Agostino - Genesi 1215

In qual modo fu creata la donna e il ministero degli angeli nella creazione o riforma degli esseri.

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15.26. Vediamo ora come fu formata la donna, a proposito della quale la Scrittura - con un verbo di senso simbolico - dice che fu "costruita". Fu infatti creata la sostanza della donna -sebbene tratta da quella dell'uomo la quale già esisteva - e non fu trasformazione di altre nature già esistenti. Ora, gli angeli non possono creare assolutamente nessuna sostanza, poiché il solo creatore di qualsivoglia sostanza, sia piccola che grande, è Dio, cioè la Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Un altro quesito è quello di sapere in che modo Adamo (preso da un sonno profondo) s'addormentò e come gli fu tolta dall'organismo del suo corpo la costola senza che ne provasse dolore. Si potrebbe forse dire che ciò poté essere effettuato per mezzo degli angeli, ma il potere di formare o costruire con una costola la donna lo ha solo Dio, dal quale è fatta sussistere ogni natura. In realtà non potrei credere neppure che quel pezzo di carne messo nel corpo di Adamo al posto lasciato vuoto dalla costola poté esser prodotto dagli angeli, come non furono in grado di produrre nemmeno l'uomo con la polvere. Con ciò non si vuol dire che gli angeli non aiutassero affatto, come strumenti, Dio nella creazione di qualche essere, ma non per questo sono dei creatori, dal momento che neppure gli agricoltori li chiamiamo creatori delle messi o degli alberi. Infatti non è qualcosa né chi pianta né chi irriga, ma chi fa crescere, cioè Dio. A questo "far crescere" appartiene anche la sostituzione della carne al posto della costola asportata dal corpo di Adamo, sostituzione fatta naturalmente da Dio con l'opera sua, con cui crea le sostanze perché esistano, e con cui egli creò anche gli angeli.

Causa prima e causa seconda.


15.27. È quindi opera dell'agricoltore dirigere il corso dell'acqua quando irriga il terreno, ma ch'essa scorra giù per i pendii non è opera sua bensì di Colui che ha disposto ogni cosa con misura, numero e peso. Così è pure opera dell'agricoltore staccare una talea dall'albero e piantarla nel terreno, ma non è opera sua che il magliuolo assorba l'umore e faccia spuntare il germoglio, che una parte di esso si affondi nel terreno per fissarvi le radici e un'altra parte si spinga fuori verso l'aria per nutrire il suo vigore ed espandere i suoi rami, ma è opera di Colui che fa crescere. Anche il medico dà il nutrimento (adatto) a un corpo malato e applica un medicamento a una ferita, ma innanzitutto il medico fa uso di sostanze non create da lui, ma di quelle che trova fatte dall'opera del Creatore. In secondo luogo egli è in grado di preparare e somministrare un cibo e una bevanda, fare un impiastro, spalmarlo del medicamento e poi applicarlo (alla parte malata); ma è forse in grado di produrre anche il vigore fisico o la carne con i farmaci ch'egli usa? Questo è opera della natura mediante la sua potenza attiva interna, a noi assolutamente nascosta. Se tuttavia Dio sottraesse alla natura questa sua intima potenza attiva con cui la crea e la fa sussistere, subito si estinguerebbe e si ridurrebbe a nulla.

Il duplice governo di Dio verso le creature nei loro moti naturali e volontari.


15.28. Per conseguenza, poiché è Dio che governa tutti gli esseri della sua creazione con una specie di duplice provvidenza - di cui abbiamo parlato nel precedente libro - servendosi delle forze non solo naturali ma anche di quelle volontarie, nessun angelo è in grado di creare una sostanza come non è in grado di creare neppure se stesso. La volontà dell'angelo, al contrario, che è sottomessa e obbediente a Dio ed esegue i suoi comandi, è in grado di agire sulle cose a lui sottomesse e procurare una specie di materia servendosi dell'energie della natura - come è il corpo dell'agricoltore o del medico - sì che venga creato qualcosa nel corso del tempo conforme alle ragioni causali primordiali ed eterne increate nel Verbo di Dio o alle ragioni causali create nelle opere dei sei giorni. Chi mai perciò potrebbe dire qual concorso hanno prestato a Dio gli angeli nella formazione della donna? Io tuttavia potrei affermare senza la minima esitazione che la carne creata per sostituirla alla costola, il corpo e l'anima della donna, la conformazione delle sue membra, tutte le parti interne del suo corpo, tutti i suoi sensi e tutto ciò per cui essa era una creatura, un essere umano e una donna, non fu fatto che per opera di Dio. Quest'opera compiuta da Dio non mediante gli angeli ma da se stesso, egli non l'ha abbandonata ma continua a compierla in modo che, se egli non la continuasse, non sussisterebbe né la sostanza di alcun'altra cosa né quella degli angeli.

