Benedetto XVI Omelie 19078

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Cari Fratelli e Sorelle,

in questa nobile cattedrale ho la gioia di salutare i miei fratelli Vescovi e sacerdoti, e i diaconi, le persone consacrate e i laici dell’Arcidiocesi di Sydney. In modo del tutto speciale il mio saluto va ai seminaristi e ai giovani religiosi presenti in mezzo a noi. Come i giovani israeliti della prima lettura odierna, essi sono un segno di speranza e di rinnovamento per il popolo di Dio; e, come quei giovani israeliti, anch’essi avranno il compito di edificare la casa di Dio per la prossima generazione. Mentre ammiriamo questo magnifico edificio, come non pensare alle schiere di sacerdoti, religiosi e fedeli laici che, ciascuno secondo il proprio ruolo, hanno contribuito a costruire la Chiesa in Australia? Il pensiero va in particolare a quelle famiglie di coloni alle quali Padre Jeremiah O’Flynn affidò il Santissimo Sacramento al momento di partire, un “piccolo gregge” che ebbe caro e preservò quel tesoro prezioso, consegnandolo alle successive generazioni che edificarono questo grande tabernacolo alla gloria di Dio. Rallegriamoci per la loro fedeltà e perseveranza, e dedichiamoci a portare avanti le loro fatiche per la diffusione del Vangelo, per la conversione dei cuori e la crescita della Chiesa nella santità, nell’unità e nella carità!

Ci apprestiamo a celebrare la dedicazione del nuovo altare di questa veneranda cattedrale. Come il frontale scolpito ci ricorda in maniera potente, ogni altare è simbolo di Gesù Cristo, presente nel mezzo della sua Chiesa come sacerdote, altare e vittima (cfr Prefazio pasquale V). Crocifisso, sepolto e risorto dai morti, restituito alla vita nello Spirito e seduto alla destra del Padre, Cristo è divenuto il nostro Sommo Sacerdote, che intercede eternamente per noi. Nella liturgia della Chiesa, e soprattutto nel sacrificio della Messa consumato sugli altari del mondo, egli invita noi, membra del suo mistico Corpo, a condividere la sua auto-oblazione. Egli chiama noi, quale popolo sacerdotale della nuova ed eterna Alleanza, ad offrire, in unione con lui, i nostri quotidiani sacrifici per la salvezza del mondo.

Nell’odierna liturgia la Chiesa ci rammenta che, come questo altare, anche noi siamo stati consacrati, messi “a parte” per il servizio di Dio e l’edificazione del suo Regno. Troppo spesso, tuttavia, ci ritroviamo immersi in un mondo che vorrebbe mettere Dio “da parte”. Nel nome della libertà ed autonomia umane, il nome di Dio viene oltrepassato in silenzio, la religione è ridotta a devozione personale e la fede viene scansata nella pubblica piazza. Talvolta una simile mentalità, così totalmente opposta all’essenza del Vangelo, può persino offuscare la nostra stessa comprensione della Chiesa e della sua missione. Anche noi possiamo essere tentati di ridurre la vita di fede ad una questione di semplice sentimento, indebolendo così il suo potere di ispirare una visione coerente del mondo ed un dialogo rigoroso con le molte altre visioni che gareggiano per conquistarsi le menti e i cuori dei nostri contemporanei.

