titolo, sono entrambi al servizio della vocazione personale e sociale delle persone umane. Oggi come ieri, le cordiali relazioni esistenti fra la Chiesa e Andorra sono al servizio di queste stesse persone in modo più efficace, a vantaggio di tutti. Un simile accordo è una pietra supplementare per il consolidamento delle relazioni fra il Principato e la Chiesa.

Nelle parole che mi ha rivolto, ha menzionato, Signor Ambasciatore, la recente evoluzione demografica del suo Paese. Essa dimostra l'attrazione che quest'ultimo esercita sulle giovani generazioni. Riguarda soprattutto giovani andorrani che ritornano nel loro Paese. D'altro canto la sua nazione accoglie anche nuove popolazioni. Questa apertura comporta una necessaria presa di coscienza e una responsabilizzazione da parte delle istituzioni e di ognuno. In effetti, l'armonia sociale, che potrebbe perdere il suo equilibrio, è legata non solo a un quadro legislativo giusto e adeguato, ma anche alla qualità morale di ogni cittadino poiché "la solidarietà si presenta sotto due aspetti complementari: quello di principio sociale e quello di virtù morale" (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 193).

La solidarietà s'innalza al rango di virtù sociale quando può fondarsi non solo su strutture di solidarietà, ma anche sulla determinazione ferma e perseverante di ogni persona di lavorare per il bene comune, poiché tutti siamo responsabili di tutti. La virtù morale, da parte sua, si esprime attraverso decisioni e leggi conformi ai principi etici. Questi ultimi consolidano la democrazia e permettono agli andorrani di vivere secondo i valori positivi millenari, intrisi di cristianesimo, e di coltivare e preservare la loro identità così marcata.

Per suscitare il senso duraturo della solidarietà, che ho appena ricordato, l'educazione dei giovani è sicuramente la via migliore. Qualunque sia il livello di responsabilità, incoraggio ognuno a dare prova di creatività in questo ambito, ad adottare i mezzi necessari e a seminare generosamente per il futuro, preoccupandosi di fornirgli le basi etiche necessarie. Accanto all'educazione, è opportuno dare alla famiglia il sostegno che merita. Cellula primaria della società, la famiglia svolge la sua missione quando viene incoraggiata e promossa dai poteri pubblici come primo ambito di apprendimento della vita in società. Se si offrirà a tutti i suoi componenti l'aiuto necessario, essa favorirà efficacemente l'armonia e la coesione sociale. La Chiesa può apportare un contributo positivo al consolidamento della famiglia, resa fragile dalla cultura contemporanea.

Durante il mio recente viaggio apostolico a Barcellona, sono stato lieto di constatare la presenza di una bella delegazione del suo Paese. Quei fedeli di ogni età, ma soprattutto giovani, erano lì per esprimere il loro attaccamento al Successore di Pietro. Vorrei ringraziarli per quella presenza calorosa e dare loro appuntamento, se non approfitto troppo della sua mediazione, per la ormai prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

Colgo l'occasione di questo incontro, Signor Ambasciatore, per salutare calorosamente, per mezzo di lei, l'Arcivescovo e i suoi collaboratori, e anche tutti i fedeli cattolici che vivono nel suo Paese. Che si preoccupino sempre di testimoniare Cristo e, insieme a tutti gli andorrani, di costruire una vita sociale in cui ognuno possa trovare le vie di uno sviluppo personale e collettivo! Renderanno così testimonianza della fecondità sempre attuale della Parola di Dio.

Mentre lei inaugura la sua nobile funzione di rappresentanza presso la Santa Sede, le formulo, Signor Ambasciatore, i miei voti migliori per il buon svolgimento della sua missione. Sia certo che troverà sempre presso i miei collaboratori l'accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno. Il popolo d'Andorra nutre una venerazione particolare per la Vergine Maria, la Virgen de Meritxell, Patrona del Co-Principato la cui festa nazionale si celebra l'8 settembre, solennità mariana. Affido le Autorità del suo Paese e tutta la popolazione alla sua protezione materna. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sul popolo andorrano e sui suoi dirigenti, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.


A S.E. LA SIGNORA VIVIANE FOCK TAVE, NUOVO AMBASCIATORE DELLE SEYCHELLES PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 16 dicembre 2010

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Signora Ambasciatore,

È con piacere che l'accolgo questa mattina mentre presenta le Lettere che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica delle Seychelles presso la Santa Sede. La ringrazio per avermi trasmesso i saluti di Sua Eccellenza il signor James Alix Michel, Presidente della Repubblica, che ho avuto l'onore di ricevere nel corso della sua recente visita alla Santa Sede. Le sarei molto riconoscente se potesse esprimergli la mia gratitudine per la cordialità dimostrata durante il nostro incontro. Attraverso di lei, saluto anche le autorità, i diversi responsabili politici e tutto il popolo delle Seychelles.

