Agostino Salmi 74

SUL SALMO 74

74 Ps 74

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

Stabilità delle promesse divine.

1. [v l.] Questo salmo offre alla gonfiezza della superbia la medicina dell'umiltà e consola gli umili con la speranza. Fa così affinché nessuno superbamente presuma di sé, né alcun umile disperi del Signore. La promessa di Dio è, infatti, sicura certa stabile inconcussa; è fedele, al di sopra di ogni dubbio, e da essa gli afflitti sono consolati. Difatti, la vita umana sulla terra è, come sta scritto, tutta una tentazione (Jb 7,1). Né dobbiamo ambire una vita di prosperità, evitandone esclusivamente le avversità; ma da ambedue dobbiamo guardarci: dalla prosperità, perché non ci corrompa; dalle avversità, perché non ci abbattano. Per ogni uomo, insomma, in qualunque condizione di vita si trovi, non vi dev'essere altro rifugio che Dio, né altra gioia se non nelle sue promesse. Questa vita, infatti, quando si presenta colma di tutte le gioie, inganna molti, Dio non inganna nessuno. E, siccome quando l'uomo si converte a Dio si mutano i suoi gusti, si mutano anche le sue gioie: non gli sono sottratte, ma cambiano. Sebbene, infatti, in questa vita noi non possediamo ancora effettivamente tutt'intera la nostra felicità, tuttavia la speranza che ne abbiamo è tanto sicura che deve essere anteposta a tutti i piaceri di questo mondo. Come sta scritto: Alliètati nel Signore. E, affinché tu non creda di possedere già quello che ti è promesso, subito aggiunge: Ed egli ti darà ciò cui anela il tuo cuore (Ps 36,4). Se, dunque, ancora non hai ricevuto ciò che brama il tuo cuore, come fai ad allietarti nel Signore, se non perché stimi fedele nel mantenere le promesse colui che, promettendo, è divenuto tuo debitore? Di questa preghiera, fatta perché non ci abbandoni la speranza e siamo introdotti in ciò che Dio ha promesso, parla il titolo di questo salmo: Non guastare alla fine. Che significa: Non guastare? Accordaci quanto hai promesso. Ma quando? Alla fine. Si volga, dunque, lassù l'occhio dello spirito: alla fine. Si oltrepassino tutte le cose in cui ci si imbatte per via e si giunga alla fine! Esultino pure i superbi per la felicità terrena; si inorgogliscano per le onorificenze; rifulgano per l'oro! Abbondino di figli e di familiari, siano ricolmi degli omaggi dei clienti! Tutte queste cose passano; passano come ombra. Quando giungerà quella fine dove godranno tutti coloro che ora sperano nel Signore, allora per essi verrà la tristezza senza fine. Quando gli umili riceveranno ciò che i superbi deridono, allora la tronfia vanità dei superbi si convertirà in lutto. Allora si leverà quella voce che conosciamo dal libro della Sapienza. Vedendo la gloria dei santi, che in terra quando erano umiliati sopportavano e quando erano esaltati non consentivano alla vanità, i superbi diranno: Questi sono coloro che un tempo abbiamo scherniti. E diranno ancora: A che cosa ci ha giovato la superbia? E che cosa ci ha portato il vantarci delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra (Sg 5,3 Sg 8 Sg 9). Essi hanno riposto la loro speranza nelle cose corruttibili, e per questo diverrà vana la loro speranza; mentre la nostra speranza diverrà allora realtà. Ebbene, affinché resti integra e ferma e certa nei nostri confronti la promessa di Dio, diciamo con cuore pieno di fede: Non guastare alla fine. Non temere, pertanto, che qualche potente rovini le promesse di Dio. Dio personalmente non le guasta, perché è verace; e non c'è nessuno più potente di lui che possa mandargliele a monte. Siamo, dunque, sicuri delle promesse di Dio, e cantiamo le parole con cui comincia il salmo.

Dio è vicino agli umili e rigetta i superbi.

