Agostino - Genesi 908

Obiezione: la voce di Dio rivolta all'uomo il sesto giorno.

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8.13. "In qual modo allora - mi obietterà quel tale - Dio parlava ad essi che ancora non potevano né udire né comprendere, poiché nemmeno esistevano in modo da percepire le parole?". Potrei rispondere che Dio parlava loro allo stesso modo che parlava Cristo non solo a noi che non eravamo ancora nati ed eravamo destinati a nascere tanto tempo dopo, ma parlava anche a tutti coloro che verranno dopo di noi. Orbene, a tutti coloro che prevedeva sarebbero stati suoi seguaci, Cristo diceva: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo. Allo stesso modo era noto a Dio il Profeta, al quale disse: Prima di formarti nel grembo materno io già ti conoscevo. Allo stesso modo Levi pagò la decima quando era ancora solo nei lombi d'Abramo. Perché dunque anche Abramo stesso non sarebbe stato allo stesso modo in Adamo e lo stesso Adamo nelle prime opere del mondo create da Dio tutte insieme? Ma le parole del Signore (Gesù Cristo) sono proferite dalla bocca del suo corpo e le parole di Dio dalla bocca dei Profeti per mezzo d'una voce corporea risonante nel tempo e con tutte le loro sillabe assumono e consumano convenienti spazi di tempo. Quando, al contrario, Dio diceva: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela, abbiate il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo e su ogni specie di bestie e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e inoltre: Ecco, io vi ho dato ogni specie d'erba che produce seme e che si trova su tutta la terra e ogni specie d'alberi che portano frutto e hanno in sé il frutto che produce seme e che sarà il vostro nutrimento, queste parole di Dio proferite prima che ci fosse alcuna vibrazione di voce nell'aria e prima ch'esistesse alcuna voce proveniente dalla carne e dalla nube, furono pronunciate dalla sua sovrana Sapienza per mezzo della quale furono fatte tutte le cose. Esse non erano simili alle parole che risonavano a orecchie umane, ma nelle cose create inserivano le cause delle cose da creare mediante il suo potere onnipotente, creava ciò che sarebbe esistito nel futuro, e l'uomo che doveva essere formato a suo tempo lo creava - per così dire - nel seme e radice dei tempi allorché Dio, che esiste prima dei secoli, creava l'origine da cui dovevano cominciare i secoli. Senza dubbio certe creature ne precedono altre, alcune nel tempo, altre nelle cause, ma Dio precede non solo in ragione della sua superiorità ma anche della sua eternità tutte le cose create da lui. Ma su questo argomento si dovrà discutere forse in seguito in maniera più completa a proposito di passi della Scrittura più direttamente connessi con esso.

Dio conosce le creature prima che vengano all'esistenza.

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9.14. Dobbiamo ora concludere quanto abbiamo intrapreso a dire sull'uomo serbando una tale moderazione per cui, trattandosi della profondità di pensiero della Scrittura, dimostriamo più diligenza nel ricercare che temerarietà nel sostenere un'opinione. Che Dio conoscesse Geremia prima di formarlo nel seno materno non è lecito dubitarne. Poiché Dio dice assai chiaramente: Prima di formarti nel seno materno io ti conoscevo. Ma dove lo conobbe prima di formarlo? Alla nostra debolezza è difficile o impossibile saperlo. Lo conobbe forse in cause più prossime come nel caso di Levi che pagò le decime quand'era nei lombi di Abramo? Oppure nello stesso Adamo, in cui fu creato, per così dire, in radice il genere umano? Inoltre, se in Adamo, forse quando fu formato col fango oppure quando fu creato nelle sue cause tra le opere che Dio fece tutte nello stesso tempo? Oppure, al contrario, non lo conobbe prima d'ogni creatura come scelse e predestinò i suoi santi prima della creazione del mondo ? O piuttosto lo conobbe in tutte le cause antecedenti, sia quelle che ho ricordato o che non ho ricordato, prima ch'egli fosse formato nel seno materno? Io penso che non occorra fare questa indagine troppo scrupolosamente, purché rimanga fermo che, dal momento in cui Geremia fu dato alla luce dai genitori, condusse una sua vita personale per cui, crescendo col crescere dell'età, fu in grado di vivere bene o male, mentre prima ciò non gli era possibile in alcun modo, non solo prima che fosse formato nel seno materno ma neppure quando vi era stato formato, prima d'essere nato. L'asserzione dell'Apostolo relativa ai gemelli che nel seno di Rebecca non facevano ancora nulla di bene o di male, non lascia alcuna esitazione in proposito.

