Agostino - Commento Gv 10

10

OMELIA 10

(Jn 2,12-21)

Jn 2,12-21


Intendeva parlare del tempio del suo corpo.

Adamo fu come frantumato, e dopo essere stato disperso, viene raccolto e fuso in uno mediante la società e la concordia spirituale. E' rinnovato in Cristo, il novello Adamo che è venuto per reintegrare in sé l'immagine di Dio. Da Adamo proviene la carne di Cristo, da Adamo il tempio che i Giudei distrussero e che il Signore fece risorgere il terzo giorno.

1. Avete sentito nel salmo il gemito del povero, le cui membra, sparse per tutta la terra, sono tribolate sino alla fine del mondo. Fate di tutto, fratelli miei, per essere uniti a queste membra, per far parte di esse. Tutte le tribolazioni sono destinate a passare. Guai ai gaudenti (Lc 6,25)! La Verità dice: Beati quelli che piangono, perché saranno consolati (Mt 5,5). Dio si è fatto uomo; cosa diverrà l'uomo, se per lui Dio si è fatto uomo? Questa speranza ci consoli in ogni nostra tribolazione e tentazione di questa vita. Il nemico non cessa mai di perseguitarci, e se non infierisce apertamente, agisce insidiosamente. E che cosa fa? Nell'ira tramano inganni (Ps 34,20). Per questo è chiamato leone e serpente. Ma che cosa vien detto a Cristo? Calpesterai il leone e il serpente (Ps 90,13). Il nemico è leone a motivo dell'ira scoperta, è serpente a motivo delle insidie occulte. Come serpente, fece scacciare Adamo dal paradiso; come leone perseguita la Chiesa, secondo la parola di Pietro: Il diavolo, vostro avversario, si aggira, come leone ruggente, in cerca di chi divorare (1P 1P 5,8). Non credere che il diavolo abbia perduto la sua ferocia; quando blandisce, è allora che bisogna stare maggiormente in guardia. Ma fra tutte queste insidie e tentazioni sue, che cosa faremo, se non ciò che adesso abbiamo sentito nel salmo? Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Ps 34,13). Pregate senza esitazione, c'è chi ascolta: chi vi ascolta è dentro di voi. Non dovete levare gli occhi verso un determinato monte, non dovete levare lo sguardo alle stelle, al sole, alla luna. Non crediate di essere ascoltati se pregate rivolti al mare: dovete anzi detestare preghiere simili. Purifica piuttosto la stanza del tuo cuore; dovunque tu sia, dovunque tu preghi, è dentro di te colui che ti ascolta, dentro nel segreto, che il salmista chiama "seno" dicendo: La mia preghiera si ripercuoteva nel mio seno (Ps 34,13). Colui che ti ascolta non è fuori di te. Non andare lontano, non levarti in alto come se tu dovessi raggiungerlo con le mani. Più t'innalzi, più rischi di cadere; se ti umili, egli ti si avvicinerà Questo è il Signore Dio nostro, Verbo di Dio, Verbo fatto carne, Figlio del Padre, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, eccelso come Creatore e umile come Redentore; che ha camminato tra gli uomini, sopportando la debolezza umana, tenendo nascosta la potenza divina.

(La Scrittura ha un suo linguaggio.)

2. 2. Scese a Cafarnao - dice l'evangelista -con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli, e vi si fermarono pochi giorni soltanto (Jn 2,12). Dunque, Cristo ha una madre, ha dei fratelli, ha dei discepoli; ha dei fratelli perché ha una madre. La Sacra Scrittura non usa chiamare fratelli soltanto quelli che nascono dagli stessi genitori, o dalla stessa madre, o dallo stesso padre benché da madri diverse, oppure coloro che hanno un medesimo grado di parentela, come i nipoti e i cugini. Ma non solo questi la Scrittura usa chiamare fratelli. E bisogna tener conto del suo modo di parlare. Essa ha un suo linguaggio; e chi non lo conosce, può rimanere turbato e dire: Come fa il Signore ad avere dei fratelli? Allora Maria non partori una sola volta? Lungi questo pensiero! E' da Maria che ha avuto origine la dignità delle vergini. Questa donna ha

potuto essere madre, non moglie; che se è chiamata moglie, lo si deve al fatto che ha in comune con le mogli il sesso femminile, non che abbia perduto com'esse l'integrità verginale; e ciò tenendo conto del linguaggio della Scrittura. Infatti anche Eva, non appena formata dal fianco del suo uomo, prima ancora di unirsi a lui, è chiamata moglie: E ne formo la moglie (Gn 2,22). In che senso, allora, si parla di fratelli? Essi erano parenti di Maria, in un grado o in un altro. Come si prova? Sempre con la Scrittura. Lot è chiamato fratello di Abramo, sebbene fosse figlio del fratello di lui (Gn 13,8 Gn 14,14). Leggi più avanti, e troverai che Abramo era zio paterno di Lot, eppure la Scrittura li chiama fratelli (Gn 11,27-34). Perché? Perché erano parenti. Cosi, Giacobbe aveva uno zio, Labano siro, che era fratello di Rebecca, madre di Giacobbe, moglie di Isacco (Gn 28,2). Leggi ancora la Scrittura, e troverai che lo zio e il nipote sono chiamati fratelli (Gn 29,12-15). Tenendo conto di questo, capirai in che senso tutti i parenti di Maria erano fratelli di Cristo.

3. Quei discepoli, pero, erano suoi fratelli a maggior ragione, dato che anche i parenti non sarebbero suoi fratelli se non fossero suoi discepoli, e inutilmente sarebbero fratelli se non riconoscessero nel fratello il maestro. Quando, infatti, in un certo luogo, fu annunciato a Gesù, il quale stava parlando con i suoi discepoli, che c'erano fuori la madre ed i fratelli suoi, egli disse:

Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio è mio fratello e sorella e madre

(Mt 12,48-50). Quindi anche Maria era madre, in quanto fece la volontà del Padre. E' questo che il Signore volle esaltare in lei: di aver fatto la volontà del Padre, non di aver generato dalla sua carne la carne del Verbo. Presti attenzione, vostra Carità. Allorché il Signore, attraverso i segni e i prodigi che compiva, andava rivelando ciò che nascondeva nella carne fino a riempire tutti di stupore e di ammirazione, qualcuno in mezzo alla folla, particolarmente preso dall'entusiasmo, esclamo: Beato il seno che ti ha portato. E lui: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono (Lc 11,27-28). Come dire: anche mia madre, che tu chiami beata, è beata appunto perché custodisce la parola di Dio, non perché in lei il Verbo si è fatto carne e abito fra noi (Jn 1,14), ma perché custodisce il Verbo stesso di Dio per mezzo del quale è stata fatta, e che in lei si è fatto carne. Non si limitino gli uomini al godimento della prole temporale; godino piuttosto di congiungersi spiritualmente con Dio. Questa osservazione ci è stata suggerita dall'evangelista, il quale dice che Gesù abito per pochi giorni a Cafarnao con sua madre, i suoi fratelli e i discepoli.