2. [v 2.]Ti confesseremo, o Dio! Ti confesseremo e invocheremo il tuo nome. Non invocare prima di aver confessato. Confessa ed invoca! Infatti, colui che invochi tu lo chiami in te, poiché “ invocare ” altro non è se non chiamare dentro di sé. Se è invocato da te (cioè, se è chiamato in te), pensa a chi egli sia solito avvicinarsi, poiché egli non si avvicina al superbo. Dio è certamente altissimo; eppure chi si innalza per orgoglio non lo raggiunge. Per raggiungere le cose poste in alto, noi ci solleviamo sulla punta dei piedi e, se non possiamo arrivarvi, cerchiamo qualche mezzo, qualche scala ad esempio, per poterci innalzare fino a toccarle. Il contrario accade a Dio. Egli è altissimo, ma è accessibile agli umili. Sta scritto: Il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito (Ps 33,19); e la pietà e l'umiltà macerano il cuore. L'uomo pentito si adira con se stesso. Sia in ira contro se stesso per avere benevolo il Signore! Sia giudice di se stesso, per avere il Signore come difensore. Dio viene, dunque, quando è invocato. Ma da chi viene? Non viene certo dal superbo. Ascolta un'altra testimonianza: Il Signore è eccelso e guarda benevolo le cose umili; mentre conosce da lontano le cose elevate (Ps 137,6). Il Signore è eccelso, e guarda le cose umili, non da lontano. Invece conosce da lontano le cose alte. Dicendo che il Signore guarda le cose umili, i superbi potrebbero rallegrarsi nella speranza di rimanere impuniti, quasi che colui che abita nelle altezze non sapesse che essi sono superbi. Ma dovranno spaventarsi, poiché si dice loro: Egli vi vede e vi conosce, sebbene da lontano. Dio rende beati coloro ai quali si avvicina. Quanto invece a voi, o superbi, posti in alto, voi non resterete impuniti, perché il Signore vi conosce; né potrete essere beati, perché vi conosce da lontano. State attenti, dunque, a ciò che fate; perché, se vi conosce, non vi perdona. È meglio essere perdonati che conosciuti. Che significa, infatti, perdonare? Significa “ non conoscere ”. E che significa non conoscere? Significa non serbare memoria delle azioni di uno: infatti, di chi si vendica si suol dire che se l'è legata al dito. Ascolta uno che prega per ottenere il perdono: Distogli il tuo volto dai miei peccati (Ps 50,11). Ma, che farai se egli distoglierà il suo volto da te? Sarebbe grave, e c'è da temere che ti abbandoni. D'altra parte, però, se non distoglie il suo volto, vuol dire che te la tiene carica. Dio sa far questo, Dio può far questo: distogliere il volto dal peccatore e non distoglierlo da colui che confessa le sue colpe. Per questo in un passo gli vien detto: Distogli il tuo volto dai miei peccati; e in un altro: Non distogliere il tuo volto da me (Ps 26,9). Nel primo caso lo si prega di non guardare i peccati; qui, invece, di non cessare di guardare la persona. Confessa dunque e invoca! Confessando purifichi il tempio in cui verrà colui che invochi. Confessa e invoca! Che egli distolga il suo volto dai tuoi peccati, e non lo distolga da te! Distolga il suo volto da ciò che tu hai fatto, ma non lo distolga da ciò che ha fatto lui. Perché, in quanto sei uomo, è stato lui a farti; quanto invece ai tuoi peccati, li hai fatti tu. Confessa, dunque, e invoca! Canta: Ti confesseremo, o Dio, ti confesseremo.

La confessione che purifica. La ripetizione è un genere letterario frequente nella Bibbia.

264 3. La ripetizione indica conferma: che, cioè, tu non intendi revocare la tua confessione. Non hai, infatti, confessato ad un uomo che può essere crudele, vendicatore, beffardo. Confessa tranquillo! Ascolta le parole di un altro salmo, ove ti si esorta a confessare al Signore perché è buono (Ps 105,1 Ps 106, l). Che significa: Perché è buono? Avete, forse, timore di confessare? Ma egli è buono! Perdona a chi confessa. Potresti aver timore di confessare al giudice umano, che potrebbe punirti come reo confesso; ma, non avere questo timore nei confronti di Dio! Confessando, renditi propizio colui al quale, per quanto li neghi, non sono occulti i tuoi peccati. A te confesseremo, o Dio; a te confesseremo, e ormai sicuri invocheremo il tuo nome. Con la confessione abbiamo vuotato i nostri cuori; e tu, che ci avevi spaventati, ci hai poi purificati. La confessione ci rende umili: avvicinati, dunque, agli umili, tu che ti allontani dai superbi! Che poi la ripetizione indichi effettivamente una conferma delle parole dette prima, lo ricaviamo da molti testi della Scrittura. Questo indicano, ad esempio, le parole del Signore: Amen, amen (Jn 1,51). Del pari in alcuni salmi leggiamo: Sia fatto, sia fatto (Ps 71,19 Ps 88,53). Per esporre il concetto voluto basterebbe un solo sia fatto; l'altro sia fatto viene aggiunto per rafforzare la frase. Sapete che il Faraone, re di Egitto, quando Giuseppe si trovava laggiù chiuso in carcere per il suo amore alla castità, vide quel sogno che a tutti noi è noto. Vide sette vacche grasse divorate da sette vacche magre; e anche sette spighe piene divorate da sette spighe vuote. Come interpretò il sogno Giuseppe? Se ben ricordate, non rappresentavano due avvenimenti, quei sogni, ma un evento solo. Disse Giuseppe: Una sola è la loro interpretazione: e il fatto che due volte hai visto la stessa cosa significa conferma (Gn 41,1-32). Ho detto questo affinché non crediate che le ripetizioni delle parole nella sacra Scrittura tradiscano una certa smania di loquacità. Spesso la ripetizione biblica ha forza di conferma. Pronto è il mio cuore, o Dio, dice, pronto è il mio cuore (Ps 56,8). Altrove leggiamo: Confida nel Signore, comportati da uomo; e si conforti il tuo cuore, e confida nel Signore (Ps 26,14). Innumerevoli sono gli esempi di tali locuzioni in tutti i libri della Scrittura. Con questi esempi riteniamo di avervi segnalato sufficientemente un genere letterario di cui voi terrete conto in ogni altro caso analogo. Ora state attenti al nostro salmo. Dice: A te confesseremo e invocheremo. Ho già spiegato in che senso la confessione deve precedere l'invocazione. È perché tu inviti colui che invochi; ma colui che invochi ricuserà di venire se tu sarai superbo. Se sarai superbo, non potrai confessare; ma, rifiutando la confessione, non potrai ugualmente sottrarre a Dio la conoscenza delle tue colpe, quasi che egli non le conosca. Pertanto, la tua confessione non insegna niente a lui, ma purifica te.

