Agostino Salmi 88

SUL SALMO 88

88 Ps 88

ESPOSIZIONE

DISCORSO 1

305 1. [v 1.] Il salmo di cui con l’aiuto del Signore ci accingiamo a parlare alla vostra Carità, intendetelo come il salmo della speranza che riponiamo nel nostro Signore Gesù Cristo. E innalzate il vostro cuore, sapendo che chi ci ha fatto le promesse le adempirà in quel che resta come in gran parte le ha già adempiute. Ci spinge ad aver fiducia in lui non il nostro merito, ma la sua misericordia. A mio parere, è egli stesso l’intelligenza di Etan, israelita, da cui il salmo prende il titolo. Potrai, volendo, ricercare chi sia stato l’uomo che si chiamava Etan; l’importante però è sapere che la traduzione di questo nome è “ robusto ”. E nessuno è robusto in questo mondo, se non nella speranza della promessa di Dio. Per quanto riguarda, infatti, i nostri meriti, siamo deboli; mentre, per la sua misericordia, siamo robusti. Ecco dunque quest’uomo, debole in se stesso ma robusto nella misericordia di Dio, che così comincia a cantare.

2. [v 2.]Le tue misericordie, Signore, canterò in eterno. Di generazione in generazione annunzierò la tua verità nella mia bocca. Dice in sostanza: Le mie membra rispettino il mio Signore. Io parlo, ma dico cose tue: Annunzierò la tua verità nella mia bocca. Se non fossi ossequiente a te, non sarei un servo; se parlassi per mio conto, sarei bugiardo. Ebbene, io dirò cose tue, e sarò io a dirle. Sono, queste, due cose ben distinte: una è tua, l’altra è mia: la verità è tua, la bocca è mia. Ascoltiamo, dunque, quale verità annunzi e quali misericordie canti.

Dio fedele nell’adempiere le promesse.

3. [v 3.]Perché hai detto: la misericordia sarà edificata per sempre. Questo io canto. Questa è la tua verità, e la mia bocca è pronta ad annunziarla: Perché hai detto: la misericordia sarà edificata per sempre. Io edifico - così tu - in modo da non dover distruggere. Alcuni, infatti, tu distruggi in modo da non edificarli, mentre altri distruggi proprio per edificarli. Se non ci fosse nessuno che è distrutto per essere edificato, Geremia non avrebbe udito le parole: Ecco, ti ho stabilito per la distruzione e per la edificazione (
Jr 1,10). E, veramente, coloro che rendevano culto agli idoli ed erano servi delle pietre non avrebbero potuto essere edificati in Cristo, se non fossero stati distrutti nel loro primitivo errore. Del pari, se non ci fosse alcuno che sia distrutto per non essere più edificato, non leggeremmo le parole: Li distruggerai e non li edificherai (Ps 27,5). Orbene, perché coloro che sono distrutti ed edificati non credano che l’edificazione sia temporale come è stata temporale la rovina nella quale sono stati distrutti, il salmista, la cui bocca è al servizio della verità di Dio, si tiene stretto alla verità. Per questo annunzierò, per questo parlo, perché tu hai detto. Parlo con sicurezza perché tu, Dio, hai detto; perché, anche se tituberò nella mia parola, tu mi consolerai con la tua. Perché tu hai detto. Che cosa hai detto? La misericordia sarà edificata per sempre. La tua verità sarà preparata nei cieli. Ripete dopo ciò che ha detto prima: Canterò in eterno le tue misericordie, Signore; di generazione in generazione annunzierò la tua verità nella mia bocca. Ha parlato delle misericordie, ha parlato della verità; qui le unisce ambedue: Perché hai detto: la misericordia sarà edificata per sempre; la tua verità sarà preparata nei cieli. È una ripetizione in cui tornano misericordia e verità. Infatti, tutte le vie del Signore sono misericordia e verità (Cf. Ps 24,10). Non farebbe mostra di verità mantenendo le promesse, se non ci avesse prevenuti con la misericordia nella remissione dei peccati. Inoltre, sebbene in profezia fossero state promesse molte cose al popolo d’Israele, che discendeva dalla stirpe di Abramo secondo la carne, e sebbene quel popolo nel quale dovevano compiersi le promesse di Dio si fosse propagato a dismisura, tuttavia Dio non chiuse la fonte della sua bontà nei confronti delle genti straniere, poste sotto l’impero degli angeli, riservandosi solamente la porzione costituita dal popolo d’Israele. A queste due diverse stirpi l’Apostolo vede compartite, con distinzione appropriata, e la misericordia e la verità del Signore. Dice, infatti, che Cristo fu ministro della circoncisione a causa della verità di Dio, per confermare le promesse dei padri (Rm 15,8). Vedi come Dio non ha ingannato e come non ha respinto il suo popolo, che aveva conosciuto in anticipo. Quando parla, infatti, della defezione dei giudei, affinché nessuno credesse che essi furono riprovati al punto che nessun chicco venisse tratto dalla loro vagliatura e posto nel granaio, l’Apostolo dice: Dio non ha respinto il suo popolo che aveva conosciuto in anticipo; infatti anche io sono Israelita (Rm 11,2 Rm 1). Se quel popolo fosse stato tutto spine, come farei ad essere buon grano io che vi parlo? La verità di Dio si è adempiuta, dunque, in quegli Israeliti che hanno creduto, e dalla circoncisione è venuta una parete che poggia sulla pietra angolare (Cf. , 20). Ma quella pietra non avrebbe potuto formare angolo, se non avesse sorretto anche l’altra parete, che proviene dalle genti. La prima parete si rifà propriamente alla verità, e la seconda alla misericordia. Dico, infatti, scrive l’Apostolo, che Gesù Cristo fu ministro della circoncisione a causa della verità di Dio, per confermare le promesse dei padri. Quanto alle genti, esse glorificano Dio a causa della misericordia (Rm 15,8 Rm 9). Giustamente, pertanto, si dice: La tua verità sarà preparata nei cieli. Difatti, tutti quegli Israeliti che sortirono il nome di Apostoli sono divenuti cieli che annunziano la gloria di Dio. Di questi cieli è detto: I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia le opere delle sue mani. E perché vi convinciate che ci si riferisce proprio a questi cieli [personificati], di essi più chiaramente si dice in seguito: Non vi sono discorsi né parole dei quali non si ascolti la voce. Se cerchi a chi si riferisce questo dei quali, non troverai altro se non “ i cieli ”. Ebbene, se sono gli Apostoli coloro la cui voce fu udita in tutte le lingue, ne consegue che sono gli Apostoli anche coloro dei quali è detto: Per tutta la terra è risuonata la loro voce, e fino ai confini della terra le loro parole (Ps 18,2 Ps 4 Ps 5). Infatti, anche se sono morti prima che la Chiesa si diffondesse in tutto il mondo, tuttavia le loro parole sono giunte sino ai confini della terra. Intendiamo, quindi, che in costoro si sono compiute in modo mirabile le parole che abbiamo lette or ora: La tua verità sarà preparata nei cieli.

