Agostino - Commento Gv 90

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OMELIA 90

(Jn 15,23)

Jn 15,23


Hanno veduto ed hanno odiato e me e il Padre.

Non potevano cambiare la verità: avrebbero dovuto cambiare se stessi, e così avrebbero evitato di essere da essa condannati.

1. Avete ascoltato il Signore che dice: Chi odia me odia anche il Padre mio (Jn 15,23), mentre poco prima aveva detto: Vi faranno tutto questo, perché non conoscono colui che mi ha mandato (Jn 15,21). E così nasce un problema che non possiamo trascurare: come si può odiare uno che non si conosce. Se infatti Dio non è ciò che essi si immaginano, non è Dio che odiano, ma l'idolo che hanno concepito nella loro fantasia menzognera e nella loro vana credulità; se invece si sono fatti di Dio un'idea giusta, perché il Signore dice che non lo conoscono? Trattandosi di uomini, accade spesso che noi amiamo uno che non abbiamo mai visto; così come accade il contrario: che noi odiamo uno che non abbiamo mai visto. Stando alle voci che in bene o in male corrono su qualche oratore, accade che noi amiamo oppure odiamo uno sconosciuto. Ma se la voce corrisponde a verità, come si può dire ignoto uno di cui possediamo informazioni sicure? Solo perché non abbiamo visto la sua faccia? Ma neppure lui può vedere la propria faccia, e tuttavia a nessuno è così noto come a se stesso. Non possiamo far dipendere la conoscenza di una persona dalla sua faccia, ma possiamo dire di conoscerla quando conosciamo la sua vita e i suoi costumi. Altrimenti uno non potrebbe conoscere neppure se stesso, se fosse necessario vedere la propria faccia. Al contrario, uno si conosce meglio di chicchessia, quanto più sicuramente con lo sguardo interiore riesce a vedere ciò che pensa, ciò che desidera, ciò che forma la sua vita; e quando anche noi veniamo a conoscere tutto questo, allora quell'uomo non è più per noi uno sconosciuto. E siccome il più delle volte è la fama o i libri che ci fanno conoscere gli assenti o i morti, accade spesso che noi amiamo oppure odiamo degli uomini che mai abbiamo visto in faccia, ma che non per questo ci sono sconosciuti.

(Il segreto delle coscienze.)

2. 2. Ma per lo più noi ci inganniamo sul conto delle persone conosciute in questo modo. Perché talvolta la storia, e ancor più le voci, mentiscono. Ora, siccome non possiamo indagare nella coscienza degli uomini, spetta a noi, se non vogliamo formarci delle opinioni errate, procurarci una conoscenza esatta e sicura delle cose. Cioè, anche se non riusciamo a sapere se uno è casto o impudico, possiamo tuttavia amare la castità e detestare l'impudicizia; e se non riusciamo a sapere se il tale è giusto o ingiusto, possiamo tuttavia amare la giustizia e odiare l'iniquità. Così facendo, non amiamo o odiamo delle false idee che ci siamo fatte noi, ma come ci si presentano nella verità di Dio, meritevoli di amore o di odio. Quando cerchiamo di evitare ciò che si deve evitare e desideriamo ciò che si deve desiderare, ci potrà essere perdonato, se, qualche volta, anzi quotidianamente, ci formiamo delle opinioni errate intorno agli uomini. Ciò fa parte, credo, della debolezza umana e che non ci può essere risparmiata nella vita presente, per cui l'Apostolo dice: Nessuna tentazione vi sorprenda, che non sia proporzionata all'uomo (1Co 10,13). Cosa c'è infatti di più umano del non poter guardare dentro il cuore dell'uomo, e non poterne scrutare i segreti, farsi, anzi, un'idea generalmente diversa di cio che realmente li dentro si agita? Dal momento che in queste tenebre che avvolgono le cose umane, cioè i pensieri altrui, non possiamo, poiché siamo uomini, andare oltre le congetture, dobbiamo astenerci da qualsiasi giudizio ed evitare qualsiasi sentenza definitiva e perentoria, e non giudicare nessuno prima del tempo; cioè prima che venga il Signore, il quale illuminerà i segreti delle tenebre e svelerà i disegni dei cuori: allora ciascuno avrà da Dio la lode che si merita (1Co 4,5). E' dunque una tentazione umana e perdonabile sbagliare quando si tratta di uomini; l'importante è non sbagliare circa le cose in sé, onde possedere una valutazione esatta dei vizi e delle virtù.

