Agostino Salmi 582

SULLO STESSO SALMO 58

582 Ps 58

DISCORSO 2

Far fruttificare i doni di Dio.

1. [v 10.] Il discorso di ieri si era fatto troppo lungo, e io ero rimasto in debito verso di voi. Oggi è volontà di Dio che si paghi questo debito. Ma come noi siamo fedeli nel soddisfare il nostro impegno, così voi dovete essere avidi nel profittarne. Cioè: quello che il Signore ci dona e che noi offriamo a voi (egli infatti è il Signore, e noi siamo i servi), tutto questo voi dovete accogliere in modo che nella vostra vita si veda il frutto del vostro ascoltare. Infatti una piantagione, la quale, pur essendo ben coltivata, non dà frutti e, ingrata al lavoro dell'agricoltore, produce spine al posto delle messi, si destina da sola non al granaio ma al fuoco. E voi vedete come il Signore Dio nostro fecondi la terra con abbondanti piogge e come, parimenti, con la sua parola scenda a visitare il nostro cuore, come un terreno seminato. A buon diritto egli si attende frutti da questo nostro cuore, poiché sa quale semente vi abbia sparsa e come vi abbia fatto piovere. E, veramente, noi senza di lui non siamo nulla. Prima di esistere eravamo un nulla, e anche già esistendo come uomini, se vogliamo fare a meno di lui, null'altro siamo se non peccatori. È infatti vero ciò che qui si afferma: Presso di te custodirò il mio vigore, poiché ogni nostra risorsa, se non la custodiamo presso di lui e per lui, ma ce ne distacchiamo, la perdiamo! Per cui sempre il nostro spirito deve vegliare per non allontanarsi dal Signore; anzi, se un tempo era lontano, sempre di più deve avvicinarglisi e stargli accanto: non muovendo i piedi né facendosi trasportare da qualche veicolo, non correndo su veloci animali o volando a mezzo di ali, ma con la purezza dei sentimenti e con la probità di santi costumi.

La funzione storica dei giudei.

2. [vv 12-14.] Vediamo dunque ciò che resta di questo salmo. Lo avevamo infatti interrotto quando il salmista cominciava a parlare dei suoi nemici e diceva a Dio: Non li uccidere perché non si dimentichino della tua legge. Dice che essi sono suoi nemici, e tuttavia prega Dio affinché non li uccida ed essi non dimentichino la sua legge. Non perché stare attaccati alla legge, cioè non dimenticare gli obblighi della legge, sia già la perfezione e dia la sicurezza del premio e tolga ogni timore del supplizio. Vi sono, infatti, alcuni che conoscono la legge a memoria, ma non la mettono in pratica nella vita. Dai quali molto differiscono coloro che l'adempiono con la vita e che, pertanto, non possono non ricordarla a memoria. Certamente colui che nella vita adempie i precetti di Dio e, vivendo in un certo modo, sta sempre attento a non distruggere ciò che possiede nel suo cuore e con la sua vita attesta quanto della legge di Dio porta scritto in cuore, costui possiede con frutto la legge di Dio; e non sarà annoverato tra i nemici. Ecco infatti che i nostri avversari, i giudei - ai quali sembra voglia riferirsi questo salmo - posseggono la legge di Dio, e perciò di loro è detto: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge. Per cui, se sopravvive ancora il popolo dei giudei, è perché attraverso il loro sopravvivere, cresca la moltitudine dei cristiani. Essi sono dispersi tra tutte le genti; e sono rimasti giudei, né hanno cessato di essere ciò che erano. Non hanno ceduto alle leggi romane fino al punto di perdere le loro caratteristiche di giudei; sono, sì, soggetti ai romani, ma conservano ancora le loro leggi, che sono le leggi di Dio. Ma cosa è accaduto a costoro? Voi pagate la decima della menta e del cimino, e avete trascurato le cose più gravi della legge, la misericordia e la giustizia; filtrate il moscerino e inghiottite il cammello (Mt 23,23 Mt 24). Questo diceva loro il Signore, ed essi sono davvero così. Posseggono la legge, posseggono i profeti; leggono ogni cosa, cantano ogni cosa; ma non vi vedono la luce dei profeti, che è Gesù Cristo. Non soltanto non lo vedono ora che siede in cielo, ma non lo videro neppure quando camminava umile in mezzo a loro, e divennero colpevoli versando il suo sangue: anche se non tutti. Questo oggi vogliamo far presente alla vostra Carità. Non tutti, poiché molti di costoro si convertirono a colui che avevano ucciso e, credendo in lui, meritarono il perdono del misfatto della sua uccisione. In tal modo essi hanno offerto un esempio a tutti gli uomini, dimostrando che non si deve disperare del perdono di qualsiasi peccato, se fu perdonata l'uccisione di Cristo a coloro che se ne erano riconosciuti colpevoli. Per questo è detto: Perché tu, Dio, sei il mio protettore; Dio mio, la tua misericordia mi preverrà. Cioè: prima di tutti i miei meriti buoni mi previene la misericordia di Dio. Anche se non avrà trovato in me niente di buono, egli mi fa buono; egli giustifica colui che si converte, egli esorta affinché si converta chi è lontano da lui. Il mio Dio, dice di nuovo, nei miei nemici mi ha fatto comprendere; mi ha mostrato, cioè, quanto mi ami e quanti benefici mi doni nella sua bontà, attraverso il confronto con i miei nemici. Siccome, infatti, sono della stessa creta i vasi d’ira e i vasi di misericordia (Cf. Rm 9,21), i vasi di misericordia apprendono, attraverso i vasi dell'ira, quanto bene Dio elargisca loro. E continua: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge. Queste parole sono dette riguardo ai giudei. Ma allora, cosa farai loro? Li disperderai nella tua potenza. Mostra loro che sei tu il forte; non loro, i quali, confidando nella loro forza, non hanno conosciuto la tua verità. E non come possono essere forti loro, dei quali è detto: Hanno fatto irruzione su di me i forti, ma come puoi esserlo tu per disperderli. E trascinali, Signore, mio protettore. Cioè: disperdili, sì, ma in modo da non abbandonarli, perché non si dimentichino della tua legge. Proteggimi e fa' sì che nella loro dispersione io, da te protetto, scorga un segno della tua misericordia.

