Agostino - Genesi 113

Si risolvono le obiezioni a Gn 1,14-19.

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(Gn 1,14-19)14. 20. Dio inoltre ordinò: Siano astri nel firmamento, affinché splendano sopra la terra e distinguano il giorno dalla notte e servano da segnali per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento per illuminare la terra. E così avvenne. E Dio creò due luminari: quello maggiore per iniziare il giorno e quello minore per iniziare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che è una cosa buona. E fu sera e mattina: quarto giorno. A questo punto (i manichei) sollevano anzitutto la seguente questione: "In qual modo furono creati gli astri, ossia il sole, la luna e le stelle al quarto giorno? In qual modo i tre giorni precedenti poterono essere privi del sole, dal momento che noi adesso vediamo che il giorno si svolge dal sorgere del sole al suo tramonto, mentre per noi la notte risulta dall'assenza del sole quando questo dall'altra parte dei mondo torna verso Oriente?". A costoro rispondiamo: "Può darsi che la durata di ciascuno dei tre giorni precedenti fosse compiuta come corrispondente a quella che impiega il sole nel suo giro, da quando spunta a Oriente fino a quando torna di nuovo ad Oriente. Questo lungo periodo di tempo potrebbero percepirlo gli uomini anche se abitassero nelle spelonche, ove non potrebbero vedere il sole al suo sorgere e al suo tramonto. E così si comprende che in tal modo ci sarebbe potuta essere questa durata di tempo anche senza il sole prima che il sole fosse creato e questo periodo si fosse compiuto in quei tre giorni durante ciascuno di essi". Noi risponderemmo dunque così, se non fossimo dissuasi dalle parole del passo citato: E fu sera e fu mattina, cosa che ora non può accadere senza il corso del giorno. Non ci resta dunque se non intendere che, almeno per ciò che riguarda la stessa durata del tempo, la distinzione tra le opere fu denominata "sera" a causa della fine dell'opera portata a termine, e "mattina" a causa dell'inizio dell'opera avvenire, a somiglianza cioè delle opere umane poiché esse, per la maggior parte, cominciano la mattina e finiscono la sera. È infatti abitudine delle Sacre Scritture di esprimere le realtà divine con termini propri delle realtà umane.

Che significa: servono da segni per i tempi.

14. 21. In secondo luogo (i manichei) sollevano la questione del perché mai Dio, parlando degli astri, disse: Servano da segni per i tempi. " Forse perché - dicono essi - quei tre giorni poterono essere senza determinati periodi di tempo oppure non fanno parte di spazi particolari di tempo?" Ma la Scrittura dice: Servano da segni per i tempi, affinché mediante questi astri siano distinti i periodi di tempo e siano riconosciuti dagli uomini; e ciò per la ragione che, se i tempi scorressero senz'essere distinti da nessuno dei momenti precisi che si osservano durante il moto degli astri, i tempi potrebbero, sì, scorrere e passare, ma gli uomini non potrebbero accorgersene e distinguerli. Allo stesso modo, quando il giorno è nuvoloso, scorrono bensì le ore e compiono la loro durata ma non possono essere distinte ed osservate da noi.

Che significa: fece il sole per dar inizio al giorno, ecc.

14. 22. Quanto all'altra frase: E Dio fece i due luminari: il maggiore per l'inizio del giorno e il minore per l'inizio della notte, la Scrittura la proferisce come se dicesse: "perché fosse a capo del giorno e a capo della notte". Il sole infatti non solo dà inizio al giorno, ma lo fa anche trascorrere e lo conduce a termine; la luna, al contrario, ci si presenta talvolta a metà o alla fine della notte; se dunque le notti, in cui si presenta, così non hanno inizio da essa, in qual senso fu creata per dare inizio alla notte? Se invece con inchoatio s'intende "il principio" e con "principio" s'intende "il dominio", è chiaro che il sole ha il dominio durante il giorno, la luna lo ha durante la notte, poiché anche allora appaiono le stelle, ma ciononostante essa le supera tutte in splendore e perciò con tutta ragione si chiama loro sovrana.

Si spiega la frase: e separino il giorno dalla notte.

14. 23. Quanto poi all'altra frase: E separino il giorno dalla notte, uno potrebbe fare una critica ingiusta dicendo: "In qual modo aveva Dio già separato il giorno dalla notte, se quest'opera è fatta dalle stelle il quarto giorno?", poiché l'espressione: Separino il giorno dalla notte corrisponde press'a poco a quest'altra: "separino il giorno dalla notte in modo che il giorno sia posto sotto il potere del sole e la notte sotto il potere della luna e di tutte le altre stelle". C'era già stata la separazione del sole e della luna, ma non ancora quella tra questi astri e le altre stelle in modo che ci fosse la certezza sul numero degli astri, quale di essi cioè apparisse agli uomini durante il giorno e quale durante la notte.

Col nome di "acqua" in Gn 1,20-23 si denota l'aria umida e caliginosa.