4. Giovanni così continua: La Pasqua dei Giudei era prossima e Gesù sali a Gerusalemme. L'evangelista passa a narrare un altro fatto, così come se lo ricorda: E trovo nel tempio i mercanti di buoi, di pecore e di colombe, e i cambiavalute seduti al loro banco. Fatto un flagello di corde, Gesù li caccio dal tempio con le pecore e i buoi; disperse la moneta dei cambiavalute e ne rovescio i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui questa roba; smettetela di fare della casa del Padre mio una casa di traffico (Jn 2,13-16). Avete sentito, o fratelli? Ecco, quel tempio era soltanto una figura, e tuttavia da esso il Signore caccio fuori tutti quelli che erano andati a fare i loro interessi, come ad un mercato. E che cosa vendevano essi nel tempio? ciò che era necessario per i sacrifici di allora. La vostra Carità sa, infatti, che a quel popolo di una mentalità ancora carnale e dal cuore di sasso erano stati prescritti sacrifici tali che servissero a trattenerlo dal cadere nella idolatria; e così quel popolo immolava nel tempio sacrifici di buoi, di pecore e di colombe. Lo sapete, perché l'avete letto. Non era, quindi, un gran peccato vendere nel tempio ciò che si comprava per essere offerto nel tempio stesso; eppure, il Signore li caccio. Che cosa avrebbe fatto, il Signore, se avesse trovato nel tempio degli ubriachi, dal momento che caccio i venditori di cose lecite e non contrarie alla giustizia (infatti è lecito vendere ciò che è lecito comprare), se non tollero che la casa della preghiera si trasformasse in un mercato? Se la casa di Dio non deve diventare un mercato, puo diventare un'osteria? Io so che quando diciamo queste cose, gli interessati digrignano i denti contro di noi. Ma ci consola il salmo che avete sentito: Digrignarono i denti contro di me. E sappiamo che c'è rimedio, anche quando si moltiplicano i flagelli contro Cristo, perché la sua parola stessa viene flagellata: Si son moltiplicati contro di me i flagelli, e non se ne rendono conto (Ps 34,16 Ps 15). Il Signore è stato flagellato coi flagelli dei Giudei, e viene flagellato con le bestemmie dei falsi cristiani: costoro moltiplicano i flagelli contro il loro Signore, e non se ne rendono conto. Quanto a noi, cerchiamo con il suo aiuto di fare del nostro meglio: Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Ps 34,13).

5. Il Signore, o fratelli, non risparmio e per primo flagello quelli che poi a loro volta lo avrebbero flagellato. Ma quando fece un flagello con delle cordicelle e con esso colpi quella gente indisciplinata che aveva trasformato il tempio di Dio in un mercato, con quel gesto volle darci un segno. Ciascuno di noi, infatti, intreccia una corda a se stesso con i suoi peccati. Dice il profeta: Guai a quelli che si trascinano i peccati come una lunga corda! (Is 5,18 sec. LXX). Chi si intreccia una lunga corda? Chi aggiunge peccato a peccato. In che modo si aggiunge peccato a peccato? Coprendo i peccati commessi con altri peccati. Uno ha compiuto un furto: per non farsi scoprire ricorre all'astrologo. Non bastava commettere il furto? perché vuoi aggiungere peccato a peccato? così son due peccati. Siccome poi è vietato ricorrere all'astrologo, imprechi contro il vescovo; e son tre peccati. Poi quando senti contro di te: Cacciatelo dalla Chiesa! allora dici: Passo alla setta di Donato! E siamo al quarto peccato. La corda si allunga. Sta' attento alla corda. Sarebbe meglio per te che quando vieni flagellato, ti correggessi in modo che alla fine non ti venga detto: Legategli mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre (Mt 22,13). Perché il malvagio è preso al laccio dei suoi stessi peccati (Prv 5,22). La prima cosa la dice il Signore, l'altra è una frase della Scrittura; ma è sempre il Signore che parla, in un caso come nell'altro. Gli uomini vengono presi al laccio dei propri peccati, e vengono gettati fuori nelle tenebre.

(C'è chi vende tutto.)

2. 6. Chi sono, poi, quelli che nel tempio vendono i buoi? Cerchiamo nella figura il significato del fatto. Chi sono quelli che vendono le pecore e le colombe? Sono coloro che nella Chiesa cercano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo (cf. Ph 2,21). E' tutto venale per coloro che non vogliono essere redenti: essi non vogliono essere ricomprati, ma vogliono vendere. Meglio sarebbe per loro essere redenti dal sangue di Cristo e giungere così alla pace di Cristo. A che serve acquistare in questo mondo beni temporali e transitori, come il denaro e i piaceri del ventre e della gola, o gli onori della lode umana? Che altro sono, tutte queste cose, se non fumo e vento? e tutte passano e corrono via. Guai a chi si attacca alle cose che passano, perché insieme con esse passerà anche lui. Non sono, tutte queste cose, un fiume che corre rapidamente verso il mare? Guai a chi vi cade dentro, perché sarà trascinato in mare. Dobbiamo, dunque, custodire il nostro cuore totalmente libero da siffatte cupidigie. Fratelli miei, coloro che cercano questi beni, sono dei mercanti. Anche Simon Mago voleva comprare lo Spirito Santo, perché voleva venderlo (cf. Ac 8,18-19); e credeva che gli Apostoli fossero come quei mercanti che il Signore caccio dal tempio col flagello. Egli era uno che voleva comprare per rivendere; era un venditore di colombe. Lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba (Mt 3,16); e chi sono i venditori di colombe, o fratelli, chi sono se non quelli che dicono: siamo noi che diamo lo Spirito Santo? E perché dicono cosi, e a quale prezzo lo vendono? A prezzo del proprio onore. Ricevono, in compenso, cattedre temporali, e così sembrano proprio venditori di colombe. Attenzione al flagello di corde! La colomba non si vende: si dà gratuitamente, perché si chiama grazia. Non vedete, fratelli miei, che ciascuno loda la propria merce come fanno i venditori e i negozianti? E quante profferte! Una è quella di Primiano a Cartagine, un'altra quella di

Massimiano, una terza quella di Rogato in Mauritania, e un'altra ancora in Numidia da parte di tanti e tanti che non riusciamo neanche a nominare. Ciascuno va attorno per comprare la colomba, e ciascuno loda la merce secondo la sua profferta. Si allontani il vostro cuore da ogni mercante e venite dove si riceve gratuitamente il dono. E non si vergognano, o fratelli, del fatto che in conseguenza dei loro stessi amari e astiosi dissensi, rivendicando ciò che non sono, considerandosi chissà che cosa mentre non sono nulla (Ga 6,3), si sono divisi in tante fazioni. Ma che cosa si è verificato in costoro che non vogliono ravvedersi, se non ciò che avete sentito nel salmo: Si son divisi e non si sono ravveduti (Ps 34,16)?

(La Chiesa è il popolo di Dio.)

1. 7. Chi sono dunque quelli che vendono i buoi? I buoi rappresentano coloro che ci hanno trasmesso le Sacre Scritture: gli Apostoli e i Profeti. In questo senso l'Apostolo dice: Non mettere la museruola al bue che trebbia. Si preoccupa forse Dio dei buoi, o non parla proprio di noi? Si, proprio per noi lo dice; poiché chi ara deve arare con speranza di raccogliere, e chi trebbia con la speranza di avere la sua parte (1Co 9,9-10). Sono questi buoi che ci hanno lasciato il patrimonio delle Scritture. Non ci hanno somministrato del proprio, perché hanno cercato la gloria del Signore. Che avete sentito, infatti, nel salmo? Non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore, coloro che vogliono la pace del suo servo (Ps 34,27). Il servo di Dio è il popolo di Dio, la Chiesa di Dio. Coloro che vogliono la pace della sua Chiesa, glorifichino il Signore, non il servitore: non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore. Chi sono quelli che devono esclamare cosi? Quelli che vogliono la pace del suo servo. E' evidentemente la voce del suo popolo, la voce del suo servo, quella che avete udito nei lamenti del salmo; e voi, ascoltandola, vi siete commossi, perché appartenete a questo popolo. Ciò che uno cantava, trovava eco nel cuore di tutti. Beati quelli che si ritrovavano in quelle voci come in uno specchio. Chi sono dunque quelli che vogliono la pace del suo servo, la pace del suo popolo, la pace dell'anima che chiama unica e vuole liberare dal leone: Libera dalle grinfie del cane l'unica mia (Ps 21,21)? Quelli che dicono sempre: Sia glorificato il Signore. Quei buoi, dunque, hanno glorificato il Signore, non se stessi. Guardate il bue che glorifica il suo Signore, perché il bue riconosce il suo padrone (Is 1,3); sentite come il bue teme sia abbandonato il suo padrone e posta la fiducia nel bue, come è in ansia per quelli che vogliono riporre in lui la loro speranza: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi, o nel nome di Paolo siete stati battezzati (1Co 1,13)? ciò che vi ho dato non ve l'ho dato io, lo avete ricevuto gratuitamente; è la colomba che è discesa dal cielo: Io - dice -ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma Iddio ha fatto crescere. Quindi né colui che pianta è qualche cosa, né colui che innaffia, ma chi fa crescere: Dio (1Co 3,6-7). Non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore, quelli che vogliono la pace del suo servo (Ps 34,27).

