Agostino - Genesi 1306

Esame della seconda e terza opinione alla luce di Is 57, 7.

1306 Is 57,7
6.9. Vediamo dunque adesso a quale opinione di preferenza danno sostegno i testi della sacra Scrittura: se a quella secondo la quale si dice che Dio creò una sola anima e l'infuse nel primo uomo e da essa fece derivare tutte le altre come dal corpo di quello tutti gli altri corpi; oppure a quella secondo la quale si dice che Dio crea un'anima individuale per ciascun essere umano, mentre tutte le altre le crea come creò quell'unica per Adamo senza farle derivare da essa. Ciò che la Scrittura dice per mezzo d'Isaia: Sono io che ho creato ogni soffio vitale, per il fatto che il contesto mostra chiaramente che parla dell'anima, può essere inteso conforme all'una e all'altra ipotesi. Poiché, sia che Dio faccia le anime col trarle dall'unica anima del primo uomo, sia che le faccia col trarle da qualche altra fonte a noi ignota, è sempre lui che crea tutte le anime.

Un altro passo scritturistico: Ps 32, 15.

Ps 32,15
6.10. Inoltre, quanto all'altro (testo della Scrittura) che dice: È lui che ha formato ad uno ad uno i loro cuori, se vorremo intendere il termine "cuore" nel senso di "anima", non contraddice a nessuna delle due ipotesi a proposito delle quali ora siamo esitanti: sia infatti che Dio plasmi l'anima individuale per ciascuno traendola dall'unica che insufflò sul volto del primo uomo, sia che formi le anime ad una ad una e le infonda nei corpi o che le formi negli stessi in cui le ha infuse è proprio lui a crear le anime individuali come anche i corpi. La frase citata del Salmo si riferisce - a mio parere - al fatto che, sotto l'azione della grazia, le nostre anime vengono rinnovate e formate a immagine di Dio. A questo proposito l'Apostolo dice: È per grazia che siete stati salvati mediante la fede; la salvezza però non viene da voi ma è dono di Dio; non viene dalle opere perché nessuno si vanti. È Dio che ci ha fatti e ci ha creati unendoci a Cristo in vista delle opere buone. Non possiamo però intendere queste parole nel senso che i nostri corpi sarebbero stati creati e plasmati mediante la grazia della fede, ma nel senso in cui nel Salmo è detto: Crea, Dio, in me un cuore puro.

Si analizza Za 12,1.

Za 12,1

6.11. Nello stesso senso è da intendere - a mio parere - anche il testo (della Scrittura) che dice: Colui che formò lo spirito dell'uomo dentro di lui, nel senso cioè che una cosa è infondere un'anima già creata e un'altra cosa crearla nell'uomo stesso, ossia ricrearla e rinnovarla. Ma anche se la frase citata non l'intendiamo riferita alla grazia, mediante la quale veniamo rinnovati, ma alla natura in cui nasciamo, può essere intesa in conformità dell'una e dell'altra opinione; poiché o è Dio stesso a formare nell'uomo, traendola dall'unica anima del primo uomo, la sostanza che è simile a un seme dell'anima per vivificare il corpo, o è ugualmente Dio stesso a formare lo spirito vitale che non è trasmesso come una propaggine dell'anima di Adamo ma che, provenendo da un'altra sorgente, è infusa nel corpo ed è diffusa attraverso i sensi di questa carne mortale perché l'uomo diventi un'anima vivente.

Come debba intendersi Sg 8,9-10.

