Agostino Salmi 45

SUL SALMO 45

45 Ps 45

ESPOSIZIONE

Discorso al popolo

Il salmo parla della passione di Cristo.

1. [v 1.] Parliamo ormai alla vostra Carità di cose che vi sono notissime, e nelle quali non dobbiamo trattenerci; poiché è bene parlare brevemente di ciò che conoscete. Nei figli di Core dobbiamo dunque vedere noi stessi. Ricordo che sapete che Core significa Calvizie, e che nostro Signore, poiché fu crocifisso nel luogo del Calvario, trascinò con sé molti, come quel chicco di grano che sarebbe rimasto solo se non fosse morto (Cf. Jn 12,24); e coloro che sono stati trascinati, sono chiamati figli di Core. Questo nel mistero. Quanto al resto non so chi furono i figli di Core a quel tempo in cui queste cose erano cantate (Cf. Cr 1Ch 26,1); ma è lo spirito che ci deve vivificare, la lettera non ci deve ottenebrare (Cf. 2Co 3,6). Dobbiamo pertanto vedere qui noi stessi, e osservate se le cose che seguono, cioè le cose che contiene il testo di questo salmo, ci convengono; e ritroviamo qui noi stessi, se siamo uniti alle membra di quel corpo il cui Capo è in cielo, dove è asceso traverso la Passione, per condurre con sé nell’abbondanza coloro che giacevano nell’umiltà raccogliendo il frutto della pazienza. È stato detto dunque: Fino alla fine per i figli di Core, salmo per i segreti. Dunque segreto; ma sapete che colui che fu crocifisso nel luogo del Calvario squarciò il velo, affinché i segreti del tempio fossero rivelati (Cf. Mt 27,51). Ebbene poiché la croce del nostro Signore è stata la chiave con la quale i segreti sono stati aperti, crediamo che egli verrà a noi per rivelarci appunto tali segreti. Nelle parole fino alla fine, sempre dobbiamo intendere Cristo, perché fine della legge è Cristo a giustificazione per ogni credente (Rm 10,4). È detta fine, non perché consuma, ma perché adempie. Infatti diciamo finito il cibo che si è mangiato, e finita la tunica che è stata tessuta: quello è finito perché è stato consumato, questa perché è stata completata. Poiché dunque non abbiamo ove andare oltre ciò verso cui tendiamo quando perverremo a Cristo, egli stesso è detto fine della nostra corsa. Né dobbiamo credere che, quando saremo giunti a lui, dovremo compiere qualche altro sforzo per giungere fino al Padre. È questo infatti che credeva anche Filippo, quando disse al Signore: Signore, mostraci il Padre, e ci basta. Chi dice: Ci basta, cerca il termine ultimo della sazietà e della perfezione. Ed egli gli rispose: Da tanto tempo sono con voi, e non mi avete conosciuto? Filippo, chi vede me, vede anche il Padre (Jn 14, 8, 9). Abbiamo dunque in lui il Padre, poiché egli è nel Padre e il Padre è in lui, ed egli e il Padre sono una sola cosa (Cf. Jn 10,30).

L'uomo è un rifugio  poco sicuro.

157 2. [v 2.] Che cosa dunque ci ammonisce qui colui che canta e nel quale dobbiamo riconoscere la nostra voce, sempre che nutriamo gli affetti che nutre questa voce? Dio è nostro rifugio e forza. Vi sono certi rifugi in cui non c’è la forza, e chiunque in essi si rifugia si indebolisce, anziché rafforzarsi. Ti rifugi ad esempio in qualche grande di questo secolo per farti un amico potente; ti sembra un rifugio. Ma tanto incerte sono le cose di questo mondo, e tanto sono frequenti le quotidiane rovine dei potenti che, quando a tale rifugio sarai giunto, comincerai a temere ancora di più. Prima infatti temevi soltanto per te; quando ti sarai rifugiato presso quel tale, temerai anche per lui. Molti che hanno trovato scampo in tali rifugi, alla caduta di coloro in cui si erano rifugiati, sono stati anch’essi perseguitati; e nessuno li avrebbe perseguitati, se non si fossero rifugiati in costoro. Tale non è il nostro rifugio, il nostro rifugio è forza: quando in esso ci saremo rifugiati, saremo forti.

Purifichiamo la coscienza vi ritroveremo  Dio nostro rifugio.

