Agostino Salmi 13

SUL SALMO 13

13 Ps 13

ESPOSIZIONE

1. [v 1.] Per la fine, salmo di David stesso. Che cosa significhi per la fine, non occorre ripeterlo più oltre. Perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente (Rm 10,4), come dice l’Apostolo. Crediamo a lui, quando cominciamo a entrare sulla via del bene; e vedremo lui quando saremo arrivati. Ecco perché Egli è il fine.

Necessità del Cristo.

2. Ha detto l’insensato in cuor suo: non c’è Dio. Neppure gli stessi sacrileghi, né certi detestabili filosofi, che pensano riguardo a Dio cose false e perverse, hanno osato dire: non c’è Dio. Perciò ha detto in cuor suo, perché nessun uomo osa dire una tal cosa, anche se ha osato pensarla. Si sono corrotti e sono divenuti abominevoli nelle loro inclinazioni, cioè perché amano questo secolo e non amano Dio; queste sono le inclinazioni che corrompono l’anima e tanto l’accecano che l’insensato può perfino dire in cuor suo: non c’è Dio. Poiché essi non tennero in alcun conto la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati al loro pervertito giudizio (Rm 1,28). Non c’è chi faccia il bene, non ce n’è fino ad uno. Fino ad uno, vale a dire non c’è neppure un uomo di tal genere, oppure escluso uno, cioè Cristo Signore. Così diciamo: questo campo arriva fino al mare e non computiamo anche il mare insieme con il campo. È questa la migliore interpretazione, in modo che si intenda che nessuno ha fatto del bene fino a Cristo: perché nessun uomo può fare del bene fino a che Cristo stesso non glielo abbia insegnato. E questo è proprio vero, perché nessuno può fare del bene fino a che non ha conosciuto l’unico Dio.

3. [v 2.] Il Signore dal cielo ha guardato sopra i figli degli uomini, per vedere se c’è uno saggio o chi ricerchi Dio. Questo si può intendere riguardo ai Giudei, come se avesse voluto in maniera più onorifica chiamarli figli degli uomini per il loro culto al Dio Unico, a paragone dei Gentili di cui credo che prima sia stato detto: ha detto lo stolto in cuor suo: non c’è Dio, con quel che segue. Orbene, il Signore guarda per vedere attraverso le sue anime sante, il che appunto significano le parole dal Cielo; in se stesso infatti niente gli è nascosto.

4. [v 3.] Tutti sono caduti, ed insieme sono divenuti inutili, cioè i Giudei sono diventati tali e quali i Gentili di cui sopra si è parlato. Non c’è chi faccia del bene, non ce n’è fino a uno, può essere inteso nello stesso senso di prima. Sepolcro spalancato è la loro gola. O si intende la voracità della loro bocca spalancata, oppure, allegoricamente, coloro che uccidono e quasi divorano quei morti che hanno spinto a seguire la perversità dei loro costumi. Analogo, ma contrario, è ciò che fu detto a Pietro: uccidi e mangia (Ac 10,13), perché convertisse le genti alla sua fede e ai suoi buoni costumi. Con le loro lingue operavano ingannando: l’adulazione è compagna dei golosi e di tutti i malvagi. Veleno di vipere sotto le loro labbra. Veleno significa la frode; ed è di vipere perché essi non vogliono ascoltare i precetti della Legge, come le vipere non ascoltano le parole dell’incantatore (Cf. Ps 57,5), cosa che in un altro salmo è detta con maggior chiarezza. La bocca di costoro è piena di maledizione e di amarezza, cioè del veleno di vipere. Veloci i loro piedi per versare il sangue, per la loro abitudine a compiere il male. Sofferenza e infelicità nelle loro vie: infatti tutte le vie degli uomini malvagi sono piene di fatiche e di miseria. Per questo dice il Signore: venite a me, voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo, e imparate da me che sono mite e umile di cuore. Perché il mio giogo è soave, e il mio fardello leggero (Mt 11,28-30). E non hanno conosciuto la via della pace, cioè la via cui allude il Signore - come ho detto - parlando del giogo soave e del fardello leggero. Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi. Costoro non dicono: Dio non c’è, ma tuttavia non temono Dio.

5. [v 4.] Forse che non se ne avvedranno tutti coloro che operano iniquità? Si minaccia qui il giudizio. E divorano il mio popolo come un pezzo di pane, cioè ogni giorno, perché il pane è alimento quotidiano. Divorano il popolo coloro che prendono da esso i loro profitti, non riferendo il loro ministero alla gloria di Dio, né alla salvezza di coloro che governano.

Il distacco dai beni del mondo.

6. [v 5.] Non hanno invocato il Signore: non invoca certo il Signore chi desidera le cose che dispiacciono a Lui. Hanno tremato di paura là dove non c’era motivo di temere, cioè hanno avuto paura di perdere i beni terreni. Hanno detto infatti: se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e ci distruggeranno la città e la nazione (Jn 11,48). Hanno avuto paura di perdere il regno terreno, ove non c’era motivo di timore, e hanno perduto il regno dei cieli, perdita che avrebbero dovuto temere. Queste parole debbono applicarsi a tutti i beni temporali; quando gli uomini temono di perdere questi beni, non pervengono a quelli eterni.

Serviamo il Creatore, non la creatura.

