Agostino - Genesi 1203

1203
3.5. Orbene, se ci chiediamo per quale motivo era necessario quell'aiuto, con ragione ci si presenta alla mente solo quello della procreazione dei figli, così come la terra è d'aiuto al seme per la produzione d'una pianta dall'unione dell'una e dell'altro. Questo motivo era già stato indicato anche nella creazione originaria delle cose: Dio li creò maschio e femmina e li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela. Questa ragione della creazione e dell'unione del maschio e della femmina, come pure la benedizione, non fu abrogata neppure dopo il peccato dell'uomo e dopo il suo castigo. Proprio in virtù di quella benedizione la terra è ora piena di uomini che l'assoggettano.

Si può pensare che anche nel paradiso ci poteva essere il matrimonio.


3.6. In realtà, sebbene la Scrittura ricordi che (i nostri progenitori) ebbero rapporti sessuali e generarono figli solo dopo essere stati cacciati dal paradiso, io tuttavia non vedo che cosa avrebbe potuto impedire che per loro ci fosse un'onorata unione matrimoniale e il talamo intemerato 11 anche nel paradiso. Dio infatti, se fossero vissuti nella fedeltà e nella giustizia e lo avessero servito nell'ubbidienza e nella santità, avrebbe concesso loro di generare figli con il loro seme senza l'ardore disordinato della concupiscenza, senza la fatica e il dolore del parto. In tal caso non si sarebbe trattato di raggiungere lo scopo di avere figli che succedessero ai genitori alla loro morte. Si sarebbe ottenuto piuttosto il risultato che coloro, i quali avessero generato dei figli, sarebbero rimasti nel fiore degli anni e avrebbero mantenuto il loro vigore fisico mangiando i frutti dell'albero della vita piantato nel paradiso e i loro figli sarebbero giunti al medesimo stato fino a quando, raggiunto un determinato numero di persone, se tutti fossero vissuti nella giustizia e nell'ubbidienza, si sarebbe prodotta la trasformazione per cui i corpi naturali si sarebbero cambiati in un'altra qualità, senza passare affatto attraverso la morte per il fatto d'aver ubbidito a ogni cenno dello spirito che li guidava, che da solo dava loro la vita, senza il sostentamento d'un cibo corporeo, e così quei corpi sarebbero divenuti ciò che si chiama "corpo spirituale". Ciò sarebbe potuto avvenire, se la trasgressione del precetto non avesse meritato il castigo della morte.

Lo stato di natura integra prima del peccato.


3.7. Coloro i quali non credono che ciò non sarebbe stato possibile, non considerano se non il corso ordinario della natura qual è dopo il peccato e il castigo dell'uomo; noi però non dobbiamo essere nel numero di coloro che non credono se non ciò che sono abituati a vedere. Chi potrebbe infatti dubitare che non potesse essere accordato all'uomo il privilegio, di cui abbiamo parlato, se fosse vissuto nell'ubbidienza e nella fedeltà, se non dubita che Dio concesse agli abiti degli Israeliti di conservarsi nello stato primitivo in modo che per lo spazio di quarant'anni non subirono alcun logorìo per l'invecchiamento ?

Perché i progenitori non ebbero rapporti sessuali prima del peccato.

1204
4.8. Perché dunque (i nostri progenitori) ebbero rapporti sessuali solo dopo essere usciti dal paradiso? Si può rispondere facilmente che la ragione sta nel fatto ch'essi subito dopo la creazione della donna e prima di aver rapporti sessuali commisero la trasgressione, per causa della quale furono destinati alla morte e furono cacciati dal luogo della loro felicità. La Scrittura in realtà non determina il tempo intercorso tra la loro creazione e la nascita del loro figlio Caino. Uno potrebbe anche dire che Dio non aveva ancora dato loro l'autorizzazione ad unirsi nell'amplesso coniugale. Poiché mai infatti non avrebbero dovuto aspettare d'essere autorizzati da Dio per unirsi intimamente nel loro sesso dal momento che non c'era nessuna spinta della concupiscenza proveniente dalla carne ribelle? Dio poi non aveva dato loro l'autorizzazione per quell'unione poiché disponeva ogni cosa conforme alla sua prescienza con cui prevedeva senza dubbio anche la loro caduta, per effetto della quale si sarebbe dovuto propagare il genere umano come una stirpe destinata ormai alla morte.