1307 Sg 8,9-10
7.12. Ma un esame più attento esige il passo del libro della Sapienza che dice: Ho avuto in sorte un'anima buona e, poiché ero più buono, entrai in un corpo senza macchia. Esso infatti sembra suffragare l'opinione secondo la quale si crede che le anime non si propagano da un'unica anima bensì che vengano nei corpi dall'alto. Che cosa significa tuttavia la frase: Ha avuto in sorte un'anima buona? Si potrebbe immaginare che nella "sorgente" delle anime, se pur ve n'è una, alcune siano buone ed altre no e che vengano fuori in base ad una specie di sorteggio che deciderebbe quale dev'essere infusa in ciascun individuo umano; oppure che al momento del concepimento o della nascita Dio ne faccia alcune buone e altre non buone e in modo che di esse ciascuno abbia quella che gli sarà assegnata dalla sorte. Sarebbe strano che il testo citato potesse essere un argomento probante almeno per coloro i quali credono che le anime create in un altro luogo vengono inviate da Dio ad una ad una in ciascun corpo umano e non piuttosto per coloro i quali affermano che le anime vengono inviate nei corpi secondo i meriti delle opere compiute prima d'essere unite al corpo. In base a qual criterio infatti si può pensare che le anime, alcune buone e altre no, vengono nei corpi se non a seconda delle loro azioni? Poiché ciò non è conforme alla natura in cui le anime vengono create da Colui che crea buone tutte le nature. Ma lontano da noi il pensiero di contraddire l'Apostolo il quale afferma che, non essendo ancora nati, (i due gemelli di Rebecca) non avevano fatto nulla né di bene né di male e perciò conclude che la Scrittura, non a causa delle opere, ma per grazia di Colui che chiama, dice: Il maggiore servirà il minore, quando parla dei gemelli ch'erano ancora nel grembo di Rebecca. Lasciamo dunque da parte, per un po', il testo qui considerato del libro della Sapienza poiché non dobbiamo trascurare, giusta od errata che sia, l'opinione di coloro i quali credono ch'esso riguardi specialmente ed esclusivamente l'anima del Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo. Se necessario, esamineremo in seguito quale sia il senso di questo testo in modo che, se non potrà applicarsi a Cristo, cercheremo in qual senso dobbiamo intenderlo per non andare contro la dottrina dell'Apostolo, immaginando che le anime abbiano dei meriti derivanti dalle loro azioni prima di cominciare a vivere nei loro corpi.

Che vuol dire Ps 103,29-30.

1308 Ps 103,29-30
8.13. Vediamo ora in qual senso il Salmista dice: Tu toglierai il loro spirito e verranno a mancare e torneranno nella loro polvere. Tu manderai il tuo spirito e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra. Questo testo sembra suffragare l'opinione di coloro i quali pensano che le anime sono create per propagazione dei genitori, come lo sono i corpi, quando lo s'intende nel senso seguente: il Salmista dice: "il loro spirito" poiché gli uomini l'hanno ricevuto da altri uomini; ma una volta morti, non potrà esser loro reso da altri uomini affinché tornino in vita, poiché non può essere trasmesso di nuovo dai genitori come quando nacquero, ma lo renderà loro Dio che risuscita i morti. Ecco perché il Salmista chiama il medesimo spirito: "il loro spirito" quando muoiono ma (lo chiama): "lo spirito di Dio" quando risorgono. Coloro invece i quali affermano che le anime derivano non dai genitori ma da Dio che le infonde (nei corpi), possono intendere questo testo come favorevole alla loro opinione: nel senso cioè che il Salmista dice: "il loro spirito" quando muoiono, poiché era in essi ed esce da essi; lo chiama invece: "spirito di Dio" quando risorgono, poiché è infuso e rifatto da Dio. Di conseguenza neppure questo testo si oppone ad alcuna delle due opinioni.

Interpretazione allegorica di Ps 103,29-30.

Ps 103,29-30

8.14. Per conto mio, al contrario, io penso che questo testo lo s'intende in senso più appropriato se riferito ala grazia di Dio in forza della quale veniamo rinnovati interiormente. In realtà a tutti i superbi che vivono conforme all'uomo terrestre e ai presuntuosi della loro vanità vien tolto in un certo senso il loro spirito proprio quando si spogliano dell'uomo vecchio e si fanno piccoli dopo aver scacciato la superbia, mentre con umile confessione dicono al Signore: Ricordati che noi siamo polvere, coloro ai quali era stato detto: Perché mai insuperbisce chi è terra e cenere? Contemplando infatti con l'occhio della fede la giustizia di Dio in modo da non desiderare di stabilirne una propria, disprezzano se stessi, come dice Giobbe, si disfanno (nell'umiltà) e si reputano terra e cenere; ecco che cosa vuol dire: Torneranno in polvere. Ma, una volta che hanno ricevuto lo Spirito di Dio, essi dicono: Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. In questo modo vien rinnovata la faccia della terra mediante la grazia della Nuova Alleanza con la moltitudine dei santi.

