Agostino Salmi 902

SULLO STESSO SALMO 90

902 Ps 90

ESPOSIZIONE

DISCORSO 2

Cristo capo del corpo mistico. La Scrittura, lettera inviataci dal Padre celeste.

1. Quanti tra voi, carissimi, hanno ieri ascoltato il nostro discorso ricorderanno come, per la limitatezza del tempo, non potemmo portare a termine il salmo che avevamo cominciato a spiegare. Una parte della sua spiegazione si è dovuta quindi rimandare ad oggi. Ricorderete questo voi che ieri eravate presenti; e sappiatelo anche voi che non c’eravate. È per questa ragione che abbiamo fatto recitare il passo del Vangelo ove si narra del Signore che viene tentato proprio con le parole del salmo che qui avete ascoltato (Cf. Mt 4,6). Cristo viene tentato perché il cristiano non sia vinto dal tentatore. Lui, il maestro, ha voluto subire ogni sorta di tentazioni perché anche noi siamo tentati; così come ha voluto morire perché noi moriamo; ha voluto risorgere perché noi risorgeremo. Tutte le cose che ha subite manifestamente nella sua umanità lui che, pur essendo Dio per la cui opera siamo stati creati, le ha subite per nostro esempio. Più volte lo abbiamo ricordato alla vostra Carità e non ci dispiace ripetervelo spesso. In tal modo quei tali fra voi che non riescono a leggere (e sono molti!) o perché non ne hanno tempo o perché non hanno studiato lettere, almeno perché l’ascoltano con frequenza, non dimenticheranno la dottrina della loro fede salvifica. Certo, ripetendo le stesse cose, finiamo col diventare noiosi ad alcuni; che almeno però possiamo contribuire al bene di altri! Sappiamo che molti dispongono di buona memoria e, per essersi dedicati alle letture divine, sanno ciò che stiamo per dire; vorrebbero quindi che noi dicessimo ciò che ignorano. Ma se sono più svelti degli altri [nel comprendere] riflettano come la via va percorsa insieme con i più lenti. Quando due compagni camminano sulla stessa strada e uno di essi è più veloce e l’altro più lento, è in potere del più veloce far sì che il più lento possa adeguarsi alla sua andatura; non altrettanto invece potrà fare il più lento: difatti, se il più veloce camminerà con tutta la rapidità di cui è capace, il più lento non riuscirà a seguirlo. È necessario dunque che il più celere rallenti la sua velocità e non abbandoni il compagno più lento. Questo è quanto più volte vi ho ripetuto; e di nuovo oggi ve lo ripeto, usando le parole dell’Apostolo: Scrivervi le stesse cose non è per me faticoso, mentre per voi è di utilità (Ph 3,1). Il Signore Gesù Cristo, uomo perfetto nella sua totalità, è capo e corpo. Riconosciamo il capo in quell’uomo che nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu sepolto, risuscitò, ascese in cielo e siede alla destra del Padre, donde attendiamo che venga come giudice dei vivi e dei morti. Egli è il capo della Chiesa (Cf. Ep 5,23). Il corpo di questo capo è la Chiesa: non quella che si trova in questo luogo, ma quella che è in questo luogo ed in tutto il mondo; né soltanto quella che esiste ai nostri tempi, ma quella che è esistita dai tempi di Abele e che esisterà fino a coloro che nasceranno alla fine e crederanno in Cristo. Perché la Chiesa è tutto il popolo dei santi che appartengono ad una stessa città; e questa città è il corpo di