4. [v 4.] Ho disposto un testamento per i miei eletti. Hai detto (e voi avete capito) tutto questo; hai detto: Ho disposto un testamento a favore dei miei eletti. Quale Testamento, se non il Nuovo? Quale testamento, se non quello per il quale siamo rinnovati in vista della nuova eredità? Quale testamento, se non quello che dispone per noi quella eredità per il cui desiderio e amore noi cantiamo il nuovo cantico? Ho disposto, dice, un testamento a favore dei miei eletti. L’ho giurato al mio servo David. Con quanta sicurezza parla questo intelligente, la cui bocca è al servizio della verità! Tu l’hai detto e per questo io parlo sicuro; e se una tua parola mi rendeva sicuro, quanto più sarò sicuro ora che l’hai giurato! Il giuramento di Dio è la conferma della promessa. All’uomo è giustamente vietato di giurare (Cf. Mt 5,34), per evitare che l’abitudine al giuramento - dato che l’uomo può ingannarsi - lo faccia cadere nello spergiuro. Soltanto Dio giura con piena sicurezza perché non può ingannarsi.

Nel rigenerato ha Cristo il suo regno.

5. [v 5.] Vediamo che cosa abbia giurato Dio. Dice: Ho giurato al mio servo David: renderò stabile per sempre la tua discendenza. La discendenza di David non è altro se non la discendenza di Abramo. Ma, qual è la discendenza di Abramo? L’Apostolo dice: Alla tua discendenza, che è Cristo (Ga 3,16). Cristo, dunque, capo della Chiesa e Salvatore del corpo (Cf. Ep 5,23), appartiene alla discendenza di Abramo, e di conseguenza a quella di David, ma noi non siamo forse discendenza di Abramo? Certo che lo siamo! Come dice l’Apostolo: Se voi siete di Cristo, siete dunque discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Ga 3,29). Intendiamo, dunque, o fratelli, le parole: Renderò stabile per sempre la tua discendenza come riferite non soltanto a quella carne di Cristo che nacque dalla vergine Maria, ma anche a tutti noi che crediamo in Cristo. Siamo, infatti, membra di quel capo. Questo corpo non può essere decapitato. Se il capo è glorificato per sempre, per sempre sono glorificate anche le membra, in modo che Cristo resti tutto intero per l’eternità. Renderò stabile per sempre la tua discendenza, edificherò il tuo trono di generazione in generazione (Ps 88,2). Crediamo che le parole per sempre abbiano lo stesso significato delle altre: Di generazione in generazione. Prima, infatti, aveva detto: Di generazione in generazione annunzierò la tua verità nella mia bocca. Che significa: Di generazione in generazione? Significa “ per ogni generazione ”. Non era, infatti, necessario ripetere la stessa parola tante volte quante sono le generazioni che vengono e passano. Ripetendo, quindi, due volte la parola “ generazione ” indica e sottolinea il moltiplicarsi delle generazioni. Oppure, dobbiamo intendere qui le due generazioni che a voi sono note e delle quali ricordate che io ho già parlato alla vostra Carità? C’è, infatti, la generazione d’adesso, quella della carne e del sangue; e poi, nella resurrezione dei morti, ci sarà un’altra generazione. In questa e in quella si annunzia Cristo; però qui lo si annunzia perché sia creduto, là perché sia veduto. Edificherò il tuo trono di generazione in generazione. Ora Cristo ha in noi il suo trono; egli ve lo ha edificato. Se non avesse, infatti, in noi il tuo trono, non ci governerebbe; e se egli non ci reggesse, da noi stessi cadremmo nel precipizio. Dunque, egli ha il suo trono in noi e in noi regna; e questo suo trono l’avrà anche nell’altra generazione, quella che nascerà dalla resurrezione dei morti. Nei suoi santi, infatti, Cristo regnerà per sempre. È questo ciò che Dio ha promesso: è questo ciò che Dio ha detto. E, se vi sembra poco averlo detto, lo ha anche giurato. Siccome la sua promessa è certa, non in virtù dei nostri meriti ma grazie alla sua misericordia, nessuno deve avere esitazioni nell’annunziare ciò che è indubitato. Nasca, dunque, nei nostri cuori quel vigore da cui ha preso il nome Etan, cioè il “ robusto ” di cuore! Annunziamo la verità di Dio, la sua parola, la sua promessa, il suo giuramento. Annunziamo tutto questo robusti in ogni parte; portiamo Dio e saremo altrettanti cieli.