Odiare il peccato amando il peccatore.

204 3. E continua: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. A che cosa si ricollega questa frase? A che cosa si riferisce? I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. Il seguito della frase non è collegato con queste parole in modo da indicarcene il nesso. I delitti della loro bocca, - dice il salmo - la parola delle loro labbra; e siano colti nella loro superbia. E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno. Dicevamo ieri che queste parole sono oscure, e perciò ne rimandavamo la spiegazione a quando le vostre menti fossero state più riposate. Pertanto, ora che non siete stanchi per l'ascolto, elevate i vostri cuori e aiutatemi con la vostra attenzione, affinché, nell'oscurità e nelle incertezze del testo, il nostro dire non resti impari al vostro sforzo di penetrazione. Anche voi, infatti, dovete portare da parte vostra qualcosa onde supplire con l'intelligenza a ciò che noi non riusciremo a farvi intendere con la parola. Questa frase: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra, è posta in mezzo, senza che ci si lasci facilmente vedere a che cosa si ricolleghi. Rifacciamoci quindi, prima di tutto, a ciò che precede. Aveva detto: Non li ucciderai, perché non si dimentichino della tua legge; e, pur avendoli definiti nemici, aveva aggiunto due versetti: Disperdili nella tua potenza, e trascinali, Signore, mio protettore. Subito dopo prosegue: I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. E vuol dire: Uccidi questa, non loro. Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge. Ma c'è qualcosa che in loro devi uccidere per adempiere ciò che è detto prima: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia (Ps 58,6). Dunque, Disperdili e trascinali significa: Non li abbandonare, mentre li disperdi; poiché, non abbandonandoli, avrai ancora modo di agire in loro, dal momento che non li uccidi. Che cosa, dunque, ucciderai? I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. Che cosa ucciderai in loro? Ucciderai il Crocifiggi, crocifiggi! (Jn 19,6), ucciderai ciò che hanno gridato, non coloro che hanno gridato. Perché essi volevano eliminare, uccidere, annientare il Cristo, ma tu, risuscitando il Cristo che essi volevano annientare, uccidi i delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra. Tremano vedendo vivere colui che con le loro grida vollero uccidere; e con meraviglia vedono adorato in cielo da tutte le genti colui che disprezzarono in terra. Così sono uccisi i delitti della loro bocca e la parola delle loro labbra.

I convertiti del giorno di Pentecoste.

4. E siano presi nella loro superbia. Che significano le parole: Siano presi nella loro superbia? Significano che i forti lo assalirono, ma invano. Egli sembrò cedere, quasi, alla loro violenza ed essi poterono riportare l'impressione d'essere riusciti a qualcosa e d'averla spuntata contro il Signore. In realtà poterono crocifiggere l'uomo, e l'umana debolezza poté prevalere sulla potenza fino ad ucciderla. Gli uomini poterono credersi qualcosa, credersi forti, potenti, vincitori, come il leone pronto ad afferrare la preda, come quei tori robusti che il salmista altrove ricorda: Tori pingui mi hanno assediato (Ps 21,13). Ma che cosa hanno fatto a Cristo? Non la vita, ma la morte hanno ucciso. Nel morente fu distrutta la morte, e nel vivente la vita risuscitò da morte (egli, infatti, risuscitò da solo in quanto in lui c'era anche ciò che non poteva morire). E allora che cosa ottennero i nemici? Ascolta che cosa ottennero. Distrussero il tempio. E lui che cosa fece? In tre giorni lo risuscitò (Cf. Jn 2,19). In questo modo, dunque, furono uccisi i delitti della loro bocca e la parola delle loro labbra. E poi, che cosa accadde di coloro che si convertirono? E siano presi nella loro superbia. Fu annunziato loro che colui che avevano ucciso era risuscitato. Ed essi, vedendo che egli dal cielo aveva inviato lo Spirito Santo il quale aveva riempito coloro che avevano creduto in lui (Cf. Ac 1,9 Ac 2,4), credettero alla sua resurrezione e si convinsero di aver condannato uno che non era affatto colpevole e che la loro condanna era risultata perfettamente inutile. La loro azione si era vanificata, mentre il loro peccato rimaneva. Ebbene, poiché era risultata inutile la loro azione, mentre il peccato rimaneva in coloro che lo avevano compiuto, essi furono presi nella rete della loro superbia e videro se stessi schiacciati dalla loro colpevolezza. Non restava quindi loro altro che confessare il peccato, e colui che si era abbandonato nelle mani dei peccatori li avrebbe perdonati. Ucciso dai morti, avrebbe condonato loro la sua morte e, a quelli che erano morti, avrebbe dato la vita. Essi, pertanto, furono presi nella loro superbia.