3. A causa di queste tenebre che avvolgono il cuore dell'uomo, si può verificare un fatto tanto sorprendente quanto increscioso. Puo accadere che noi evitiamo, avversiamo, allontaniamo e rifiutiamo ogni contatto e relazione con uno che noi riteniamo colpevole, mentre invece non lo è e noi, senza saperlo, amiamo in lui la giustizia. Anzi, ritenendolo necessario, sia per impedirgli di nuocere agli altri sia per la sua correzione, lo trattiamo con salutare severità e facciamo soffrire quindi, come se fosse colpevole, quest'uomo buono che noi amiamo senza rendercene conto. Ciò accade, ad esempio, quando riteniamo impudico uno che è casto. Senza dubbio, se io amo un uomo casto, senza saperlo amo anche quest'uomo. E se odio l'impudico, vuol dire che io non odio lui, che non è ciò che odio; e tuttavia, senza saperlo, io commetto ingiustizia nei confronti del mio amico, con il quale tuttavia sono intimamente unito dal medesimo amore per la castità. Commetto questa ingiustizia, non perché sbaglio nel distinguere la virtù dal vizio, ma a causa delle tenebre che avvolgono il cuore umano. Sicché, come accade che una persona buona odi, senza saperlo, un'altra persona buona, o per meglio dire, la ami senza saperlo (infatti la ama amando il bene, perché questa persona è ciò che egli ama) e, quando la odia, non odia proprio questa persona, ma quella che giudica tale; così accade che un ingiusto odi un giusto e che, quando crede di amare un ingiusto come lui, senza saperlo ami il giusto, anche se, ritenendolo ingiusto, non ama lui ma ciò che ritiene sia lui. E quanto dico dell'uomo può applicarsi anche a Dio. Se infatti chiedessimo ai Giudei se amano Dio, certamente risponderebbero che lo amano senza per questo mentire, ma tuttavia sbagliando sul suo conto per una falsa idea che di lui si son fatta. Come possono infatti amare il Padre della verità se odiano la verità? Essi non desiderano certo che le loro azioni siano condannate, mentre la verità non può non condannarle. Essi dunque odiano la verità non meno delle pene che la verità deve infliggere alle loro azioni: non sanno che quella è la verità che condanna uomini come loro; e perciò odiano la verità che non conoscono, e, odiando la verità, non possono non odiare colui dal quale essa è nata. Ignorando che la verità, che con il suo giudizio li condanna, è nata da Dio Padre, non possono conoscere neppure il Padre, e tuttavia lo odiano. O miserabili uomini, che volendo essere cattivi, non vogliono che esista la verità che condanna i cattivi! Essi non vogliono che essa sia ciò che è, mentre dovrebbero piuttosto cercare di non essere ciò che sono, affinché, mutando loro e rimanendo essa immutabile, non debbano essere condannati dal suo giudizio.

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OMELIA 91

(Jn 15,24)

Jn 15,24,25


Odio gratuito.

Odia gratuitamente chi odia senza alcun vantaggio e a suo danno. E così ama gratuitamente, disinteressatamente, chi cerca da Dio soltanto Dio.

1. 1. Il Signore aveva detto: Chi odia me odia anche il Padre mio (Jn 15,23). Si, perché chi odia la verità, è inevitabile che odi colui dal quale la verità è nata; di questo, secondo le nostre possibilità, già abbiamo parlato. Proseguendo ha pronunciato quelle parole, sulle quali adesso dobbiamo soffermarci: Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa (Jn 15,24). Si tratta di quella grave colpa di cui ha già parlato dicendo: Se io non fossi venuto e non avessi parlato ad essi, non avrebbero colpa (Jn 15,22). E' la colpa di non aver creduto in lui che parlava e operava. Non che i Giudei fossero esenti da ogni colpa, prima che il Signore parlasse loro e in mezzo a loro operasse: ma il Signore sottolinea con insistenza questa colpa, di non aver creduto in lui, perché da essa dipendono tutte le altre. Se infatti i Giudei non avessero avuto questa colpa, cioè se avessero creduto in lui, tutte le altre colpe sarebbero state rimesse.