115 (Gn 1,20-23)
15. 24.Dio inoltre ordinò: Le acque producano rettili dotati d'anima vivente e uccelli che volino sopra la terra sotto il firmamento del cielo. E così avvenne. Dio allora creò i grandi mostri marini e tutti gli animali e i rettili prodotti dalle acque secondo la specie di ciascuno di essi e ogni genere di volatili alati secondo la specie di ciascuno di essi. E Dio vide che sono cose buone e li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque del mare, e gli uccelli si moltiplichino sulla terra. E fu sera e mattina: quinto giorno. Queste affermazioni i manichei sono soliti criticarle domandando - o piuttosto facendo un'obiezione maliziosa -: "Per qual motivo la Scrittura dice che sono nati dalle acque non solo gli animali che vivono nell'acqua ma anche quelli che volano nell'aria e tutti gli animali alati?". Ma tutti coloro che si sentono turbati da queste obiezioni devono sapere che la nostra aria nuvolosa ed umida, in cui volano gli uccelli, suole essere assimilata alle acque da persone assai dotte che si applicano diligentemente allo studio di questi fenomeni. L'aria infatti si condensa e diventa spessa a causa delle esalazioni e, per così dire, delle evaporazioni del mare e della terra e acquista in certo qual modo consistenza mediante la stessa umidità si da poter sostenere il volo degli uccelli. Ecco perché nelle notti serene cade anche la rugiada, le cui gocce al mattino si trovano sull'erba. Si dice per esempio che un monte della Macedonia, chiamato Olimpo, è tanto alto che sulla vetta non si sente neppure il vento né si addensano le nubi, poiché con la sua altitudine sovrasta tutta la massa della nostra atmosfera umida, in cui volano gli uccelli, e si dice che non ci volano nemmeno gli uccelli. Si dice che ciò è stato riferito da coloro che ogni anno avevano l'abitudine di salire sulla vetta del monte suddetto per farvi non so quali sacrifici e di tracciare nella polvere dei segni che l'anno successivo trovavano intatti. Ciò non potrebbe accadere se quel posto fosse esposto al vento o alla pioggia. Siccome poi l'aria lassù è tanto rarefatta che non li faceva respirare, non potevano restarvi a lungo senza applicarsi delle spugne bagnate alle narici; costoro dunque dichiararono pure che non vi scorsero mai alcun uccello. Non senza ragione quindi la Scrittura del tutto veridica ricorda che dalle acque nacquero non solo i pesci e tutti gli altri animali acquatici, ma anche gli uccelli, poiché questi possono volare attraverso questa nostra aria che si forma dalle evaporazioni del mare e della terra.

Perché furono creati gli animali dannosi (Gn 1, 24).

116 (Gn 1,24)
16. 25.Dio inoltre ordinò: La terra produca animali viventi secondo ciascuna specie di quadrupedi, di serpenti, di bestie selvatiche della terra. E così avvenne. Dio fece allora le bestie selvatiche della terra e animali da pascolo secondo la loro specie e tutti i rettili della terra secondo la loro specie. E Dio vide che sono una cosa buona. Anche qui i manichei sono soliti sollevare la seguente questione, dicendo: "Che bisogno c'era che Dio creasse tanti animali non solo nelle acque ma anche sulla terra, i quali non sono necessari agli uomini? Molti anzi sono dannosi e spaventosi". Quando però fanno queste obiezioni, non capiscono che tutte le cose sono belle per il loro creatore e artefice, che si serve di tutte per governare l'universo ch'egli domina con legge sovrana. Se per esempio nell'officina di un artigiano entra un incompetente, vi scorge molti strumenti di cui ignora l'uso e, se è molto stupido, li giudica inutili. Se poi cadrà distrattamente nella fucina o si ferirà con uno strumento accuminato di ferro, maneggiandolo maldestramente, penserà anche che vi sono arnesi pericolosi e dannosi. Cionondimeno l'artigiano, che ne conosce bene l'utilità, si burla dell'ignoranza di quell'individuo e, senza curarsi delle sue parole insulse, prosegue senza sosta a lavorare assiduamente nella propria officina. Gli uomini tuttavia sono tanto stolti che, di fronte a una creatura mortale qual è un artigiano, non osano criticare gli strumenti che non conoscono ma, appena li vedono, li stimano necessari e costruiti per determinati usi, mentre al contrario, a proposito di questo mondo di cui è proclamato creatore e governatore Dio, osano criticare molte cose di cui ignorano la ragione e, a proposito delle opere e degli strumenti dell'Artefice onnipotente, desiderano apparire come esperti di ciò che non sanno.

Ogni cosa è bella nella sua specie; gli animali so o utili o dannosi o inutili.