E tuttavia la storia, inclusa quella del nostro tempo, ci dimostra che la questione di Dio non può mai essere messa a tacere, come pure che l’indifferenza alla dimensione religiosa dell’esistenza umana in ultima analisi diminuisce e tradisce l’uomo stesso. Non è forse questo il messaggio proclamato dalla stupenda architettura di questa cattedrale? Non è forse questo il mistero della fede che viene annunciato da questo altare in ogni celebrazione dell’Eucaristia? La fede ci insegna che in Cristo Gesù, Parola incarnata, giungiamo a comprendere la grandezza della nostra stessa umanità, il mistero della nostra vita sulla terra ed il sublime destino che ci attende in cielo (cfr Gaudium et spes
GS 24). La fede inoltre ci insegna che noi siamo creature di Dio, fatte a sua immagine e somiglianza, dotate di una dignità inviolabile e chiamate alla vita eterna. Laddove l’uomo viene sminuito, è il mondo che ci attornia ad essere sminuito; perde il proprio significato ultimo e manca il suo obiettivo. Ciò che ne emerge è una cultura non della vita, ma della morte. Come si può considerare questo un “progresso”? Al contrario, è un passo indietro, una forma di regressione, che in ultima analisi inaridisce le sorgenti stesse della vita sia degli individui che dell’intera società.

Sappiamo che alla fine – come sant’Ignazio di Loyola vide in modo così chiaro – l’unico vero “standard” su cui ogni realtà umana può essere misurata è la Croce ed il suo messaggio di amore non meritato che trionfa sul male, sul peccato e sulla morte, che crea vita nuova e perenne gioia. La Croce rivela che ritroviamo noi stessi solo donando le nostre vite, accogliendo l’amore di Dio come dono immeritato ed operando per condurre ogni uomo e ogni donna verso la bellezza di quell’amore e verso la luce della verità che sola reca salvezza al mondo.

È in questa verità – il mistero della fede – che siamo stati consacrati (cfr Jn 17,17-19), ed è in questa verità che siamo chiamati a crescere, con l’aiuto della grazia di Dio, nella quotidiana fedeltà alla sua parola, entro la comunione vivificante della Chiesa. E tuttavia come è difficile questo cammino di consacrazione! Esige una continua “conversione”, un morire sacrificale a se stessi che è la condizione per appartenere pienamente a Dio, un mutamento della mente e del cuore che porta vera libertà ed una nuova ampiezza di visione. La liturgia odierna ci offre un simbolo eloquente di quella trasformazione spirituale progressiva alla quale ciascuno di noi è chiamato. Dall’aspersione dell’acqua, dalla proclamazione della parola di Dio, dall’invocazione di tutti i Santi, fino alla preghiera di consacrazione, all’unzione e al lavacro dell’altare, al suo essere rivestito di bianco e addobbato di luce – tutti questi riti ci invitano a ri-vivere la nostra propria consacrazione nel Battesimo. Ci invitano a respingere il peccato e le sue false attrattive, e a bere sempre più profondamente alla sorgente vivificante della grazia di Dio.

Cari amici, possa questa celebrazione, alla presenza del Successore di Pietro, essere un momento di ri-dedicazione e di rinnovamento dell’intera Chiesa in Australia! Desidero qui fare una pausa per riconoscere la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti e religiosi in questa Nazione. Davvero, sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato e le assicuro che, come loro Pastore, io pure condivido la loro sofferenza. Questi misfatti, che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore ed hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Chiedo a tutti voi di sostenere e assistere i vostri Vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male. Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia. E’ una priorità urgente quella di promuovere un ambiente più sicuro e più sano, specialmente per i giovani. In questi giorni, contrassegnati dalla celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, siamo richiamati a riflettere su quale prezioso tesoro ci sia stato affidato nei nostri giovani, e quale grande parte della missione della Chiesa in questo Paese sia stata dedicata alla loro educazione e alla loro cura. Mentre la Chiesa in Australia continua, nello spirito del Vangelo, ad affrontare con efficacia questa seria sfida pastorale, mi unisco a voi nel pregare affinché questo tempo di purificazione porti con sé guarigione, riconciliazione e una fedeltà sempre più grande alle esigenze morali del Vangelo.

