Agostino - Genesi 1520

Connessione e correlazione dell'anima con il corpo.


20.43. È molto importante sapere ove si produce l'ostacolo che impedisce di percepire gli oggetti, quando l'ostacolo dipende dal corpo. Se risulta che l'ostacolo si trova all'entrata stessa o, per così dire, alla porta dei sensi - come per esempio negli occhi, nelle orecchie e negli altri sensi del corpo - viene impedita soltanto la percezione degli oggetti materiali, mentre l'attenzione dell'anima non è distornata verso un altro oggetto in modo da scambiare le immagini degli oggetti per oggetti reali. Se, al contrario, la causa dell'impedimento è nell'interno del cervello da cui si dipartono le vie per arrivare a percepire gli oggetti esterni, allora sono assopiti o turbati o interrotti gli organi mediante i quali esplica le sue energie tese a vedere o percepire gli oggetti esterni. Ma poiché l'anima non perde questa sua tensione, ma forma immagini tanto vivide che non è in grado di distinguere le immagini degli oggetti dagli oggetti veri e propri e non sa se ha a che fare con le une o con gli altri e, quando lo sa, lo sa in modo di gran lunga diversa da quello ch'essa ha quando è consapevole delle immagini degli oggetti presenti nella sua fantasia o che si presentano alla sua immaginazione. Questo fenomeno non può essere compreso - sia pure solo in qualche modo - se non da coloro che l'hanno esperimentato. Da ciò deriva che, mentre io dormivo, mi rendevo conto di vedere qualcosa in sogno e tuttavia le immagini da me viste non le distinguevo dagli oggetti reali come di solito le distinguiamo quando ce le rappresentiamo anche ad occhi chiusi o quando siamo nelle tenebre. L'attenzione dell'anima ha un potere diverso secondo che arrivi agli organi sensori anche chiusi o che nello stesso cervello - da cui essa tende a percepire gli oggetti - esista una causa che la svia verso un altro oggetto; in tal caso, benché sappia talora di non vedere oggetti reali ma immagini d'oggetti, oppure, a causa della sua poca istruzione, pensi che siano anch'esse oggetti reali pur rendendosi conto di vederle non con gli occhi del corpo ma con lo spirito, cionondimeno questa disposizione è di gran lunga diversa dall'attività per cui la tensione dell'anima la rende presente al proprio corpo. Ecco perché anche i ciechi sanno d'essere svegli quando distinguono con sicurezza le immagini degli oggetti rappresentate nell'immaginazione dagli oggetti che non possono vedere.

Le visioni in cui interviene un agente estraneo.

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21.44. Quando invece in un corpo sano con i sensi non assopiti nel sonno l'anima è rapita da qualche arcana forza spirituale verso visioni di cose assomiglianti ad oggetti materiali, non ne segue che, poiché è diverso il modo della visione, sia diversa anche la natura delle cose viste, atteso che tra le cause d'origine fisica vi sono differenze che sono talvolta anche di natura contraria. Così, nel caso dei frenetici quando non dormono è piuttosto nel cervello che i canali della sensazione sono turbati e perciò essi vedono oggetti come li vedono i sognanti la cui attenzione durante il sonno è sviata dalle percezioni dello stato di veglia ed è portata ad avere quella sorta di visioni. Ora, benché il primo caso avvenga nello stato di veglia e l'altro nel sonno, tuttavia gli oggetti visti nell'uno e nell'altro non sono di specie diversa poiché procedono dallo spirito, dal quale e nel quale si formano le immagini degli oggetti materiali. Così, benché sia diversa la causa che distoglie l'attenzione, quando l'anima d'una persona sana di corpo e sveglia viene rapita da una misteriosa forza spirituale in modo da vedere, invece di un oggetto, immagini rappresentanti realtà materiali, la natura delle visioni è tuttavia la medesima. Infatti non può dirsi neppure che, quando la causa risiede nel corpo, l'anima produce con il suo proprio potere, senz'alcuna preveggenza del futuro, immagini d'oggetti materiali come fa di solito quando si rappresenta qualcosa, mentre al contrario, quando è rapita da uno spirito perché abbia siffatte visioni, queste le sono presentate da Dio; la sacra Scrittura infatti dice chiaramente: Io effonderò il mio Spirito su ogni uomo; i giovani avranno visioni e i vecchi faranno sogni, attribuendo entrambi i fenomeni all'azione di Dio. La Scrittura dice anche: A lui apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Non aver 44 45 paura di prendere con te la tua sposa Maria, e ancora: Prendi il bambino e va' in Egitto.