16. 26. Io, al contrario, confesso di non sapere perché sono stati creati i topi e le rane, ma capisco tuttavia che tutte le cose sono belle nella loro specie anche se, a causa dei nostri peccati, esse ci sembrano avverse. In verità io non posso considerare il corpo e le membra d'un essere vivente senza scoprirvi delle misure, delle proporzioni e un ordine che concorrono all'armonia dell'unità. Io non capisco d'onde derivino tutte queste proprietà se non dalla suprema misura e proporzione e dal supremo ordine, che sussistono nella perfettissima, immutabile ed eterna essenza di Dio. Se cotesti individui assai loquaci ma assai stupidi la pensassero così, non verrebbero a dar fastidio a noi ma, considerando da se stessi tutte le bellezze, sia le più eccelse che le infime, darebbero lode a Dio creatore in ogni caso; siccome inoltre la ragione non si sente offesa per nulla se talora, per caso, si sente offeso il senso carnale, attribuirebbero ciò non a un difetto delle cose stesse, ma ai difetti della nostra condizione mortale. Certamente tutti gli esseri viventi ci sono o utili o dannosi oppure sono inutili. Contro quelli utili i manichei non hanno nulla da dire. Quanto invece a quelli dannosi o servono per punirci o per mettere a prova la nostra virtù o per incuterci paura, affinché cerchiamo di amare e desiderare non la vita presente, soggetta a molti pericoli e fatiche, ma un'altra migliore ov'è perfetta sicurezza, e affinché ce la procuriamo con i meriti delle opere ispirate dalla fede. Al contrario, riguardo agli animali inutili, perché metterci a discutere? Se ti dispiace che non siano vantaggiosi, ti piaccia che non siano dannosi poiché, anche se non sono necessari per la nostra casa, servono a completare la totalità dell'universo in cui viviamo, ch'è molto più grande della nostra casa e molto migliore. Dio infatti governa l'universo molto meglio che non ciascuno di noi la propria casa. Sèrviti dunque di quelli utili, evita quelli dannosi, lascia da parte quelli inutili. Cionondimeno, quando vedi in tutti gli esseri le misure, le proporzioni e l'ordine, cercane il Creatore, poiché non ne troverai alcun altro se non Colui nel quale è somma misura somma proporzione e sommo ordine, cioè Dio, di cui la Scrittura dice con assoluta verità: Ha disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso. In tal modo troverai forse maggior vantaggio quando lodi Dio riguardo alla piccolezza di una formica anziché quando attraversi un fiume in groppa a un'alta bestia da soma.

In che senso l'uomo è stato creato a immagine di Dio secondo Gn 1, 26

Gn 1,26
17.27. E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza e abbia il dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie domestiche su tutta la terra e su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, con tutto il resto che dice la Scrittura fino alla sera e al mattino in cui si compie il sesto giorno. I manichei sono soliti polemizzare in modo particolare su questo tema, da chiacchieroni e ci scherniscono perché noi crediamo che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Essi infatti considerano solo la forma esteriore del nostro corpo e disgraziatamente ci domandano se Dio ha narici, denti, barba oltre gli organi interni e tutte le altre parti del corpo che sono necessarie a noi. Ma credere che Dio abbia tali cose è ridicolo, anzi empio, e per questo negano che l'uomo è fatto a immagine di Dio. A costoro rispondiamo che tali membra sono, per la verità, nominate non solo nei libri del Vecchio, ma anche del Nuovo Testamento, per lo più quando si vuole dare un'idea di Dio ai semplici che ascoltano. In realtà sono ricordati non solo gli occhi di Dio ma anche le orecchie, le labbra e i piedi; viene inoltre proclamato che il Figlio siede alla destra del Padre. Lo stesso Signore dice: Non giurate nel nome del cielo, poiché è la dimora di Dio, né per la terra, poiché è lo sgabello dei suoi piedi. Egli stesso parimenti diceva di scacciare i demoni col dito di Dio. Ma tutti coloro che intendono le Scritture nel senso spirituale, hanno imparato a intendere che questi termini non indicano membra corporee, ma potenze spirituali, come anche le corazze lo scudo, la spada e molte altre simili cose. Anzitutto dunque a cotesti eretici si deve dire con quale impudenza fanno empie insinuazioni a proposito di quelle parole del Vecchio Testamento quando le medesime parole le vedono usate anche nel Nuovo, o forse essi non le vedono rimanendo accecati mentre discutono in modo litigioso.

L'uomo è immagine di Dio per l'anima, per cui supera tutti gli altri animali.

