Agostino - Commento Gv 30

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OMELIA 30

(Jn 7,49-24)

Jn 7,49-24



La presenza di Cristo nel Vangelo.

Ascoltiamo il Vangelo come se ascoltassimo Cristo in persona, e non stiamo a dire: beati quelli che poterono vederlo! IL Signore è in cielo, ma è anche qui con la sua verità. Il corpo in cui risuscito è lassù, ma la sua verità è diffusa in ogni luogo.

1. 1. Il brano del santo Vangelo, che è stato letto adesso, è la continuazione di quello che già abbiamo spiegato alla vostra Carità. Ascoltavano il Signore che parlava discepoli e Giudei; sentivano parlare la Verità uomini sinceri e uomini menzogneri; sentivano parlare la Carità amici e nemici; sentivano parlare il Buono buoni e cattivi. Ascoltavano gli uni e gli altri, ma egli sapeva distinguere gli uni dagli altri: vedeva e prevedeva chi erano quelli ai quali giovavano, o avrebbero giovato, le sue parole. Vedeva nell'animo di quelli che erano presenti allora e vedeva già in noi che saremmo venuti dopo. Cerchiamo di ascoltare il Vangelo come se il Signore fosse qui presente; e non diciamo: fortunati quelli che poterono vederlo! perché molti di quelli che lo videro lo uccisero; mentre molti tra noi, che non l'abbiamo visto, abbiamo creduto. Ogni parola, uscita dalla bocca del Signore, è stata affidata agli scritti per noi, e per noi come un tesoro è stata conservata, per noi viene proclamata e lo sarà anche per quelli che verranno dopo di noi, sino alla fine del mondo. Il Signore è lassù in cielo; ma come verità egli è anche qui. Il corpo del Signore nel quale egli risuscito, può essere in un sol luogo; ma la sua verità è diffusa ovunque. Ascoltiamo, dunque, il Signore e comunichiamo agli altri la ricchezza che egli ci consente di attingere dalle sue parole.

2. Mosè non vi ha forse dato la legge? Ma nessuno di voi osserva la legge! Perché cercate di uccidermi? Per questo cercate di uccidermi, perché nessuno di voi osserva la legge; poiché se osservaste la legge, nella stessa Scrittura riconoscereste il Cristo, e non lo uccidereste ora che è presente. Essi gli risposero, o meglio, la folla gli rispose. Gli rispose come folla, non in maniera ordinata ma agitata: ecco la risposta di quella folla agitata: Tu sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti? (Jn 7,19-20). Come se dirgli indemoniato non fosse peggio che ucciderlo. E' chiamato indemoniato colui che scacciava i demoni. Che altro poteva dire una folla agitata? Quale altro odore poteva esalare un pantano smosso? Ma da che cosa era agitata la folla? Dalla verità. Il fulgore della luce turbava gli occhi malati della folla. Coloro infatti che hanno gli occhi malati non sopportano il fulgore della luce.

(La tranquillità della verità.)

2. 3. Ma il Signore, per niente turbato, tranquillo nella sua verità, non rese male per male né insulto per insulto (1P 1P 3,9). Se avesse detto loro: siete voi indemoniati, avrebbe senz'altro detto la verità. Essi infatti non avrebbero potuto insultare così la Verità se non fossero stati ispirati dalla falsità del diavolo. Che cosa rispose invece? Ascoltiamolo con calma e assaporiamo la sua calma: Un'opera sola ho compiuto e tutti ne siete stupiti (Jn 7,21). Come a dire: che fareste se vedeste tutte le mie opere? Tutto ciò che vedevano nel mondo era opera sua, e non vedevano lui che tutto aveva fatto. Un'opera sola aveva compiuto, aveva cioè guarito un uomo di sabato, ed erano rimasti turbati. Come se, trattandosi di un malato guarito di sabato, lo avesse guarito una persona diversa da colui che li scandalizzo per aver guarito un uomo di sabato. Chi può guarire gli altri se non colui che è la salute stessa, e che dà anche agli animali la salute che ha dato a quest'uomo? Si trattava, infatti, della salute del corpo. Si ricupera la salute del corpo, e tuttavia poi si muore; quando si ricupera, si differisce la morte, non si elimina. Purtuttavia, o fratelli, anche questa salute proviene dal Signore, da chiunque venga procurata; chiunque sia a procurarla con cure e medicine, è dono di Dio, da cui viene ogni salute, e a cui è detto nel salmo: Salverai, o Signore, gli uomini e gli animali, così come hai moltiplicato, o Dio, la tua misericordia. Poiché tu sei Dio, l'abbondanza della tua misericordia si estende sia alla salute del corpo umano che alla salute degli animali che sono privi della parola. Pero tu, che dai la salute fisica che è comune al corpo degli uomini e degli animali, non riservi forse una salute speciale agli uomini? Esiste certamente un'altra salute, che non solo non è comune agli uomini e agli animali, ma che neppure è comune a tutti gli uomini, buoni e cattivi. Sicché, dopo aver parlato di quella salute che indistintamente ricevono gli uomini e gli animali, ecco che cosa aggiunge il salmo a proposito di quella salute che devono sperare gli uomini, ma soltanto quelli buoni: I figli degli uomini, pero, si rifugeranno all'ombra delle tue ali; si inebrieranno per l'abbondanza della tua casa, e tu li disseterai al torrente della tua dolcezza; perché presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce (Ps 35,7-10). Questa è la salute riservata ai buoni, che il salmista chiama figli degli uomini, mentre prima aveva detto: Tu, o Signore, salverai gli uomini e gli animali. Ma come? quelli non sono figli degli uomini? Avendo parlato prima di uomini e poi di figli degli uomini, ha inteso dire che una cosa sono gli uomini e un'altra i figli degli uomini? Non credo, tuttavia, che lo Spirito Santo abbia fatto questa distinzione senza un motivo. Uomini si riferisce al primo Adamo, figli degli uomini al Cristo. E' probabile infatti che dicendo uomini voglia indicare gli appartenenti al primo uomo, e dicendo figli degli uomini, quelli che appartengono al Figlio dell'uomo.