Difficoltà di definire cosa sia "un fatto naturale".

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16.29. Per quanto noi, nei limiti della nostra intelligenza umana, abbiamo potuto conoscere la natura per nostra esperienza, sappiamo che una carne dotata di vita e di sensibilità può nascere solo in quattro modi: o dall'acqua e dalla terra, che sono in un certo senso come i suoi elementi materiali, o dai vegetali e dai frutti degli alberi, oppure anche dalla carne degli animali, come nascono innumerevoli specie di vermi e di rettili, oppure certamente dal coito dei genitori. Noi tuttavia sappiamo che dalla carne di un qualunque altro essere vivente non nasce alcuna carne talmente simile a lui da distinguersene unicamente per il sesso; ecco perché nella natura cerchiamo, senza trovarlo, un caso analogo a questa creazione con cui la donna fu tratta dal fianco dell'uomo. Ciò è dovuto al fatto che, mentre sappiamo in qual modo lavorano gli uomini su questa terra, non conosciamo affatto come gli angeli esercitano - se così può dirsi - l'agricoltura in questo mondo. Se infatti il processo delle energie della natura producesse una specie di arbusti senza l'attività dell'uomo, noi sapremmo solo che alberi e vegetali nascono dalla terra e dai loro semi a loro volta caduti da quelli sul suolo, ma potremmo forse conoscere l'energia dell'innesto per cui l'albero d'una determinata specie mediante le proprie radici porta frutti di due specie i quali in virtù della simbiosi, sono senz'altro frutti propri? Ciò lo abbiamo appreso dal lavoro degli agricoltori. Sebbene questi non siano affatto creatori, tuttavia non fanno altro che prestare - diciamo così - un aiuto e un servizio a Dio che crea il processo di sviluppo della natura. Poiché in virtù del loro lavoro non verrebbe all'esistenza assolutamente nulla, se un'occulta ragione causale non contenesse questa potenzialità nell'opera (creatrice) di Dio. Che c'è dunque di strano se non sappiamo in qual modo una creatura umana, (la donna), creata mediante l'osso di un uomo, dal momento che ignoriamo in qual modo gli angeli concorrono con la loro opera a quella di Dio creatore? Noi non potremmo sapere nemmeno che una marza, recisa da un albero ed innestata sul tronco d'un altro albero, diventa un nuovo albero, se ignorassimo ugualmente come gli agricoltori ottengono questi risultati concorrendo all'opera di Dio.

È difficile discernere un fatto naturale da uno miracoloso.


16.30. Noi tuttavia non dubitiamo affatto che Dio soltanto è il creatore non solo degli uomini ma anche degli alberi e crediamo fermamente che la donna fu creata con l'esser tratta dall'uomo senza l'intervento del rapporto sessuale, anche se per caso nell'azione del Creatore concernente la costola dell'uomo sia intervenuto il concorso degli angeli. Allo stesso modo crediamo fermamente che l'"Uomo" fu generato dalla "Donna" senza l'intervento del rapporto sessuale, dal momento che la discendenza di Abramo fu disposta per mezzo degli angeli per il tramite di un mediatore. Ambedue questi eventi sono incredibili per coloro che non hanno fede. Ma perché mai per coloro che hanno fede il fatto del concepimento di Cristo dovrebbe esser visto come credibile nel senso letterale della storia e il racconto della creazione di Eva narrato dalla Scrittura credibile solo nel senso figurato? O è forse vero che senza un rapporto carnale sarebbe potuto essere fatto l'Uomo dalla "Donna", ma una donna non sarebbe potuta esser fatta da un uomo? Si dirà forse altresì che il grembo della Vergine fu capace di formare l'Uomo, mentre il fianco d'un uomo non era capace di formare una donna, per il fatto che nel primo caso dalla sua serva nacque il Signore, nel secondo caso dal servo fu formata la serva? Anche il Signore avrebbe potuto creare la propria carne servendosi della costola o di qualche altro membro della Vergine. Ma Colui che avrebbe potuto dimostrare col proprio corpo d'aver fatto di nuovo ciò che era stato fatto (al principio), giudicò più utile mostrare nel corpo della propria madre che non c'è nulla di vergognoso dove c'è la castità.

