Agostino - Commento Gv 94

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OMELIA 94

(Jn 16,5-7)

Jn 16,5-7


E' bene per voi che io me ne vada.

E' bene per voi che vi venga sottratta la presenza fisica, affinché mi possiate cercare e amare di un amore più libero e più maturo. Così crescerete e non rimarrete bambini.

1. 1. Il Signore Gesù, dopo aver predetto ai suoi discepoli le persecuzioni che avrebbero dovuto soffrire dopo la sua partenza, soggiunse: Queste cose non ve le ho dette fin da principio perché ero con voi. Adesso, pero, vado a colui che mi ha mandato (Jn 16,5). La prima cosa da vedere qui è se precedentemente aveva o no già predetto le persecuzioni. Gli altri tre evangelisti dimostrano chiaramente che egli ne aveva parlato anche prima di venire alla cena (Mt 24,9 Mc 13,9-13 Lc 21,12-17); mentre, secondo Giovanni, egli ne parlo solo alla fine della cena, quando disse: Queste cose non ve le ho dette fin da principio perché ero con voi. Si può risolvere la questione rispondendo che anche dagli altri evangelisti risulta che egli era prossimo alla passione quando diceva queste cose. Dunque non disse queste cose fin dal primo momento che era con loro, perché ormai stava per partire e andare al Padre e perciò anche presso gli altri evangelisti si trova la conferma che Gesù pronuncio queste parole: Queste cose non ve le ho dette fin dal principio. Ma come si salva la veracità del Vangelo secondo Matteo, il quale afferma che il Signore preannunzio queste cose non solo a Pasqua, poco prima della Cena e nell'imminenza della Passione, ma fin dal principio, quando i dodici Apostoli vengono presentati con il loro nome e inviati a compiere le opere di Dio (Mt 10,17)? In che senso allora si devono intendere queste parole del Signore: Queste cose non ve le ho dette fin dal principio perché ero con voi? Non forse nel senso che egli parla dello Spirito Santo, che sarebbe sceso sui discepoli per rendere a lui testimonianza, quando essi avrebbero dovuto subire tutti questi patimenti e di cui non aveva parlato fin dal principio perché egli era con loro?

2. 2. Questo Consolatore o Avvocato (il greco Paracleto ha questi due significati) era necessario dopo la partenza di Cristo, e perciò egli non ne aveva parlato fin dal primo momento che era con loro e li confortava con la sua presenza. Ma essendo ormai sul punto di partire, era necessario che annunciasse la venuta dello Spirito Santo, per mezzo del quale doveva essere riversata la carità nei loro cuori rendendoli capaci di proclamare con fiducia la parola di Dio; e cosi, mentre lo Spirito Santo avrebbe reso testimonianza a Cristo dentro di loro, essi stessi gli avrebbero reso testimonianza, senza scandalizzarsi quando i Giudei ostili li avessero cacciati dalle sinagoghe e li avessero uccisi credendo con ciò di rendere culto a Dio. Perché la carità, che doveva essere riversata nei loro cuori mediante il dono dello Spirito Santo (Rm 5,5), sopporta tutto (cf. 1Co 13,7). Ecco dunque il senso completo delle sue parole: egli voleva fare dei discepoli i suoi martiri, cioè i suoi testimoni, per mezzo dello Spirito Santo: sostenuti dalla sua forza operante in loro, essi sarebbero stati capaci di affrontare le più dure persecuzioni, e, infiammati da quel fuoco divino, non si sarebbe raffreddato in loro l'ardore della predicazione. Dunque: Vi ho detto queste cose affinché, quando verrà l'ora, ve ne ricordiate che io ve l'ho detto (Jn 16,4). Cioè, vi ho detto queste cose, non soltanto perché dovrete subirle, ma anche perché, quando verrà il Paracleto e mi renderà testimonianza, non abbiate a tacere per paura, ma mi rendiate, anche voi, testimonianza. Queste cose non ve le ho dette fin dal principio perché ero con voi, e vi consolavo con la mia presenza corporale sensibile, quale si conveniva a voi ancora bambini.

