Agostino - Genesi 1010

Dalla somiglianza dei costumi non deriva che l'anima dell'uomo trasmigri nelle bestie.

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10.14. Che davvero gli uomini, a causa della loro condotta, diventino simili alle bestie lo proclama la storia dei fatti umani e lo attesta la Scrittura. Ecco perché il Salmista, da me citato, dice: L'uomo, pur essendo nell'onore, non ha compreso: è stato paragonato alle bestie prive di ragione ed è diventato simile ad esse; ma ciò si riferisce naturalmente alla vita presente, non alla vita dopo la morte. Per questo motivo il Salmista, dicendo: Non abbandonare alle bestie l'anima di chi ti loda, desiderava che la propria anima non fosse consegnata in potere delle bestie - simili agli individui dai quali il Signore ci comanda di stare in guardia allorché dice che son vestiti di pelli di pecore ma nell'interno sono lupi rapaci - o desidera che la sua anima non sia data in potere del diavolo e dei suoi angeli, poiché anche il diavolo è chiamato (nella Scrittura) leone e drago.

Si confuta l'argomento dei filosofi che propugnano la metempsicosi.


10.15. Ma che specie d'argomento portano i filosofi che credono che le anime degli uomini dopo la morte possono trasmigrare nelle bestie e quelle delle bestie negli uomini? Essi forse argomentano che sarebbe la somiglianza dei costumi a trascinare gli uomini in animali loro somiglianti, come gli avari in formiche, i rapaci in avvoltoi, i crudeli e i superbi in leoni, i sensuali, che vanno in cerca d'immondi piaceri, in porci e così via secondo altre simili analogie. Questo è quanto essi asseriscono senza riflettere però che in base a siffatto ragionamento sarebbe assolutamente impossibile che l'anima d'una bestia dopo la morte trasmigri in un uomo. Poiché un porco non è affatto più simile a un uomo che a un porco; e quando i leoni diventano mansueti, diventano più simili ai cani o anche alle pecore che non agli uomini. Le bestie quindi conservano i costumi delle bestie e anche se alcune di esse diventano un po' dissimili dalle altre, rimangono tuttavia più simili agli individui della loro specie che non agli uomini; le bestie inoltre sono di gran lunga più diverse dagli uomini che non dalle bestie; le loro anime perciò non saranno mai anime di uomini se essi fan trasmigrare in se stessi le anime d'individui che sono loro simili. Ora, se questo argomento è falso, in qual modo sarà vera l'opinione di quei filosofi, dal momento che non adducono nessun altro argomento perché si possa ammettere, se non la verità, almeno la probabilità della loro teoria? Perciò sarei anch'io più incline a credere - come anche i loro successivi seguaci - che quei filosofi, i quali per primi esposero nei loro libri questa teoria, volessero piuttosto fare intendere che a causa della perversità e turpitudine dei loro costumi gli uomini diventano simili alle bestie in questa vita e così, in certo senso, si mutano in bestie; con ciò mirano a mostrare agli uomini il loro stato vergognoso e distoglierli dalle loro insane passioni.

Trasmigrazioni immaginarie sognate.

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11.16. Ora, certi fatti che si racconta siano accaduti - come quello che si narra di certuni che ricordavano in quali corpi di bestie erano stati - o sono falsi o illusioni prodotte dal demonio nell'anima di quegli individui. Se infatti nel sonno accade che uno per abbaglio della memoria può essere indotto a credere di ricordare d'essere stato ciò che non è stato o d'aver fatto ciò che non ha fatto, non dovrebbe sembrare strano se, per una giusta disposizione di Dio a noi nascosta, è permesso ai demoni di produrre siffatte immagini nello spirito anche di persone in stato di veglia.

La tesi dei Manichei peggiore di quella dei filosofi.