7. [v 6.] Perché Dio sta con la generazione dei giusti, cioè non sta con coloro che amano il secolo. È infatti ingiusto abbandonare il Creatore dei secoli per amare il secolo, e servire la creatura piuttosto che il Creatore (Cf. Rm 1,25). Avete schernito il consiglio del misero, poiché il Signore è la sua speranza, cioè avete disprezzato l’umile avvento del Figlio di Dio perché non avete visto in lui la pompa del secolo; affinché coloro che chiamava ponessero la speranza solo in Dio, non nelle cose passeggere.

8. [v 7.] Chi darà da Sion la salvezza a Israele? È sottinteso: se non Quegli stesso la cui umiltà voi avete disprezzata? Infatti egli medesimo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e per regnare con i giusti, affinché, dato che in questo umile avvento si è verificata la cecità di una parte di Israele per fare entrare la totalità dei Gentili (Cf. Rm 11,25), nell’altro avvenga quel che segue, cioè che tutto Israele sia così salvo. Riguardo ai Giudei, infatti, l’Apostolo cita anche la testimonianza di Isaia, che dice: verrà da Sion colui che distoglierà l’empietà da Giacobbe (Is 59,20); e così qui leggiamo: Chi darà da Sion la salvezza a Israele? Quando il Signore scioglierà la prigionia del tuo popolo, esulterà Giacobbe e si allieterà Israele. Si tratta di una ripetizione, secondo il solito. Credo infatti che si allieterà Israele sia lo stesso che: esulterà Giacobbe.

SUL SALMO 14

14 Ps 14

ESPOSIZIONE

1. [v 1.] Salmo dello stesso David. Nessuna questione pone questo titolo. Signore, chi sarà ospitato [durante il suo pellegrinaggio] nel tuo tabernacolo? Sebbene talvolta si dica tabernacolo per significare la dimora eterna, tuttavia, se intendiamo la parola nel suo senso proprio, la tenda è una dimora di guerra. Infatti sono detti compagni di tenda i soldati, in quanto hanno in comune la tenda. Questa interpretazione è rafforzata dalle parole: chi sarà ospitato. Poiché in questa vita temporale combattiamo con il diavolo, c’è bisogno allora della tenda, nella quale riposarci. Tale tenda significa soprattutto la fede nella temporale economia di salvezza, che si è compiuta per noi nel tempo attraverso l’incarnazione del Signore. E chi riposerà nel tuo santo monte? Qui si tratta già forse della stessa eterna dimora, in modo che per monte intendiamo la superiore eccellenza dell’amore di Cristo nella vita eterna.

2. [v 2.] Colui che entra senza macchia ed opera la giustizia. Qui ha enunciato ciò che poi svolgerà.

Il cuore sede della verità.

3. [v 3.] Colui che dice la verità nel suo cuore. Alcuni infatti hanno sulle labbra la verità, ma non l’hanno nel cuore. Se qualcuno mostrasse, con intenzione ingannatrice, una strada, sapendo che in essa vi sono i briganti, e dicesse: se vai di qui sarai al sicuro dai ladroni; e accadesse poi che veramente non si incontrassero per quella strada i ladroni, quello avrebbe detto la verità, ma non nel suo cuore. Credeva infatti un’altra cosa, e ha detto il vero senza saperlo. È dunque poco dire la verità, se essa non è anche nel cuore. Che non ha operato inganno con la sua lingua: la lingua opera inganno quando si dice una cosa con la bocca ed un’altra si nasconde nel cuore. Né ha fatto del male al suo prossimo: sappiamo che per prossimo dobbiamo intendere ogni uomo. E non ha accettato infamia contro il suo prossimo, cioè non ha creduto volentieri né temerariamente a chi accusava il suo prossimo.

4. [v 4.] Al suo cospetto il maligno è stato ridotto a niente. Questa è la perfezione, che il maligno non abbia alcun potere contro l’uomo, e che ciò avvenga al suo cospetto: nel sapere cioè con assoluta certezza che il maligno non è nulla, se non quando l’anima si allontana dalla immagine eterna e immutabile del suo Creatore per volgersi all’immagine della creatura, che è stata fatta dal nulla. Ma glorifica invece coloro che temono il Signore: cioè il Signore stesso. L’inizio della Sapienza è il timore di Dio (Cf. Ps 110,10 Si 1,16). Quindi, come le cose che precedono riguardano i perfetti, così quelle che dirà ora si riferiscono a quelli che sono agli inizi.

Modo di questa presenza.

5. [vv 4.5.] Colui che giura al suo prossimo e non l’inganna; che non ha dato ad usura il suo denaro, e non ha accettato doni a danno degli innocenti. Queste non sono grandi opere; ma chi non è capace di fare neppure queste, molto meno è capace di dire la verità in cuor suo, di non operare inganno con la sua lingua, ma di dire il vero come è nel cuore e di avere nella bocca: sì, sì; no, no (Mt 5,37); di non fare il male al suo prossimo, cioè a nessun uomo, né di accettare insulti contro il suo prossimo: cose che competono ai perfetti, al cui cospetto il maligno è stato ridotto a nulla. Tuttavia, anche riferendosi a queste opere minori, conclude così: chi fa queste cose, non sarà smosso in eterno, cioè perverrà a quelle più grandi opere nelle quali consiste la grande e irremovibile stabilità. Infatti, forse non senza motivo, gli stessi tempi dei verbi sono così variati, in modo da porre al tempo passato la conclusione sopra citata, e quest’ultima al tempo futuro: là infatti è detto: al suo cospetto il maligno è stato considerato nulla, mentre qui si legge: non sarà smosso in eterno.

SUL SALMO 15

15 Ps 15

ESPOSIZIONE

L'eredità dei Santi è Dio.