Cristo capo e corpo.

4. Ormai ha confessato e ha invocato; o, meglio, hanno confessato e hanno invocato, anche se con la voce di uno solo è stato detto: Narrerò tutte le tue meraviglie. Confessando si è vuotato del male; invocando si è riempito di bene; narrando fa erompere fuori ciò di cui è ricolmo. Osservate, fratelli, come a confessare siano in molti. A te confesseremo, o Dio; a te confesseremo, dice, e invocheremo il tuo nome. Molti sono i cuori di coloro che confessano; uno solo è il cuore di chi crede. Perché sono molti i cuori di coloro che confessano e uno solo è il cuore di coloro che credono? Perché gli uomini confessano peccati diversi, mentre unica è la fede che li accomuna. Sì certamente. Appena Cristo incomincia ad abitare nell'uomo interiore per mezzo della fede (Cf. Ep 3,17) e, invocato, comincia a possedere colui che confessa, allora si incrementa il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. Ascoltate nel testo del salmo le parole di Cristo. Sembravano quasi non essere sue le parole: A te confesseremo, o Dio, a te confesseremo e invocheremo il tuo nome. Qui però comincia ad udirsi la voce del capo. Ma, sia il capo a parlare o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo, parla nella persona del corpo. Che cosa, infatti, sta scritto? Saranno due in una carne sola. Questo è un grande mistero; ma io lo dico in ordine a Cristo e alla Chiesa (Gn 2,24 Ef s, Ep 31 Ep 32), dice l'Apostolo. E Cristo stesso nel Vangelo: Ormai non saranno più due ma una sola carne (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale e, proprio come se fosse una sola, parla in Isaia quando dice: Come uno sposo mi ha cinto con la mitra, e come una sposa mi ha fatto indossare gli ornamenti (Is 61,10). Dice di essere sposo in relazione al capo, e sposa in rapporto al corpo; comunque, chi parla è uno solo. Ascoltiamolo e in lui parliamo anche noi! Cerchiamo di sentirci sue membra, affinché questa voce possa essere anche la nostra. Dice: Narrerò tutte le tue meraviglie. Cristo si manifesta di persona, e si lascia annunziare anche da coloro che costituiscono le sue membra, affinché altre siano condotte a lui. Vuole che quanti non gli appartenevano gli si avvicinino e si uniscano alle sue membra, attraverso le quali è annunziato il Vangelo, e che di tutti si faccia un solo corpo sotto un solo capo, in un solo spirito, con una sola vita.

Cristo figlio dell’uomo e giudice costituito da Dio.

5. [v 3.] E che cosa dice? Quando avrò preso tempo, dice, io giudicherò secondo ogni giustizia. Quando giudicherà secondo ogni giustizia? Quando si sarà preso tempo. Non è ancora quel tempo. Siano rese grazie alla sua misericordia! Dapprima ha annunziato la sua multiforme giustizia, e poi secondo quella giustizia giudicherà. Se, infatti, avesse voluto prima giudicare e poi annunziare, chi avrebbe trovato degno di liberazione? Chi avrebbe meritato l'assoluzione? Ora è, pertanto, il tempo della predicazione, di cui si dice: Narrerò tutte le tue meraviglie. Ascoltalo mentre narra, ascoltalo mentre predica!, perché, se trascurerai di ascoltarlo, quando mi sarò preso tempo, dice, io giudicherò secondo ogni giustizia. Ora perdono, dice, i peccati a chi confessa; non perdonerò dopo a chi mi disprezza. La misericordia e il giudizio canterò a te, Signore (Ps 100, l), sta scritto in un altro salmo. La misericordia e il giudizio! Ora la misericordia, dopo il giudizio. La misericordia, per la quale sono perdonati i peccati; il giudizio, in cui i peccati sono puniti. Vuoi non aver paura di lui quando punirà i peccatori? Amalo ora, mentre perdona! Non respingerlo; non insuperbirti; non dire: Io non ho nulla da farmi perdonare. Ascolta ciò che segue: Quando mi sarò preso tempo, io giudicherò conforme a tutte le giustizie. Cristo, dunque, si prese il tempo? Si prese il tempo il Figlio di Dio? Il Figlio di Dio non si prese il tempo. Se lo prese, però, il Figlio dell'uomo. Ma il Figlio di Dio per il quale fummo creati e il Figlio dell'uomo per il quale fummo riscattati sono un'unica identica persona. Egli ha assunto l'uomo senza essere assunto lui stesso dall'uomo. Egli ha mutato in meglio l'uomo, senza essere lui stesso in alcun modo mutato in peggio. Non ha cessato di essere ciò che era, ma ha preso ciò che non era. Che cosa era? Essendo in forma di Dio, non ha creduto una rapina essere alla pari con Dio. Sono parole dell'Apostolo. E che cosa ha preso? Ha annientato se stesso, prendendo la forma di servo (Ph 2,6 Ph 7). Come ha preso la forma del servo, così si è preso anche il tempo. Per questa ragione si è, forse, cambiato? È forse diminuito? È divenuto più piccolo? Ha subito deterioramenti? Certo no. Cos'è, dunque, quell'annientare se stesso prendendo la forma del servo? Si dice che si è annientato perché ha preso la natura di chi è a lui inferiore, non perché abbia perduto la natura di chi è a lui uguale. Ebbene, fratelli, che significa: Quando mi sarò preso il tempo, io giudicherò secondo ogni giustizia? Egli si prese il tempo come Figlio dell'uomo, pur governando i tempi come Figlio di Dio. Ascolta come si sia preso il tempo per giudicare proprio in quanto è Figlio dell'uomo. Sta scritto nel Vangelo: Dio gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo (Jn 5,2 Jn 7). In quanto Figlio di Dio, mai ha ricevuto il potere di giudicare, perché non è mai stato privo di tale potere. In quanto è Figlio dell'uomo egli, invece, s'è preso il tempo. Come se l'è preso per nascere e per soffrire, per morire e per risorgere e per salire al cielo, così anche se l'è preso per tornare a giudicare. Ma, queste stesse cose le dice, in unione con lui, anche il suo corpo. Cristo infatti non giudicherà senza le sue membra, come dice nel Vangelo: Sederete sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele (Mt 19,28). Dunque, è il Cristo totale che parla, cioè, il capo e il corpo dei suoi santi. Quando avrò preso tempo, io giudicherò secondo ogni giustizia.