1. 4. Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne fate le meraviglie. E soggiunge: Mosè vi ha dato la circoncisione. E' stato un privilegio aver ricevuto la circoncisione da Mosè. Non che essa venga da Mosè, ma dai Patriarchi (Jn 7,22). Fu Abramo, infatti, il primo che ricevette la circoncisione dal Signore (Gn 17,10). E voi circoncidete un uomo di sabato. E' Mosè che ve lo dice. La legge vi prescrive di circoncidervi nell'ottavo giorno della nascita (Lv 12,3), e la legge vi prescrive di riposare nel settimo giorno (cf. Es 20,10). Ora, se l'ottavo giorno dalla nascita coincide col settimo giorno, cioè col sabato, che fate? Riposate per osservare il sabato, oppure circoncidete per adempiere il precetto sacro dell'ottavo giorno? Io so - egli dice - che cosa fate. Circoncidete l'uomo di sabato. Perché? Perché la circoncisione appartiene ai segni della salute, e gli uomini non devono privarsi della salute in giorno di sabato. Dunque non vi adirate contro di me perché di sabato ho risanato un uomo intero, se l'uomo riceve di sabato la circoncisione per adempiere la legge di Mosè (Jn 7,22-23). Se la circoncisione data per mezzo di Mosè, è un'istituzione che si riferisce alla salute, perché vi indignate contro di me che opero la salute in giorno di sabato?

2. 5. Probabilmente la circoncisione era un segno che annunciava il Signore, contro cui si indignavano costoro perché guariva e salvava. Era prescritto che si praticasse la circoncisione nell'ottavo giorno. E che cos'è la circoncisione se non una spogliazione della carne? La circoncisione, quindi, significa spogliare il cuore delle cupidigie carnali, e non senza motivo fu stabilito di compierla su quel membro che è destinato alla procreazione dei mortali. Per mezzo di un solo uomo è venuta la morte, così come per mezzo di uno solo è venuta la risurrezione dei morti (1Co 15,21); e a causa di un solo uomo il peccato entro nel mondo e mediante il peccato la morte (Rm 5,12). Tutti nascono col prepuzio, perché tutti nascono col peccato d'origine; e Dio non ci libera, né dal peccato in cui nasciamo, né dai peccati che noi aggiungiamo vivendo male, se non per mezzo del coltello di pietra che è Cristo Signore: La pietra infatti era Cristo (1Co 10,4). Circoncidevano con coltelli di pietra: la pietra era simbolo di Cristo, ma ora

che egli era presente non lo riconoscevano, anzi, volevano ucciderlo. E perché la circoncisione doveva aver luogo nell'ottavo giorno, se non perché egli risorse dopo il settimo giorno della settimana, nel giorno detto del Signore? Dunque la risurrezione di Cristo, avvenuta nel terzo giorno dopo la passione, ottavo giorno della settimana, è la nostra circoncisione. Ascolta come l'Apostolo esorta quelli che sono stati circoncisi con la vera pietra: Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo sta assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra (Col 3,1-2). Egli parla a dei circoncisi: Cristo è risorto, egli vi ha liberato dai desideri carnali, vi ha liberato dalle perverse concupiscenze, vi ha tolto quel superfluo con cui eravate nati e quanto di peggio avevate aggiunto vivendo male. Voi che siete stati circoncisi per mezzo della "pietra", perché avete ancora il gusto delle cose della terra? Insomma, dal momento che Mosè vi ha dato la legge, e dal momento che voi circoncidete un uomo anche di sabato, cercate di capire il significato di questa opera buona che io ho fatto risanando completamente un uomo di sabato: è stato guarito perché avesse la salute del corpo, e ha creduto per avere la salute dell'anima.