1. [v 1.] Iscrizione del titolo: dello stesso David. Il nostro Re parla in questo salmo secondo la natura umana che ha assunta: il titolo di Re risaltò nell’iscrizione al tempo della Passione.

2. [vv 1.2.] Ecco cosa dice: custodiscimi, o Signore, perché in te ho sperato; ho detto al Signore: il mio Dio sei tu, perché non hai bisogno dei miei beni, poiché non aspetti di farti beato con i miei beni.

3. [v 3.] Per i santi che stanno nella sua terra, per i santi che hanno riposto la loro speranza nella terra dei viventi, per i cittadini della Gerusalemme celeste, la cui vita spirituale, in virtù della speranza, è stabilmente ancorata in quella patria che a ragione è detta terra di Dio, sebbene essi abitino ancora in questa terra con il corpo. Ha fatto mirabile in essi ogni mia volontà: in questi santi, dunque, ha fatto mirabile ogni mia volontà a loro vantaggio, per cui hanno compreso quanto abbia loro giovato sia l’umanità della mia divinità perché potessi morire, sia la divinità della mia umanità perché potessi risorgere.

4. [v 4.] Moltiplicate si sono le loro infermità, non a loro rovina, ma per far loro desiderare il medico. Poi si sono affrettati: dunque, dopo che si sono moltiplicate le infermità, si son dati premura per esser risanati. Non riunirò le loro adunanze di sangue; le loro adunanze non saranno infatti carnali, né li riunirò perché mi avranno reso propizio con il sangue degli armenti. Né mi rammmenterò con le mie labbra dei loro nomi, ma nella trasformazione spirituale dimenticheranno quello che erano; né saranno più chiamati da me peccatori, o nemici, o uomini, ma giusti, fratelli miei, e figli di Dio in grazia della mia pace.

5. [v 5.] Il Signore è la porzione della mia eredità e della mia coppa.Possederanno infatti con me in eredità il Signore stesso. Scelgano altri per sé porzioni terrene e temporali e ne fruiscano; la porzione dei santi è il Signore eterno. Bevano altri le mortali voluttà: la porzione della mia coppa è il Signore. Nel dire mia mi unisco alla Chiesa: perché ove è il Capo ivi è il corpo. Riunirò infatti le loro adunanze per l’eredità, e dimenticherò i loro vecchi nomi nell’ebbrezza del calice. Tu sei colui che mi restituisce la mia eredità, affinché sia conosciuta, anche da costoro che io libero, la gloria nella quale ero presso di te, prima che il mondo fosse (Cf. Jn 17,5). Perché non restituisci a me ciò che non ho mai perduto, ma restituisci ad essi, che la perdettero, la conoscenza di quella gloria; e poiché io sono in costoro, restituisci a me.

6. [v 6.] Le funi sono cadute per me in luoghi deliziosi, ossia i confini della mia eredità sono caduti come in sorte nella tua gloria, così come Dio è il possesso dei sacerdoti e dei leviti. Perché la mia eredità è eccellente per me. La mia eredità infatti è eccellente non per tutti, ma per coloro che vedono: poiché io sono di questi, è eccellente per me.

7. [v 7.] Benedirò il Signore che mi ha donato l’intelligenza, nella quale può essere vista e posseduta questa eredità. Ma di più e fino a notte mi ammonirono i miei reni. Oltre all’intelletto, mi ha ammaestrato fino alla morte la mia parte inferiore, cioè la carne assunta; perché conoscessi le tenebre dell’essere mortale, che l’intelletto non conosce.

8. [v 8.] Vedevo sempre il Signore al mio cospetto. Venendo nelle cose che passano, non ho tolto l’occhio da Colui che sempre rimane, nell’intento di correre di nuovo a lui, appena completate le cose temporali. Giacché è alla mia destra, perché io non sia smosso. Poiché egli mi sostiene, affinché io resti stabilmente in lui.

9. [v 9.] Per questo il mio cuore si è rallegrato e ha esultato la mia lingua: per questo vi è gioia nei miei pensieri ed esultanza nelle mie parole. E anche la mia carne riposerà nella speranza. Ed anche la mia carne, venendo meno, non verrà meno nella distruzione, ma si addormenterà nella speranza della risurrezione.

La felicità riservata ai Santi.

10. [v 10.] Perché non abbandonerai l’anima mia nell’inferno: perché non darai la mia anima in possesso dell’inferno. Né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione: non permetterai che si corrompa quel corpo santificato, per cui mezzo anche altri dovranno essere santificati. Mi hai fatto conoscere le vie della vita: hai reso note attraverso me le vie dell’umiltà, affinché gli uomini ritornassero a quella vita, donde erano caduti a causa della superbia; e poiché io sono in essi, a me le hai fatte [conoscere]. Mi ricolmerai di letizia con il tuo volto: li ricolmerai di letizia, in modo che non cerchino altro quando avranno visto te faccia a faccia; e poiché io sono in essi, mi ricolmerai. Delizia è nella tua destra in eterno: delizia è nel favore e nella protezione [che tu ci dai] nel viaggio di questa vita, nel guidarci fino al termine della gloria della tua presenza.

SUL SALMO 16

16 Ps 16

ESPOSIZIONE

Preghiera del Signore e della Chiesa.

1. [v 1.] Preghiera di David. Questa preghiera deve essere attribuita alla persona del Signore unita alla Chiesa che è il suo corpo.