2. 8. Costoro, invece, si servono delle Scritture stesse per ingannare il popolo, per ricavarne onori e lodi, impedendo che gli uomini si convertano alla verità. Siccome poi, mediante le Scritture, ingannano la gente, da cui cercano onorificenze, vendono i buoi e vendono anche le pecore, cioè gli stessi fedeli. E a chi li vendono se non al diavolo? Infatti, fratelli miei, se la Chiesa di Cristo è unica, è anche una; tutto cio, dunque, che ad essa viene strappato, chi se lo prende se non quel leone ruggente, che va attorno cercando chi divorare (1P 1P 5,8)? Guai a quelli che si separano dal seno della Chiesa! perché la Chiesa, quanto a sé, rimane integra: Il Signore -infatti -conosce chi sono i suoi (2Tm 2,19). Tuttavia, per quanto è in loro, continuano a vendere i buoi, le pecore e anche le colombe: stiano attenti, pero, al flagello dei loro peccati. Almeno, quando soffrono qualcosa per queste loro iniquità, riconoscano che il Signore ha fatto un flagello di corde, e li ammonisce affinché cambino vita e smettano di fare i mercanti; che se

non cambieranno, alla fine si sentiranno dire: Legate loro mani e piedi, e cacciateli fuori nelle tenebre (Mt 22,13).

(Lo zelo della casa di Dio.)

9. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo della tua casa mi divora (Jn 2,17 Ps 68,10); per il fatto che il Signore caccio costoro dal tempio, mosso dallo zelo della casa di Dio. Fratelli, ogni cristiano, essendo membro di Cristo, deve essere divorato dallo zelo per la casa di Dio. E chi è divorato dallo zelo per la casa di Dio? Colui che quando vede che qualcosa non va, si sforza di correggerla, cerca di rimediarvi, non si dà pace: se non trova rimedio, sopporta e geme. Il grano non può essere battuto fuori dell'aia, e perciò deve sopportare la paglia finché non ne sarà liberato, e allora entrerà nel granaio. Tu, che sei grano, non farti battere fuori dell'aia, prima di entrare nel granaio, se non vuoi che ti portino via gli uccelli prima d'essere raccolto nel granaio. Gli uccelli del cielo, che sono le potenze dell'aria, sono sempre pronti a portar via qualcosa dall'aia, ma non possono portar via se non ciò che è stato battuto fuori di essa. Ti divori, dunque, lo zelo per la casa di Dio. Ogni cristiano sia divorato dallo zelo per la casa di Dio, per quella casa di Dio di cui egli fa parte. Nessuna è tanto casa tua quanto quella dove tu trovi la salute eterna. Nella tua casa entri per riposarti dalla fatica di ogni giorno: nella casa di Dio entri per trovarvi il riposo eterno. Ora, se tu ti preoccupi che nella tua casa non ci sia niente fuori posto, sopporterai, potendolo impedire, il male che tu vedessi nella casa di Dio, dove trovi la salute e il riposo senza fine? Ad esempio, vedi un fratello correre agli spettacoli? Fermalo, ammoniscilo, crucciati, se è vero che lo zelo per la casa di Dio ti divora. Vedi altri correre ad ubriacarsi, o intenti a fare nel luogo sacro ciò che è sconveniente in qualsiasi luogo? Fa' di tutto per impedirlo, trattieni quanti puoi, affronta quanti puoi, blandisci chi puoi, ma non darti pace. E' un amico? usa le buone maniere; è tua moglie? richiamala con grande energia; è la tua serva? ricorri anche alle punizioni corporali. Fa' tutto ciò che puoi, a seconda delle persone di cui sei responsabile, e sarà vero anche per te: Lo zelo per la tua casa mi divora. Se invece sei apatico e indolente, se pensi solo a te stesso e non ti preoccupi degli altri, e dici in cuor tuo: Non tocca a me preoccuparmi di peccati altrui; mi basta pensare alla mia anima e conservarla integra per Dio: ebbene, non ti viene in mente quel servitore che nascose il suo talento e non volle trafficarlo (Mt 25,25-30)? Forse che venne accusato di averlo perduto, o non piuttosto di averlo conservato senza farlo fruttare? Sicché, fratelli miei, tenendo conto di questo ammonimento, non vi date pace. Voglio darvi un consiglio; ve lo dia, anzi, colui che è dentro di voi, perché se anche ve lo dà per mezzo mio è sempre lui a darvelo. Ciascuno di voi sa come deve comportarsi in casa propria, con l'amico, con l'inquilino, col cliente, con chi è superiore e con chi è inferiore; voi conoscete in concreto le occasioni che Dio vi offre, come si serve di voi per aprire la porta alla sua parola; ebbene, non stancatevi di guadagnare anime a Cristo, poiché voi stessi da Cristo siete stati guadagnati.

(Cristo muore perché nasca la Chiesa.)

10. Allora i Giudei intervennero e gli dissero: Che segno ci mostri per agire cosi? Il Signore rispose: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere. I Giudei dissero: Questo tempio fu costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni (Jn 2,18-20)? Essi erano carne, e ragionavano secondo la sapienza della carne; mentre Gesù parlava un linguaggio spirituale. Come potevano capire di quale tempio intendeva parlare? Ma noi non dobbiamo cercare molto; ce lo ha rivelato per mezzo dell'evangelista, ci ha detto di quale tempio intendeva parlare. Distruggete - disse -questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere. Questo tempio -risposero -fu costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni? Egli pero - nota l'evangelista -parlava del tempio del suo corpo. Ora sappiamo che il Signore risuscito tre giorni dopo che fu messo a morte. Questo adesso è noto a tutti noi; e se rimane oscuro ai Giudei è perché stanno fuori, mentre per noi è chiaro, perché sappiamo in chi abbiamo creduto. Noi stiamo per celebrare solennemente l'anniversario della distruzione e della risurrezione di quel tempio, e vi esortiamo a prepararvi adesso, quelli di voi che siete catecumeni, a ricevere la grazia: è tempo ormai, è tempo di concepire ciò che allora dovrà nascere. Dunque è cosa che sappiamo.

1. 11. Ma forse qualcuno di voi vorrà sapere se c'è qualche particolare significato nel fatto che quel tempio fu costruito in quarantasei anni. Molto ci sarebbe da dire a tal proposito: limitiamoci a ciò che può essere brevemente spiegato e facilmente compreso. Se non sbaglio, fratelli, proprio ieri dicevamo che Adamo era un solo uomo, ma che, nello stesso tempo, è tutto il genere umano. Dicevamo proprio cosi, se ben ricordate. Adamo fu, per così dire, frantumato, ed ora, dopo essere stato disperso, viene raccolto e come fuso in uno mediante la società e la concordia spirituale. Ora geme, quest'unico povero che è Adamo, ma è rinnovato in Cristo, il quale è venuto senza peccato per distruggere nella sua carne il peccato di Adamo, e per reintegrare in sé, novello Adamo, l'immagine di Dio. Da Adamo proviene la carne di Cristo, da Adamo il tempio che i Giudei distrussero e che il Signore fece risorgere il terzo giorno. Infatti, egli risuscito la sua carne; ciò dimostra che era Dio, uguale al Padre. Fratelli miei, l'Apostolo parla di colui che lo risuscito da morte. Di chi parla? Del Padre: Si fece obbediente - dice -fino alla morte, e alla morte di croce; per questo Iddio lo risuscito dai morti, e gli diede un nome che è sopra ogni nome (Ph 2,8-9). Il Signore fu risuscitato ed esaltato. Chi lo risuscito? Il Padre, al quale nei Salmi egli dice: Rialzami, ed io li ripaghero (Ps 40,11). Fu dunque il Padre che lo risuscito? Non si risuscito da solo? Ma c'è qualcosa che il Padre fa senza il Verbo? qualcosa che fa senza il suo Unigenito? Anche Cristo era Dio. Ascoltatelo: distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere. Ha forse detto: Distruggete il tempio e il Padre in tre giorni lo farà risorgere? Come è vero che quando il Padre risuscita anche il Figlio risuscita, così è vero che quando il Figlio risuscita anche il Padre risuscita; infatti, il Figlio ha dichiarato: Io e il Padre siamo una sola cosa (Jn 10,30).