3. Soccorso nelle tribolazioni che gravemente ci hanno assalito. Sono molte le tribolazioni, e nelle tribolazioni ci dobbiamo rifugiare in Dio; sia che si tratti di tribolazioni nella vita familiare, sia che si tratti della salute del corpo, sia di pericoli che corrono i nostri cari, sia che esse si riferiscano a qualsiasi altra cosa necessaria al sostentamento di questa vita, per il cristiano non deve esserci nessun altro rifugio all’infuori del suo Salvatore, il suo Dio; quando si sarà rifugiato in Lui si sentirà forte. Egli di per sé non è forte, e neppure può essere una forza per se stesso; ma il Signore sarà la sua forza, lui che si è fatto il suo rifugio. Tuttavia, fratelli carissimi, tra tutte le tribolazioni dell’anima umana nessuna è più grande della coscienza delle proprie colpe. Infatti, se la coscienza non è ferita e se l’interno dell’uomo che si chiama coscienza è sano, ovunque l’uomo subisca tribolazioni, in essa si rifugerà, e in essa troverà Dio. Ma se nella coscienza non c’è pace per la sovrabbondanza delle iniquità, e quindi non c’è Dio, che cosa farà l’uomo? Dove si rifugerà quando comincerà a subire tribolazioni? Fuggirà dalla campagna alla città, dalla piazza alla casa, dalla casa alla sua camera, e continuerà a soffrire. Dalla camera ormai non ha più dove fuggire, se non nell’intimità della sua anima. Ora se ivi c’è il tumulto, se ivi c’è il fumo dell’ingiustizia, la fiamma del delitto, non vi si può rifugiare. Ne è scacciato, e quando è cacciato da lì, è scacciato da se stesso. Ecco che trova il suo nemico proprio là dove si era rifugiato; dove fuggirà da se stesso? Dovunque fuggirà trascina se stesso dietro di sé; e ovunque trascinerà se stesso in tali condizioni, da se medesimo si tormenta. Queste sono le tribolazioni che gravemente tormentano l’uomo, non ve ne sono di più gravi; non ve ne sono di più gravi perché non ve ne sono di più intime. Fratelli carissimi, quando gli alberi vengono abbattuti e vengono lavorati dagli artigiani, talvolta in superficie sembrano danneggiati e marci; ma l’artigiano guarda le midolla interiori del legno, e se trova che il legno nell’intimo è sano, è certo che sarà duraturo nella costruzione. Non si preoccuperà troppo della superficie danneggiata, quando vede che l’interno è sano. Nell’uomo non c’è nulla di più intimo della coscienza. A che dunque gli giova che sia sano ciò che è esterno, mentre è putrefatto l’intimo della coscienza? Penose, veementi ed eccessive sono queste tribolazioni, come dice il salmo. Tuttavia anche in esse il Signore si è fatto nostro soccorso, rimettendo i peccati. Solo l’indulgenza sana la coscienza degli iniqui. Se il debitore del fisco dichiara di trovarsi in grandi tribolazioni di fronte alle difficoltà della sua casa, quando vede di non poter pagare, e dichiara di soffrire tali grandi tribolazioni ogni anno perché ogni anno vengono gli esattori, e non respira se non sperando nella remissione dei suoi debiti terreni; ebbene come potrà rendere ciò che deve per la sua cattiva coscienza, colui che è in debito delle pene causate dall’abbondanza delle sue colpe, dal momento che quando avrà pagato egli stesso perirà? Assolvere a questo debito significa infatti scontare la pena. Non ci resta dunque che poter essere sicuri della sua indulgenza; purché, ricevuta l’indulgenza, non ritorniamo di nuovo a contrarre altri debiti.

Il Signore nostro medico muore per darci la sua forza.

4. Si può pensare che questi figli di Core siano gli uomini ai quali Pietro parlò negli Atti degli Apostoli, mentre erano intenti ad ammirare i miracoli dell’avvento dello Spirito Santo, allorché tutti coloro sui quali esso era disceso parlavano in tutte le lingue. Annunziava infatti loro quel Cristo, che aveva tanta potenza da inviare lo Spirito Santo. Coloro che lo avevano crocifisso con le loro mani, pensando come era degno di disprezzo quando era stato ucciso da loro, e come invece fosse divenuto sublime e potente presso Dio nell’aver riempito di Spirito Santo gli idioti e nell’aver reso eloquenti le lingue di coloro che erano incapaci di parlare, profondamente compunti dissero: Che cosa faremo? Queste erano le gravi tribolazioni che li avevano assaliti. Perché non essi avevano trovato i loro peccati, ma i loro peccati erano stati scoperti alla denunzia degli Apostoli. Perciò le tribolazioni avevano trovato loro, non loro avevano trovato le tribolazioni. Infatti che cosa dice l’uomo quando, senza essere stato avvertito da nessuno, considera la sua opera e prega Dio? Ho trovato la tribolazione e il dolore, e ho invocato il nome del Signore (
Ps 114,3 Ps 4). Una è dunque la tribolazione che tu trovi, e un’altra è quella che trova te. Tuttavia in ambedue, sia in quella che trova te sia in quella che tu trovi, per scacciarle devi pregare colui che è “soccorso nelle tribolazioni”. Infatti colui che l’aveva trovata, disse: E il nome del Signore ho invocato; e coloro che erano nelle tribolazioni, dalle quali avevano dichiarato di essere stati assaliti, dissero: Dio nostro rifugio e forza, soccorso nelle tribolazioni che gravemente ci hanno assalito. Ma poiché si è fatto soccorso, in che modo è divenuto tale? Dice l’Apostolo: Contriti nel cuore dissero: che cosa faremo? Come presi da una grande disperazione. Colui che noi abbiamo ucciso è tanto grande, e noi dove saremo? Rispose Pietro: Pentitevi e ciascuno di voi si battezzi nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e i vostri peccati saranno rimessi (Ac 2,4 Ac 37 Ac 38). Non potevano pensare niente di più grave di questo peccato. Quale peccato è più grave per il malato quanto l’uccisione del medico? Che cosa di più grave può fare un malato che uccidere il suo medico? E se ciò è perdonato, che cosa non sarà perdonato? Orbene da colui che è chiamato: Rifugio e forza, ricevettero una grande sicurezza. Ciascuno di voi si battezzi nel nome del Signore nostro Gesù Cristo: nel nome di colui che avete ucciso battezzatevi, e i vostri peccati sono rimessi. Anche se avete conosciuto tardi il medico, bevete ormai sicuri il sangue che avete sparso.