Si discute il passo di Eccle 12, 7

1309 (Si 12,7)
9.15. Anche il testo dell'Ecclesiastico che dice: E la polvere torni alla terra, com'era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato, non suffraga più l'una che l'altra delle due opinioni, ma è compatibile con ciascuna di esse. I fautori d'una delle due opinioni potrebbero infatti dire che questo testo prova che l'anima è data non dai genitori ma da Dio poiché, tornando alla terra la sua polvere - ossia la carne tratta dalla polvere - lo spirito ritorna a Dio che l'ha dato. I fautori dell'altra opinione però potrebbero replicare: "È proprio così. Lo spirito infatti torna a Dio che lo diede al primo uomo quando soffiò sul suo volto, una volta che la polvere - ossia il corpo umano - torna alla sua terra da cui fu tratto all'origine". In realtà lo spirito non era destinato a tornare ai genitori anche se può essere stato creato per derivazione dall'unico spirito dato al primo uomo, come ugualmente nemmeno la carne dopo la morte torna ai genitori anche se risulta con certezza che è stata generata da essi. Allo stesso modo quindi che la carne non torna agli esseri umani, dai quali è derivata, ma alla terra con cui fu formata per il primo uomo, così lo spirito non torna agli esseri umani da cui è stato trasmesso, ma a Dio dal quale è stato dato al corpo del primo uomo.

9.16. Il testo succitato ci dimostra precisamente e in modo assai chiaro che Dio fece dal nulla l'anima da lui data al primo uomo e non la trasse da qualche altra creatura già fatta, come fece il corpo con gli elementi della terra. Per questo motivo, quando essa torna, non può tornare se non all'Autore che la diede e non alla creatura mediante la quale fu fatta, come il corpo ritorna alla terra. Non c'è infatti alcuna creatura da cui l'anima è stata fatta, poiché è stata fatta dal nulla e perciò l'anima, che torna, torna al suo Autore che l'ha fatta dal nulla. Poiché non tutte le anime tornano (a Dio) essendovene alcune di cui è detto: Spirito che va e non ritorna.

Conclusione: il problema sull'origine dell'anima non si risolve facilmente con la Scrittura.

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10.17. È perciò difficile, in verità, raccogliere tutti i testi della sacra Scrittura contenenti questo argomento; e anche se fosse possibile non solo menzionarli ma anche spiegarli a fondo, arriverebbero ad una trattazione assai lunga. Ciononostante, salvo che si adduca qualche testo tanto sicuro come sono quelli con cui si dimostra che è stato Dio a creare l'anima o che è stato lui a darne una al primo uomo, non so come si possa risolvere la presente questione in base alla testimonianza della sacra Scrittura. Se infatti la Scrittura dicesse che Dio soffiò in modo simile sul volto della donna da lui formata e che divenne, così, un essere vivente, getterebbe di certo un potente fascio di luce sul nostro problema e ci permetterebbe di credere che l'anima data a ciascun corpo umano già formato non viene per tramite dei genitori. Dovremmo tuttavia, in questo caso, cercare ancora di sapere che cosa succede esattamente nella generazione dei figli, che per noi è la via ordinaria per cui un essere umano viene da un altro essere umano. La prima donna però fu creata in modo diverso e si potrebbe quindi sostenere ancora che Dio diede a Eva un'anima non proveniente da quella di Adamo poiché non era nata da lui come nascono i figli. Se invece la Scrittura ricordasse che al primo figlio, nato da Adamo e da Eva, l'anima non fu trasmessa dai genitori ma data da Dio, allora bisognerebbe intendere la stessa cosa per tutti gli altri uomini, anche se la Scrittura non ne parla espressamente.

Si discute Rm 5,12.18-19 rispetto alle due opinioni.