La resurrezione di Cristo conferma gli apostoli.

6. [v 4.] Ma ora che cosa accade? È defluita la terra. Se la terra è defluita, perché è defluita se non per i peccati? I peccati sono chiamati anche delitti, da “delinquere”, la quale parola richiama l'idea di un liquido che defluisce. E realmente col peccato ci si allontana dalla stabilità e dalla fermezza della virtù e della giustizia. Ognuno pecca spinto dal desiderio delle cose inferiori; e, come mediante l'amore per le cose superiori ci si consolida, così si viene meno, e quasi ci si liquefà, quando si condiscende al desiderio di cose inferiori. Ecco ora Dio che si fa a guardare questo defluire che alle cose imprimono i peccati degli uomini: guarda con misericordia, pronto a perdonare i peccati; non ancora da giudice in atto di infliggere le pene. Guarda e dice: È defluita la terra e tutti coloro che abitano in essa. La terra è defluita in coloro che l'abitano. La seconda parte è una spiegazione, non un'aggiunta. Suppone che tu gli chieda: In qual modo è defluita la terra? Le sono state, forse, sottratte le fondamenta, o che qualcosa sia sprofondato come in un abisso? Dicendo “ terra ”, dico tutti coloro che abitano in essa. Ho trovato - egli dice - la terra peccatrice; e che cosa ho fatto? Io ho consolidato le sue colonne. Quali colonne ha consolidate? Chiama “ colonne ” gli Apostoli, come dice l'apostolo Paolo dei suoi compagni d'apostolato: Coloro che sembravano colonne (Ga 2,9). Ma, se non fossero state consolidate da lui, cosa sarebbero state tali colonne? Infatti come per un terremoto anche tali colonne avevano tremato. Durante la passione del Signore tutti gli Apostoli furono colti dalla disperazione. Orbene, quelle colonne che avevano vacillato durante la passione del Signore furono rese stabili dalla resurrezione. La base dell'edificio fece udire la sua voce per bocca delle sue colonne; e in tutte quelle colonne gridava lo stesso architetto. Una di queste colonne era l'apostolo Paolo, il quale diceva: Volete ricevere la prova che in me parla Cristo? (2Co 13 2Co 3) Dice, dunque: Io ho consolidato le sue colonne. Cioè: sono risorto e ho mostrato che non si deve temere la morte; ho mostrato a quei timorosi che, quando si muore, neppure il corpo perisce. Essi erano stati spaventati dalle ferite; le cicatrici li hanno consolidati. Il Signore Gesù Cristo poteva risorgere senza alcuna cicatrice. Difatti, che forse oltrepassava il suo potere riprendersi le membra del corpo con una tale integrità che non apparisse assolutamente nessuna traccia delle ferite ricevute? Aveva certamente il potere di risanare il suo corpo eliminando qualsiasi cicatrice. Tuttavia egli volle conservarle per consolidare le colonne vacillanti.

Non difendere ma accusare i peccati.

