Agostino Salmi 281

281 Finalità intese dai persecutori.

10. [v 7.] Aggiunge poi: Hanno divorato Giacobbe, e hanno devastato la sua dimora. Giacobbe è l'immagine della Chiesa, come Esaù lo è dell'antica sinagoga. Per questo è detto: Il maggiore servirà il minore (
Gn 25,23), in questo nome si può intendere anche quell'eredità di Dio della quale parlavamo, nella quale dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore sono entrate le genti perseguitando e minacciando di invaderla e di devastarla. Ma cerchiamo di penetrar bene il senso di dimora di Giacobbe. Sembrerebbe più opportuno identificare questa dimora di Giacobbe con l'antica città in cui c'era anche il tempio nel quale il Signore aveva ordinato a tutto il popolo di riunirsi per compiere sacrifici, per adorare e per celebrare la pasqua. Difatti se il profeta avesse voluto intendere le assemblee dei cristiani, proibite e disciolte dai persecutori, avrebbe dovuto parlare di “ dimore devastate ” e non di una sola dimora. Ma possiamo anche ritenere che abbia posto il singolare invece del plurale: così come si è soliti dire veste invece di vesti, soldato invece di soldati, animale invece di animali. Questo modo di dire è molto comune e lo si riscontra non soltanto nel linguaggio popolare ma anche nell'eloquenza dei più colti autori. Esso poi è tutt'altro che assente nella Scrittura divina. Vi leggiamo rana al posto di rane; cavalletta al posto di cavallette, e innumerevoli altri esempi del genere (Cf. Ps 77,45). Quanto alle parole: Hanno divorato Giacobbe, è bene riferirle al fatto che i persecutori con il terrore hanno costretto molti a passare nel loro malvagio corpo, cioè nelle loro file.

Misericordia e giudizio.

11. [v 8.] È certo che i persecutori a causa della loro cattiva volontà meritano da parte dell'ira divina dei giusti castighi. Tuttavia qui il salmista ricorda che essi non avrebbero potuto far niente contro l'eredità del Signore se egli non avesse voluto farla ravvedere flagellandola per i suoi peccati. Per questo aggiunge: Non ti ricorderai delle nostre colpe antiche. Non dice “ passate ”, che potrebbero anche essere recenti, ma antiche, cioè commesse dagli antenati: alle quali colpe è dovuta la condanna né c'è posto per la correzione. Presto ci precedano le tue misericordie. Ci precedano in ordine al tuo giudizio: perché la misericordia ha da prevalere sul giudizio. Il giudizio di per sé potrà essere anche senza misericordia, ma per colui che non ha operato misericordia (Jc 2,13). Aggiungendo poi: Perché siamo divenuti troppo miseri, vuol farci intendere che Dio ci precede con numerosi tratti della sua misericordia, affinché in questa misericordia la nostra povertà, cioè la nostra debolezza, trovi aiuto per adempiere i precetti del Signore e non giungiamo al giudizio meritevoli di condanna.

Il perdono dei peccati è da ascriversi unicamente alla misericordia di Dio.

12. [v 9.] Continua: Aiutaci, o Dio, nostro salvatore! Con le parole nostro salvatore a sufficienza spiega a quale miseria abbia voluto riferirsi con le parole perché siamo divenuti troppo miseri. Si tratta della nostra debolezza alla quale il Salvatore è necessario. Venendo poi in nostro aiuto, Dio, come non deprezza la sua grazia, così non priva noi del libero arbitrio. Infatti chi è aiutato pone qualcosa anche di suo. Aggiunge: Per la gloria del tuo nome, o Signore, liberaci! In questo modo chi si gloria si glori nel Signore, non in se stesso (Cf. 1Co 1,31). E sarai benevolo, dice, con i nostri peccati in grazia del tuo nome, non in vista dei nostri meriti. Cos'altro meritano i nostri peccati? Cos'è loro dovuto se non adeguati castighi? Ma tu sarai benevolo con i nostri peccati per amore del tuo nome.Così dunque tu ci liberi cioè ci strappi dal male: aiutandoci a compiere la giustizia e usandoci misericordia nei nostri peccati, dei quali in questa vita noi non siamo esenti, perché al tuo cospetto nessuno sarà giustificato (Ps 142,2). Difatti il peccato è una ingiustizia (1Jn 3,4); e se tu osserverai le ingiustizie chi potrà reggere? (Ps 129,3) [al tuo giudizio].

Dio si vendica del peccato.

13. [v 10.] Poi aggiunge: Affinché mai si dica tra le genti: dov'è il loro Dio? È una frase da riferirsi piuttosto alle genti stesse. Camminano infatti verso la perdizione coloro che mancano di fede nel vero Dio credendo o che egli non ci sia, oppure che non aiuti i suoi né sia benevolo verso di loro. Quanto dice: E si faccia conoscere tra le nazioni, dinanzi ai nostri occhi, la vendetta del sangue dei tuoi servi che è stato versato son parole da intendersi o nel senso che quei tali che perseguitavano la sua eredità poi son diventati dei credenti in Dio (è difatti una vendetta anche quella in cui viene uccisa la fatale malizia dei perversi mediante la spada della parola di Dio di cui sta scritto: Cingi la tua spada (Ps 44,4)), oppure nel senso che i nemici, se avranno perseverato nel male, alla fine verranno puniti. Difatti, per quanto riguarda le sofferenze temporali, essi possono averle in comune con i buoni. Ma c'è anche un altro genere di vendetta. È quando il peccatore, l’incredulo e il nemico constatano che la Chiesa, dopo tante persecuzioni, nelle quali essi credevano che sarebbe certamente perita, si dilata in questo mondo e conserva la sua fecondità, per cui essi si adirano digrignando i denti e si rodono l'anima (Cf. Ps 111,10). Chi, infatti, oserà negare che anche questa sia una gravissima punizione? Ma non vedo quale possa essere il senso delle parole: Dinanzi ai nostri occhi, se riteniamo trattarsi di questo genere di castigo che si compie nell'intimo del cuore e tortura anche coloro che ci blandiscono adulandoci, poiché di questi tali noi non possiamo vedere cosa soffrano nel loro intimo. Per cui, senza troppe discussioni, intenderemo le parole: E si faccia conoscere dinanzi ai nostri occhi la vendetta contro le nazioni, come riferite al fatto che la malizia dei nemici viene uccisa quando essi credono, oppure all'ultimo supplizio che verrà inflitto a coloro che perseverano nel male.