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17. 28. Costoro tuttavia sappiano che in base alla dottrina cattolica i fedeli spirituali credono che Dio non è circoscritto dalla forma del corpo e che quando la Scrittura afferma che l'uomo è stato fatto ad immagine di Dio, lo afferma riguardo all'interiorità dell'uomo ov'è la ragione e l'intelligenza. Grazie a queste facoltà l'uomo esercita anche il suo dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, su tutte le bestie domestiche e su tutte le fiere, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Ecco qui, dopo aver detto: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, Dio soggiunge immediatamente: e abbia il dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, ecc. per farci comprendere che la Scrittura afferma che l'uomo è fatto a immagine di Dio non a causa del corpo, ma del potere per il quale è superiore a tutte le bestie. Effettivamente tutti gli altri animali sono soggetti all'uomo non per via del corpo ma dell'intelligenza che noi abbiamo e di cui essi sono privi, sebbene anche il nostro corpo sia stato formato in modo da mostrare che noi siamo superiori alle bestie e perciò simili a Dio; poiché il corpo di tutti gli animali che vivono sia nell'acqua sia sulla terra o che volano nell'aria, è proclive verso la terra e non eretto come il corpo dell'uomo. Questa caratteristica ci fa intendere che anche la nostra anima dev'essere protesa in alto verso le realtà celesti, che sono soltanto un bene suo, cioè quelle eterne, spirituali. Per conseguenza si capisce che l'uomo è fatto ad immagine di Dio soprattutto per via dell'anima, come lo attesta anche la forma eretta del corpo.

Anche dopo la condanna l'uomo può soggiogare quasi tutte le bestie.

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18. 29. Talvolta i manichei sono soliti dire anche: "In qual modo l'uomo ricevette il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie domestiche e su le belve, quando vediamo che gli uomini vengono uccisi da molte fiere e riceviamo danni dai volatili che vorremmo schivare o catturare e il più delle volte non ci riusciamo? In qual modo abbiamo dunque ricevuto il dominio sugli animali?". A questo proposito bisogna anzitutto dir loro che sbagliano di molto coloro i quali considerano l'uomo com'era dopo il peccato, allorché fu condannato alla mortalità della vita terrena e perse la perfezione con cui era stato creato a immagine di Dio. Ma anche dopo la condanna l'uomo ha tanta potenza da esercitare il dominio su un così gran numero di animali poiché, sebbene possa venire ucciso da molte belve per la fragilità del suo corpo, non può essere soggiogato da nessuna di esse, mentre invece ne sottomette al suo dominio tante o, per dir meglio, quasi tutte. Se dunque l'uomo, anche dopo la condanna, conserva tanta potenza, che cosa dobbiamo pensare del regno promessogli dalla parola di Dio una volta che sarà rinnovato e liberato?

Come intendere in senso spirituale Gn 1,28.

119 (Gn 1,28)
19. 30. Quanto a quest'altra frase della Scrittura: Li creò maschio e femmina e Dio li benedisse dicendo: Crescete, moltiplicatevi, procreate e riempite la terra, si pone del tutto giustamente la questione in qual senso debba intendersi l'unione del maschio e della femmina prima del peccato e prima di questa benedizione con cui Dio disse: Crescete, moltiplicatevi, procreate e riempite la terra. È da intendersi in senso carnale o in senso spirituale? Senza dubbio ci è lecito intenderla anche in senso spirituale in modo da ritenere che dopo il peccato fu, molto verosimilmente, trasformata in fecondità carnale. In precedenza infatti l'unione del maschio e della femmina era casta, corrispondente al fine dell'uomo che è quello di dirigere, e a quello della donna ch'è quello di ubbidire; oltre a ciò la procreazione spirituale di gioie intelligibili e immortali riempiva la terra, cioè dava vita al corpo e lo dominava, lo teneva talmente sottomesso che l'uomo non aveva a soffrire da parte di esso alcuna opposizione e alcuna molestia. Si deve credere così per il fatto che non erano ancora nati i figli di questo mondo prima che i progenitori peccassero. In effetti i figli in questo mondo generano e sono generati come dice il Signore quando insegna che la generazione carnale dev'essere disprezzata in confronto della vita futura che a noi è promessa.

Che cos'è, allegoricamente, dominare sulle bestie.