7. [v 5.] Abbiamo già udito, fratelli, cose di cui mai non si tace. Ascoltiamo che cosa abbia gridato per bocca di queste colonne. È tempo di ascoltare, a motivo del timore che incutono le parole: Quando mi sarò preso il tempo, io giudicherò secondo tutte le giustizie. Egli si prenderà il tempo per giudicare secondo tutte le giustizie; ma voi avete ora il tempo per compiere le opere di giustizia. Se egli tacesse, voi non sapreste cosa fare; ma, consolidate le colonne, egli grida. Che cosa grida? Ho detto agli iniqui: Non commettete iniquità.Egli grida, fratelli miei. E, se anche voi gridate, è perché questo vi fa piacere. Orbene, ascoltate il Signore che grida. Nel suo nome vi scongiuro; siate spaventati dalla sua voce! Non sono le vostre voci che debbono allietare noi; siete voi che dovete, piuttosto, atterrirvi alla voce di lui. Ho detto agli iniqui: Non commettete l'iniquità. Ma ormai le hanno commesse e sono colpevoli; ormai è defluita la terra e tutti coloro che abitano in essa.Coloro che avevano crocifisso Cristo provarono compunzione in fondo al loro cuore; riconobbero il loro peccato, e dagli Apostoli appresero come non disperare della indulgenza del Maestro (Cf. Ac 2,37 Ac 38). Il quale era venuto come medico, e quindi non era venuto per i sani. Diceva: Non c'è bisogno del medico per i sani, ma per gli ammalati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori, alla penitenza (Mt 9,12 Mt 13). Orbene: Ho detto agli iniqui che non commettano ingiustizie. Non hanno ascoltato. Un tempo, infatti, così ci fu detto, ma noi non abbiamo ascoltato. Siamo caduti, siamo divenuti mortali, siamo stati generati mortali. La terra è defluita. Ascoltino almeno ora, per poter risorgere, il medico che viene all'ammalato. Quel medico, che quando erano sani non hanno voluto ascoltare per non cadere, lo ascoltino, ora che sono ammalati, per risorgere. Ho detto agli iniqui: Non commettete iniquità. Ma come fare? Ormai le abbiamo commesse. E ai malvagi: Non innalzate la vostra fronte. Che vuol dire? Se siete caduti nel male spinti dalla cupidigia, non difendetelo superbamente; ma, poiché lo avete realmente commesso, confessatevene! Chi infatti, essendo colpevole, non si riconosce per tale, costui innalza la sua fronte. Ho detto agli iniqui: Non commettete iniquità; e ai malvagi: Non innalzate la vostra fronte. Sarà esaltata in voi la potenza di Cristo, se non si sarà esaltata la vostra fronte. La vostra fronte si solleva nel peccato; la potenza di Cristo gli deriva dalla maestà.

Dio posto sotto accusa dal peccatore.

8. [vv 6-8.] Non inorgoglitevi, dunque, e non proferite cose ingiuste contro Dio. Ascoltate ormai la voce dei molti. L'ascolti ciascuno e ne sia compunto. Che cosa sono soliti dire gli uomini? “ Ma che davvero Dio giudica le cose umane? Ed è questo il giudizio di Dio? ” Oppure: “ Veramente si occupa Dio di ciò che accade in terra? Sono tanti i malvagi che traboccano di felicità, mentre tanti innocenti sono schiacciati dalle sofferenze ”. Ma ecco che capita a quest'iniquo un qualche male (è Dio che lo castiga per farlo ravvedere), e costui rientra nella sua coscienza. Sa che per i suoi peccati egli merita effettivamente di soffrire qualche cosa. E allora cosa dice contro Dio? Dato che non può dire: “ Sono giusto ”, che cosa dirà? Dice: “ Vi sono uomini peggiori di me, e tuttavia non soffrono le stesse mie tribolazioni ”. Ecco un'ingiustizia che gli uomini proferiscono contro Dio. Rendetevi conto di quanto sia ingiusto questo comportamento: per volere apparire giusto lui stesso, l'uomo incolpa Dio, quasi fosse ingiusto. Colui che dice: “ Soffro ingiustamente ciò che soffro ” e pensa davvero di soffrire immeritatamente, mentre chiama giusto se stesso accusa d'ingiustizia Dio per il cui volere egli soffre. Vi scongiuro, fratelli miei! Considerate se sia ragionevole credere che Dio sia ingiusto e che siate giusti voi. Se, dunque, tu parlassi in questo modo, diresti ingiustizia contro Dio.

Dio è onnipresente.