5. [v 3.] Infine ricevuta tanta sicurezza, che cosa dicono? Per questo non temeremo, quando si turberà la terra. Poco prima erano preoccupati, subito sono divenuti sicuri, e dalle gravi tribolazioni sono passati ad una grande tranquillità. Perché Cristo per loro dormiva, perciò si erano turbati; Cristo si è svegliato come abbiamo dianzi letto nel Vangelo, ha comandato ai venti ed essi si sono calmati (Cf. Mt 8,24-26). Perché Cristo è nel cuore di ognuno per mezzo della fede, e ci fa comprendere che il cuore che dimentica la fede è sconvolto come una barca nella tempesta di questo secolo; si è turbato come se Cristo dormisse; ma svegliatosi Cristo, sopraggiunge la tranquillità. Che dice infatti lo stesso Signore? Dov’è la vostra fede? (Lc 8,25) Il Cristo svegliato ha risvegliato la fede, affinché ciò che si era verificato nella barca, si verifichi anche nei loro cuori. Soccorso nelle tribolazioni che gravemente ci hanno assalito. Così egli ha fatto affinché nel cuore ci fosse una grande tranquillità.

La fede dei Gentili in Cristo.

6. Osservate tale tranquillità: Per questo non temeremo quando si turberà la terra, e i monti saranno trasportati nel cuore del mare. Allora non temeremo. Cerchiamo i monti trasportati; e se potremo trovarli è chiaro che in ciò è la nostra sicurezza. Disse infatti il Signore ai discepoli: Se avrete fede come un granello di senape, direte a questo monte: togliti e gettati in mare, e così accadrà (Mt 17,19). Forse dicendo a questo monte disse di se stesso; è chiamato infatti monte: negli ultimi tempi sarà manifesto il monte del Signore. Ma questo monte è collocato sopra altri monti; perché anche gli Apostoli sono monti che portano questo monte. Continua infatti: Negli ultimi tempi sarà manifesto il monte del Signore posto sulla vetta dei monti (Is 2,2). Trascende dunque le vette di tutti i monti, e in cima a tutti i monti è posto; perché i monti annunziano il monte. Il mare invece significa questo secolo, a paragone del quale il popolo dei Giudei sembrava come terra. Non era infatti retto dall’amarezza dell’idolatria, ma era come terra arida circondata dall’amarezza del mare dei Gentili. Nel futuro doveva turbarsi la terra, cioè doveva essere sconvolta quella stessa gente Giudea, e i monti dovevano essere trasportati nel cuore del mare, cioè, per primo, quello stesso grande monte posto sulla vetta dei monti. Abbandonò infatti il popolo Giudeo, e si portò tra le genti; fu trasportato dalla terra al mare. E da chi fu trasportato? Dagli Apostoli ai quali aveva detto: Se avrete in voi fede quanto un granello di senape, direte a questo monte: Togliti e gettati nel mare, e accadrà; cioè per mezzo della vostra fedelissima predicazione accadrà che questo monte, cioè io stesso, sarò annunziato tra le Genti, sarò glorificato tra le Genti, sarò dalle Genti riconosciuto, e accadrà ciò che di me è stato predetto: il popolo che non ho conosciuto, mi ha servito (Ps 17,45). Ma quando anche questi monti sono stati trasportati? Ce lo indicherà la Scrittura di Dio. Quando l’Apostolo predicava ai Giudei, essi respinsero la parola e Paolo disse: Eravamo stati mandati a voi, ma poiché avete respinto la parola di Dio, andiamo alle genti (Ac 13,46). I monti sono stati trasportati nel cuore del mare. Perché veramente le genti hanno creduto ai monti, tanto che quei monti erano nel cuore del mare; non come i Giudei dei quali è detto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me (Is 29,13 Mt 15,8). Tutto questo che riguarda il Nuovo Testamento, il Signore ha promesso per mezzo del profeta, dicendo: Porrò le mie leggi nei loro cuori (Jr 31,33 He 8,10). Queste leggi, questi comandamenti sono stati indicati per mezzo degli Apostoli alla fede e alla fiducia di tutte le genti, e si è detto che i monti sono stati trasportati nel cuore del mare. Allora noi non temeremo. Chi siamo noi che non temeremo? Siamo coloro che sono contriti nel cuore, per non finire nel numero dei Giudei reprobi, che sono come rami spezzati. Alcuni di loro infatti hanno creduto, e si sono uniti agli Apostoli che predicavano. Temano dunque coloro che i monti hanno abbandonato; quanto a noi non ci siamo allontanati dai monti; e quando sono stati trasportati nel cuore del mare, li abbiamo seguiti.