3. 3. Adesso, pero, vado a colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? (Jn 16,5). Egli vuol far capire che se ne andrà in modo tale che nessuno avrà più bisogno d'interrogarlo, perché lo vedrà chiaramente con gli occhi del corpo. Prima infatti gli avevano chiesto dove andasse, ed egli aveva risposto che dove egli andava essi non potevano per allora seguirlo (Jn 13,36); ora egli annuncia che se ne andrà in modo tale che nessuno di loro avrà bisogno di chiedergli: dove vai? Quando infatti si allontano da loro, lo avvolse una nube, e mentre egli se ne andava in cielo, i discepoli lo seguirono con lo sguardo, in silenzio (cf. Ac 1,9-11).

(Crescere per accogliere lo Spirito Santo.)

4. Invece, perché vi ho detto queste cose, la tristezza vi ha riempito il cuore (Jn 16,6). Notava l'effetto che le sue parole producevano nei loro cuori: privi ancora della consolazione spirituale, che mediante l'inabitazione dello Spirito Santo avrebbero sperimentato, temevano di perdere ciò che in Cristo vedevano esteriormente. E siccome non potevano dubitare che Cristo dicesse la verità, non rimanendo loro alcun dubbio che lo avrebbero perduto, erano contristati nella loro umana sensibilità al pensiero di rimanere privi della sua presenza fisica. Ma il Signore sapeva che cosa era meglio per loro; sapeva che sarebbe stata meglio per loro la visione interiore con cui li avrebbe consolati lo Spirito Santo, il quale non avrebbe offerto ai loro occhi un corpo visibile, ma avrebbe realizzato la sua presenza nel cuore dei fedeli. Ed ecco il suo annuncio: Tuttavia, io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non vado non verrà a voi il Paracleto; ma se vado, ve lo mandero (Jn 16,7). E' come se avesse detto: E' bene per voi che questa forma di servo si allontani da voi; è vero, io abito in mezzo a voi come Verbo fatto carne, ma non voglio che continuiate a rimanere attaccati a me in modo sensibile; non voglio che, soddisfatti di questo latte, desideriate restare sempre bambini. E' bene per voi che io me ne vada, perché se non vado non verrà a voi il Paracleto. Se non vi sottraggo i delicati alimenti con cui vi ho allevati, non sentirete il desiderio di un cibo più solido; se con mentalità carnale restate attaccati alla carne, non sarete mai in grado di accogliere lo Spirito. Infatti che significa: Se non vado non verrà a voi il Paracleto; se, invece, io vado, ve lo mandero? Forse che restando qui sulla terra, non poteva mandarlo? Come si può dire questo? Egli infatti non si era allontanato da dove si trovava lo Spirito Santo, in quanto per venire da noi non si era affatto allontanato dal Padre. E inoltre, perché non poteva inviarlo mentre stava qui in terra, dato che sappiamo che lo Spirito Santo scese e si fermo sopra di lui, quando fu battezzato (Jn 1,32)? E non sappiamo anzi che lo Spirito Santo non ha mai potuto separarsi da lui? E allora, che significano le parole: Se non vado non verrà a voi il Paracleto, se non questo: non potete ricevere lo Spirito Santo finché pretendete di conoscere Cristo secondo la carne? Ecco perché colui che aveva già ricevuto lo Spirito Santo, diceva: E se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così (2Co 5,16). Egli non conosceva più secondo la carne la carne di Cristo, in quanto conosceva secondo lo Spirito il Verbo fatto carne. E' questo che ha voluto far capire il Maestro buono dicendo: Se non vado non verrà a voi il Paracleto; ma se vado, ve lo mandero.

2. 5. Dopo che Cristo se ne ando privandoli della sua presenza fisica, cominciarono a realizzare la loro presenza spirituale in essi non solo lo Spirito Santo, ma anche il Padre e il Figlio. Se infatti, andandosene il Cristo, lo Spirito Santo fosse venuto a realizzare la sua presenza in noi, non con lui, ma al posto di lui, in che modo il Cristo avrebbe mantenuto la promessa: Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28,20), e quell'altra: Verremo a lui - io e il Padre -e prenderemo dimora presso di lui (Jn 14,23)? Anche per lo Spirito Santo, infatti, la promessa era che sarebbe stato mandato per rimanere con essi in eterno. Ma poiché lo Spirito li avrebbe fatti diventare spirituali, da grossolani e infantili quali erano, essi sarebbero divenuti più capaci di accogliere e possedere il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. E' assolutamente inconcepibile che in un'anima possa esservi il Padre senza il Figlio e lo Spirito Santo, oppure il Padre e il Figlio senza lo Spirito Santo, o il Figlio senza il Padre e lo Spirito Santo, o lo Spirito Santo senza il Padre e il Figlio, o il Padre e lo Spirito Santo senza il Figlio. Dove c'è uno di essi, ci sono tutti e tre, perché c'è la Trinità che è un solo Dio. Ma era opportuno rivelare la Trinità in modo che, pur non essendovi alcuna differenza di natura, fosse tuttavia chiara la distinzione delle persone; la quale distinzione non potrà mai essere considerata, da chi la intende bene, come una separazione di natura.