Il desiderio di vendetta, diverso nei buoni e nei cattivi.

14. Abbiamo detto che le precedenti parole sono una profezia non un augurio. Tuttavia, pensando a ciò che sta scritto nell'Apocalisse, cioè che sotto l'altare di Dio i martiri gridano: Fino a quando, Signore, tardi a vendicare il nostro sangue? (Ap 6,10) non possiamo sorvolare sul loro preciso significato. Non si ha da pensare infatti che i santi desiderino la vendetta per saziare il loro odio, il che sarebbe ben lontano dalla loro perfezione. Eppure sta scritto: Il giusto si rallegrerà vedendo la vendetta degli empi; laverà le sue mani nel sangue del peccatore (Ps 57,11). E l'Apostolo aggiunge: Non vendicatevi da voi stessi, carissimi, ma date luogo all'ira. Sta scritto infatti: Mia è la vendetta, e io ripagherò, dice il Signore (Rm 12,19 Rm 20). Non proibisce quindi la vendetta; ma proibisce di vendicarsi da se stessi per dare luogo all'ira di Dio, che ha detto: Mia è la vendetta, e io ripagherò. E il Signore nel Vangelo propone la parabola della vedova, che desiderando vendicarsi chiedeva udienza a un giudice ingiusto, il quale finalmente l'ascoltò non perché mosso da giustizia ma perché stanco del fastidio (Cf. Lc 18,3-5). Con la quale parabola il Signore voleva dimostrare che molto più rapidamente Dio che è giusto, giudicherà i suoi eletti che a lui gridano di giorno e di notte. Così infatti gridano sotto l'altare di Dio i martiri per essere vendicati dal giudizio di Dio. Ma che senso hanno, allora, le parole: Amate i vostri nemici; beneficate coloro che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano (Mt 5,44)? E ancora le altre: Non rendendo male per male, né maledizione per maledizione? E ancora: A nessuno rendete male per male (Rm 12,17)? Se non si deve rendere a nessuno il male per il male, non soltanto non si deve ripagare una cattiva azione con una cattiva azione, ma neppure si deve augurare il male in risposta ad una cattiva azione o a un cattivo augurio. E con un cattivo augurio ripaga anche colui che, sebbene non si vendichi da se stesso, tuttavia aspetta e desidera che Dio punisca il suo nemico. Ebbene, se tanto l'uomo giusto quanto l'ingiusto possono desiderare che il Signore li vendichi dei loro nemici, in che modo si distingueranno i loro desideri di vendetta? Ecco: il giusto desidera in primo luogo che il nemico si ravveda e solo subordinatamente che sia punito; e quando vede che il Signore ha fatto giustizia, non trova gioia nella condanna del nemico che non odia, ma si rallegra della divina giustizia, perché ama Dio. Inoltre, se la vendetta avviene in questa vita, il giusto se ne rallegra, poiché con essa il colpevole ha da correggersi, o quanto meno se ne rallegra per gli altri, in quanto costoro temeranno di imitare il colpevole. Egli stesso poi ne diviene migliore, non alimentando il suo odio nella punizione del nemico, ma approfittandone per correggere i propri errori. In tal modo quando il giusto vede la vendetta, la gioia che prova deriva dalla bontà, non dalla cattiveria; ed egli nel sangue (cioè nella punizione) del peccatore lava le sue mani, cioè rende più pure le sue opere. Nel male altrui non trova motivo di godimento, ma ne ricava un esempio della divina severità. Nel caso poi che la vendetta venga rimandata all'aldilà, cioè all'ultimo giudizio, il giusto si uniforma al beneplacito di Dio, che cioè non vi siano godimenti per i malvagi e che gli empi non ricevano il premio destinato ai fedeli. Il contrario sarebbe certamente ingiusto e del tutto estraneo alla norma della verità che il giusto ama. Orbene il Signore, esortandoci ad amare i nemici, ci propone l'esempio del Padre nostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i malvagi, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45). Dicendo così, ha voluto forse intendere che Iddio non sottopone i malvagi a castighi temporali, oppure che alla fine non condannerà coloro che pertinacemente si ostineranno nel male? Sia dunque amato il nemico in modo che non ci dispiaccia la giustizia con la quale il Signore lo punisce. E ci si compiaccia della giustizia con la quale il perverso è punito, in modo però che non ci si rallegri della sua sciagura ma della bontà del giudice. L'animo del malevolo, invece, si rattrista se vede che il suo nemico si ravvede ed evita la pena. Quando al contrario vede che è punito, trova gioia nel vedersi vendicato; e questo non perché gli sia gradita la giustizia di Dio che non ama, ma perché gli piace la sfortuna del nemico che odia. Che se talvolta lascia a Dio il giudizio, si comporta così perché desidera che Dio faccia al suo nemico più male di quanto egli stesso possa fargliene. E quando infine dà da mangiare al nemico affamato o da bere al nemico assetato, maliziosamente applica le parole: Così facendo, accumuli carboni ardenti sulla sua testa. Si comporta, infatti, così per aggravare la sua pena, per eccitare contro di lui l'indignazione di Dio, che ritiene figurata nei carboni ardenti. Non capisce che quel fuoco è il fuoco della penitenza che brucia e produce dolore, finché il capo del peccatore, prima eretto per la superbia, di fronte ai benefici ricevuti dal nemico non sia costretto ad abbassarsi in salutare umiltà, e così la cattiveria del malvagio non sia vinta dalla bontà del giusto. Per questo molto sapientemente l'Apostolo aggiunge: Non farti vincere dal malvagio, ma vinci il malvagio col bene (Rm 12,20 Rm 21). Ma in qual modo potrà vincere nel bene il malvagio uno che solo apparentemente sia buono, mentre in fondo al cuore è cattivo? Uno che a fatti lascia correre ma che ha il cuore pieno di rabbia? Uno che con la mano è inoffensivo ma con la volontà è spietato? Orbene, nelle parole di colui che prega in questo salmo è profetata la vendetta che in futuro Dio si prenderà degli empi, ma la profezia è fatta in modo che anche noi vi impariamo come i santi uomini di Dio abbiano amato i loro nemici né altre abbiano loro desiderato se non il bene, cioè il perdono in questo mondo e l'eternità dopo morte. Quanto poi alle pene dei malvagi, essi non si rallegravano per il male che ne deriva ai colpevoli, ma per il giudizio di Dio che è una cosa buona. E tutte le volte che nelle sante Scritture si parla dell'odio dei giusti contro gli uomini, si tratta sempre dell'odio contro i vizi, che ciascun uomo deve odiare in se stesso, se sé stesso ama.