Il ruolo della donna.

1205
5.9. Ora, se la donna non fu fatta per esser d'aiuto all'uomo al fine di generare figli, per aiutarlo a fare cos'altro fu creata? Nell'ipotesi che fosse stata creata per coltivare la terra insieme con lui, non esisteva ancora il lavoro che esigeva l'aiuto d'un altro e, se ce ne fosse stato bisogno, sarebbe stato migliore l'aiuto d'un maschio. Lo stesso potrebbe dirsi del conforto ( di un altro), se per caso (Adamo) si fosse tediato della solitudine. Quanto più conveniente sarebbe stato che, per vivere e conversare insieme, abitassero sotto lo stesso tetto due amici anziché un uomo e una donna! Se invece fosse stato necessario per la convivenza dei due che uno comandasse e l'altro ubbidisse per evitare che un contrasto della volontà turbasse la pace della famiglia e per conservare la concordia, non sarebbe mancata nemmeno la disposizione naturale per il fatto che l'uno era stato creato prima e l'altro dopo, soprattutto se l'altro era stato creato venendo tratto dal primo, come era il caso della donna. Nessuno certamente dirà che Dio avrebbe potuto creare con la costola dell'uomo soltanto una donna e non anche un uomo, se lo avesse voluto. Non vedo, per conseguenza, in qual senso la donna fu creata come aiuto per l'uomo, se si toglie il motivo di generare figli.

La successione dei figli, se Adamo non avesse peccato.

1206
6.10. Mi spiego: se era necessario che i genitori cedessero il posto ai figli col dipartirsi da questa vita in modo che il genere umano, attraverso il decesso degli uni e la successione degli altri, raggiungesse un numero completo di persone, sarebbe stato possibile agli uomini -dopo aver generato figli e aver compiuto santamente il loro compito di uomini - di passare a una vita migliore non già attraverso la morte ma in virtù d'una trasformazione. Questa sarebbe potuta essere quella finale per cui i fedeli servi di Dio diverranno come gli angeli nel cielo 13 dopo aver riacquistato il proprio corpo; oppure un'altra, qualora quella non debba essere concessa che a tutti gli uomini simultaneamente alla fine del mondo; quest'altra sarebbe stata una trasformazione un po' inferiore a quella, ma nondimeno per una condizione migliore di quella che ha ora il nostro corpo o aveva il corpo dei (due) esseri umani creati per primi, cioè quello dell'uomo formato con il fango della terra e quello della donna formata con la carne dell'uomo.

I progenitori sarebbero potuti essere trasferiti fuori della terra come Elia fino alla fine del mondo.


6.11. Infatti non si deve pensare che Elia sia già come saranno i fedeli servi di Dio quando avranno terminato la loro giornata di lavoro e riceveranno tutti ugualmente un denaro, o come sono gli uomini che non sono usciti ancora da questa vita, dalla quale tuttavia egli è già partito non a causa della morte ma perché trasferito in un altro luogo. Per conseguenza egli possiede già una sorte migliore di quella che avrebbe potuto avere in questa vita, sebbene non possegga ancora lo stato in cui sarà alla fine del mondo dopo esser vissuto nella santità. Poiché per noi essi avevano previsto una sorte migliore che però non avrebbero potuto raggiungere senza di noi. Oppure uno potrebbe pensare che Elia non avrebbe potuto meritare quel privilegio caso mai fosse stato ammogliato e avesse avuto dei figli - ma si crede che non avesse (né moglie né figli) in quanto la Scrittura non lo dice, sebbene non parli neppure del suo celibato -; in tal caso che cosa risponderebbe a proposito di Enoch che generò figli e, dopo esser vissuto accetto a Dio, non morì ma fu trasferito in un altro soggiorno ? Perché mai, allora, se Adamo ed Eva fossero vissuti santamente e avessero generato figli castamente, non avrebbero potuto cedere il posto ai loro successori col venir trasferiti in un'altra vita senza subire la morte? Orbene, Enoch ed Elia, morti in Adamo e portanti nella carne il germe della morte, torneranno - come si crede - in questa vita per pagare questo debito e subire così la morte differita sì a lungo. Adesso tuttavia essi vivono in un'altra vita dove, prima della risurrezione della carne e prima che il corpo naturale sia mutato in un corpo spirituale, non subiscono la decadenza né a causa di malattie né a causa della vecchiaia. Quanto più giustamente quindi e con quanta maggiore verosimiglianza sarebbe stato concesso ai primi uomini - che fossero vissuti senza alcun peccato personale o die genitori - d'esser trasferiti in una vita migliore cedendo il posto ai figli da loro generati e di lì, alla fine del mondo, con tutti i fedeli servi di Dio da loro discendenti, essere cambiati in una condizione molto più felice come quella degli angeli non attraverso la morte ma grazie alla potenza di Dio!