2. [vv 1.2.] Esaudisci, o Dio, la mia giustizia, sta attento alla mia supplica. Porgi orecchio alla mia preghiera, non di labbra ingannatrici, cioè che non sale verso di te da labbra fallaci. Dal tuo volto venga il mio giudizio: dalla luce della tua conoscenza appaia il vero giudice; oppure, io non giudichi lontano dal tuo volto con labbra ingannatrici, per non dire, giudicando, cose diverse da quelle che intendo in te. Vedano l’equità i miei occhi, cioè gli occhi del cuore.

3. [v 3.] Hai messo alla prova il mio cuore e di notte lo hai visitato, perché il mio cuore è stato messo alla prova dalla visita della sofferenza. Con il fuoco mi hai esaminato e non è stata trovata in me iniquità, poiché non soltanto notte, in quanto suole turbare, ma anche fuoco che brucia è da chiamarsi quella tribolazione, con la quale, provato, sono stato trovato giusto.

4. [v 4.] Affinché la mia bocca non parli cose di uomini; perché esca dalla mia bocca solo ciò che riguarda la tua gloria e la tua lode; e non ciò che concerne le opere degli uomini che si compiono senza la tua volontà. A cagione delle parole delle tue labbra, vale a dire a motivo delle parole della tua pace, oppure dei tuoi profeti. Ho battuto vie faticose, le vie faticose della mortalità umana e della passione.

5. [v 5.] Per render perfetti i miei passi nei tuoi sentieri, per perfezionare la carità della Chiesa nelle vie strette, per le quali si giunge alla tua pace. Affinché non vacillino le mie orme, affinché non si smuovano le tracce del mio cammino, che si trovano impresse come vestigia nei Sacramenti e nelle Scritture apostoliche, perché le scorgano e le osservino quanti vogliono seguirmi; o anche perché io permanga stabilmente nell’eternità, dopo aver percorso le vie faticose ed aver perfezionato il mio passo nelle angustie dei tuoi sentieri.

6. [v 6.] Io ho guidato, giacché mi hai esaudito, Dio: con libera ed efficace intenzione ho innalzato a te preghiere; giacché per potere avere tale intenzione, tu mi hai esaudito quando pregavo più debolmente. China a me il tuo orecchio ed esaudisci le mie parole. Il tuo esaudire non abbandoni la mia povertà.

7. [v 7.] Fa risplendere le tue misericordie. Non perdano pregio le tue misericordie, per non essere amate di meno.

8. [vv 7.8.9.] Tu che salvi coloro che sperano in te da quanti si oppongono alla tua destra: da quanti si oppongono alla benevolenza che tu mi elargisci. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla dell’occhio; la quale appare piccolissima e debole; eppure per suo mezzo si dirige la penetrazione luminosa per la quale si discernono la luce e le tenebre, così come per mezzo della umanità di Cristo [opera] la divinità nel suo giudizio con cui discerne tra i giusti e i peccatori. Proteggimi sotto l’ombra delle tue ali; nella fortezza della tua carità e della tua misericordia proteggimi di fronte agli empi che mi hanno travagliato.

9. [vv 9.10.] I miei nemici hanno circondato la mia anima, si sono chiusi nel loro grasso: si sono ricoperti di gioia come di pinguedine, dopo che la loro cupidigia si è saziata nel delitto. La loro bocca ha parlato superbia; la loro bocca ha parlato con superbia quando ha detto: ave, re dei Giudei (Mt 27,29), con quel che segue.

10. [v 11.] Spingendomi mi hanno ora circondato: spingendomi fuori della città ora mi hanno circondato mentre sono sulla croce. Hanno deciso di chinare i loro occhi a terra. Hanno deciso di piegare verso queste cose terrene l’intenzione del loro cuore, ritenendo che sopportasse un grande male Colui che veniva ucciso, e nessun male loro che lo uccidevano.

11. [v 12.] Mi hanno catturato, come un leone pronto alla preda; mi hanno catturato come quel nemico che gira intorno, cercando chi divorare (Cf. 1P 5,8). E come il leoncello che sta nei nascondigli: è come cucciolo del leone il popolo cui è detto: voi avete per padre il diavolo (Jn 8,44), poiché medita con quali insidie circuire e perdere il giusto.

12. [v 13.] Sorgi, o Signore, previenili e rovesciali; sorgi, o Signore, mentre essi ti credono addormentato e incurante delle iniquità degli uomini; siano prima accecati dalla loro malizia, in modo che la vendetta prevenga la loro azione, e poi rovesciali.

L'empio incapace di vedere la luce.

13. [v 14.] Libera la mia anima dagli empi, libera la mia anima risuscitandomi dalla morte che gli empi mi hanno inflitta. La tua lancia dai nemici della tua mano: l’anima mia è la tua lancia, impugnata dalla tua mano, cioè dalla tua eterna potenza, per debellare con essa i regni dell’ingiustizia e separare i giusti dagli empi. Questa lancia dunque, libera dai nemici della tua mano, cioè della tua potenza, e quindi dai miei nemici. O Signore, distruggendo sulla terra, disperdili nella loro vita. Signore, distruggendoli sulla terra ove dimorano, disperdili per il mondo durante questa vita che stimano essere l’unica loro vita, perché disperano della vita eterna. E dei tuoi segreti ricolmo è il loro ventre; non solo incorrono in questa pena visibile, ma anche la loro memoria è tanto ricolma dei peccati, che come tenebre si nascondono dalla luce della verità, da dimenticare Dio. Si sono saziati con carne di porco: si sono saziati con cose immonde, calpestando le perle della Parola di Dio. E hanno lasciati gli avanzi ai loro piccoli, gridando: questa colpa ricada su di noi e sui nostri figli (Mt 27,25).