Non ha alcun merito chi non è ancora nato.

9.15. Ma tuttavia non senza ragione sta scritto che neppure un bambino avente un sol giorno di vita sulla terra è esente dal peccato, e quanto è detto nel Salmo: Io sono stato concepito nella colpa e nel peccato mi ha nutrito mia madre nel suo seno, e (San Paolo dice) che tutti muoiono in Adamo poiché in lui hanno peccato tutti. Adesso però dobbiamo tener per certo che, quali che siano i meriti che dai genitori passano nei figli e quale che sia la grazia di Dio che santifica uno prima della nascita, in Dio non c'è ingiustizia e che nessuno compie alcunché di bene o di male prima d'esser nato e che sia imputabile alla sua persona. L'opinione poi secondo la quale alcuni pensano che le anime hanno commesso peccati più o meno gravi in un altro mondo e sono state precipitate in corpi diversi secondo la gravità dei peccati non è conforme all'asserzione dell'Apostolo, poiché questi dice assai chiaramente che quelli non ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male.

Obiezione: l'eredità del peccato.

9.16. A questo proposito c'è pure un'altra questione da trattare a suo tempo: in qual misura cioè l'intera massa del genere umano fu contaminata dal peccato dei progenitori, che furono i due soli a commetterlo. È tuttavia fuori discussione che l'uomo non poteva avere alcuno di siffatti demeriti prima d'essere formato col fango della terra, prima di vivere nel suo tempo. Noi infatti non potremmo dire che Esaù e Giacobbe - i quali, al dire dell'Apostolo, non essendo ancora nati, non avevano compiuto nulla di bene o di male 22 - ereditarono alcun merito (positivo o negativo) dai loro genitori, se neppure gli stessi genitori avessero compiuto nulla di bene o di male, né potremmo dire che il genere umano ha peccato in Adamo - Adamo poi non avrebbe potuto peccare, se già non avesse vissuto (la propria vita) a suo tempo, in cui avrebbe potuto compiere il bene e il male --; è quindi inutile cercare un suo peccato o una sua azione buona quando era ancora creato solo nelle sue ragioni causali tra gli esseri creati simultaneamente, e non viveva una vita sua personale e neppure era nei genitori viventi d'una loro propria vita. Poiché nella creazione primordiale del mondo, allorché Dio creò tutte le cose simultaneamente, l'uomo fu fatto (nella potenzialità di quel che) era destinato a essere, cioè fu fatta la ragione causale dell'uomo, non l'attualità dell'uomo già creato.

Soluzione: duplice specie di causalità.

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10.17. Ma queste cose si trovano sotto una forma nel Verbo di Dio in cui non sono create ma sono eterne, e sotto un'altra forma sono nei primi elementi dell'universo, in cui tutte le cose destinate a esistere furono fatte simultaneamente, e sotto ancora un'altra forma sono nelle cose che, in conformità con le cause create simultaneamente, vengono create non più simultaneamente ma ciascuna a suo tempo. Tra queste era Adamo già formato col fango e animato dal soffio di Dio, come il fieno spuntato dalla terra; sotto un'altra forma si trovano anche nei semi in cui si ritrova anche una specie di cause primordiali derivate dalle cose venute all'esistenza conforme alle cause che Dio inserì nel mondo all'origine, come le piante erbacee spuntate dalla terra e il seme prodotto dalle piante. Tra tutte queste cose quelle già create hanno ricevuto il loro modo di essere e di agire al tempo fissato; esse si sono sviluppate in forme e nature palesi da ragioni occulte e invisibili, latenti nella creazione sotto forma di semi causali, (si sono sviluppate) come l'erba spuntata sulla terra e l'uomo creato come un essere animato vivente e così tutte le altre creature di tal genere, sia vegetali che animali, che hanno relazione con l'azione con la quale Dio continua sempre a operare. Ma oltre a ciò questi esseri portano con se stessi - per così dire - di nuovo se stessi invisibilmente in un'occulta facoltà generativa che trassero dalle cause primordiali del loro essere e per mezzo delle quali furono inseriti nel mondo creato quando fu creato il "giorno", prima di nascere nella forma visibile della propria specie.