(L'uomo nuovo.)

1. 6. Non giudicate secondo le apparenze, ma con retto giudizio giudicate! (Jn 7,24). Che vuol dire? Voi che in ossequio alla legge di Mosè circoncidete anche di sabato, non ve la prendete con Mosè; ve la prendete invece con me perché io ho guarito un uomo di sabato. Voi giudicate in modo soggettivo; cercate invece di tener conto della verità. Io non mi metto al di sopra di Mosè, dice il Signore che pure era anche il Signore di Mosè. Considerateci tutti e due semplicemente come due uomini e giudicate fra noi due, pero giudicate secondo giustizia; non condannate lui per esaltare me, ma onorate me cercando di capire lui. A questo proposito in altra circostanza, egli disse ai Giudei: Se credete a Mosè, crederete a me, poiché di me egli ha scritto (Jn 5,46). Adesso, qui, non vuole dire questo, ma sembra volersi porre al di sopra di loro, alla pari con Mosè. In ossequio alla legge di Mosè voi circoncidete anche di sabato, e volete che di sabato io mi astenga da un'azione benefica come è quella di guarire un uomo? Il Signore della circoncisione e Signore del sabato, è l'autore della salvezza. Vi è stato comandato di astenervi dalle opere servili di sabato; ma se avete ben capito, astenersi dalle opere servili vuol dire non peccare. Chi, infatti, commette peccato è servo del peccato (Jn 8,34). E' forse un'opera servile guarire un uomo di sabato? Voi mangiate e bevete (dico questo parafrasando le parole di nostro Signore Gesù Cristo), e perché mangiate e bevete in giorno di sabato, se non perché queste sono azioni necessarie alla salute? Con ciò dimostrate che in giorno di sabato assolutamente non si devono tralasciare le opere della salute. Dunque non giudicate secondo le apparenze, ma con retto giudizio giudicate! Considerate me e Mosè come uomini: giudicate secondo verità, non condannerete né Mosè né me; e, riconoscendo la verità, riconoscerete me, perché io sono la verità (Jn 14,6).

2. 7. E' molto difficile, fratelli, evitare in questo mondo il difetto qui segnalato dal Signore: quello di giudicare secondo le apparenze, invece che con retto giudizio. Il monito che il Signore ha rivolto ai Giudei, vale anche per noi: condannando loro ha ammonito noi; rimproverando loro, ha voluto mettere in guardia noi. Non crediamo che questo non sia stato detto per noi solo perché noi non eravamo là allora. E' stato scritto, lo si legge, lo abbiamo ascoltato ma lo abbiamo ascoltato come rivolto ai Giudei: non teniamoci troppo indietro, come chi deve soltanto assistere al rimprovero rivolto ai nemici, e guardiamoci da ciò che la Verità potrebbe rimproverarci. E' vero, i Giudei giudicavano secondo le apparenze, ma appunto per questo non appartengono al Nuovo Testamento, né hanno in Cristo il regno dei cieli, né entrano a far parte della società dei santi angeli. Essi cercavano dal Signore le cose della terra, la terra promessa, la

vittoria sui nemici, la fecondità della sposa, figli numerosi e frutti abbondanti: tutte cose che ad essi aveva promesso il Dio vero e buono, ma come ad esseri ancora carnali, e che erano legati all'economia del Vecchio Testamento. Cos'è il Vecchio Testamento? E' come un'eredità appartenente all'uomo vecchio. Noi siamo stati rinnovati, siamo diventati un uomo nuovo, perché è venuto l'Uomo nuovo. C'è novità più grande che nascere da una vergine? Non essendoci in lui niente che il precetto dovesse rinnovare, perché egli non aveva alcun peccato, gli fu concessa una nuova maniera di nascere. Alla sua nuova nascita corrisponde in noi l'uomo nuovo. In che consiste l'uomo nuovo? E' l'uomo rinnovato da tutto ciò che è vecchio. A qual fine è stato rinnovato? Per desiderare le cose celesti, anelare alle cose eterne, per aspirare alla patria che sta su in alto e non teme nemici; dove non si perde l'amico e non si deve temere il nemico; dove si vive in perfetta concordia senza alcuna privazione; dove nessuno nasce perché nessuno muore; dove nessuno deve progredire e nessuno vien meno; dove non si ha fame né sete, perché si è saziati dall'immortalità e nutriti dalla verità. Avendo tali promesse, e appartenendo al Nuovo Testamento, ed essendo diventati eredi della nuova eredità e coeredi del Signore stesso, abbiamo una nuova e più sicura speranza; non giudichiamoci, quindi, secondo le apparenze, ma con retto giudizio.