14. [v 15.] Ma io nella tua giustizia comparirò al tuo cospetto; io che non sono apparso a coloro i quali, per il cuore sordido e tenebroso, non possono vedere la luce della sapienza, comparirò al tuo cospetto nella giustizia. Mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria; mentre essi si sono saziati nella loro immondizia tanto che non possono conoscermi, io mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria in coloro che mi conoscono. Giustamente in quel verso ove è detto: si sono saziati con carne di porco, alcuni esemplari recano: si sono saziati con i figli. La duplice interpretazione emerge dall’ambiguità del testo greco. Nei figli intendiamo le opere; e come le buone opere sono i buoni figli, così le cattive sono i figli malvagi.

SUL SALMO 17

17 Ps 17

ESPOSIZIONE

1. [v 1.] Per la fine, [salmo] di David servo del Signore, cioè della fortezza di Cristo in quanto uomo. Il quale rivolse al Signore le parole di questo cantico, nel giorno in cui il Signore lo strappò dalle mani di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul, e disse (2 Sam 2S 22,1). Nel giorno in cui il Signore lo strappò dalla mano di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul, cioè del re dei Giudei, che essi avevano chiesto per sé. Infatti, come David, secondo quel che si dice, significa forte di mano, così Saul significa richiesta; ed è noto come quel popolo chiese ed ottenne per sé il re (Cf. 1S 8,5), non secondo il volere di Dio, ma secondo la sua propria volontà.

Qui parla il Cristo totale, cioè Cristo insieme alla Chiesa.

2. [v 2.] Ecco cosa dice qui Cristo e la Chiesa, cioè Cristo totale, capo e corpo: ti amerò, Signore, mia forza. Amerò te, Signore, per cui io sono forte.

3. [v 3.] O Signore, mio sostegno, mio rifugio e mio liberatore: O Signore, tu mi hai confortato perché mi sono rifugiato in te; e in te mi sono rifugiato perché mi hai liberato. Il mio Dio è il mio aiuto, e in lui spererò: Dio mio, tu che mi hai per primo elargito l’aiuto della tua chiamata, onde io potessi sperare in te. Mio protettore, corno della mia salvezza e mio redentore: mio protettore, perché non ho presunto di me stesso, quasi levando contro di te il corno della superbia, ma ho trovato te stesso quale corno - cioè salda sublimità - di salvezza; e tu mi hai riscattato perché io ti trovassi.

È pressato dalle difficoltà.

4. [v 4.] Levando lodi invocherò il Signore, e dai miei nemici sarò salvo: non cercando la mia gloria, ma quella del Signore, lo invocherò, e non mi potranno nuocere gli errori dell’empietà.

5. [v 5.] Mi hanno circondato i dolori della morte, cioè della carne. E torrenti d’iniquità mi hanno sconvolto: folle inique, temporaneamente agitate come torrenti piovani che presto verranno meno, hanno cercato di sconvolgermi.

6. [v 6.] Dolori d’inferno mi hanno circondato. Tra le cose che mi hanno circondato per perdermi c’erano anche i dolori dell’invidia, che procurano la morte e trascinano all’abisso del peccato. Mi sorpresero lacci di morte. Mi sorpresero perché volevano per primi farmi il male che poi sarebbe stato loro restituito. Giacché tali uomini trascinano alla perdizione coloro che hanno spinto al male con l’ostentazione della giustizia, di cui si gloriano, di contro ai Gentili, non a fatti ma a parole.

Ma Dio esaudisce la sua preghiera.

7. [v 7.] E nella mia tribolazione ho invocato il Signore, e al mio Dio ho gridato. Ed egli ha esaudito la mia voce dal suo santo tempio: ha esaudito la mia voce dal mio proprio cuore, nel quale dimora. E il mio grido al suo cospetto: il mio grido, che faccio penetrare non nelle orecchie degli uomini ma al suo cospetto, entrerà nelle sue orecchie.

8. [v 8.] E si è scossa e ha tremato la terra: glorificato il Figlio dell’uomo, sono stati scossi e hanno tremato i peccatori. E le basi dei monti sono state sconvolte: sono state sconvolte le speranze che i superbi avevano riposto in questo secolo. Furono sconvolte perché Dio si era adirato con loro, in modo che non trovasse più fondamento nei cuori degli uomini la speranza dei beni temporali.

9. [v 9.] Salì il fumo nella sua ira: unita al pianto salì la preghiera dei penitenti nel conoscere che cosa minacciava Dio agli empi. E il fuoco divampò dalla sua faccia: il fuoco dell’amore, dopo la penitenza, divampò dalla conoscenza di Lui. Da lui furono riaccesi i carboni: coloro che, già morti, erano stati abbandonati dal fuoco del buon desiderio e dalla luce della giustizia, ed erano rimasti gelidi e immersi nelle tenebre, di nuovo, riaccesi e illuminati, hanno ripreso a vivere.

10. [v 10.] E ha piegato il cielo ed è disceso, ha umiliato il Giusto per discendere fino alla debolezza degli uomini. E la caligine sotto i suoi piedi. Gli empi, che prendono gusto alle cose terrene, per la caligine della loro malizia non lo hanno conosciuto. La terra è infatti sotto i suoi piedi, come sgabello ai suoi piedi.