11.17. I manichei invece, che credono d'essere o pretendono esser considerati cristiani, a proposito della trasmigrazione o ritorno ciclico delle anime, hanno opinioni più erronee e più detestabili che non quelle dei filosofi pagani o d'altri individui stolti che hanno questa concezione, poiché questi distinguono la natura dell'anima da quella di Dio, mentre essi affermano che l'anima non è altro che la sostanza stessa di Dio, anzi che è assolutamente identica a ciò che è Dio. Essi poi non esitano ad affermare che l'anima subisce mutamenti tanto vergognosi che, secondo la loro incredibile dissennatezza, non c'è alcuna sorta d'erbe o di vermiciattoli a cui l'anima non sia mescolata e in cui non possa trasmigrare. Se però essi allontanassero dal loro spirito siffatte questioni oltremodo oscure che, trattate da essi con mentalità carnale, inevitabilmente li fanno cadere in un pantano di opinioni false e mostruose, dovrebbero attenersi con tutta fermezza all'unico principio chiaramente insito dalla natura in ogni anima razionale, senza bisogno di ricorrere alle tortuosità d'alcuna discussione. Dovrebbero attenersi cioè al principio che Dio è assolutamente immutabile ed incorruttibile. Allora andrebbe subito in fumo tutta la loro favola dalle mille forme, inventata dalla loro mentalità stolta e sacrilega sulla mutabilità di Dio, completamente indegna di lui.


11.18. La materia dell'anima non è dunque neppure un'anima irrazionale.

L'anima non è tratta da un elemento corporeo.

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12. Che cos'è dunque ciò con cui è stata fatta l'anima per mezzo del soffio di Dio? Era forse un corpo terrestre e umido? Nient'affatto! Poiché è stata piuttosto la carne ad essere fatta con questi due elementi. Cos'altro infatti è il fango se non terra umida? Non bisogna neppure credere che l'anima umana sia stata fatta solo con l'elemento umido, come se la carne derivasse dalla terra e l'anima dall'acqua. Poiché è del tutto assurdo pensare che l'anima sia stata fatta con un elemento di cui è stata fatta la carne dei pesci e degli uccelli.

L'anima non deriva dall'aria.


12.19. L'anima umana dunque proviene forse dall'aria? A questo elemento appartiene anche il soffio - quello nostro, non quello di Dio --. Ecco perché poco prima abbiamo detto che ciò si potrebbe credere verosimilmente nell'ipotesi che Dio si potesse immaginare come l'anima del mondo concepito, questo, come un unico e immenso essere animato, sicché Dio gli avrebbe insufflato l'anima traendola dall'aria del proprio corpo, allo stesso modo che la nostra anima emette l'aria traendola fuori dal proprio corpo. Ma poiché è certo che Dio, per la sua assolutamente incomparabile trascendenza è al di sopra d'ogni elemento materiale del mondo e al di sopra di ogni essere spirituale da lui creato, in qual modo si potrebbe avanzare ragionevolmente una simile ipotesi? Si potrebbe pensare che Dio quanto più è presente all'universo, da lui creato, in virtù della sua singolare onnipotenza, tanto più gli sarebbe possibile formare con l'aria il soffio che sarebbe l'anima dell'uomo? Ma l'anima non è corporea, mentre tutto ciò che deriva dagli elementi materiali del mondo è necessariamente materiale, e tra gli elementi del mondo si annovera anche l'aria dell'atmosfera terrestre; perciò anche se si sostenesse che l'anima è fatta derivare dall'elemento del fuoco puro e celeste, non si dovrebbe crederlo. Non sono mancati filosofi che hanno affermato che qualsiasi corpo può essere trasformato in un altro, ma che un corpo, terrestre o celeste, venga trasformato in anima e diventi una natura incorporea non so se l'abbia sostenuto alcuno e non viene insegnato neppure dalla nostra fede.

Teorie dei medici riguardo al corpo umano.

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13.20. Per di più - se dobbiamo tener conto di ciò che i medici non solo affermano ma asseriscono anche d'essere in grado di provare - ogni corpo, benché presenti chiaramente i caratteri d'una massa terrestre compatta, ha tuttavia in sé anche una certa quantità d'aria contenuta nei polmoni e che si diffonde dal cuore nelle vene chiamate arterie. I corpi inoltre hanno altresì l'elemento del fuoco situato nel fegato e che possiede non solo la proprietà calorifica ma anche quella illuminante che - spiegano gli scrittori - si diffonde e s'innalza fino alla parte più alta del cervello che è come dire la parte più alta del nostro corpo. Dal cervello si sprigionano i raggi che escono dagli occhi e da esso, come da un centro si dipartono anche i sottili canalicoli che arrivano non solo agli occhi, ma anche agli altri sensi, cioè alle orecchie, alle narici e al palato per rendere possibile l'udire, il percepire gli odori e il gustare. Essi inoltre dicono che lo stesso senso del tatto diffuso per tutto il corpo, si dirama dal medesimo cervello attraverso il midollo cervicale e il midollo spinale, quello cioè costituito dalle ossa di cui è composta la spina dorsale; di lì si propagano per tutte le membra canalicoli estremamente sottili che producono la sensazione del tatto.