La ragione causale della creazione della donna.

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17.31. Mi si potrebbe forse porre il quesito in qual modo Dio creò la donna nella ragione causale quando egli fece il primo uomo a sua immagine e somiglianza, poiché la Scrittura nel medesimo passo dice: Maschio e femmina li fece. Quella ragione causale che Dio creò con le prime opere del mondo, incorporandola in esse, comportava forse la necessità che in seguito la donna fosse fatta col venir tratta dalla costola dell'uomo o comportava solo la possibilità d'esser fatta mentre la necessità era già determinata fin d'allora, ma rimaneva nascosta in Dio? Se è questo il quesito che mi si pone, risponderò quanto credo possa affermarsi senza temerità. Quando tuttavia avrò esposto la mia opinione, forse coloro che sono già ben fondati nella fede cristiana, considerando assennatamente queste mie riflessioni, giudicheranno che non se ne deve dubitare anche se vengono a conoscerle adesso per la prima volta.

Determinismo causale delle nature e onnipotenza divina.


17.32. Il corso ordinario della natura presa nel suo insieme ha le sue determinate leggi naturali, secondo le quali anche lo spirito vitale, che è una creatura, ha certe tendenze naturali proprie e in un certo senso determinate che non potrebbero essere evitate neppure da una volontà cattiva. Così pure gli elementi di questo mondo fisico posseggono delle potenzialità e proprietà che per ogni cosa determinano ciò che essa è capace o non è capace di fare, quali effetti ogni cosa è in grado o no di produrre. Tutti gli esseri che sono generati da questi, diciamo così, "germi primordiali" delle cose hanno la loro origine, la loro crescita, come anche la loro fine e scomparsa ciascuno a suo tempo e conforme alla sua specie. Ecco perché da un granello di frumento non nasce una fava né da una fava un granello di frumento e neppure un uomo da una bestia né una bestia da un uomo. Al di sopra di questa attività e corso naturale delle cose c'è il potere del Creatore che è in grado di trarre da tutti questi esseri altri effetti, da quelli che sono contenuti potenzialmente nelle rispettive ragioni seminali, ma non un effetto ch'egli stesso non ha posto nelle loro ragioni seminali come possibile ad essere prodotto da esse o da lui stesso. Egli infatti è onnipotente non in virtù d'un potere arbitrario ma in forza della sua sapienza e perciò nel corso del tempo egli produce a tempo debito da ogni cosa l'effetto da lui posto in essa come possibile. Diverso è quindi il modo di essere per cui un'erba germina in un modo e un'altra diversamente, un'età della vita è fertile e un'altra non lo è, per cui l'uomo è in grado di parlare, mentre non lo è una bestia. Le ragioni causali di questi e simili modi di essere non sono soltanto in Dio, ma sono state incorporate da lui anche nelle cose create. Al contrario, che un legno estirpato dalla terra, secco, ben levigato, assolutamente privo di radici, fiorisca all'improvviso senza la terra e senza l'acqua e produca frutti 35; che una donna, sterile durante la sua età giovanile, partorisca nella sua vecchiaia 36; che un'asina si metta a parlare 37 e altri simili prodigi, sono facoltà date certamente da Dio alle sostanze create da lui perché da esse fossero prodotti anche quegli effetti - nemmeno Dio stesso infatti potrebbe fare con tali sostanze effetti ch'egli stesso avesse originariamente prefissato non potersi realizzare, poiché nemmeno lui è più potente di se stesso - tuttavia queste capacità, conformi a un altro modo di essere, Dio le diede a quelle sostanze, stabilendo in modo che quegli avvenimenti accadessero non in forza delle loro energie naturali ma in forza del fatto che furono create in modo che la loro natura restasse soggetta alla volontà di chi è molto più potente.

La causalità trascendente di Dio.

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18.33. Dio ha dunque in se stesso le cause nascoste di alcuni fatti ch'egli non ha inserite nelle cose create e che rende efficienti e operanti non con l'azione della sua Provvidenza con cui costituì le sostanze nel loro essere, ma con l'azione con cui governa come vuole le cose da lui create come egli volle. Fa parte di quest'azione anche la grazia, mediante la quale vengono salvati i peccatori. Infatti per quanto riguarda la natura (dei peccatori) corrotta della propria cattiva volontà, essa non è capace di tornare a Dio da se stessa ma solo mediante la grazia di Dio, dalla quale è aiutata e rigenerata. Poiché non si deve disperare degli uomini a causa di ciò che la Scrittura dice: Coloro che camminano su quella strada non faranno ritorno. Ciò infatti la Scrittura lo afferma tenuto conto del peso della loro iniquità, affinché chi fa ritorno a Dio non attribuisca il fatto del ritorno a se stesso ma alla grazia di Dio, non alle proprie azioni, per evitare di vantarsene.