La conversione del peccatore è più che una resurrezione.

6. [v 6.]I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore. I cieli non confesseranno i loro meriti, ma le tue meraviglie, Signore. Tutte le volte che vediamo usarsi misericordia verso insigni colpevoli, tutte le volte che avviene la giustificazione di un empio, cosa dobbiamo lodare se non le meraviglie di Dio? Tu lo lodi perché sono risuscitati i morti; ancora di più devi lodarlo perché uomini perduti sono stati redenti. Quanto è grande la grazia di Dio, quanto è immensa la sua misericordia! L’uomo che ieri era un otre colmo di vino oggi lo vedi divenuto, uno specchio di sobrietà; ieri era una cloaca di lussuria, oggi è un modello di temperanza. Ieri bestemmiava Dio, oggi lo loda; ieri era schiavo della creatura, oggi rende culto al Creatore. Sono i casi disperati, eppure c’è chi si ravvede. Ebbene, costoro non guardino i loro meriti! Diventino cieli, e divenuti cieli confessino le meraviglie di colui che li ha resi cieli. Dice: Perché vedrò i cieli, opera delle tue dita (Ps 8,4). I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore. E, perché sappiate quali siano i cieli che confessano, guardate dov’è che confessano. Aggiunge infatti: E la tua verità nella Chiesa dei santi. Non v’è dubbio che i cieli sono i predicatori della parola di verità. Ma, dov’è che i cieli confesseranno le tue meraviglie e la tua verità? Nella Chiesa dei santi. Accolga la Chiesa la rugiada che cade dai cieli! I cieli piovano sulla terra assetata, ed essa, accogliendo la pioggia, faccia germogliare i buoni semi, cioè le opere buone. Non produca spine dopo aver ricevuto la pioggia fecondatrice, se non vuole trovare il fuoco al posto del granaio. I cieli confesseranno le tue meraviglie, Signore, e la tua verità nella Chiesa dei santi. I cieli, dunque, confesseranno le tue meraviglie e la tua verità. Tutto quanto annunziano i cieli deriva da te, appartiene a te; per questo essi l’annunziano con sicurezza. Conoscono colui che annunziano e come non avranno da arrossire nell’annunziarlo.

Cristo eccelso tra i figli degli uomini.