In qual senso le opere del sesto giorno furono simultaneamente abbozzate e terminate.

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11.18. Se infatti le opere primordiali, in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, non fossero state completate conforme alla loro natura specifica, senza dubbio sarebbero state loro aggiunte in seguito le perfezioni mancanti al loro completo essere; in tal modo risulterebbe una specie di completezza dell'universo formata - per così dire - dalle opere di una metà e dell'altra metà di esso, come se fossero le parti di un tutto, dall'unione delle quali risulterebbe completo lo stesso tutto, di cui quelle erano parti. D'altronde, se quelle opere fossero giunte alla perfezione nel senso che sono rese perfette quando sono prodotte ciascuna di esse a suo tempo nella loro forma visibile e nella loro realtà, certamente in seguito lungo il corso dei tempi o non nascerebbe nulla da essi o ne nascerebbero gli effetti che Dio non cessa di produrre servendosi degli esseri che ormai nascono ciascuno a suo tempo. Ora però in un certo senso sono state portate a perfezione e in altro senso sono abbozzate le stesse cose che Dio creò tutte simultaneamente al principio quando creò il mondo e che si dovevano sviluppare nei tempi che sarebbero seguiti: esse sono state portate a perfezione senza dubbio poiché nella natura loro propria - nella quale trascorrono il corso dei loro tempi - non hanno nulla che in esse non fosse presente come creato nelle loro cause, ma d'altra parte sono state anche abbozzate, poiché in esse erano, per così dire, i semi degli esseri futuri che, nel corso della durata di questo mondo, dovevano esser fatti uscire dal loro stato occulto ed essere resi palesi a tempo opportuno. Per questo le parole della sacra Scrittura posseggono una grande efficacia per insegnare questa verità se uno le considera attentamente. Essa infatti da una parte dice che le opere di Dio furono portate a perfezione e dall'altra che furono abbozzate. Se non fossero state condotte a perfezione, la Scrittura non direbbe: Il cielo e la terra furono portati a termine con tutto il loro ornamento. E il sesto giorno Dio portò a termine tutte le opere che aveva fatte. Dio inoltre benedisse il settimo giorno e lo dichiarò sacro. D'altronde, se prima non fossero state solo abbozzate, essa non aggiungerebbe: In quel giorno Dio si riposò da tutte le opere che aveva cominciato a fare.

Conclusioni: l'uomo creato a suo tempo invisibilmente nell'anima e visibilmente nel corpo.


11.19. Se dunque ora uno mi chiedesse in qual modo Dio portò a termine e cominciò le sue opere, la risposta risulta chiara da quanto abbiamo detto poco prima; poiché Dio non portò a termine alcune opere e ne cominciò altre, ma si tratta assolutamente delle medesime opere dalle quali egli si riposò il settimo giorno. Noi infatti possiamo capire che Dio completò le sue opere nell'atto di creare tutte le cose simultaneamente in uno stato così perfetto che non avrebbe dovuto creare più nulla nell'ordine temporale, che non avesse già creato allora nell'ordine causale, ma possiamo capire anche che Dio ha cominciato le sue opere nel senso che, quanto egli aveva stabilito all'origine nelle cause, lo avrebbe compiuto poi negli effetti. Così Dio formò l'uomo che è polvere dalla terra, o col fango della terra - cioè con la polvere o fango della terra -e alitò, o soffiò, sulla faccia di lui l'alito vitale e l'uomo divenne un essere vivente; ma l'uomo non fu predestinato allora ad esistere - ciò infatti avvenne prima dei secoli nella prescienza del Creatore - e neppure fu fatto allora nelle sue cause, sia che fosse iniziato in uno stato completo o compiuto in uno stato iniziale - poiché ciò accadde all'inizio del tempo nelle ragioni primordiali quando furono create simultaneamente tutte le cose - ma fu creato a suo tempo, visibilmente quanto al suo corpo, invisibilmente quanto all'anima, essendo composto d'anima e di corpo.