Cristo, il cui capo è Cristo. Di essa fanno parte anche gli angeli, nostri concittadini; solo che, mentre noi siamo in esilio e soffriamo, essi sono nella città e aspettano il nostro arrivo. Da quella città, lungi dalla quale viviamo noi pellegrini, ci sono giunte delle lettere: sono le Scritture che ci esortano a vivere bene. Dirò che ci sono venute soltanto delle lettere? Lo stesso re ne è disceso e si è fatto per noi via in questo esilio, in modo che noi camminando in lui non ci smarriamo, non veniamo meno, non ci imbattiamo nei ladroni, non cadiamo nelle trappole che vengono collocate ai margini della strada. Sappiamo dunque riconoscere questo Cristo: il Cristo intero e completo, unito con la Chiesa. E riconosceremo anche Cristo come individuo, nato dalla Vergine, capo della Chiesa, mediatore tra Dio e gli uomini (Cf. 1Tm 2,5), Cristo Gesù: mediatore perché è venuto a riconciliare con Dio in se stesso coloro che se ne erano allontanati. È infatti tra due che si trova il mediatore. Ci eravamo allontanati dalla maestà di Dio e con il nostro peccato lo avevamo offeso. Venne mandato il Figlio in funzione di mediatore, affinché pagasse con il suo sangue il debito dei nostri peccati per i quali eravamo separati da Dio e, ponendosi nel mezzo, ci restituisse a lui e ci riconciliasse con colui dal quale ci eravamo estraniati con i nostri peccati e con i nostri delitti. Egli è il nostro capo: egli che è Dio uguale al Padre, Verbo di Dio per cui mezzo sono state fatte tutte le cose (Cf. Jn 1,3). È Dio, e come Dio ci ha creati; è uomo, e in quanto uomo ci ha rigenerati. Come Dio ci ha dato l’esistenza come uomo ce l’ha recuperata. Ascoltiamo il salmo con gli occhi rivolti al Cristo. Stia attenta la vostra Carità! È questo un problema didattico e l’ammaestramento della lezione di oggi è tale che vi servirà a intendere non soltanto un salmo ma molti, a patto però che vi atteniate a questa regola. Talvolta il salmo (e non soltanto il salmo ma anche in genere ogni profezia) parla di Cristo presentandone soltanto il capo; talvolta, invece, dal capo passa al corpo, cioè alla Chiesa, senza mutare apparentemente persona. Difatti il capo non è separato dal corpo e delle due realtà se ne parla come fosse un solo individuo. Intenda la vostra Carità quanto dico! È certamente noto a tutti il salmo che a proposito della passione del Signore dice: Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi; hanno contato tutte le mie ossa. Si sono divisi e i miei abiti e sopra la mia veste hanno gettato le sorti (Ps 21,17-19). I giudei arrossiscono quando ascoltano queste parole, perché è evidente che questa profezia si riferisce alla passione di nostro Signore Gesù Cristo. Orbene, questo nostro Signore Gesù Cristo era esente dai peccati, eppure, all’inizio di quel salmo si dice: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? La voce dei miei delitti è lontana dalla mia salvezza (Ps 21,2). Vedete dunque come una cosa sia detta nella persona del capo e un’altra nella persona del corpo. I delitti appartengono a noi; la passione sostenuta per noi appartiene al Capo; ma mediante la passione che egli subì per noi è stato pagato il debito dei delitti che era roba nostra. Lo stesso avviene anche in questo salmo.