La superbia è il vizio per eccellenza.

5. E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno. Non si vede facilmente a che cosa si ricolleghino le parole: E non saranno. Che significa: Non saranno? Vediamo quanto precede. Allorché saranno presi nella loro superbia, saranno annunziate dalla maledizione e dalla menzogna le conclusioni. Che vuol dire “ conclusione”? Significa “compimento”; giungere, infatti, alla conclusione altro non è che giungere a compimento. Altro, però, è giungere a compimento e altro giungere a consunzione. Infatti giunge a compimento ciò che diviene perfetto; giunge a consunzione ciò che cessa d'esistere. La superbia non permetteva all'uomo di perfezionarsi: niente come la superbia impedisce la perfezione. Stia attenta un poco la vostra Carità a ciò che dico! Osservate quanto sia grave questo male, e come dobbiamo guardarcene. Valutate voi a dovere la gravità di questo male? E io riuscirò a mettere in risalto come si conviene quanto male vi sia nella superbia? Il diavolo è punito per questa sola colpa. Egli certamente è il capo di tutti i peccatori, è il seduttore che spinge a peccare; ma non è colpevole di adulterio né di ubriachezza né di fornicazione né di appropriazione indebita dei beni altrui. Sua sola colpa fu la superbia. E poiché compagna della superbia è l'invidia, non può essere che uno se è superbo non nutra anche invidia. Per questo vizio (che necessariamente segue la superbia) il diavolo, una volta caduto lui, divenne invidioso dell'uomo che ancora si reggeva in piedi, e si diede da fare per sedurre questo uomo, in modo che non fosse innalzato là donde egli era stato precipitato. Si sforza perciò anche oggi d'indurci a commettere colpe reali, poiché abbiamo un giudice di fronte al quale non può presentare accuse false. Se infatti la nostra causa fosse discussa dinanzi ad un giudice umano, che può essere ingannato con false accuse, non si affaticherebbe molto per farci peccare. Ingannando infatti il giudice, potrebbe abusare anche di chi è innocente e trascinare con sé, e con sé far condannare, le vittime del suo stesso inganno. Siccome però conosce che il giudice è tale da non poter essere ingannato e, inoltre, sa che, essendo giusto, non usa preferenze a nessuno, vuole trascinare davanti a lui dei veri colpevoli che necessariamente il giudice deve condannare proprio perché è giusto. Si sforza, quindi, di farci peccare solo per invidia, in quanto l'invidia necessariamente si accompagna alla superbia. Ecco, dunque, quale male è la superbia, e come impedisce la perfezione. E allora, si vanti pure, l'uomo, delle ricchezze; si vanti della bellezza e delle forze del corpo! Tutte queste cose sono caduche; e suscitano il riso coloro che si vantano di cose caduche, dalle quali o sono abbandonati mentre vivono o, quanto meno, debbono loro abbandonarle quando muoiono. La superbia è, veramente, il vizio capitale per eccellenza, e anche quando uno progredisce effettivamente nel bene, la superbia lo insidia per mandargli in fumo ogni progresso. Se, riguardo agli altri vizi, si deve temere che ci portino a compiere opere cattive, quanto alla superbia si deve ancor più temerla quando operiamo il bene. E non stupiamoci, perciò, se l'Apostolo era tanto umile da dire: Quando sono debole allora sono forte. Infatti, per non essere tentato da questo vizio, quale medicina contro l'orgoglio dice essergli stata somministrata dal medico che sa come curare? Perché - scrive - non mi inorgoglissi della grandezza delle rivelazioni, mi è stato dato il pungiglione della mia carne, l'angelo di Satana, che mi percuota. Per questo tre volte ho pregato il Signore affinché lo allontanasse da me; e mi ha detto: Ti basti la mia grazia; infatti la virtù si perfeziona nella debolezza (2Co 12,7-10). Osservate che cosa sia diventare perfetti. L'Apostolo, il dottore delle genti, il padre dei fedeli per mezzo del Vangelo, ha ricevuto il pungiglione della carne perché ne fosse schiaffeggiato. Chi di noi avrebbe osato pensare questo, se egli stesso non lo avesse confessato senza vergogna? Se dicessimo infatti che Paolo non abbia sofferto tutto questo, mentre vogliamo rendergli onore, lo faremmo bugiardo. Ma, poiché egli è sincero e dice la verità, dobbiamo credere che davvero gli fu posto nella carne un angelo di Satana, affinché non si inorgoglisse della grandezza delle rivelazioni. Ecco quanto dobbiamo temere il serpente della superbia! Che cosa era accaduto, infatti, a quelli di cui stiamo parlando? Furono presi nella rete del loro peccato. Uccisero il Cristo e, di fronte all'enormità del proprio peccato, si sentirono profondamente umiliati; ma per questa maggiore umiltà meritarono di essere risollevati. Ecco cosa significa: Siano presi nella loro superbia. E seguita: Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni. Il che vuol dire: Tanto più si perfezioneranno, in quanto sono stati presi nella maledizione e nella menzogna. La superbia non permetteva loro di perfezionarsi; ma il delitto ha cancellato la superbia grazie al riconoscimento della loro colpa; e, finalmente, il perdono ha cancellato il delitto grazie alla misericordia di Dio. Così dalla maledizione e dalla menzogna furono annunziate le conclusioni. In altre parole, tutto ciò servì per dire all'uomo: “Ora hai visto che cosa sei; l’hai toccato con mano. Hai sbagliato, sei divenuto cieco: hai peccato e sei decaduto. Riconoscendo quindi la tua infermità, invoca il medico. Non crederti sano! Ecco, tu hai ucciso il medico; e anche se uccidendolo tu non hai potuto annientarlo, tuttavia, per quanto ti riguardava, tu lo hai ucciso ”. Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni. Avete posto, o giudei, degli atti che la Scrittura qualifica come “maledizione”. Infatti, chiunque pende dalla croce è maledetto (Dt 21,23 Ga 3,13). Avete crocifisso Cristo; lo avete considerato maledetto. Aggiungi la menzogna alla maledizione! Avete collocato guardie al sepolcro e, perché mentissero, avete dato loro del denaro (Cf. Mt 28,12). Ecco, Cristo è risorto! Dov'è andata a finire la “ maledizione ” della croce che voi avete perpetrata? Dove la menzogna dei custodi che avete corrotti?