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14. È dunque mediante questa sorta di messaggeri che l'anima percepisce tutte le cose materiali di cui viene a conoscenza. Essa invece è una sostanza talmente diversa che, quando vuol comprendere sia le realtà divine, sia Dio, sia se stessa, ed esaminare attentamente le proprie virtù, non deve riferirsi a questa luce percepita anche dagli occhi, ma, riconoscendo che a questo scopo siffatta luce non solo non le è d'alcun aiuto ma d'un certo ostacolo, deve elevarsi fino alla visione dello spirito. Non si vede quindi in qual modo potrebbe essere della stessa natura degli esseri materiali se, dal più perfetto di essi, cioè la luce che s'irradia dagli occhi, non è aiutata che a percepire le forme e i colori degli oggetti, mentre essa possiede da se stessa innumerevoli cose di gran lunga diverse dagli oggetti materiali d'ogni specie ch'essa apprende solo con l'intelletto e la ragione, che è il regno irraggiungibile dai sensi fisici.

L'anima è incorporea.

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15.21. La natura dell'anima umana non proviene quindi, per certo, né dalla terra, né dall'acqua, né dall'aria, né da alcuna sorta di fuoco, ma ciononostante governa gli elementi più densi del proprio corpo - cioè questa specie di terra umida che è stata cambiata in carne -mediante gli elementi più sottili del suo corpo, cioè l'aria e la luce. Poiché senza questi due sottilissimi elementi non può esserci né sensazione fisica né movimento fisico spontaneo sotto la direzione dell'anima. Ora, allo stesso modo che il conoscere deve precedere il fare, così il sentire deve precedere il muovere. L'anima dunque, essendo una sostanza incorporea, com'è il fuoco o meglio la luce e l'aria, per mezzo di essi agisce allora sugli elementi più densi del corpo, come l'acqua e la terra - con cui si forma la massa solida della carne - che sono più soggetti a patire che adatti ad agire.

Senso dell'espressione: "anima vivente".

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16.22. A me dunque pare (che la Scrittura) dice: E l'uomo divenne un essere vivente 10 solo perché l'uomo cominciò ad avere la sensazione del proprio corpo, segno assai chiaro d'una carne animata e vivente. Anche gli alberi infatti si muovono non solo per una forza esterna che li spinge come quando sono agitati dal vento, ma anche in forza di un moto interno che produce tutto ciò che serve alla crescita di un albero conforme alla sua specie; e mediante questo moto l'umidità è attratta nelle radici e si trasforma negli elementi costitutivi della natura dell'erba o dell'albero: nessuno di questi fenomeni avviene senza un moto interno. Ma questo moto non è spontaneo come quello connesso alla sensazione per governare il corpo come si trova in ogni specie di animali che la Scrittura chiama esseri viventi 11. Se non fosse anche in noi il moto interno, i nostri corpi non crescerebbero e non produrrebbero unghie e capelli. Ma se in noi fosse unicamente questo moto senza la sensazione e senza il moto spontaneo, la Scrittura non direbbe che l'uomo divenne un essere vivente.

Il soffio di Dio sul volto dell'uomo.