Le vittime della persecuzione e il castigo dei persecutori.

2. [vv 1-8.] Abbiamo già spiegato ieri questi versetti. Ricordiamoli brevemente. Colui che abita nell’aiuto dell’Altissimo, dimorerà nella protezione del Dio dei cieli. Trattando questi versi, abbiamo raccomandato alla vostra Carità che nessuno riponga in se stesso la propria speranza, ma la ponga tutta intera in colui nel quale è ogni nostra forza. Se infatti riportiamo qualche, vittoria, è per il suo aiuto, non per la nostra presunzione. Il Dio dei cieli ci protegge se diciamo al Signore quanto segue: Egli dirà al Signore: Tu sei il mio protettore e il mio rifugio, Dio mio. Spererò in lui perché egli mi libererà dalla trappola dei cacciatori e dalla parola dura (Ps 90,1-3). Abbiamo detto che molti, temendo la parola dura, cadono nella trappola dei cacciatori. È il caso di colui che viene insultato per essere cristiano. L’offeso si pente d’essere cristiano e per la parola dura cade nella trappola del diavolo. Un altro vive in mezzo a cristiani e vive meglio di molti di loro. Lo si deride, ed egli, impressionato dalle parole moleste di chi lo insulta, cade nella trappola del diavolo: rinunzia ad essere il buon grano che sta sull’aia e diventa paglia. Chi, invece, spera in Dio è liberato dalla trappola dei cacciatori e dalla parola dura. Ma in qual modo ti protegge Dio? Tra le sue scapole ti farà trovare dell’ombra. Cioè: ti porrà dinanzi al suo petto per proteggerti con le sue ali, supposto però che tu riconosca la tua fragilità e, come un pulcino debole fugga sotto le ali della madre per non essere rapito dal falco. I falchi sono le potestà aeree (il diavolo e i suoi angeli) che vogliono rapirci nella nostra debolezza. Fuggiamo sotto le ali della Sapienza nostra madre, perché la stessa Sapienza si è resa debole per amor nostro: il Verbo cioè si è fatto carne (Cf. Jn 1,14). Come la gallina diventa inferma per i suoi pulcini, al fine di proteggerli sotto le sue ali (Cf. Mt 23,37), così si è abbassato il Signore nostro Gesù Cristo. Pur essendo nella natura di Dio, egli non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio, ma si volle rendere debole come noi per proteggerci sotto le sue ali; e annientò se stesso assumendo la natura del servo. Si rese simile agli uomini e da tutto il suo comportamento venne considerato un uomo (Cf. Ph 2,6-7). Sotto le sue ali spererai. Come con uno scudo ti circonderà la sua verità; non avrai timore del terrore notturno. Le tentazioni subite nell’ignoranza sono il terrore notturno; i peccati commessi consapevolmente sono la freccia che vola di giorno. Con “ notte ” si intende infatti l’ignoranza, e con “ giorno ” la conoscenza. Ci sono alcuni che peccano per ignoranza e altri che peccano consapevolmente: quelli che peccano per ignoranza sono abbattuti dal terrore notturno, quelli che peccano consapevolmente sono trafitti dalla freccia che vola di giorno. Ma quando questo accade in mezzo a persecuzioni molto gravi, è come se ci si avviasse al mezzogiorno; e chiunque cade per causa di quel fuoco, cade come per mano del demonio meridiano. E molti in realtà sono caduti a motivo di un tal fuoco, come abbiamo spiegato ieri alla vostra Carità. Ci fu infatti un periodo in cui la persecuzione divenne più accanita e si decretò: Siano torturati i cristiani finché non rinneghino di essere cristiani. Prima li si uccideva non appena avessero confessato la loro fede; in seguito vennero torturati perché rinnegassero la fede. E siccome ogni colpevole viene torturato finché nega [la sua colpa], il cristiano era torturato finché confessava la fede, mentre era lasciato libero non appena la rinnegava. Era dunque terribile la rabbia dei persecutori. Quanti caddero in quella prova caddero come per mano del demonio di mezzogiorno. E quanti furono! Molti, che pur speravano di sedere insieme con il Signore per giudicare, caddero dal suo fianco. Del pari molti altri che speravano di trovarsi alla destra del Signore, cittadini di provincia facenti parte del popolo santo di Dio come tributari che forniscono i viveri ai soldati, persone alle quali il Signore avrebbe dovuto dire: Ebbi fame e voi mi deste da mangiare (saranno infatti molti alla sua destra), caddero da tale speranza. E saranno di più coloro che cadranno in questo settore, perché più grande ne è il numero. Non saranno infatti molti quelli che giudicheranno insieme con il Signore, mentre saranno parecchi quelli che staranno dinanzi a lui. Né questi ultimi saranno tutti nella stessa condizione: alcuni saranno alla sinistra, altri alla destra; alcuni saranno destinati a regnare, altri ad essere puniti. Alcuni udranno le parole: Venite, benedetti del Padre mio! Ricevete il regno; altri si sentiranno dire: Andate al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi (Mt 25,32-41). Ne consegue che per la rovina e il demonio di mezzogiorno cadranno mille dal fianco e diecimila dalla destra. Ma a te non si avvicinerà. Chi non si avvicinerà? Il demonio di mezzogiorno, il quale non ti abbatterà. Che c’è di strano, se non riesce a far cadere il capo? Ma non fa cadere neppure coloro che sono uniti al capo nel modo che dice l’Apostolo: Il Signore conosce i suoi (2Tm 2,19). Alcuni infatti sono così predestinati, e il Signore sa che essi appartengono al suo corpo. E siccome ad essi non si avvicina la tentazione che possa farli cadere, si debbono intendere di costoro le parole: Ma a te non si avvicinerà. Poteva però succedere che alcuni deboli, fissando lo sguardo sui peccatori ai quali era consentito di perseguitare così ferocemente i cristiani, avessero a dire: “ Ecco che cosa vuole Dio! Perché mai egli consente agli empi e agli scellerati di infierire tanto contro i suoi servi? ”. Ebbene, guarda un po’ con i tuoi occhi, con gli occhi della fede, e vedrai alla fine la ricompensa dei peccatori ai quali ora tante cose sono permesse perché tu sia posto alla prova. Continua infatti il salmo: Pur tuttavia guarderai con i tuoi occhi e vedrai la ricompensa dei peccatori.