L’ira divina e le sue manifestazioni.

6. Dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno. Che significano le parole: Nell'ira della conclusione saranno annunziate le conclusioni? C'è l'ira del compimento, e c'è l'ira della consunzione. Ogni vendetta di Dio infatti è chiamata ira; ma talvolta Dio castiga per perfezionare, talvolta castiga per condannare. Come castiga per portare a compimento? Flagella ogni figlio che accoglie (He 12,6). E in qual modo castiga per condannare? Quando avrà collocato gli empi a sinistra, dirà loro: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per gli angeli suoi (Mt 25,41). Questa è l'ira della perdizione, non della perfezione. Ma saranno annunziate le conclusioni nell'ira della conclusione. Cioè: sarà annunziato dagli Apostoli che là dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia (Rm 5,20), e che la stessa debolezza dell'uomo faceva parte di quella medicina che è l'umiliazione. Pensando queste cose, e scoprendo e confessando le loro ingiustizie, essi non saranno. Che cosa non saranno? Non saranno più superbi. Prima infatti aveva detto: Siano presi nella loro superbia. E dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno. Cioè: Non persevereranno nella superbia, da cui erano stati presi.

Il sangue di Cristo salva e unisce giudei e pagani.

7. E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra. Prima, infatti, i giudei credevano d'essere giusti perché avevano ricevuto la legge e osservavano i precetti di Dio. In seguito, però, fu loro dimostrato che essi non osservavano tali comandamenti, in quanto, aderendo ad essi, non avevano riconosciuto il Cristo, giacché, sebbene in parte, Israele rimase accecato (Cf. Rm 9,25). Con questo, gli stessi giudei si son resi conto che non debbono disprezzare i gentili che erano soliti considerare come cani e peccatori. A quel modo, infatti, che sia gli uni che gli altri sono stati trovati soggetti alla colpa, così sia gli uni che gli altri perverranno alla salvezza. Dice l'Apostolo: Non soltanto tra i giudei ma anche tra le genti (Rm 9,24). Così la pietra che i costruttori avevano respinta è divenuta pietra angolare (Ps 117,22), onde unire in sé i due popoli, come l'angolo unisce le due pareti. I giudei si stimavano floridi e grandi; mentre consideravano i gentili deboli, peccatori, servi del demonio, adoratori degli idoli. E tuttavia in ambedue c'era l'ingiustizia. E quando si riuscì a convincere i giudei che erano anch'essi peccatori (poiché non vi è chi faccia il bene, non ce n'è neppure uno (Rm 3,12)), deposero la loro superbia e non osteggiarono la salvezza delle genti. Riconobbero che la propria debolezza era pari a quella degli altri, sicché, uniti ai pagani nella pietra angolare, insieme adorarono il Signore. E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra. Non sarà soltanto il Signore dei giudei, ma anche dei confini della terra. Non lo saprebbero se fossero ancora nella loro superbia; e sarebbero nella loro superbia, se ancora si considerassero giusti. Ma perché non si considerino più giusti, sono state loro annunziate le conclusioni derivanti dalla maledizione e dalla menzogna, nell'ira della conclusione. Poiché, veramente, essi furono presi al laccio della loro superbia attraverso la “ maledizione ” che perpetrarono uccidendo il Cristo sulla croce. Ma ecco che cosa ha fatto il Signore nostro Gesù Cristo. Morto per mano dei giudei, ha redento la moltitudine delle genti. Il sangue che fu versato manifestò la sua efficacia nei confronti di quelli stessi che l'avevano versato. Anzi, giovò a tutti, ma dopo che si convertirono. Difatti, anche coloro che lo avevano ucciso, lo riconobbero per quello che effettivamente era e meritarono da lui il perdono di quel grande delitto che era stato l'averlo ucciso.