6. Il Signore prosegue dicendo: E, venuto, egli confonderà il mondo quanto a peccato, a giustizia, a giudizio: quanto a peccato, perché non credono in me; quanto a giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto a giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (Jn 16,8-11). Si direbbe che non esiste altro peccato che quello di non credere in Cristo, che sia giustizia anche il non vedere Cristo, e che il giudizio consiste nel fatto che il principe di questo mondo, cioè il diavolo, è stato giudicato. Tutto ciò è molto oscuro e la spiegazione non può essere contenuta nei limiti di questo discorso, affinché la brevità non lo faccia diventare ancor più oscuro. E' meglio quindi rinviare la spiegazione ad un altro discorso, contando sull'aiuto del Signore.

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OMELIA 95

(Jn 16,8-11)

Jn 16,8-11


Il Paraclito e il mondo.

Riversando la carità nel cuore dei discepoli, lo Spirito Santo scaccerà ogni timore, ed essi con libertà e fermezza convinceranno il mondo di peccato.

1. Il Signore, nel promettere che avrebbe inviato lo Spirito Santo, dice: Quando verrà, egli confonderà il mondo quanto a peccato, a giustizia e a giudizio (Jn 16,8). Che vuol dire? Forse che Cristo Signore non confonde il mondo quanto a peccato, quando dice: Se io non fossi venuto e non avessi parlato ad essi, non avrebbero colpa; ma adesso non hanno scusa per il loro peccato (Jn 15,22)? E affinché nessuno pensi che ciò vale solo per i Giudei e non per tutto il mondo, non dice anche: Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo (Jn 15,19)? Non confonde forse il mondo quanto a giustizia, quando dice: Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto (Jn 17,25)? E forse non lo confonde quanto al giudizio, quando annunzia che dirà a quelli posti alla sua sinistra: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41)? E nel santo Vangelo si trovano molte altre affermazioni con cui Cristo confonde il mondo quanto a peccato, giustizia e giudizio. Perché allora Cristo attribuisce questo compito in modo specifico allo Spirito Santo? Forse, per il fatto che Cristo parlo soltanto al popolo giudaico, si dirà che egli non ha confuso il mondo, come se sia stato confuso solo colui che direttamente ha ascoltato i suoi rimproveri? Lo Spirito Santo, invece, infuso nei cuori dei discepoli sparsi ovunque, non ha confuso soltanto un popolo, ma il mondo intero. Ecco infatti che cosa dice il Signore ai discepoli al momento della sua ascensione in cielo: Non appartiene a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha fissato per il potere che gli spetta; ma riceverete forza dalla venuta dello Spirito Santo su di voi, e sarete miei testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, fino all'estremità della terra (Ac 1,7-8). Questo è incriminare il mondo. Ma chi oserà dire che per mezzo dei discepoli di Cristo lo Spirito Santo pone sotto accusa il mondo, e che invece non ve lo pose Cristo stesso, dal momento che l'Apostolo esclama: Volete una prova del Cristo che parla in me? (2Co 13,3). E' lo Spirito Santo che pone sotto accusa e con lui Cristo. Ma, a mio avviso, siccome per mezzo dello Spirito Santo doveva essere riversata nei loro cuori la carità (Rm 5,5), la quale caccia via il timore (cf. 1Jn 4,18), che avrebbe potuto trattenerli dal porre sotto accusa il mondo pieno di furore contro di loro, il Signore dice: Egli confonderà il mondo, come a dire: Egli riverserà nei vostri cuori la carità, così che, liberati da ogni timore, vi sentirete liberi di porre sotto accusa il mondo. Non una volta sola abbiamo detto che le operazioni della Trinità sono inseparabili, ma che sempre bisogna salvare la distinzione delle singole persone, di modo che si riconosca non soltanto l'unità senza divisione ma altresi la Trinità senza confusione.

(Confronto tra fedeli e infedeli.)