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17.23. La parte anteriore del cervello, d'onde si dipartono tutti i nervi sensori, è situata vicino alla fronte, e gli organi sensori nella faccia, tranne il sensorio del tatto che è diffuso in tutto il corpo; è dimostrato tuttavia che anche questo senso si diparte dalla stessa zona anteriore del cervello dalla quale torna indietro attraverso la sommità del capo scendendo fino al midollo spinale, di cui ho parlato poc'anzi: per conseguenza ha il senso del tatto anche la faccia, come tutto il corpo eccetto i sensi della vista, dell'udito, dell'odorato e del gusto, situati solo nella faccia. Ecco perché, a mio avviso, la Scrittura dice che Dio soffiò sul volto dell'uomo un alito vitale quando divenne un essere vivente. Infatti la parte anteriore del cervello è considerata giustamente più eccellente di quella posteriore, non solo perché quella dirige come guida e quest'altra segue, ma anche perché dalla prima deriva la sensazione mentre dall'altra ha origine il movimento, così come il progetto precede l'esecuzione.

I tre ventricoli del cervello.

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18.24. E poiché non c'è alcun movimento fisico che tenga dietro alla sensazione senza intervalli di tempo, e d'altra parte non possiamo percorrere questi intervalli di tempo con moto spontaneo senza il soccorso della memoria, gli scrittori (di medicina) dimostrano che vi sono tre specie di ventricoli nel cervello: il primo vicino al volto, dal quale si dipartono tutti i nervi sensori; il secondo è quello posteriore situato presso la base del cervello, che regola tutti i movimenti; il terzo è sito tra gli altri due, ove gli scrittori dimostrano che ha sede la memoria, perché non avvenga che, siccome il movimento tiene dietro alla sensazione, l'uomo sia nell'impossibilità di collegare al passato ciò che deve fare, qualora si dimenticasse di quel che ha fatto. L'esistenza di siffatti ventricoli, al dire di quegli scrittori, è dimostrata da segni sicuri, in casi in cui quelle rispettive zone del cervello sono state affette da una malattia o da un difetto patologico. Anche quando sono menomate le funzioni della sensazione o il movimento delle membra o il ricordo dei movimenti del corpo, (i medici) indicano assai chiaramente la funzione di ciascuno dei ventricoli e, applicando a questi la cura (opportuna), hanno appurato a quale delle zone cerebrali ha giovato la cura apprestata. L'anima tuttavia agisce su queste zone del cervello come su propri strumenti, ma non s'identifica con alcuno di detti organi; al contrario essa li guida tutti e, per mezzo di essi, provvede ai bisogni del corpo e della vita, poiché in virtù di essa l'uomo è divenuto un essere vivente.

Superiorità dell'anima su tutto ciò che è corporeo.

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19.25. Quando si cerca quale sia l'origine dell'anima, ossia il materiale - per così dire - con il quale Dio formò il soffio chiamato anima, non deve venirci in mente nulla di materiale. Poiché allo stesso modo che Dio trascende ogni creatura, così l'anima per l'eccellenza della sua natura, è superiore a ogni specie di creatura corporea. Essa tuttavia governa il corpo per mezzo della luce e dell'aria che sono anch'essi corpi superiori agli altri corpi di questo mondo in quanto sono più simili allo spirito e hanno più la capacità di agire che non la materialità di patire, come è quella che hanno l'acqua e la terra, mentre quelli sono più simili allo spirito. La luce fisica, per esempio, fa noto qualcosa ma lo manifesta a un essere di natura diversa dalla propria; lo manifesta cioè all'anima, ma la luce che segnala qualcosa non è l'anima. Quando poi l'anima soffre con molestia le afflizioni del corpo, è colpita dal dispiacere che la propria attività intenta a governare il corpo è impedita dal turbamento del suo equilibrio, e questo dispiacere si chiama dolore. Anche l'aria diffusa attraverso i nervi ubbidisce alla volontà così da mettere in moto le membra, ma non è essa la volontà. Ugualmente la zona centrale del cervello segnala i movimenti delle membra perché se ne serbi memoria, ma non è essa la memoria. Infine, quando queste funzioni - che sono, per così dire, a servizio dell'anima - a causa di un difetto o turbamento qualunque vengono a cessare completamente poiché non agiscono più i messaggeri delle sensazioni e gli agenti del movimento, si ha l'impressione che l'anima non ha più motivo d'essere presente (al corpo) e se ne allontana. Se invece non cessano (del tutto), come suole avvenire nella morte, l'attenzione dell'anima ne viene disturbata, come uno che si sforzasse di riporre in piedi qualcosa che sta cadendo. Allora, in base alla natura delle turbe che la crucciano, i medici arrivano a conoscere di quale zona delle funzioni si tratta, in modo che, se possibile, vi portino rimedio.