Le persecuzioni hanno incrementato la Chiesa.

282 15. [v 11.] Poi aggiunge: Entri dinanzi al tuo cospetto (oppure come recano altri codici, nel tuo cospetto) il gemito dei prigionieri. Difficilmente si troverà il caso di santi che siano stati messi in ceppi dai persecutori. E, se ciò è accaduto in una così grande e molteplice varietà di torture, tanto di rado è accaduto che non è da credere che il profeta abbia voluto riferirvisi espressamente con le parole di questo verso. Al contrario sono veramente ceppi la debolezza e la corruttibilità del corpo che appesantiscono l'anima. E di fatto, servendosi della carne con la sua fragilità, come di materia di dolore e di sofferenza, il persecutore poté spingere [molti] all'empietà. Da questi ceppi desiderava essere sciolto l'Apostolo per essere con Cristo, sebbene fosse necessario che restasse nella carne per il bene di coloro ai quali annunziava il Vangelo (Cf. Ph 1,23 Ph 24). Finché dunque questo corpo corruttibile non rivestirà l'incorruttibilità e questo corpo mortale non rivestirà l'immortalità (Cf. 1Co 15,53), la carne debole quasi con ceppi tiene prigioniero lo spirito che di per sé sarebbe pronto. Questi ceppi riescono a sentirli solo coloro che, così appesantiti, gemono nel loro intimo (Cf. 2Co 5,3 2Co 4), desiderando la dimora celeste di cui vogliono essere sopravvestiti, perché in sé la morte desta orrore come la vita mortale tristezza. Il profeta geme per costoro e con costoro affinché il loro gemito penetri al cospetto di Dio. Per “ prigionieri ” potrebbero, inoltre, intendersi anche coloro che vivono stretti alle severe norme della sapienza: le quali, se pazientemente sopportate, si tramutano in altrettanti ornamenti. Per cui sta scritto: Caccia il tuo piede nei suoi ceppi (Si 6,25). Prosegue il salmo: Secondo la grandezza del tuo braccio, accogli nell'adozione i figli dei condannati a morte, oppure, come si legge in altri codici, possiedi i figli dei condannati a morte. A quanto mi sembra, in queste parole la Scrittura mostra chiaramente quale sia il gemito dei prigionieri, che per il nome di Cristo hanno subito le gravissime persecuzioni che il profeta enunzia a chiare note in questo salmo. Posti in mezzo alle più svariate torture, essi pregavano per la Chiesa, affinché non restasse infecondo per i posteri il loro sangue, ma piuttosto la messe del Signore, che i nemici credevano di distruggere con le persecuzioni, proprio con le persecuzioni germogliasse più copiosamente. Chiama infatti figli dei condannati a morte coloro che non soltanto non si sono lasciati atterrire dalle sofferenze dei martiri che li avevano preceduti, ma comprendendo la lezione che proveniva dalla loro gloria, si sono infervorati ad imitarli e a schiere innumerevoli hanno creduto in colui per il cui nome gli altri avevano sofferto. Per questo dice: Secondo la grandezza del tuo braccio. In seno alle comunità cristiane, infatti, è accaduto un fenomeno così straordinario, quale certo non ritenevano possibile coloro che mediante le persecuzioni si ripromettevano un ben diverso risultato.

16. [v 12.] Dice: Rendi ai nostri vicini sette volte tanto nel loro seno. Non augura il male, ma preannunzia il giusto e profetizza il futuro. Quanto al numero sette, cioè con la condanna moltiplicata per sette, vuol fare intendere la gravità della pena, perché questo numero suole significare appunto la pienezza. Come anche a proposito del bene si dice: Riceverà in questo mondo sette volte tanto (Mc 10,30): dove il sette sta per il tutto, dato che l'Apostolo dice: Come chi non ha nulla, ma possiede tutto (2Co 6,10). Li chiama “ vicini ”, perché la Chiesa abita tra loro fino al giorno della separazione. Non si compie infatti ora la separazione materiale. Dice nel loro seno, cioè, per il momento avviene nel segreto; in seguito però si farà conoscere tra le nazioni dinanzi ai nostri occhi quella vendetta che in questa vita si compie in segreto. Perché l'uomo, quando si abbandona a malvagi sentimenti, già si accumula dentro quel demerito che gli varrà la futura condanna. Il loro oltraggio, mediante il quale ti hanno oltraggiato, o Signore. Ricaccia nel loro seno, moltiplicato per sette, questo oltraggio. Cioè: per questo oltraggio infliggi loro una radicale e definitiva condanna, ma questo nel loro segreto. Ivi infatti hanno oltraggiato il tuo nome credendo di cancellarti dalla terra nella persona dei tuoi servi.