2. 12. Che significa il numero quarantasei? Vi ho già spiegato ieri che Adamo è presente in tutto il mondo, come ce lo indicano le iniziali di quattro parole greche. Scrivendo, infatti, in colonna queste quattro parole, che sono i nomi delle quattro parti del mondo: oriente, occidente, settentrione e mezzogiorno, cioè l'universo intero (per cui il Signore dice che quando verrà a giudicare il mondo, raccoglierà i suoi eletti dai quattro venti: cf. Mc 13,27)), se scriviamo in

greco questi quattro nomi: , che significa oriente; , occidente; ,

settentrione; , mezzogiorno; dalle loro iniziali otteniamo il nome "Adam", Adamo. Vi troviamo anche il numero quarantasei? Si, perché la carne di Cristo viene da Adamo. I greci scrivono i numeri servendosi delle lettere dell'alfabeto, Alla nostra lettera "a" corrisponde nella loro lingua "alfa", che vuol dire uno. Così alla "b" corrisponde "beta", che vuol dire due; "gamma" vuol dire tre, "delta", quattro: a ogni lettera, insomma, fanno corrispondere un numero. La lettera "m", che essi chiamano "my", significa quaranta, che essi dicono "

". Considerate ora, le cifre relative alle lettere del nome "Adam", e troverete il tempio costruito in quarantasei anni. In "Adam", infatti, c'è alfa che è uno, c'è delta che è quattro, e fanno cinque; c'è un'altra volta alfa che è uno, e fanno sei; c'è infine my che è quaranta, ed eccoci a quarantasei. Questa interpretazione fu già data da altri prima di noi e a noi superiori, che scoprirono il numero quarantasei nelle iniziali di Adamo. E siccome nostro Signore Gesù Cristo prese il corpo da Adamo, ma senza ereditarne il peccato, per questo prese da lui il tempio del corpo, ma non l'iniquità che dal tempio doveva essere scacciata. I Giudei crocifissero proprio quella carne che egli eredito da Adamo (poiché Maria discende da Adamo, e la carne del Signore deriva da Maria), ed egli avrebbe risuscitato proprio quella carne che quelli stavano per uccidere sulla croce. I Giudei distrussero il tempio che era stato costruito in quarantasei anni, e Cristo in tre giorni lo risuscito.

13. Benediciamo il Signore Dio nostro, che qui ci ha riuniti a letizia spirituale. Conserviamoci sempre nell'umiltà del cuore. e riponiamo nel Signore la nostra gioia. Non lasciamoci gonfiare per alcun successo temporale, e persuadiamoci che la nostra felicità avrà inizio solo quando le cose di quaggiù saranno passate. Tutta la nostra gioia adesso, o miei fratelli, sia nella speranza. Nessuna gioia di quaggiù ci trattenga nel nostro cammino. Tutta la nostra gioia sia nella speranza futura, tutto il nostro desiderio sia rivolto alla vita eterna. Ogni sospiro aneli al Cristo: lui solo sia desiderato, il più bello fra tutti, che amo noi, deformi, per farci belli. Solo dietro a lui corriamo, per lui sospiriamo, e i suoi servi che amano la pace non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore (Ps 34,27)!

11

OMELIA 11

(Jn 2,23-25 Jn 3,1-5).

Jn 2,23-25; 3,1-5)


Bisogna nascere di nuovo.

Ci sono due nascite: una dalla carne, l'altra dallo Spirito. Ambedue sono irripetibili. Cerca d'intendere la nascita spirituale così come Nicodemo comprese quella secondo la carne. Chi nasce dalla Chiesa cattolica, nasce da Sara; chi nasce dall'eresia, nasce dalla schiava, sempre pero dal seme di Abramo.

1. Viene a proposito la lettura evangelica che il Signore oggi ci ha procurato. Nella nostra esposizione e spiegazione del Vangelo secondo Giovanni noi seguiamo, come la vostra Carità ha potuto rendersi conto, l'ordine seguito dallo stesso evangelista. Si, viene a proposito quello che oggi avete ascoltato dal Vangelo: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo da acqua e Spirito (Jn 3,5). E' giunto, infatti, il momento di rivolgere l'esortazione a voi che siete ancora catecumeni, e che, sebbene crediate già in Cristo, portate ancora il fardello dei vostri peccati. Ora, nessuno che sia carico di peccati, potrà vedere il regno dei cieli; poiché non regnerà con Cristo se non chi ha ottenuto la remissione dei peccati; e i peccati non sono rimessi se non a chi rinasce da acqua e Spirito Santo. Ma badiamo al senso di ogni parola; così gli indolenti vedranno con quanta sollecitudine bisogna affrettarsi a deporre il carico. Se avessero sulle spalle una soma pesante, come pietre o legna, o anche un carico prezioso, come frumento, vino o denaro, andrebbero di corsa a scaricarsi. Portano il carico dei loro peccati, e vanno così lenti! E' necessario correre a deporre un carico che opprime e sommerge.

(Gesù non si fidava di loro.)

2. 2. Avete sentito, dunque, che mentre il Signore Gesù Cristo stava a Gerusalemme per la festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i segni che egli faceva. Molti credettero nel suo nome; e che cosa segue? Ma Gesù non si fidava di loro (Jn 2,23-24). Che vuol dire: Essi credevano nel suo nome, e Gesù non si fidava di loro? Forse perché non avevano creduto, ma fingevano di credere, per questo Gesù non si fidava di loro? Ma allora l'evangelista non direbbe: Molti credettero nel suo nome, se non potesse rendere loro un'autentica testimonianza. Si tratta dunque di qualcosa di grande e di misterioso: gli uomini credono in Cristo, e Cristo non si fida di loro. Soprattutto perché essendo Figlio di Dio, egli soffri volontariamente; se non avesse voluto non avrebbe sofferto; se non avesse voluto, neppure sarebbe nato; e se avesse voluto, avrebbe potuto soltanto nascere e non morire, e qualunque altra cosa avesse voluto, avrebbe potuto farla, perché è il Figlio onnipotente del Padre onnipotente. I fatti lo dimostrano. Quando tentarono di prenderlo, sfuggi loro di mano; lo dice il Vangelo: Volendo essi precipitarlo dal ciglio della collina, si allontano da loro illeso (Lc 4,29-30). E quando vennero per arrestarlo, dopo che già era stato venduto da Giuda il traditore, il quale credeva di poter disporre del suo maestro e Signore, anche allora il Signore fece vedere che la sua passione era volontaria, non forzata. Infatti, ai Giudei che erano venuti per arrestarlo, disse: Chi cercate? Gli risposero: Gesù il Nazareno. E lui: Sono io! Udita questa voce, indietreggiarono e caddero in terra (Jn 18,4-6). Atterrandoli con la sua risposta, mostro la sua potenza, affinché si vedesse la sua volontà nel momento stesso che veniva da essi catturato. La sua passione, dunque, fu espressione di misericordia. Fu consegnato alla morte per le nostre colpe, e risuscito per la nostra giustificazione (Rm 4,25). Ascoltalo: Ho il potere di dare la mia vita, e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie; la do da me, e di nuovo la riprendo (Jn 10,18). Avendo dunque