Il Signore protegge la sua Chiesa da ogni pericolo.

7. [v 4.] E che accade dopo, inseguito al fatto che i monti sono stati trasportati nel cuore del mare? State attenti e osservate la verità. Tutte queste cose, quando erano dette, erano oscure, perché non erano ancora accadute; ma ora che sono accadute, chi non le comprende? Sia libro per te la pagina divina affinché tu ascolti queste cose; e sia libro per te il mondo intero, affinché tutte queste cose tu veda. In questi codici leggono tali cose solo coloro che conoscono le lettere; in tutto il mondo legge anche lo stolto. Che cosa è accaduto dunque quando i monti sono stati trasportati nel cuore del mare? Hanno risuonato e sono state turbate le sue acque. Quando veniva predicato il Vangelo gli Ateniesi dicevano: Che cos’è questo? Costui sembra l’annunziatore di divinità esotiche (Ac 17,18). Gli Efesini, dal canto loro, tentarono di uccidere con una sedizione gli Apostoli, quando nel teatro fecero tanto tumulto per la loro Diana, da gridare: Grande è la Diana per gli Efesini (Ac 19,28). Ma non avevano alcun timore, tra questi frutti e questi ruggiti del mare, coloro che avevano trovato riparo in quel rifugio. L’apostolo Paolo voleva infatti entrare nel teatro, ma fu richiamato dai discepoli, perché era ancora necessario che restasse vivo per loro. Ma tuttavia hanno risuonato e sono state turbate le sue acque; scossi sono stati i monti di fronte alla sua forza. Alla forza di chi? del mare o non piuttosto di Dio del quale è detto: rifugio e forza, soccorso nelle tribolazioni che gravemente ci hanno assalito? I monti, cioè i potenti di questo secolo, sono stati scossi. Altri sono infatti i monti di Dio, ed altri i monti del secolo: i monti del secolo hanno per capo il diavolo; i monti di Dio hanno per capo Cristo. Ma per mezzo di questi monti sono stati scossi quegli altri monti. Allora gridarono contro i Cristiani quando furono scossi i monti dai ruggenti flutti; e i monti sono stati scossi e il movimento delle acque ha prodotto in terra una grande scossa. Ma per chi tutto questo è accaduto? Per quella città fondata sopra la pietra. Risuonano le acque, sono scossi i monti, il Vangelo è annunziato. E che fai tu, città di Dio? Ascolta quanto segue.

8. [v 5.] La piena del fiume allieta la città di Dio. Mentre i monti sono scossi, mentre il mare incrudelisce, Dio non abbandona la sua città per mezzo della piena del fiume. Che cos’è questa piena del fiume? È quella inondazione dello Spirito Santo della quale diceva il Signore: Se qualcuno ha sete, venga e beva; e chi crede in me fluiranno dal suo ventre fiumi di acqua viva. Questi fiumi dunque fluivano dal ventre di Paolo, di Pietro, di Giovanni, degli altri Apostoli, e degli altri fedeli Evangelisti. Siccome questi fiumi fluiscono da un fiume solo, molte piene del fiume allietano la città di Dio. Infatti affinché sappiate che tutto questo è detto dello Spirito Santo, nello stesso Vangelo subito dopo l’Evangelista dice: Ma questo diceva dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che in lui avrebbero creduto. Ma lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato (Jn 7,37-39). Glorificato Gesù dopo la resurrezione, glorificato dopo l’ascensione, nel giorno di Pentecoste è venuto lo Spirito Santo, ha ricolmato i credenti, ed essi hanno parlato in tutte le lingue (Cf. Ac 2,4) e hanno incominciato ad annunziare il Vangelo alle genti. Per questo la città di Dio si allietava, mentre il mare era turbato dal ruggito delle sue acque, mentre i monti erano scossi e cercavano che cosa fare, in qual modo respingere la nuova dottrina, in qual modo sradicare dalla terra la stirpe dei Cristiani. Contro chi lottavano? Contro la piena del fiume che allietava la città di Dio. Per questo mostra anche di quale fiume parli, in quanto esso significava lo Spirito Santo: La piena del fiume allieta la città di Dio. E che cosa segue dopo? L’Altissimo ha santificato la sua tenda. Ebbene, se subito dopo viene la parola della santificazione, è chiaro che in quella piena del fiume si deve intendere lo Spirito Santo, nel quale è santificata ogni pia anima che crede in Cristo, tanto da divenire cittadina della città di Dio.