Desidero ora rivolgermi ai seminaristi ed ai giovani religiosi che stanno fra noi con una speciale parola di affetto e di incoraggiamento. Cari amici: con grande generosità vi siete incamminati su una particolare via di consacrazione, radicata nel vostro Battesimo e intrapresa in risposta alla chiamata personale del Signore. Vi siete impegnati, in modi diversi, ad accettare l’invito di Cristo a seguirlo, a lasciare dietro di voi ogni cosa e a dedicare la vostra vita al perseguimento della santità e al servizio del suo popolo.

Nel Vangelo di oggi il Signore ci chiama a “credere nella luce”(cfr Jn 12,36). Queste parole hanno un significato speciale per voi, cari giovani seminaristi e religiosi. Esse sono un appello a confidare nella verità della parola di Dio e a sperare fermamente nelle sue promesse. Esse ci invitano a vedere, con gli occhi della fede, l’opera infallibile della sua grazia tutt’intorno a noi, anche in quei tempi tenebrosi in cui tutti i nostri sforzi sembrano essere vani. Lasciate che questo altare, con l’immagine potente del Cristo Servo Sofferente, sia un’ispirazione costante per voi. Vi sono certamente dei momenti in cui ogni fedele discepolo sente la calura e il peso del giorno (cfr Mt 20,12), e la lotta per dare profetica testimonianza ad un mondo che può apparire sordo alle esigenze della parola di Dio. Ma non abbiate paura! Credete nella luce! Prendete a cuore la verità che abbiamo udito oggi nella seconda lettura: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (He 13,8). La luce di Pasqua continua a scacciare le tenebre!

Il Signore ci chiama a camminare nella luce (cfr Jn 12,35). Ciascuno di voi ha intrapreso la più grande e la più gloriosa delle battaglie, quella di essere consacrati nella verità, di crescere nella virtù, di raggiungere l’armonia fra pensieri e ideali, da una parte, e parole ed azioni, dall’altra. Entrate con sincerità e in maniera profonda nella disciplina e nello spirito dei vostri programmi di formazione. Camminate ogni giorno nella luce di Cristo mediante la fedeltà alla preghiera personale e liturgica, nutriti dalla meditazione della parola ispirata di Dio. I Padri della Chiesa amavano vedere le Scritture come un paradiso spirituale, un giardino dove possiamo camminare liberamente con Dio, ammirando la bellezza e l’armonia del suo piano salvifico mentre porta frutto nella nostra stessa vita, nella vita della Chiesa e lungo tutta la storia. La preghiera, dunque, e la meditazione della parola di Dio siano la lampada che illumina, purifica e guida i vostri passi lungo la via che il Signore ha segnato per voi. Fate della celebrazione quotidiana dell’Eucaristia il centro della vostra vita. In ogni messa, quando il Corpo e il Sangue del Signore vengono elevati al termine della Preghiera eucaristica, sollevate il vostro cuore e la vostra vita in Cristo, con Lui e per Lui, nell’unità dello Spirito Santo, quale amorevole sacrificio a Dio nostro Padre.

Così, cari giovani seminaristi e religiosi, voi stessi diverrete altari viventi, sui quali l’amore sacrificale di Cristo viene reso presente quale ispirazione e sorgente di nutrimento spirituale per quanti incontrerete. Abbracciando la chiamata del Signore a seguirlo in castità, povertà e obbedienza, avete intrapreso il viaggio di un discepolato radicale che vi renderà “segni di contraddizione” (cfr Lc 2,34) per molti dei vostri contemporanei. Modellate quotidianamente la vostra vita sull’amorevole auto-oblazione del Signore stesso in obbedienza alla volontà del Padre. In tal modo scoprirete la libertà e la gioia che possono attrarre altri a quell’Amore che è oltre ogni altro amore come sua fonte e suo compimento ultimo. Non dimenticate mai che la castità per il Regno significa abbracciare una vita dedicata completamente all’amore, un amore che vi rende capaci di dedicare voi stessi senza riserve al servizio di Dio per essere pienamente presenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente a quanti sono nel bisogno. I tesori più grandi che condividete con altri giovani – il vostro idealismo, la generosità, il tempo e le energie – sono questi i veri sacrifici che deponete sull’altare del Signore. Possiate sempre tenere in gran conto questo stupendo carisma che Dio vi ha dato per la sua gloria e per l’edificazione della Chiesa!