265 9. Cosa sta scritto in un altro salmo? Queste cose hai tu fatte; ed enumera alcuni peccati. Poi, completando la frase dice: Queste cose hai tu fatte, e io ho taciuto. Che significa: Io ho taciuto? Mai tace con il comandamento, ma per ora tace con il castigo. Si astiene dalla vendetta, ma pronunzia la sentenza di condanna. Allora il peccatore dice: “ Io ho fatto questo e questo, e Dio non mi ha castigato. Vuol dire che io sono a posto, se non mi è successo nulla di grave ”. Queste cose hai fatto, e ho taciuto. Tu pensavi che io fossi ingiusto, che fossi simile a te. Che significa: Che fossi simile a te? Essendo tu un iniquo, hai supposto che fossi iniquo anche io, in quanto avrei approvato i tuoi delitti; hai pensato che io non li combattessi né castigassi. Ma che cosa gli dice dopo? Ti rimprovererò e ti porrò innanzi al tuo volto (Ps 49,21). Che significa questo? Peccando, tu ora ti poni dietro le tue spalle, e non ti vedi né guardi te stesso; ma io ti porrò dinanzi a te e trarrò da te stesso la tua punizione. Qui si dice la stessa cosa. Non dite ingiustizia contro Dio! State attenti! Molti, infatti, dicono ingiustizie di questo genere, anche se non osano dirle pubblicamente, per non suscitare, come bestemmiatori, l'orrore degli uomini pii. Nel loro cuore rimuginano queste cose e nell'intimo si pascono di questo cibo nefando. Si dilettano a parlare contro Dio e, se non pronunziano parole blasfeme, non ne tacciono in cuore. Ne parla anche un altro salmo: Lo stolto in cuor suo asserisce che Dio non c'è (Ps 13, l). Lo stolto dice; ma, per timore degli uomini, non osa parlare dove gli uomini possono udirlo. Egli parla dove lo ascolta soltanto colui del quale parla. Perciò, carissimi, osservate come ciò che è detto in questo salmo (cioè: Non dite ingiustizia contro Dio) molti lo compiono nel loro cuore. Vedendo questi, il salmista aggiunge: Perché né da oriente né da occidente né dai deserti dei monti; difatti Dio è giudice. Delle tue ingiustizie giudice è Dio. Se è Dio, è presente ovunque. Dove puoi sottrarti agli occhi di Dio, in modo da poter dire, in qualche parte, delle cose che egli non possa udire? Se è in oriente che Dio giudica, scappa pure in occidente e di' contro Dio tutto quello che vuoi. Se giudica in occidente, va' in oriente e parla laggiù. Se giudica nei deserti dei monti, va' in mezzo alle moltitudini e ivi mormora. Ma non esiste un luogo particolare dal quale giudichi colui che è dovunque: dovunque nascosto e dovunque palese. Colui che a nessuno è permesso di conoscere così com'è e che a nessuno è concesso di ignorare. Bada cosa fai. Tu vorresti dire insolenze contro Dio. Ma, ricòrdati del passo della Scrittura: Lo Spirito del Signore ha riempito il mondo; e ciò che tutto contiene conosce ogni voce; per questo non può nascondersi chi afferma cose ingiuste (Sg 1,7 Sg 8). Non pensare, dunque, che Dio sia in qualche luogo! Egli è con te, e sarà tale quale tu sarai. Che significa: “ Sarà tale quale tu sarai ”? Sarà buono se tu sarai buono; e ti sembrerà cattivo se tu sarai cattivo. Se sarai buono ti aiuterà; ma si vendicherà se sarai malvagio. Nel tuo intimo hai il giudice. Quando vuoi fare qualcosa di male, dalla piazza ti ritiri in casa, dove nessun nemico può vederti. Dalle stanze della tua casa, accessibili e aperte agli sguardi, ti sposti nella tua camera. Se anche nella tua camera temi qualche occhio indiscreto, ti nascondi nel tuo cuore, e lì dentro ti prepari le tue trame. Dio è più addentro del tuo stesso cuore. Dovunque fuggirai, egli è là. Dove andresti, se volessi fuggire da te stesso? Forse che, dovunque tu vada, non saresti seguito da te stesso? Ma, se egli ti è più intimo di te stesso, non hai dove fuggire da Dio irato, se non a Dio placato. Altrove non hai scampo. Vuoi fuggire lontano da lui? Rifugiati presso di lui! Ebbene, se non volete dire insolenze contro Dio, non ditele neppure entro voi stessi. Sta scritto: Ha tramato ingiustizia nel suo letto (Ps 35,5). Che cosa ha tramato nel suo letto? Suo letto è il cuore, e perciò dice: Immolate il sacrificio di giustizia e sperate nel Signore, mentre prima aveva consigliato: Dite nei vostri cuori e nei vostri letti pentitevi (Ps 4,6 Ps 5). Quante sono le punture che nel cuore ti ha recato il delitto, altrettante siano nel cuore le punture del pentimento e della confessione. Sì, renditi conto che, là dove tu parli iniquamente contro Dio, in tale luogo egli ti giudicherà. Non rimanda il giudizio ma solo la pena. Già giudica, già conosce, già vede; solo l'applicazione della pena è differita. Quando sarà l'ora di infliggerla, avrai anche la pena. Apparirà, quel giorno, il volto di quell'uomo che qui venne deriso, giudicato, crocifisso. Colui che stette dinanzi al giudice apparirà come giudice in tutto il suo potere, e allora avrai la pena, se non ti sarai corretto. Che cosa faremo dunque? Preveniamo il suo volto  (Cf. Ps 94,2). Previenilo con la confessione! Verrà mite colui che avevi mosso all'ira. Non nei deserti dei monti; infatti Dio è giudice. Non vi rifugerete in oriente, non in occidente, non nei deserti dei monti. Perché? Perché Dio è giudice. Se fosse circoscritto in qualche luogo, non sarebbe Dio; ma poiché è un giudice-Dio, non uomo, non aspettartelo proveniente da un qualche luogo. Il suo luogo sarai tu, se sarai buono, se lo avrai invocato e confessato.

Superbia e umiltà.

10. Questo umilia e quello esalta. Chi umilia e chi esalta quel giudice? Guardate quei due nel tempio, e vedrete chi umilia e chi invece esalta. Sta scritto: Andarono nel tempio a pregare un fariseo e un pubblicano. Diceva il fariseo: Ti ringrazio, perché non sono come gli altri uomini, ingiusti, ladri, adulteri, come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana, do le decime di tutto quanto posseggo. Era andato dal medico e gli mostrava le membra sane, nascondendogli le ferite. Cosa fa, invece, l'altro che ben sapeva le piaghe da cui voleva essere risanato? Il pubblicano stava lontano e si batteva il petto. Lo vedete starsene lontano; eppure si avvicinava a colui che invocava. Si batteva il petto dicendo: O Dio, sii benigno con me peccatore. In verità vi dico: Il pubblicano se ne tornò a casa giustificato, a differenza di quel fariseo; perché, chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato (Lc 18,10-14). Ecco spiegato il versetto di questo salmo. Che cosa fa Dio giudice? Questo umilia e quello esalta. Umilia il superbo, esalta l'umile.