Lo spirito umano è rapito da uno spirito buono solo perché riveli qualcosa.


22.45. Io pertanto non penso che lo spirito di una persona venga rapito da uno spirito buono per fargli vedere immagini di tal genere se non quando esse hanno un significato speciale; quando invece la causa delle visioni è nel corpo in modo che lo spirito umano s'indirizzi verso di esse per vederle più distintamente, non si deve credere che abbiano sempre un significato; tuttavia ne hanno uno quando sono ispirate da uno spirito che le rivela sia a uno che dorme sia a uno sofferente di qualche disturbo fisico da cui sia privato dell'uso dei sensi del corpo. Io conosco pure casi di persone sveglie e non afflitte assolutamente da alcuna malattia né tormentate dal delirio, nelle quali furono prodotte, mediante qualche misterioso impulso, certe rappresentazioni che, in seguito a spiegazioni date oralmente, si rivelarono essere delle profezie. Ciò è successo non solo a persone che avevano pronunciato frasi alle quali avevano dato un senso diverso; è questo il caso del gran sacerdote Caifa che fece una profezia senza l'intenzione di farla; ma è il caso anche di altre persone che avevano intenzione di fare una predizione riguardo ad eventi futuri.

Predizioni fatte per gioco dai giovani e avveratesi.

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22.46. Alcuni giovani, per esempio, in una località ove erano capitati durante un loro viaggio, volendosi divertire con una burla, si finsero astrologhi, pur ignorando assolutamente il nome dei dodici segni dello zodiaco. Vedendo che il loro ospite ascoltava sbalordito ciò che dicevano e asserivano ch'era perfettamente vero, continuarono il gioco con maggiore audacia. L'ospite restava tuttavia affascinato e approvava tutto ciò che quelli dicevano. Alla fine li interrogò sulla sorte del figlio di cui aspettava ansiosamente il ritorno poiché era lontano da lungo tempo e tardava in modo inconcepibile; egli quindi era angosciato pensando che gli fosse accaduta qualche disgrazia. Quei giovani però non si preoccupavano della verità che l'ospite avrebbe potuto conoscere dopo la loro partenza e, pur di renderlo tuttavia felice per il momento, sul punto di apprestarsi a partire gli risposero che il figlio stava bene, che si avvicinava e che sarebbe arrivato lo stesso giorno in cui gli facevano la predizione. Essi infatti non temevano che, una volta trascorso interamente quel giorno, il loro ospite si mettesse il giorno seguente sulle loro tracce per redarguirli. Ma, per venire subito alla conclusione, nel momento in cui si disponevano a partire, ecco che all'improvviso arrivò il figlio mentre essi erano ancora lì, in casa.

Predizione fatta da un altro giovane per scherzo e avveratasi.


22.47. Così pure un'altra volta, durante una festa pagana, un giovane danzava accompagnato da un flautista in un luogo dov'erano molti idoli. Egli non era un frenetico posseduto da spirito alcuno ma, come sapevano i circostanti e gli spettatori, imitava per gioco gli ossessi. Era infatti usanza che prima di pranzo si offrissero sacrifici e gl'invasati dagli spiriti si abbandonassero ai loro atti furiosi e che dopopranzo a nessuno dei giovani, che l'avessero desiderato, fosse proibito d'imitarli per gioco. Fu così che quel giovane, mentre eseguiva la sua danza, chiese ed ottenne dalla folla circostante che se la rideva, di fare silenzio e allora predisse che durante la notte ormai imminente sarebbe stata uccisa da un leone nel bosco vicino una persona e che l'indomani sul far del giorno la folla avrebbe abbandonato il luogo della festa e si sarebbe recata a vedere il cadavere di quel malcapitato. La cosa andò proprio in quel modo, sebbene da tutte le sue buffonate apparisse a tutti gli spettatori assai chiaro ch'egli aveva fatto quella predizione per gioco e per scherzo, senza aver avuto mailo spirito turbato o essere stato mai fuor dei sensi. Egli stesso rimase tanto più stupito di ciò ch'era accaduto quanto più era conscio dello stato d'animo in cui si trovava e con quali espressioni aveva predetto quel fatto.