2. 2. Proseguendo, spiega che cosa intende per peccato, giustizia e giudizio: il peccato, perché non hanno creduto in me (Jn 16,9). Sottolinea questo peccato a differenza degli altri, come se esistesse soltanto questo, in quanto, rimanendo questo gli altri non sono perdonati, cessando questo gli altri sono rimessi. Lo Spirito Santo, poi, metterà sotto accusa il mondo quanto a giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più (Jn 16,10). Qui è da vedere anzitutto come uno, che con ragione è messo sotto accusa quanto a peccato, con ragione possa esser messo sotto accusa anche quanto a giustizia. Se infatti si deve redarguire il peccatore appunto perché peccatore, chi vorrà redarguire il giusto perché giusto? Non sia mai! Infatti se talvolta viene redarguito il giusto, e a ragione viene rimproverato, è perché, come sta scritto: Non esiste un giusto sulla terra che compia il bene, senza peccare (Qo 7,17). Cioè anche quando il giusto è redarguito, è redarguito quanto al peccato, non quanto alla giustizia. E anche in quel passo ispirato che dice: Non voler essere troppo giusto (Qo 7,21), non viene biasimata la giustizia del sapiente, ma la superbia del presuntuoso. Chi infatti si fa troppo giusto, perciò stesso diventa ingiusto. Vuole essere troppo giusto chi dice di non avere alcun peccato, o crede che per diventare giusto non sia necessaria la grazia di Dio, ma sia sufficiente la sua volontà: costui non è giusto, pur conducendo una vita retta, ma è un superbo a cui l'orgoglio fa credere di essere ciò che non è. In che senso quindi il mondo deve essere redarguito quanto a giustizia? Per mezzo della giustizia dei credenti. E così viene redarguito quanto a peccato, perché non crede in Cristo; e viene redarguito dalla giustizia di quelli che credono. La condanna degli increduli nasce dal confronto con i fedeli. Il contesto del discorso conferma questa interpretazione. Volendo infatti spiegare in che senso lo Spirito Santo metterà sotto accusa il mondo quanto a giustizia, il Signore aggiunge: Quanto a giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più. Non dice: E non mi vedranno più, alludendo a coloro di cui prima aveva detto: perché non hanno creduto in me. Quando voleva spiegare che cosa intendeva per peccato, ha parlato di loro dicendo: perché non hanno creduto in me; volendo ora invece spiegare che cosa intende per giustizia, riguardo alla quale il mondo verrà redarguito, si rivolge ai discepoli ai quali parlava, e dice: perché io vado al Padre e non mi vedrete più. Sicché il mondo viene bensi redarguito quanto al suo peccato, ma quanto a giustizia lo è in rapporto alla giustizia degli altri, allo stesso modo che le tenebre vengono redarguite dalla luce: Tutto quello che viene redarguito - dice l'Apostolo -è messo in chiaro dalla luce (Ep 5,13). Quanto sia grande la disgrazia di coloro che non credono appare non solo dal fatto in sé, ma anche dal bene raggiunto da coloro che credono. E siccome gli increduli son soliti dire: Come possiamo credere ciò che non vediamo? perciò era opportuno definire così la giustizia dei credenti: perché io vado al Padre e non mi vedrete più. Beati infatti quelli che non vedono e credono (Jn 20,29). Quanto a quelli che videro Cristo, la loro fede fu lodata, non perché credevano in ciò che vedevano, cioè nel Figlio dell'uomo, ma perché credevano in ciò che non vedevano, cioè nel Figlio di Dio. Quando pero la forma di servo fu sottratta al loro sguardo, allora si è verificato pienamente che il giusto vive di fede (Rm 1,17 Ab 2,4 Ga 3,11 He 10,38). Infatti la fede - secondo la definizione della lettera agli Ebrei -è sostanza di cose sperate e prova delle realtà che non si vedono (He 11,1).