7. [v 7.] Che cosa annunziano i cieli? Che cosa confesseranno nella Chiesa dei santi? Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? È questo che annunzieranno i cieli? È questo ciò che i cieli faranno piovere? Che cosa? Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Per questo saranno sicuri i predicatori, perché nessuno tra le nubi sarà uguale al Signore. Fratelli, vi sembra una gran lode asserire che tra le nubi non c’è chi uguagli il Signore? Se si sta alla lettera, senza pensare al mistero, non è una gran lode dire che le nubi non uguagliano il Signore. Ci son forse dubbi? Le stelle che stanno al di sopra delle nubi son, forse, alla pari del Signore? Potrà, forse, stabilirsi un confronto tra il Signore e il sole, la luna, gli angeli e i cieli? Perché dunque chiedersi con tanta enfasi: Chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Dobbiamo intendere, fratelli, che queste nubi, come i cieli, rappresentano i predicatori della verità: i profeti, gli Apostoli, gli annunziatori della parola di Dio. Che tutti questi predicatori siano chiamati nubi, lo apprendiamo da quella profezia nella quale Dio, adirato, diceva alla sua vigna: Comanderò alle mie nubi che non piovano su di essa. E poi chiaramente specifica quale sia questa vigna, dicendo: La vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele. Dice che questa vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele (Is 5,6-7), perché tu non l’intenda in altra maniera e non pensi a una vigna di terra, trascurando gli uomini che in essa sono raffigurati. Non si intenda altro! La casa di Israele si convinca che essa è la mia vigna, e si renda conto di non avermi dato uva ma spine; capisca tutta l’ingratitudine che ha usato verso colui che l’aveva piantata, coltivata e irrigata. Ebbene, se la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele, che cosa diceva il Signore, adirato, a tale vigna? Comanderò alle mie nubi che non piovano su di essa. E così ha fatto. Gli Apostoli erano stati mandati come nubi perché piovessero acqua sui giudei; ma essi respinsero la parola di Dio producendo spine invece di uva. Allora gli Apostoli dissero loro: Noi eravamo stati mandati a voi; ma, poiché voi avete respinto la parola di Dio, andiamo alle genti (Ac 13,46). E da quel momento le nubi hanno smesso di piovere sopra quella vigna. Orbene, se le nubi sono i predicatori della verità, cerchiamo di comprendere dapprima perché sono nubi. Sono cieli e sono nubi: sono cieli per lo splendore della verità, e sono nubi a cagione della carne che li ricopre. Tutte le nubi, infatti, sono oscure a causa della mortalità: esse vengono e passano. Riferendosi a questa stessa opacità della carne, ossia all’oscurità delle nubi, l’Apostolo diceva: Non giudicate niente prima del tempo, finché non verrà il Signore e illuminerà i recessi delle tenebre (1Co 4,5). Attualmente tu percepisci ciò che l’uomo dice, ma non vedi ciò che ha nel cuore. Vedi ciò che sgocciola dalla nube, ma non vedi ciò che è nascosto nella nube. Chi ha l’occhio capace di penetrare entro la nube? Le nubi sono, dunque, i predicatori della verità nella loro carne. Nella carne è venuto anche il Creatore di tutte le cose. Ma chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Ripeto: Chi tra le nubi sarà uguale al Signore, e chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Dunque, nessuno tra i figli di Dio sarà simile al Figlio di Dio. Certo, anche lui è chiamato Figlio di Dio, come noi siamo detti figli di Dio; ma chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Egli è l’unico, noi siamo in molti; egli è un’unica persona, noi in lui siamo un unico organismo. Egli è nato, noi siamo stati adottati: egli è dall’eternità il Figlio generato per natura; noi, adottati nel tempo, siamo figli per grazia. Egli è del tutto esente dal peccato, noi siamo stati liberati dal peccato per suo mezzo. Ebbene, chi tra le nubi sarà uguale al Signore, e chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Noi siamo chiamati nubi per via della carne e siamo predicatori della verità a motivo della pioggia che cade dalle nubi; ma la nostra carne ha un’origine, e la carne di lui ne ha un’altra. Anche noi siamo detti figli di Dio, ma in ben altro modo egli è Figlio di Dio. La sua nube l’ha presa dalla Vergine, ma egli è Figlio fin dall’eternità, uguale al Padre. Chi sarà, dunque, tra le nubi uguale al Signore? E chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Ci dica lo stesso Signore se ha trovato qualcuno somigliante a lui. Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo? Ecco, voi mi vedete, mi osservate, cammino tra voi; e per questo, per la mia presenza tra voi, forse non mi calcolate, Ebbene, ditemi: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo? Senza dubbio, vedendo il Figlio dell’uomo essi vedono la nube; ebbene dicano o, meglio, dite: Chi dicono gli uomini che io sia? E [i discepoli] gli riferiscono che cosa dicevano gli uomini. Alcuni dicono Geremia, altri Elia, altri Giovanni Battista, oppure uno dei profeti. Hanno nominato molte nubi e molti figli di Dio. Infatti, essendo giusti e santi, erano certamente anche costoro figli di Dio; Geremia, Elia, Giovanni sono figli di Dio, e sono anche nubi in quanto predicatori di Dio. Avete detto quali nubi gli uomini credano che io sia, e tra quali figli di Dio gli uomini mi annoverino. Dite ora anche voi: Chi credete che io sia? Pietro, rispondendo a nome di tutti, uno per l’unità, dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,13-16). In effetti, chi tra le nubi sarà uguale al Signore? Oppure, chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Non sei come gli altri figli di Dio, che non possono essere uguali a te. Sei venuto nella carne, ma non come le nubi che non possono paragonarsi a te.

306 Cristo opera in Palestina; il suo messaggio è ora diffuso in tutta la terra.

8. [v 8.] Ebbene, chi sei tu, al quale i discepoli rispondono. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, mentre gli altri uomini, non santi né giusti, credevano tu fossi uno dei profeti, Elia o Geremia o Giovanni Battista? Chi sei, dunque, tu? Ascolta le parole che seguono: Dio dev’essere glorificato nel consiglio dei giusti. Ebbene, chi tra le nubi sarà uguale al Signore, oppure, chi tra i figli di Dio sarà simile al Signore, dato che egli è Dio, e Dio dev’essere glorificato nel consiglio dei giusti? Siccome non possono uguagliarsi a lui, decidano di credere in lui. Siccome le nubi e i figli di Dio non possono essere simili a lui, unica prospettiva che rimanga alla debolezza umana è quella suggerita dall’Apostolo: Chi si gloria si glorii nel Signore (Cf.
1Co 1,31). Dio deve essere glorificato nel consiglio dei giusti; è grande e terribile più di tutti coloro che lo circondano. Dio è ovunque. Chi sono allora quelli che stanno intorno a colui che è dovunque? Se altri gli stanno intorno, ne seguirebbe che egli è limitato da ogni parte. Viceversa, se sono vere le parole dette a Dio e di Dio: Non c’è limite alla sua grandezza (Ps 144,3), chi potrà stargli intorno? Questo se non si pensa che colui il quale è dovunque ha voluto nascere in un solo luogo secondo la carne, vivere in un solo popolo, essere crocifisso, risorgere e salire al cielo da un solo posto. Nel luogo ove faceva tutto questo era circondato dalle genti. Se, peraltro, fosse rimasto là dove fece tutto questo non sarebbe grande e terribile su tutti coloro che lo circondano. Ma egli ha sì predicato in un solo posto, in seguito però ha mandato i predicatori del suo nome in tutto il mondo e a tutte le genti; e così, compiendo miracoli per mezzo dei suoi servi, è divenuto grande e terribile su tutti coloro che lo circondano.