Perpetuità della Chiesa

17. [v 13.] Ma noi siamo il tuo popolo. Prendiamo queste parole in senso universale, cioè come riferite a tutti i pii e a tutti i veri cristiani. Ebbene, noi che gli empi credettero di poter distruggere, noi siamo il tuo popolo e le pecore del tuo gregge: per cui veramente chi si gloria, si glori nel Signore (Cf. 1Co 1,31). Ti confesseremo nel secolo. Altri codici recano: Ti confesseremo in eterno. Questa differenza deriva dall'ambiguità del greco, poiché le parole greche  possono essere tradotte sia con in eterno che con nel secolo. Vediamo dunque quale sia la migliore traduzione nel nostro passo. Dall'insieme del contesto mi sembra che occorra leggere: Nel secolo; cioè sino alla fine del secolo. Il verso seguente, infatti, secondo il costume delle Scritture e soprattutto dei salmi, ripete il precedente invertendo l'ordine, cioè mettendo prima ciò che là è dopo e dopo ciò che là è prima. Così le parole: Ti confesseremo vengono ripetute con le altre: Annunzieremo la tua lode. E al posto di Nel secolo, si dice Di generazione in generazione. Ripetendo il termine “ generazione ” vuol sottolineare la durata senza limiti, oppure, come alcuni intendono, che due sono le generazioni: la vecchia e la nuova. Le quali due generazioni si realizzano però in questo mondo, perché chi non sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito non entrerà nel regno dei cieli (Cf. Jn 3,5). E inoltre è vero che solo in questo secolo si annunzia la lode di Dio, mentre nel futuro secolo non si avrà a chi annunziarla, quando tutti lo vedranno come è (Cf. Gv 1Jn 3,2). Orbene, noi tuo popolo e pecore del tuo gregge, che essi hanno creduto di poter annientare con le persecuzioni, ti confesseremo nel secolo: perché certamente resterà sino alla fine la Chiesa che essi hanno tentato di annientare. Di generazione in generazione annunzieremo la tua lode: per far tacere la quale essi hanno tentato di distruggerci. Già in molti passi delle sante Scritture noi abbiamo notato che “ confessione ” è usata al posto di “ lode ”. Così nelle parole: Queste cose direte nella confessione: Quanto mai buone sono tutte le opere del Signore (Si 39,39); e soprattutto là dove il nostro Salvatore (il quale non aveva assolutamente alcun peccato da confessare nella penitenza) dice: Ti confesso, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai saggi, e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25). Insisto su questo, affinché vi risulti più chiaro che le parole: Annunzieremo la tua lode, sono una ripetizione delle precedenti: Ti confesseremo.

SUL SALMO 79

79 Ps 79

ESPOSIZIONE

DISCORSO

Cristo e la Chiesa.

1. [v 1.] Non sono molte in questo salmo le cose nelle quali il nostro discorso incontri difficoltà e l'uditore attento trovi ostacoli a capire. Per questo, con l'aiuto del Signore, animati dal gusto di ascoltare e di vedere quanto era stato già profetato e predetto, come persone ben mature alla scuola di Cristo dobbiamo scorrere rapidamente le cose facili. Se infatti i passi oscuri richiedono una interpretazione, per i passi chiari invece ci si accontenti della semplice lettura. Si canta qui della venuta del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e della sua vigna. Chi canta è quell'Asaf, ormai (a quanto sembra) illuminato e corretto, il cui nome, come voi sapete, designa la sinagoga. Infatti il titolo del salmo è questo: Sino alla fine, per coloro che saranno mutati, certamente in meglio, perché Cristo, fine della legge (Cf. Rm 10,4), per questo è venuto, per mutarci in meglio. E aggiunge: Testimonianza di Asaf stesso. Buona la testimonianza della verità! Inoltre questa testimonianza ha per oggetto Cristo e la vigna, cioè il capo e il corpo, il re e il popolo, il pastore e il gregge, e l'intero mistero di tutte le Scritture, che è Cristo e la Chiesa. Il titolo del salmo termina poi con le parole: Per gli Assiri.Assiri significa “ coloro che dirigono ”. Non vi sia più ormai una generazione che non ha indirizzato al bene il suo cuore (Cf. Ps 77,8), ma una generazione che ve lo indirizza. Ascoltiamo dunque che cosa si dice in questa testimonianza.

Il patriarca Giuseppe, nobile figura di Cristo.

2. [v 2.] Tu che pascoli Israele, ascolta. Che significano le parole: Tu che pascoli Israele, ascolta; tu che guidi Giuseppe come pecore? Si invoca, si aspetta, si desidera che venga. Che egli dunque trovi persone rivolte [a lui]. Tu che guidi, dice, Giuseppe come pecore. Giuseppe stesso è guidato come un gregge di pecore. Giuseppe è un gregge, e Giuseppe è una pecora sola. Avete sentito parlare di Giuseppe, ma anche l'interpretazione del suo nome ci giova molto: significa infatti “ accrescimento ”. E certamente il nostro Giuseppe venne per questo: per far risorgere, moltiplicato, il grano che era morto (Cf. Jn 12,25), cioè per accrescere il popolo di Dio. Orbene, ripensate ad alcune vicende accadute a Giuseppe: ricordatevi che fu venduto dai fratelli, che fu disonorato dai suoi ed esaltato dagli stranieri (Cf. Gn 37,28 Gn 41,40); e comprenderete di quale gregge dobbiamo far parte, insieme con coloro che già dirigono al bene il loro cuore, affinché la pietra respinta dai costruttori diventi pietra angolare e tenga insieme le due pareti, che provengono da diverse direzioni ma combaciano nell'angolo (Cf. Mt 21,42 Ps 117,22). Tu che siedi sopra i Cherubini.I Cherubini sono il trono della gloria di Dio e significano pienezza della scienza”. Ivi siede Dio, nella “pienezza della scienza ”. Anche se, come sappiamo, i Cherubini sono le più alte potestà e le più alte virtù dei cieli, tuttavia, se vuoi, sarai anche tu un cherubino. Perché, se il cherubino è il trono di Dio, ascolta cosa dice la Scrittura: L'anima del giusto è la sede della sapienza (Sg 7,28). In qual modo, dirai tu, potrò essere la pienezza della scienza? Chi mi ricolmerà? Hai di che riempirti: La pienezza della legge è la carità (Rm 13,10). Non vagare per molte parti, non lasciarti distrarre! L'estensione dei rami ti mette paura; tienti stretto alla radice e non pensare alla grandezza dell'albero. Sia in te la carità, e necessariamente ne conseguirà la pienezza della scienza. Che cosa non conosce, infatti, colui che conosce la carità? Sta infatti scritto: Dio è carità (1Jn 4,8).

Cristo debole nella carne, forte nella maestà.