3. Ma che significa: non mi vedrete più? Egli non dice: Vado al Padre e voi non mi vedrete, come per indicare un intervallo di tempo, breve o lungo, che tuttavia avrà termine; ma dicendo: non mi vedrete più, la Verità sembra dire che in futuro essi non vedranno mai più Cristo. La giustizia consisterà dunque nel non vedere mai più Cristo e tuttavia credere in lui, mentre proprio per questo viene lodata la fede di cui il giusto vive, perché egli, che ora non vede Cristo, è certo di vederlo un giorno? Secondo questa definizione della giustizia, oseremo dire che non era giusto l'apostolo Paolo, che dichiara di aver veduto Cristo dopo la sua ascensione al cielo (1Co 15,8), precisamente in quel tempo del quale Cristo aveva detto: non mi vedrete più? E come poteva essere giusto, secondo questa giustizia, il gloriosissimo Stefano, che mentre veniva lapidato, esclamo: Ecco, vedo il cielo aperto, e il Figlio dell'uomo alla destra di Dio (Ac 7,22)? Che significa allora: Io vado al Padre e voi non mi vedrete più, se non questo: non mi vedrete più come sono adesso con voi? Allora infatti era ancora mortale, rivestito di carne simile a quella del peccato (Rm 8,3), ed era soggetto alla fame e alla sete, alla stanchezza e al sonno: era questo Cristo nella condizione di allora, che, una volta passato da questo mondo al Padre, non avrebbero più visto. Questa è la giustizia della fede, di cui parla l'Apostolo: E se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così (2Co 5,16). E cosi, dice il Signore, sarà la vostra giustizia a confondere il mondo, perché io vado al Padre e non mi vedrete più, e voi crederete in me senza vedermi. Quando poi mi vedrete come saro allora, non mi vedrete come sono adesso con voi: non mi vedrete umiliato ma esaltato, non mi vedrete mortale ma eterno, non mi vedrete giudicato ma giudice; e di questa vostra fede, cioè di questa vostra giustizia, si servirà lo Spirito Santo per confondere il mondo incredulo.

4. Ma lo Spirito Santo confonderà il mondo anche quanto a giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (Jn 16,11). Di chi si tratta, se non di colui di cui aveva già parlato prima dicendo: Ecco, viene il principe di questo mondo e in me non troverà nulla (Jn 14,30), cioè non trova nessun diritto da rivendicare, nulla che gli appartenga, cioè assolutamente nessun peccato? E' a causa del peccato, infatti, che il diavolo è il principe del mondo. Il diavolo non è certo principe del cielo e della terra e di tutto ciò che in essi si trova, cioè non è principe del mondo nel senso in cui il mondo è designato dalle parole: il mondo è stato creato per mezzo di lui. E' il principe del mondo nel senso che subito viene indicato: il mondo non lo ha riconosciuto (Jn 1,10), dove per mondo si intendono gli uomini increduli, di cui il mondo è pieno, e in mezzo al quale geme il mondo dei fedeli, che dal mondo li scelse colui per mezzo del quale il mondo è stato creato. E' di questo che lo stesso evangelista dice: Non è venuto il Figlio dell'uomo a giudicare il mondo, ma perché il mondo per mezzo di lui sia salvo (Jn 3,17). Il mondo viene condannato da lui giudice, viene soccorso da lui salvatore; perché come l'albero è pieno di foglie e di frutti, come l'aia è piena di paglia e di grano, così il mondo è pieno di increduli e di fedeli. Il principe di questo mondo, dunque, il principe di queste tenebre, cioè degli increduli, dal quale è stato tratto il mondo di cui l'Apostolo dice: Foste un tempo tenebre, ora invece siete luce nel Signore (Ep 5,8), è stato giudicato. Il principe di questo mondo, di cui altrove il Signore dice: Adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori (Jn 12,31), è stato giudicato perché irrevocabilmente destinato al giudizio del fuoco eterno. E' attraverso questo giudizio in cui il principe di questo mondo è condannato, che lo Spirito Santo confonde il mondo. Il mondo, infatti, è giudicato insieme al suo principe, di cui imita la superbia e l'empietà. Se infatti Dio - come dice l'apostolo Pietro -non perdono agli angeli peccatori, ma, gettatili nell'inferno, li relego in abissi tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio (2P 2,4), come si può dire che con tale giudizio il mondo non sarà confuso dallo Spirito Santo, quando è proprio nello Spirito Santo che l'apostolo dice queste cose? Credano dunque gli uomini in Cristo, se non vogliono essere redarguiti del peccato di incredulità, a motivo del quale gli altri non vengono rimessi; entrino a far parte del numero dei fedeli, se non vogliono essere redarguiti dalla giustizia dei credenti giustificati, che essi rifiutano di imitare; e prevengano il futuro giudizio, se non vogliono essere giudicati insieme con il principe di questo mondo, che essi seguono benché già condannato. E per non illudersi di trovare perdono, la dura superbia dei mortali tragga ammonimento dal supplizio degli angeli superbi.