un così grande potere, come a parole dichiaro e con i fatti dimostro, per qual motivo Gesù non si fidava di quelli, quasi potessero fargli del male contro la sua volontà, o potessero fare alcunché senza la sua volontà, soprattutto trattandosi di chi aveva già creduto nel suo nome? L'evangelista, infatti, dice che credettero nel suo nome quelli stessi di cui subito dopo dice: ma Gesù non si fidava di loro. Perché? Perché egli conosceva tutti e non aveva bisogno che altri gli desse testimonianza sull'uomo; egli, difatti, sapeva che cosa c'era nell'uomo (Jn 2,24-25). L'Autore sapeva, meglio della sua opera, che cosa c'era in essa. Il Creatore dell'uomo sapeva che cosa c'era nell'uomo, mentre l'uomo creato non lo sapeva. Non lo dimostra anche il caso di Pietro, che non sapeva che cosa c'era in lui quando esclamo: Sono pronto a venire con te anche alla morte? Ascolta come il Signore sapeva che cosa c'era nell'uomo: Tu con me fino alla morte? In verità, in verità ti dico, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte (Mt 26,33-34 Lc 22,33-34). L'uomo quindi non sapeva che cosa c'era in lui, ma il Creatore dell'uomo sapeva che cosa c'era nell'uomo. Molti, tuttavia, credettero nel suo nome, ma Gesù non si affidava a loro. Che dire, o fratelli? ciò che vien dopo forse c'indicherà il significato di queste misteriose parole. Che gli uomini avessero creduto in lui è chiaro, è certo; nessuno può dubitarne, lo dice il Vangelo, lo attesta l'evangelista verace. E altrettanto chiaro è che Gesù non si fidava di loro, e nessun cristiano può dubitarne, perché anche questo lo dice il Vangelo e lo attesta il medesimo evangelista verace. Perché dunque essi credettero nel suo nome, e Gesù non si fidava di loro? Vediamo il seguito.

(Tali sono i catecumeni.)

1. 3. Ora, tra i Farisei, c'era un tale chiamato Nicodemo, notabile dei Giudei. Costui si reco da Gesù di notte e gli disse: Rabbi (ormai sapete che Rabbi vuol dire maestro), noi sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro; nessuno infatti può compiere i segni che tu compi se Dio non è con lui (Jn 3,1-2). Nicodemo era dunque uno di quelli che avevano creduto nel nome di lui, avendo visto i segni e i prodigi ch'egli faceva. Prima infatti l'evangelista aveva detto: Mentre egli era in Gerusalemme per la festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome. E perché gli credettero? L'evangelista continua: vedendo i segni ch'egli faceva. E di Nicodemo che cosa dice? C'era un notabile dei Giudei, chiamato Nicodemo: costui si reco da Gesù di notte e gli disse: Rabbi, noi sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro. Quest'uomo, dunque, aveva creduto anch'egli nel nome di lui. E perché aveva creduto? Nicodemo lo dichiara apertamente: Nessuno infatti può compiere i segni che tu compi se Dio non è con lui. Ora, se Nicodemo era uno di quei molti che avevano creduto nel nome di lui, già di fronte a Nicodemo domandiamoci perché Gesù non si era fidato di loro. Rispose Gesù e gli disse: In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo (Jn 3,3). Dunque, Gesù si affida a coloro che sono nati di nuovo. Ecco, quelli avevano creduto in lui, ma Gesù non si affidava ad essi. In tale situazione si trovano tutti i catecumeni: essi credono già nel nome di Cristo, ma Gesù non si affida a loro. La Carità vostra presti attenzione e cerchi di comprendere. Se ad un catecumeno domandiamo: Credi in Cristo? Io credo, risponderà, e si farà il segno della croce; egli porta già sulla fronte la croce di Cristo, e non si vergogna della croce del suo Signore. Dunque, ha creduto nel nome di lui. Domandiamogli ora: Mangi la carne e bevi il sangue del Figlio dell'uomo? Egli non capirà che cosa vogliamo dire, perché Gesù non si è ancora comunicato a lui.

2. 4. Essendo dunque Nicodemo uno di quelli, si reco dal Signore ma vi ando di notte; e anche questo particolare è degno di nota. Si reca dal Signore, e vi si reca di notte; si accosta alla luce, ma la cerca nelle tenebre. Ebbene, a quelli che sono rinati dall'acqua e dallo Spirito, che cosa dice l'Apostolo? Un tempo voi eravate tenebre, ora invece siete luce nel Signore; camminate come figli della luce (Ep 5,8); e ancora: Noi invece, appartenendo al giorno, dobbiamo essere sobri (1Th 5,8). Coloro dunque che sono rinati, appartenevano alla notte ed ora appartengono al giorno: erano tenebre, ed ora sono luce. A questi Gesù si affida, ed essi non vengono a lui di notte, come Nicodemo, non cercano il giorno nelle tenebre. Essi ormai professano apertamente la loro fede; Gesù si è affidato ad essi, ha operato in loro la salvezza; ha detto infatti: Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà in sé la vita (Jn 6,54). Si, dal momento in cui i catecumeni ricevono sulla fronte il segno della croce, fanno parte della grande casa: da servi, ora, debbono diventare figli. Non che sia niente l'appartenere già alla grande casa; ma quando mangio la manna il popolo d'Israele? Quand'ebbe attraversato il Mar Rosso. Ora, sul significato del Mar Rosso, ascolta l'Apostolo: Voglio che lo sappiate bene, o fratelli: i nostri padri furono tutti sotto la nube e tutti attraversarono il mare. Perché attraversarono il mare? Come se rispondesse a questa domanda, egli continua e dice: E così tutti nella nube e nel mare furono battezzati in Mosè (1Co 10,1-2). Se dunque la sola figura del mare fu così efficace, quanto lo sarà il vero battesimo? Se ciò che avvenne in figura condusse alla manna il popolo attraverso il mare che cosa offrirà Cristo nella realtà del suo battesimo, facendo passare attraverso quello il suo popolo? Fa passare i credenti attraverso il suo battesimo, dopo aver ucciso tutti i peccati, come nemici che li inseguivano, a quel modo che in quel mare perirono tutti gli Egiziani. Dove li conduce, fratelli miei? dove li conduce, attraverso il battesimo, Gesù, di cui era figura allora Mosè che li conduceva attraverso il mare? dove li conduce? Alla manna. Che cos'è la manna? Io sono - dice -il pane vivo disceso dal cielo (Jn 6,51). I fedeli, attraversato ormai il Mar Rosso, ricevono la manna. Perché Mar Rosso? Va bene il mare, ma perché anche rosso? Il Mare Rosso significava il battesimo di Cristo. Perché rosseggia il battesimo di Cristo, se non perché consacrato dal sangue di Cristo? Dove conduce dunque i credenti e i battezzati? Alla manna. Si, alla manna. Si sa che cosa ricevettero i Giudei, il popolo d'Israele, si sa bene cosa Dio fece piovere loro dal cielo, mentre i catecumeni non sanno cosa è riservato ai Cristiani. Arrossiscano di non saperlo; attraversino il Mar Rosso, mangino la manna, affinché, come essi han creduto nel nome di Gesù, così Gesù si conceda loro.