2. 2. Ma perché, dopo aver detto: Se non avessi fatto tra loro opere, immediatamente aggiunge: che nessun altro ha fatto? Fra tutte le opere compiute da Cristo, nessuna è più grande della risurrezione dei morti; e noi sappiamo che anche gli antichi profeti risuscitarono dei morti. Così fece Elia (cf. 1R 17,21-22), così fece Eliseo, sia quando era in vita (cf. 2R 4,35) sia quando era sepolto nella tomba. Come sapete, alcuni uomini che portavano un morto alla sepoltura, essendo stati sorpresi da un assalto di briganti, si rifugiarono dove era stato sepolto il profeta: il morto risuscito non appena venne deposto sul sepolcro del profeta (cf. 2R 13,21). Tuttavia Cristo compi taluni prodigi che nessun altro compi: sazio cinquemila persone con cinque pani e quattromila con sette (Mt 14,15-21 Mt 15,32-38); cammino sulle acque e concesse a Pietro di poter fare altrettanto (Mt 14,25 Mt 29); muto l'acqua in vino (Jn 2,9), apri gli occhi al cieco nato (Jn 9,7), e compi innumerevoli altri prodigi che sarebbe troppo lungo ricordare. Ci si obietterà che altri hanno compiuto prodigi che Cristo non ha compiuto, e che nessun altro ha compiuto. Chi altri, se non Mosè, colpi con tante e così gravi piaghe gli Egiziani (cf. Ex 7-12), chi guido il popolo attraverso il mare apertosi in due (cf. Ex 14,21-29), chi impetro la manna dal cielo per gli affamati (cf. Ex 16) e fece scaturire l'acqua dalla roccia per gli assetati (cf. Ex 17,6)? Chi altri, se non Giosuè, figlio di Nave, apri le acque del Giordano per far passare il suo popolo (GS 3), e ottenne, rivolgendosi a Dio, che il sole rallentasse la sua corsa e si fermasse (GS 10,12-14)? Solo Sansone riusci a placare la sua sete con acqua uscita dalla mascella di un asino morto (cf. Jdt 15,19). Solo Elia fu sollevato in cielo su un carro di fuoco (cf. 2R 2,11). Solo Eliseo, che ho appena ricordato, rese la vita ad un morto messo a contatto del suo cadavere. Solo Daniele rimase incolume nella fossa dei leoni affamati (Da 6,22). Solo quei tre giovani: Anania, Azaria, Misaele, poterono camminare illesi tra le fiamme che ardevano senza bruciarli (Da 3,93).

(Non in mezzo a loro o davanti a loro, ma in loro.)

3. 3. Lascio il resto, perché credo che questi fatti bastino a dimostrare che taluni santi hanno compiuto opere prodigiose come nessun altro. Pero di nessuno degli antichi si legge che abbia guarito con tanta potenza una quantità così grande di deformità, di infermità e di tormenti umani. Senza calcolare quanti, di quelli che si accostavano a lui, il Signore guari con una sola parola; basta citare quello che l'evangelista Marco dice in un certo passo: Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti gli ammalati e i posseduti dal demonio. Tutta la città era radunata davanti alla porta. Ed egli guari molti ammalati afflitti da diversi malanni e caccio molti demoni (Mc 1,32-34). Matteo, dopo aver ricordato questo episodio, riporta anche la testimonianza profetica: Affinché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie (Mt 8,17). Ancora Marco, in altra circostanza, riferisce: E dovunque egli giungeva: nei villaggi, nelle città, nelle borgate, deponevano i malati sulle piazze e lo supplicavano che permettesse loro di toccargli almeno la frangia del mantello. E tutti quelli che lo toccavano erano guariti (Mc 6,56). Nessun altro fece per loro simili prodigi. E' così che bisogna intendere l'espressione: in loro; non in mezzo a loro o dinanzi ai loro occhi, ma proprio in loro, perché sono loro che egli ha guarito. Egli ha voluto così farci capire che tutti questi prodigi non erano destinati solo a suscitare stupore ma a procurare altresi in modo evidente la salute; e che essi avrebbero dovuto ricambiare tali benefici, non con odio, ma con amore. Prodigio certamente superiore a tutti gli altri è quello di essere nato da una vergine, e di essere stato quindi il solo uomo che, sia nel concepimento che nella nascita, ha lasciato intatta l'integrità della madre; ma questo prodigio egli non l'ha compiuto né dinanzi ai loro occhi né in loro. Gli Apostoli arrivarono alla conoscenza della verità di questo prodigio, non vedendo il Signore come lo vedevano i Giudei, ma in seguito ad una particolare rivelazione. E pero supera tutti i prodigi il fatto che il terzo giorno dopo che era stato messo a morte, usci vivo dal sepolcro con la sua carne, e con essa, vinta ormai per sempre la morte, ascese al cielo; ma neppure questo lo fece nei Giudei, né davanti a loro; e non l'aveva ancora compiuto quando disse: Se non avessi fatto in loro opere che nessun altro ha fatto.