Lodevole la verginità, ma anche il matrimonio con i suoi tre beni.

1207
7.12. Io quindi non vedo per quale altro aiuto fu creata la donna per l'uomo se si esclude il motivo di generare figli; tuttavia non vedo neppure perché lo si dovrebbe escludere. Perché, infatti, la fedele e santa verginità ha il suo gran merito e la sua grande dignità agli occhi di Dio se non perché in questo tempo ormai opportuno per astenersi dall'amplesso carnale - dal momento che, per completare il numero dei santi, basta l'enorme massa di uomini provenienti da tutti i popoli - la brama passionale d'un sordido piacere non esige più l'atto necessario per generare altri figli già sufficientemente numerosi? Infine la debolezza dell'uno e dell'altro sesso che propende verso una rovinosa impudicizia viene in modo giusto sorretta dall'onestà del matrimonio, di modo che l'atto, che sarebbe potuto essere un dovere per individui sani, diventa un rimedio per individui malati. Infatti non perché l'incontinenza è un male ne segue che il matrimonio non è un bene anche quando due persone si uniscono in matrimonio spinte dall'incontinenza; è vero anzi il contrario: non a causa del male che è l'incontinenza è biasimevole il bene del matrimonio, ma quel male diventa scusabile a causa di questo bene, poiché ciò che ha di buono il matrimonio e ciò, a causa del quale il matrimonio è un bene, non può essere mai peccato. Ora questo bene è triplice: la fedeltà, la prole e il sacramento. La fedeltà esige di non aver rapporti sessuali con un altro o con un'altra; la prole esige d'essere accolta con amore, allevata con bontà, educata religiosamente; il sacramento esige l'indissolubilità del matrimonio e che il divorziato o la divorziata non si unisca a un'altra persona neanche allo scopo d'aver figli. Questo è ciò che può chiamarsi la regola del matrimonio; per mezzo di ciò si rende onorata la fecondità della natura e vien regolato il disordine dell'incontinenza. Ma poiché abbiamo trattato questo argomento abbastanza a lungo nel libro La dignità del matrimonio, da noi pubblicato di recente, nel quale abbiamo fatto la distinzione tra la continenza vedovile e l'eccellenza della verginità conforme al grado della loro dignità, non dobbiamo impiegare più a lungo la nostra penna su questo argomento.

È difficile evitare rettamente un vizio senza cadere nel suo contrario.

1208
8.13. Ora ci chiediamo per quale aiuto all'uomo fu fatta la donna, se nel paradiso non erano loro leciti i rapporti sessuali per generare figli. Quanti pensano così, credono forse che sia peccato ogni accoppiamento carnale. Poiché è difficile non precipitare nel vizio contrario quando si vuole evitare in modo errato un altro vizio. Quando infatti i vizi si giudicano non già con il criterio della ragione ma con quello dell'opinione, chi ha paura dell'avarizia diventa prodigo e chi ha paura della prodigalità diventa avaro; se ad uno si rimprovera d'essere indolente diventa turbolento e, se a uno si rimprovera d'esser turbolento diventa indolente; chi, biasimato per la sua temerarietà, arriva a detestarla, si rifugia nella timidezza e chi si sforza di non essere timido diventa temerario, rompendo, per così dire, il legame che lo tratteneva. Così avviene che la gente, mentre non sa che cosa è condannato dalla legge di Dio nel caso dell'adulterio o della fornicazione, condanna il rapporto sessuale dei coniugi anche se fatto allo scopo di aver figli.

Avrebbero i progenitori potuto procreare nel paradiso terrestre?