158 9. [v 6.] Dio sta al centro di lei ed ella non vacillerà. Incrudelisca il mare, si scuotano i monti: Dio sta al centro di lei ed ella non vacillerà. Che significa: al centro di lei? È come se Dio stesse in un solo luogo e fosse circondato da coloro che credono in lui. Dio ha dunque bisogno di uno spazio, ed estese sono le cose che lo circondano, mentre in un luogo ristretto è colui che è circondato? Niente di tutto questo. Non pensate niente di simile di Dio, che non è contenuto in nessun luogo, e la cui sede è la coscienza degli uomini pii; e tanto la sede di Dio è nei cuori degli uomini che, se un uomo è precipitato da Dio, Dio resta in sé, e non cade, come se non trovasse dove restare. Piuttosto che chinarsi verso di te, ti solleva infatti affinché tu sia in lui, tanto che cadi, se ti sottrai a lui. Se egli si sottrae, sei tu che cadi; se tu ti sottrai a lui, egli non cade. Che significano dunque le parole: Dio sta al centro di lei? Significano che Dio è equo con tutti, e non ascolta nessuno. Allo stesso modo infatti in cui chi è nel mezzo ha uguale spazio da tutti i lati, così Dio è detto essere al centro, perché provvede a tutti con equanimità. Dio sta al centro di lei ed ella non vacillerà. Perché non vacillerà? Perché Dio è nel suo mezzo. Dio la aiuterà con il suo volto. Egli è soccorso nelle tribolazioni, che gravemente ci hanno assalito. Dio l’aiuterà con la sua presenza. Che significa: con la sua presenza? Con il suo manifestarsi. In qual modo Dio si manifesta, tanto che noi avvertiamo la sua presenza? Ve ne sto parlando, abbiamo appreso che Dio è presente per mezzo delle sue opere. Quando riceviamo da lui qualche soccorso, tanto che non vi è assolutamente dubbio che esso ci è stato concesso dal Signore, Egli si fa presente a noi. Dio l’aiuterà con la sua presenza.

10. [v 7.] Turbate sono le genti. In qual modo sono turbate? Perché sono turbate? Per distruggere la città di Dio, al cui centro è Dio? Per rovesciare la tenda santificata che Dio aiuta con la sua presenza? No. Ormai le genti sono turbate per la loro salvezza. Che cosa segue infatti? E chinati sono i regni. Chinati - dice - sono i regni, cioè non sono più eretti per incrudelire, ma sono chinati per adorare. Quando si sono chinati i regni? Quando è accaduto ciò che è stato predetto in un altro salmo: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno (
Ps 71,11). Quali cose ha fatto per indurre i regni a chinarsi? Ascolta quali cose ha fatto: l’altissimo ha fatto sentire la sua voce, e scossa si è la terra. I fanatici degli idoli, come le rane dalle paludi, strepitavano tanto più tumultuosamente quanto più sordido era il fango e lo sterco in cui si trovavano. E che rapporto c’è tra lo strepito delle rane e i tuoni delle nubi? Perché dalle nubi ha fatto sentire l’altissimo la sua voce, e scossa si è la terra; ha tuonato dalle sue nubi. Che cosa sono le sue nubi? Sono i suoi Apostoli, i suoi predicatori, dai quali con i precetti tuonava, e con i miracoli lampeggiava. Essi stessi sono le nubi e i monti: sono i monti per la loro altezza e saldezza, nubi per la pioggia e la fecondità. Hanno infatti irrigato la terra queste nubi, delle quali è detto: l’altissimo ha fatto sentire la sua voce, e scossa si è la terra. Da queste nubi è minacciata quella vigna sterile donde i monti sono stati trasferiti per essere portati nel cuore del mare: Comanderò - dice - alle mie nubi che non piovano sopra di essa (Is 5,6). Questo si è realizzato in ciò che abbiamo detto, quando i monti sono stati trasportati nel cuore del mare; quando è stato detto: eravamo stati mandati a voi, ma poiché voi avete respinto la parola di Dio, andiamo alle genti (Ac 13,46), si sono adempiute le parole: Comanderò alle mie nubi, affinché non piovano sopra di essa. Il popolo giudeo è infatti rimasto qui, come un vello secco nell’aia. Sapete che anche questo è accaduto in un certo miracolo. L’aia era secca, solo il vello era bagnato, ma la pioggia non si manifestava nel vello (Cf. Jg 6,37 Jg 38). Così anche il mistero nel Nuovo Testamento non era manifesto alla gente giudea. Ciò che là era il vello, qui è il velo; velato infatti era il mistero nel vello. Ma nell’aia, cioè in tutte le genti, è apparso il Vangelo di Cristo; la pioggia si è manifestata, scoperta è la grazia di Cristo, non è più coperta dal velo. Ma affinché da esso esca la pioggia, si è manifestato il vello. Schiacciandolo hanno separato da sé Cristo, e il Signore ormai ha riempito l’aia con le sue nubi, ed il vello è rimasto secco. Per questo dunque l’Altissimo ha fatto sentire la sua voce da queste nubi, la voce per cui mezzo i regni sono stati indotti a chinarsi e ad adorare.