8. Chi è che non giudica secondo le apparenze? Colui che ama tutti ugualmente. L'amore universale non fa distinzione di persone. Non è parzialità onorare le persone in modo diverso a seconda delle loro funzioni ma si rischia di cadere in parzialità quando si giudica tra due persone, e in modo particolare fra due che sono parenti, quando addirittura si deve giudicare tra padre e figlio. Ecco, ad esempio che, il padre si lagna perché il figlio è cattivo, e il figlio si lagna della durezza del padre. Salviamo il rispetto che il figlio deve al padre; distinguiamo, quanto a rispetto, il padre dal figlio ma diamo ragione al figlio se il figlio ha ragione. Consideriamo uguali nella verità il figlio e il padre, rendendo al padre l'onore che gli è dovuto, senza che ne scapiti la giustizia. Questo significa far tesoro delle parole del Signore che con la sua grazia ci aiuta a fare nuovi progressi.

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OMELIA 31

(Jn 7,25-36)

Jn 7,25-36


Dove mai sta per andare il Cristo?

Senza saperlo, i giudei predissero la nostra salvezza. A noi che non abbiamo conosciuto il Cristo nella carne, è stato concesso di mangiare la sua carne e di essere membra della sua carne. Egli ha inviato a noi i suoi servi, i suoi fratelli, le sue membra, che è quanto dire se stesso: inviandoci le sue membra, ci ha fatto anche noi sue membra.

1. La vostra Carità ricorda che nei discorsi precedenti abbiamo spiegato, come ci è stato possibile, quanto si era letto nel Vangelo, e cioè che il Signore Gesù si reco alla festa in incognito, non per paura di essere preso, dato che era in suo potere impedirlo, ma per significare che egli stesso era nascosto in quella festa che i Giudei celebravano, festa che costituiva un mistero in relazione a lui. Nel brano di oggi appare come potenza ciò che poteva essere scambiato per debolezza: egli, infatti, insegna in pubblico durante la festa, tanto che le turbe si meravigliano e dicono quanto abbiamo sentito leggere: Non è costui che cercavano di uccidere? Ed ecco parla apertamente e non gli dicono nulla. Che abbiano riconosciuto davvero, i capi, che è il Cristo? (Jn 7,25-26). Quanti sapevano con quale accanimento veniva ricercato, si meravigliavano del suo potere che impediva loro di prenderlo. Ma, siccome non avevano un'idea chiara del suo potere, pensarono che i capi, meglio informati, l'avessero riconosciuto come Messia; e che avessero perciò deciso di risparmiare colui che in tutti i modi avevano ricercato per ucciderlo.

(L'origine di Cristo.)

2. 2. Inoltre quelli stessi che avevano detto tra loro: Forse i capi hanno davvero riconosciuto che costui è il Cristo, vennero fuori con una questione secondo cui a loro non risultava che egli fosse il Cristo. Dissero: Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia (Jn 7,27). Vediamo come era nata presso i Giudei questa opinione, che quando il Cristo verrà, nessuno saprà di dove sia; giacché non può esser nata senza motivo. Se esaminiamo attentamente le Scritture, o fratelli, troviamo che esse di Cristo avevano detto: Sarà chiamato Nazareno (Mt 2,23). In esse, quindi, era stata predetta la sua origine. Se poi cerchiamo il luogo della sua nascita, considerandolo come suo luogo d'origine, neppure esso era ignoto ai Giudei, essendo stato predetto dalle Scritture. Infatti quando i Magi, vista la stella, lo cercarono per adorarlo, si presentarono ad Erode e gli dissero chi cercavano e che cosa volevano; quello allora, convocati gli esperti della legge, chiese loro dove Cristo doveva nascere, ed essi risposero: In Betlemme di Giuda (Mt 2,5); e citarono la testimonianza profetica (Mic 5,2). Ora, se i profeti avevano predetto sia la sua patria di origine, sia il luogo dove sua madre lo partori, donde ha potuto nascere presso i Giudei l'opinione che adesso abbiamo sentito: Il Cristo, quando verrà, nessuno saprà di dove sia, se non dalle stesse Scritture che avevano proclamato e preannunciato l'una e l'altra cosa? Le Scritture avevano predetto la sua origine umana, mentre la sua origine divina rimaneva nascosta agli empi e doveva essere rivelata a chi si accosta a Dio con profondo rispetto. Probabilmente i Giudei dissero: il Cristo, quando verrà, nessuno saprà di dove sia, in quanto questa persuasione era stata originata in loro dalla parola d'Isaia: Chi potrà raccontare la sua origine? (Is 53,8). Orbene, il Signore stesso spiega ambedue le affermazioni a quelli che conoscevano la sua origine e a quanti non la conoscevano, rendendo così testimonianza alla divina profezia che di lui aveva vaticinato e la sua debolezza umana e la sua maestà divina.