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OMELIA 96

(Jn 16,12)

Jn 16,12,13


La carità e la verità.

Lo Spirito Santo guiderà i discepoli alla pienezza della verità riversando continuamente nei loro cuori la carità.

1. 1. In questo passo del santo Vangelo, dove il Signore dice ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma non sono per ora alla vostra portata (Jn 16,12), la prima cosa che bisogna domandarsi è come mai prima abbia detto: Tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi (Jn 15,15), e qui dica: Molte cose ho ancora da dirvi, ma non sono per ora alla vostra portata. A suo tempo abbiamo spiegato, come abbiamo potuto, in che senso abbia parlato di ciò che ancora non aveva fatto come se già l'avesse fatto, allo stesso modo che il profeta afferma che Dio ha fatto le cose che saranno, dicendo appunto di lui: Ha fatto le cose a venire (Is 45,11 sec LXX). Adesso forse voi volete sapere quali siano le cose che allora non erano alla portata degli Apostoli. Ma chi di noi oserà ritenersi in condizione di portare quelle cose che essi non erano capaci di portare? Per questo motivo non dovete sperare che io vi dica ciò che forse io stesso non capirei se mi venisse detto da un altro, né voi sareste in condizione di portarlo, ammesso che io sia capace di parlarvi di cose che superano la vostra capacità di intendere. E può darsi che in mezzo a voi ci sia qualcuno già in grado di intendere queste cose che gli altri ancora non sono capaci di intendere: non certo tutte le cose cui il divino Maestro si riferiva dicendo: Ho ancora molte cose da dirvi, pero qualcuna si. Ma sarebbe temerario e presuntuoso voler dire quali siano le cose che il Signore stesso non volle dire. Una cosa è certa che allora gli Apostoli, ai quali diceva: Adesso non potete seguirmi (Jn 13,36), non erano ancora in grado di morire per Cristo; e Pietro, il primo degli Apostoli, che aveva presunto di esserne già capace, fece un'esperienza negativa e dovette ricredersi. E tuttavia, in seguito, tanti uomini e donne, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, vecchi e giovani sono stati coronati dell'aureola del martirio; e si è visto che le pecore erano capaci di affrontare ciò che, quando così parlava il Signore, i pastori non erano capaci di sopportare. Si doveva forse dire a quelle pecore, nel momento del pericolo, in cui era necessario lottare fino alla morte per la verità e versare il sangue per il nome e la dottrina di Cristo, si doveva dir loro: Chi di voi oserà ritenersi capace del martirio, di cui non era stato capace Pietro, quando era sostenuto dalla viva voce del Signore? così qualcuno potrebbe sostenere che non bisogna dire al popolo cristiano, ansioso di sapere, le cose a cui il Signore si riferisce con le parole: Molte cose ho ancora da dirvi, ma non sono per ora alla vostra portata, adducendo la ragione che se non erano in grado d'intenderle gli Apostoli, sarebbero molto meno in grado di capirle loro. E invece, ci sono molti che probabilmente sono in grado di ascoltare quanto allora Pietro non era capace di comprendere, così come molti sono in grado di affrontare il martirio, che Pietro invece non era ancora in grado di affrontare. Questo soprattutto dopo la venuta dello Spirito Santo, che, quando il Signore così parlava, non era stato ancora inviato, e a proposito del quale subito aggiunge: Quando, pero, verrà lui, lo Spirito di verità, v'insegnerà tutta intera la verità (Jn 16,13), dimostrando così che gli Apostoli non erano in grado di portare le cose che egli aveva ancora da dire, perché non era ancora venuto ad essi lo Spirito Santo.