1209
9.14. Coloro che non condannano il matrimonio ma pensano tuttavia che la fecondità della carne sia stata concessa da Dio per assicurare la successione dei mortali e non credono neppure che i primi esseri umani potessero congiungersi carnalmente, se per causa del peccato, da loro commesso, non fossero stati condannati a morire e non avessero dovuto procurarsi dei successori mettendo al mondo dei figli. Costoro però non riflettono al fatto che, se era legittimo che i nostri progenitori potessero procurarsi dei successori essendo essi destinati a morire, con quanto maggior ragione avrebbero potuto procurarsi dei compagni dal momento che erano destinati a morire! In realtà, se il genere umano avesse riempito tutta la terra, sarebbe stato legittimo procurarsi dei figli unicamente per riempire i vuoti lasciati dai morti. Ma se la terra doveva essere riempita mediante l'opera di due sole persone, in qual modo avrebbero potuto compiere il dovere di costituire una comunità senza generare figli? Oppure c'è qualcuno tanto cieco di mente da non capire quanta bellezza conferisce alla terra il genere umano anche se poche persone vivono in modo retto e lodevole, di quanta importanza è l'ordine pubblico che trattiene anche i delinquenti in una certa qual pace terrena? Per quanto gli uomini siano viziati, anche come tali sono superiori alle bestie e agli uccelli, ma tuttavia chi non proverebbe piacere nel contemplare questa che è la parte più bassa del mondo così abbellita - tenuto conto del posto destinato ad essa - di tutte le specie di questi animali? Chi poi sarebbe così dissennato da pensare che la terra non sarebbe potuta essere così bella, se fosse stata riempita di persone viventi nella giustizia (originale) che non avrebbero dovuto morire?

La donna fu creata per procreare anche se l'uomo non avesse dovuto morire.


9.15. Il fatto che la città celeste ha un numero enorme di angeli non può essere un motivo per cui sarebbe stato conveniente che l'uomo e la donna non si unissero nell'amplesso coniugale, fuorché nel caso che dovessero morire. Il Signore infatti, prevedendo questo gran numero completo di santi che deve congiungersi agli angeli anche nella risurrezione, disse: Nella risurrezione gli uomini e le donne non si sposeranno più, poiché non morranno, ma saranno uguali agli angeli di Dio. Quaggiù al contrario la terra doveva essere riempita di uomini ed era conveniente che fosse ripiena di persone provenienti da un unico capostipite, per stabilire una più stretta relazione di parentela e mettere in maggior risalto possibile il legame dell'unità. Per qual altro motivo perciò Dio procurò all'uomo un aiuto nel sesso femminile simile a lui, se non perché la natura femminile aiutasse, come una terra fertile, l'uomo nel procreare il genere umano?

La concupiscenza e la morte.

1210
10.16. È tuttavia più conveniente e preferibile pensare che i nostri progenitori, allorquando furono messi nel paradiso e il loro corpo naturale non era ancora condannato a morire, non avessero un appetito al piacere carnale come l'ha il nostro corpo proveniente da una stirpe destinata alla morte. Non può dirsi infatti che in Adamo ed Eva non successe nulla dopo ch'ebbero mangiato il frutto proibito, dal momento che Dio non disse: "Se ne mangerete, morrete sicuramente", ma: Il giorno in cui ne mangerete, morrete sicuramente. Per conseguenza quel giorno produsse in loro la condizione (di dissidio) che l'Apostolo esprime in questi termini: Nel mio intimo io sono d'accordo con la legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge che contrasta fieramente la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Me sventurato! Chi mi libererà dal corpo che porta questa morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Non sarebbe stato sufficiente dire: "Chi mi libererà da questo corpo mortale"? e invece dice: dal corpo che porta questa morte. Allo stesso modo in un altro passo dice: Il corpo è senza dubbio morto a causa del peccato; neppure in questa frase dice: "Il corpo è mortale", bensì: Il corpo è morto, benché fosse evidentemente anche mortale, essendo destinato a morire. Pertanto, benché il corpo dei progenitori fosse un corpo naturale e non ancora spirituale, non si deve credere tuttavia che fosse "morto", cioè necessariamente destinato alla morte; questo castigo sopravvenne solo dopo ch'ebbero toccato l'albero dal frutto proibito.

Come sarebbe diventato il corpo dei progenitori, se non avessero peccato.