9. [vv 9.10.] Signore, Dio degli eserciti, chi è simile a te? Sei potente, Signore, e la tua verità ti circonda. Grande è il tuo potere! Tu hai fatto il cielo, la terra e tutte le cose che sono nel cielo e nella terra; ma più grande è la tua misericordia, che ti ha portato a diffondere intorno a te la tua verità. Se tu fossi stato annunziato soltanto là dove avevi voluto nascere, soffrire, risorgere e ascendere al cielo, ne sarebbe risultata dimostrata solo la veridicità della promessa di Dio, in quanto tutte queste cose sono accadute per confermare le promesse dei padri. Non si sarebbe, però, avverata l’altra parola: Quanto alle genti, esse glorificano Dio per la sua misericordia (Rm 15,8-9), se quella verità non si fosse propagata e diffusa tutt’intorno a quel luogo nel quale avevi voluto manifestarti. In quel luogo tuonasti tu stesso da dentro la tua nube ma, per irrigare le genti che stavano attorno hai inviato altre nubi. Nella tua straordinaria potenza hai adempiuto ciò che avevi detto: Vedrete tra poco il Figlio dell’uomo che viene sopra le nubi del cielo (Mt 24,30). Sei potente, Signore, e la tua verità ti circonda.

Le resistenze alla predicazione cristiana.

10. Ma, quando la tua verità ha cominciato ad essere annunziata tutt’intorno, allora le genti hanno ruggito e i popoli hanno tramato cose vane. Si sono levati i re della terra e i principi si sono riuniti assieme contro il Signore e contro il suo Cristo (Cf. Ps 2,1-2). Veramente, quando cominciò ad essere annunziata alle genti la tua verità, come se tu fossi venuto a prenderti in sposa una straniera, ti venne incontro il leone ruggente, ma fu strangolato da te. Tutto questo era stato prefigurato nella vicenda di Sansone (Cf. ). Non avreste applaudito alle mie parole, nelle quali il nome di lui non è stato affatto pronunziato, se non lo aveste subito riconosciuto. Mi avete ascoltato, infatti, come uomini abituati ad essere irrorati dalle nubi di Dio. La tua verità, dunque, ti circonda. Ma, quando essa è stata senza persecuzioni, senza opposizioni? Come fu detto di lui che era nato qual segno di contraddizione (Cf. Lc 2,34). In effetti il popolo dove tu volesti nascere ed abitare era come una terra separata dalle ondate dei gentili, tanto da apparire arida e bisognosa di pioggia; le altre genti erano, invece, come un mare per la loro amarezza e sterilità. Orbene, cosa dovranno fare i tuoi predicatori inviati a diffondere la verità intorno a te, quando mugghiano le onde del mare? Che cosa faranno? Tu domini sopra il potere del mare. Quale risultato ha, infatti, ottenuto il mare con la sua violenza, se non quello di darci il giorno che oggi celebriamo? Ha ucciso i martiri; ha sparso la semente del sangue, e la messe della Chiesa si è moltiplicata. Avanzino, dunque, sicure le nubi! Diffondano attorno a te la tua verità senza temere le onde rabbiose. Tu domini sopra il potere del mare. Non c’è dubbio che il mare si muove, contraddice, fa un grande fracasso; ma Dio è fedele, e non permette che voi siate tentati al di sopra di ciò che potete sopportare (Cf. 1Co 10,13). Ebbene, proprio perché è fedele colui che non permette che siate tentati al di là delle vostre forze, tu mitighi l’impeto delle onde del mare.

Cristo strappa a Satana i suoi sudditi.

11. [v 11.] Alla fine, per rendere calmo questo mare o meglio, per placare la sua rabbia, cosa gli facesti? Hai umiliato il superbo come se fosse ferito. C’è, nel mare, un dragone superbo del quale la Scrittura dice: Ordinerò al dragone là nascosto che lo morda (Am 9,3). Si tratta del dragone del quale altrove è detto: Questo dragone, tu l’hai fatto per prenderti gioco di lui (Ps 103,26), e la cui testa egli percuote mentre si leva sopra le acque. Dice: Hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Tu ti umiliasti, ed è stato umiliato il superbo. Il superbo teneva prigionieri i superbi per mezzo della superbia. Il grande si è umiliato e credendo in lui è divenuto piccolo. Mentre il piccolo traeva vigore dall’esempio del grande divenuto piccolo, il diavolo veniva perdendo i suoi sudditi, perché, essendo superbo, era in grado di dominare soltanto sui superbi. Dinanzi a un così grande esempio di umiltà, gli uomini imparavano a condannare la propria superbia e ad imitare l’umiltà di Dio. Così il superbo perdeva i suoi prigionieri ed era umiliato. Non che si ravvedesse, ma veniva schiacciato. Hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Tu fosti umiliato e hai umiliato; fosti ferito e hai ferito. Il superbo è stato ferito dal tuo sangue, che venne versato per cancellare la condanna dovuta ai nostri peccati. Perché, infatti, egli insuperbiva, se non perché teneva in mano il biglietto di ricevuta che era a nostro sfavore? Ma tu, con il tuo sangue, hai cancellato questa ricevuta, questa condanna (Cf. Col 2,14). Togliendogli il potere su tante persone tu l’hai ferito. Ferito, naturalmente, qui deve intendersi il diavolo, non nel senso che sia stata trafitta la sua carne, che non ha; ma nel senso che è stato trafitto il suo cuore, nel quale sta la sua superbia. E con il braccio della tua potenza hai disperso i tuoi nemici.