2. 2. Ecco, ammettiamo che molti, dopo la venuta dello Spirito Santo, siano in grado di portare quelle cose di cui ancora non erano capaci i discepoli prima della venuta dello Spirito Santo: forse che per questo noi conosciamo le cose che il Signore non volle dire, come le conosceremmo, leggendole o ascoltandole, se egli le avesse pronunciate? Altro è infatti sapere se noi o voi possiamo portarle o no, e altro è sapere quali siano tali verità, indipendentemente dal fatto che noi possiamo portarle o no. Dal momento che il Signore non le ha dette, chi di noi può dire se sono queste o quelle? E se qualcuno osasse dirlo, come potrà dimostrarlo? Chi sarà così facilone e temerario che pur dicendo cose vere a chi vuole, si senta di affermare, senza una particolare rivelazione, che proprio quelle sono le cose che allora il Signore non volle dire? Chi di noi, non essendo dotato di carisma profetico o apostolico, potrebbe fare una simile cosa senza incorrere in colpa gravissima di temerarietà? Ancorché trovassimo qualcuna di queste cose nei libri che godono autorità canonica, scritti dopo l'ascensione del Signore, non sarebbe ancora sufficiente, almeno che non vi troviamo anche la dichiarazione che tali cose sono proprio quelle che allora il Signore non volle dire ai suoi discepoli in quanto essi non erano in condizione di portarle. Prendiamo ad esempio, il prologo di questo Vangelo: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio, questo era in principio presso Dio (Jn 1,1-2), e le altre cose che seguono; esse sono state scritte dopo, e non si dichiara che le abbia dette il Signore Gesù quando egli era in mezzo a noi nella condizione mortale, ma sono state messe per iscritto da uno dei suoi discepoli sotto ispirazione dello Spirito Santo; ebbene, se io affermassi che queste cose sono proprio quelle che allora il Signore non volle dire perché i discepoli non erano in grado di capirle, chi di voi, ascoltandomi, non mi riterrebbe temerario? Se invece dove le leggiamo trovassimo scritto anche che sono proprio quelle, chi non vorrà credere a così autorevole apostolo?

3. Mi sembra altrettanto assurdo affermare che i discepoli non erano allora in grado di ricevere quelle rivelazioni di cose invisibili e altissime che troviamo nelle lettere degli Apostoli, scritte dopo la ascensione del Signore senza dichiarare che le disse il Signore, quando si trovava visibilmente con loro. Perché gli Apostoli non erano in condizione di ricevere quelle cose che adesso tutti possono leggere nei loro libri, tutti possono accoglierle, anche se non le capiscono? Vi sono, infatti, nella sacra Scrittura alcune cose che quanti non hanno fede, quando le leggono o le ascoltano, non le comprendono, e, dopo averle lette o ascoltate, non possono accettarle. I pagani, ad esempio, non riescono ad accettare che il mondo è stato creato da uno che fu crocifisso; i Giudei non riescono ad ammettere che chi ha abolito il sabato nel modo che lo celebrano loro, era Figlio di Dio; i sabelliani non ammettono che la Trinità è distintamente il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; gli ariani che il Figlio è uguale al Padre, e lo Spirito Santo è uguale al Padre e al Figlio; i fotiniani non accettano che Cristo non era soltanto un uomo come noi, ma era anche Dio, uguale a Dio Padre; i manichei negano che Cristo, nostro liberatore, si sia degnato di nascere nella carne e dalla carne; così tutti gli altri appartenenti alle più diverse e perverse sette, non possono tollerare quanto si trova nelle sacre Scritture e nella fede cattolica contrario ai loro errori, così come noi non possiamo tollerare le loro sacrileghe invenzioni e le loro insane menzogne. Che vuol dire infatti non poter tollerare una cosa? Vuol dire essere incapaci di portarla con animo retto. Ma quale fedele, o anche quale catecumeno, che pure non ha ancora ricevuto col battesimo lo Spirito Santo, anche se non riesce ancora ad intenderle pienamente, non legge o ascolta di buon animo tutte quelle cose che sono state scritte dopo l'ascensione del Signore con verità e autorità canonica? Com'era dunque possibile che i discepoli, anche se ancora non avevano ricevuto lo Spirito Santo, non fossero in condizione di portare qualcuna di quelle cose che furono scritte dopo l'ascensione del Signore, se adesso i catecumeni, prima ancora di ricevere lo Spirito Santo, le possono portare tutte? Poiché, se ad essi non vengono consegnati i sacramenti dei fedeli, non è perché non siano in grado di portarli, ma perché essi tanto più ardentemente li desiderano quanto più grande è il mistero in cui sono avvolti.

(Progredire nella carità.)