4. Ecco dunque i tanti miracoli di guarigione delle loro infermità da lui compiuti e che nessun altro prima di lui aveva operato in mezzo a loro e innanzi ai loro occhi; ed è per questo che, in tono di rimprovero, aggiunge: Ma adesso hanno visto, e hanno odiato e me e il Padre mio. Ma doveva adempiersi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ragione (Jn 15,121). Dice la "loro" legge, non perché ne siano essi gli autori, ma perché è stata data loro, così come diciamo nostro il pane quotidiano, che tuttavia chiediamo a Dio aggiungendo: donaci (Mt 6,11). Odia gratuitamente, chi non si ripromette dal suo odio alcun vantaggio, né si propone di evitare qualche danno. E' così che gli empi odiano il Signore, ed è così che i giusti lo amano: gratuitamente. Cioè senza aspettarsi altro bene fuori di lui, poiché lui sarà tutto in tutti. Chi poi vuol penetrare più a fondo le parole di Cristo: Se non avessi fatto in loro opere che nessun altro ha fatto (anche se le han fatte pure il Padre o lo Spirito Santo; ma questi non sono altri da Cristo, perché unica è la sostanza dell'intera Trinità) troverà che tutte le volte che un uomo di Dio ne ha fatte di simili, sempre è Cristo che le ha compiute. Nelle opere fatte personalmente da lui agisce lui solo; quanto agli altri, nessuno può fare alcunché senza di lui. Cristo, infatti, con il Padre e con lo Spirito Santo, non sono tre dèi ma un solo Dio, del quale sta scritto: Benedetto il Signore Dio d'Israele, che solo compie cose mirabili (Ps 71,18). Nessun altro dunque ha compiuto prodigi come quelli che egli ha compiuto in mezzo a loro, perché tutto ciò che di prodigioso ogni altro uomo ha compiuto, non ha potuto compierlo senza di lui. Mentre, invece, le opere che egli ha compiuto personalmente, le ha compiute senza il concorso di nessuno.

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OMELIA 92

(Jn 15,26)

Jn 15,26,27


La venuta del Paraclito e la sua testimonianza.

Con la sua testimonianza e creando dei testimoni fortissimi, lo Spirito Santo libero dal timore gli amici di Cristo, e converti in amore l'odio dei nemici.