1. 3. Ascoltate dunque il Verbo del Signore, o fratelli, e notate come conferma, tanto l'asserzione: costui sappiamo di dov'è, quanto l'altra: quando verrà il Cristo, nessuno saprà di dove sia. Gesù allora, mentre insegnava, grido forte nel tempio e disse: Si, mi conoscete e sapete di dove sono; ma io non sono venuto da me, e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete (Jn 7,168). Come a dire: Voi mi conoscete e non mi conoscete; sapete di dove sono e non lo sapete. Sapete di dove sono io Gesù di Nazaret, di cui conoscete anche i genitori. Sotto questo aspetto rimaneva nascosto solo il parto verginale, del quale tuttavia era testimone lo sposo di Maria: solo lui poteva rivelare secondo verità il segreto che, come marito, gelosamente custodiva. Eccetto dunque il parto verginale, sapevano tutto di Gesù come uomo: era nota la sua faccia, era nota la sua patria, era nota la sua parentela, si sapeva dove era nato. Giustamente egli disse: Voi mi conoscete e sapete di dove sono, secondo la carne e l'aspetto umano. Ma secondo la divinità no: Io non sono venuto da me, e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete; se volete conoscerlo, credete in colui che egli ha mandato e allora lo conoscerete. Nessuno - infatti -ha mai visto Dio, se non l'unigenito Figlio che è nel seno del Padre, e che ce lo ha rivelato (Jn 1,18); e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo (Mt 11,27).

4. Infine, dopo aver detto: e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete, per mostrare come essi avrebbero potuto sapere ciò che non sapevano, aggiunge: Io lo conosco. Rivolgetevi, dunque, a me per conoscerlo. Ma perché io lo conosco? Perché vengo da lui, ed è lui che mi ha mandato (Jn 7,29). Ha dimostrato magnificamente l'una e l'altra verità. Ha detto: vengo da lui, perché il Figlio viene dal Padre, e tutto ciò che il Figlio è, lo è da colui del quale egli è Figlio. perciò diciamo che il Signore Gesù è Dio che viene da Dio; del Padre non diciamo che è Dio da Dio, ma soltanto Dio. Così diciamo che il Signore è Luce che viene dalla Luce; del Padre non diciamo che è Luce da Luce, ma soltanto Luce. E' in questo senso che dice vengo da lui. Ma in quanto mi vedete rivestito di carne, è Lui che mi ha mandato. Quando senti: Lui mi ha mandato, non pensare ad una creatura diversa, ma all'autorità che è propria del Padre.

(Il Signore non è soggetto al fato.)

2. 5. Allora cercarono di afferrarlo, ma nessuno riusci a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora (Jn 7,30), cioè, perché egli non voleva. Che significa infatti: non era ancora giunta la sua ora? Il Signore, certo, non è nato soggetto al destino. Non devi pensare questo di te, e tanto meno di colui per mezzo del quale sei stato creato. Se l'ora tua dipende dalla sua volontà, dalla sua volontà dipenderà ancor più l'ora sua. Non parlava quindi dell'ora in cui sarebbe stato costretto a morire, ma dell'ora in cui si sarebbe degnato di lasciarsi condurre alla morte. Aspettava il tempo della sua morte, così come aveva aspettato il tempo della sua nascita. Parlando di questo tempo, l'Apostolo dice: Quando venne la pienezza del tempo, Dio invio suo Figlio (Ga 4,4). Molti dicono: Perché il Cristo non è venuto prima? Ad essi bisogna rispondere: perché non era ancora giunta la pienezza del tempo, disposta da colui per mezzo del quale tutti i tempi sono stati creati: egli, infatti, sapeva quando sarebbe dovuto venire. Prima doveva essere predetto attraverso una lunga serie di tempi e di anni; non era infatti di poca importanza il suo avvento: a lungo doveva essere predetto, colui che doveva essere posseduto per sempre. Quanto più grande era il giudice che veniva, tanto più lunga doveva essere la serie degli araldi che lo precedeva. Finalmente, quando venne la pienezza del tempo, venne anche colui che doveva liberarci dal tempo. Liberati dal tempo, giungeremo a quella eternità dove il tempo non è più; là dove non si dice: quando verrà l'ora?; perché là il giorno è eterno e non è