Cari amici, lasciatemi concludere queste riflessioni attirando la vostra attenzione sulla grande vetrata nel coro di questa cattedrale. In essa la Madonna, Regina del Cielo, è rappresentata sul trono con maestà a fianco del suo divin Figlio. L’artista ha raffigurato Maria come la nuova Eva, che offre a Cristo, nuovo Adamo, una mela. Questo gesto simboleggia il capovolgimento da lei operato della disobbedienza dei nostri progenitori, il ricco frutto che la grazia di Dio ha portato nella vita stessa di lei, ed i primi frutti di quell’umanità redenta e glorificata che Ella ha preceduto nella gloria del paradiso. Chiediamo a Maria, Aiuto dei cristiani, di sostenere la Chiesa in Australia nella fedeltà a quella grazia mediante la quale il Signore crocifisso continua ad “attirare a sé” tutta la creazione ed ogni cuore umano (cfr Jn 12,32). Possa la potenza del suo Santo Spirito consacrare i fedeli di questa terra nella verità, produrre abbondanti frutti di santità e di giustizia per la redenzione del mondo e guidare l’intera umanità verso la pienezza di vita intorno a quell’Altare dove, nella gloria della liturgia celeste, siamo chiamati a cantare le lodi di Dio per l’eternità. Amen.



CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Ippodromo di Randwick, Domenica, 20 luglio 2008

20078

Cari amici,

“avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (
Ac 1,8). Abbiamo visto realizzata questa promessa! Nel giorno di Pentecoste, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, il Signore risorto, seduto alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Per la forza di questo Spirito, Pietro e gli Apostoli sono andati a predicare il Vangelo fino ai confini della terra. In ogni età ed in ogni lingua la Chiesa continua a proclamare in tutto il mondo le meraviglie di Dio e invita tutte le nazioni e i popoli alla fede, alla speranza e alla nuova vita in Cristo.

In questi giorni anch’io sono venuto, come Successore di san Pietro, in questa stupenda terra d’Australia. Sono venuto a confermare voi, miei giovani fratelli e sorelle, nella vostra fede e ad aprire i vostri cuori al potere dello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni. Prego perché questa grande assemblea, che unisce giovani “di ogni nazione che è sotto il cielo” (Ac 2,5), diventi un nuovo Cenacolo. Possa il fuoco dell’amore di Dio scendere a riempire i vostri cuori, per unirvi sempre di più al Signore e alla sua Chiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare il mondo a Cristo!

“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Queste parole del Signore Risorto hanno uno speciale significato per quei giovani che saranno confermati, segnati con il dono dello Spirito Santo, durante questa Santa Messa. Ma queste parole sono anche indirizzate ad ognuno di noi, a tutti coloro cioè che hanno ricevuto il dono dello Spirito di riconciliazione e della nuova vita nel Battesimo, che lo hanno accolto nei loro cuori come loro aiuto e guida nella Confermazione e che quotidianamente crescono nei suoi doni di grazia mediante la Santa Eucaristia. In ogni Messa, infatti, lo Spirito Santo discende nuovamente, invocato nella solenne preghiera della Chiesa, non solo per trasformare i nostri doni del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, ma anche per trasformare le nostre vite, per fare di noi, con la sua forza, “un solo corpo ed un solo spirito in Cristo”.