Modo misterioso per cui fu creata la donna.


18.34. Ecco perché l'Apostolo disse che il mistero di questa grazia è nascosto non già nel mondo, ove sono nascoste le ragioni causali di tutte le cose destinate a esistere nel processo di sviluppo della natura - come Levi era nascosto nei lombi d'Abramo quando pagò la sua decima 40 - ma è nascosto in Dio, che ha creato tutte le cose. Per questo motivo le cause di tutte le cose, anche di quelle che, per simboleggiare questa grazia, accaddero non secondo il corso naturale delle cose, ma in modo miracoloso, rimasero nascoste in Dio. Uno di questi eventi prodigiosi potrebbe essere quello della creazione della donna tratta dal fianco dell'uomo - e ciò avvenne mentre questi dormiva - la quale per mezzo di lui fu rafforzata, come se fosse stata consolidata per mezzo dell'osso di lui, mentre egli, al contrario, venne a trovarsi indebolito a causa di lei poiché al posto della costola non gli fu sostituita un'altra costola ma della carne. Ma nella creazione originaria delle cose quando nel sesto giorno, secondo l'affermazione della Scrittura, maschio e femmina li creò 41, non era predeterminato che la donna venisse creata in questo modo, ma quell'atto di creazione determinava solo la possibilità che la donna fosse creata anche così, in modo che Dio non facesse qualcosa con una volontà mutevole in contrasto con le cause stabilite dalla sua volontà. Che cosa fosse destinato ad essere in modo che non potesse essere effettuato diversamente era nascosto in Dio, creatore d'ogni cosa.

L'ufficio degli angeli riguardo alla venuta del Cristo.


18.35. L'Apostolo dunque dice che questo era nascosto in modo che sarebbe stato fatto conoscere ai Principati e alle Potestà del cielo mediante la Chiesa della multiforme Sapienza di Dio. Si pensa perciò, con una certa fondatezza, che allo stesso modo che il Discendente di Abramo, al quale era stata fatta la promessa, fu disposto dagli angeli per il tramite di un Mediatore, così tutti i fatti avvenuti miracolosamente nel mondo fuori del corso ordinario della natura, per preannunciare o rivelare la venuta dello stesso Discendente, si sono compiute mediante il ministero degli angeli, pur essendo tuttavia in ogni caso creatore e restauratore delle creature unicamente Dio, che solo fa crescere, quale che sia chi pianta e irriga.

L'estasi di Adamo.

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19.36. A giusta ragione si può quindi anche pensare che l'estasi in cui fu trasportato Adamo allorché Dio lo fece cadere in un profondo sopore e addormentare, gli fu procurata perché il suo spirito in quello stato durante l'estasi divenisse, per così dire, partecipe del coro degli angeli ed entrasse nel santuario di Dio e comprendesse che cosa doveva avvenire alla fine. Svegliatosi poi come ripieno di spirito profetico, e vedendo sua moglie condotta davanti a lui, proferì immediatamente l'espressione interpretata dall'Apostolo come una grande e misteriosa verità: Ora essa è l'osso tratto dalle mie ossa e la carne tratta dalla mia carne. Essa verrà chiamata donna poiché è stata tratta dall'uomo. L'uomo perciò abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Sebbene la Scrittura attesti che queste parole furono proferite dal primo uomo, tuttavia il Signore nel Vangelo dichiara che furono pronunciate da Dio, poiché dice: Non avete letto che il Creatore nel principio li creò maschio e femmina? L'uomo perciò lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola. Dovremmo quindi comprendere che a causa dell'estasi avuta in precedenza da Adamo, questi poté proferire quelle parole come profeta ispirato da Dio. A questo punto però ci pare conveniente portare a termine questo libro in modo da ridestare l'attenzione del lettore nei libri seguenti da un altro punto di partenza.