1311 Rm 5,12 Rm 5,18-19
11.18. Consideriamo quindi ora un altro testo e vediamo se può accordarsi con entrambe le opinioni anche se non conferma né l'una né l'altra. Ecco che dice la Scrittura: Per causa d'un sol uomo il peccato è entrato nel mondo e attraverso il peccato la morte, e così è passata in tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato in lui, e poco dopo: Come per la colpa di un solo uomo furono condannati tutti gli uomini, così per la giustizia d'un sol Uomo tutti gli uomini sono giunti alla giustificazione della vita. Come infatti a causa della disubbidienza d'un sol uomo tutti sono diventati peccatori, così anche per l'ubbidienza d'un sol Uomo la maggior parte (degli uomini) saranno fatti giusti. Coloro che sostengono l'opinione della propagazione delle anime tramite la generazione in base a queste parole dell'Apostolo tentano di provarla a questo modo. Se il peccato o il peccatore si possono intendere solo in relazione al corpo, dalle citate parole dell'Apostolo siamo costretti a credere che l'anima deriva dai genitori; se invece, pur cedendo alla seduzione della carne, è tuttavia solamente l'anima a peccare, in qual senso devono intendersi le parole: nel quale tutti hanno peccato, se da Adamo non è trasmessa anche l'anima con il corpo? Oppure in qual modo a causa della disubbidienza di Adamo gli uomini sono stati resi peccatori, se erano in lui solo in quanto al corpo e non anche all'anima?".

L'argomento tratto dal battesimo dei bambini.


11.19. Dobbiamo badare infatti a non cadere nell'errore di far sembrare Dio autore del peccato se infonde l'anima al corpo, per mezzo del quale è inevitabile ch'essa commetta il peccato o che possa esserci un'anima - all'infuori di quella di Cristo - che, per essere liberata dal peccato, non abbia bisogno della grazia di Cristo perché non avrebbe peccato in Adamo se la Scrittura dice che tutti hanno peccato in lui soltanto in rapporto al corpo e non anche all'anima. Questa tesi è talmente contraria alla fede della Chiesa che i genitori si affrettano a condurre con sé i loro bambini più piccoli e più grandicelli a ricevere la grazia del santo battesimo. Se in essi viene sciolto il vincolo del peccato che è solo della carne e non anche dell'anima, a buon diritto ci si potrebbe chiedere qual danno potrebbe loro derivare, se alla loro età morissero senza battesimo. Se infatti con questo sacramento si provvede solo al loro corpo e non anche all'anima, si dovrebbero battezzare anche i morti. Ma noi vediamo che la Chiesa universale conserva costantemente quest'usanza d'accorrere con i (bambini) viventi e di soccorrerli per evitare che, una volta morti, non possa farsi più nulla per la loro salvezza; non vediamo quindi come possa spiegarsi diversamente quest'usanza se non ritenendo che ogni bimbo non è altro che Adamo quanto al corpo e quanto all'anima e perciò gli è necessaria la grazia di Cristo. A quell'età il bambino non ha fatto da se stesso nulla né di bene né di male e perciò la sua anima è del tutto innocente se non deriva da Adamo per il tramite della generazione. Per conseguenza sarebbe da ammirare chiunque, avendo quest'opinione riguardo all'anima, riuscisse a dimostrare come mai potrebbe incorrere in una giusta condanna un bambino qualora morisse senza battesimo.

Nella carne e nell'anima la causa della concupiscenza.

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12.20. Con tutta verità e veracità (la Scrittura) dice: La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito ha desideri contrari a quelli della carne. Io tuttavia penso che nessuno, istruito o ignorante, dubiti che la carne può desiderare alcunché senza l'anima. Per conseguenza la causa della stessa concupiscenza carnale non risiede solo nell'anima, bensì risiede molto meno solo nella carne. Essa infatti deriva dall'una e dall'altra: dall'anima poiché senza di essa non si percepisce alcun godimento, dalla carne poi per il fatto che senza di essa non si può sentire alcun piacere carnale. Quando perciò l'Apostolo dice che la carne ha desideri contrari a quelli dello spirito, parla senza dubbio del piacere carnale che lo spirito trae dalla carne e sente con la carne, piacere contrario al godimento che sente soltanto lo spirito. Poiché - se non m'inganno - è il solo spirito a provare il desiderio non misto al piacere carnale né alla brama di cose carnali quando l'anima languisce e brama gli atrî del Signore; lo spirito da solo prova anche il desiderio riguardo al quale gli viene rivolto l'invito: Desideri la sapienza? Osserva i comandamenti e il Signore te la concederà. Lo spirito, infatti, comanda alle membra del corpo di prestargli la loro opera perché si attui il desiderio di cui esso solo è acceso - come quando si prende un libro o quando si scrive, si legge, si discute, si ascolta qualcosa e quando si dà da mangiare a un affamato e si compiono tutte le altre opere buone di umanità e di misericordia - la carne ubbidisce senza eccitare la concupiscenza. Quando a questi e simili desideri buoni - che sono brame della sola anima - si oppone qualcosa di cui la medesima anima sente piacere conforme alla carne, allora si dice che la carne ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito ne ha di contrari a quelli della carne.