Ma che cosa è questo “potere” dello Spirito Santo? E’ il potere della vita di Dio! E’ il potere dello stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba della creazione e che, nella pienezza dei tempi, rialzò Gesù dalla morte. E’ il potere che conduce noi e il nostro mondo verso l’avvento del Regno di Dio. Nel Vangelo di oggi, Gesù annuncia che è iniziata una nuova era, nella quale lo Spirito Santo sarà effuso sull’umanità intera (cfr Lc 4,21). Egli stesso, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria, è venuto tra noi per portarci questo Spirito. Come sorgente della nostra nuova vita in Cristo, lo Spirito Santo è anche, in un modo molto vero, l’anima della Chiesa, l’amore che ci lega al Signore e tra di noi e la luce che apre i nostri occhi per vedere le meraviglie della grazia di Dio intorno a noi.

Qui in Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”, noi tutti abbiamo avuto un’indimenticabile esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della natura. I nostri occhi sono stati aperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è: “ricolmo”, come dice il poeta “della grandezza di Dio”, ripieno della gloria del suo amore creativo. Anche qui, in questa grande assemblea di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo, abbiamo avuto una vivida esperienza della presenza e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa. Abbiamo visto la Chiesa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore, comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo, nell’unità nata dalla nostra fede nel Signore risorto.

La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa! Attraverso la grazia dei Sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo. Sant’Ignazio di Antiochia, che morì martire a Roma all’inizio del secondo secolo, ci ha lasciato una splendida descrizione della forza dello Spirito che dimora dentro di noi. Egli ha parlato dello Spirito come di una fontana di acqua viva che zampilla nel suo cuore e sussurra: “Vieni, vieni al Padre!” (cfr Ai Rom 6,1-9).

Tuttavia questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possiamo meritare o conquistare; possiamo solamente riceverla come puro dono. L’amore di Dio può effondere la sua forza solo quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro cieco conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possiamo permettergli di accendere la nostra immaginazione e plasmare i nostri desideri più profondi. Ecco perché la preghiera è così importante: la preghiera quotidiana, quella privata nella quiete dei nostri cuori e davanti al Santissimo Sacramento e la preghiera liturgica nel cuore della Chiesa. Essa è pura ricettività della grazia di Dio, amore in azione, comunione con lo Spirito che dimora in noi e ci conduce, attraverso Gesù, nella Chiesa, al nostro Padre celeste. Nella potenza del suo Spirito, Gesù è sempre presente nei nostri cuori, aspettando quietamente che ci disponiamo nel silenzio accanto a Lui per sentire la sua voce, restare nel suo amore e ricevere la “forza che proviene dall’alto”, una forza che ci abilita ad essere sale e luce per il nostro mondo.

Nella sua Ascensione, il Signore risorto disse ai suoi discepoli: “Sarete miei testimoni... fino ai confini del mondo” (Ac 1,8). Qui, in Australia, ringraziamo il Signore per il dono della fede, che è giunto fino a noi come un tesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della Chiesa. Qui, in Oceania, ringraziamo in modo speciale tutti quegli eroici missionari, sacerdoti e religiosi impegnati, genitori e nonni cristiani, maestri e catechisti che hanno edificato la Chiesa in queste terre. Testimoni come la Beata Mary MacKillop, San Peter Chanel, il Beato Peter To Rot e molti altri! La forza dello Spirito, rivelata nelle loro vite, è ancora all’opera nelle iniziative di bene che hanno lasciato, nella società che hanno plasmato e che ora è consegnata a voi.

Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?

La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola. Ci indirizza anche verso il futuro, verso l’avvento del Regno di Dio. Che magnifica visione di una umanità redenta e rinnovata noi scorgiamo nella nuova era promessa dal Vangelo odierno! San Luca ci dice che Gesù Cristo è il compimento di tutte le promesse di Dio, il Messia che possiede in pienezza lo Spirito Santo per comunicarlo all’intera umanità. L’effusione dello Spirito di Cristo sull’umanità è un pegno di speranza e di liberazione contro tutto quello che ci impoverisce. Tale effusione dona nuova vista al cieco, manda liberi gli oppressi, e crea unità nella e con la diversità ( cfr Lc 4,18-19 Is 61,1-2). Questa forza può creare un mondo nuovo: può “rinnovare la faccia della terra” (cfr Ps 104,30)!

Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta. Una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità.

Il mondo ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione. Quanti dei nostri contemporanei si sono scavati cisterne screpolate e vuote (cfr Jr 2,13) in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo l’amore può dare? Questo è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la verità sull’uomo, la verità sulla vita.

Anche la Chiesa ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito (cfr Lumen gentium LG 4). Nella seconda Lettura di oggi, l’apostolo Paolo ci ricorda che ogni singolo Cristiano ha ricevuto un dono che deve essere usato per edificare il Corpo di Cristo. La Chiesa ha specialmente bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essa ha bisogno di crescere nella forza dello Spirito che anche adesso dona gioia a voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza. Aprite il vostro cuore a questa forza! Rivolgo questo appello in modo speciale a coloro che il Signore chiama alla vita sacerdotale e consacrata. Non abbiate paura di dire il vostro “sì” a Gesù, di trovare la vostra gioia nel fare la sua volontà, donandovi completamente per arrivare alla santità e facendo uso dei vostri talenti a servizio degli altri!

Fra poco celebreremo il sacramento della Confermazione. Lo Spirito Santo discenderà sui candidati; essi saranno “segnati” con il dono dello Spirito e inviati ad essere testimoni di Cristo. Che cosa significa ricevere il “sigillo” dello Spirito Santo? Significa essere indelebilmente segnati, inalterabilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ricevuto questo dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere “battezzati” nello Spirito significa essere incendiati dall’amore di Dio. Essersi “abbeverati” allo Spirito (cfr 1Co 12,13) significa essere rinfrescati dalla bellezza del piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fonte di freschezza per gli altri. Essere “sigillati con lo Spirito” significa inoltre non avere paura di difendere Cristo, lasciando che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare ed agire, mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell’amore.

Nell’elevare la nostra preghiera per i confermandi, preghiamo anche perché la forza dello Spirito Santo ravvivi la grazia della Confermazione in ciascuno di noi. Voglia lo Spirito riversare i suoi doni in abbondanza su tutti i presenti, sulla città di Sydney, su questa terra di Australia e su tutto il suo popolo. Che ciascuno di noi sia rinnovato nello spirito di sapienza e d’intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito di santo timore di Dio!

Attraverso l’amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, possa questa XXIII Giornata Mondiale della Gioventù essere vissuta come un nuovo Cenacolo, così che tutti noi, ardenti del fuoco dell’amore dello Spirito Santo, possiamo continuare a proclamare il Signore risorto e attrarre ogni cuore a lui. Amen!
* * *


Saluto di cuore i giovani di lingua italiana, ed estendo il mio affettuoso pensiero a quanti sono originari dell’Italia e vivono in Australia. Al termine di questa straordinaria esperienza di Chiesa, che ci ha fatto vivere una rinnovata Pentecoste, tornate a casa rinvigoriti dalla forza dello Spirito Santo. Siate testimoni di Cristo risorto, speranza dei giovani e dell’intera famiglia umana!

 [Cari giovani francofoni, lo Spirito Santo è la fonte del messaggio di Gesù Cristo e della sua azione salvifica. Parla al cuore di ognuno nella lingua che ognuno comprende. La diversità dei doni dello Spirito vi fa capire la ricchezza di grazie che è in Dio. Che possiate aprirvi al suo afflato! Che possiate permettere la sua azione in voi e attorno a voi! Vivrete così in Dio e testimonierete che Cristo è il Salvatore che il mondo attende].

 [Anche a voi, cari giovani amici di lingua tedesca, porgo il mio saluto affettuoso! Lo Spirito Santo è uno spirito di comunione e permette comprensione e comunicazione. Parlate agli altri delle vostre speranze e dei vostri ideali e parlate di Dio e con Dio! Felice è l'uomo che vive nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo. Lo Spirito di Dio vi guidi lungo vie di pace!].