120 (Gn 1,28)
20. 31. Quando poi al comando rivolto ai progenitori: Dominate i pesci del mare, gli uccelli del cielo e tutti i rettili che strisciano sulla terra, senza parlare della interpretazione secondo la quale è chiaro che l'uomo può dominare tutti questi animali con la ragione, lo si può interpretare convenientemente anche in senso figurato, quello cioè di tenere sotto il nostro dominio tutte le passioni e i moti dell'anima, che abbiamo simili a quelli di questi animali e di dominarli con la temperanza e la moderazione. Quando infatti questi moti non vengono dominati, insorgono e arrivano fino a divenire abitudini assai vergognose e ci trascinano attraverso piaceri diversi e funesti e ci rendono simili a ogni specie di bestie. Quando, al contrario, vengono regolati e assoggettati, diventano completamente mansueti e vivono in concordia con noi. Essi si nutrono insieme a noi della conoscenza dei più salutari principi razionali, delle più utili norme di morale e così pure della vita eterna, come se si nutrissero d'erbe portanti il seme d'alberi fruttiferi e di piante verdeggianti. L'uomo inoltre vive felice e tranquillo quando tutti i suoi sentimenti vanno d'accordo con la ragione e con la verità, e allora si chiamano gioie, affetti santi, casti e buoni. Se al contrario non vanno d'accordo e non sono regolati accuratamente, lacerano l'anima, ne provocano l'intimo dissidio e rendono infelice la vita, e allora si chiamano turbamenti, capricci dei sensi e passioni funeste. Orbene, a proposito di tali sentimenti sregolati ci viene comandato di mortificarli in noi con ogni sforzo possibile fin a quando la morte non sarà inghiottita per la vittoria. L'Apostolo infatti afferma: Ora, quelli che appartengono a Cristo, hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Ecco dunque che anche solo da questo fatto a ognuno dev'essere rammentato che le suddette cose non bisogna intenderle in senso materiale, dal fatto cioè che nel libro della Genesi le verzure dei campi e gli alberi fruttiferi sono dati per nutrimento a ogni specie di bestie, a tutti gli uccelli e a tutti gli animali striscianti, mentre vediamo che i leoni, gli avvoltoi, gli sparvieri e le aquile si nutrono solo di carni e di cadaveri di altri animali uccisi da essi. La stessa cosa penso di alcuni animali che strisciano sulla terra, viventi in luoghi coperti di sabbia e deserti, dove non nascono né alberi né erbe.

Perché in Gn 1,31 si dice: molto buone.

121 (Gn 1,31)
21. 32.Non si deve però tralasciare con indifferenza di considerare attentamente la frase della Scrittura che dice: E Dio vide che tutte quante le cose che aveva fatte 47sono una cosa molto buona. Poiché la Scrittura, trattando d'ogni singola opera, diceva soltanto: E Dio vide ch'è una cosa buona, mentre parlando di tutte le opere, non le bastò dire buone, ma aggiunte altresì molto. Se infatti si riscontra che ciascuna delle opere di Dio, quando vengono considerate dai saggi nella specie propria di ognuna di esse, ha delle misure, delle proporzioni e un ordine eccellenti, quanto più eccellenti avranno queste proprietà tutte le opere insieme, vale a dire tutto l'universo che, nel suo complesso, è costituito da ciascuna di esse riunite in unità? Infatti ogni cosa bella, che risulta composta di parti, è molto più eccellente nella sua interezza che non nelle sue parti. Così, se nel corpo umano lodiamo solo gli occhi, solo il naso, solo le guance o solo il capo, o solo le mani o solo i piedi (e così dicasi di tutte le altre membra se sono belle e lodiamo ciascun membro in particolare), quanto più è da lodare l'intero corpo, al quale tutte le membra che, prese singolarmente sono tutte belle, conferiscono la propria bellezza? Per conseguenza una bella mano che veniva lodata anche separatamente non solo perderebbe anch'essa la sua bellezza, ma senza di essa sarebbero brutte tutte le altre membra. Tanto grande è la forza e la potenza dell'integrità e dell'unità che anche molte cose, che sono buone, piacciono solo quando si riuniscono insieme e si compongono armoniosamente a formare un qualcosa di unitario. Il termine "universo" infatti deriva da quello di "unità". Se i manichei riflettessero a ciò, esalterebbero Dio quale autore e creatore dell'universo, e ciò che in una parte li urta per la condizione naturale della nostra mortalità, lo ricondurrebbero alla bellezza di tutto l'insieme della creazione e vedrebbero che Dio ha fatto tutte le cose non solo buone, ma anche molto buone. Poiché anche un discorso ornato e ben ordinato, se consideriamo ognuna delle sillabe o delle lettere, che passano subito appena pronunciate, non vi troviamo che cosa piaccia o sia da lodare. Un discorso in effetti è bello non a causa di ciascuna sillaba ma di tutte quante le sillabe.

Il riposo di Dio al settimo giorno spiegato allegoricamente.

122 (Gn 2,2)
22. 33.Vediamo ormai anche il passo della Scrittura che i manichei di solito scherniscono con un'impudenza maggiore della loro ignoranza, che cioè Dio, dopo aver terminato la creazione del cielo e della terra e di tutte le altre cose che aveva fatte, nel settimo giorno cessò da ogni sua opera e benedisse il settimo giorno e lo consacrò, poiché in esso aveva cessato da tutte le sue opere. Essi infatti dicono: "Che bisogno aveva Dio di riposarsi? Si era forse affaticato e stancato nel far le opere compiute nei sei giorni?". Aggiungono anche la testimonianza del Signore che dice: Il Padre mio opera fino al presente. Con ciò ingannano molti ignoranti ch'essi si sforzano di convincere che il Nuovo Testamento è contrario all'Antico. Coloro però ai quali il Signore dice: Il Padre mio opera fino al presente, immaginavano il riposo di Dio in modo carnale, e, osservando il sabato in modo carnale, non capivano cosa volesse simboleggiare la realtà indicata da quel giorno; allo stesso modo anche costoro, sebbene con disposizioni d'animo diversa, tuttavia ugualmente come quelli non capiscono il significato simbolico del sabato. Il sabato infatti non l'hanno compreso non solo quelli osservandolo materialmente ma altresì costoro detestandolo grossolanamente. Ciascuno dunque deve accostarsi a Cristo perché gli venga rimosso il velo (dagli occhi), come dice l'Apostolo. Il velo in effetti viene rimosso allorché, tolto via il velame della similitudine e dell'allegoria, si manifesta la verità nella sua schiettezza, perché possa essere vista.