3. [v 3.]Tu che siedi sopra i Cherubini, mòstrati. Per questo noi ci siamo smarriti, perché tu non ti mostravi. Al cospetto di Efraim, di Beniamino e di Manasse. Mòstrati, dico, al cospetto della gente giudea, al cospetto del popolo d'Israele; ivi infatti sono Efraim, Manasse e Beniamino. Ma vediamo il significato di questi nomi: Efraim significa “ fruttificazione ”; Beniamino, “ figlio della destra ”; Manasse, “ dimentico ”. Mòstrati dunque al cospetto di colui che ha dato frutti, al cospetto del figlio della destra. Mòstrati al cospetto di colui che si è dimenticato, affinché non si dimentichi più, ma si ricordi di chi lo ha liberato. Se infatti se ne ricorderanno le genti e si convertiranno al Signore tutte le contrade della terra (Cf. Ps 21,28), è mai possibile che il popolo proveniente da Abramo non abbia avuto anch’esso una sua parete che si rallegri nell'angolo, mentre invece sta scritto: Gli avanzi si salveranno (Rm 9,27)? Ridesta la tua potenza. Eri debole, quando ti dicevano: Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce (Mt 27,40). Sembravi non valere niente; prevalse su di te il persecutore, come avevi già prima prefigurato, quando Giacobbe prevalse nella lotta, lui uomo, contro l'angelo. Come sarebbe stato possibile ciò, se l'angelo non avesse voluto? Prevalse l'uomo, e l'angelo fu sconfitto. L'uomo vincitore afferra l'angelo e dice: Non ti lascerò se non mi avrai benedetto. Grande mistero! Sta in piedi lo sconfitto e benedice il vincitore! Sconfitto perché lo ha voluto; debole nella carne, forte nella maestà. E lo benedisse: Ti chiamerai, gli disse, Israele. Tuttavia gli toccò la coscia e questa si paralizzò; per cui nello stesso tempo quell'uomo divenne benedetto e zoppo (Cf. Gn 32,26 Gn 28 Gn 25). Vedi come il popolo dei giudei ha zoppicato; guarda del pari come da tale popolo abbia tratto origine il gruppo benedetto degli Apostoli. Orbene, ridesta la tua potenza! Fino a quando ti mostrerai debole? Crocifisso nella debolezza, risorgi nella potenza (Cf. 2Co 13,4). Ridesta la tua potenza e vieni a salvarci.

4. [v 4.]O Dio, convertici. Noi ti abbiamo voltato le spalle, e se tu non ci volgi, noi non ci volgeremo a te. E illumina la tua faccia, e saremo salvi.Forse che egli ha la faccia oscura? Non è che egli abbia la faccia oscura, ma volle coprirla con la nube della carne e, per così dire, col velo della debolezza. Non fu creduto Dio quando pendeva sulla croce, lo sarebbe stato in seguito, una volta assiso in cielo. Così infatti è accaduto. Asaf non ha conosciuto Cristo mentre era presente in terra e operava i miracoli; lo ha conosciuto dopo morte, dopo che è risorto ed è asceso in cielo. Allora si è pentito e ha dato di lui la testimonianza che ora leggiamo in questo salmo: Illumina la tua faccia e saremo salvi! Copristi la tua faccia e noi siamo caduti ammalati; illuminala e saremo salvi!

283 I flagelli del Padre celeste.

5. [v 5.] O Signore, Dio degli eserciti, fino a quando ti adirerai contro la preghiera del tuo servo? Ormai sono tuo servo. Ti adiravi un giorno contro la preghiera di chi ti era nemico; e ancora ti adiri contro la preghiera di chi è divenuto tuo servo? Tu ci hai mutati e noi ora ti conosciamo; e ancora ti adiri contro la preghiera del tuo servo? Certo, tu ti adiri, ma come padre che corregge, non come giudice che condanna. Tu ti adiri, perché sta scritto: O figlio, avvicinandoti al servizio di Dio, sta' saldo nella giustizia e nel timore, e prepara la tua anima contro la tentazione (
Si 2,1). Non credere che, per esserti tu convertito, l'ira di Dio sia ormai del tutto cessata. È cessata nel senso che non sarai condannato in eterno. Tuttavia ti flagella, non ti risparmia, perché Dio, da padre, flagella ogni figlio che accoglie (Cf. He 12,6). Se rifiuti ostinatamente d'essere flagellato, come fai a desiderare di essere accolto? Egli flagella ogni figlio che accoglie: flagella tutti, colui che non ha risparmiato neppure il suo unico Figlio. Dice tuttavia: Fino a quando ti adirerai contro la preghiera del tuo servo? Non è più tuo nemico; eppure tu ti adiri contro la preghiera del tuo servo. Quanto durerà?

6. [v 6.] Continua: Ci nutrirai con pane di lacrime, e ci abbevererai di lacrime a misura. Che significa: A misura? Ascolta l'Apostolo: Dio è fedele, né permetterà che voi siate tentati al di sopra di quanto potete sopportare (1Co 10,13). Questa è la misura: in proporzione delle tue forze. Questa è la misura: che tu ne esca ravveduto, non schiacciato.

La sorte degli increduli è segnata.

7. [v 7.] Ci hai posti in contraddizione con i nostri vicini. Così è accaduto. Infatti da Asaf furono scelti coloro che sarebbero andati alle genti per annunziare Cristo; e ad essi fu detto: Chi è questo messaggero di nuovi demoni? (Ac 17,18) Ci hai posti in contraddizione con i nostri vicini. Annunziavano infatti colui che da tutti era contestato. Che cosa annunziavano? Che Cristo era morto ma poi era risorto. Chi avrebbe potuto udire una tale cosa? e chi comprenderla? Cosa veramente straordinaria! Ma l'annuncio era accompagnato da miracoli, e questi miracoli appoggiavano e rendevano credibile quella cosa incredibile. Ovunque sorgevano contraddittori, ma il contraddittore era sconfitto e da contraddittore diveniva fedele. Grandi tuttavia erano le fiamme, e in mezzo ad esse passavano i martiri, nutriti del pane delle lacrime e con le lacrime dissetati. Ma erano lacrime misurate, cioè non oltre quelle che potevano sopportare, e venivano loro distribuite in modo che alla misura delle lacrime succedesse la corona della gioia. E i nostri nemici ci hanno derisi. Ma dove sono coloro che ci deridevano? A lungo si è detto: Che gente sono mai costoro che rendono culto ad un morto, che adorano un crocifisso? A lungo si è detto così. Ma dove sono ora i dileggi di coloro che sogghignavano? Coloro che ci contestano, non fuggono ora nelle caverne per non farsi vedere? I nostri nemici ci hanno scherniti.