È assai difficile sapere come si formano nello spirito le visioni.


22.48. In qual modo arrivano nello spirito queste visioni? Vi si formano forse originariamente o sono introdotte già formate e percepite grazie a una sorta d'unione (con il loro spirito)? In questo modo gli angeli mostrerebbero agli uomini i propri pensieri e le immagini degli oggetti materiali ch'essi formano in precedenza nel proprio spirito grazie alla loro conoscenza del futuro, allo stesso modo ch'essi vedono i nostri pensieri non certo con gli occhi - poiché non vedono con il corpo ma con lo spirito - con la differenza però che gli angeli conoscono i nostri pensieri anche se noi non lo vogliamo, mentre noi non possiamo conoscere i loro pensieri se non a condizione che ce li rivelino essi stessi. Gli angeli infatti - a mio avviso -hanno il potere di nascondere i loro pensieri con mezzi spirituali, allo stesso modo che noi nascondiamo il nostro corpo agli occhi altrui ponendo degli ostacoli tra noi e loro. E come mai avviene che nel nostro spirito si percepiscono talora solo immagini significative senza che si sappia se abbiano un significato, mentre altre volte si capisce che significano qualcosa ma il loro significato non risulta certo; altre volte, al contrario, l'anima umana, per una sorta di rivelazione, non solo vede nello spirito queste immagini, ma con la mente conosce anche il loro significato? Ciò è assai difficile saperlo e, ammesso che lo sapessimo, è assai arduo discuterlo e spiegarlo.

Ricapitolazione: v'è in noi una natura spirituale dove si formano le immagini degli oggetti.

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23.49. Per ora tuttavia credo sia sufficiente mostrare che certamente esiste in noi una natura spirituale in cui si formano le immagini degli oggetti materiali. Essa agisce sia quando con i sensi fisici percepiamo un oggetto e subito si forma nello spirito e vien conservata nella memoria l'immagine dell'oggetto, sia quando rimuginiamo nella mente immagini di oggetti assenti ma già conosciuti, per formare una certa visione spirituale mediante le immagini già esistenti nello spirito anche prima che ce le rimuginassimo nella mente; sia quando gli oggetti, che noi non conosciamo ma della cui esistenza non dubitiamo, ci rappresentiamo immagini non corrispondenti a quel che sono realmente ma come ci si presentano all'immaginazione; oppure quando, secondo il nostro arbitrio o la nostra immaginazione, ci rappresentiamo altri oggetti inesistenti o dei quali ignoriamo l'esistenza; oppure quando diverse forme di immagini di corpi si presentano all'anima senza il nostro concorso o contro la nostra volontà. La natura spirituale inoltre agisce in noi quando, avendo intenzione di compiere un'azione fisica, disponiamo nei particolari il progetto da realizzarsi in quell'azione e li anticipiamo tutti nel pensiero; oppure nel corso dell'azione, quando parliamo o facciamo qualcos'altro, anticipiamo tutti i movimenti del corpo rappresentandoceli nell'intimo dello spirito mediante le loro immagini per poterli eseguire - poiché nessuna sillaba, per breve che sia, è pronunciata al suo giusto posto senza che prima sia prevista e risuoni (nella fantasia) --; così pure agisce quando nel sonno si vedono sogni che hanno o non hanno un significato, o quando, essendo turbati i canali interni delle sensazioni a causa d'una malattia, lo spirito confonde le immagini degli oggetti con gli oggetti reali al punto che è quasi affatto impossibile distinguerli - e ciò può accadere sia quando essi abbiano un significato che quando si presentino senza avere alcun significato - oppure si ha l'azione della natura spirituale quando, per l'aggravarsi d'una malattia o per un dolore che ostruisce i canali interni attraverso i quali l'attenzione dell'anima si spinge fuori e, mediante gli organi del corpo, si sforza di percepire il proprio oggetto, nascono o si presentano casualmente nello spirito, con forza maggiore di quando esso è stornato dai sensi nel sonno, immagini delle realtà materiali che hanno un significato o che appaiono senza alcun significato. La natura spirituale agisce infine quando, senz'alcuna causa proveniente dal corpo, sotto l'azione d'uno spirito che se ne impossessa e la rapisce fuori dei sensi, l'anima è trasportata alla visione di immagini di realtà corporee di tal genere e, pur confondendo le immagini con gli oggetti dei sensi, conserva anche l'uso dei sensi del corpo; o quando, rapita da uno spirito, l'anima è distolta dall'uso di tutti i sensi del corpo in modo da essere interamente assorta nella visione spirituale di sole immagini di oggetti materiali,nel qual caso io non vedo come possa esserci visione di qualcosa priva di significato.