Dio non ha forma umana né è circoscritto.

11. [v 9.]Nella mano del Signore sta il calice di vino puro pieno di mistura. Bene! E ha versato da questo in quello; tuttavia la sua feccia non si è esaurita; ne berranno tutti i peccatori della terra. Rinfrancatevi un istante! C'è dell'oscurità, ma, come abbiamo udito poco fa nella lettura del Vangelo, chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto (Mt 7,7). Ma dici: “Dov'è che debbo bussare perché mi sia aperto?”. Né in oriente, né in occidente, né nei deserti dei monti; infatti Dio è giudice. Se è presente qui e lì e in nessuna parte è assente, bussa là dove ti trovi. Devi solo stargli vicino, perché è con la presenza che si bussa. Orbene, qual è il senso del presente versicolo? Una prima questione che ci si presenta è questa: Il calice di vino puro è pieno di mistura. Come può essere puro, se è con la mistura? Quanto al resto (mi rivolgo a coloro che sono eruditi nella Chiesa di Cristo), anche se dice che il calice è nella mano del Signore, non dovete immaginare in cuor vostro Dio come se fosse circoscritto in una forma umana, per non fabbricarvi degli idoli entro a quel sacrario impenetrabile che è il vostro cuore. Questo calice, dunque, rappresenta qualche cosa. Lo troveremo in seguito. Intanto ricordiamo che Nella mano del Signore significa nel potere del Signore. La mano di Dio rappresenta, infatti, il potere di Dio. Di solito, anche parlando degli uomini, si dice: “ Ha in mano questo ”, cioè, lo ha in suo potere, lo fa quando vuole. Calice di vino puro pieno di mistura. Lo spiega lui stesso con quel che segue: Ha versato da questo in quello; tuttavia la sua feccia non si è esaurita. Ecco perché il calice era pieno di vino misto. Non vi spaventi il fatto che si parla di vino puro e di vino misto! È puro perché non sofisticato, è misto perché contiene la feccia. E che significano le parole: Ha versato da questo in quello, tanto che la sua feccia non si è esaurita?

Giudei e pagani nell’economia salvifica. Nel Vecchio Testamento è celato il Nuovo.