8. [vv 8.9.] Osservate poi quanto segue: O Signore, Dio degli eserciti, convertici! Mostra la tua faccia e saremo salvi. Hai tratto dall'Egitto la tua vigna; hai scacciato le genti e l'hai trapiantata al loro posto. Lo sappiamo, così è accaduto. Quante genti furono scacciate! Gli amorrei, i cetei, i gebusei, i gergesei, gli evei. Scacciati e sconfitti tutti questi, il popolo che era stato liberato dall'Egitto venne introdotto nella terra della promessa. Abbiamo sentito da quale terra venne tratta la vigna e dove venne trapiantata. Vediamo che cosa è accaduto dopo: come abbia creduto, quanto sia cresciuta e quali terre abbia occupate. Hai tratto dall'Egitto la tua vigna; hai scacciato le genti e l'hai trapiantata al loro posto.

Origini e sviluppo del popolo di Dio.

9. [vv 10-12.] Tu apristi la via dinanzi a lei, hai piantato le sue radici ed essa ha riempito la terra. Avrebbe forse riempito la terra, se non fosse stata aperta la via dinanzi a lei? Qual è la via che è stata aperta dinanzi a lei? Dice: Io sono la via, la verità e la vita (Jn 14,6). Veramente ha riempito la terra. Questo si dice ora della vigna: che è e sarà perfetta sino alla fine. Ma prima di essere così, com'era? La sua ombra copriva i monti, e i suoi arbusti i cedri di Dio. Tu stendesti i suoi tralci fino al mare, e fino al fiume i suoi rami. Queste parole richiedono una spiegazione; non basta leggerle e ammirarle. Aiutatemi con la vostra attenzione! Di solito infatti la descrizione di questa vigna fatta nel nostro salmo resta oscura a coloro che sono poco attenti. Abbiamo già spiegato la grandezza di questa vigna; di lei erano state predette le origini e la causa della sua grandezza. Tu apristi la via dinanzi a lei, ne hai piantate le radici, ed essa ha riempito la terra.Tutto questo si riferisce alla fase del suo ultimo perfezionamento. Tuttavia in un primo tempo questa vigna fu la gente giudea. Ed è vero che il regno dei giudei si estendeva fino al mare e fino al fiume. Fino al mare (Cf. Nb 34,5): risulta dalle Scritture che il mare le era vicino. E fino al fiume Giordano. Sebbene infatti un lembo di territorio giudaico si trovasse al di là del Giordano, tuttavia il grosso della popolazione stava di qua dal fiume. Dunque fino al mare e fino al fiume si estendeva il regno dei giudei, il regno d'Israele; ma non dal mare fino al mare, né dal fiume fino ai confini della terra. Questo limite l'ha raggiunto nella sua fase perfetta, quella vigna della quale era qui predetto: Tu apristi la via dinanzi a lei, hai piantato le sue radici, ed essa ha riempito la terra. Dunque, dopo che te ne ha predetto la perfezione, egli ritorna al principio da cui mosse per divenire perfetta. Vuoi ascoltare quale ne fu l'inizio? Fino al mare e fino al fiume. Vuoi ascoltare quale ne sia l'estensione finale? Dominerà dal mare fino al mare, e dal fiume fino ai confini della terra (Ps 71,8). Oppure, come diceva sopra, essa ha riempito la terra. Ebbene, esaminiamo la testimonianza di Asaf. Vediamo che cosa sia accaduto alla prima vigna e che cosa ci sia da attendersi per la seconda vigna o, meglio, per la stessa vigna; è infatti la stessa, non un'altra. Da essa, cioè dai giudei, è venuto Cristo, che è la salvezza (Cf. Jn 4,22); da essa sono venuti gli Apostoli e i primi credenti: coloro che deponevano il ricavato della vendita delle loro proprietà dinanzi ai piedi degli Apostoli (Cf. Ac 2,45 Ac 4,35). Tutte queste cose sono avvenute fra i giudei. E se alcuni rami sono stati spezzati, sono stati spezzati per l'incredulità; ma tu, popolo delle genti, sta' saldo nella fede! Non drizzare la testa, ma temi! Infatti, se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te. Che se ti venisse la voglia di inorgoglirti, ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te (Rm 11,18-21). E allora? La vigna dinanzi alla quale è stata aperta la via perché riempisse la terra, dove si trovava all'inizio? La sua ombra copriva i monti. Chi sono i monti? I profeti. Perché la sua ombra li copriva? Perché essi parlavano in maniera velata delle cose future che annunziavano. Tu ti senti dire dai profeti: “ Osserva il sabato; circoncidi il neonato nell'ottavo giorno; offri il sacrificio dell'ariete, del vitello, del caprone ”. Non ti stupire! è la sua ombra che sta coprendo i monti di Dio. Dopo l'ombra verrà la rivelazione completa. E i suoi arbusti, i cedri di Dio. Questa vigna, cioè, ha coperto i cedri di Dio: altissimi, sì, ma di Dio. Ci sono infatti dei cedri che simboleggiano i superbi che debbono essere abbattuti. Questa vigna invece, crescendo, ha coperto i cedri del Libano, cioè i grandi del mondo, ma anche i monti di Dio, cioè tutti i santi profeti e patriarchi.

La vigna del Signore.