L'anima concupisce finché il peccato abita nel corpo.


12.21. A questo proposito l'Apostolo chiama "carne" l'anima che agisce secondo (i desideri della) carne, come quando dice: La carne concupisce, allo stesso modo che si dice: "L'orecchio ode e l'occhio vede". Chi non sa, infatti, che è piuttosto l'anima ad udire mediante l'orecchio, e a vedere mediante l'occhio? Ci esprimiamo allo stesso modo anche quando diciamo: "La tua mano ha soccorso un povero" allorché uno tende la mano e dà qualcosa a un altro per soccorrerlo. Riguardo allo stesso occhio della fede del quale è proprio il credere a realtà che non si vedono con la carne, la Scrittura dice: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio, ma essa dice ciò sicuramente dell'anima, per virtù della quale vive la carne, poiché vedere con spirito di fede mediante la nostra carne il Cristo, cioè la natura di cui s'è rivestito per amor nostro, non appartiene alla concupiscenza ma alla funzione della carne e dovremmo guardarci dal prendere alla lettera la frase: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio. In senso molto più appropriato si dice che la carne ha desideri sensuali dal momento che l'anima non solo dà la vita animale alla carne, ma brama anch'essa qualcosa che ha rapporto con la carne. Poiché non è in potere della carne il non aver desideri cattivi finché nelle sue membra c'è il peccato, ossia finché in questo corpo votato alla morte sussiste una violenta seduzione della carne proveniente dal castigo del peccato in cui siamo concepiti e a causa del quale tutti sono figli della collera, prima di ricevere la grazia. Contro il peccato combattono coloro che si trovano sotto il regno della grazia, non perché il peccato non sia più nel loro corpo finché questo è talmente mortale che giustamente è chiamato anche "morto", ma perché non vi eserciti il suo dominio. Ora, il peccato non esercita il suo dominio quando non si acconsente ai suoi desideri, cioè alle cose che si bramano conformi alla carne ma contrarie allo spirito. Ecco perché l'Apostolo non dice: "Il peccato non sia più nel vostro corpo mortale" - poiché sapeva che nella nostra natura il piacere del peccato, ch'egli chiama "peccato", essendo la natura viziata a causa della trasgressione originale - ma dice: Il peccato dunque non abbia più potere nel vostro corpo mortale spingendovi a ubbidire ai suoi desideri, e non fate servire le vostre membra quali armi d'iniquità per il peccato.

Vantaggi della suddetta tesi.

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13.22. Secondo questa interpretazione noi non diciamo né che la carne ha desideri sensuali senza l'anima - opinione del tutto assurda - né siamo d'accordo con i manichei i quali, vedendo che la carne non può aver desideri sensuali senza l'anima, hanno pensato che la carne avrebbe un'altra anima sua propria derivante da un'altra natura contraria a Dio e per causa della quale essa avrebbe desideri contrari a quelli dello spirito. Noi non siamo nemmeno costretti ad affermare che a qualche anima non è necessaria la grazia di Cristo allorché qualcuno ci obietta: "Che colpa ha commesso l'anima d'un bimbo per cui gli sarebbe funesto il morire senza aver ricevuto il sacramento del Battesimo cristiano, se non ha commesso alcun peccato personale e non deriva dalla prima anima che peccò in Adamo?".

Ripresa della discussione sul battesimo dei bambini.