Fiducia nella protezione divina.

11. [v 8.] Il Signore degli eserciti è con noi, nostro difensore il Dio di Giacabbe. Non un uomo qualsiasi, non una qualunque potestà, non un angelo, non una qualsiasi creatura, terrena o celeste, ma il Signore degli eserciti è con noi, nostro difensore il Dio di Giacobbe. Colui che ha rimandato gli angeli, è venuto dopo gli angeli, è venuto perché gli angeli lo servissero, è venuto per rendere gli uomini uguali agli angeli. Grande grazia. Se Dio è per noi, chi è contro di noi? Signore degli eserciti con noi. Che significa Signore degli eserciti con noi? Se Dio è per noi, ripeto, chi è contro di noi? Colui che non ha risparmiato il suo Figlio ma per tutti noi lo ha dato, in qual modo non ha donato a noi tutte le cose insieme con lui? (Rm 8,  31 32) Siamo dunque sicuri, nutriamo nella tranquillità del cuore la buona coscienza con il pane del Signore. Signore degli eserciti con noi, nostro difensore il Dio di Giacobbe. Qualunque sia la tua debolezza, osserva chi è che ti sostiene. Se uno è malato, chiama il medico; il medico dice che il malato è sotto la sua protezione. Chi lo cura? Egli. Grande è la speranza di salvezza, perché un grande medico lo cura. Quale medico? Qualsiasi medico, all’infuori di quello, è un uomo; qualsiasi medico, all’infuori di quello, che viene per curare un infermo, può a sua volta il giorno dopo ammalarsi. Nostro difensore il Dio di Giacobbe. Fatti piccolo, fanciullo, come i fanciulli che vengono presi tra le braccia dai genitori. Coloro infatti che non sono accolti sono abbandonati; coloro che sono accolti, sono nutriti. Credi dunque che Dio ti prenda allo stesso modo che tua madre ti ha accolto bambino? Non così, Dio ti prende per l’eternità. Tua è infatti la voce in quel salmo: Poiché il mio padre e la mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore si è preso cura di me (Ps 26,10). Nostro difensore il Dio di Giacobbe.

Umiltà di Cristo nella sua venuta e nècessità della nostra fede.