L'anima non è ciò che sono gli organi del corpo.

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20.26. Poiché una cosa è l'anima e un'altra gli elementi corporei di cui si serve come di agenti, come di strumenti o di organi o con qualsiasi altro nome più appropriato possono chiamarsi. La differenza appare evidente dal fatto che spesso, a causa d'una intensa concentrazione del pensiero, l'anima si distoglie da tutte le altre cose fino al punto di non accorgersi di molti oggetti situati davanti agli occhi quando sono spalancati e capaci di guardar bene. Se poi la concentrazione è maggiore, una persona, anche se cammina, tutto a un tratto si ferma poiché distoglie la volontà dal comandare all'organo motorio, da cui erano mossi i piedi. Se invece la concentrazione del pensiero non è così intensa da far fermare una persona che cammina e inchiodarla in un punto della strada, ma è tuttavia tale da trattenere l'anima dal fare attenzione ai movimenti del corpo segnalatile dalla zona centrale del cervello, talvolta si dimentica d'onde venga o dove vada e senza avvedersene oltrepassa la casa di campagna verso cui è diretta, pur essendo sano il corpo, ma perché è distolta verso altri oggetti. Questa specie di particelle corporee del cielo corporeo, quelle cioè della luce e dell'aria, sono le prime a ricevere gli impulsi dell'anima che le vivifica per il fatto che, più dell'acqua e della terra, sono affini alla sostanza incorporea. L'anima si serve di quegli elementi più vicini allo spirito per governare tutta la massa del corpo. Se Dio ha mescolato o aggiunto al corpo dell'uomo vivente la luce e l'aria traendole dal cielo che circonda e ricopre la nostra terra, o se le ha create anch'esse dal fango come la carne, è una questione che non rientra nel nostro argomento. È infatti ammissibile che ogni sostanza corporea può trasformarsi in ogni altra sostanza corporea, ma è assurdo credere che qualunque corpo si possa trasformare in un'anima.

Non si deve immaginare un quarto elemento del mondo da cui deriva l'anima.

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21.27. Non si deve perciò dare ascolto nemmeno a coloro i quali hanno pensato che esista un quinto elemento corporeo, da cui sarebbero tratte le anime; questo elemento non sarebbe né la terra né l'aria né il fuoco - tanto quello terrestre soggetto a diversi mutamenti, quanto quello celeste puro e splendente - ma un non so qual altro essere privo di un vocabolo usuale, ma che tuttavia sarebbe un corpo. Se infatti coloro, che hanno questa opinione, chiamano corpo quello stesso che chiamiamo corpo anche noi, cioè una sostanza qualsiasi occupante uno spazio in lunghezza, larghezza e altezza, non solo ciò non è l'anima, ma non si deve credere neppure che l'anima sia stata fatta con questo elemento. Poiché tutto ciò che è di simile natura, per non dir altro, può essere diviso o circoscritto con linee in qualunque sua parte; ora, se l'anima fosse capace di ciò, non potrebbe concepire affatto linee che non possano tagliarsi nel senso della lunghezza, come quelle che tuttavia sa potersi trovare nel mondo dei corpi.

L'anima conosce se stessa interamente.


21.28. L'anima però non pensa di se stessa come se fosse qualcosa di simile, dal momento che non può conoscersi, anche quando cerca di conoscere se stessa. Quando infatti indaga se stessa, sa di fare ciò, ma non potrebbe saperlo se non si conoscesse, poiché il mezzo per indagarsi non è altro che lei stessa. Per il fatto dunque che sa di essere alla ricerca di se stessa, certamente si conosce e perciò, quando sa d'indagare se stessa, conosce anche se stessa nell'intero suo essere, poiché a conoscersi tutta intera non è un altro essere ma è lei stessa. Perché dunque essa s'indaga ancora, se sa che tutto il suo essere è intento a indagarsi? Se infatti non si conoscesse, non potrebbe sapere d'essere intenta ad indagarsi, ma questo le càpita attualmente; ciò che invece cerca di sapere di sé è ciò ch'era prima o sarà in avvenire. Dovrebbe quindi smettere ormai d'immaginare di essere un copro poiché, se fosse qualcosa di simile, si conoscerebbe come tale, dato che conosce se stessa meglio di quanto conosca il cielo e la terra, che conosce solo mediante gli occhi del proprio corpo.