Che cosa vuol dire: Dio riposò.

22. 34. Innanzitutto dunque riguardo a molti passi delle Sacre Scritture bisogna osservare e riconoscere la regola di detto modo di esprimersi. Che cos'altro infatti vuol simboleggiare la Sacra Scrittura, allorché dice che Dio si riposò da tutte le sue opere molto buone che aveva fatte, se non il nostro riposo ch'egli ci darà da tutte le opere buone, se anche noi avremo fatte delle opere buone? Conforme al medesimo modo di parlare anche l'Apostolo dice: Poiché noi non sappiamo che cosa è conveniente chiedere nella preghiera, ma lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti ineffabili. In realtà non è che lo Spirito Santo gema come se avesse bisogno o si trovasse in qualche difficoltà, lui che presso Dio intercede per i fedeli servi di Dio, ma è lui che ci eccita a pregare quando gemiamo, e perciò diciamo ch'è lui a fare ciò che facciamo noi per suo impulso. Così la Scrittura dice anche: Il 52 Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate. Ora, egli permette che noi siamo messi alla prova non affinché sappia lui, al quale non è nascosto nulla, ma per fare in modo che sappiamo noi quali progressi abbiamo fatti nell'amarlo. Conforme a questo stesso modo di esprimerci anche nostro Signore dice d'ignorare il giorno e l'ora della fine del mondo. Ora, che cosa può esserci ch'egli ignori? Ma poiché egli nascondeva ai suoi discepoli quel particolare per la loro utilità, disse d'ignorarlo poiché, nascondendolo, faceva in modo che lo ignorassero essi. Seguendo questa figura retorica il Signore disse anche che quel giorno era noto solo al Padre poiché lo faceva conoscere al medesimo Figlio. Tenendo presente questa figura retorica molte questioni riguardanti le Sacre Scritture vengono risolte senz'alcuna difficoltà da coloro i quali conoscono già il genere di questo modo di parlare. Di tali modi di parlare abbonda anche il nostro linguaggio ordinario quando diciamo "lieto" il giorno per il fatto che ci rende lieti, e "pigro" il freddo perché ci rende pigri, e "cieca" una fossa perché non la vediamo, e "forbita" la lingua che produce parole forbite; infine diciamo "tranquillo e senza alcuna molestia" il tempo in cui noi siamo tranquilli senza alcuna molestia. La Scrittura dunque dice che Dio si riposò da tutte le opere che aveva fatte molto buone, perché in lui riposeremo noi da tutte le nostre opere se ne avremo fatte di buone, poiché le stesse nostre opere buone sono da attribuire a lui che chiama, comanda e mostra la via della verità, a lui che c'invita anche affinché abbiamo la volontà e ci somministra le forze per compiere ciò che ci comanda. L'infanzia del mondo, la prima delle sei età corrispondenti ai giorni genesiaci: da Adamo a Noè.

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23. 35. 1a ETÀ. Ma per qual ragione questo riposo è assegnato al settimo giorno? Io penso che questo fatto debba considerarsi più attentamente. Infatti percorrendo tutto il testo delle Sacre Scritture io vi scorgo in certo qual modo sei età destinate alle opere, età distinte tra loro, per così dire, da limiti determinati, di modo che nella settimana si spera il riposo. Io vedo inoltre che queste medesime sei età assomigliano a questi sei giorni in cui furono compiute le opere che la Scrittura ricorda essere state fatte da Dio. Orbene, i primordi del genere umano, nei quali esso cominciò a godere questa luce, sono con ragione paragonati al primo giorno, in cui Dio creò la luce. Quest'età può essere considerata come l'infanzia di tutto lo stesso mondo che, in proporzione della sua grandezza, dobbiamo immaginare come un sol uomo, poiché anche ciascun uomo, appena nasce ed esce alla luce, trascorre come sua prima età l'infanzia. Questa si estende da Adamo a Noè per dieci generazioni. Alla sera - diciamo così - di questo giorno avviene il diluvio, poiché anche la nostra infanzia viene cancellata dal diluvio della dimenticanza.

La seconda età del mondo, simile alla fanciullezza: da Noè ad Abramo.