preceduto da ieri né seguito da domani. In questo mondo, invece, i giorni si succedono rapidamente: uno passa, l'altro viene, nessuno rimane. Gli istanti in cui parliamo si eliminano a vicenda, e perché risuoni la seconda sillaba deve cessare la prima. Dacché abbiamo cominciato a parlare, siamo diventati un pochino più vecchi, e senza dubbio adesso sono più vecchio di stamane, tanto è vero che niente rimane stabile e niente permane nel tempo. Dobbiamo dunque amare colui per mezzo del quale sono stati creati i tempi, se vogliamo essere liberati dal tempo e stabilirci nell'eternità, dove non esiste più alcuna variazione di tempo. E' stato dunque un grande atto di misericordia quello di nostro Signore Gesù Cristo, di essere entrato nel tempo, egli per mezzo del quale furono creati i tempi: che si sia fatto creatura in mezzo a tutte le cose, egli per mezzo del quale sono state create tutte le cose. Egli il creatore si è fatto creatura, si è fatto ciò che aveva fatto: lui che aveva fatto l'uomo si è fatto uomo, affinché non perisse l'opera delle sue mani. Secondo questa economia già era venuta l'ora della sua nascita ed egli era nato; ma non era ancora venuta l'ora della sua passione e perciò egli non aveva ancora patito.

(Libertà sovrana.)

1. 6. Se volete, infine, persuadervi che la sua morte non fu una fatalità ma espressione della sua potenza - dico questo per taluni, che nel sentire non era ancora giunta la sua ora, si sentono incoraggiati a credere al fato, e così diventano fatui i loro cuori -, se volete dunque persuadervi che la morte del Signore è espressione della sua potenza, richiamate alla vostra mente la passione, contemplate il Crocifisso. Disse, mentre pendeva dalla croce: Ho sete. Al sentire questo, i soldati gli porsero sulla croce, con una canna, una spugna imbevuta di aceto; egli lo prese e disse: E' compiuto, e, chinato il capo, rese lo spirito (Jn 19,28-30). Guardate la potenza del Signore morente, che aspettava, per morire, che fosse compiuto tutto ciò che di lui era stato predetto. Aveva detto infatti il profeta: Misero fiele nel mio cibo, e nella mia sete mi dettero aceto (Ps 68,22). Aspettava che tutto fosse compiuto; e quando tutto fu compiuto, disse: E' compiuto, e se ne ando per un atto della sua potenza, egli che era venuto senza essere costretto da alcuna necessità. Taluni, anzi, sono rimasti colpiti più dalla potenza manifestatasi nella sua morte che non dalla potenza da lui mostrata nel compiere i miracoli. Giunti infatti presso la croce per deporre i corpi dal legno perché già cominciava il sabato, videro che i briganti erano ancora vivi. Il supplizio della croce, infatti, era particolarmente crudele perché il tormento si prolungava e tutti i crocifissi morivano di morte lenta. Ora, affinché non rimanessero ancora sul legno, furono fatti morire spezzando loro le gambe, per poterli così deporre dalla croce. Il Signore invece fu trovato già morto (Jn 19,32-33), tanto che gli uomini si meravigliarono; e coloro che lo avevano disprezzato vivo, a tal punto lo ammirarono morto che taluni esclamarono: Veramente costui era Figlio di Dio (Mt 27,54). La stessa cosa accadde, o fratelli, a quelli che erano andati per arrestarlo. Egli disse: Sono io!, e quelli indietreggiarono e tutti caddero a terra (Jn 18,6). C'era in lui la suprema potenza. Non era costretto a morire in una determinata ora, ma aspettava l'ora opportuna per realizzare la sua volontà, non un'ora fatale in contrasto con la sua volontà.

2. 7. Pero molti della folla credettero in lui. Il Signore salvava gli umili e i poveri. I capi diventavano furiosi, e non solo non riconoscevano il medico, ma anzi volevano ucciderlo. Una parte della folla riconobbe invece la propria malattia, e senza esitazione riconobbe in lui la medicina. Ecco cosa dicevano tra sé quei tali che erano rimasti scossi dai miracoli: Il Cristo, quando verrà, potrà fare prodigi più grandi di quelli che ha fatto costui? (Jn 7,31). Cioè, se non ce n'è un altro, questo è il Cristo. Coloro che parlavano così credettero, dunque, in lui.