12. [v 9.] Venite e vedete le opere del Signore. Che ha fatto ormai il Signore per questa protezione? Osserva il mondo intero, vieni e vedi. Perché se non vieni non vedi; se non vieni non credi; se non credi stai lontano. Ma se credi, vieni; se credi, vedi. In qual modo, infatti, si viene a questo monte? Forse a piedi? Forse con le navi? Forse con le ali? Forse con i cavalli? Per quanto si riferisce agli spazi e ai luoghi, affinché tu non ti affatichi, e tu non ti turbi, egli stesso viene a te. Infatti da una piccola pietra è cresciuto, è divenuto un grande monte, tanto da riempire tutta la faccia della terra. Perché vuoi dunque venire a lui passando attraverso la terra, a lui che ha riempito la terra? Ecco che ormai viene; svegliati! Crescendo sveglia anche i dormienti, purché non sia in loro tanto sonno da renderli ostinati anche contro il monte che viene, ma stiano a sentire: Svegliati tu che dormi, e levati dai morti, e Cristo ti illuminerà (Ep 5,14). Era molto infatti per i Giudei vedere la pietra. Perché quella pietra era ancora piccola; giustamente disprezzarono la pietra piccola, disprezzandola vi inciamparono e inciampando sono stati sfracellati; non resta solo che siano stritolati. Perché questo è detto di quella pietra: Chi inciamperà in quella pietra, si sfracellerà; su chi cadrà quella pietra lo stritolerà (Lc 20,18). Una cosa è essere sfracellati, un’altra essere stritolati: essere sfracellati è meno che essere stritolati; ma colui che viene dall’alto stritolerà soltanto chi avrà già sfracellato quando giaceva umile. Orbene nostro Signore prima di venire è giaciuto umile tra i Giudei, ed essi hanno inciampato in lui e sono stati sfracellati; poi verrà alto e luminoso nel suo giudizio, grande e potente; non debole per essere giudicato, ma forte per giudicare, e stritolerà coloro che sono stati sfracellati inciampando in lui. Perché egli è pietra di inciampo e pietra di scandalo per coloro che non credono (Cf. 1P 2,8). Dunque, fratelli carissimi, non c’è da stupirsi se i Giudei non riconobbero e disprezzarono colui che come una piccola pietra giaceva dinanzi ai loro piedi; c’è da stupirsi di quelli che ancora non vogliono riconoscere questo monte tanto grande. I Giudei, non vedendo la piccola pietra, inciamparono, gli eretici inciampano nel monte. Perché ormai è cresciuta quella pietra, ormai noi diciamo ai Giudei: ecco, compiuta è la profezia di Daniele: La pietra - che era piccola - è diventata un grande monte ed ha riempito tutta la terra (Da 2,35). Perché inciampate in lui, e non salite su di lui? Chi è tanto cieco da inciampare nel monte? Come se egli fosse venuto a te perché tu abbia qualcosa in cui inciampare, e tu non abbia qualcosa in cui salire. Venite, saliamo sul monte del Signore (Is 2,3). Questo ha detto Isaia: Venite, saliamo. Che significa: Venite, saliamo? Venite significa credete, saliamo, significa progrediamo. Ma questi non vogliono né venire, né salire, né credere, né progredire. Latrano contro il monte. Già tante volte sono stati sfracellati inciampando contro di lui, e non vogliono salire, preferiscono sempre inciampare. Diciamo loro: Venite e vedete le opere del Signore, e i prodigi da lui fatti sulla terra. Sono detti prodigi, perché indicano qualcosa, quei segni dei miracoli che furono fatti allorché il mondo credette. E che cosa fu fatto da allora, e che cosa indicano?

Superbia e umiltà. La vittoria dono di Dio.

13. [v 10.] Togliendo via le guerre sino ai confini della terra. Vediamo che questo non è ancora stato realizzato: ci sono ancora guerre tra i popoli per il potere; tra le sette, tra i Giudei, tra i Pagani, i Cristiani, gli eretici, vi sono guerre e le guerre si fanno sempre più frequenti; alcuni combattono per la verità, altri per l’errore. Non si sono dunque realizzate ancora le parole: Togliendo via le guerre fino ai confini della terra? Ma forse si realizzeranno. Oppure si sono già compiute anche ora? In parte si sono compiute; nel grano sì, nella zizzania no. Che significano dunque le parole: Togliendo via le guerre fino ai confini della terra? Parla delle guerre, con le quali si combatte contro Dio? Chi combatte contro Dio? L’empietà. E che cosa può fare l’empietà a Dio? Niente. Che cosa può causare alla pietra un vaso di argilla sbattuto contro di lei, anche se è sbattuto con grande violenza? Tanto più grande è il danno che procura a se stesso quanto più grande è l’impeto con cui colpisce. Grandi erano queste guerre, frequenti. L’empietà combatteva contro Dio, e i vasi d’argilla erano stritolati; perché gli uomini presumevano troppo di sé, e si ripromettevano troppo dalla loro forza. Dello scudo della presunzione ha parlato anche Giobbe a proposito di un empio: E corse contro Dio a testa alta con la massa dei suoi scudi (Jb 15,16). Che significa: a testa alta con la massa dei suoi scudi? Significa presumendo troppo dalla sua difesa. Forse che erano così quelli che dicevano: Dio nostro rifugio e forza, soccorso nelle tribolazioni che gravemente ci hanno assalito? Oppure colui che diceva in un altro salmo: Perché non spererò nell’arco, io, e il mio braccio non mi salverà (Ps 43,7)? Quando uno sa di non essere niente in se stesso e non conta sul proprio aiuto, vede che le sue armi sono spezzate, e le guerre cessano. Tali guerre infatti ha distrutto quella voce dell’Altissimo scesa dalle nubi sante, e al cui tuono la terra si scosse, e i regni si chinarono; ha tolto di mezzo queste guerre fino ai confini della terra. Spezzerà l’arco, e frantumerà le armi, e gli scudi brucerà col fuoco. L’arco, le armi, gli scudi, il fuoco. L’arco sono le insidie, le armi un attacco pubblico, lo scudo la vana speranza della presunzione. Il fuoco con cui tutte queste cose sono bruciate è quello di cui il Signore dice: Sano venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12,49). Di questo fuoco un altro salmo dice: E non c’è chi si sottragga al suo calore (Ps 18,7). Ardendo questo fuoco, in noi non resterà alcuna arma dell’empietà, è necessario che tutte siano spezzate, stritolate, bruciate. Tu rimani inerme non avendo da te stesso alcun aiuto; e quanto più sei debole e senza armi, tanto più ti accoglie colui del quale è detto: Nostro difensore il Dio di Giacobbe. Se il tuo valore è in te, sarai necessariamente turbato. Getta via le armi delle quali tanto presumevi; ascolta il Signore che dice: Ti basti la mia grazia. Di’ anche tu: Quando sono debole, allora sono forte. Le parole sono dell’Apostolo. Aveva perduto tutte le armi della sua forza, colui che diceva: Non mi glorierò se non nelle mie debolezze (2Co 12,9 2Co 10). È come se avesse detto: non corro contro Iddio a testa alta con la massa dei miei scudi, io che prima ero bestemmiatore, persecutore e offensore; ma per questo ho ottenuto misericordia, affinché Cristo Gesù mostrasse in me tutta la sua paziente bontà sicché servissi di esempio a coloro che avrebbero creduto in lui per la vita eterna (1Tm 1,13 1Tm 16). Togliendo via le guerre fino ai confini della terra. Ma quando il Signore ci accoglie, ci lascia forse inermi? No, ci arma, ma con un altro tipo di armi, con le armi evangeliche della verità, della continenza, della salvezza, della speranza, della fede e della carità. Avremo queste armi, ma non le avremo da noi. Le armi che da noi avevamo, sono state bruciate; se siamo stati accesi da quel fuoco dello Spirito Santo del quale è detto: E gli scudi brucerà col fuoco. Tu che desideravi essere potente in te stesso, sei stato fatto debole da Dio, perché tu potessi divenire forte per opera sua, poiché per natura tua eri impotente.