Quando si pensa a Dio che plasmò l'uomo è da rigettarsi qualunque antropomorfismo.

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12.20. Ora dunque vediamo in qual modo Dio fece l'uomo, considerando prima il suo corpo plasmato con la terra; in seguito tratteremo anche dell'anima, nella misura che saremo capaci. Pensare che Dio abbia usato delle mani corporee per plasmare l'uomo col fango è un'idea troppo puerile: per conseguenza, se la Scrittura avesse affermato una simile cosa, dovremmo pensare che lo scrittore avrebbe usato quel termine in senso metaforico anziché immaginarci Dio circoscritto nei lineamenti delle membra come le vediamo nel nostro corpo.

La Scrittura - è vero - dice: La tua mano ha disperso le genti 26 e: Hai fatto uscire il tuo popolo con mano potente e braccio teso 27, ma chi è tanto insensato da non capire che questi termini sono usati per indicare la potenza e la forza di Dio?

In che senso l'uomo è l'opera principale di Dio.


12.21. Non dobbiamo neppure ascoltare l'opinione di certuni secondo i quali l'uomo è l'opera principale di Dio perché (quando creò) le altre opere Dio disse ed esse furono fatte, mentre l'uomo lo fece egli stesso in persona. Ma non è così: la superiorità dell'uomo sta piuttosto nel fatto che Dio lo creò a sua propria immagine. Poiché quanto alle cose che Dio disse e furono fatte, la Scrittura si esprime così, poiché le cose furono fatte per mezzo della sua Parola (Verbum) allo stesso modo che un uomo può dire ad altri uomini con le parole (verbis ) le cose da lui pensate nel tempo e proferite con la voce, Dio invece non parla in questo modo se non quando parla per mezzo d'una creatura fisica, come parlò ad Abramo e a Mosè, come parlò a proposito del proprio Figlio attraverso la nube. Ma prima d'ogni creazione, affinché quella creazione potesse avvenire, Dio parlò per mezzo del suo Verbo che al principio era Dio in Dio. E poiché tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e nulla è stato fatto senza di lui, di certo anche l'uomo è stato fatto per mezzo di lui. Senza dubbio Dio ha fatto il cielo per mezzo del suo Verbo, poiché egli disse e il cielo fu fatto. La Scrittura ciononostante dice: I cieli sono opera delle sue mani. Inoltre della parte più bassa del mondo, che è, per così dire, il suo fondamento, la Scrittura dice: Poiché suo è il mare, lo ha fatto lui e la terraferma l'hanno formata le sue mani. Noi perciò non dobbiamo attribuire all'uomo una speciale dignità per il motivo che fu fatto da Dio in persona, come se, (quando si trattò) delle altre cose, Dio avesse detto e fossero state fatte, mentre l'uomo lo avrebbe fatto personalmente lui, oppure come se le altre cose le avesse fatte per mezzo della sua Parola (Verbum ), l'uomo invece lo avesse fatto con le sue proprie mani. La superiorità dell'uomo sta, al contrario, nel fatto che Dio creò l'uomo a propria immagine, poiché gli diede un'anima spirituale e un'intelligenza, per cui è superiore agli animali bruti, come abbiamo spiegato più sopra. Se però l'uomo non comprenderà a quale onore egli è stato elevato al fine di compiere il bene, sarà paragonato agli animali bruti, al di sopra dei quali è stato (invece) elevato. Poiché ecco che cosa dice (la Scrittura): L'uomo posto nell'onore non comprende; si trova paragonato agli animali senza ragione ed è diventato simile ad essi 31. È bensì vero che Dio ha creato anche gli animali bruti ma non li ha creati a propria immagine.

Dio creò l'uomo e gli animali mediante il suo Verbo.


