BENSON L'AMICIZIA DI CRISTO

BENSON

L’amicizia di Cristo

(Jn 15,15) (Mt 28,20) (Jn 15,4-7) () ()

«Il cattolico […] è chiamato a sviluppare l’amicizia con Cristo nel cattolicesimo.

E’ significativo notare come i cattolici lo facciano già istintivamente, anche se alcuni di loro non ne hanno mai meditato a fondo il motivo. C’è come una specie d’intuizione per cui si av­verte che la chiesa è qualcosa di immenso, di maggiore del più vasto territorio della terra che è, sola, la più venerabile delle società della storia. La chiesa, s’intuisce, è qualcosa di più del rappresentante o del viceré di Dio; è qualcosa di più, anche, dell’immagine della sposa dell’agnello. Tutte queste, infatti, sono solamente metafore che, per quanto sacre, crollano di fronte alla realtà della chiesa come fatto voluto da Dio.

La chiesa è Cristo stesso.

Perciò, non è difficile entrare in un certo rapporto amicale con la chiesa. Non esistono uo­mini che abbiano provato a vivere la fede cattolica e si stano poi ritrovati abbandonati esi­liati. Anzi: ogni cattolico che viva la propria fede si sente (come può sentirsi un cittadino sotto la bandiera del proprio paese) come un ospite nella città di un amico.

Il cattolico può entrare in diverse chiese: in esse, non troverà solamente il Santissimo al quale far visita […] Il cattolico andrà coscientemente in qualsiasi chiesa: in essa, sa di trovare Cristo, suo amico, presente in quel centro di umanità i cui membri sono le membra di Cristo.

Ma non è tutto. Quando un’amicizia è vera, il più debole fra i due si adatta gradualmente al sistema di vita dell’altro e, quindi, anche al modo, di pensare dell’altro che ha una personalità più forte. Il processo matura fino al pulito di vicendevole comprensione: esso prende il nome di simpatia perfetta.

Questo modo di procedere è essenziale all’amicizia di Cristo in noi».







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