23. 36. 2a ETÀ. E al mattino comincia la seconda età, paragonabile alla fanciullezza, e si estende dai tempi di Noè fino ad Abramo per altre dieci generazioni. Essa inoltre a ragione si paragona al secondo giorno, in cui fu creato il firmamento in mezzo alle acque superiori e a quelle inferiori, poiché anche l'arca in cui era Noè con i suoi familiari, era come un firmamento tra le acque sottostanti sulle quali stava a galla e quelle sovrastanti dalle quali veniva bagnata. Quest'età non viene cancellata dal diluvio poiché neppure la nostra fanciullezza viene eliminata dalla memoria per via della dimenticanza. Noi infatti ci ricordiamo d'essere stati ragazzi, ma non ci ricordiamo d'essere stati bambini. La sera di questa età è la confusione delle lingue avveratasi in coloro che costruivano la torre, la mattina seguente invece comincia da Adamo. Ma neppure questa seconda età generò il popolo di Dio, perché nemmeno la fanciullezza è adatta a generare.

La terza età dei mondo, simile all'adolescenza: da Abramo a Davide.

23. 37. 3a ETÀ. Il mattino dunque comincia da Abramo e succede la terza epoca, paragonabile all'adolescenza. Essa può inoltre esser paragonata al terzo giorno, in cui la terra fu separata dalle acque. Il popolo di Dio infatti fu separato da tutti i Gentili, i cui errori variabili e sballottati dalle vane dottrine dell'idolatria come da ogni sorta di venti sono bene denotati con il nome di "mare"; da questi errori dei Gentili, e da questi flutti del mondo fu dunque separato il popolo di Dio per opera di Abramo, come la terra apparve arida, assetata cioè della pioggia dei comandamenti divini. Quel popolo, adorando l'unico Dio, come una terra irrigata, perché potesse produrre utili frutti, ricevette le Sacre Scritture e le profezie. Orbene quest'epoca era ormai in grado di generare il popolo di Dio, poiché anche la terza età dell'uomo, cioè l'adolescenza, può aver già dei figli. Ecco perché ad Abramo fu detto: Ti ho costituito padre di molti popoli e ti moltiplicherò in modo straordinario e ti renderò padre di una moltitudine di nazioni e da te usciranno dei re. Io stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come un'alleanza eterna per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. A te alla tua discendenza dopo di te io darò in possesso perenne il paese in cui abiti, tutto il paese di Canaan, e sarò il loro Dio. Questa età si estende da Abramo fino a Davide per quattordici generazioni. La sera di essa è rappresentata dai peccati del popolo con cui trasgredivano i comandamenti di Dio fino alla malvagità del pessimo re Saul.

Quarta età, simile alla giovinezza: da Davide alla deportazione babilonese.

23. 38. 4a ETÀ. Nel mattino seguente sorge il regno di Davide. Questa età è simile alla giovinezza. In realtà fra tutte le età regna sovrana la giovinezza ed è il sicuro ornamento di tutte le età. Ecco perché è giustamente paragonata al quarto giorno in cui furono creati gli astri nel firmamento del cielo. Ora, che cosa può simboleggiare in modo più evidente lo splendore d'un regno che la superiorità del sole? Lo splendore della luna invece rappresenta il popolo che ubbidisce al regno come la stessa sinagoga, e le stelle sono come i maggiorenti di essa e tutte queste realtà hanno il loro fondamento nella stabilità del regno come nel firmamento. La sera, per così dire, di questa età è rappresentata dai peccati dei re, per causa dei quali quel popolo meritò di vivere in cattività ed essere ridotto in servitù.

Quinta età simile all'età matura: dalla cattività babilonese a Gesù Cristo.

23. 39. 5a ETÀ. La mattina seguente raffigura la deportazione a Babilonia, quando il popolo (giudaico) fu messo nella condizione di vivere agiatamente nel riposo della cattività straniera. Quest'età si estende fino alla venuta di nostro Signore Gesù Cristo: questa è la quinta età, che è il declinare della giovinezza, verso la vecchiaia; non ancora vecchiaia, ma non più giovinezza; è l'età dell'anziano chiamato dai greci, poiché da questi il "vecchio" non è chiamato, ma. In realtà quest'epoca andò calando e spezzandosi per quanto riguarda il popolo giudaico dopo la solidità del regno, allo stesso modo che l'uomo dopo la giovinezza diventa vecchio. Quest'epoca poi viene giustamente paragonata al quinto giorno, in cui furono creati gli esseri viventi nelle acque e gli uccelli del cielo, dopo che quegli uomini cominciarono a vivere tra i pagani come in un mare e ad avere una sede insicura e instabile come gli uccelli che volano. Senza dubbio però c'erano lì anche grandi cetacei, vale a dire quei grandi uomini che furono più capaci di dominare le tempeste del mondo anziché essere servi in quella cattività, poiché nessuna paura poté farli uscire dalla via retta per seguire il culto idolatrico. A questo proposito si deve tenere presente che Dio benedisse quegli animali dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque del mare e gli uccelli si moltiplichino sopra la terra poiché in realtà il popolo giudaico, da quando fu disperso tra i popoli pagani, si moltiplicò grandemente. Quella che possiamo chiamare la sera di questo giorno, cioè di questa età, è la moltiplicazione dei peccati tra il popolo dei Giudei, poiché questi diventarono tanto ciechi da non esser capaci nemmeno di riconoscere il Signore Gesù Cristo.