Visione spirituale e visione intellettiva.

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24.50. Per conseguenza la natura spirituale in cui non sono prodotti oggetti materiali ma immagini d'oggetti, ha visioni di una specie inferiore a quelle che mediante la sua luce ha la mente e l'intelligenza. Da questa facoltà vengono infatti giudicate le conoscenze inferiori e vengono viste le realtà che non sono né corpi né cose non aventi alcuna forma simile ai corpi: tali sono la stessa mente e ogni retto sentimento dell'anima - a cui sono contrari i suoi vizi riprovati e condannati giustamente negli uomini --. In qual altro modo infatti si vede l'intelletto se non con un atto dello stesso intelletto? Allo stesso modo (noi vediamo) la carità, la gioia, la pace, la longanimità, la cordialità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, il dominio di sé, e tutte le altre virtù somiglianti, per mezzo delle quali ci avviciniamo a Dio, e (infine) Dio stesso, dal quale, per mezzo del quale e nel quale esistono tutte le cose.

L'ordine gerarchico delle tre specie di visioni.


24.51. Differenti sono quindi le visioni che si formano nella medesima anima, sia quelle percepite mediante il corpo - come il cielo fisico e la terra e tutto ciò che in essi può essere conosciuto nella misura che può essere conosciuto (dall'uomo) - sia quelle percepite dallo spirito, ossia le immagini dei corpi, delle quali abbiamo già parlato a lungo --, sia quelle che sono comprese dalla mente e che non sono né corpi né immagini di corpi. In queste visioni però c'è naturalmente un ordine gerarchico, e una è più eccellente di un'altra. Ora, la visione spirituale è superiore a quella corporale; a sua volta la visione intellettuale è superiore a quella spirituale. Infatti non può esserci visione corporale senza quella spirituale, dal momento che nel medesimo istante in cui un oggetto materiale è percepito da un senso del corpo, si produce anche nell'anima qualcosa non identico all'oggetto percepito ma qualcosa di simile a esso. Se ciò non accadesse, non ci sarebbe neppure la sensazione per mezzo della quale si percepiscono gli oggetti esterni. Non è infatti il corpo ad avere le percezioni ma è l'anima per mezzo del corpo, del quale si serve come d'un messaggero per formare in se stessa (l'immagine) dell'oggetto esterno che viene richiamato alla sua attenzione dal mondo esterno. Non può, dunque, esserci una visione corporale se non c'è allo stesso tempo anche una visione spirituale; ma tra le due visioni non può esserci distinzione finché non sia passata quella corporale e l'oggetto percepito mediante i sensi del corpo non si trovi nello spirito. D'altro canto non può esserci una visione spirituale senza che ci sia anche quella corporale, quando appaiono nello spirito immagini d'oggetti assenti o quando ne formiamo molte con la libera attività dell'anima o si presentano allo spirito contro il nostro volere. Così pure la visione spirituale ha bisogno di quella intellettuale quando dev'essere giudicato il suo contenuto, mentre quello intellettuale non ha bisogno della visione spirituale la quale è inferiore a quella. La visione corporale è quindi inferiore a quella spirituale ma tutt'e due sono inferiori a quella intellettuale. Quando perciò noi leggiamo: L'uomo spirituale giudica ogni cosa, egli invece non è giudicato da nessuno, non dobbiamo intenderlo nel senso dello "spirito" in quanto distinto dall'anima intellettuale - come nella frase dell'Apostolo: Pregherò con lo spirito, ma pregherò pure con l'intelligenza - ma nel senso inteso da San Paolo in quest'altro passo: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente. Abbiamo infatti già spiegato, più sopra, che in un altro senso è detta "spirito" anche la stessa mente, cioè la facoltà mediante la quale l'uomo spirituale giudica ogni cosa. Io perciò penso possa dirsi logicamente e naturalmente che la visione spirituale occupa, diciamo così, un posto intermedio tra la visione intellettuale e quella corporale. Non è quindi illogico - a mio parere -dire che una cosa, la quale per verità non è un corpo ma è immagine d'un corpo, è intermedia tra ciò che è realmente un corpo e ciò che non è né un corpo né immagine d'un corpo.