1. Il Signore Gesù, nel discorso che rivolse ai suoi discepoli dopo la Cena e nell'imminenza della Passione, al momento di partire e di privarli della sua presenza fisica pur restando spiritualmente con tutti i suoi fino alla consumazione dei secoli, li esorto a sopportare le persecuzioni degli empi, che egli designo con il nome di mondo. E' da questo mondo, tuttavia, che disse di aver scelto i suoi stessi discepoli, affinché si convincessero di essere per grazia di Dio ciò che erano, mentre, ciò che erano stati, lo erano stati per colpa loro. Indico poi chiaramente nei Giudei i persecutori suoi e dei suoi discepoli, affinché apparisse evidente che anche costoro facevano parte di quel mondo degno di condanna che perseguita i santi. E, dopo aver detto che i Giudei, sebbene non conoscessero il Padre che lo aveva mandato, tuttavia odiavano il Figlio e il Padre, cioè odiavano colui che è stato mandato e colui che lo ha mandato, tutte cose sulle quali già in altri discorsi ci siamo soffermati, arrivo a quella dichiarazione: Doveva adempiersi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato gratuitamente. Poi, come logica conseguenza, ha pronunciato le parole che formano il tema di questo discorso: Quando verrà il Paraclito, che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che dal Padre procede, egli mi renderà testimonianza. Voi stessi mi renderete testimonianza perché siete fin dal principio con me. Che rapporto c'è tra queste parole e le precedenti: Ma adesso hanno visto, e hanno odiato me e il Padre mio; ma doveva adempirsi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ragione (Jn 15,24-27)? Forse il Paraclito, lo Spirito di verità, venendo sulla terra, convinse con una testimonianza più esplicita coloro che avevano visto il Signore e lo avevano odiato? Che anzi lo Spirito, manifestandosi, converti alla fede operante per mezzo della carità (Ga 5,6), taluni che lo avevano visto e lo odiavano. Per meglio comprendere, rievochiamo l'avvenimento. Nel giorno di Pentecoste lo Spirito Santo scese su centoventi persone, tra cui erano gli Apostoli, che si trovavano riuniti insieme. Quando gli Apostoli, ricolmi di Spirito Santo, cominciarono a parlare la lingua di tutte le genti, molti di coloro che lo avevano odiato, stupefatti per un tale prodigio (infatti si trovavano davanti a Pietro che con la sua parola rendeva a Cristo una testimonianza grandiosa e divina, dimostrando che colui che essi avevano ucciso e credevano morto era invece risuscitato ed era ben vivo), toccati nel profondo del cuore, si convertirono e ottennero il perdono d'aver versato quel sangue divino con tanta empietà e crudeltà e da quel medesimo sangue, che avevano versato, furono redenti (cf. Ac 2,2). Il sangue di Cristo, versato per la remissione di tutti i peccati, possiede, infatti, una tale efficacia che può cancellare anche il peccato di chi lo ha versato. Ed è appunto a questo fatto che alludeva il Signore con le parole: Mi hanno odiato senza ragione. Quando verrà il Paracleto, egli mi renderà testimonianza, come dire: Vedendomi, mi hanno odiato e ucciso; ma il Paracleto mi renderà una tale testimonianza che li farà credere in me senza vedermi.

(Lo Spirito irrobusti e dilato l'amore.)

2. 2. Voi pure mi renderete testimonianza, perché siete fin dal principio con me. Mi renderà testimonianza lo Spirito Santo, e mi renderete testimonianza anche voi. Siccome siete con me fin dal principio, potete annunziare quanto sapete; ma adesso non potete farlo, perché non è ancora in voi la pienezza dello Spirito Santo. Egli mi renderà testimonianza; e voi pure mi renderete testimonianza: vi darà infatti il coraggio di rendere testimonianza la carità di Dio riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi sarà donato (Rm 5,5). E' appunto questa carità che manco a Pietro, quando, spaventato per la domanda della portinaia, non fu capace di rendere vera testimonianza, e, venendo meno alla sua promessa, dal gran timore che lo prese fu indotto a rinnegare il Signore tre volte (Mt 26,69-74). Ora questo timore non è compatibile con la carità, perché la carità perfetta caccia via ogni timore (cf. 1Jn 4,18). Insomma, prima della passione del Signore, il timore servile di Pietro fu provocato dalla domanda di una donna di servizio, mentre, dopo la risurrezione del Signore il suo amore libero viene interrogato dallo stesso principe della libertà (Jn 21,15); e perciò nel primo caso si è turbato, nel secondo si è tranquillizzato; prima rinnega chi amava, poi dimostra di amare chi ha rinnegato. Ma, tuttavia, questo amore era ancora debole e limitato, finché lo Spirito Santo non lo irrobusti e dilato. Ma dopo che la grazia dello Spirito Santo fu riversata in lui in misura sovrabbondante, il suo cuore, un tempo freddo, s'infiammo per rendere testimonianza a Cristo; e gli si spalanco la bocca, chiusa prima dal timore che le aveva impedito di proferire la verità, cosicché, mentre tutti quelli che avevano ricevuto lo Spirito Santo parlavano la lingua di tutte le genti, lui solo si levo in mezzo alla folla dei Giudei, più pronto d'ogni altro, a rendere testimonianza a Cristo, riuscendo a confondere con la verità della risurrezione gli stessi suoi uccisori. Se uno vuole deliziarsi di tale santo spettacolo, legga gli Atti degli Apostoli (cf. Ac 2-5): chi prima aveva provato dolore per il rinnegamento di Pietro, rimarrà stupito di fronte alla sua vigorosa testimonianza; vedrà la sua voce passare dalla paura alla sicurezza, dal timore servile al coraggio della libertà, convertire alla confessione di Cristo tante lingue ostili, essa che, intimidita dalla lingua di una serva, lo aveva vilmente rinnegato. Che più? Era tale il fulgore di grazia che in lui splendeva, era tale la pienezza dello Spirito Santo che in lui si manifestava, era tale la potenza d'incomparabile verità che procedeva dalla sua bocca, che i Giudei avversari e uccisori di Cristo, da parte dei quali egli stesso aveva temuto di essere ucciso, erano pronti a morire in massa per Cristo. Questo fece lo Spirito Santo, che prima era stato promesso e allora fu inviato. Il Signore prevedeva questi grandi e mirabili benefici quando diceva: Hanno visto, e hanno odiato e me e il Padre mio; ma doveva adempirsi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ragione. Quando verrà il Paracleto, che io vi mandero dal Padre, lo Spirito di verità che dal Padre procede, egli mi renderà testimonianza; e voi pure mi renderete testimonianza. E davvero lo Spirito Santo, rendendo testimonianza a Cristo e rendendo straordinariamente forti i suoi testimoni, libero gli amici di Cristo da ogni timore e tramuto in amore l'odio dei nemici.