10.17. A proposito dei nostri corpi si parla d'uno stato di salute confacente alla loro costituzione. Se questo stato viene turbato al punto che una malattia consuma gli organi interni, i medici dopo un'attenta diagnosi dichiarano imminente la morte; anche allora naturalmente si dice che il corpo è mortale, ma in un senso diverso di quando era sano, benché fosse di certo destinato, presto o tardi, a morire. Allo stesso modo i progenitori avevano di certo un corpo naturale, ma non destinato a morire - sempre che non avessero peccato - e il loro corpo avrebbe ricevuto uno stato uguale a quello degli angeli e una qualità celeste; appena però trasgredirono il precetto di Dio, contrassero nelle loro membra una sorta di malattia mortale e ciò cambiò la proprietà, per cui potevano dominare tanto perfettamente il corpo che non avrebbero potuto dire: Vedo nelle mie membra un'altra legge che contrasta fieramente la legge della mia ragione. Poiché, sebbene il corpo non fosse ancora spirituale, ma ancora naturale, tuttavia non era ancora il corpo che porta questa morte, dalla quale e con la quale siamo nati. Che cos'altro, in realtà, cominciamo a fare, non dirò appena nati, ma addirittura appena concepiti, se non a soffrire una sorta di malattia, a causa della quale dovremo morire inevitabilmente? La morte è inevitabile per chi sia stato colpito da idropisia o da consunzione o dalla lebbra o da altre simili malattie ma non più che per un neonato che ha cominciato a vivere in questo corpo a causa del quale tutti gli uomini sono per natura figli della collera, condizione, questa, che è il risultato del castigo del peccato.

L'atto coniugale prima del peccato sarebbe stato scevro di passione.


10.18. Perché dunque non dovremmo credere che i nostri progenitori prima del peccato potessero comandare agli organi genitali per procreare figli come comandavano alle altre membra che l'anima è solita eccitare senza alcun prurito della concupiscenza per compiere qualsiasi altro atto? Ora il Creatore onnipotente e lodevole oltre ogni dire, grande anche riguardo alla più piccola delle sue opere, ha dato alle api la capacità di generare i loro piccoli allo stesso modo che formano la cera e il miele. Perché allora dovrebbe sembrare incredibile che per i primi uomini Dio formasse corpi di tal natura che, se non avessero peccato e contratto subito quella sorta di malattia che li avrebbe condotti alla morte, avrebbero comandato agli organi da cui è generata la prole, allo stesso modo che si comanda ai piedi quando si cammina? In tal modo avrebbero compiuto l'unione sessuale senza ardore passionale e avrebbero partorito senza dolore. Ora, al contrario, dopo aver trasgredito l'ordine di Dio, hanno meritato di sentire nelle loro membra, in cui già regna la morte, il moto della legge che è in guerra con la legge dello spirito, moto che è regolato dal matrimonio, tenuto in certi limiti e frenato dalla continenza affinché, come dal peccato è venuto il castigo, così dal castigo se ne tragga il merito.

Conclusioni sul sesso femminile e l'atto coniugale nel paradiso terrestre.

1211
11.19. La donna fu quindi creata venendo tratta dall'uomo per l'uomo, con caratteristiche proprie del suo sesso per cui le donne si distinguono dagli individui maschi. Essa partorì Caino ed Abele e tutti i loro fratelli da cui dovevano nascere tutti gli altri uomini; tra essi generò anche Seth, dal quale ebbe inizio la stirpe umana fino ad Abramo 25 e al popolo d'Israele, la nazione ormai più conosciuta di tutte le altre nazioni e, per discendenza attraverso i figli di Noè, ebbero origine tutti i popoli. Chi mette in dubbio questi fatti fa vacillar per forza tutto ciò che noi crediamo, e il suo dubbio dev'essere tenuto lontano dalla mente dei fedeli. Quando perciò mi si domanda per quale aiuto dell'uomo fu creata la donna, io considero con tutta l'attenzione di cui sono capace tutte le ipotesi possibili, ma non mi viene in mente nessun altro motivo se non quello di procreare figli affinché la terra fosse riempita dalla loro discendenza. Ma la procreazione dei figli non sarebbe stata effettuata dai progenitori come quando nelle membra c'è una legge del peccato in guerra con la legge dello spirito, anche se per grazia di Dio viene superata dalla virtù. Noi infatti dobbiamo credere che questa condizione non sarebbe potuta trovarsi se non nel corpo che porta in sé la morte, un corpo morto a causa del peccato. E qual castigo sarebbe stato più giusto di questo per cui il corpo, fatto come servo dell'anima, non ubbidisce a ogni suo comando allo stesso modo che essa rifiutò di ubbidire al suo Signore? Potrebbe darsi che Dio crei l'uomo nei suoi elementi costitutivi traendoli dai genitori, traendo cioè il corpo dal loro corpo e l'anima dalla loro anima, oppure che crei le anime in un altro modo; in ogni caso però egli non crea per un compito impossibile né per un premio dappoco; poiché se l'anima soggetta a Dio con spirito di fede e d'amore riuscirà con la grazia a trionfare sulla legge del peccato, insita nelle membra del corpo mortifero e meritata per castigo dal primo uomo, riceverà il premio celeste con gloria maggiore, venendo così a dimostrare quanto sia degna di lode l'ubbidienza, la quale con la sua virtù poté trionfare sul castigo meritato dalla disubbidienza altrui.