Umiliazione salutare.

8. [v 15.] Che accadrà, dunque, di costoro? Ciò che è stato detto prima: Si convertiranno a sera, cioè, si convertiranno, anche se tardi, anche se vi si decidono dopo aver ucciso il Signore nostro Gesù Cristo. Si convertiranno a sera e soffriranno la fame come cani. Sì, come i cani, non come le pecore o come i vitelli. Come i cani, cioè come le genti, come i peccatori, poiché anch’essi, che si credevano giusti, hanno riconosciuto il loro peccato. Di costoro è detto in un altro salmo: Poi si sono affrettati, come qui è detto: A sera. Là infatti si legge: Si sono moltiplicate le loro infermità; poi si sono affrettati (Ps 15,4). Perché si sono affrettati? Perché si sono moltiplicate le loro infermità. Infatti, se si fossero ancora ritenuti sani, non si sarebbero affrettati. Pertanto, come là si legge: Si sono moltiplicate le loro infermità, così qui leggiamo: Siano presi nella loro superbia, e dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione. E come là è detto: Poi si sono affrettati, qui è detto: E non saranno. Cioè: Non saranno nella loro superbia. E sapranno che Dio sarà il Signore di Giacobbe e dei confini della terra, esi convertiranno a sera. È bene, dunque, che il peccatore sia umiliato; poiché nessuno è più inguaribile di colui che si crede sano. E andranno attorno per la città. Già ieri abbiamo spiegato che cosa sia questa città, la città che sta attorno, cioè tutte le genti.

205 9. [v 16.]Si sparpaglieranno per mangiare; cioè, per conquistare altri e per aggregare al loro corpo nuovi credenti, trasformati dalla fede. Ma se non si sazieranno, mormoreranno. Anche prima ha parlato del loro mormorio, del mormorio di coloro che dicono: Poiché, chi ascolta? E soggiungeva: Ma tu, Signore, li deriderai. Cioè: tu deriderai coloro che dicono: Chi ascolta? Perché? Perché un nulla stimerai tutte le genti. Così anche qui si dice: Ma, se non si sazieranno, mormoreranno (Ps 58,8 Ps 9).

La Chiesa esulta superate le prove.

10. [v 17.] Terminiamo così il nostro salmo. Osservate l'angolo che esulta e si rallegra per ambedue le pareti (Cf. Ep 2). I giudei insuperbivano; sono stati umiliati. Le genti disperavano; sono state innalzate. Si appressino all'angolo! Ivi convengano, ivi accorrano, ivi trovino il bacio della pace. Vengano pure da parti opposte; basta che non vengano per opporsi ancora fra loro. Provenivano, quelli, dalla circoncisione; questi dalla incirconcisione. Erano lontane le pareti, ma prima di accostarsi all'angolo. Nell'angolo si tengano strette fra loro, e la Chiesa intera, costituita da entrambe le pareti, che cosa dice ormai? Ma io canterò la tua potenza ed esulterò al mattino per la tua misericordia. Al mattino, finite le tentazioni; al mattino, quando la notte di questo secolo sarà trascorsa; al mattino, quando ormai non abbiamo più paura delle insidie dei ladroni: il diavolo e i suoi angeli; al mattino, quando più non cammineremo alla luce della profezia ma contempleremo, come un sole, il Verbo stesso di Dio. Ed esulterò al mattino per la tua misericordia. Giustamente in un altro salmo è detto: Al mattino mi presenterò a te e contemplerò (Ps 5,5). Con ragione anche la resurrezione del Signore avvenne all'alba: per adempiere ciò che in un altro salmo era detto: A sera si prolungherà il pianto; al mattino l'esultanza (Ps 29,6). A sera i discepoli piansero morto il Signore nostro Gesù Cristo; all'alba esultarono perché era risorto. Esulterò al mattino per la tua misericordia.

Dio autore della nostra vita e artefice delle nostre opere buone.