1 - (
Gn 2,18-24).
2 - (Gn 2,19).
3 - Ps 148,7.
4 - (Gn 2,18).
5 - (Gn 1,3).
6 - Ps 84,9.
7 - Zach 2,3.
8 - Mt 3,17.
9 - Cf. Apoc 1,14-15.
10 - (Gn 1,27-28).
11 - Cf. Hebr 13,4.
12 - Deut 29,5.
13 - Mt 22,30.
14 - Cf. Mt 20,10.
15 - Cf. 4 Reg 2,11.
16 - Cf. Ebr 11,40.
17 - Cf. (Gn 5,25).
18 - Cf. Mal 4,5; Apoc 11,3-7.
19 - Mt 22,30.
20 - (Gn 2,17.
21 - Rom 7,22-25.
22 - Rom 8,10.
23 - Cf. Rom 7,23.
24 - Eph 2,3.
25 - (Gn 4,1 Gn 25).
26 - Cf. (Gn 11,1-8).
27 - (Gn 2,21).
28 - (Gn 2,19).
29 - (Gn 2,19).
30 - Cf. Ion 2,1.
31 - Cf. Ion 4,6-7.
32 - 1 Cor 3,7.
33 - Gal 3,19.
34 - (Gn 1,27).
35 - Cf. Num 17,8.
36 - Cf. (Gn 18,1 Gn 21,2).
37 - Cf. Num 22,28.
38 - Prov 2,19.
39 - Cf. Eph 2,9.
40 - Cf. Hebr 7,9-10.
41 - (Gn 1,27).
42 - Cf. Eph 3,9-10.
43 - Cf. Gal 3,19.
44 - Cf. 1 Cor 3,7.
45 - Cf. Ps 72,17.
46 - (Gn 2,23-24).
47 - Mt 19,4.


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LIBRO DECIMO

Fu l'anima della donna derivata da quella dell'uomo?

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1.1. L'ordinato svolgimento del nostro commento pare esigere che adesso trattiamo del peccato del primo uomo; siccome però la Scrittura narra come fu fatto il corpo della donna senza dir nulla (della creazione) dell'anima, ha destato in noi una più forte attenzione a indagare più accuratamente come si possano o non si possano confutare gli scrittori i quali pensano che l'anima derivi da quella dell'uomo come il corpo deriva da quello di lui, il germe di quello e di questa venendo trasmesso dai genitori nei figli. Il motivo principale che spinge quegli scrittori a dire che Dio creò un'anima sola che egli insufflò sulla faccia dell'uomo, da lui plasmato con la polvere, in modo da creare poi con quell'anima tutte le altre anime degli uomini, come il corpo di ogni altro uomo con il corpo di quello, è che prima fu creato Adamo e solo in seguito Eva. Donde Adamo avesse il corpo e donde l'anima lo dice la Scrittura; dice cioè che il suo corpo è polvere, la sua anima, al contrario, è soffio di Dio. La Scrittura invece dice bensì che Eva fu creata venendo tratta dalla costola d'Adamo, ma non dice che Dio le diede lo spirito vitale come all'uomo, soffiando su di essa, come se l'anima e il corpo della donna fossero derivati dall'uomo che era già dotato dell'anima. Infatti - obiettano essi - o la Scrittura non avrebbe dovuto far alcun cenno nemmeno dell'anima dell'uomo in modo che comprendessimo - secondo la nostra capacità - o almeno credessimo ch'essa era stata data da Dio oppure, se la Scrittura non ha passato sotto silenzio questo fatto per paura che pensassimo che Dio creò anche l'anima col trarla dalla terra come il corpo dell'uomo, avrebbe dovuto ugualmente non omettere di parlare dell'anima della donna, perché non immaginassimo che le fosse stata trasmessa come un germe dell'uomo, se ciò non corrisponde al vero. Ecco perché - dicono essi - la Scrittura non dice che Dio soffiò (l'alito vitale) sulla faccia della donna, poiché in realtà anche la sua anima deriva da quella dell'uomo.

Si risponde al quesito.