Che cosa prefigurava Adamo che imponeva il nome agli animali.

1212
12.20. Ma poiché, a mio avviso, abbiamo indagato abbastanza, per qual aiuto dell'uomo fu creata la donna, ora dobbiamo vedere per qual motivo furono condotte davanti ad Adamo tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo perché ricevessero il nome da lui e in tal modo fosse, per così dire, necessario creare per lui una donna formata con il venir tratta dal suo fianco, poiché tra quegli animali non s'era trovato un aiuto simile a lui. Mi pare che questo, pur essendo un fatto realmente accaduto, volesse adombrare un significato profetico; mi pare cioè che, una volta stabilita la realtà del fatto, ci è permesso d'interpretarlo in senso figurato. Che cosa infatti significa il fatto che Adamo impose il nome agli uccelli e agli animali terrestri ma non l'impose anche ai pesci e a tutti gli altri esseri viventi nelle acque? Se noi esaminiamo le lingue umane, tutti questi esseri viventi hanno il nome imposto loro dagli uomini nella loro lingua. Non solo gli esseri viventi nell'acqua o sulla terra, ma anche la terra stessa, l'acqua, il cielo, tutto ciò che si vede e non si vede nel cielo ma si crede che ci sia, sono denotati diversamente secondo la diversità delle lingue dei vari popoli. Noi sappiamo, è vero, che all'origine c'era un'unica lingua, prima che la superbia umana con la costruzione della torre (di Babele), fabbricata dopo il diluvio, dividesse la società umana secondo i diversi linguaggi; quale che fosse quella lingua, che c'importa saperlo? In ogni caso era certamente la lingua parlata allora da Adamo e, se ancora esiste, i nomi imposti dal primo uomo agli animali terrestri e agli uccelli corrispondono ai suoni articolati da Adamo. È forse quindi in alcun modo credibile che i nomi dei pesci corrispondenti a quella stessa lingua furono stabiliti non dall'uomo bensì formati da Dio e che in seguito l'uomo li avrebbe appresi dall'insegnamento di Dio? Ma anche in questa ipotesi, il motivo per cui avvenne così, avrebbe senza dubbio in sé un significato simbolico. Noi dobbiamo tuttavia credere che alle varie specie di pesci fu imposto il nome dopo essere stati conosciuti un po' alla volta; al contrario gli animali domestici, le bestie e gli uccelli furono condotti davanti all'uomo affinché, adunati alla sua presenza e divisi secondo le diverse specie, imponesse loro il nome, anche se l'uomo -qualora ciò non fosse già stato fatto - avrebbe potuto imporre loro il nome un po' alla volta ma molto più presto che nel caso dei pesci. Ora, quale fu il motivo di questo fatto se non quello d'indicare qualche realtà capace di annunciare degli eventi futuri? A questa realtà è rivolta in modo del tutto particolare la preoccupazione della Scrittura nel raccontare ordinatamente i fatti.

Perché il fatto reale aveva un significato profetico.