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OMELIA 93

(Jn 16,1-4)

Jn 16,1-4


La testimonianza dei discepoli.

Lo Spirito rende testimonianza nei loro cuori, ed essi rendono testimonianza a Cristo con la loro voce: egli con la sua ispirazione, essi con la loro parola. Sarebbe stato poco esortarli col suo esempio, se il Cristo non li avesse riempiti del suo Spirito.

1. 1. Con le parole che precedono questo capitolo del Vangelo, il Signore, incoraggiando i suoi discepoli a sopportare l'odio dei nemici, offre se stesso come esempio, perché essi, imitando lui, diventino più forti. Inoltre promette che verrà su di loro lo Spirito Santo, che gli renderà testimonianza, aggiungendo che anch'essi diventeranno suoi testimoni, e ciò in virtù dello Spirito Santo operante in loro. E' per questo che dice: Egli mi renderà testimonianza, e voi pure mi renderete testimonianza (Jn 15,26-27). Voi mi renderete testimonianza precisamente perché egli mi renderà testimonianza: egli nei vostri cuori, voi con le vostre voci; egli con la sua ispirazione, voi facendo sentire la vostra voce, in modo che si possa adempiere la profezia: In tutta la terra arrivo il suono della loro voce (Ps 18,5). Sarebbe stato poco esortarli con il suo esempio, se non li avesse riempiti del suo Spirito. L'apostolo Pietro, infatti, avendo ben udito le parole del Signore che diceva: Non c'è servo più grande del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Jn 15,20), e vedendo che questo cominciava già a realizzarsi nel suo Signore, se fosse bastato l'esempio avrebbe dovuto seguirlo nei patimenti: invece venne meno e lo rinnego, non ancora capace di sopportare quanto vedeva sopportato da lui. Quando pero ebbe ricevuto il dono dello Spirito Santo, predico colui che aveva rinnegato, e non esito a fare professione di fede in colui che aveva avuto il timore di confessare. Egli aveva dapprima ricevuto l'insegnamento dell'esempio per sapere ciò che doveva fare; ma non aveva ancora ricevuto la forza per fare ciò che sapeva. Egli sapeva come stare in piedi, ma non era stato ancora abbastanza rafforzato per non cadere. Ma dopo che, grazie allo Spirito Santo, fu reso più forte, annunzio fino alla morte colui che aveva rinnegato per timore della morte. Ecco perché nel capitolo seguente, di cui adesso noi dobbiamo parlare, il Signore dice: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate (Jn 16,1). In un salmo si canta: Gode gran pace chi ama la tua legge, e non trova occasione di scandalo (Ps 118,165). E cosi, dopo aver promesso lo Spirito Santo, che, operando dentro di loro, li renderà suoi testimoni, a ragione il Signore aggiunge: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate. Quando infatti la carità di Dio viene riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5,5), una grande pace si diffonde nell'anima di quanti amano la legge di Dio, così che essi non trovano motivo di scandalo.