13.23. Noi infatti non trattiamo dei ragazzi grandicelli. Alcuni, è vero, rifiutano d'imputare peccati personali ai ragazzi se non a cominciare dal quattordicesimo anno, quando arrivano alla pubertà. Noi potremmo avere una buona ragione di accogliere questa opinione se vi fossero solo i peccati che si commettono con gli organi genitali. Ma chi oserebbe affermare che non sono peccati i furti, le bugie, gli spergiuri, se non chi desidera commettere impunemente peccati di tal genere? Questi peccati invece sono frequenti nella fanciullezza benché ci sembri non debbano essere puniti nei ragazzi con la severità, che si usa con gli adulteri, nella speranza che, con l'avanzare degli anni in cui può rafforzarsi la ragione, possano comprendere meglio i precetti che portano alla salvezza e osservarli più volentieri. Noi però adesso non trattiamo dei ragazzi che, allorquando la verità e l'equità si oppongono al piacere carnale, che sentono alla loro età nel corpo e nell'anima, la combattono a tutta possa con le parole e con i fatti. E ciò a motivo di che cosa, se non dell'inclinazione falsa e peccaminosa che parrà assecondarli a conseguire cose che li allettano o evitare cose che li urtano? Noi parliamo dei bimbi piccini, non perché nascono spesso da genitori adulteri, poiché non dobbiamo condannare i doni della natura a causa dei cattivi costumi, oppure dire che non dovrebbero germogliare le biade perché seminate dalle mani d'un ladro. O la loro propria malvagità sarà forse per i genitori un ostacolo se si correggeranno convertendosi a Dio? Quanto meno lo sarà per i figli se condurranno una vita onesta!

Teoria traducianista sul pedobattesimo.

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14. Ma l'età che solleva un problema imbarazzante è quella (dell'infanzia) in cui l'anima non ha commesso alcun peccato con il libero arbitrio della volontà personale: in qual modo può l'anima del bambino venire giustificata mediante l'ubbidienza dell'unico Uomo, se non è colpevole a causa della disubbidienza di un solo altro uomo? Questo è l'argomento di coloro i quali sostengono che le anime degli uomini sono create per trasmissione dai genitori certamente non senza l'intervento di Dio creatore, ma allo stesso modo che vengono creati anche i corpi. Poiché non sono i genitori che creano i corpi, ma piuttosto Colui che dice: Prima di formarti nel seno materno, io già ti conoscevo.

Risposta da parte dei fautori del creazionismo.


14.24. A questi scrittori altri rispondono dicendo che Dio dà senza dubbio un'anima nuova a ciascun corpo umano affinché, vivendo rettamente nella carne di peccato, la quale deriva dal peccato originale, e dominando le passioni carnali con la grazia di Dio, acquistino merito con cui possano essere trasformate, insieme con lo stesso loro corpo, in uno stato migliore al momento della risurrezione e vivere eternamente unite a Cristo con gli angeli. Ma poiché -dicono essi - le anime sono unite in modo misterioso a membra terrestri e mortali e, soprattutto derivanti da una carne di peccato, affinché possano dapprima vivificarle e in seguito, col crescere dell'età, guidarle, è necessario che siano sopraffatte da una specie di oblìo. Se questo oblio non potesse esser dissipato, potrebbe venire attribuito al Creatore ma al contrario l'anima, riavendosi gradualmente dal torpore di quell'oblìo, può volgersi al proprio Dio e meritarne la misericordia e la conoscenza della sua verità dapprima in virtù del religioso sentimento della sua conversione e in seguito mediante la perseveranza nell'osservare i suoi comandamenti. Che danno le viene perciò dall'essere immersa per un po' di tempo in quella specie di sonno, da cui può svegliarsi gradualmente alla luce dell'intelligenza per cui l'anima è stata creata razionale e può scegliere una vita buona mediante la buona volontà? In verità però l'anima non è in grado di fare ciò, se non è aiutata dalla grazia di Dio ottenuta attraverso il Mediatore. Se l'uomo trascura ciò, sarà Adamo non solo in rapporto alla carne, ma anche in rapporto allo spirito; se invece se ne preoccuperà, sarà Adamo soltanto in rapporto alla carne, ma se vivrà rettamente secondo lo spirito, meriterà di ricevere anche, purificata dalla macchia del peccato, mediante la trasformazione che la risurrezione promette ai fedeli servi di Dio, la carne proveniente da Adamo e macchiata dal peccato.

Necessità del battesimo ai bambini per liberarsi dalla pena del peccato originale e domare la concupiscenza.