12.21. In secondo luogo, ignorava forse Dio di non aver creato tra gli animali nessuno che fosse in grado d'essere per l'uomo un aiuto simile a lui? O era forse necessario che anche l'uomo conoscesse questo bisogno e stimasse perciò la sua donna tanto più preziosa per il fatto che tra tutte le creature di carne esistenti sotto il cielo e viventi come lui della stessa aria da lui respirata non ne avesse trovata alcuna simile a lui? Sarebbe strano che (Adamo) non avesse potuto conoscere ciò se non dopo che gli furono condotti davanti tutti gli animali e dopo averli visti con i propri occhi! Se infatti egli avesse avuto fede in Dio, Dio glielo avrebbe potuto dire allo stesso modo che gli diede anche il precetto e lo interrogò e lo punì quand'ebbe peccato. Se invece non aveva fede in Dio, non poteva certamente sapere se Dio, in cui non aveva fede, gli avesse condotto davanti tutti gli animali o se per caso avesse nascosto in qualche angolo più o meno remoto della terra alcuni altri animali simili a lui e che non gli avrebbe potuto mostrare. Ecco perché io non credo si possa dubitare che ciò sia accaduto per un significato profetico, sebbene sia un fatto realmente accaduto.

Si tratta dello stesso argomento.


12.22. In quest'opera tuttavia noi non ci siamo accollati il compito d'investigare le allegorie profetiche (della Genesi) ma di mettere in risalto l'autenticità dei fatti narrati prendendoli nel senso di fatti realmente accaduti. In tal modo ciò che può apparire impossibile a lettori scervellati e increduli o essere in disaccordo con l'autorità della sacra Scrittura in base a testimonianze citate come contrarie, io potrei dimostrare con le mie spiegazioni - per quanto mi è possibile e con l'aiuto di Dio - che non è né impossibile né contrario. Riguardo invece a ciò che appare possibile e non ha alcuna parvenza di contraddizione, ma tuttavia ad alcuni lettori potrebbe apparire inutile o anche privo di senso, vorrei dimostrare con le mie argomentazioni che anche ciò non è avvenuto secondo il corso, per così dire, naturale e abituale delle cose. Io spero in tal modo che le nostre menti nutrano la massima stima per l'autorità delle Sacre Scritture degna di fede al di sopra di ogni altra autorità; e poiché non ci può essere nulla privo di senso, le nostre menti credano che quanto sembra esserlo ha un significato simbolico; ma io tuttavia ho già esposto altrove siffatta interpretazione figurata, oppure ho esaminato già questo passo o posso rinviarlo a un altro tempo.

Che cosa prefigurava la creazione della donna.

1213
13.23. Che vuol dire dunque anche l'affermazione che la donna fu creata col venir formata con la costola dell'uomo? Ma pur ammesso che la donna dovesse essere formata così per mettere in risalto il significato dell'unione tra l'uomo e la donna, forse che la medesima ragione o necessità esigeva anche che l'azione creatrice di Dio avvenisse mentre Adamo dormiva? Esigeva per conseguenza che gli fosse tolta una costola e al posto di essa fosse sostituita della carne? Non poteva forse Dio togliere proprio la carne per formare con essa la donna, traendola cioè dall'elemento più corrispondente alla debolezza del suo sesso? O si dovrà forse dire che, con tutti gli organi che vi aggiunse, Dio poté creare la donna traendola da una costola e non poté farlo con una carne tenera e molle come polpa, mentre formò l'uomo con la polvere? Oppure, nel caso che fosse stato necessario togliere proprio una costola, come mai non fu sostituita con un'altra costola? Inoltre per qual motivo la Scrittura non dice: "Dio formò", oppure "Dio fece", come si esprime per tutte le opere precedenti, ma dice: Il Signore edificò la costola, come se si trattasse non del corpo umano ma di una casa. Non può dunque esserci dubbio - dato che questi sono fatti realmente accaduti e non possono essere privi di senso - che essi sono stati compiuti per prefigurare qualcosa, che cioè proprio dalla prima origine del genere umano, Dio nella sua prescienza predisse nelle sue opere l'utilità che ne sarebbe venuta per i secoli futuri. Egli ha voluto che questi fatti fossero posti per iscritto e rivelati a tempo debito sia attraverso la successione delle generazioni umane, sia mediante il suo Spirito o il ministero degli angeli perché offrissero ai suoi servi una testimonianza delle promesse da compiersi nel futuro e la costatazione del loro compimento. Ciò apparirà sempre più chiaro nel seguito di questo commento.

In qual modo gli animali furono presentati ad Adamo.