2. 2. Poi, preannunziando ciò che avrebbero patito, dice loro: Vi scacceranno dalle sinagoghe (Jn 16,2). Che male era per gli Apostoli essere cacciati dalle sinagoghe giudaiche, dato che essi ne sarebbero usciti anche se nessuno li avesse espulsi? Ma intendeva sottolineare che i Giudei non avrebbero accolto il Cristo che invece gli Apostoli non avrebbero mai abbandonato; e che perciò quelli che non avrebbero mai rinunciato a Cristo, sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe insieme con lui da coloro che non volevano essere in lui. Ora, dato che non esisteva altro popolo di Dio all'infuori di quello discendente da Abramo, se i Giudei avessero riconosciuto e accolto Cristo, come rami naturali sarebbero rimasti nell'olivo (Rm 11,17) e non ci sarebbe stata una Chiesa di Cristo distinta dalla sinagoga dei Giudei: sarebbero state una medesima cosa, se avessero accettato di essere in lui. Ma siccome rifiutarono, che altro restava a quelli che avevano deciso di rimanere fuori di Cristo, se non scacciare dalle sinagoghe coloro che non avevano abbandonato Cristo? Se, al contrario, ricevuto lo Spirito Santo, fossero diventati anch'essi testimoni di Cristo, non sarebbero più stati tra coloro di cui l'evangelista dice: Molti notabili dei Giudei credettero in lui, ma non si dichiararono per paura dei Giudei, per non essere scacciati dalla sinagoga; preferivano, infatti, la gloria degli uomini alla gloria di Dio (Jn 12,147). Credettero dunque in lui, ma non nel modo in cui voleva che credessero colui che disse: Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? (Jn 5,44). I discepoli invece, ripieni di Spirito Santo, cioè della grazia di Dio, credettero in lui in modo da non essere nel numero di quanti ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10,3), e neppure nel numero di coloro dei quali è detto che preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. A questi discepoli conviene la profezia, che in essi ha trovato il suo pieno compimento: O Signore, avanzeranno alla luce del tuo volto, nel tuo nome esulteranno tutto il giorno; si esalteranno nella tua giustizia; si, tu sei il vanto della loro forza (Ps 88,16-18). Ad essi giustamente il Signore disse: Vi scacceranno dalle sinagoghe, coloro appunto che hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza; proprio perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria (Rm 10,2-3), scacciano quanti si esaltano, non nella propria giustizia, ma in quella di Dio, e non si vergognano di essere cacciati dagli uomini perché Dio stesso è il vanto della loro forza.

3. E finalmente, detto cio, il Signore aggiunge: Ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me (Jn 16,2-3). Cioè, non conoscendo né Dio né suo Figlio, crederanno di rendere un servizio a Dio uccidendovi. Con queste parole il Signore ha voluto consolare quelli che sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe giudaiche. Predicendo i mali che avrebbero dovuto patire per rendere testimonianza a lui, egli dice: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Non dice: Viene l'ora che chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio; ma che dice? Ma viene l'ora; come se volesse predire qualcosa di buono dopo tutti questi mali. Che significa dunque: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora? Era come dire: essi cercheranno di disperdervi, ma io vi raccogliero; oppure: essi faranno di tutto per separarvi da me, ma viene per voi un'ora lieta. Come mai allora viene fuori l'espressione avversativa: ma viene l'ora, che sembra promettere un po' di consolazione dopo tante tribolazioni, mentre c'era piuttosto da aspettarsi un modo indicativo, e cioè: e viene l'ora? Sebbene predica, non la consolazione dopo la tribolazione, ma tribolazione su tribolazione, egli non dice: E viene l'ora... Forse che venir cacciati fuori dalle sinagoghe li avrebbe turbati al punto da far loro preferire la morte al vivere esclusi dalle sinagoghe dei Giudei? Non potevano rimanere turbati fino a questo punto essi che cercavano, non la gloria degli uomini, ma quella di Dio. Che significa allora: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora..., mentre ci sembra che avrebbe dovuto piuttosto dire: e viene l'ora, in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere un servizio a Dio? Egli non dice neppure: ma viene l'ora in cui vi uccideranno, quasi prospettando la morte come consolazione per essere stati allontanati dalle sinagoghe. Egli dice: ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. Ora, mi pare che non abbia voluto significare altro che questo: si rendessero conto e si rallegrassero al pensiero che, cacciati fuori dalle sinagoghe dei Giudei, avrebbero guadagnato tanta gente a Cristo, mentre i Giudei non si sarebbero accontentati di cacciarli fuori dalle sinagoghe, ma avrebbero deciso di metterli a morte per evitare che con la loro predicazione convertissero tutti quanti a Cristo allontanandoli così dalle osservanze giudaiche, che essi consideravano verità divina. E' dei Giudei che egli parlava, quando diceva: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Infatti, quando i gentili uccisero i testimoni, cioè i martiri di Cristo, ritennero, mettendoli a morte, di rendere un servizio non al vero Dio, ma alle loro false divinità; mentre invece ogni Giudeo nel mettere a morte i predicatori di Cristo ha creduto di rendere culto a Dio, in quanto era convinto che chi si convertiva a Cristo abbandonava il Dio d'Israele. Fu questo il motivo che li indusse a mettere a morte Cristo. Ecco a proposito ciò che dicevano tra loro, secondo quanto riferisce l'evangelista: Vedete che tutto il mondo gli va dietro; se lo lasciamo vivere, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione (Jn 12,19). E conosciamo pure l'intervento di Caifa: E' necessario che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera (Jn 11,48 Jn 50). In questo discorso, dunque, il Signore vuole rincuorare con il suo esempio i discepoli, ai quali disse: Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Jn 15,20). Sicché come i Giudei avevano creduto di rendere culto a Dio uccidendo lui, così altrettanto uccidendo loro.