In quali visioni l'anima può ingannarsi.

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25.52. L'anima viene però ingannata dalle immagini delle cose non a causa di un loro difetto, ma della supposizione in base alla quale le giudica, allorché, per difetto d'intelligenza, scambia le apparenze con la realtà di cui quelle sono immagini. L'anima dunque s'inganna nella visione corporale quando si figura che avvenga negli oggetti ciò che si presenta ai sensi del corpo, - come a coloro che viaggiano su una nave pare che si muovano gli oggetti che stanno fermi sulla terra, e a coloro che guardano il cielo sembra che siano fisse le stelle che invece si muovono. Così quando i raggi emessi dagli occhi sono divergenti, ci pare di vedere due immagini d'una stessa lampada; e un remo nell'acqua appare spezzato, e così dicasi di molti altri fenomeni di tal genere - oppure quando l'anima scambia un oggetto per un altro oggetto perché gli somiglia nel colore o nel suono o nel sapore o nel tatto; ecco perché anche un medicamento mescolato con la cera cotto in una pentola è scambiato per un legume, e il rombo d'un carro che passa è preso per un tuono, e l'erba aromatica chiamata cedrina, se non è esaminata da nessun altro senso, la si prende per un limone, o una vivanda condita con una salsa dolciastra sembra confezionata con il miele, e se al buio si tocca un anello mai visto prima, lo si crede d'oro mentre è di rame o d'argento; oppure l'anima s'inganna quando, nel vedere all'improvviso e di punto in bianco certi oggetti, si turba e crede di vederli in sogno o di avere una visione spirituale di tal genere. In tutti i casi di visioni corporali si ricorre quindi all'attestazione degli altri sensi e soprattutto a quella della mente e della ragione in modo da scoprire, per quanto è possibile, che cosa c'è di vero in siffatta specie di visioni. Nella visione spirituale invece, vale a dire nelle immagini dei corpi viste dallo spirito, l'anima s'inganna quando siffatte immagini le prende per oggetti reali o quando, formandosi delle immagini basate su una ipotesi o una falsa congettura, corrispondono anche a oggetti che si figura esistenti senza averli mai visti. Nelle intuizioni dell'intelletto, al contrario, l'anima non s'inganna. Poiché o essa comprende (ciò che vede) e allora possiede la verità, oppure, se non possiede la verità, l'anima non riesce a comprenderlo. Per conseguenza una cosa è, per l'anima, sbagliare riguardo agli oggetti ch'essa vede, un'altra è sbagliare perché non li vede.

Visioni spirituali causate da Dio.