12. [vv 12.13.]Tuoi sono i cieli e tua è la terra. Per te piovono i cieli sopra la tua terra. Tuoi sono i cieli per cui mezzo la verità è stata annunziata intorno a te; tua è la terra che, intorno a te, ha accolto “la verità. Che cosa, poi, è risultato da quella pioggia? Hai fondato la terra e tutto ciò che essa contiene; hai creato l’aquilone e i mari. Nessuno può qualcosa contro di te, contro il suo Creatore. Senza dubbio, il mondo nella sua malvagità può infuriare, avvalendosi della sua volontà perversa; ma potrà, forse, andare oltre i limiti fissatigli dal Creatore di tutte le cose? Perché dovrò, dunque, temere l’aquilone o il mare? È vero che nell’aquilone c’è il diavolo, che disse: Porrò il mio trono nell’aquilone e sarò simile all’Altissimo (Is 14,13-14); ma tu hai umiliato il superbo come se fosse ferito. Ciò che tu hai fatto in essi è, dunque, ben più efficace per conservare il tuo potere, di quanto non lo sia la volontà di costoro nel dare sfogo alla loro malvagità. Hai creato l’aquilone e i mari.

Cristo nostra luce e nostro liberatore.

13. [v 13.] Il Tabor e l’Ermon esulteranno nel tuo nome. Si tratta di monti identificabili, ma raffigurano un’altra cosa. Il Tabor e l’Ermon esulteranno nel tuo nome.Si dice che Tabor significhi “ luce che viene ”. Ma donde viene la luce della quale sta scritto: Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14)? Essa viene da colui del quale leggiamo: Era la vera luce che illumina l’uomo che viene in questa mondo (Jn 1,9). Dunque, la luce che illumina il mondo viene da quella luce che non è accesa dal di fuori, per cui si debba temere che si spenga. Ebbene da lui deriva la luce, la lampada che non sì pone sotto il moggio, ma sopra il candelabro. La luce che viene, ecco il Tabor. Quanto a Ermon, significa “ esecrazione di lui ”. In effetti, quando è venuta la luce s’è compiuta la sua esecrazione. Di chi, se non del diavolo, del ferito, del superbo? È tuo dono infatti l’essere noi illuminati; è tuo dono se ci è divenuto esecrabile colui che ci teneva prigionieri del suo errore e della sua superbia. Per questo il Tabor e l’Ermon esulteranno nel tuo nome. Non nei loro meriti, ma nel tuo nome. Diranno, infatti: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da’ gloria. E contro il mare che infuria, aggiungono: affinché non dicano le genti: dov’è il loro Dio? (Ps 113,9-10)

14. [v 14.] Il tuo braccio è potente. Nessuno, dunque, si arroghi qualcosa come sua propria. Il tuo braccio è potente. Siamo stati fatti da te; da te siamo difesi. Il tuo braccio è potente. Si consolidi la tua mano, e sia esaltata la tua destra.

307 Misericordia e verità del Signore.

15. [v 15.] La giustizia e il giudizio sono la base del tuo trono. Alla fine si manifesteranno la tua giustizia e il tuo giudizio; ora sono celati. A proposito del tuo giudizio è detto in un altro salmo: Per i segreti del Figlio (
Ps 9,1). Si manifesteranno il tuo giudizio e la tua giustizia, e gli uni saranno collocati alla destra, gli altri alla sinistra (Cf. Mt 25,33). Saranno terrorizzati gli infedeli vedendo ciò che ora non credono e di cui ora si prendono gioco, mentre si rallegreranno i giusti, vedendo ciò che ora credono senza vederlo. La giustizia e il giudizio sono la base del tuo trono.Tutto questo sarà manifesto nel giorno del giudizio. Ma per adesso? La misericordia e la verità precedono il tuo volto. Sarei spaventato dinanzi all’erigersi del tuo trono; temerei la tua giustizia e il tuo giudizio futuro, se non ti precedessero la tua misericordia e la tua verità. Ma, che avrò a temere dal tuo giudizio finale, se con la misericordia che ti precede tu cancellerai i miei peccati e, manifestando la verità, tu adempirai le tue promesse? La misericordia e la verità precedono il tuo volto. Tutte le vie del Signore sono, infatti, misericordia e verità (Cf. Ps 24,10).

16. [vv 16.17.] Come non esultare di fronte a tutte queste cose? Ma saremo in grado d’intendere le cose per cui ci rallegriamo? E ci saranno parole adatte ad esprimere la nostra gioia? e potrà la lingua spiegare la nostra letizia? Ebbene, se nessuna parola è capace di tanto, beato il popolo che sa esultare! Oh, che popolo felice! Quanto a te, credi di saper esultare? Non potrai essere in nessun modo felice se non saprai esultare. Ma, che vuol dire “ saper esultare”? Sapere donde ti provenga la gioia che non sai spiegare a parole. Perché la tua gioia non deriva da te, ma chi si gloria, si glori nel Signore (Cf. 1Co 1,31). Non esultare dunque della tua superbia, ma della grazia di Dio! Cerca di capire com’essa è tanto grande che la lingua non è capace di spiegarla, allora avrai capito cosa voglia dire esultare.