 [Cari giovani, in Cristo si compiono tutte le promesse di salvezza vera per l'umanità. Egli ha per ognuno di voi un progetto di amore in cui si trovano il senso e la pienezza della vita, e si aspetta da tutti voi che facciate fruttificare i doni che vi ha dato, come suoi testimoni con le parole e con il vostro esempio. Non lo deludete].

 [Amati giovani di lingua portoghese, cari amici in Cristo! Sapete che Gesù non vuole che restiate soli. Egli dice: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità (...) Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi" (Jn 14,16-17). È vero! Su di voi è discesa una lingua di fuoco della Pentecoste: è il vostro marchio di cristiani. Non dovete però conservarla solo per voi, poiché "a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1Co 12,7). Portate questo Fuoco santo in tutti gli angoli della terra. Nulla e nessuno lo potrà spegnere, poiché è disceso dal cielo. Questa è la vostra forza, cari giovani amici! Per questo vivete dello Spirito e per lo Spirito!].



SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo, Venerdì, 15 agosto 2008

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Cari fratelli e sorelle,

torna ogni anno, nel cuore dell’estate, la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la più antica festa mariana. È un’occasione per ascendere con Maria alle altezze dello spirito, dove si respira l’aria pura della vita soprannaturale e si contempla la bellezza più autentica, quella della santità. Il clima della celebrazione odierna è tutto pervaso di gioia pasquale. "Oggi – così canta l’antifona del Magnificat – Maria è salita al cielo: rallegratevi, con Cristo regna per sempre. Alleluia". Questo annuncio ci parla di un avvenimento del tutto unico e straordinario, ma che è destinato a colmare di speranza e di felicità il cuore di ogni essere umano. Maria è infatti la primizia dell’umanità nuova, la creatura nella quale il mistero di Cristo – incarnazione, morte, risurrezione, ascensione al Cielo – ha già avuto pieno effetto, riscattandola dalla morte e trasferendola in anima e corpo nel regno della vita immortale. Per questo la Vergine Maria, come ricorda il Concilio Vaticano II, costituisce per noi un segno di sicura speranza e di consolazione (cfr Lumen gentium
LG 68). L’odierna festa ci spinge a sollevare lo sguardo verso il Cielo. Non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall’arte, ma il cielo della vera realtà, che è Dio stesso: Dio è il cielo. E Lui è la nostra meta, la meta e la dimora eterna, da cui proveniamo e alla quale tendiamo.

San Germano, Vescovo di Costantinopoli nel secolo VIII, in un discorso tenuto nella festa dell’Assunta, rivolgendosi alla celeste Madre di Dio, così si esprimeva: "Tu sei Colei, che per mezzo della tua carne immacolata ricongiungesti a Cristo il popolo cristiano… Come ogni assetato corre alla fonte, così ogni anima corre a Te, fonte di amore, e come ogni uomo aspira a vivere, a vedere la luce che non tramonta, così ogni cristiano sospira ad entrare nella luce della Santissima Trinità, dove Tu sei già entrata". Sono questi stessi sentimenti ad animarci quest’oggi mentre contempliamo Maria nella gloria di Dio. Quando Lei si è addormentata a questo mondo per risvegliarsi in cielo, in effetti ha semplicemente seguito per l’ultima volta il Figlio Gesù nel suo viaggio più lungo e decisivo, nel suo passaggio "da questo mondo al Padre" (cfr Jn 13,1).