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26.53. Succede alle volte che l'anima sia rapita (fuori dei sensi) per avere visioni in cui lo spirito contempla immagini somiglianti agli oggetti in modo da essere completamente estraniata dai sensi del corpo - più di quanto non lo sia ordinariamente nel sonno, ma meno di quanto lo è nella morte --; allora appunto avviene che l'anima, mediante l'ispirazione e l'aiuto di Dio, si rende conto di vedere nello spirito non oggetti materiali ma immagini di oggetti, come succede a coloro i quali sono consci di vedere in sogno anche prima di svegliarsi. Può darsi inoltre che nelle visioni spirituali si vedano eventi futuri - che si vedono attraverso le immagini presentate all'anima - in modo da essere riconosciuti come futuri con assoluta chiarezza sia perché l'intelligenza umana è aiutata da Dio, sia per il fatto che ne spiega il significato qualcuno presente in siffatte visioni, come veniva spiegato a Giovanni nell' Apocalisse. In questo caso si tratta d'una rivelazione importante anche se per caso colui, al quale sono rivelati quegli eventi, ignora se sia uscito fuori del corpo o si trovi ancora nel corpo; se infatti questa conoscenza non è rivelata a chi è rapito in estasi, è possibile ch'egli ignori questo suo stato se non gli viene rivelato.

Perfezione e felicità della visione intellettiva.


26.54. Inoltre se uno, allo stesso modo ch'è stato rapito fuori dei sensi del corpo per essere tra le immagini dei corpo che vengono contemplate dallo spirito, viene anche rapito fuori delle stesse immagini per essere trasportato nella regione - diciamo così - delle realtà intellettuali e degl'intelligibili ove la verità appare trasparente senz'alcuna immagine corporale e la sua visione non è offuscata da nessuna nube di false opinioni, lì le virtù dell'anima non sono più penose né fastidiose; lì la concupiscenza non è più frenata con lo sforzo della temperanza, l'avversità non è più tollerata con la fortezza, l'iniquità non è più punita con la giustizia, il male non è più evitato con la prudenza. Lì l'unica e perfetta virtù è amare ciò che si ama. Lì infatti la felicità si beve alla sua stessa sorgente dalla quale si sparge per la nostra vita qualche spruzzo al fine di vivere con temperanza, con fortezza, con giustizia e prudenza tra le prove di questo mondo. Per raggiungere questa mèta, ove sarà il riposo sicuro e l'ineffabile visione della verità, noi ci sottoponiamo allo sforzo di trattenerci dai piaceri e sopportare le avversità, aiutare gli indigenti e opporci ai menzogneri. Lì si vede la gloria del Signore, non mediante una visione simbolica o corporale, come fu vista (da Mosè) sul monte Sinai, né 53 54 mediante una visione spirituale come la vide Isaia o Giovanni nell' Apocalisse, ma per mezzo d'una visione diretta, nella misura ch'è capace di percepirla l'anima umana mediante la grazia di Dio che la eleva a sé, per parlare da bocca a bocca a colui ch'egli ha reso degno d'un siffatto colloquio parlandogli non con la bocca del corpo ma con la bocca della mente.

La visione che Mosè ebbe da Dio.27. Così - penso io - deve intendersi ciò che la Scrittura dice di Mosè.