La sesta età, in cui nasce l'uomo nuovo, è simile alla vecchiaia.

23. 40. 6a ETÀ. Il mattino seguente comincia dalla predicazione del Vangelo per opera di nostro Signore Gesù Cristo e così ha termine il quinto giorno; comincia il sesto, nel quale appare la senilità dell'uomo vecchio. In quest'età infatti s'indebolì assai quel regno carnale allorché non solo fu abbattuto il tempio ma cessarono finanche gli stessi sacrifici, e adesso quel popolo, per quanto riguarda la potenza del proprio regno, trascina - per così dire - lo stremo della propria vita. Tuttavia in questa età, come nella vecchiaia dell'uomo vecchio, nasce l'uomo nuovo che vive ormai in modo spirituale. Difatti nel sesto giorno Dio disse: Produca la terra esseri viventi; nel quinto invece aveva detto: Le acque producano, non già esseri viventi, ma rettili dì anime viventi; poiché i rettili sono corpi, e quel popolo, come se si trovasse nel mare dei pagani, era ancora soggetto alla Legge a causa della circoncisione corporale e dei sacrifici. Dio, al contrario, chiama "viventi" queste anime in virtù della vita per cui si comincia a desiderare le realtà eterne. I serpenti dunque e il bestiame minuto prodotti dalla terra sono simbolo dei popoli che avrebbero creduto nel Vangelo. Di tali popoli Dio, a proposito di quel vassoio mostrato a Pietro negli Atti degli Apostoli, dice: Uccidi e mangia. Ma siccome Pietro aveva detto ch'erano cose immonde, gli fu risposto: Ciò che è stato purificato da Dio, tu non devi chiamarlo impuro 60. È allora che viene creato l'uomo a immagine e somiglianza di Dio, allo stesso modo che in questa sesta età nasce nella carne nostro Signore, di cui il Profeta dice: Egli è anche uomo ma chi lo riconoscerà?. Inoltre, come quel giorno furono creati il maschio e la femmina, così in questa età lo furono Cristo e la Chiesa. Oltre a ciò in quel giorno l'uomo viene messo a dominare le bestie, i serpenti e gli uccelli del cielo allo stesso modo che in questa età Cristo governa le anime che gli ubbidiscono, perché da lui fossero resi domestici e mansueti gli uomini dediti alle passioni carnali come le bestie o accecati dalla tenebrosa cecità come i serpenti o altezzosi per la superbia come gli uccelli. Inoltre, allo stesso modo che da quel giorno l'uomo e gli animali, che sono con lui, si nutrono di erbe aventi il seme, di alberi fruttiferi e d'erbe verdeggianti, così in questa età l'uomo spirituale, chiunque è buon servo di Cristo e lo imita meglio che può, si nutre spiritualmente assieme allo stesso popolo con l'alimento delle Sacre Scritture e della legge di Dio, non solo per concepire la fecondità delle ragioni e degli insegnamenti, come se si cibasse d'erbe aventi il seme, ma anche per apprendere l'utilità dei costumi propri della vita umana, come se si cibasse di alberi fruttiferi, e anche per irrobustire la fede, la speranza e la carità, come se si cibasse d'erbe verdeggianti, vale a dire talmente rigogliose da non poter seccarsi a causa di alcuna cocente tribolazione. Ma l'uomo spirituale si nutre di questi alimenti per capire molte cose; l'uomo carnale invece, quello cioè che è ancora piccolo in Cristo, come un piccolo animale di Dio, se ne alimenta per credere molte cose che non è ancora capace di capire; tutti però hanno i medesimi cibi.

La sera della sesta età coincide col ritorno del Figlio dell'uomo sulla terra.

23. 41. 7a ETÀ. Quella che potrebbe chiamarsi la sera di questa età - che Dio non voglia ci colga - se pur non è già cominciata, è quella di cui il Signore dice: Quando verrà il Figlio dell'uomo, troverà forse la fede sulla terra? A questa sera succederà il mattino, in cui verrà il Signore nello splendore della sua eterna gloria. Allora con Cristo riposeranno da tutte le opere coloro ai quali è stato detto: Siate perfetti come il Padre vostro celeste. Siffatte persone infatti compiono opere molto buone. Ebbene, dopo tali opere deve sperarsi il riposo nel settimo giorno, il quale non ha sera. Non si può dunque affatto spiegare a parole in qual modo Dio fece e creò il cielo e la terra e tutte le creature da lui create. Ma questa esposizione che segue la successione dei giorni ci fa capire, per così dire, la storia delle realtà create in modo da tenere presente allo sguardo soprattutto la predicazione di quelle future.

Perché le sei età del mondo sono disuguali.

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Agostino - Genesi 113