La facoltà dell'anima con cui ritiene le immagini dei corpi.


21.29. Non parlo dell'altra facoltà dell'anima che possiedono - come sappiamo - anche le bestie e gli uccelli del cielo quando tornano alle loro stalle o ai loro nidi; grazie a questa facoltà l'anima riceve le immagini di tutte le cose materiali e questa facoltà non è affatto simile ad alcuna sostanza materiale. Tuttavia proprio questa facoltà, in cui restano impresse le immagini delle cose materiali, dovrebbe essere piuttosto simile a un essere materiale. Ma se questa facoltà non è corporea, poiché di certo quelle immagini corporee non solo restano impresse nella memoria, ma se ne possono formare ancora innumerevoli altre a volontà, quanto più l'anima non può essere simile a un corpo a causa di qualunque altra sua facoltà!.

L'anima è spirito vitale.


21.30. Se invece, secondo l'opinione di certi scrittori, è un corpo tutto ciò che esiste, cioè ogni sostanza e ogni natura, dovremmo certamente respingere questo modo di esprimerci per evitare di non essere in grado di trovare dei termini per distinguere dai corpi gli esseri che non lo sono. D'altra parte non dovremmo preoccuparci eccessivamente riguardo a una parola. Anche noi infatti diciamo che l'anima - qualunque cosa essa possa essere - non è alcuno dei ben noti quattro elementi che sono evidentemente dei corpi, ma non è neppure ciò che è Dio. Ma cosa sia non lo si vede meglio che chiamandola anima o spirito vitale. A "spirito" si aggiunge "vitale" perché anche l'aria è chiamata spesso spiritus, cioè "spirito". D'altronde si è dato il nome di "anima" anche all'aria, sicché è impossibile trovare più un termine per denotare con proprietà questa sostanza, che non è né corpo né Dio, né vita priva di sensazione - quale apparentemente si trova negli alberi - né vita senza intelligenza razionale -come si trova nelle bestie - ma una vita adesso inferiore a quella degli angeli, destinata però a divenire uguale alla loro, se vivrà secondo i comandamenti del suo Creatore.

Conclusioni sulla natura dell'anima.


21.31 Tra incertezze si ricerca quale sia l'origine dell'anima, cioè con quale materia -diciamo così - è stata fatta o con quale sostanza completa e beata sia stata fatta oppure se è stata fatta completamente dal nulla; ciononostante non si deve mettere affatto in dubbio che, se l'anima era qualcos'altro prima di essere anima, qualunque cosa essa fosse, fu fatta da Dio e che nella sua essenza attuale è stata fatta da Dio per essere anima vivente. Infatti o non era nulla in precedenza o non era ciò che è adesso. Ma abbiamo ormai spiegato a sufficienza la parte della questione in cui ci siamo chiesti che cosa potrebbe chiamarsi materia con cui l'anima è stata fatta.

Aporìe sull'origine e sulla ragione causale dell'anima.

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22.32. Ora, se l'anima non esisteva affatto (in precedenza), si deve cercare in qual senso può intendersi quanto si diceva, cioè che la sua ragione causale fu creata tra le prime opere di Dio fatte in sei giorni, quando Dio creò l'uomo a sua immagine; ma questa immagine non può spiegarsi esattamente se non rispetto all'anima. Quando perciò affermiamo che Dio, nel creare simultaneamente tutte le cose, non creò proprio le nature e le sostanze destinate ad esistere in seguito ma piuttosto certe ragioni causali degli esseri futuri, dobbiamo aver paura di dar l'impressione di dire cose prive di senso. Quali sono in realtà siffatte ragioni causali secondo le quali potrebbe dirsi che Dio aveva già fatto a sua immagine l'uomo di cui non aveva ancora formato il corpo mediante il fango e nel quale non aveva ancora infuso il soffio creando così l'anima? E per dire il vero, anche se il corpo umano aveva una ragione causale occulta, in virtù della quale doveva essere formato in futuro, esisteva però anche il materiale con cui doveva essere formato, cioè la terra in cui è facile capire che quella ragione era nascosta come in un seme. Ma dell'anima che doveva essere creata, cioè del soffio che doveva esser creato per divenire anima umana, quale ragione causale era stata nascosta originariamente nella terra quando Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza 14 - somiglianza che può intendersi rettamente solo rispetto all'anima - se non c'era alcuna sostanza con cui potesse essere creata?