12.22. Ma non deve dirsi neppure: "Dio in persona fece l'uomo, mentre riguardo agli animali bruti egli ordinò che fossero fatti e furono fatti", poiché l'uomo e gli animali bruti Dio li fece per mezzo del suo Verbo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. Ma siccome il Verbo e la Sapienza e Potenza di Dio sono un'unica e identica realtà, è chiamata anche "mano" di Dio, che non è un membro visibile, ma la potenza del suo agire efficiente. Infatti la medesima Scrittura, la quale dice che Dio formò l'uomo col fango della terra, dice anche che formò ugualmente gli animali dei campi quando con gli uccelli del cielo li condusse davanti ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. Poiché la Scrittura dice così: Dio inoltre formò con la terra anche tutti gli animali. Se dunque Dio in persona formò con la terra sia l'uomo che gli animali bruti, che cosa ha mai l'uomo di superiore quanto alla creazione, se non il fatto d'essere stato creato, lui, ad immagine di Dio? E tuttavia questa non è prerogativa del corpo ma dell'anima intellettiva, di cui parleremo in seguito. Cionondimeno anche nel suo corpo l'uomo ha una caratteristica sua peculiare che è segno della sua eccellenza, quella cioè d'essere stato creato con il portamento eretto, affinché ciò stesso lo ammonisse a non cercare le cose terrene come fanno gli animali bruti, il cui unico piacere viene tutto dalla terra e per conseguenza sono tutti piegati in avanti sul ventre, curvati verso il basso. Anche il corpo dell'uomo è dunque in armonia con l'anima razionale non a causa delle fattezze (del volto) e la conformazione delle membra, ma piuttosto per il fatto che ha il portamento eretto e volge gli occhi al cielo per contemplare le realtà più alte esistenti nel corpo di questo mondo, allo stesso modo che l'anima deve innalzarsi verso le realtà spirituali, superiori per loro natura, in modo da pensare alle realtà celesti, non a quelle terrestri.

In quale età o statura fu creato Adamo.

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13.23. Ma in quale stato Dio fece l'uomo col fango della terra? Lo fece forse tutto a un tratto in età perfetta, ossia adulta, nel fiore della giovinezza oppure lo fece come lo forma ancora adesso nel ventre della madre? Poiché Colui che fa queste cose non è altri che Colui il quale disse: Prima di formarti nel ventre, già ti conoscevo. Per conseguenza l'unica caratteristica personale che distingue Adamo (da noi) è quella di non essere nato da genitori, ma di essere stato fatto con la terra, in modo tuttavia che, prima di arrivare all'età adulta, sarebbe dovuto passare attraverso gli stadi dello sviluppo umano richiesto dai ritmi di tempo che vediamo assegnati come necessari alla natura del genere umano. O questo non è piuttosto un quesito che non si dovrebbe porre? Poiché quale che fosse lo stato in cui creò l'uomo, Dio fece solo quanto alla sua onnipotenza e sapienza conveniva poter (fare) e fare. Egli infatti ha stabilito determinate leggi che regolano il tempo in cui le differenti specie e qualità di esseri devono esser prodotti e così passare dallo stato latente a quello visibile in modo però che la sua volontà resti al di sopra di ogni cosa. Fu infatti la sua potenza ad assegnare i ritmi alle creature, senza tuttavia vincolare la sua potenza a quei ritmi. Il suo Spirito infatti si portava sul mondo da creare, come si porta ancora adesso sul mondo già creato, non attraverso gli spazi fisici ma in virtù della sua potenza sovrana.

Dio non ha bisogno del tempo per compiere le sue opere.


13.24. Chi non sa, infatti, che l'acqua mescolandosi con la terra e venendo a contatto con le radici d'una vite si trasforma in nutrimento della pianta e vi acquista una nuova proprietà, grazie alla quale arriva a diventar grappolo che spunta a poco a poco? che il grappolo cresce e in esso l'acqua si trasforma in vino che diventa dolce col maturare e dopo la pigiatura continua a fermentare, ma dopo un certo periodo d'invecchiamento acquista forza e arriva a essere una bevanda salubre e saporita? Ebbe forse perciò bisogno il Signore d'una vite o di terra o degli intervalli di tempo quando con rapidità straordinaria cambiò l'acqua in vino, e in un vino talmente squisito che fu decantato perfino dai convitati già alticci ? Ebbe forse bisogno del tempo? Ogni specie di serpenti non richiede forse un determinato numero di giorni secondo ciascuna specie perché s'impianti l'embrione (nell'uovo), si formi, nasca e s'irrobustisca? Furono forse attesi tutti quei giorni perché la verga si cambiasse in serpente nella mano di Mosè e di Aronne ? Quando avvengono questi prodigi, non avvengono contro natura se non per noi che conosciamo un corso diverso della natura, ma non per Dio, per il quale la natura è ciò che ha fatto lui.