11. [v 11.] Ed è salito su un Cherubino, e ha volato. È stato innalzato al di sopra della pienezza della scienza, per cui nessuno può giungere a lui se non per mezzo della carità. Infatti la pienezza della legge è la carità (Cf. Rm 13,10). E subito ha manifestato, a coloro che lo amano, di essere incomprensibile, perché non credessero che egli potesse essere compreso con immagini corporee. Ha volato sulle ali dei venti. Ma quella velocità con la quale ha mostrato di essere incomprensibile, è superiore alle facoltà delle anime, con le quali, come su ali, [le anime] si innalzano dai timori terreni alle aure della libertà.

12. [v 12.] E pose le tenebre a suo nascondiglio. Ha disposto l’oscurità dei Sacramenti e la speranza segreta nel cuore dei credenti, dove egli stesso si cela senza mai abbandonarli; sono queste le tenebre nelle quali camminiamo ancora per fede e non per visione (Cf. 2Co 5,7), durante il tempo in cui speriamo ciò che non vediamo e con pazienza l’aspettiamo (Cf. Rm 8,25). Intorno a lui il suo tabernacolo: i convertiti che in lui credono, a lui anelano, perché egli è in mezzo a loro, ugualmente benigno con tutti coloro nei quali attualmente dimora, come in un suo tabernacolo. Acqua tenebrosa nelle nubi dell’aria; pertanto nessuno, se intende rettamente le Scritture, creda di essere già in quella luce che si manifesterà quando dalla fede perverremo alla chiara visione. È infatti oscura la dottrina nei Profeti e in tutti i predicatori della parola divina.

Predicazione degli Apostoli.

13. [v 13.] Per il fulgore alla sua presenza: in relazione al fulgore che c’è al manifestarsi della sua presenza. Passarono le nubi di lui: i predicatori della sua parola non si limitano più ai territori della Giudea, ma sono passati alle genti. Grandine e carboni di fuoco: sono raffigurati i rimproveri dai quali, come da grandine, sono percossi i cuori induriti; ma se l’avrà ricevuta una terra coltivata e mite, cioè un animo pio, la durezza della grandine si scioglie in acqua, cioè il terrore del rimprovero folgorante e come rappreso dal gelo si scioglie in dottrina che sazia; mentre i cuori riprendono vita accesi dal fuoco della carità. Tutte queste cose, nelle sue nubi, sono passate alle genti.

14. [v 14.] E il Signore ha tuonato dal cielo: dal cuore del giusto il Signore ha fatto risuonare la fede evangelica. E l’altissimo emise la sua voce, affinché noi la possedessimo e udissimo le cose celesti nel profondo delle cose umane.

15. [v 15.] E scagliò le sue frecce, e li disperse; ha inviato gli Evangelisti che hanno volato per strade dritte con le ali della virtù, non con proprie forze, ma con quelle di Colui che li ha inviati. E ha disperso coloro ai quali sono stati mandati, affinché per alcuni fossero odore di vita per la vita, e per altri odore di morte per la morte (Cf. 2Co 2,16). Moltiplicò le folgori e li ha sconvolti; ha moltiplicato i prodigi e li ha turbati.

16. [v 16.] E apparvero le sorgenti delle acque: si resero manifesti coloro che eran divenuti, per la predicazione, sorgenti di acque che zampillano fino alla vita eterna (Cf. Jn 4,14). E furon rivelate le fondamenta della terra: furon dati a conoscere i Profeti che non erano intesi, affinché si edificasse su di essi un mondo che creda nel Signore. Per la tua minaccia, Signore; di colui cioè che grida: si è avvicinato a voi il Regno di Dio (Lc 10,9). Per il soffio veemente della tua ira, di colui che dice: se non farete penitenza tutti ugualmente morrete (Lc 13,5).

17. [v 17.] Inviò dall’alto e mi prese, chiamando di mezzo alle genti all’eredità la gloriosa Chiesa che non ha macchia né ruga (Cf. Ep 5,27). Mi trasse dalla moltitudine delle acque: mi ha tratto dalla folla dei popoli.

18. [v 18.] Mi liberò dai miei potentissimi nemici. Mi ha liberato dai miei nemici che avevano vinto nell’affliggere e nello sconvolgere questa mia vita temporale. E da coloro che mi odiavano, ed erano più forti di me, fino a quando io me ne stavo sotto ad essi, non conoscendo Dio.

Il Signore è insieme soccorritore e giusto giudice.

19. [v 19.] Mi sorpresero nel giorno della mia sventura: furono i primi a recarmi danno nel tempo in cui rivestivo un corpo mortale e pesante. E il Signore si è fatto mio sostegno: il Signore si è fatto mio sostegno poiché, per l’amarezza delle sventure, il sostegno delle gioie terrene è stato smosso e sconvolto.

20. [v 20.] E mi trasse fuori al largo; siccome soffrivo nelle angustie della carne, mi ha condotto fuori nello spazioso campo spirituale della fede. Mi salvò perché mi amava; prima che io lo amassi mi ha liberato dai miei potentissimi nemici, che mi invidiavano perché già lo desideravo, e da coloro che mi odiarono, perché lo amo.

21. [v 21.] E il Signore mi compenserà secondo la mia giustizia: il Signore mi compenserà secondo la giustizia della buona volontà, egli che per primo mi ha elargito la misericordia, prima che io avessi la buona volontà. E mi compenserà secondo la purezza delle mie mani: mi compenserà secondo la purezza delle mie azioni, egli che mi ha concesso [la grazia] di compiere il bene, conducendomi nel campo spazioso della fede.