3. 8. Ma i capi, quando si resero conto della fede di molti e sentirono la voce sommessa di quelli

che glorificavano Cristo, inviarono delle guardie per catturarlo. Ma chi volevano catturare? Colui che ancora non voleva? Siccome non potevano catturarlo contro la sua volontà, di fatto andarono per ascoltare il suo insegnamento. Che cosa insegnava? Disse allora Gesù: Per poco tempo ancora sono con voi. Ciò che volete fare adesso, lo farete, ma non adesso, perché adesso non voglio. E sapete perché adesso non voglio? Perché per poco tempo ancora sono con voi, poi vado da colui che mi ha mandato (Jn 7,32-33). Devo compiere la mia missione e giungere così alla mia passione.

(Il visibile e l'invisibile.)

1. 9. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire (Jn 7,34). Qui egli già predice la sua risurrezione: non vollero infatti riconoscerlo quando egli era presente, e lo avrebbero cercato più tardi quando avrebbero visto la folla credere in lui. Grandi prodigi infatti sono stati compiuti, anche dopo che il Signore risuscito e ascese al cielo. Grandi meraviglie sono state compiute allora per mezzo dei discepoli; ma era sempre lui che operava per mezzo loro, lui che aveva operato da solo e che disse: Senza di me non potete far nulla (Jn 15,5). Quando lo storpio, che stava presso la porta del tempio, si levo alla voce di Pietro e si mise a camminare con i suoi piedi così che tutti rimasero stupiti, Pietro spiego che non aveva compiuto quel prodigio per suo potere, ma in virtù di colui che essi avevano ucciso (cf. Ac 3,2-16). Fu allora che molti, pentiti, dissero: Che dobbiamo fare? (Ac 2,37). Sentirono sulla loro coscienza il peso schiacciante del delitto d'empietà per aver ucciso colui che avrebbero dovuto onorare e adorare; e ritenevano inespiabile il loro delitto. E davvero era un enorme delitto il cui pensiero li poteva spingere alla disperazione. Ma non dovevano disperare, perché il Signore si era degnato pregare per essi quando pendeva dalla croce; aveva detto: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Vedeva in mezzo alla folla degli estranei qualcuno dei suoi e per essi, che ancora lo insultavano, chiedeva perdono. Non considerava che riceveva la morte da loro, ma che moriva per loro. E' così grande il favore che fu ad essi accordato con la morte di Cristo, da loro inflitta e per loro accettata, che nessuno deve disperare per la remissione dei propri peccati, dal momento che ottennero perdono perfino coloro che uccisero il Cristo. Cristo è morto per noi; ma forse per opera nostra? Essi, invece, videro Cristo morire vittima del loro delitto, e credettero in Cristo che perdonava le loro colpe. Continuarono a disperare della loro salvezza, finché non bevvero il sangue che avevano versato. perciò egli prosegue: Mi cercherete e non mi troverete, e dove sono io voi non potete venire, perché lo avrebbero cercato, pentiti del loro delitto, dopo la sua risurrezione. Non disse: dove saro io, ma dove sono io. Cristo era sempre dove sarebbe tornato; è venuto infatti senza allontanarsi di là; perciò in altra circostanza ha detto: Nessuno ascende in cielo, se non chi dal cielo è disceso, il Figlio dell'uomo che è in cielo (Jn 3,13); non ha detto: che era in cielo. Parlava sulla terra, e affermava di essere in cielo. E' venuto senza allontanarsi di là, e vi tornerà senza lasciarci. Ciò vi meraviglia? E' Dio che fa questo. L'uomo infatti col corpo si trova in un determinato luogo: se si sposta da quel luogo, quando giunge in un altro luogo, non si trova più dov'era prima; Dio, invece, riempie tutto, è tutto dappertutto, e non è circoscritto in nessun luogo dello spazio. Cristo Signore, secondo la carne visibile, si trovava in terra; secondo la maestà invisibile si trovava in cielo e in terra; perciò ha detto: dove sono io, voi non potete venire. Non ha detto: Voi non potrete venire; ma non potete, perché allora, data la loro condizione, non potevano. E perché vi convinciate che non disse questo per scoraggiare, ricordate che qualcosa di simile disse anche ai suoi discepoli: Dove io vado, voi non potete venire (Jn 13,33); mentre, pregando per loro, disse: Padre, voglio che dove sono io, siano anch'essi con me (Jn 17,24). E infine a Pietro spiego il senso delle sue parole dicendo: Dove io vado, tu non mi puoi seguire adesso, pero mi seguirai dopo (Jn 13,36).