Il suo Paese continua a progredire e a consolidarsi nella via della pace, della prosperità e della stabilità. Senza dubbio, ciò è il risultato degli sforzi persistenti e del contributo generoso di tutte le sfere politiche e sociali e dei settori pubblici e privati. Sono lieto di congratularmi con il Governo e con il popolo delle Seychelles per avere superato la sfida della crisi economica mondiale, come dimostrano la ripresa del turismo, gli investimenti stranieri diretti e il rilancio dell'economia nazionale, fornendo uno spazio budgetario favorevole per la riduzione del debito e le spese prioritarie.
Tuttavia, la liberalizzazione dell'economia, pur preservando le conquiste sociali, è un mutamento che comporta uno sconvolgimento delle mentalità: si tratta dunque di accompagnare questa evoluzione per anticiparne gli effetti non sempre controllabili nel tempo, fornendo una necessaria base etica e giocando la carta della responsabilità. "Tutti hanno il diritto di partecipare alla vita economica e il dovere di contribuire, secondo le proprie capacità, al progresso del proprio Paese e dell'intera famiglia umana" (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 333).

La programmazione dello sviluppo economico deve considerare attentamente la necessità di rispettare l'integrità e i ritmi della natura poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. La soluzione del problema ecologico esige che l'attività economica rispetti maggiormente l'ambiente, conciliando le esigenze dello sviluppo economico con quelle della tutela ambientale, "con l'obiettivo di rafforzare quell'alleanza tra essere umano e ambiente" (Caritas in veritate, ). Apprezzo in particolare, in questo ambito, l'iniziativa del Governo per ripristinare e preservare la barriera corallina. Essa è la prima linea di difesa, contro l'innalzamento del livello dell'oceano, ed è un habitat importante per l'allevamento ittico, che costituisce l'apporto proteico principale del Paese. È dunque necessario che, nei loro comportamenti, i consumatori e gli agenti di attività industriali sviluppino un maggiore senso di responsabilità.

Far crescere questo senso di responsabilità di tutti implica anche una cooperazione attiva ed efficace per il rispetto e la tutela della dignità umana di fronte a qualsiasi tentativo di proporne immagini riduttive e deformate o di strumentalizzare la persona. Il turismo internazionale, fattore importante di sviluppo economico e di crescita culturale, può diventare occasione di sfruttamento e di decadenza morale (cfr. Caritas in veritate ). Solo il riconoscimento della dignità umana rende possibile la crescita comune e personale di tutti (
Jc 2,1-9).

Per favorire un simile sviluppo umano integrale e rafforzare così la solidarietà intergenerazionale, è necessario tutelare la famiglia. Protetta e sostenuta dallo Stato e dalla società, la famiglia ha un ruolo del tutto originale e insostituibile nell'educazione dei figli. Con la famiglia, la vostra Nazione continuerà a costruire il suo futuro dando una formazione adeguata alle sue giovani generazioni, che sia in grado di trascendere i limiti nei quali le si vorrebbe a volte rinchiudere e di dare loro i mezzi concreti per lottare contro i mali sociali, in particolare la disoccupazione e la droga. Da questo punto di vista, evidenzio e incoraggio ancora una volta gli sforzi che da lungo tempo si stanno compiendo per mettere in atto un sistema educativo di qualità. È anche opportuno sostenere i più bisognosi e lottare contro la corruzione, garantendo un'uguaglianza obiettiva di fronte alla legge fra le diverse classi sociali.

Da parte sua, la Chiesa locale desidera continuare a offrire alla sua Nazione un contributo specifico, sia per sostenere la famiglia, l'educazione e la formazione dei giovani sia per lo sviluppo umano integrale di ogni persona. Un simile sviluppo comprende una crescita spirituale e non solo materiale, il cui criterio di orientamento si trova nella forza attiva della carità nella verità (cfr. Caritas in veritate Caritas in veritate, nn. 74 e 75). La ricerca spirituale che dimora nei cuori degli abitanti delle Seychelles trova in Cristo il suo senso e la sua pienezza; essa rende dinamica l'intera società, con la capacità di trasmettere la forza della riconciliazione per promuovere la giustizia, la fratellanza e per costruire la prosperità e la pace. In questa ottica, incoraggio a proseguire tale collaborazione e desidero salutare calorosamente, per mezzo di lei, il Vescovo di Port-Victoria e i suoi collaboratori, come pure tutti i fedeli cattolici presenti nel suo Paese.

Mentre lei inaugura la sua nobile missione di rappresentanza presso la Santa Sede, desidero rinnovarle l'espressione della mia soddisfazione per le eccellenti relazioni esistenti fra la Repubblica delle Seychelles e la Santa Sede. Le formulo, Signora Ambasciatore, i miei voti migliori per il buon svolgimento della sua missione. Sia certa che troverà sempre presso i miei collaboratori l'accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno.
Su di Lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sull'amatissimo popolo delle Isole Seychelles e sui suoi dirigenti, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.



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