4. Sicché, o carissimi, non aspettatevi di ascoltare da noi quelle cose che allora il Signore non volle dire ai discepoli, perché non erano ancora in grado di portarle; ma cercate piuttosto di progredire nella carità, che viene riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi è stato donato (Rm 5,5), di modo che, fervorosi nello spirito e innamorati delle realtà spirituali, possiate conoscere, non mediante segni che si mostrino agli occhi del corpo, né mediante suoni che si facciano sentire alle orecchie del corpo, ma con lo sguardo e l'udito interiore, la luce spirituale e la voce spirituale che gli uomini carnali non sono in condizione di portare. Non si può infatti amare ciò che s'ignora del tutto. Ma quando si ama ciò che in qualche modo si conosce, in virtù di questo amore si riesce a conoscerlo meglio e più profondamente. Se dunque progredirete nella carità, che in voi riversa lo Spirito Santo, egli vi insegnerà tutta la verità (Jn 16,13), o, come si trova in altri codici, egli vi guiderà verso la verità totale; per cui vien detto in un salmo: Guidami, o Signore, nella tua via, e camminero nella tua verità (Ps 85,11). E così non avrete bisogno di dottori esterni per apprendere quelle cose che allora il Signore non volle dire, ma basterà che vi lasciate tutti ammaestrare da Dio (Jn 6,45); per cui sarete in grado di contemplare con la vostra anima le cose che avete appreso e creduto attraverso le letture e le spiegazioni ricevute dal di fuori circa la natura incorporea di Dio, che non può essere circoscritta da alcun luogo né estesa come una massa enorme attraverso l'immensità dello spazio, ma è in ogni luogo tutta intera, perfetta ed infinita, senza splendore di colori né configurazioni di linee, senza segni letterali e senza successione di sillabe. Ecco, forse vi ho detto qualcosa che viene di lassù, e tuttavia voi l'avete ricevuto, e non soltanto siete riusciti a sopportarlo, ma vedo che perfino l'avete ascoltato con piacere. Se pero il Maestro interiore, che quando parlava ancora esteriormente ai discepoli, disse: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle, volesse dirci interiormente ciò che io vi ho detto circa la natura incorporea di Dio, ma nel modo come lo dice ai santi angeli, che vedono sempre la faccia del Padre (Mt 18,10), ancora non saremmo capaci di accogliere la sua rivelazione. Tenendo conto di questo, non credo che l'annuncio: vi insegnerà tutta la verità, oppure: vi guiderà verso tutta la verità possa realizzarsi pienamente per qualcuno, chiunque egli sia, in questa vita: chi infatti, vivendo in questo corpo che si corrompe e appesantisce l'anima (Sg 9,15), potrà conoscere tutta la verità, se l'Apostolo dice: conosciamo solo in parte? Ma è lo Spirito Santo, di cui adesso abbiamo ricevuto il pegno (2Co 1,22), a garantire che noi perverremo a quella pienezza di cui il medesimo Apostolo parla: Allora vedremo faccia a faccia, e aggiunge: Ora conosco solo in parte, allora conoscero anch'io come sono conosciuto (1Co 13,9 1Co 12). Non è dunque in questa vita che sapremo tutto e che raggiungeremo quella perfetta conoscenza che il Signore ci promise nel futuro per mezzo della carità dello Spirito, dicendo: Egli vi insegnerà tutta la verità, oppure: vi guiderà in tutta la verità.

1. 5. Stando così le cose, vi esorto, dilettissimi, in nome della carità di Cristo, a guardarvi dai torbidi impostori e dalle sette piene di contaminazioni, di cui l'Apostolo dice: Quanto fanno costoro in segreto è vergognoso perfino a parlarne (Ep 5,12). Infatti essi, accingendosi ad insegnare le loro orrende turpitudini, intollerabili a qualsiasi orecchio umano, diranno che tali cose son quelle a cui il Signore si riferiva quando disse: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle, asserendo anche che è dovuto allo Spirito Santo se possono attuare cose tanto immonde e nefande. Ma altro sono le abominevoli cose che il pudore umano non è in grado di tollerare, e altro sono le cose sublimi che la debolezza umana è incapace di portare: le prime si compiono nei corpi degli svergognati, le seconde trascendono qualsiasi natura corporea; quelle si consumano nella carne impura, queste possono appena essere percepite da una mente pura. Rinnovatevi nello spirito della vostra mente (Ep 4,23) -esorta l'Apostolo -per discernere ciò che Dio vuole, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,2); affinché radicati e fondati nella carità, possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza e la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo superiore a ogni conoscenza, onde siate ricolmi di ogni pienezza di Dio (Ep 3,17-19). E' in questo modo che lo Spirito Santo vi insegnerà tutta la verità, riversando sempre più nei vostri cuori la carità.


Agostino - Commento Gv 94