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27.55. Egli infatti - come leggiamo nell' Esodo - aveva desiderato di vedere Dio non certo come l'aveva visto sul monte (Sinai) né come lo vedeva dentro la tenda, ma nella sua essenza divina, per quanto può percepirla una creatura razionale e intellettuale allorché viene rapita fuori da ogni specie di simboli enigmatici dello spirito. La Scrittura infatti dice così: Se dunque ho trovato la grazia ai tuoi occhi, mostra a me te stesso; fa' che io ti possa vedere chiaramente, sebbene qualche riga prima si legga che Dio parlava a Mosè faccia a faccia come uno parla a un suo amico. Mosè dunque capiva ciò che vedeva ma desiderava di vedere ciò che non vedeva. Infatti - come si legge qualche riga dopo - avendogli Dio detto: Tu hai trovato grazia ai miei occhi e io ti conosco meglio di tutti gli altri, Mosè rispose: Lasciami vedere la tua gloria. Mosè allora, per la verità, ricevette dal Signore una risposta espressa sotto figura e che sarebbe troppo lungo spiegare adesso: Tu non potrai vedere il mio volto e restare in vita, poiché nessuno potrà vedere il mio volto e restare in vita. Dio poi soggiunse dicendogli: Ecco un luogo vicino a me: tu starai sulla roccia. Appena passerà la mia gloria, io ti porrò sulla sommità della roccia e ti coprirò con la mia mano e tu mi vedrai di spalle, ma il mio volto tu non lo vedrai. La Scrittura però nei passi seguenti non racconta che quella visione sia avvenuta anche in modo che Mosè vedesse Dio in persona e ciò dimostra assai chiaramente che le espressioni della Scrittura sono soltanto figurate per simboleggiare la Chiesa. È infatti la Chiesa "il luogo vicino al Signore" poiché è il suo tempio ed è costruita sulla roccia; inoltre tutte le altre espressioni di questo passo concordano con questa interpretazione. Se tuttavia Mosè non avesse meritato di vederla gloria di Dio ch'egli aveva desiderato ardentemente di contemplare, nel libro dei Numeri Dio non direbbe ad Aronne e Maria, suoi fratelli: Ascoltate le mie parole. Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, mi farò conoscere da lui in visione e gli parlerò per mezzo di sogni. Non così farò con il mio servo Mosè, che è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa: io parlerò con lui da bocca a bocca in visione diretta e non per enigmi ed egli ha visto la gloria del Signore. Ma non si deve pensare che queste espressioni indichino una sostanza corporale resa presente ai sensi del corpo, poiché certamente in questo modo parlava Dio con Mosè faccia a faccia, a tu per tu; quando tuttavia Mosè gli disse: Mostra a me te stesso, e anche adesso, rivolgendosi a coloro che egli rimproverava e al di sopra dei quali esaltava i meriti di Mosè, Dio parlava in questo modo per mezzo d'una creatura corporea resa pesante ai sensi del loro corpo. In quella maniera dunque e nella sua essenza divina parlava Dio in modo di gran lunga più intimo e misterioso in un colloquio ineffabile in cui nessuno potrà vederlo mentre vive in questa vita mortale nei sensi del corpo, ma è concesso solo a chi in certo qual modo muore a questa vita dopo aver abbandonato interamente il corpo oppure quando si estrania e viene rapito fuori dei sensi del corpo al punto di non sapere più, con ragione, come dice l'Apostolo, se si trova ancora nel suo corpo o fuori del corpo, quando viene rapito e trasportato a questa visione.

Intellettiva fu la visione di San Paolo.

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28.56. Se perciò questa terza specie di visione, ch'è superiore non solo a ogni visione corporale con cui, per mezzo dei sensi del corpo, si percepiscono gli oggetti materiali, ma è superiore anche ad ogni visione spirituale con cui le immagini degli oggetti sono viste dallo spirito e non dall'intelletto è ciò che l'Apostolo chiama "terzo cielo", con essa la gloria di Dio è vista da coloro i cuori dei quali vengono purificati affinché possano vederla. Ecco perché la Scrittura dice: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio, non per mezzo di qualche simbolo reso presente sotto forma corporea o spirituale come in uno specchio oscuramente, ma faccia a faccia, o - come dice la Scrittura a proposito di Mosè - "da bocca a bocca", cioè mediante una visione dell'essenza di Dio sia pur nella misura quanto si voglia limitata di cui è capace di percepirla l'anima umana, che ha una natura diversa da quella di Dio, anche se purificata da ogni sozzura terrestre ed estraniata da tutti i sensi del corpo e rapita fuori d'ogni immaginazione corporale. Lontani da Dio noi siamo in esilio, appesantiti dal peso (del corpo) mortale e corruttibile per tutto il tempo in cui camminiamo nella fede e non ancora nella visione, anche quando in questo mondo noi viviamo santamente. Perché allora non dovremmo credere che Dio al grande Apostolo, maestro dei pagani, rapito fino a quella sublime visione, volle mostrare la vita in cui dovremo vivere in eterno dopo questa vita terrena? E perché non dovrebbe chiamarsi "paradiso" quello, senza confonderlo con quello in cui visse corporalmente Adamo tra alberi fronzuti e carichi di frutti? Poiché anche la Chiesa che ci raduna nel seno della carità è chiamata paradiso con alberi carichi di frutti. Ma questa espressione (della sacra Scrittura) ha un senso figurato per il fatto che il paradiso, ove visse realmente Adamo, era simbolo della Chiesa mediante una figura di ciò che doveva venire. Se però consideriamo la cosa più attentamente potremo forse pensare che il paradiso materiale, in cui visse Adamo con il suo corpo, era il simbolo non solo della vita che i fedeli servi di Dio trascorrono quaggiù nella Chiesa, ma anche della vita che dopo questa durerà in eterno. Così Gerusalemme, che significa visione di pace, sebbene sia evidentemente una città di questa terra, è simbolo della Gerusalemme celeste, che è la nostra madre eterna nei cieli. Quest'ultimo senso può applicarsi a coloro che sono salvati nella speranza e, sperando ciò che ancora non vedono, lo aspettano con costanza, tra i quali i figli della donna abbandonata 68 sono numerosi, più numerosi di quelli di colei che ha avuto marito, ma può applicarsi anche agli stessi angeli santi mediante la Chiesa della multiforme sapienza di Dio, con i quali dopo questo pellegrinaggio terrestre dobbiamo vivere senza alcuna pena e senza fine.