3. [vv 9-12.] Perché tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato il tuo rifugio assai in alto. A te non si avvicina il male. Dice al Signore: Tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato il tuo rifugio assai in alto. Non si avvicinerà a te il male; né il flagello si accosterà alla tua tenda. Poi vengono le parole che già avete udito pronunziare dal diavolo: Egli ha comandato ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Ti solleveranno con le mani affinché tu non urti mai col piede nella pietra. A chi dice queste parole? A colui al quale è detto: Tu, Signore, sei la mia speranza. Non credo sia necessario spiegare a dei cristiani chi sia il Signore. Se intendono Dio Padre, in che modo potranno gli angeli sollevarlo con le mani affinché il suo piede non inciampi nella pietra? Vedete dunque che si tratta del Signore Gesù Cristo, il quale, mentre or ora stava parlando del corpo, di colpo prende a parlare di sé come capo. Si riferiscono infatti al capo le parole: Tu, Signore, sei la mia speranza; altissimo hai collocato il tuo rifugio. Cioè: per questo hai collocato il tuo rifugio assai in alto perché tu, Signore, sei la mia speranza. Che vogliono dire queste parole? Stia attenta la vostra Carità! Tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato il tuo rifugio assai in alto. Assodato questo, nulla può ormai stupirci; infatti continua: Non si avvicinerà a te il male, perché hai collocato assai in alto il tuo rifugio; e perché hai collocato il tuo rifugio assai in alto, il flagello non si accosterà alla tua tenda. Che poi gli angeli abbiano qualche volta sollevato il Signore affinché non inciampasse nella pietra, questo non lo leggiamo nel Vangelo; tuttavia così piace intendere il testo. Sono cose già accadute; e se erano state profetate, non lo erano senza un motivo, ma perché dovevano accadere. Né possiamo contentarci di dire che Cristo non inciamperà nella pietra quando verrà la seconda volta, cioè quando verrà a giudicare. Quando dunque è accaduto tutto questo? Stia attenta la vostra Carità!

La glorificazione di Cristo, nostro Signore e capo.