(Affinché entrasse la pienezza delle genti.)

4. Questo è dunque il senso delle parole: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe, ma non abbiate paura di rimanere soli, perché, esclusi dalla loro comunità, raccoglierete nel mio nome una tale moltitudine che essi, temendo di vedere disertato il loro tempio e tutti i riti dell'antica legge, vi uccideranno, e, versando il vostro sangue, crederanno di rendere culto a Dio. E' quanto ha detto a tal proposito l'Apostolo: Hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza (Rm 10,2); credono di rendere culto a Dio uccidendo i suoi servitori! Orribile aberrazione! Per renderti accetto a Dio, colpisci chi è accetto a Dio? Abbatti con i tuoi colpi il tempio vivo di Dio, affinché non sia disertato il tempio di pietra? Esecrabile cecità! Ma l'accecamento è occorso a Israele parzialmente, affinché entrasse l'insieme dei pagani; solo parzialmente, dico, non totalmente; non tutti, infatti, ma solo alcuni rami sono stati stroncati, affinché fosse innestato l'olivo selvatico (Rm 11,25 Rm 17). Infatti, quando i discepoli di Cristo furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare le lingue di tutte le genti e per mezzo loro si moltiplicarono i prodigi divini e la parola di Dio si diffondeva, crebbe a tal punto l'amore per Cristo che era stato messo a morte, che i suoi discepoli, espulsi dalle comunità giudaiche, raccolsero tra gli stessi Giudei una tale moltitudine da non dover proprio temere di rimaner soli (cf. Ac 2-4). Allora gli altri, reprobi e ciechi, furenti di zelo per la causa di Dio ma non altrettanto illuminati, decisero di mettere a morte gli Apostoli, persuasi con ciò di rendere culto a Dio. Ma colui che per essi era stato sacrificato, li raccoglieva. Prima di essere messo a morte, egli li aveva istruiti affinché tutti questi mali inaspettati ed imprevisti, anche se passeggeri, cogliendoli ignari e impreparati non li turbassero, ma, avendoli previsti e accettandoli pazientemente, li conducessero ai beni eterni. Che questo fosse il motivo del suo preannuncio, lo dichiaro egli stesso aggiungendo: Ma vi ho detto queste cose affinché, quando ne giungerà l'ora, vi ricordiate che ve ne ho parlato. L'ora di queste cose è l'ora delle tenebre, è l'ora della notte. Ma il Signore ha inviato la sua misericordia di giorno e l'ha fatta conoscere di notte (Ps 41,9), perché la notte dei Giudei non è riuscita ad offuscare il giorno dei Cristiani, da essa sorto e distinto. Se ha potuto uccidere la carne, non è riuscita ad ottenebrare la fede.


Agostino - Commento Gv 90