12. Richiamate alla mente le parole che precedono il versicolo: Questo umilia e quello esalta. Tutto questo ci è simboleggiato nel Vangelo dai due uomini, il fariseo e il pubblicano. Intendendo in senso più largo, comprendiamo che si tratta di due popoli: il popolo dei giudei e quello dei gentili. Il popolo dei giudei è quel fariseo; il popolo dei gentili è il pubblicano. Il popolo dei giudei vantava i propri meriti; quello dei gentili confessava i suoi peccati. Chi conosce, tra i Libri santi, le Lettere apostoliche e gli Atti degli Apostoli potrà controllarvi quanto dico, e così dispensarmi da lunghe esposizioni. Gli Apostoli esortavano, dunque, le genti a non disperare per il fatto che avevano commesso gravi peccati, e reprimevano l'orgoglio dei giudei, affinché non si insuperbissero per le giustificazioni della legge, né si considerassero giusti per avere la legge, il tempio e il sacerdozio (Cf. Rm 3,4). Né dovevano considerare peccatori i pagani, anche se adoravano gli idoli, veneravano i demoni, e certamente erano lontani simili a quel pubblicano, che se ne stava lontano. Come i giudei per la loro superbia si sono allontanati, così i gentili, confessando, si sono avvicinati. A proposito, dunque, del calice di vino puro pieno (di mistura) in mano del Signore, per quanto il Signore mi dà di capire, dirò alla vostra Carità quella che mi sembra la spiegazione preferita, senza chiudere le vostre orecchie ad altri che, più di me, siano in grado di darvi spiegazioni adeguate. Qualche altro potrebbe, infatti, dare un'interpretazione migliore della mia, perché questa è la caratteristica dei passi oscuri delle Scritture: è difficile che abbiano un solo significato. Tuttavia, qualunque sia il senso ricavatone dall'interprete, è necessario che esso non differisca dalla regola della fede; e, quanto a noi, non dobbiamo nutrire invidia per chi è più grande di noi, né disperare in quanto siamo piccoli. Or dunque, a me sembra che il calice di vino puro, pieno di mistura, rappresenti la legge che fu data ai giudei e tutta quella parte della Scrittura che chiamiamo Vecchio Testamento, nel quale è contenuta l'autorità di tutti i precetti. Ivi, infatti, il Nuovo Testamento sta nascosto, come nella feccia di sacramenti materiali. La circoncisione della carne, ad esempio, è un simbolo concreto di un altro grande sacramento, e raffigura la circoncisione del cuore. Il tempio di Gerusalemme è simbolo di un altro grande sacramento, e in esso si intende il corpo del Signore. La terra della promessa rappresenta il regno dei cieli. Il sacrificio delle vittime e degli animali racchiude un grande sacramento; solo che in tutta quella varietà di sacrifici si ha da vedere quell'unico sacrificio e quell'unica vittima che è il Signore sulla croce. Al posto di tutti gli antichi sacrifici, noi ne abbiamo uno solo, perché quelli prefiguravano questo, cioè in quelli c'era l'immagine di questo. Quel popolo, dunque, ebbe la legge; ricevette i comandamenti che erano giusti e buoni. Che cosa è tanto giusto quanto i comandamenti: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non dirai falsa testimonianza; onora il padre e la madre; non desiderare i beni del prossimo tuo; non desiderare la donna del prossimo tuo; adorerai un solo Dio, e lui solo servirai (Ex 20,7-17 Dt 5,6-21)? Tutti questi comandamenti formano il cosiddetto vino. Ma ci furono tanti elementi carnali che sedimentarono, per così dire, e rimasero presso i giudei, mentre dalla coppa fuoriusciva tutto il simbolismo spirituale. Così il calice è nella mano del Signore, cioè, in potere del Signore; esso è un calice di vino puro, cioè, contiene una legge valida; ma è pieno di mistura, cioè, è mischiato alla feccia di sacramenti carnali. Dio, allora, umilia questo, cioè il giudeo superbo, e quello esalta, cioè il gentile che confessa. In tal modo versa da quello in questo, cioè, dal popolo giudeo ha versato nel popolo dei gentili. E che cosa ha versato? La Legge. Da essa si è fatto stillare il significato spirituale. Tuttavia, la sua feccia non si è esaurita, perché tutti i sacramenti carnali sono rimasti presso i giudei. Berranno tutti i peccatori della terra. Chi sono coloro che bevono? Tutti i peccatori della terra. Quali peccatori della terra? Certamente i giudei erano peccatori, e peccatori superbi; i gentili erano pure peccatori, ma umili. Tutti i peccatori bevono; solo che alcuni bevono la feccia, mentre altri bevono il vino. I giudei, bevendo la feccia, sono venuti meno, gli altri, bevendo il vino, sono stati giustificati. Oserei dire, anzi, che sono stati anche inebriati, né ho ritegno a dirlo. Volesse il cielo che foste tutti così inebriati! Ricordate le parole: Il tuo calice inebriante, come è sovranamente gustoso (Ps 22,5). Cosa mai dico? Credete, fratelli miei, che tutti coloro che hanno voluto morire confessando Cristo fossero sobrii? Erano ebbri al punto da non riconoscere i loro parenti. Tutti i loro familiari, che con blandizie terrene tentavano di distoglierli dalla speranza dei premi celesti, non sono stati calcolati affatto, non sono stati neppure ascoltati da quegli ebbri. Non erano, forse, ebbri coloro il cui cuore era stato mutato? Non erano, forse, ebbri coloro il cui spirito si era estraniato da questo mondo? Dice: Berranno tutti i peccatori della terra. Chi beve di questo vino? I peccatori; ma lo bevono per non restare peccatori. Bevono per essere giustificati, non per essere puniti.

13. [v 10.]Ma io...: infatti tutti bevono, ma in modo particolare io, cioè Cristo con il suo corpo, in eterno mi allieterò; inneggerò al Dio di Giacobbe. Grazie a quella promessa che si verificherà “ alla fine ”, della quale è detto: Non la rovinare (Ps 74,1). Ma io in eterno mi allieterò.

Invito a una tempestiva conversione.

14. [v 11.]E tutte le corna dei peccatori spezzerò; e saranno esaltate le corna del giusto. È lo stesso che: Questo umilia, e quello esalta (Ps 74,8). I peccatori non vogliono spezzare da se stessi le loro corna, ma senza dubbio saranno spezzate alla fine. Non vuoi che egli le spezzi, allora? Spezzale oggi tu stesso. Hai udito, infatti, quanto è stato detto sopra. Non disprezzare quelle parole: Ho detto agli iniqui di non commettere iniquità; e ai malvagi di non innalzare la fronte (Ps 74,5). Quando hai udito il monito: Non innalzare la fronte, tu l'hai disprezzato e hai sollevato la cresta; ma arriverai al traguardo, e allora: Tutte le corna dei peccatori spezzerò, e saranno esaltate le corna del giusto. Corna dei peccatori sono le dignità dei superbi; corna del giusto sono i doni di Cristo; per “ corna ”, infatti, si intende ogni cosa che si leva in alto. Odia, dunque, gli onori terreni per poter ottenere quelli celesti. Se ami gli onori terreni, non sarai ammesso a quelli celesti, e sarà per te confusione lo spezzarsi delle tue corna, come farà parte della gloria del giusto il vedere esaltate le sue. Ora è tempo di scegliere; di là non ci sarà più tempo. Non potrai dire allora: “ Liberami e fammi scegliere ”. Ti hanno preavvisato le parole: Ho detto agli iniqui. Se non avessi parlato, prepara pure la scusa, prepara la difesa. Ma siccome io ho parlato, fa' presto con la confessione, per non giungere alla condanna; perché allora tardiva sarà la confessione e non ci sarà possibilità di difesa.


Agostino Salmi 74