Inconsistenza dei meriti umani.

17. Infine, se hai compreso cos’è esultare per la grazia, ascolta ora l’elogio di tale grazia. Beato - sì, beato - il popolo che sa esultare! Per che cosa? Guarda se non si tratti della grazia, se non si tratti di Dio, con esclusione totale di te stesso. Signore, nella luce del tuo volto cammineranno. Se quel Tabor, se, cioè, “ la luce che viene” non ti camminerà davanti illuminando il tuo volto, la tua fiaccola sarà spenta dal vento della superbia. O Signore, nella luce del tuo volto cammineranno; e nel tuo nome esulteranno tutto il giorno. Quel Tabor e quell’Ermon esulteranno nel nome tuo. Se vogliono esultare tutto il giorno, debbono esultare nel tuo nome. Se invece vorranno esultare nel loro nome, non potranno esultare tutto il giorno. Non persevereranno infatti nella gioia, se si rallegreranno in se stessi; ma, a causa della superbia, cadranno. Per esultare, dunque, tutto il giorno esulteranno nel tuo nome; e saranno esaltati nella tua giustizia. Non nella loro giustizia, ma nella tua: per evitare che, pur avendo zelo per Dio, finiscano per non averlo secondo scienza. L’Apostolo, infatti, descrive certuni che hanno, sì, zelo per Dio, ma non l’hanno secondo scienza. Non conoscono la giustizia di Dio e vogliono stabilire la loro; e, non esultando nella tua luce, non si assoggettano alla giustizia di Dio. Perché? Perché, pur avendo zelo per Dio, non l’hanno secondo scienza (Rm 10,2-3). Invece, il popolo che sa giubilare (gli altri giubilano, sì, ma non secondo scienza, mentre beato è il popolo che sa giubilare, non quello che non sa!) in che cosa deve giubilare? In che cosa deve esultare questo popolo, se non nel tuo nome, camminando alla luce del tuo volto? Meriterà così di essere esaltato, ma nella tua giustizia. Metta da parte la sua giustizia e si umili! Verrà la giustizia di Dio e sarà esaltato. E nella tua giustizia saranno esaltati.

18. [v 18.] Perché tu sei la gloria della loro virtù, e nel tuo beneplacito si esalterà la nostra potenza. Ogni cosa perché così è sembrato bene a te, non perché noi ne fossimo degni.

19. [v 19.] Perché Dio è il nostro sostegno. Io, come un mucchio di sabbia, sono stato spinto perché cadessi, e sarei caduto se il Signore non mi avesse sostenuto. Perché Dio è il nostro sostegno; e il santo d’Israele, nostro re. Egli è il sostegno, egli ti illumina. Nella sua luce sei sicuro; nella sua luce cammini; per la sua giustizia sei esaltato. Egli ti ha raccolto: egli sorregge la tua debolezza; con la sua forza ti irrobustisce. Con la sua, non con la tua.

La missione dei profeti.

20. [v 20.] Allora tu parlasti di presenza ai tuoi figli e dicesti. Tu parlasti di presenza: cioè, rivelasti queste cose ai tuoi profeti. E parlavi loro di presenza, cioè mediante la rivelazione; ecco perché i profeti erano detti veggenti (Cf. 1S 9,9). Vedevano nel loro intimo ciò che dovevano dire all’esterno; in segreto ascoltavano ciò che annunziavano in pubblico. Allora tu parlasti di presenza ai tuoi figli, e dicesti: Ho posto l’aiuto sopra il potente. Sapete chi sia questo potente. Ho esaltato l’eletto in seno al mio popolo. Sapete chi sia questo eletto. È colui per la cui esaltazione voi vi rallegrate.

21. [v 21.] Ho trovato David, mio servo. È il David nato dalla discendenza di David. Col mio santo olio l’ho unto. Di lui, infatti, si dice: Ti ha unto, o Dio, il tuo Dio con l’olio dell’esultanza al di sopra dei tuoi compagni (Ps 44,8).

22. [v 22.] La mia mano lo aiuterà e il mio braccio lo conforterà. Si riferisce all’avere egli assunto l’umanità e preso una carne nel seno della Vergine (Cf. Lc 1,31). Parla dell’abbassamento per il quale lui che nella natura di Dio è uguale al Padre si è preso la natura del servo e si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte sulla croce (Cf. Ph 2,6-8).

308 Utilità della lotta interiore.

23. [v 23.] Il nemico non progredirà in lui. Il nemico potrà, sì, accanirsi contro di lui, ma non progredirà in lui. Il nemico è solito fare del male, ma a lui non ne farà. Ma allora perché tormentarlo? Lo metterà alla prova, ma non gli farà del male; con la sua ferocia, anzi, gli gioverà, perché coloro contro i quali incrudelisce, vinceranno e saranno incoronati. Che cosa vinceremmo, infatti, se non ci fossero nemici che infuriassero contro di noi? E dove esperimenteremmo che Dio è il nostro soccorso, se non avessimo da combattere? Il nemico, dunque, fa la sua parte, ma non progredirà in lui, né il figlio dell’iniquità potrà fargli del male.