5. Badate perciò, fratelli miei, alla risposta che dà Gesù a questo uomo che era andato a trovarlo di notte. Si è recato da Gesù, ma vi si è recato di notte, per cui parla ancora come chi è nelle tenebre della sua carne. Non capisce cio che gli dice il Signore, non capisce ciò che gli dice la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Jn 1,9). Il Signore gli aveva detto: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo. E Nicodemo gli domanda: Come può un uomo nascere quando è già vecchio (Jn 3,3-4)? E' lo Spirito che parla a lui e lui non capisce che carne. E' prigioniero della sua sapienza carnale, perché ancora non ha gustato il sapore della carne di Cristo. Quando il Signore disse: Se uno non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà in sé la vita, alcuni di quelli che lo seguivano si scandalizzarono, e dissero in cuor loro: Questo linguaggio è duro; chi lo può intendere (Jn 6,54 Jn 61)? Credevano infatti che Gesù intendesse dire che essi potevano fare a pezzi la sua carne come quella di un agnello, cuocerla e mangiarla; inorriditi alle sue parole, si allontanarono e non lo seguirono più. L'evangelista ci racconta che il Signore rimase con i dodici, i quali gli dissero: Ecco, Signore, quelli ti hanno abbandonato. E Gesù rispose: Volete andarvene anche voi? (Jn 6,67-68), volendo far capire che egli era necessario a loro, e non loro erano necessari a Cristo. Nessuno pensi d'intimorire Cristo, ritardando a farsi cristiano, come se Cristo dovesse diventare più felice se tu ti fai cristiano. Il vantaggio è tuo, se sei cristiano; ché se non lo sei, a Cristo non ne viene alcun danno. Ascolta la voce del salmo: Ho detto al Signore: Il mio Dio sei tu, perché non hai bisogno dei miei beni (Ps 15,2). perciò, Tu sei il mio Dio, perché non hai bisogno dei miei beni. Se tu non sarai con Dio, ne sarai diminuito; ma Dio non sarà più grande se tu sarai con lui. Tu non lo fai più grande, ma senza di lui tu diventi più piccolo. Cresci dunque in lui, non ti sottrarre a lui, come se lui potesse venir meno. Se ti avvicini a lui, ne guadagnerai; ti perdi, se ti allontani da lui. Egli non subisce mutamento, sia che tu ti avvicini, sia che tu ti allontani. Quando, dunque, egli disse ai discepoli: Volete andarvene anche voi?, rispose Pietro, quella famosa pietra, e a nome di tutti disse: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Jn 6,69). Nella bocca di Pietro la carne del Signore aveva fatto sentire il suo sapore. Il Signore, d'altra parte, aveva spiegato loro cosa intendeva, quando, per impedire che le sue parole: Se uno non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non avrà in sé la vita, fossero interpretate in senso materiale, aveva detto: E' lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita (Jn 6,64).

(Ci sono due nascite.)

1. 6. Nicodemo, che si era recato da Gesù di notte, era incapace di gustare questo spirito e questa vita. Gesù gli aveva detto: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo. E quello, incapace di elevarsi al di sopra della sapienza della sua carne e la cui bocca non aveva ancora gustato il sapore della carne di Cristo, gli dice: Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Puo, forse, entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere (Jn 3,3-4)? Non conosceva altro modo di nascere, se non quello da Adamo ed Eva; ancora non sapeva che si poteva nascere da Dio e dalla Chiesa. Conosceva solo quei genitori che generano per la morte, non ancora quelli che generano per la vita; conosceva solo quei genitori che generano degli eredi, non ancora quelli che, essendo immortali, generano figli che per sempre rimarranno. Vi sono, insomma, due nascite: Nicodemo ne conosceva una sola. Una nascita è dalla terra, l'altra dal cielo; una è dalla carne, l'altra dallo Spirito; una da ciò che è mortale, l'altra da ciò che è eterno; una dall'uomo e dalla donna, l'altra da Dio e dalla Chiesa. E tutte e due sono uniche, e perciò irripetibili. Nicodemo aveva compreso bene la nascita secondo la carne: tu cerca di capire la nascita spirituale come egli capi quella secondo la carne. Cosa capi Nicodemo? Puo, forse, un uomo entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere? Cosi, se qualcuno ti dicesse che devi nascere di nuovo spiritualmente, puoi rispondere con Nicodemo: Puo, forse, un uomo entrare una seconda volta nel seno di sua madre e rinascere? Sono già nato una volta da Adamo, e Adamo non può generarmi una seconda volta; sono nato già una volta da Cristo, Cristo non può generarmi una seconda volta. Come non si può ripetere il parto, così non si può ripetere il battesimo.

7. Chi nasce dalla Chiesa cattolica nasce da Sara, nasce dalla donna libera; chi nasce dall'eresia, nasce dalla schiava, sempre pero dal seme di Abramo. Consideri vostra Carità questo grande mistero. Dio lo attesta e dichiara: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe (Ex 3,6). Non esistevano forse altri patriarchi? non c'è stato forse prima di quelli il santo Noè, che unico di tutto il genere umano merito di scampare, con l'intera sua famiglia, al diluvio (Gn 7,7)? Noè e i suoi figli, figura della Chiesa, scamparono al diluvio per merito dell'arca. Conosciamo ancora altri grandi personaggi, che la Scrittura ricorda: conosciamo Mosè, del quale si dice che fu fedele in tutta la casa di Dio (Nb 12,7 He 3,2). Eppure vengono nominati solo quei tre come se essi soli avessero goduto il favore di Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe; questo è il mio nome in eterno (Ex 3,6 Ex 15). Grande mistero! Voglia il Signore aprire la nostra bocca e il vostro cuore, affinché noi possiamo dire ciò che egli si è degnato rivelarci, e voi possiate intenderlo adeguatamente.

(Tre patriarchi e un solo popolo.)

2. 8. Tre sono questi patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe. Voi sapete che i figli di Giacobbe erano dodici, e che da essi ebbe origine il popolo d'Israele, perché Giacobbe stesso si chiamava Israele. Il popolo d'Israele era formato da dodici tribù, discendenti ciascuna da uno dei dodici figli di Giacobbe. Abramo, Isacco e Giacobbe: tre padri e un solo popolo. Tre padri che furono come il principio del popolo; tre padri nei quali era raffigurato il popolo: il popolo primogenito e quello attuale. Nel popolo giudaico, infatti, era raffigurato il popolo cristiano. Là c'era la figura, qui c'è la realtà; là c'era l'ombra, qui c'è il corpo. Come dice l'Apostolo: Tutte queste cose accaddero loro come in figura; e continua: e sono state scritte per ammaestramento nostro, di noi per i quali è giunta la fine dei tempi (1Co 10,11). Ritorniamo ora ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Vediamo che da questi tre partoriscono donne libere e schiave; vediamo figli delle libere e figli delle schiave. La schiava non significa nulla di buono: Manda via la schiava e suo figlio; perché il figlio della schiava non dev'essere erede col figlio della libera (Gn 21,10 Ga 4,30). Ricordando questo fatto, l'Apostolo afferma che i due figli di Abramo erano figura dei due Testamenti, il vecchio e il nuovo. Al Vecchio Testamento appartengono quelli che amano le cose temporali, il mondo; al Nuovo appartengono quelli che amano la vita eterna. In questo senso, la Gerusalemme terrestre era solo l'ombra della Gerusalemme celeste, madre di tutti noi, e che è nel cielo: sono parole dell'Apostolo (Ga 4,22-26). Di questa città, lontani dalla quale ci troviamo nella nostra peregrinazione, già molto conoscete, molto avete già sentito dire. Orbene, noi vediamo una cosa degna di nota in questi parti, in questi figli che sono stati concepiti e sono nati da donne libere e da schiave; troviamo quattro categorie di uomini; e in queste si profila completa la figura del futuro popolo cristiano, tanto che non sorprende più se in riferimento a quei tre è stato detto: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Considerando infatti la totalità dei cristiani, o fratelli, vediamo che nascono dei figli buoni da cattivi genitori e figli cattivi da buoni genitori, buoni da buoni, e finalmente cattivi da cattivi: fuori di questi quattro, non si danno altri casi. Ripeto, state attenti, ricordatelo; scuotete i vostri cuori, non siate pigri, cercate di capire bene, per non cadere in inganno: in queste quattro categorie sono compresi tutti i cristiani. O dai buoni nascono dei cattivi, o dai cattivi nascono dei cattivi; o dai cattivi dei buoni, o dai buoni dei cattivi. Credo che sia chiaro. Dai buoni vengono dei buoni, se quelli che battezzano sono buoni e quelli che sono battezzati credono sinceramente e lealmente appartengono alle membra di Cristo. Dai cattivi vengono i cattivi, se quelli che battezzano sono cattivi e quelli che sono battezzati si accostano a Dio con cuore insincero e conducono una vita non conforme all'insegnamento della Chiesa, così che in essa ci sono piuttosto come paglia che come frumento; e la vostra Carità sa bene quanto costoro siano numerosi. Dai cattivi vengono dei buoni, quando, per esempio, colui che battezza è un adultero mentre chi riceve il battesimo viene giustificato. Dai buoni vengono dei cattivi, quando colui che battezza è santo, e chi ha ricevuto il battesimo ricusa di seguire le vie di Dio.