10. Dicevano perciò i Giudei - non a lui ma -tra loro: Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi tra i Gentili e ammaestrerà i Gentili? (Jn 7,35). Essi non sapevano ciò che dicevano; ma per suo volere essi furono profeti. Il Signore infatti intendeva andare alle genti, non con la presenza del corpo, ma tuttavia con i suoi piedi. Quali erano i suoi piedi? Quelli che Saulo persecutore voleva calpestare quando il capo dal cielo gli grido: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (Ac 9,4). E che significano queste sue parole: Voi mi cercherete e non mi troverete, e dove sono io voi non potete venire? (Jn 7,36). Essi non sapevano perché il Signore aveva detto questo, e tuttavia, senza saperlo, profetarono qualcosa che sarebbe avvenuto. Il Signore si espresse così perché essi non conoscevano il luogo, se così si può chiamare il seno del Padre, da cui il Figlio Unigenito non si era mai allontanato; e non riuscivano nemmeno ad immaginare dove fosse il Cristo, da dove mai si era dipartito, dove sarebbe tornato e quale era la sua fissa dimora. Puo il cuore umano concepire questo? tanto meno può spiegarlo la lingua. Fatto sta che essi non compresero affatto; e tuttavia, in quella occasione, predissero la nostra salvezza, in quanto il Signore si sarebbe recato fra le genti disperse, e avrebbe realizzato ciò che essi leggevano senza capire: Un popolo che non conoscevo mi ha servito, e ha obbedito alla mia parola (Ps 17,45). Non lo ascoltarono quelli che lo ebbero davanti ai loro occhi; mentre lo ascoltarono quelli che sentirono risuonare alle loro orecchie la sua parola.

(La fecondità della croce.)

2. 11. La Chiesa proveniente dai popoli pagani era già simboleggiata in quella donna che soffriva di un flusso di sangue; toccava il Signore senza essere vista da lui; era a lui sconosciuta e otteneva la guarigione. E significato simbolico ha la domanda del Signore: Chi mi ha toccato? (Lc 8,45), come se avesse guarito una sconosciuta senza neppure saperlo: così ha fatto con i popoli pagani. Noi, infatti, non lo abbiamo conosciuto nella carne, e tuttavia ci è stato concesso di mangiare la sua carne e di essere membra del suo corpo. Perché? Perché ha mandato a noi qualcuno. Chi ha mandato? I suoi araldi, i suoi discepoli, i suoi servi, i suoi redenti da lui creati, i suoi fratelli da lui redenti; anzi, poiché dire così è poco, ci ha mandato le sue membra, ci ha mandato se stesso; e mandandoci le sue membra, fece anche noi sue membra. Cristo, tuttavia, non è stato presso di noi secondo la forma corporale che i Giudei videro e disprezzarono, poiché di lui sta scritto, come dice l'Apostolo: Dichiaro che Cristo si è fatto ministro di quelli che appartengono alla circoncisione, a dimostrazione della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri (Rm 15,8). Doveva recarsi a quelli, ai cui padri e dai cui padri era stato promesso; perciò egli stesso dice: Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele (Mt 15,24). Ma che cosa dice, proseguendo, l'Apostolo? I Gentili invece glorificano Dio in virtù della sua misericordia (Rm 15,9). E che cosa aggiunge il Signore? Ho altre pecore che non sono di questo ovile (Jn 10,16). Colui che aveva detto non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele, in che senso dice che ha altre pecore alle quali non è stato mandato, se non per significare che nella sua presenza corporale doveva mostrarsi solo ai Giudei, che lo videro e lo uccisero? E tuttavia molti di essi, prima e dopo, credettero. Sulla croce è stata battuta la prima messe, perché fosse il seme da cui doveva germogliare altra messe. Ma ora che, richiamati dall'annuncio del Vangelo e attratti dal suo buon profumo, fedeli di tutte le nazioni credono in lui, si fa viva l'attesa delle genti (Gn 49,10) per la venuta di colui che già è venuto. Allora tutti vedranno colui che fu visto da alcuni e da altri no, quando colui che venne per essere giudicato verrà a giudicare, quando colui che venne senza farsi riconoscere verrà per distinguere gli uni dagli altri. Il Cristo infatti non fu distinto dagli empi, ma fu giudicato insieme con gli empi; di lui infatti era stato predetto: E' stato annoverato fra gli iniqui (Is 53,12). Il ladrone fu liberato e Cristo fu condannato (Mc 15,15 Jn 18,40). Il criminale ottenne indulgenza e colui che perdono le colpe di tutti i peccatori pentiti, fu condannato. Ma se ben

consideri, la croce stessa fu un tribunale: il giudice posto in mezzo, ai lati il ladrone che credette e fu assolto (Lc 23,43), e il ladrone che insultava Gesù e fu condannato. Segno già di ciò che farà con i vivi e con i morti: collocherà gli uni a destra e gli altri a sinistra. Uno dei ladroni è figura di quelli che staranno a destra, e l'altro figura di quelli che staranno a sinistra. Mentre dunque era giudicato, annunciava il suo giudizio.


Agostino - Commento Gv 30