1.2. A questa obiezione si può replicare facilmente. Se infatti quegli scrittori pensano che l'anima della donna fu creata col venir tratta dall'anima dell'uomo, per il fatto che la Scrittura non dice che Dio soffiò (l'alito vitale) sul volto della donna, perché mai pensano che la donna ricevette la propria anima dall'uomo, dal momento che neppure ciò è menzionato dalla Scrittura? Per conseguenza, se tutte le anime degli esseri umani che nascono Dio le crea allo stesso modo in cui creò quella del primo uomo, il silenzio della Scrittura a proposito (della creazione) delle altre anime è dovuto al fatto che ciò che essa narra della creazione di quell'anima può ragionevolmente intendersi di tutte le altre anime. Se dunque la Scrittura doveva informarci su questo punto, lo doveva fare soprattutto se nel caso della donna fosse avvenuto qualcosa di diverso da ciò ch'era avvenuto nel caso dell'uomo, nel caso cioè che l'anima della donna fosse derivata dal corpo di Adamo vivificato dall'anima, mentre il corpo di Adamo ebbe un'origine diversa da quella della sua anima. Proprio questa differenza del modo di creazione la Scrittura non doveva passarla sotto silenzio perché noi non immaginassimo questa creazione alla stregua di quella (dell'anima) dell'uomo che già conoscevamo. Dal momento perciò che la Scrittura non dice che l'anima della donna fu tratta da quella dell'uomo, è più plausibile pensare che in tal modo abbia voluto ammonirci di non immaginare a questo proposito nulla di diverso da quello che sapevamo dell'anima dell'uomo, che cioè alla donna fu data l'anima come fu data all'uomo. Tanto più che l'occasione più evidente d'indicare questa differenza era, se non quando la donna fu formata, almeno quando in seguito Adamo disse: Questa sì è ora osso delle mie ossa e carne della mia carne. Con quanta più tenerezza e amore Adamo avrebbe aggiunto: "e anima dell'anima mia!". Con queste considerazioni non è tuttavia già risolta una questione così complessa sì da indurci a ritenere come evidente e sicura una delle due opinioni.

Stato della questione secondo le indagini dei libri precedenti.

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2.3. Dobbiamo perciò esaminare in primo luogo se questo libro della sacra Scrittura, che abbiamo commentato fin dalla prima frase, ci permette di aver dubbi su questo punto; allora potremo forse ricercare con ragione quale opinione dovremo scegliere di preferenza o quali limiti dobbiamo rispettare se la soluzione di questo problema rimane incerta. Una cosa è sicura: il sesto giorno Dio fece l'uomo a propria immagine, e la Scrittura soggiunge: maschio e femmina li fece. La prima delle due frasi, in cui è ricordata l'immagine di Dio, l'abbiamo intesa in rapporto all'anima; la seconda, invece, in cui si parla della differenza del sesso, l'abbiamo intesa in rapporto al corpo. Inoltre i numerosi e stringenti testi della Scrittura esaminati e discussi da noi non ci permettevano di comprendere come nel medesimo sesto giorno fosse formato l'uomo col fango e tratta dalla sua costola la donna, ma (era chiaro che) questi fatti erano stati compiuti in seguito, dopo le opere primordiali di Dio con cui creò tutte le cose simultaneamente. Ecco perché ci siamo chiesti che cosa dovessimo pensare a proposito dell'anima umana. Dopo aver discusso il problema sotto ogni punto di vista, l'opinione che ci parve più attendibile o più tollerabile fu che l'anima dell'uomo fu fatta tra le opere della creazione primordiale, ma che del corpo fu creata solo la regione seminale inserita come un germe in questo mondo materiale. In caso diverso noi saremmo costretti ad ammettere, in contrasto con le asserzioni della Scrittura, che il sesto giorno fu compita tutta la creazione, cioè la creazione dell'uomo dal fango della terra e la creazione della donna dal fianco dell'uomo, oppure che l'uomo non fu assolutamente creato tra le opere del sesto giorno; o che fu creata solo la ragione causale del corpo umano, ma non creata affatto quella dell'anima, benché l'uomo risulti essere immagine di Dio piuttosto in relazione ad essa; oppure - anche se questa opinione non è in contrasto con le parole della sacra Scrittura, tuttavia sembra strana e inaccettabile - che la ragione causale dell'anima umana fu costituita o in una creatura spirituale, creata solo per questo scopo, benché la stessa creatura in cui sarebbe stata costituita questa ragione non sia ricordata tra le opere (della creazione) di Dio, oppure che fu costituita in qualche altra creatura ricordata tra quelle opere - come negli uomini già esistenti c'è latente la ragione causale dei figli da procreare -; ma in questo modo noi dovremmo ammettere che l'anima è progenie di angeli o - ipotesi più insostenibile -progenie di qualche elemento naturale.

Triplice ipotesi sull'origine dell'anima.