Le ragioni causali inserite originariamente nel mondo.

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14.25. A giusta ragione possiamo però chiederci secondo quali leggi furono costituite le ragioni causali che Dio inserì nel mondo quando all'origine creò simultaneamente tutte le cose. Dio le costituì forse per produrre la formazione e lo sviluppo delle cose attraverso differenti spazi di tempo a seconda delle diverse loro specie - come vediamo avvenire nella formazione e nello sviluppo di tutti gli organismi che nascono, sia vegetali che animali -oppure dovevano formarsi in un istante, come si crede sia stato formato Adamo nell'età virile senza alcuna previa crescita progressiva? Ma perché non dobbiamo credere che le ragioni causali avevano l'una e l'altra potenzialità, in modo che di volta in volta si sviluppasse da esse tutto ciò che sarebbe piaciuto al Creatore? Poiché se affermeremo ( ch'esse furono predisposte secondo) la prima ipotesi, subito ci apparirà in contrasto con esse non solo la trasformazione dell'acqua in vino, ma anche tutti i miracoli che avvengono contro il consueto corso della natura; se invece abbracciassimo la seconda ipotesi, ne verrebbe una conseguenza molto più illogica, che cioè le forme e le specie della natura, che vediamo ogni giorno, compirebbero le tappe del loro sviluppo in contrasto con le originarie ragioni causali di tutti gli organismi che nascono. Si deve dunque concludere che quelle ragioni sono state create per effettuare la loro causalità nell'uno e nell'altro dei due modi: sia in quello secondo il quale ordinariamente si sviluppano in periodi appropriati di tempo gli esseri temporali, sia in quello secondo il quale avvengono fatti rari o straordinari come piacerà di compierli a Dio e come si conviene alle circostanze.

Il primo uomo fu formato secondo le ragioni causali.

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15.26. L'uomo, tuttavia, fu creato come le cause primordiali richiedevano che fosse fatto il primo uomo, che non doveva nascere da genitori in quanto nessun altro era esistito prima di lui, ma doveva essere formato con il fango della terra conforme alla ragione causale in cui era stato creato originariamente. Se infatti fu creato in modo diverso, Dio non lo aveva creato tra le opere dei sei giorni. Ora, siccome la Scrittura dice che fu creato in quei "giorni", naturalmente Dio aveva creato la causa in virtù della quale l'uomo sarebbe venuto all'esistenza nel tempo fissato e conforme alla quale doveva essere creato. Dio infatti aveva compiuto simultaneamente secondo la perfezione delle ragioni causali le opere che aveva cominciate e aveva cominciato le opere che avrebbero dovuto essere compiute nel corso del tempo. Se dunque nelle ragioni causali primordiali, che all'origine aveva inserite nel mondo, il Creatore pose non solo la determinazione che avrebbe formato l'uomo col fango della terra, ma anche la decisione riguardante il modo in cui lo avrebbe formato - se cioè come un bambino nel seno della madre oppure come un giovane - senza il minimo dubbio lo creò come lo aveva predeterminato nelle ragioni causali, poiché non lo avrebbe creato in modo contrario a quanto aveva prestabilito. Se invece nelle ragioni seminali Dio pose solo la potenzialità che l'uomo esistesse, in qualunque maniera egli sarebbe stato creato, in questa o in quella - cioè se nelle ragioni causali c'era anche la potenzialità che l'uomo potesse essere creato in un modo o in un altro, ma Dio s'era riservato nella sua volontà l'unico modo in cui aveva intenzione di creare l'uomo senza inserirlo negli elementi costitutivi del mondo - è evidente che anche in questo modo l'uomo non fu fatto in modo contrario a quello fissato nella creazione primordiale delle cause poiché in esse era già determinato ciò che sarebbe potuto esser creato anche in questo modo, sebbene non dovesse esser creato necessariamente in questo modo. Questa determinazione non era insita negli elementi costitutivi del mondo ma nella decisione del Creatore, la cui volontà costituisce la necessità delle cose.