11. [vv 17.18.]Perché tu sei divenuto il mio protettore e il mio rifugio nel giorno della mia tribolazione. Mio soccorso, a te inneggerò, perché tu, Dio, sei il mio protettore. Che cosa sarei stato, se tu non mi avessi soccorso? Quanto non era disperata la mia salute, se tu non mi avessi curato? Dove giacevo, se tu non mi fossi venuto incontro? In effetti la mia vita era in pericolo a causa della mia profonda ferita: una ferita che richiedeva l'intervento di un medico onnipotente. Niente è incurabile per un medico onnipotente. Egli non abbandona nessuno; ma è necessario che tu voglia essere curato; è necessario che tu non ti sottragga alla sua mano. Ma, anche se tu non volessi curarti, la tua ferita ti spingerebbe a farlo. Mentre sei lontano ti richiama e ti spinge, in certo modo, a tornare da lui e ti attira mentre cerchi di sfuggirgli. In ciascuno si realizza ciò che fu detto: La sua misericordia mi preverrà (Ps 58,11). Pensate alle parole: Mi preverrà. Se fossi stato tu a portare, per primo, qualcosa di tuo e avessi meritato la misericordia di Dio per qualcosa di buono da te compiuto in antecedenza, non sarebbe stata la sua misericordia a prevenirti. Quando, invece, ti rendi conto che sei stato prevenuto da Dio, se non quando riconosci la verità di ciò che dice l'Apostolo: Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E, se lo hai ricevuto, perché ti glori come se tu non l'avessi ricevuto? (1Co 4,7) Ecco cosa significa: La sua misericordia mi preverrà. Infine, osservando che tutti i beni che ci è consentito possedere, sia quelli inerenti alla natura, sia quelli connessi col tenore di vita o con l'attività personale, sia quelli consistenti nella fede, nella speranza, nella carità, nella bontà dei costumi, nella giustizia, nel timore di Dio, altro non sono che dono di lui, così concludeva [il salmista]: Dio mio, misericordia mia. Ricolmato di beni da Dio, altro non trova, per definire il suo Dio, se non l'appellativo: Misericordia mia. Che significa: Misericordia mia? O nome sotto il quale a nessuno è permesso disperare! Se tu dici: “ Mia salvezza ”, comprendo che Dio ti dà la salvezza. Se tu dici: “ Mio rifugio ”, intendo che tu in lui ti rifugi. Se dici: “ Mia forza ”, comprendo che è lui a darti la forza. Mia misericordia! Che cosa significa? Significa che tutto quanto io sono deriva dalla tua misericordia. Ma io ti ho forse meritato invocandoti? Quasi che io abbia potuto fare qualcosa per esistere ed essere in grado d'invocarti! Se avessi fatto qualcosa per esistere, sarei stato prima di esistere. Mentre, se assolutamente non ero niente prima di esistere, non ho meritato niente presso di te per poter esistere. Tu mi hai fatto esistere; e non sarai stato tu a farmi buono? Tu mi hai dato l'essere; e un altro mi avrà dato di che essere buono? Se tu mi avessi dato di che essere, e un altro mi avesse dato di che essere buono, sarebbe preferibile colui che mi ha fatto essere buono, all'altro che mi ha dato l'essere. Orbene, poiché nessuno è migliore di te, nessuno è più potente di te, nessuno è più generoso di te quanto a misericordia, vuol dire che da te ho ricevuto e l'essere e l'essere buono. Dio mio, misericordia mia!

SUL SALMO 59

59 Ps 59

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

David nella storia e nel simbolismo profetico.

1. [vv 11.] Il titolo di questo, salmo è alquanto lungo; ma non spaventiamoci, perché poi il salmo sarà breve. Stiamo dunque attenti, come se avessimo ascoltato leggere un salmo piuttosto lungo. Siamo, infatti, nella chiesa di Dio e il nostro dire è rivolto a persone già nutrite nel nome di Cristo o che debbono esserlo tuttora: comunque, parliamo a persone che non sono nuove al sapore di queste Scritture, sapore che, al contrario, è ignoto al mondo. Di conseguenza, voi non potete limitarvi a una conoscenza sempre rudimentale di queste cose. E vogliamo supporre che nella vostra bocca, cioè nella vostra mente, voi abbiate ruminato con gioia le cose che molte volte avete ascoltate e non le abbiate abbandonate alla dimenticanza, come seppellendole nel ventre. In tal modo il vostro stesso ricordo e la memoria potranno molto aiutarci; ci consentiranno, cioè, di non indugiare a lungo, come se voi ne foste ignari, nella spiegazione di cose che invece sappiamo esservi già note. Ricordiamo perfettamente che voi avete udito spesso quanto ora stiamo per dirvi: cioè che nei salmi difficilmente si trovano parole che non si applichino a Cristo e alla Chiesa: talvolta soltanto a Cristo, talaltra soltanto alla Chiesa, che anche noi, sia pure in parte, costituiamo. E per questo, siccome cioè nelle parole del salmo riconosciamo la nostra voce, non possiamo restare senza emozione; anzi, tanto più ne assaporiamo la gioia quanto più noi ci sentiamo di essere parte di tale voce. Il re David fu un singolo individuo, ma non è figura di un solo individuo: talvolta, infatti, raffigura la Chiesa, che è costituita da molti e si estende fino ai confini della terra. Che se, altre volte, raffigura un uomo solo, è figura del mediatore tra Dio, e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (Cf. 1Tm 2,5). Orbene, in questo salmo, o meglio nel titolo di questo salmo, si elencano alcune imprese vittoriose di David, che egli eroicamente portò a termine vincendo certi nemici e riducendoli a tributari. Questo accadde dopo la morte di Saul suo persecutore, quando David s'impossessò manifestamente del regno d'Israele ove prima aveva regnato Saul. È vero, infatti, che David era re anche prima di subire le persecuzioni, ma come tale era noto soltanto a Dio. In seguito, quando la sua assunzione al trono divenne manifesta a tutti ed egli ebbe accettato la dignità regale pubblicamente e solennemente, allora vinse coloro di cui si parla nel titolo di questo salmo. Il quale dice così: Sino alla fine; per coloro che saranno mutati dinanzi alla iscrizione del cartello, per David stesso, nella dottrina, quando arse la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal, e volse Gioab, e batté dodicimila di Edom nella valle delle Saline. Nei libri dei Re leggiamo che tutti i popoli qui nominati furono sconfitti da David, cioè, la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal e Gioab e Edom (2 Sam 2S 8,1 2S 10,7). Tutte queste cose sono avvenute, e in qual modo siano accadute è scritto in quei libri e così si legge. Chi vuole, vada pure a leggerle. Tuttavia, lo spirito profetico è solito, nei titoli dei salmi, allontanarsi alquanto dalla semplice narrazione delle vicende e dire cose che non si trovano nella storia: come per farci comprendere che i titoli dei salmi vi sono stati apposti non perché conoscessimo i fatti, ma perché vi ricercassimo le figure degli avvenimenti futuri. Così è detto - ad esempio - che alla presenza di Abimelec David mutò il suo volto e lo abbandonò e se ne andò (Cf. Ps 33, 33, 1); mentre la Scrittura, nei libri dei Re, indica che David si comportò così non al cospetto di Abimelec ma alla presenza del re Achis (Cf. 1S 21,13); per cui anche in questo titolo troviamo un indizio che ci avverte di riferirlo a un'altra cosa. Parimenti nella nostra narrazione delle guerre e delle gesta eroiche del re David. Se è vero che furono sconfitti tutti coloro di cui abbiamo parlato, non vi troviamo la notizia che egli abbia arso qualcosa. Qui, invece, è soprattutto sottolineato quanto non sta scritto nella storia, e cioè che egli arse la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal. Proviamoci, dunque, a esporre queste cose secondo il loro significato profetico, rievocando, alla luce del Verbo, l'oscurità delle ombre.