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3.4. Ma se ora si afferma che la donna ricevette l'anima non dall'uomo bensì come lui da Dio che la fece in quanto Dio crea un'anima individuale per ciascuna persona, allora l'anima della donna non fu creata tra le opere primordiali di Dio. Se invece diciamo che allora fu creata la ragione causale universale di tutte le anime, allo stesso modo che esiste negli uomini la ragione causale di generare, si torna all'opinione urtante e difficile ad ammettere secondo la quale le anime sarebbero prole di angeli oppure - nell'ipotesi più sconveniente - prole del cielo materiale o di qualche altro elemento anche inferiore. Bisogna perciò esaminare, anche se la verità resta nascosta, qual è almeno l'ipotesi più sostenibile: se quella enunciata poco più sopra o quella secondo la quale tra le opere originarie di Dio fu creata l'unica anima del primo uomo dal quale per via di generazione verrebbero create tutte le altre anime umane, oppure quella secondo cui sono create successivamente nuove anime, di cui non fu costituita precedentemente neanche la ragione causale nelle opere originarie di Dio del sesto giorno. Di queste tre ipotesi le prime due non sono in contrasto con quanto afferma la Scrittura delle opere originarie della creazione, quando furono create simultaneamente tutte le cose. Infatti sia ammettendo che la ragione causale dell'anima fu creata in qualche creatura come in una madre, di modo che tutte le altre anime verrebbero generate da essa - ma verrebbero create da Dio quando le dà a ciascun essere umano come i corpi sono generati dai genitori - sia ammettendo invece che la ragione causale non era, come la ragione causale della prole, presente nei genitori, ma quando fu creato il "giorno" l'anima fu creata interamente come fu creato il "giorno" stesso, il cielo e la terra e furono creati i luminari del cielo, le due ipotesi non sono contrarie a quanto afferma la Scrittura, e cioè: Dio fece l'uomo a propria immagine.

Come la terza ipotesi è compatibile con la creazione simultanea.


3.5. Non è invece così facile vedere come la terza ipotesi non sia contraria all'interpretazione secondo la quale si ritiene che l'uomo fu fatto a immagine di Dio il sesto giorno e che in forma visibile fu creato solo dopo il settimo giorno. Noi potremmo dire che vengono create nuove anime dal momento che né esse né le loro ragioni causali - come quella della prole nel genitore - furono create il sesto giorno insieme alle opere cominciate e terminate allo stesso tempo dalle quali Dio si riposò il settimo giorno. Se difendessimo una simile opinione, dovremmo stare attenti a non svuotare di significato quanto la Scrittura afferma con tanta precisione, che cioè Dio portò a termine in sei giorni tutte le sue opere che aveva create molto buone, se Dio si proponeva di creare ancora delle sostanze che allora non aveva fatte né in se stesse e neppure nelle loro ragioni causali; salvo che intendiamo la Scrittura nel senso che Dio ha in se stesso, senza averla posta in alcuna creatura, la ragione causale delle anime da dare a ciascun essere umano che nasce; ma, poiché queste anime non sono creature di una specie diversa da quella, in rapporto alla quale l'uomo fu creato a immagine di Dio il sesto giorno, non è esatto dire che Dio fa adesso creature che non avrebbe portato a termine allora. Allora infatti aveva già creato un'anima come quelle che crea anche ora. Per conseguenza Dio non fa ora una nuova specie di creatura che non avrebbe creato allora tra le sue opere portate a termine. Per di più questa attività non è in contrasto con le ragioni causali degli esseri destinati a esistere un giorno e incorporate all'origine nell'universo, ma è piuttosto in armonia con esse dal momento che anime come quelle che Dio crea ed infonde ora sono appropriate per essere infuse nei corpi umani, la cui propagazione si prolunga a partire dalle opere primordiali con una successione incessante.

La questione dev'essere meglio esaminata.


3.6. Per conseguenza qualunque sia tra queste tre ipotesi quella che ci convincerà essere più attendibile, dovremo allontanare da noi ogni paura di dar l'impressione di difendere un'opinione incompatibile con le parole del libro della Genesi che narra la creazione primordiale dei sei giorni. Intraprendiamo quindi, con l'aiuto di Dio, un esame più attento della presente questione, se mai per caso ci fosse possibile arrivare, se non ad una spiegazione lampante di cui non si debba avere più alcun dubbio, per lo meno ad un'opinione talmente accettabile da poterla sostenere ragionevolmente finché non brilli alla mente qualche certezza. Se non saremo capaci di arrivare neppure a questo risultato poiché gli argomenti si controbilanciano ugualmente da ogni parte, si vedrà per lo meno che nella nostra esitazione abbiamo evitato non lo sforzo di una ricerca ma la temerità nell'affermare. In tal modo, se uno è sicuro di possedere la verità sulla questione qui discussa, si degni d'istruirmi, se al contrario fonda la sua certezza non sull'autorità della Scrittura o d'una ragione evidente ma su la propria presunzione, non disdegni di condividere la mia esitazione.