In una creatura spirituale la ragione causale dell'anima?


22.33. Se infatti quella ragione causale era in Dio e non in una creatura, allora non era stata creata. In che senso dunque (la Scrittura) dice: Dio fece l'uomo a propria immagine ? Se invece era già nella creazione, cioè nelle stesse cose già create simultaneamente da Dio, in quale creatura essa era? In una creatura spirituale o in una materiale? Se era in una creatura spirituale, agiva forse in qualche modo negli esseri corporei del mondo sia celesti che terrestri? Oppure non vi esercitava alcuna attività prima che l'uomo fosse creato nella sua propria natura, allo stesso modo che nell'uomo già vivente di vita personale esiste occulta e inattiva la potenzialità di generare che non agisce se non nell'amplesso sessuale e nel concepimento? Oppure anche quella creatura spirituale, in cui era nascosta questa ragione, non produceva nulla della sua opera? Ma a che scopo era stata creata? Forse per contenere la ragione causale della futura o delle future anime umane, come se non potessero esistere in se stesse ma solo in una creatura vivente di vita propria, come la facoltà di generare non può essere se non nelle nature già esistenti e complete? Genitrice dell'anima sarebbe stata dunque costituita una creatura spirituale, in cui fosse la ragione causale dell'anima futura, che però non dovrebbe esistere se non quando Dio la crea per infonderla nell'uomo. Anche nel caso della procreazione umana, a creare e formare il prodotto del seme oppure immediatamente della stessa prole è solo Dio mediante la sua Sapienza che per la sua purezza si diffonde e penetra dappertutto e per questo nulla d'inquinato s'infiltra in essa, mentre si estende da un confine all'altro con forza e governa con dolcezza ogni cosa. Ma io non so come si possa comprendere che fu creata per quest'unico scopo una non so quale creatura spirituale che non è ricordata tra le opere create da Dio nel corso di quei giorni, sebbene la Scrittura affermi che Dio creò l'uomo nel sesto giorno, ma allora Dio non lo aveva creato nella sua propria natura, sibbene solo nella sua ragione causale insita nella creatura che non è menzionata (nella Scrittura). C'era infatti un motivo maggiore perché dovesse essere menzionata proprio essa che era stata portata alla perfezione in modo che non si dovesse aspettare più a farla conforme a una ragione causale, che sarebbe stata anteriore a lei.

Non è nella natura angelica la ragione causale dell'anima.

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23.34. Se il "giorno" creato da Dio all'origine viene inteso rettamente come un essere spirituale e intellettuale, potrebbe darsi che Dio quando fece l'uomo a sua immagine il sesto giorno, inserì in quella natura spirituale e intellettuale la ragione causale dell'anima che doveva essere creata in seguito? Avrebbe egli, così, fissato in precedenza la ragione causale e formale, conforme alla quale avrebbe creato l'uomo dopo i sette giorni e in tal modo si potrebbe pensare ch'egli creò la ragione causale del corpo dell'uomo nella sostanza della terra e la ragione causale dell'anima nella natura del primo "giorno"? Ma dire ciò non equivale forse a dire che lo spirito angelico è in un certo senso padre dell'anima umana, se nella creatura spirituale è precostituita la ragione causale dell'anima umana da creare, allo stesso modo che nell'uomo è la ragione causale della sua prole futura? Per conseguenza, progenitori dei corpi umani sarebbero gli uomini, e delle anime gli angeli, mentre Dio sarebbe il creatore sia dei corpi che delle anime, ma degli uomini per il tramite degli uomini, delle anime invece per il tramite degli angeli. O forse possiamo dire che Dio sarebbe creatore del primo corpo umano tratto dalla terra e della prima anima umana tratta dalla natura angelica, nei quali esseri avrebbe fissato precedentemente le ragioni causali dei corpi e delle anime, quando all'origine fece l'uomo tra gli esseri, creati tutti da lui simultaneamente, in seguito avrebbe infine creato gli uomini mediante gli uomini, traendo il corpo dal corpo e l'anima dall'anima? È un problema spinoso poiché è difficile capire come l'anima potrebbe esser figlia d'un angelo o degli angeli, ma è molto più difficile capire come potrebbe essere figlia del cielo corporeo o, ancor peggio, del mare e della terra! Se quindi è assurdo pensare che Dio creasse la ragione causale dell'anima nella natura angelica, molto meno si può ammettere che la ragione causale dell'anima fosse creata anteriormente in qualche creatura corporea quando Dio fece l'uomo a propria immagine, prima che al momento voluto infondesse col suo soffio l'anima al corpo formato col fango.