Potenzialità e attualità negli esseri.

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16.27. Mi spiego: anche noi, pur nella limitata capacità della nostra intelligenza umana, possiamo sapere, per quanto riguarda le cose venute alla luce nel passato, che cosa c'è nella natura di ciascuna di esse, per averlo appreso dall'esperienza, ma ignoriamo se sarà così anche in avvenire. Nella natura del giovane c'è, per esempio, la potenzialità d'invecchiare, ma non sappiamo se essa sia anche nella volontà di Dio. D'altra parte questa potenzialità non sarebbe neppure nella natura, se non fosse stata in precedenza nella volontà di Dio che ha creato ogni cosa. C'è inoltre sicuramente una ragione occulta della vecchiaia nel corpo di un giovane o della giovinezza nel corpo d'un ragazzo; essa però non si scorge con gli occhi come si vede l'infanzia in un bambino, la giovinezza in un giovane, ma mediante una conoscenza di specie diversa si arguisce che nella natura c'è un principio latente, grazie al quale si sviluppano e si manifestano ai nostri occhi le potenzialità latenti della giovinezza insite nell'infanzia o della vecchiaia insite nella giovinezza. Questo principio causale per cui è possibile lo sviluppo suddetto è dunque nascosto - è vero - agli occhi ma non allo spirito. Se poi lo sviluppo deve anche realizzarsi necessariamente non lo sappiamo affatto. Sappiamo, sì, che il principio che rende possibile lo sviluppo è insito nella natura stessa del corpo, ma non è evidente che nel corpo ci sia il principio per cui esso debba avvenire.

Prescienza di Dio e gioco delle cause seconde.

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17.28. Ma forse nell'universo creato c'è un principio determinante per cui un tizio deve vivere fino alla vecchiaia; se però questo principio non è nel mondo creato, esso è in Dio. Ciò che Dio vuole, dovrà infatti avvenire necessariamente e dovranno realmente accadere le cose che Egli ha previste. Ora, molte cose dovranno avvenire da cause inferiori, ma se esse sono anche nella prescienza di Dio come cose che dovranno avvenire; se invece esse sono nella prescienza di Dio in maniera differente, si attueranno solo come sono nella prescienza con cui prevede il futuro Colui che non può ingannarsi. A proposito d'un giovane si dice infatti che arriverà alla vecchiaia, cosa che tuttavia non si avvererà, se è destinato a morire prima del tempo. Il suo futuro invece sarà condizionato da altre cause, siano esse inserite intimamente nella trama del mondo o nascoste nella prescienza divina. Così Ezechia sarebbe dovuto morire com'era determinato da certe cause degli eventi futuri, ma Dio aggiunse quindici anni della sua vita 37 facendo naturalmente ciò che prima della creazione del mondo aveva previsto avrebbe fatto e che teneva in serbo nella sua volontà. Dio non fece dunque ciò che non doveva accadere, poiché al contrario doveva avvenire ciò ch'Egli prevedeva che avrebbe fatto. Non sarebbe tuttavia giusto dire che quegli anni furono aggiunti, se non nel senso che furono aggiunti a qualcosa ch'era stato disposto diversamente in altre cause. Conforme a certe cause secondarie la vita di Ezechia era quindi già finita ma in conformità di altre cause esistenti nella volontà e prescienza di Dio, che da tutta l'eternità sapeva quel che avrebbe fatto a suo tempo - e ciò doveva avvenire realmente - Ezechia era destinato a terminare la vita quando in realtà la terminò, poiché, sebbene quella aggiunta di anni fosse stata concessa grazie alle sue preghiere, tuttavia Dio, la cui prescienza non poteva ingannarsi, aveva previsto anche, senza dubbio, che Ezechia avrebbe pregato in modo che la sua preghiera sarebbe dovuta essere esaudita. Ecco perché ciò che Dio conosceva in precedenza doveva avverarsi necessariamente.