Certezze sulla natura e sull'origine dell'anima.

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4.7. Innanzitutto dobbiamo ritenere con assoluta certezza che la sostanza dell'anima non può cambiarsi nella sostanza corporea di modo che quella ch'era un'anima diventi un corpo né cambiarsi in un'anima irrazionale, in modo cioè che un'anima umana possa divenire l'anima d'una bestia né cambiarsi nella sostanza di Dio; e così viceversa dobbiamo ritenere che né un corpo né un'anima irrazionale né la sostanza di Dio possono mutarsi e divenire un'anima umana. Non dev'essere neppure meno certo che l'anima non può essere se non una creatura di Dio. Per conseguenza, se Dio fece l'anima senza trarla né da un corpo né da un'anima irrazionale né da lui stesso, resta che la fece traendola o dal nulla o da qualche creatura spirituale, ma in ogni caso razionale. Voler dimostrare però che Dio fece dal nulla qualche essere dopo aver terminato tutte le opere con cui creò ogni cosa simultaneamente è una pretesa eccessiva e io non so se ciò può essere provato in base a testi evidenti. Non si può, inoltre, nemmeno esigere da noi che spieghiamo cosa l'uomo sia incapace di comprendere o, se già è capace, sarebbe strano che potesse persuadere alcun altro, salvo che uno sia anche lui capace di comprendere questo problema da se stesso senza che nessuno si sforzi d'insegnarglielo. È quindi più sicuro, in argomenti di tal genere, non attenersi a congetture umane, ma esaminare a fondo i testi della sacra Scrittura.

L'anima non deriva né dagli angeli né dagli elementi, né dalla sostanza divina.

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5.8. Nei Libri canonici (della sacra Scrittura) io non trovo alcun testo che autorizzi a pensare che Dio crei le anime derivandole dagli angeli che sarebbero, per così dire, i genitori, e molto meno dagli elementi materiali del mondo; salvo che per caso c'induca a crederlo un testo del profeta Ezechiele ov'è presentata la risurrezione dei morti con la reintegrazione dei loro corpi, quando viene chiamato dai quattro venti del cielo il soffio vitale da cui sono vivificati perché risorgano. Così infatti è scritto: Allora il Signore mi disse: Parla in mio nome, rivolgiti al soffio della vita, o figlio dell'uomo, dicendo al soffio: Così dice il Signore: Vieni dai quattro venti del cielo e soffia su questi morti e fa sì che tornino in vita. Io pronunciai le parole che il Signore mi aveva ordinato di dire e il soffio della vita entrò in quei corpi ed essi ripresero la vita e si alzarono in piedi: (era) una folla sterminata. Mi pare che in questo passo venga indicato sotto forma profetica che gli uomini risusciteranno non solo nella pianura ov'era rappresentata quell'azione ma da tutto il mondo e ciò fu raffigurato simbolicamente mediante il vento soffiante dalle quattro parti del mondo. Infatti neppure il soffio che uscì dalla bocca del Signore quando alitò (sui discepoli) e disse: Ricevete lo Spirito Santo, era la sostanza dello Spirito Santo, ma certamente con l'alitare voleva far capire che lo Spirito Santo procede da lui come quel soffio procedeva dal proprio corpo. Ma siccome il mondo non è unito a Dio in unità di persona come il corpo del Signore è unito al Verbo, unigenito Figlio di Dio, noi non possiamo dire che l'anima deriva dalla sostanza di Dio come quel soffio proveniente dai quattro venti fu prodotto dalla sostanza del mondo. Io tuttavia credo che quel soffio era una cosa ma ne simboleggiava un'altra, come può farlo comprendere bene l'esempio dell'alito che usciva dal corpo del Signore, anche se Ezechiele nel passo citato prevede, in una rivelazione fatta per simboli, non la risurrezione del corpo come si attuerà realmente un giorno, ma il ristabilimento inaspettato del popolo (israelitico), ch'era senza speranza, per opera dello Spirito del Signore che ha riempito tutto il mondo.


Agostino - Genesi 1215