24. [v 24.] Farò a pezzi i suoi avversari dinanzi a lui. La solidarietà dei loro intenti verrà intaccata, e all’atto stesso di credere verranno spezzettati. Crederanno, infatti, un po’ per volta, e il popolo di Dio li berrà, come bevve la testa del vitello fatta a pezzi. Mosè, infatti, fece sbriciolare la testa del vitello [d’oro]; mischiò all’acqua la polvere [così ottenuta], e la dette da bere ai figli di Israele (Cf.
Ex 32,20). Non diversamente vengono polverizzati tutti gli infedeli (nel senso che essi abbracciano la fede un po’ alla volta), e così sono bevuti dal popolo di Dio, cioè passano nel corpo di Cristo. E farò a pezzi i suoi nemici dinanzi a lui, metterò in fuga coloro che lo odiano, in modo che non possano nuocere. Ma, forse, alcuni di questi fuggiaschi dicono: Dove andrò lungi dal tuo spirito? Dove fuggirò dal tuo volto? (Ps 138,7) E vedendo che non c’è luogo ove fuggire dall’Onnipotente, convertendosi, si rifugiano nell’Onnipotente. Metterò in fuga coloro che lo odiano.

Imitiamo la verità e la misericordia del Signore.

25. [v 25.] La mia verità e la mia misericordia sono con lui. Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. Ricordate come potete quante volte ci sono raccomandate queste due cose, affinché ne facciamo offerta a Dio. Come egli manifesta verso di noi la misericordia quando cancella i nostri peccati e la sua verità quando adempie le sue promesse; così anche noi, camminando sulla sua via, dobbiamo ripagarlo con la misericordia e la verità. Con la misericordia, avendo compassione dei miseri; con la verità, non giudicando ingiustamente. La verità non ti privi della misericordia, né la misericordia ti ostacoli in fatto di verità! (Ps 24,10) Se per praticare la misericordia avrai giudicato contro la verità, oppure ti sarai dimenticato di essere misericordioso per applicare rigidamente la verità, non camminerai nella via di Dio, sulla quale si incontrano la misericordia e la verità (Cf. Ps 84,11). E nel mio nome sarà esaltato il suo potere. A che scopo trattenerci su queste parole? Siete cristiani: riconoscete qui Cristo.

26. [v 26.] Porrò fin nel mare la sua mano: cioè, egli dominerà le genti. E nei fiumi la sua destra. I fiumi corrono al mare: gli uomini cupidi si lasciano trascinare verso l’amarezza di questo secolo. Ma tutti gli uomini, chiunque siano, saranno sottomessi a Cristo.

27. [vv 27.28.] Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e sostegno della mia salvezza. E io lo costituirò mio primogenito, lo renderò eccelso tra i re della terra. I nostri martiri, la cui festa celebriamo, versarono il loro sangue per queste verità, nelle quali essi credettero pur senza vederle. Quanto dobbiamo essere più forti noi, vedendo realizzato ciò che essi credevano! Essi non videro il Cristo esaltato sopra i re della terra. Allora i principi tramavano ancora contro il Signore e contro il suo Cristo. Ancora non si era compiuto ciò che dice più avanti quel medesimo salmo: E ora, o re, comprendete! Rinsavite, tutti voi che governate la terra! (Ps 2,10) Adesso, invece, Cristo è esaltato sopra i re della terra.

28. [v 29.] In eterno gli conserverò la mia misericordia, e con lui sarà fedele il mio testamento.Se merita fiducia quel testamento, lo si deve a lui poiché in lui fu concordato. Di quel testamento infatti egli è il mediatore, il firmatario, il fideiussore e il testimone. Del medesimo testamento egli è l’eredità, e ne è anche il coerede.

I giorni terreni e il giorno eterno.

29. [v 30.] Renderò stabile la sua discendenza nel secolo del secolo. Non soltanto in questo secolo, ma nel secolo del secolo; poiché là passerà un giorno la sua discendenza, che è anche la sua eredità, cioè la discendenza di Abramo, vale a dire Cristo. Ma, se voi siete di Cristo, voi siete, dunque, la discendenza di Abramo (Cf. Ga 3,16 Ga 3,19); e, se riceverete in eterno l’eredità, egli porrà nel secolo del secolo la sua discendenza. E il suo trono come i giorni del cielo. I troni dei re terreni sono come i giorni della terra; ma i giorni del cielo sono ben diversi da quelli della terra. I giorni del cielo sono quegli anni dei quali leggiamo: Tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non verranno meno (Ps 101,28). I giorni della terra sono incalzati da quelli che li seguono, mentre spariscono quelli che li precedono. Ma neppure quelli che vengono dopo restano; vengono e vanno, e sembrano quasi dileguarsi prima di giungere. Così sono i giorni della terra. I giorni del cielo e quegli anni di cui si dice che non vengono meno non hanno, al contrario, né inizio né fine. Nel cielo nessun giorno è pressato tra il giorno di ieri e quello di domani; nel cielo nessuno aspetta il giorno dopo e nessuno perde il giorno di prima. I giorni del cielo sono sempre attuali; e là ci sarà il suo trono in eterno. Rinviamo, se siete d’accordo, ciò che resta del salmo. È lungo e dovremmo un po’ discuterlo con voi nel nome di Cristo. Ristorate le vostre forze! Non quelle dello spirito, perché sotto questo profilo vedo che siete instancabili, ma per quel che concerne il vostro corpo, che dell’anima è il servo. Fate che i vostri corpi possano reggere a questo servizio. Riposatevi alquanto, e quando vi sarete riposati, tornate pure a prendere i cibi [spirituali]. Rivolti al Signore!


Agostino Salmi 88