22. [v 22.] Perché ho osservato le vie del Signore, affinché l’ampiezza delle buone opere, che esistono per la fede, consegua anche la grandezza d’animo per perseverare.

23. [vv 22.23.] E non ho operato da empio riguardo al mio Dio. Perché tutti i suoi giudizi sono al mio cospetto. Perché tutti i suoi giudizi sono al mio cospetto, cioè considero con attenzione costante i premi dei giusti, le pene degli empi, le punizioni di chi deve essere corretto e le tentazioni di chi deve essere messo alla prova. E non ho respinto da me i suoi precetti: questo fanno coloro che vengono meno sotto il peso di quei precetti e ritornano al proprio vomito.

24. [v 24.] E sarò immacolato dinnanzi a lui, e mi guarderò dalla mia iniquità.

25. [v 25.] E il Signore mi compenserà secondo la mia giustizia. Il Signore, dunque, mi compenserà secondo la mia giustizia non soltanto per l’ampiezza della fede che si attua nell’amore (Cf. Ga 5,6), ma anche per la stabilità della perseveranza. E secondo la purezza delle mie mani al cospetto dei suoi occhi; non quella che vedono gli uomini, ma quella che è al cospetto dei suoi occhi. Infatti le cose che si vedono sono temporali, mentre quelle che non si vedono (Cf. 2Co 4,18) sono eterne, e ad esse è rivolta l’eccellenza della speranza.

26. [v 26.] Sarai santo col santo: c’è qui una profondità nascosta per la quale sarai considerato santo con il santo, perché sei tu che santifichi. E sarai innocente con l’uomo innocente, perché tu non farai del male a nessuno, mentre ciascuno è stretto nel cilicio dei suoi peccati (Cf. Pr 5,22).

27. [v 27.] Sarai eletto con l’eletto: sarai eletto da colui che eleggi. E con il perverso sarai perverso: con il perverso apparirai come perverso; poiché essi dicono: non è retta la via del Signore (Ez 18,25); mentre è la loro via che non è retta.

28. [v 28.] Perché tu salverai il popolo umile. Ecco che cosa sembra perverso ai perversi, il fatto che tu salverai coloro che confessano i loro peccati. E umilierai gli occhi dei superbi: umilierai coloro che disconoscono la giustizia di Dio e vogliono stabilire la loro (Cf. Rm 10,3).

29. [v 29.] Perché tu dài luce alla mia lampada, Signore: non proviene da noi la nostra luce; sei tu che dài luce alla mia lampada, Signore. Tu, o Dio mio, illuminerai le mie tenebre: noi infatti, per i nostri peccati, siamo tenebre; ma tu, Dio mio, illuminerai le mie tenebre.

Il Signore ci scampa dal male.

30. [v 30.] Perché da te sarò liberato dalla tentazione: non da me stesso infatti, ma da te sarò liberato dalla tentazione. E col mio Dio varcherò il muro. Non per me, ma nel[l’aiuto del] mio Dio varcherò il muro che i peccati hanno eretto tra gli uomini e la Gerusalemme celeste.

31. [v 31.] Dio mio, immacolata è la tua via: il mio Dio non viene agli uomini se essi non hanno purificata la via della fede per la quale egli giunge ad essi, perché immacolata è la sua via. Le parole del Signore sono temprate dal fuoco: le parole del Signore sono messe alla prova dal fuoco della sofferenza. È il protettore di quanti sperano in lui: quanti sperano non in se stessi ma in lui non sono consumati dalla stessa sofferenza, perché la speranza segue la fede.

32. [v 32.] Perché chi è Dio, all’infuori del Signore al quale serviamo? E chi è Dio all’infuori del nostro Dio? E chi è Dio all’infuori del Signore che possederemo, quali figli, come una eredità sperata, dopo un servizio fedele?

33. [v 33.] Dio, che mi ha cinto di fortezza: Dio che mi ha cinto perché sia forte, in modo che i traboccanti abissi della cupidigia non ostacolino le mie opere e i miei passi. E ha reso immacolata la mia via; ha stabilito la via immacolata della carità per la quale io possa giungere a lui, come immacolata è la via della fede per la quale egli viene a me.

34. [v 34.] Che ha reso perfetti i miei piedi come quelli del cervo: ha reso perfetto il mio amore perché saltassi oltre le macchie spinose e ombrose di questo secolo. E sopra le vette mi ha stabilito: sulla celeste dimora fisserà la mia volontà, onde io sia ricolmo di ogni pienezza di Dio (Cf. Ep 3,19).

35. [v 35.] Che addestra le mie mani al combattimento: mi insegna ad operare per sconfiggere i nemici che tentano di sbarrarci il Regno dei Cieli. E hai reso le mie braccia come un arco di bronzo: hai suscitato cioè un infaticabile zelo per le mie buone opere.

36. [v 36.] E mi hai dato la protezione della mia salvezza, e la tua destra mi ha sostenuto: il favore della tua grazia mi ha sostenuto. E la tua disciplina mi ha guidato sino alla fine: la tua correzione, non consentendomi di deviare, mi ha guidato in modo che qualsiasi cosa faccia abbia per scopo quel fine nel quale si è uniti a te. E la tua stessa disciplina mi istruirà. La medesima tua correzione mi insegnerà a giungere là dove mi ha diretto.

37. [v 37.] Hai dilatato i miei passi sotto di me: non faranno ostacolo le angustie carnali, perché hai dilatato la mia carità che opera con letizia anche nelle stesse membra e cose mortali, che sono al di sotto di me. E non hanno vacillato le mie orme: non hanno vacillato né i miei passi né le tracce che ho impresso per essere imitato da chi mi segue.