9. Credo, o fratelli, che quanto sto dicendo sia ben noto nella Chiesa, e comprovato ogni giorno. Ma consideriamo questo fatto nei primi nostri padri, perché queste quattro categorie esistono anche presso di loro. Dai buoni i buoni: Anania battezzo Paolo (Ac 9,18). Esiste anche il caso di cattivi dai quali nascono buoni? L'Apostolo parla di certi predicatori del Vangelo, soliti ad annunciare il Vangelo non con sincerità, e che egli tollerava nella società cristiana, e osserva: Che importa? ad ogni modo, purché Cristo, o per secondi fini o con sincerità, venga predicato, sono contento (Ph 1,18). Forse che l'Apostolo era malevolo e godeva del male altrui? No di certo: ma la verità era predicata anche per mezzo dei cattivi, e Cristo era annunciato anche da bocche insincere. Se costoro battezzavano altri loro simili, erano cattivi che battezzavano cattivi; se invece coloro che venivano battezzati erano di quelli per i quali vale l'ammonimento del Signore: Fate quello che vi dicono, non fate come essi fanno (Mt 23,3), allora i cattivi battezzavano i buoni. C'erano dei buoni che battezzavano dei cattivi, come Filippo, che era santo e battezzo Simon Mago (cf. Ac 8,13). Sono dunque chiare, o fratelli, queste quattro categorie. Di nuovo ve le ricordo, tenetele a mente, contatele, tenetene conto; guardatevi dai cattivi, seguite i buoni. Dai buoni nascono i buoni, quando i santi vengono battezzati dai santi; dai cattivi nascono i cattivi, quando quelli che battezzano e quelli che sono battezzati vivono nell'iniquità e nell'empietà; dai cattivi i buoni, quando sono cattivi quelli che battezzano e buoni quelli che sono battezzati; infine, dai buoni i cattivi, quando sono buoni quelli che battezzano e cattivi quelli che sono battezzati.

(I Donatisti e la Chiesa.)

10. Troviamo queste categorie nei casi di Abramo, Isacco e Giacobbe (Ex 3,6)? Le schiave rappresentano i cattivi, le donne libere i buoni. Le donne libere partoriscono i buoni, come Sara Isacco (Gn 21,3); le schiave partoriscono i cattivi, come Agar Ismaele (Gn 16,15). Solo nel caso di Abramo abbiamo due categorie, i buoni che generano i buoni, i cattivi che generano i cattivi. Come è rappresentata la categoria dei cattivi nati dai buoni? Rebecca, moglie di Isacco, era una donna libera: si legge che partori due gemelli (Gn 25,24-25), uno buono e l'altro cattivo. Hai l'esplicita testimonianza della Scrittura, che mette queste parole sulla bocca di Dio: Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù (Ml 1,2-3 Rm 9,13). Giacobbe ed Esaù erano figli di Rebecca; uno viene eletto, l'altro è riprovato; uno è l'erede, l'altro viene diseredato. Dio non forma il suo popolo da Esaù, ma da Giacobbe. Uno solo è il seme, diversi i figli concepiti; uno solo è il grembo, diversi i figli che ne sono nati. Forse non era la medesima donna libera quella che partori Giacobbe ed Esaù? Litigavano fra loro che erano ancora nel ventre della loro madre, e per questo fu detto a Rebecca Nel tuo grembo ci sono due popoli (Gn 25,23). Due uomini, due popoli: un popolo buono, un popolo cattivo; eppure lottano in un medesimo ventre. Quanti cattivi ci sono nella Chiesa, e un medesimo grembo li porta sino a quando, alla fine, saranno separati! E i buoni sono in lite coi cattivi, e i cattivi coi buoni: gli uni e gli altri lottano nelle viscere di una medesima madre. Resteranno sempre insieme? Un giorno verranno alla luce e allora sarà manifesta la nascita che qui è misteriosamente adombrata, e allora apparirà chiaro:

Ho amato Giacobbe, ho odiato Esaù.

1. 11. Abbiamo visto, o fratelli, i buoni nati dai buoni: Isacco nato dalla donna libera; i cattivi nati dai cattivi: Ismaele nato dalla schiava; i cattivi nati dai buoni: Esaù nato da Rebecca. Ma dove troviamo i buoni nati dai cattivi? Giacobbe ci offre l'esempio completo di queste quattro categorie presso i Patriarchi. Giacobbe ebbe come spose e donne libere e schiave; partorirono le une e partorirono le altre, e Israele ebbe dodici figli (Gn 29,31-35 Gn 30,1-24). Se vai a vedere da chi son nati, t'accorgerai che non tutti sono nati da donne libere, né tutti da schiave, ma tutti pero da un medesimo seme. Che dunque, fratelli miei? Forse che anche i nati da schiave non possedettero la terra della promessa insieme ai loro fratelli? Vediamo che Giacobbe ebbe figli buoni nati da schiave, e figli buoni nati da donne libere. Non fu per loro uno svantaggio l'esser nati da schiave, dal momento che nel padre riconobbero il loro seme, per cui ereditarono il regno insieme ai fratelli. Ora, allo stesso modo che presso i figli di Giacobbe, il fatto d'esser nati dalle schiave non impedi loro di ottenere il regno e di ereditare in parte uguale insieme ai fratelli la terra promessa: e questo perché prevalse il fatto d'essere discendenti tutti dallo stesso seme paterno; così quanti vengono battezzati per mezzo di cattivi ministri, e si direbbero perciò nati da schiave, non si affliggano: siccome sono nati dal seme del Verbo di Dio, che è figurato in Giacobbe, saranno eredi insieme agli altri fratelli. Stia tranquillo, quindi, chi è nato da buon seme; cerchi solo di non imitare la schiava, se da schiava è nato; non imiti la superbia della schiava cattiva. Per qual motivo, infatti, i figli di Giacobbe nati da schiava ereditarono la terra promessa insieme con i fratelli, mentre Ismaele nato anch'egli da schiava, fu diseredato? Perché era superbo, mentre quelli erano umili. Egli alzo la testa pieno di orgoglio e tento d'ingannare il fratello mentre giocava con lui.

2. 12. Ci troviamo di fronte a un grande mistero. Ismaele e Isacco giocavano insieme; Sara li vide giocare e disse ad Abramo: Caccia via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non dev'essere erede con mio figlio Isacco (Gn 21,10 Ga 4,30). Spiacque assai la cosa ad Abramo, ma il Signore gli confermo ciò che aveva detto sua moglie. Ci troviamo già di fronte ad un mistero, non vedendo a che cosa potesse approdare una tale decisione. Sara li vede giocare e dice: Caccia via la schiava e suo figlio. Che significa questo, o fratelli? Che male aveva fatto Ismaele al piccolo Isacco per il fatto che giocava con lui? E' che quel gioco era un prendersi gioco di lui, significava disprezzo. Badi la vostra Carità al grande mistero. Quel gioco, quel divertirsi, l'Apostolo lo chiama persecuzione; infatti dice: come allora quello nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così anche al presente (Ga 4,29). Cioè, quelli nati secondo la carne perseguitano i nati secondo lo Spirito. Chi sono i nati secondo la carne? Quelli che amano il mondo e le cose della terra. E i nati secondo lo Spirito? Quelli che amano il regno dei cieli, quelli che amano Cristo, quelli che aspirano alla vita eterna e sinceramente cercano Dio. Giocano, e l'Apostolo parla di persecuzione. Infatti, dopo aver detto: E come allora quello nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo Spirito, così anche al presente, proseguendo mostra di quale persecuzione intende parlare: Ma che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non dev'essere erede col figlio della donna libera. Se noi cerchiamo, adesso, in quale circostanza la Scrittura dice questo, per vedere se precedentemente Ismaele perseguito Isacco, troveremo che ciò fu detto solo da Sara, quando vide i due fanciulli giocare insieme. Il gioco che, secondo la Scrittura, Sara vide, l'Apostolo lo chiama persecuzione. I peggiori persecutori, dunque, sono quelli che v'ingannano giocando: Vieni, vieni a farti battezzare qui, qui c'è il vero battesimo. Tu non stare al gioco, uno solo è il vero battesimo. E' un gioco, che se ci cadi, diventa per te una dura persecuzione. Meglio sarebbe se tu riuscissi a guadagnare Ismaele al regno; ma Ismaele non vuole, perché vuol giocare. Tu custodisci l'eredità del padre e ascolta il consiglio: Manda via la schiava e suo figlio, perché non dev'essere erede il figlio della schiava con mio figlio Isacco.