14. [v 11.] Che cosa segue? Liberatevi da ogni preoccupazione. Perché? Perché vediate che io sono Dio. Cioè: non voi, ma io sono Dio: io ho creato, io creo di nuovo; io ho formato, io di nuovo formo; io ho fatto, io rifaccio. Se non sei stato capace di fare te stesso, come potrai rifarti? Tutto questo non può vedere l’animo umano tumultuante e litigioso; e a questo tumulto e a questa litigiosità è detto: Siate liberi da ogni preoccupazione, cioè liberate i vostri animi dalle contraddizioni. Non discutete e non armatevi contro Dio; altrimenti sopravvivono alcune armi non ancora bruciate da quel fuoco. Ma se sono state bruciate, siate liberi da ogni preoccupazione, perché non avete con che combattere. Ma se sarete liberi, chiederete a me ogni cosa, voi che prima presumevate troppo da voi stessi. Liberatevi da ogni preoccupazione e vedrete che io sono Dio.

15. Sarò esaltato tra le genti e sarò esaltato in terra. Poco prima avevo detto che la parola terra sta a indicare il popolo dei Giudei, mentre la parola mare indica le altre genti. I monti sono stati trasportati nel cuore del mare; le genti sono state turbate, i regni si sono inclinati, e l’altissimo ha fatto sentire la sua voce e la terra si è scossa. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro difensore il Dio di Giacobbe. Sono stati compiuti miracoli tra le genti, la fede delle genti si è ricolmata, le armi dell’umana presunzione sono state consumate dal fuoco, ci si calma nella tranquillità del cuore per riconoscere che Dio è autore di tutti i suoi doni. Ed ecco, dopo questa illuminazione, abbandonerà forse il popolo dei Giudei, dei quali l’Apostolo dice: Vi dico infatti, affinché non sembriate a voi stessi sapienti, che l’indurimento è avvenuto solo in parte ad Israele, finché non sarà entrata la totalità delle nazioni? Cioè, finché i monti non si trasferiranno là, qui pioveranno le nubi qui il Signore con il suo tuono farà chinare i regni, finché non entra la totalità delle genti. E che cosa accadrà dopo? Allora tutto Israele sarà salvo (Rm 11,25 Rm 26). Perciò, osservando anche qui lo stesso ordine dice: Sarò esaltato tra le genti e sarò esaltato in terra, cioè sarò esaltato in mare e in terra, affinché tutti dicano quanto segue: Il Signore degli eserciti è con noi, nostro difensore il Dio di Giacobbe.


Agostino Salmi 45