Adamo fu creato secondo le cause primordiali.

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18.29. Pertanto, se le cause di tutte le cose, destinate a esistere, furono inserite nell'universo quando fu creato il "giorno", in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, Adamo quando fu formato col fango già nella forma di perfetta virilità - come è più verosimile che sia stato formato - non fu creato diversamente da come era nelle cause in cui Dio fece l'uomo durante le opere effettuate nei sei giorni. In esse infatti c'era non solo la potenzialità che Adamo fosse fatto così, ma anche la determinazione della necessità che fosse fatto così. Poiché Dio non lo fece contrariamente alla causa stabilita sicuramente in precedenza dalla sua volontà, allo stesso modo che non agisce in contrasto con la propria volontà. Se al contrario Dio non fissò tutte le cause nella creazione primordiale, ma ne serbò alcune nella propria volontà, quelle serbate nella sua volontà non sono di certo dipendenti dalla necessità delle cause create da lui. Cionondimeno le cause riservate nella volontà di Dio non possono essere contrarie a quelle prestabilite dalla sua volontà, poiché la volontà di Dio non può contraddire se stessa. Le cause della prima specie le ha stabilite Dio in modo che da esse possa, pur non necessariamente, derivare l'effetto di cui sono causa; queste altre invece le ha nascoste in modo che da esse derivi necessariamente l'effetto che Dio ha stabilito possa derivare.

Dio creò forse il nostro corpo: animale, non spirituale?

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19.30. Suole porsi parimenti il quesito se il corpo formato con il fango all'origine del mondo per l'uomo fu un corpo naturale, come quello che abbiamo adesso, o spirituale, come quello che avremo nella risurrezione. Infatti anche se il nostro corpo attuale sarà trasformato in un corpo spirituale - poiché si seppellisce un corpo naturale, ma risorgerà un corpo spirituale - si discute tuttavia quale fu la natura originale del corpo dell'uomo. Poiché se esso fu fatto come un corpo naturale, noi riceveremo non ciò che abbiamo perduto in Adamo ma una qualità tanto più grande quanto quella spirituale è da anteporre a quella naturale, quando saremo uguali agli angeli di Dio. Gli angeli però possono essere (tra loro) superiori ad altri anche nella giustizia; ma possono forse essere superiori anche al Signore? Di lui tuttavia (la Scrittura) dice: Lo hai fatto di poco inferiore agli angeli. E per qual motivo dice così, se non a causa della debolezza della carne ch'egli prese dalla Vergine nell'atto di assumere la natura di schiavo, affinché per mezzo di essa potesse morire e così riscattarci dalla schiavitù (del peccato)? Ma perché dilungarci su questa discussione? Poiché il pensiero dell'Apostolo a questo proposito è molto chiaro. Egli, volendo addurre un testo (biblico) per provare che il nostro corpo è "naturale" in riferimento non tanto al proprio corpo o a quello di qualunque altro uomo vivente al suo tempo, quanto a quel medesimo passo della Scrittura, lo ricordò e lo usò dicendo: Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Ecco perché (anche la Scrittura) dice: Il primo uomo, Adamo, fu fatto creatura vivente, ma l'ultimo Adamo fu fatto spirito che dà vita. Non fu fatto prima ciò che è spirituale, ma ciò che è naturale; ciò che è spirituale fu fatto dopo. Il primo uomo fu tratto dalla terra, terrestre; il secondo Uomo viene dal cielo, celeste. Come fu l'uomo fatto con la terra, così sono coloro che sono terrestri; come è l'Uomo celeste, così sono anche quelli che sono celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo terrestre, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. Che cosa può aggiungersi a ciò? Adesso pertanto noi portiamo l'immagine dell'uomo celeste in virtù della fede, destinati come siamo ad avere nella risurrezione ciò che crediamo; l'immagine dell'uomo terrestre invece l'abbiamo indossata fin dall'origine del genere umano.


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