Come Lui, insieme con Lui, è partita da questo mondo per tornare "alla casa del Padre"(cfr Jn 14-2). E tutto questo non è lontano da noi, come potrebbe forse apparire in un primo momento, perché tutti noi siamo figli del Padre, Dio, tutti noi siamo fratelli di Gesù e tutti noi siamo anche figli di Maria, Madre nostra. E tutti siamo protesi verso la felicità. E la felicità alla quale tutti noi tendiamo è Dio, così tutti noi siamo in cammino verso questa felicità, che chiamiamo Cielo, che in realtà è Dio. E Maria ci aiuti, ci incoraggi a far sì che ogni momento della nostra esistenza sia un passo in questo esodo, in questo cammino verso Dio. Ci aiuti a rendere così presente anche la realtà del cielo, la grandezza di Dio, nella vita del nostro mondo. Non è in fondo questo il dinamismo pasquale dell’uomo, di ogni uomo, che vuol diventare celeste, totalmente felice, in forza della Risurrezione di Cristo? E non è forse, questo, l’inizio e l’anticipo di un movimento che riguarda ogni essere umano e il cosmo intero? Colei da cui Dio aveva preso la sua carne e la cui anima era stata trafitta da una spada sul Calvario si è trovata associata per prima e in modo singolare al mistero di questa trasformazione, alla quale tendiamo tutti, trafitti spesso anche noi dalla spada della sofferenza in questo mondo.

La nuova Eva ha seguito il nuovo Adamo nella sofferenza, nella Passione, e così anche nella gioia definitiva. Cristo è la primizia, ma la sua carne risorta è inseparabile da quella della sua Madre terrena, Maria, e in Lei tutta l’umanità è coinvolta nell’Assunzione verso Dio, e con Lei tutta la creazione, i cui gemiti, le cui sofferenze, sono – come ci dice San Paolo – il travaglio del parto dell’umanità nuova. Nascono così i nuovi cieli e la terra nuova, in cui non vi sarà più né pianto, né lamento, perché non vi sarà più la morte (cfr Ap 21,1-4).

Quale grande mistero d’amore viene oggi riproposto alla nostra contemplazione! Cristo ha vinto la morte con l’onnipotenza del suo amore. Solo l’amore è onnipotente. Questo amore ha spinto Cristo a morire per noi e così a vincere la morte. Sì, solo l’amore fa entrare nel regno della vita! E Maria vi è entrata dietro il Figlio, associata alla sua gloria, dopo essere stata associata alla sua passione. Vi è entrata con un impeto incontenibile, mantenendo aperta dopo di sé la via per tutti noi. E per questo oggi la invochiamo: "Porta del cielo", "Regina degli angeli" e "Rifugio dei peccatori". Non sono certo i ragionamenti a farci capire queste realtà così sublimi, ma la fede semplice, schietta, ed il silenzio della preghiera che ci mette in contatto col Mistero che infinitamente ci supera. La preghiera ci aiuta a parlare con Dio e a sentire come il Signore parla al nostro cuore.

Chiediamo a Maria di farci quest’oggi dono della sua fede, quella fede che ci fa vivere già in questa dimensione tra finito e infinito, quella fede che trasforma anche il sentimento del tempo e del trascorrere della nostra esistenza, quella fede nella quale sentiamo intimamente che la nostra vita non è risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio, là dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria.

Guardando l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno eterno.

"Maria, mentre ci accompagni nella fatica del nostro vivere e morire quotidiano, mantienici costantemente orientati verso la vera patria della beatitudine. Aiutaci a fare come tu hai fatto".

Cari fratelli e sorelle, cari amici che questa mattina prendete parte a questa celebrazione, facciamo insieme questa preghiera a Maria. Davanti al triste spettacolo di tanta falsa gioia e contemporaneamente di tanto angosciato dolore che dilaga nel mondo, dobbiamo imparare da Lei a diventare noi segni di speranza e di consolazione, dobbiamo annunciare con la vita nostra la risurrezione di Cristo.

"Aiutaci tu, Madre, fulgida Porta del cielo, Madre della Misericordia, sorgente attraverso la quale è scaturita la nostra vita e la nostra gioia, Gesù Cristo. Amen".



Benedetto XVI Omelie 19078