Cristo non è re di questo mondo. Cristo nella predicazione apostolica.

2. Sino alla fine sapete che cosa significa: perché fine della legge è Cristo (Rm 10,4). Conoscete anche coloro che sono mutati. Chi sono mai costoro se non quelli che passano dalla vecchia vita alla nuova? Guardiamoci, infatti, dal vedere qui descritto un cambiamento in peggio. Non si tratta del cambiamento che avvenne in Adamo quando passò dalla giustizia all'ingiustizia, e dalle gioie alla fatica, ma della trasformazione di coloro ai quali è detto: Foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore (Ep 5,8). E questi si mutano dinanzi alla iscrizione del cartello. Conoscete l'iscrizione del cartello. Si tratta del cartello che fu infisso sopra la croce del Signore e che recava scritto: Questi è il re dei giudei (Mt 27,37). Si trasformano dinanzi alla iscrizione di questo cartello coloro che dal regno del diavolo passano al regno di Cristo. Buono è il cambiamento che avviene in costoro dinanzi all'iscrizione di questo cartello. E mutano anche, come è indicato nelle parole successive, verso la dottrina. Dopo aver detto infatti: Per coloro che saranno mutati dinanzi all'iscrizione del cartello, ha aggiunto: Per David stesso, verso la dottrina. Cioè: sono mutati non per sé medesimi ma per David, e sono mutati verso la dottrina. Cristo, infatti, non era re per regnare nel mondo, avendo egli detto apertamente: Il mio regno non è di questo mondo (Jn 18,36). Se, dunque, vogliamo essere mutati dinanzi all'iscrizione del cartello, non a nostro esclusivo vantaggio ma per David stesso, entriamo con tutto noi stessi nella sua dottrina, in modo che coloro che vivono non vivano per sé, ma per colui che per loro è morto e risorto (Cf. 2Co 5,15). In che modo, infatti, ci avrebbe mai mutati Cristo, se non facendo quanto diceva: Sono venuto a portare il fuoco nel mondo (Lc 12,49)? Se Cristo è venuto a portare il fuoco nel mondo, lo ha fatto certamente per la nostra salvezza e a nostro vantaggio; non lo ha fatto come quando brucerà il mondo col fuoco. Ma come invierà il fuoco nel mondo? Una volta assodato che Cristo è venuto a portare il fuoco nel mondo, cerchiamo che cosa sia la Mesopotamia che è stata bruciata, e che cosa sia la Siria di Sobal. Soffermiamoci a indagare il significato dei nomi secondo la lingua ebraica, nella quale fu da principio composto questo brano scritturale. Dicono che Mesopotamia significhi “ richiamo innalzato ”. Ormai tutto il mondo si è innalzato al richiamo. Siria significa “ sublime ”. Ma colei che era “ sublime ” è stata arsa e umiliata; e, come è stata umiliata colei che si era esaltata, così sarà esaltata colei che è stata umiliata. Sobal significa “ inutile vecchiaia ”. Ringraziamo Cristo perché l'ha bruciata. Quando i vecchi germogli vengono bruciati, prendono il loro posto i nuovi; e i nuovi nascono più rigogliosi più frondosi e più verdi, quando l'incendio ha bruciato i vecchi germogli. Non si abbia, dunque, timore del fuoco di Cristo; esso consuma il fieno. E ogni carne è fieno, e ogni gloria dell'uomo è come il fiore del fieno (Cf. Is 40,6). Tali cose Cristo brucia con quel fuoco. E volse Gioab. Gioab significa “ nemico ”. È volto il nemico; intendi come vuoi! Se è volto in fuga, è il diavolo; se è volto alla fede, è il cristiano. Come è volto in fuga? Dal cuore del cristiano. Il principe di questo mondo - dice - ora è gettato fuori (Jn 12,31). Ma se è il cristiano che è volto al Signore, perché è un nemico? Perché è divenuto fedele colui che era nemico. Batté Edom. Edom significa “ terrestre ”. Deve essere battuto questo “ terrestre ”. Perché infatti dovrebbe vivere da terrestre colui che, al contrario, deve vivere come celeste? La vita terrena è stata uccisa; viva la vita celeste! Come, infatti, abbiamo portato l'immagine del terrestre, così portiamo anche l'immagine di colui che è dal cielo (Cf. 1Co 15,49). E nota come venga ucciso l'uomo terrestre. Mortificate le vostre membra che stanno sopra la terra (Co l3, 5). Ma, quando batté Edom, batté dodicimila nella valle delle Saline. Dodicimila è un numero perfetto; e a questo numero perfetto ben si adegua anche il numero dodici degli Apostoli. Né senza fondamento, se è vero che in tutto il mondo doveva essere diffuso il Verbo. Ma il Verbo di Dio, che è Cristo, doveva essere portato dalle nubi, cioè dai predicatori della verità. Orbene, il mondo consta di quattro parti, le quali sono notissime a tutti, e spesso sono ricordate nelle Scritture, tanto che da esse traggono il nome anche i quattro venti (Cf. Ez 37,9): Oriente, Occidente, Aquilone e Mezzogiorno. A queste quattro parti è stato mandato il Verbo, affinché tutti siano chiamati nel nome della Trinità. Dodici è uguale a tre per quattro, per cui veramente da David furono battuti dodicimila terrestri. Tutto il mondo è stato battuto: da tutto il mondo, cioè, è stata eletta la Chiesa, morta alla vita terrena. Ma perché: Nella valle delle Saline? Valle dà subito l'idea di umiltà; le saline indicano il sapore. Molti, infatti, si umiliano, ma inutilmente e da stupidi: si umiliano nell'inutile vecchiaia. C'è chi soffre tribolazioni per il denaro, o per gli onori temporali, o anche per le comodità di questa vita. Costui soffrirà tribolazioni e finirà coll'essere umiliato. Perché non soffrire per amore di Dio? Perché non soffrire per Cristo e gustare il sapore del sale? Non sai, forse, che a te è stato detto: Voi siete il sale della terra? E ancora: Se il sale sarà divenuto insipido, non varrà a niente, se non ad essere gettato fuori (Mt 5,13). È bene, dunque, umiliarsi, ma con saggezza. Non si umiliano forse anche gli eretici? Non sono forse state promulgate contro di loro leggi da parte degli uomini? Non sono in vigore contro di loro le leggi divine, che già prima li condannavano? Ecco, sono umiliati, sono posti in fuga, subiscono persecuzioni, ma senza sapore, per cose frivole, per la vanità. Il sale è divenuto insipido; per questo è stato gettato fuori per essere calpestato dagli uomini. Abbiamo ascoltato il titolo del salmo; ascoltiamone ora il testo.