10. [v 13.] Ma fino a dove hai tu steso i suoi tralci? Fino al mare. E fino al fiume i suoi rami.Ma poi? Perché hai abbattuto il suo muro? Già scorgete quella gente dei giudei che è stata annientata. Ne avete sentito parlare anche in un altro salmo: Con l'accetta e con la mazza l'hanno abbattuta (Ps 73,6). Come sarebbe potuto accadere questo, se non fosse stato distrutto il suo muro? Che cosa è il muro di una vigna? Il suo riparo. Ma essa si levò superba contro chi l'aveva piantata. Le furono inviati dei servi per riscuotere il canone dell'affitto, ma i coloni li flagellarono, li malmenarono e li uccisero. Venne, in seguito, anche l'unico Figlio; ma essi dissero: Questi è l'erede. Venite, uccidiamolo, e sarà nostra l'eredità. E lo uccisero, e lo gettarono fuori della vigna (Mt 21,34-39). Gettato fuori, consolidò il dominio sulla vigna da cui era stato scacciato. Così infatti egli minaccia quel popolo per bocca di Isaia: Distruggerò il suo muro. Perché? Perché ho atteso che producesse uva, ma ha prodotto spine. Ho aspettato il frutto, e ho trovato il peccato. Perché dunque, o Asaf, ti chiedi il motivo per cui abbia abbattuto il suo muro? Non sai tu il perché? Ho atteso che facesse giustizia e ha fatto iniquità (Is 5,5 Is 2 Is 7); e non doveva essere distrutto il suo muro? Abbattuto il muro, sono entrate le genti. La vigna è stata invasa, e il regno dei giudei è stato distrutto. Per questo soprattutto egli piange, ma non è senza speranza. Parla infatti col cuore ormai raddrizzato, poiché il salmo è per gli Assiri, cioè per coloro che dirigono. Perché hai abbattuto il suo muro sicché tutti coloro che passano per via la vendemmiano? Chi sono coloro che passano per la via? Sono coloro che dominano nel tempo.

La distruzione di Gerusalemme.

284 11. [v 14.] L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva. Che cosa dobbiamo intendere nel cinghiale venuto dalla selva? I giudei abominano il porco, e nel porco vedono sedimentata, per così dire, l'impurità delle genti. E proprio dalle genti fu annientato il popolo giudaico; anzi, l'imperatore che lo sterminò non fu soltanto un porco immondo, ma anche un cinghiale. Che cos'è infatti il cinghiale, se non un porco feroce e spavaldo? L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva. Dalla selva: cioè dalle genti. Essi erano la vigna; le genti erano selve. Ma da quando le genti hanno creduto, che cosa si dice di loro? Esulteranno tutti gli alberi delle selve (Ps 95,12). L'ha devastata un cinghiale venuto dalla selva; una fiera solitaria se n'è pasciuta. Chi è la fiera solitaria? È lo stesso cinghiale che l'ha devastata. Se è detta solitaria, è per la superbia. Questo infatti dice ogni superbo: Sono io! Io e nessun altro!

Cristo sorregge l’edificio di Dio.

12. [vv 15.16.] Ma con quale frutto è accaduto tutto questo? O Dio degli eserciti, deh, volgiti! Sebbene siano accadute tutte queste cose, tu volgiti! Mira dal cielo, guarda e visita questa vigna. E perfeziona quella che la tua destra aveva piantata. Non piantarne un'altra, ma ritocca questa fino a renderla perfetta. Questa è infatti la discendenza di Abramo; questa è la discendenza nella quale sono benedette tutte le genti (Cf. Gn 22,18). In essa è la radice, che regge l'olivo selvatico innestatovi. Perfeziona questa vigna che la tua destra ha piantata. Ma dove la perfezionerà? Sopra il figlio dell'uomo che in te hai reso forte. Potrebbe esserci cosa più evidente? E voi vi aspettate forse una qualche spiegazione da parte nostra o non piuttosto che, presi d'ammirazione, gridiamo con voi: Perfeziona questa vigna che la tua destra ha piantata, e perfezionala sopra il figlio dell'uomo? Quale figlio dell'uomo? Quello che in te hai reso forte. Grande sostegno davvero! Costruisci quanto puoi! Nessuno infatti può porre altro fondamento, all'infuori di quello che già è stato posto e che è Cristo Gesù (1Co 3,11).

Amore e timore all’origine d’ogni bene e d’ogni male.

13. [v 17.]Cose arse dal fuoco e cose tratte dalla fossa: esse al rimprovero del tuo volto periranno. Quali sono le cose che vengono arse dal fuoco e quali quelle tratte dalla fossa, e che periranno al rimprovero del suo volto? Cerchiamo di intendere quali sono le cose arse dal fuoco e tratte dalla fossa. Che cosa venne a combattere il Cristo? I peccati. Al rimprovero del suo volto i peccati svanirono. Ma perché i peccati sono le cose arse dal fuoco e tratte dalla fossa? Da due cause provengono tutti i peccati dell'uomo: dalla cupidigia e dal timore. Pensate, esaminatevi, interrogate i vostri cuori e scrutate le vostre coscienze. Vedete se ci possono essere peccati non causati dalla cupidigia o dal timore. Per indurti a peccare, ti si offre un premio, cioè ti si propone qualcosa che ti dà piacere; e tu pecchi perché desideri quel piacere. Che se non ti lasci sedurre dai doni ma vieni atterrito dalle minacce, tu pecchi perché temi. Ecco un tale che ti vuol corrompere, affinché tu dica, ad esempio, una falsa testimonianza. I casi sono innumerevoli ma io mi limito ai più ovvi, affinché da essi voi sappiate trarre applicazioni anche per gli altri. Orbene, tu pensi a Dio e nel tuo animo dici: Che cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se ne subisse danno nella sua anima? (Mt 16,26) Il tuo premio non mi smuove, né io voglio perdere la mia anima per guadagnare un po' di denaro. Ecco allora l'altro mettersi a spaventarti. Colui che non era riuscito a corromperti con il premio comincia a minacciarti danni, esilio, magari ferite e morte. La cupidigia non era stata capace di portarti al peccato; forse vi riuscirà il timore. Ma come quando eri tentato dalla cupidigia ti ricordasti delle parole della Scrittura: Che cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se avesse a subire danno nella sua anima, così contro il timore tieni presenti le altre: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima (Mt 10,28). Chiunque ti vuol uccidere può farlo nel corpo; nell'anima non gli è concesso. La tua anima non morirà, a meno che tu non voglia ucciderla. L'altrui iniquità uccida pure la tua carne, ma la verità conservi integra la tua anima. Che se tu abbandonerai la verità, quale altro male potrà farti il nemico, che sia più grande di quello che tu stesso ti sei causato? Il nemico, se vorrà infierire contro di te, potrà uccidere al massimo la tua carne; ma tu, dicendo falsa testimonianza, uccidi l'anima. Ascolta la Scrittura: La bocca che mente uccide l'anima (Sg 1,11). Comunque, fratelli miei, l'amore e il timore, come conducono ad ogni cosa ben fatta, così portano ad ogni sorta di peccato. Per fare il bene, occorre che tu ami Dio e temi Dio; per fare il male, tu ami il mondo o temi il mondo. Si volgano al bene l'amore e il timore! Tu amavi la terra: ebbene, ama la vita eterna! Temevi la morte: temi, invece, l'inferno! Qualunque cosa possa prometterti il mondo se farai il male, potrà forse darti quanto ti darà Dio se sarai giusto? Qualunque minaccia ti rivolga il mondo se vivi da giusto, potrà forse trattarti come Dio tratterà il peccatore? Vuoi vedere che cosa ti darà Dio, se sarai vissuto nella giustizia? Venite, benedetti dal Padre mio; ricevete il regno che è stato preparato per voi sin dall'origine del mondo. Vuoi vedere che cosa farà agli empi? Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi (Mt 25,34-41). È ragionevole che tu non voglia per te stesso nient'altro se non il tuo bene. Infatti, amando una cosa, tu vi cerchi il tuo bene, come, temendone un'altra, tu cerchi di evitare il male. Solo che tu non lo cerchi là dove devi cercarlo. Ti affretti perché vuoi liberarti dalla miseria e dalle sofferenze. È buono ciò che vuoi, ma sopporta ciò che non vuoi, per ottenere ciò che vuoi. Che cosa farà allora il suo volto, quando si porrà a cancellare i peccati? E quali sono i peccati arsi dal fuoco e quali quelli tratti dalla fossa? Che cosa aveva fatto l'amore disordinato? Aveva acceso come un gran fuoco. Che cosa aveva fatto il cattivo timore? Aveva come scavato una fossa. L'amore infatti infiamma; il timore deprime: per questo i peccati del cattivo amore sono arsi dal fuoco, e i peccati del cattivo timore sono tratti dalla fossa. Veramente anche il buon timore abbassa e anche il buon amore accende; ma in tutt'altra maniera. Vien da pensare a quel contadino che intercedeva in favore dell'albero che non dava frutto e, per impedire che fosse abbattuto, diceva: Scaverò attorno e vi getterò un canestro di letame (Lc 13,8). La fossa significa la pia umiltà di colui che teme, e il canestro di letame le salutari austerità del penitente. Dice il Signore a proposito del fuoco del buon amore: Sono venuto a portare il fuoco nel mondo (Lc 12,49). Divampino a questo fuoco gli spiriti ferventi, ardenti di amore per Dio e per il prossimo. In questo senso, come tutte le opere giuste si compiono sotto la spinta del buon timore e del buon amore, così alla radice di tutti i peccati ci sono il cattivo amore e il cattivo timore. Ebbene, le cose arse dal fuoco e le cose tratte dalla fossa, cioè tutti i peccati, scompariranno al rimprovero del tuo volto.