14.25. Ma prima che un bambino raggiunga l'età in cui può vivere conforme allo spirito, deve ricevere il sacramento del Mediatore in modo che, quanto non è ancora in grado di fare in virtù della propria fede, gli sia procurato per la fede di coloro che lo amano. In virtù di questo sacramento infatti viene eliminata anche nell'età infantile la pena del peccato originale; ma senza l'aiuto di questo sacramento, anche quando il bambino sarà divenuto adulto, non potrà tenere sotto controllo la concupiscenza della carne e, anche dopo averla domata, non otterrà la ricompensa della vita eterna se non mediante la grazia di Colui del quale si sforza di cattivarsi il favore. Per conseguenza anche un bambino fintanto ch'è vivo dovrebbe essere battezzato perché non sia di danno all'anima la sua unione con la carne di peccato. Poiché a causa di questo legame l'anima del bambino non può giudicare con saggezza secondo (i dettami dello) spirito. In realtà questa condizione pesa ancora sull'anima anche spogliata del corpo, se quando è unita al corpo non viene purificata dall'unico sacrificio del vero Sacerdote.

Esame più accurato dello stesso argomento.

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15.26. "Che cosa potrebbe accadere - dirà qualcuno - se i suoi familiari o parenti, perché infedeli o perché negligenti, non si preoccuperanno di farlo battezzare?". Un simile quesito - a dir la verità - può essere posto anche riguardo agli adulti. In realtà essi possono morire all'improvviso o ammalarsi in casa di persone di cui nessuna li aiuterà per farli battezzare. "Ma gli adulti - replicherà quello - hanno anche peccati personali che hanno bisogno di perdono; se questi peccati non saranno loro perdonati, nessuno potrà dire con ragione ch'essi vengono condannati ingiustamente a causa dei peccati commessi di propria volontà nella loro vita. Al contrario quel dato contagio trasmesso da una carne di peccato non può essere imputato in alcun modo all'anima (del bambino) se non fu creata dalla prima anima peccatrice (di Adamo). Poiché ciò accade non a causa d'alcun peccato ma a causa della natura per cui l'anima è fatta a questo modo e per dono di Dio è data al corpo. Perché mai, allora, essa dovrebbe essere respinta dalla vita eterna qualora nessuno provvedesse a far battezzare il bambino? Oppure si dirà che non le deriverà alcun danno? Qual vantaggio avrà allora colui al quale si procura il battesimo, se non avrà alcun danno colui al quale non lo si procura?".

Che cosa potrebbero rispondere i sostenitori del creazionismo.


15.27. A questo proposito vorrei sapere che cosa potrebbero rispondere in difesa della loro opinione coloro che in base alla sacra Scrittura - sia per quel che vi si trova (a loro favorevole), sia per quel che non vi si oppone - si sforzano di sostenere che ai corpi sono date anime nuove non trasmesse dai genitori. Una siffatta risposta confesso di non averla ancora sentita o letta in nessuna parte. Ma non per questo dovrei abbandonare l'ipotesi di coloro che sono assenti, qualora mi si presentasse qualche argomento che sembrasse sostenerla. Essi infatti potrebbero anche dire che Dio, prevedendo in qual modo sarebbe vissuta ciascuna anima se fosse vissuta più a lungo nel corpo, procura l'amministrazione del lavacro salvifico all'anima che prevede sarebbe vissuta nel santo timore di Dio quando fosse giunta all'età capace d'aver fede se questa persona per qualche causa occulta non avesse dovuto essere colpita da morte prematura. È dunque una cosa misteriosa e irraggiungibile dall'intelligenza umana o almeno dalla mia, per qual motivo nasca un bambino destinato a morire subito o presto. Ciò è talmente misterioso che non può essere di sostegno a nessuno dei fautori delle due opinioni, di cui ora discutiamo. Noi infatti abbiamo già respinta l'opinione secondo cui si pensa che le anime sono state precipitate nei corpi per colpe commesse in una vita precedente, in modo che quella che non avesse commesso molti peccati parrebbe meritare d'essere liberata più presto. Noi abbiamo respinto siffatta opinione per non essere in contrasto con l'Apostolo, il quale attesta che i gemelli (di Rebecca) non avevano fatto nulla né di bene né di male. Pertanto come mai alcuni muoiono più presto ed altri più tardi non sono in grado di dimostrarlo né coloro che sostengono la trasmissione dell'anima né coloro che sostengono che ad ogni singola persona umana è data un'anima individuale. La ragione di questo fatto è quindi occulta e, per quanto io giudico, non è favorevole a nessuna delle due opinioni.