3. 13. Costoro si lamentano perché sono oggetto di persecuzione da parte dei re e dei principi cattolici. Ma quale persecuzione subiscono? Al più vengono afflitti nel corpo. Essi sanno se vogliono essere sinceri, che se qualche volta e in qualche modo sono stati afflitti, è stato nel corpo. Ben più grave è la persecuzione che essi infliggono. Sta' in guardia quando Ismaele vuol giocare con Isacco, quando ti blandisce, quando ti offre un altro battesimo. Rispondi: il battesimo l'ho già ricevuto. Poiché se il battesimo che hai ricevuto è vero, chi vuol dartene un altro vuole ingannarti. Guardati dal persecutore dell'anima. Se qualche volta la setta di Donato ha sofferto persecuzioni da parte dei principi cattolici, ciò è stato nel corpo; non è stato ingannato lo spirito. Ascoltate e vedete, in quei fatti antichi, i segni e le indicazioni degli avvenimenti futuri. Sara umilia la schiava Agar. Sara è la donna libera. Quando vede la superbia della schiava, si lamenta con Abramo e gli dice: Manda via la schiava; ha alzato la testa contro di me. Si lamenta con Abramo come se ne avesse colpa lui. Abramo, che non era legato alla schiava dalla passione, ma solo perché gli desse dei figli, motivo per cui Sara gliela aveva data, le risponde: Ecco la tua schiava, fanne ciò che ti piace (Gn 16,5-6). Sara prende a maltrattarla così duramente che la schiava fugge via. Ecco la donna libera maltratta la schiava, e l'Apostolo non parla di persecuzione; il servo gioca con il padrone, e l'Apostolo parla di persecuzione; il maltrattamento non viene chiamato persecuzione e il gioco vien chiamato persecuzione. Che ne dite, fratelli? Non cogliete il significato di questo? Quando Dio solleva i pubblici poteri contro gli scismatici e gli eretici, contro chi distrugge la Chiesa, deride Cristo, manomette il battesimo, non si stupiscano costoro, perché è Dio che li solleva, affinché Agar venga colpita da Sara. Sappia Agar riconoscere la sua condizione, chini la testa: quando, umiliata, fuggi dalla sua padrona, un angelo le si fece incontro e le disse: Che hai, Agar, schiava di Sara? E quando si lamento della sua padrona, l'angelo le disse: Ritorna dalla tua padrona (Gn 16,8-9). Ecco perché è stata

maltrattata, perché ritornasse. E piaccia a Dio che ritorni, perché allora il figlio suo, come fu per i figli di Giacobbe, erediterà con i fratelli.

1. 14. Si meravigliano che i principi cristiani esercitano il loro potere contro i detestabili distruttori della Chiesa. Non dovrebbero dunque muoversi? E come renderebbero conto a Dio del loro potere? Ponga attenzione vostra Carità a ciò che dico: E' compito dei cristiani adoperarsi per la pace della Chiesa loro madre, dalla quale spiritualmente sono nati. Nel libro che contiene le visioni e i gesti profetici di Daniele, leggiamo questo fatto: i tre giovani lodano il Signore nel fuoco; il re Nabucodonosor è sorpreso nel vedere i giovani che lodano Dio, incolumi in mezzo al fuoco. E dopo aver ammirato il prodigio, cosa dice il re, che pure non è giudeo né circonciso, anzi ha fatto innalzare la statua costringendo tutti ad adorarla? Che cosa dice, toccato dai canti dei tre giovani, riconoscendo la maestà di Dio presente nel fuoco? Io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, lingua o nazione appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sidrac, Misac e Abdenago, sia squartato e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine (Da 3,96). Ecco come è severo un re straniero verso chi bestemmia il Dio d'Israele, perché lo ha visto liberare i tre giovani dal fuoco! E non vorrebbero che con altrettanta severità si comportassero i re cristiani, quando viene insultato Cristo, il quale non i tre giovani, ma tutto il mondo ha liberato, re compresi, dal fuoco dell'inferno? Quei tre giovani, miei fratelli, furono liberati appena dal fuoco temporale. Forse il Dio dei tre giovani non è lo stesso Dio dei Maccabei? Eppure i giovani li libero dal fuoco, mentre i Maccabei vennero meno fisicamente nei tormenti del fuoco, ma restando fermi con l'animo nei precetti della legge (2 Mach 7,1 ss). E' che i primi furono liberati davanti agli occhi di tutti, gli altri, invece, segretamente furono incoronati. Esser liberati dalle fiamme dell'inferno è molto più che esser liberati dal fuoco acceso dalla potenza umana. Ora, se il re Nabucodonosor lodo e rese gloria a Dio, perché aveva liberato dal fuoco tre giovani, e a tal punto gli rese gloria che promulgo per tutto il suo regno questo decreto: Chiunque proferirà offesa contro il Dio di Sidrac, Misac e Abdenago, sia squartato, e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, perché non dovrebbero muoversi questi re, che hanno visto non tre giovani liberati dal fuoco, ma se stessi liberati dall'inferno? quando vedono che si inducono i cristiani a rinnegare Cristo, dal quale essi sono stati liberati, quando sentono che vien detto ai cristiani: "di' che non sei cristiano"? Si permettono di far questo, e non vorrebbero esser toccati.

2. 15. Voi vedete il male che essi fanno, e vedete il male che soffrono. Uccidono le anime e vengono colpiti nel corpo; procurano la morte eterna e si lamentano per quella temporale. Ma poi quale morte han dovuto subire? Vengono fuori con non so quali loro martiri, vittime della persecuzione: un certo Marculo che è stato precipitato da una rupe; un Donato di Bagai gettato in un pozzo. Ma quando mai le autorità romane hanno decretato simili supplizi, come quello di precipitare dall'alto degli uomini? E che cosa rispondono i nostri? Io non so come siano le cose; ma i nostri che cosa riferiscono? Dicono che quelli si sono precipitati da soli, e poi è stata accusata l'autorità civile. Tenendo conto del comportamento delle autorità romane, sappiamo a chi credere. I nostri affermano che quelli si sono precipitati da soli; se non ci fossero adesso alcuni loro discepoli che si precipitano da una rupe, senza che nessuno li perseguiti, non crederemmo; che meraviglia che lo abbiano fatto quelli che son soliti farlo? Le autorità romane, infatti, non sono mai ricorse a simili supplizi. Non avevano forse la possibilità di dare la morte in maniera scoperta? Ma coloro che aspiravano ad essere onorati dopo morte, non seppero trovare una morte più pubblicitaria! Insomma, non sono al corrente di tutto. Comunque, anche se tu, o setta di Donato, hai dovuto soffrire nel corpo da parte della Chiesa cattolica, saresti Agar maltrattata da Sara, e allora: ritorna dalla tua padrona. Era necessario soffermarci un po' più a lungo su questo passo; ma non possiamo più esporvi tutto il testo del Vangelo che abbiamo letto. Per ora, fratelli, basti questo a vostra Carità: aggiungere altre cose potrebbe farvi dimenticare quelle già dette. Tenete bene a mente queste, queste ripetete; uscite di qui ardenti,

e capaci di accendere quanti sono freddi.


Agostino - Commento Gv 10