1214
14.24. Vediamo dunque, come ci siamo proposti di fare in quest'opera, in qual senso possano prendersi questi fatti, non cioè nel senso d'una prefigurazione di realtà future, ma nel senso proprio e non allegorico, nel senso cioè di fatti realmente accaduti. E Dio - dice la Scrittura -formò ancora dalla terra tutte le bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo. A proposito di ciò abbiamo già discusso nel modo che ci è parso opportuno e nella misura che ci è sembrata più conveniente. E li condusse tutti ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. In qual modo condusse Dio quegli animali ad Adamo? Per non interpretare questa frase secondo il nostro modo di pensare grossolano, dobbiamo lasciarci guidare da ciò che abbiamo esposto nel libro precedente sulla duplice azione della Provvidenza. Non dobbiamo credere che Dio agisse come fanno i cacciatori (di selvaggina) o gli uccellatori che seguono le peste e sospingono nelle reti tutti gli animali che catturano. E non dobbiamo nemmeno pensare che da una nube uscisse una voce per esprimere un ordine con parole che le creature razionali nell'udirle sono solite intendere e ubbidire. Le bestie e gli uccelli non hanno ricevuto questa facoltà, ma ubbidiscono a Dio secondo la loro natura, non in virtù del libero arbitrio della volontà razionale, ma nel modo che Dio, senz'essere lui stesso mosso nel tempo, muove tutte le cose al tempo opportuno mediante il ministero degli angeli, che nel suo Verbo intendono ciò che dev'essere fatto. Senza che Dio si muova nel tempo, essi vengono mossi nel tempo per eseguirvi i suoi ordini negli esseri loro sottomessi.

Gli uomini hanno in comune le passioni con le bestie ma se ne distinguono per il giudizio.


14.25. Ogni anima vivente, non solo l'anima razionale come quella umana, ma anche l'anima irrazionale come quella delle bestie, degli uccelli e dei pesci, è sollecitata dagli oggetti ch'esse vedono. L'anima razionale tuttavia, grazie al libero arbitrio dà o nega il suo consenso a ciò che vede, mentre l'anima irrazionale non ha la facoltà di decidersi (a dare o negare il proprio consenso); essa, però, conforme alla propria natura e al proprio carattere, è spinta all'azione dalla vista di un oggetto. Non è, al contrario, in potere d'alcuna anima di controllare le visioni che si presentano ai sensi del corpo o nell'interno all'immaginazione, visioni dalle quali possa essere mosso l'istinto o la passione d'un qualsiasi essere vivente. Così, quando siffatte visioni sono prodotte dall'alto per mezzo degli angeli obbedienti (alla volontà di Dio), l'ordine di Dio arriva non solo agli uomini né solo agli uccelli e alle bestie, ma perfino agli esseri che vivono nascosti sotto le acque - come al mostro marino che inghiottì Giona 30 - e non solo a questi grossi animali, ma perfino ai vermi più piccoli, poiché leggiamo (nella sacra Scrittura) che anche ad un piccolo verme fu dato da Dio l'ordine di rodere la radice della zucca alla cui ombra stava riposando il profeta (Giona) 31. Dio infatti nel creare l'uomo gli diede il potere -rimastogli anche se porta una carne di peccato - di catturare e ammansire non solo gli animali e le bestie da soma sottomessi ai suoi bisogni e non solo gli uccelli domestici, ma anche quelli che volano liberamente e perfino le bestie selvatiche di ogni genere e di dominarle non tanto con la forza fisica quanto piuttosto con il potere della ragione; e l'uomo ci riesce spiando le loro tendenze istintive e ciò che procura a essi dolore, adescandoli gradualmente li domina col mettere loro il freno e dando loro una certa libertà, li spoglia delle loro abitudini selvatiche e riesce a rivestirli - per così dire - di abitudini umane; con quanta maggiore facilità riescono a far simili azioni gli angeli che, dietro ordine di Dio e nella visione della sua immutabile verità, contemplata da essi eternamente, movendo se stessi attraverso il tempo e i corpi a loro sottomessi attraverso il tempo e lo spazio con meravigliosa facilità! Essi hanno la facoltà non solo di produrre in ogni essere vivente visioni d'oggetti, da cui può venir mosso, ma anche di eccitare gli appetiti dei loro bisogni corporei per condurlo, a sua insaputa, ove dev'essere condotto!


Agostino - Genesi 1203