Agostino ignora se ci siano altri cieli oltre il terzo e altre specie di visioni.

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29.57. Ma il terzo cielo al quale fu rapito l'Apostolo potremmo concepirlo pensando che ne esista anche un quarto e altri ancora più in alto, al di sotto dei quali si troverebbe quel "terzo cielo". Così alcuni sostengono l'esistenza di sette cieli, altri di otto, altri di nove o anche di dieci cieli, molti dei quali - affermano - sarebbero disposti a gradini nel solo cielo chiamato firmamento e perciò argomentano o pensano che siano corporei; ma ora sarebbe troppo lungo discutere quelle argomentazioni e opinioni. Può anche darsi che qualcuno sostenga o dimostri, se ne è capace, che anche nelle visioni spirituali o intellettuali vi siano molti gradi e questi siano disposti secondo una progressione in rapporto alle rivelazioni più o meno luminose. Ora, comunque stiano le cose e vengano interpretate e qualunque sia, tra le diverse opinioni, quella che a ciascuno piacerà adottare, io fino a questo momento non posso conoscere o mostrare se non queste tre specie di rappresentazioni di oggetti visti in sogno o di visioni e cioè: quelle percepite dal corpo, dallo spirito e dalla intelligenza. Ma stabilire quale sia il numero e i gradi di differenza di ciascuna specie di visioni e determinare il relativo grado di superiorità di ciascuna di esse rispetto alle altre confesso d'ignorarlo.

La visione spirituale e l'intervento degli angeli nel mostrare le immagini e altre visioni consuete nella veglia e nel sonno.

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30.58. Ma allo stesso modo che nella luce fisica di questo mondo si trova il cielo che vediamo al di sopra della terra e dove brillano il sole, la luna e le stelle, corpi di gran lunga più eccellenti di quelli terrestri, così nelle visioni di natura spirituale - ove noi vediamo le immagini di oggetti materiali in una specie di luce incorporea ch'è loro propria - ci sono oggetti straordinari e davvero divini mostrati dagli angeli in modo meraviglioso. Sia che grazie a una specie di facile ed efficace congiunzione o mescolanza facciano sì che le loro visioni divengano anche nostre, sia che sappiano - io non so come - formare la nostra visione nel nostro spirito, è una cosa difficile a comprendersi e più difficile a dirsi. Vi sono poi altre

visioni (in sogno) più frequenti e umane che traggono origine dal nostro spirito in molte maniere o sono in qualche modo fornite allo spirito dal corpo a seconda che siano disposti nel corpo o nella mente. Poiché gli uomini non solo quando sono svegli rimuginano nel loro spirito immagini d'oggetti materiali, le quali sono il riflesso delle loro preoccupazioni, ma anche quando dormono sognano spesso ciò di cui sentono il bisogno: ciò si spiega perché trattano i loro affari spinti dalla cupidigia dell'anima e, se per caso si sono addormentati con la fame e con la sete, se ne stanno bramosi a bocca aperta davanti a vivande e bevande. Ora, a mio avviso, tutte queste visioni, paragonate alle rivelazioni fatteci dagli angeli, devono essere valutate con il criterio con cui, riguardo alla nostra natura corporale, paragoniamo le realtà terrestri con quelle celesti.


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