38. [v 38.] Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò: inseguirò i miei sentimenti carnali ma non per essere da loro catturato, anzi li catturerò perché siano consumati. E non tornerò indietro finché non vengano meno: non desisterò da questo intento finché non verranno meno coloro che mi molestano.

39. [v 39.] Li abbatterò e non potranno più stare in piedi, né insisteranno contro di me. Cadranno sotto i miei piedi: abbattuti costoro, porrò davanti a me quegli affetti con i quali cammino verso l’eterno.

40. [v 40.] E mi hai cinto di forza per la guerra: hai tenuto a freno con la [tua] forza i desideri che fluivano dalla mia carne affinché io non fossi ostacolato in tale battaglia. Hai fatto cadere sotto di me coloro che contro di me insorgevano: hai tratto in inganno coloro che mi inseguivano, cosicché sono finiti sotto di me coloro che desideravano essere sopra di me.

41. [v 41.] E hai fatto voltare le spalle ai miei nemici: hai fatto retrocedere i miei nemici, me li hai posti alle spalle, ossia in modo che venissero dietro di me. E hai disperso coloro che mi odiavano: quelli poi di loro che insistevano nell’odio, tu li hai dispersi.

42. [v 42.] Hanno gridato ma non c’era chi li salvasse: chi infatti potrebbe salvare coloro che tu non salvi? Al Signore, ma non li ha esauditi: non hanno gridato ad uno qualunque, ma al Signore; ed egli non li ha giudicati degni di essere esauditi, perché non avevano receduto dalla loro malvagità.

43. [v 43.] E li stritolerò come polvere innanzi al vento: li stritolerò perché sono aridi, non ricevendo la pioggia della misericordia di Dio; in modo che, tracotanti e gonfi di superbia, siano strappati via dalla speranza ferma e immutabile, come dalla solidità e dalla stabilità della terra. Come fango delle piazze li distruggerò: distruggerò loro, lussuriosi e lascivi, lungo le ampie strade della perdizione che molti percorrono.

44. [v 44.] Mi libererai dalle contraddizioni del popolo; mi libererai dalle contraddizioni di coloro che hanno detto: se lo rilasceremo, tutti andranno dietro a lui (Jn 11,48).

45. [vv 44.45.] Mi porrai a capo delle Genti. Il popolo che non ho conosciuto mi ha servito; il popolo dei Gentili che non ho visitato con la mia presenza corporale, mi ha servito. Ascoltandomi con le orecchie mi ha obbedito. Non mi ha visto con gli occhi, ma, accogliendo i miei predicatori, mi ha obbedito ascoltandomi con le orecchie.

È necessario accogliere ambedue i Testamenti.

46. [v 46.] I figli altrui mi hanno disconosciuto: mi hanno disconosciuto quei figli, piuttosto altrui che miei, dei quali giustamente è detto: vostro padre è il diavolo (Jn 8,44). I figli estranei sono invecchiati: i figli estranei, ai quali ho portato il Nuovo Testamento perché si rinnovassero, sono invece rimasti nel vecchio uomo. E hanno zoppicato uscendo dai loro sentieri: quasi avessero un piede storpio, perché si sono appoggiati sul Vecchio Testamento e hanno rigettato il Nuovo, sono diventati zoppi seguendo, anche nella stessa vecchia legge, più le loro tradizioni che quelle di Dio. Calunniavano infatti [i discepoli] per le mani non lavate (Cf. Mt 15,2), perché tali erano le vie che si erano fatte e che avevano logorate con la consuetudine, dirottando dalle strade dei comandamenti di Dio.

47. [v 47.] Vive il Signore e benedetto è il Dio mio: pensare secondo la carne è infatti morte (Cf. Rm 8,6); perché vive il Signore, e benedetto è il mio Dio. E sia esaltato il Dio della mia salvezza: che io non pensi in modo terreno riguardo al Dio della mia salvezza; e speri da Lui - ma in cielo - la mia salvezza, non quella terrena.

48. [v 48.] Dio che mi concedi la vendetta e poni i popoli sotto di me: o Dio che mi vendichi, assoggettando a me i popoli. Mio liberatore dai nemici adirati, dai Giudei che gridano crocifiggilo, crocifiggilo (Jn 19,6).

49. [v 49.] Mi innalzerai sopra coloro che insorgono contro di me; sopra i Giudei che si levarono contro di me nella passione, mi innalzerai nella risurrezione. Mi libererai dall’uomo iniquo: mi libererai dal regno perverso di costoro.

50. [v 50.] Per questo ti confesserò tra le genti, o Signore: per questo le genti ti confesseranno per mio mezzo, o Signore. E inneggerò al tuo nome: più ampiamente ti farai conoscere nelle mie opere buone.

51. [v 51.] Che rende grande la salvezza del suo Re: è Dio che rende grande, facendo mirabile la salvezza che il suo Figlio dà ai credenti. E la misericordia al suo Cristo: è Dio che fa misericordia al suo Cristo. A David e alla sua discendenza in eterno: al liberatore stesso che con mano potente ha vinto questo mondo, e a coloro che, credenti nel Vangelo, ha venerato per l’eternità. Tutte le cose dette in questo salmo e che non possono propriamente essere attribuite al Signore, cioè al capo della Chiesa, debbono essere riferite alla Chiesa stessa. Parla qui, infatti, il Cristo totale, nel quale sono tutte le sue membra.


Agostino Salmi 13