Dio nostro tutto.

14. [vv 18-20.] Si posi la tua mano sull'uomo della tua destra e sopra il figlio dell'uomo che ti sei reso forte. E non ci allontaniamo da te. Fino a quando saremo generazione perversa e provocatrice, che non indirizza al bene il suo cuore (Cf. Ps 77,8 Ps 9)? Dica Asaf: Si mostri la tua misericordia; fa' del bene alla tua vigna, portala a perfezione perché la cecità cadde su una parte d'Israele, affinché la totalità delle genti entrasse [nella Chiesa] e così fosse salvo tutto Israele (Rm 11,25 Rm 26). Poiché tu hai mostrato la tua faccia sopra l'uomo della tua destra che ti sei reso forte, noi non ci allontaniamo da te. Orbene, fino a quando ci rimprovererai? Fino a quando ci accuserai? Fa' pure tutto questo; noi non ci allontaneremo da te. Tu ci darai la vita e noi invocheremo il tuo nome. Tu sarai la nostra dolcezza; tu ci darai la vita. Prima amavamo la terra, non te; ma tu hai mortificato le nostre membra, che sono sulla terra (Cf. Col 3,5). Infatti quel Vecchio Testamento che conteneva le promesse terrene sembrava persuaderci a non rendere a Dio un culto gratuito ma ad amarlo perché dona qualcosa in terra. Che cosa ami, tanto da non amare Dio? Dimmelo. Ama, se puoi, qualcosa che egli non abbia creato. Guardati intorno e indaga tutta la creazione; e osserva se ciò che ti trattiene col vischio della cupidigia e ti impedisce di amare il Creatore non sia stato creato da colui che tu abbandoni. E perché ami queste cose, se non perché sono belle? Ma potranno essere belle quanto colui dal quale furono create? Tu le ammiri, perché non vedi lui. Invece, attraverso le cose che ammiri, occorre che tu ami colui che non vedi. Interroga le creature! Se si son fatte da se stesse, rimani in loro; ma se derivano da Dio, è un errore fatale amarle preferendole al Creatore. Perché ho detto tutto questo? Per questo versetto, fratelli. Erano morti coloro che rendevano culto a Dio per avere del bene secondo la carne. Difatti, comportarsi secondo i suggerimenti della carne è morire (Cf. Rm 8,6), e morti sono coloro che non gratuitamente prestano culto a Dio, non mossi cioè dalla sua bontà, ma perché egli dona loro quei beni che dona anche a chi non è buono. Vuoi da Dio il denaro? Ma lo ha anche il ladrone. Vuoi una sposa, vuoi molti figli, la salute del corpo, gli onori del secolo? Osserva quanto siano numerosi i malvagi che hanno tutto ciò. È questo il motivo per cui gli rendi culto? Vacilleranno i tuoi piedi: crederai che non vale la pena servire Dio quando vedrai che tutte queste cose le posseggono anche coloro che non lo servono (Cf. Ps 72,2). Egli infatti dona tutte queste cose anche ai malvagi; sé solo riserba per i buoni. Tu ci darai la vita. Noi eravamo morti quando eravamo immersi nelle cose terrene; eravamo morti quando portavamo l'immagine dell'uomo terreno. Tu ci darai la vita. Ci rinnoverai, ci darai la vita dell'uomo interiore. E invocheremo il tuo nome, cioè ti ameremo. Allora tu sarai la nostra dolcezza, tu che sei il perdono dei nostri peccati. Tu sarai tutto intero il premio dei giustificati. O Signore, Dio degli eserciti, convertici! Mostraci il tuo volto e saremo salvi.


Agostino Salmi 281