Cristo re vincitore dei nemici spirituali.

3. [v 3.]O Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti. È forse David che parla, lui che sconfisse, che arse, che batté? o non, piuttosto, coloro che egli colpì, che furono battuti e volti in fuga quando erano malvagi, per essere poi vivificati e tornare indietro, divenuti buoni? Certamente, una strage di questa sorta ha compiuto quel David, forte di braccio, che è il nostro Cristo, di cui David era la figura. Egli ha compiuto queste imprese; egli ha operato questa strage con la sua spada e il suo fuoco; infatti l'una e l'altro ha portato in questo mondo. Dice il Vangelo: Sono venuto a portare il fuoco nel mondo (Lc 12,49). E ancora: Sono venuto a portare la spada sulla terra (Mt 10,34). Ha portato il fuoco per bruciare la Mesopotamia di Siria e la Siria di Sobal; ha portato la spada per battere Edom. Questa strage è stata già operata nella persona di coloro che, dinanzi all'iscrizione del cartello, si trasformano dirigendosi a David stesso. Ascoltiamo la loro voce! Salutare è stato il colpo da loro avuto: parlino ora che sono stati rialzati. Dicano, dunque, questi fortunati che sono stati mutati in meglio, che sono stati mutati dinanzi all'iscrizione del cartello, che sono stati mutati verso la sana dottrina, a gloria dello stesso David. Dicano: O Dio, tu ci hai scacciati, ci hai distrutti, ti sei adirato, e hai avuto misericordia di noi. Ci hai distrutti, per riedificarci: ci hai distrutti in quanto eravamo mal costruiti; hai distrutta l'inutile vecchiaia, per edificare l'uomo nuovo, edificio che resterà in eterno. Benissimo, Ti sei adirato, e hai avuto misericordia di noi! Non avresti avuto misericordia, se non ti fossi adirato. Ci hai distrutti nella tua ira; ma la tua ira si è rivolta contro la nostra vecchiaia, per annientarla. Hai avuto poi misericordia di noi, concedendoci il rinnovamento e favorendo coloro che mutano dinanzi all'iscrizione del cartello. Perché, se è certo che il nostro uomo esteriore si corrompe, l'interiore si rinnova di giorno in giorno (Cf. 2Co 4,16).


Agostino Salmi 582