Il battesimo e la morte prematura dei bambini.

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16.28. Coloro ai quali, a proposito della morte dei bambini, si rivolgeva la pressante domanda per qual motivo il sacramento del battesimo è necessario a tutti, anche se le loro anime non sono derivate da quella di Adamo, a causa della cui disubbidienza molti sono stati costituiti peccatori, rispondono che veramente tutti sono costituiti peccatori per relazione con la carne, ma che per relazione con l'anima lo sono solo coloro che vissero male nel tempo in cui avrebbero potuto vivere anche bene. Dicono però che tutte le anime, cioè anche quelle dei bambini, hanno bisogno del sacramento del battesimo, senza il quale anche in quell'età è esiziale andarsene da questa vita perché il contagio del peccato trasmesso dalla carne di peccato, da cui è infetta l'anima, dal momento che s'introduce in queste membra, le sarà funesto anche dopo la morte se non verrà purificata con il sacramento del Mediatore mentre è ancora nel corpo. Dio procura questo rimedio all'anima - dicono essi - poiché prevede che, se fosse vissuta quaggiù fino agli anni in cui avrebbe potuto aderire alla fede, sarebbe vissuta nel santo timor di Dio, ma che Dio - per un motivo noto a lui solo - volle che nascesse in un corpo e presto la portò via dal corpo. A questa risposta che cosa può replicarsi tranne che in tal modo noi siamo incerti della salvezza di coloro che, dopo esser vissuti rettamente quaggiù, sono morti nella pace della Chiesa, se ciascuno dovrà essere giudicato non solo riguardo alla vita passata ma anche riguardo a quella che avrebbe potuto trascorrere se fosse vissuto più a lungo. Poiché secondo questa tesi le anime sarebbero responsabili davanti a Dio non solo dei peccati passati ma anche di quelli futuribili e dalla colpa non libererebbe nemmeno la morte qualora questa sopraggiungesse prima che i peccati fossero commessi, e nessun beneficio sarebbe concesso a colui che è stato rapito perché la malizia non ne mutasse i sentimenti. Perché mai Dio, prevedendo la futura malizia d'una persona, non dovrebbe giudicarla piuttosto in base a quella malizia, se decise di soccorrere con il battesimo l'anima del bambino che doveva morire, affinché non le fosse funesto il contagio che contrasse a contatto d'un corpo di peccato, dal momento che egli prevedeva che l'anima di quel bambino, se avesse continuato a vivere, sarebbe vissuto nel timor di Dio secondo i dettami della fede?

Universalità del peccato originale.


16.29. Si può forse respingere questo ragionamento (solamente) perché è mio? Ma coloro, i quali affermano d'essere sicuri di questa loro opinione, adducono forse altri argomenti - cioè dei testi della Scrittura o altre prove tratte dalla ragione - per eliminare questa ambiguità o dimostrare almeno che non va contro la loro opinione il testo dell'Apostolo in cui, mettendo in rilievo con gran forza la grazia con cui veniamo salvati, dice: Come tutti muoiono a causa della loro unione con Adamo, così tutti saranno ricondotti alla vita per la loro unione con Cristo, e ancora: Come per la disubbidienza d'un solo uomo molti furono costituiti peccatori, così per l'ubbidienza d'un sol Uomo molti saranno costituiti giusti. L'Apostolo, volendo far capire che questi medesimi "molti peccatori" sono tutti gli uomini senza alcuna eccezione, parlando poco prima di Adamo, dice: per l'unione con il quale tutti hanno peccato. Che da questa affermazione non si possano escludere, naturalmente, le anime dei bambini per il fatto che l'Apostolo dice tutti e per il fatto che si corre in loro aiuto con il battesimo è ragionevole opinione di quanti sostengono che le anime vengono trasmesse dall'unica anima (di Adamo), salvo che siano confutati da ragioni assolutamente chiare ed evidenti - che non siano in contrasto con le Sacre Scritture - o dall'autorità delle stesse Scritture.

Nuovo esame di Sg 8,19-20 favorevole ad entrambe le opinioni.

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