Prima ipotesi: l'anima esiste prima di venire nel corpo.

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24.35. Vediamo dunque se per caso si possa affermare con verità - come a me pare certamente più accettabile per la ragione umana - che Dio, tra le prime opere da lui create tutte simultaneamente, creò anche l'anima umana che a tempo debito avrebbe infusa nelle membra del corpo formato con il fango. Di questo corpo, tra tutte le opere create simultaneamente, Dio aveva creato la ragione causale, conforme alla quale fece il corpo umano allorché dovette essere fatto. Ora l'espressione della Scrittura: a propria immagine possiamo intenderla nel suo giusto senso solo in rapporto all'anima, allo stesso modo che l'altra: maschio e femmina solo in rapporto al corpo. Se dunque non vi si oppone alcuna autorità dessa sacra Scrittura o un argomento vero della ragione, si deve credere che l'uomo fu creato il sesto giorno nel senso che la ragione causale del corpo umano era già stata creata negli elementi del mondo, ma che l'anima era già stata creata nel suo essere come all'inizio era già stato creato il "giorno" e che, una volta creata, restò nascosta tra le opere di Dio finché, al momento voluto, Dio non l'avrebbe infusa con il soffiare, cioè con l'ispirare l'alito nel corpo formato col fango.

Se l'anima preesisteva, che cosa l'avrebbe spinta a venire nel corpo?

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25.36. Ma a questo punto dobbiamo considerare un nuovo problema di una certa importanza. Se infatti l'anima era già stata creata e celata, dove avrebbe potuto stare meglio che dove si trovava? Che ragione c'era dunque perché l'anima, vivente nell'innocenza, dovesse essere infusa - per darle vita - nella carne, in cui peccando avrebbe offeso il proprio Creatore con il risultato di meritare il castigo della fatica e il tormento della condanna? È forse necessario dire che l'anima è propensa per sua spontanea volontà verso il corpo per governarlo e che in questa vita con il corpo - in quanto la si può vivere sia nella giustizia che nell'iniquità - avrebbe potuto avere, a seconda di quanto avrebbe scelto, o il premio della sua giustizia o il castigo della sua iniquità? Siffatta ipotesi non sarebbe forse contraria all'affermazione dell'Apostolo in cui dice che quanti non sono ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male ? Infatti la propensione spontanea dell'anima verso il corpo non è ancora un'azione giusta o malvagia di cui si debba rendere conto nel giudizio di Dio, nel quale ciascuno riceverà la ricompensa delle opere compiute mediante il corpo, sia in bene che in male. Perché dunque non avanzare un'ulteriore ipotesi, che cioè l'anima sia venuta nel corpo per ordine di Dio? In tal modo, se nel corpo essa volesse agire secondo i precetti di Dio, riceverebbe in ricompensa la vita eterna e la compagnia degli angeli; se invece li disprezzasse, subirebbe il castigo più che giusto sia d'una pena di lunga durata sia del fuoco eterno? Oppure - poiché il fatto stesso di aver ubbidito a Dio è di certo già un'azione buona -potrebbe darsi che questa ipotesi fosse contraria all'affermazione che coloro i quali non sono ancora nati, non hanno fatto nulla né di bene né di male?


Agostino - Genesi 1010