4. Ascoltate prima di tutto questo versetto: Tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato assai in alto il tuo rifugio. Il genere umano conosceva la morte dell’uomo, ma non ne conosceva la resurrezione. Aveva perciò di che temere ma non di che sperare. Ebbene, il Signore nostro Gesù Cristo volle risorgere per primo, onde darci, egli che ci aveva infuso per nostra disciplina il timore della morte, la speranza della resurrezione. In tal modo ci fece intravedere il premio della vita eterna che ci era serbato per il futuro. Morì dopo che tanti erano morti; ma risorse prima di tutti. Morendo subì la sorte che moltissimi avevano già subita; risorgendo fece una cosa che nessuno aveva compiuta prima di lui. Difatti quando conseguirà questo [trionfo] la Chiesa, se non alla fine? Nel capo si è verificato in anticipo ciò che sperano le membra. La vostra Carità conosce bene quali sono i dialoghi che intercorrono tra il capo e le membra. Dica dunque la Chiesa al suo Signore Gesù Cristo; dica il corpo al suo capo: Tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato assai in alto il tuo rifugio. Cioè: sei risorto dai morti e sei asceso al cielo per collocare in alto, ascendendo, il tuo rifugio e così divenire la mia speranza, dato che io in terra disperavo e non credevo di poter risorgere. Ora lo credo; perché è asceso in cielo il mio capo, e là dove il capo è giunto per primo anche le membra lo seguiranno. Credo che siano ormai chiare le parole: Perché tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato assai in alto il tuo rifugio. Voglio ripeterlo in modo più accessibile. Affinché io avessi la speranza della resurrezione che prima non avevo, per questo tu sei risorto per primo. In tal modo io ho [fondata] speranza di seguirti lassù dove sei andato per primo. Questa è la voce che la Chiesa rivolge al suo Signore; è la voce che il corpo rivolge al suo capo.

Se soffriremo con lui, saremo con lui glorificati.

5. Non stupirti quindi per le parole: Non si avvicinerà a te il male né il flagello si accosterà alla tua tenda. Tenda di Dio è la carne. Il Verbo abitò nella carne e la carne fu come la tenda entro la quale egli, nostro condottiero supremo, affrontò le nostre battaglie. In tale dimora venne anche tentato dal nemico perché i suoi soldati non venissero meno. Egli offrì al nostro sguardo la nostra stessa carne; e siccome i nostri occhi si allietano di questa luce terrena e trovano gioia alla vista di questo sole visibile, egli volle rendere così manifesta la sua carne, che non ci fosse chi non avesse a vederla. Ecco perché il salmo dice: Ha posto nel sole la tua tenda (Ps 18,6). Che vuol dire: Nel sole? Vuol dire “ apertamente ”, “ dinanzi agli occhi di tutti ”, “ ai raggi della luce terrena ”. Ha posto cioè la sua tenda allo splendore della luce che dal cielo inonda la terra. Ma come avrebbe potuto ivi porre la sua dimora se non fosse uscito come sposo dal suo talamo? Così infatti continua il salmo. E quasi rispondendo alla domanda: “ Ma come ha fatto a porre nel sole la sua tenda? ”, soggiunge: Egli stesso, come sposo che esce dal suo talamo, ha esultato come un gigante che corre per la via (Ps 18,6). Ciò che è la tenda, lo stesso è la sposa. Il Verbo è lo sposo. la carne è la sposa; il talamo è il grembo della Vergine. Che cosa dice l’Apostolo? Saranno due in una carne sola. Questo è un grande sacramento: io lo dico in Cristo e nella Chiesa (Ep 5,31-32). E che cosa dice il Signore stesso nel Vangelo? Ormai non sono più due ma una sola carne (Mt 19,6). Erano due e diventano uno. Del Verbo e della carne si forma un sol uomo, e meglio un solo Dio. Orbene, questa dimora di Cristo ebbe in terra a sopportare i flagelli e tutti sappiamo che il Signore fu flagellato (Cf. Mt 27,26). Ma forse che anche in cielo sente i flagelli? Certamente no. Perché? Perché ha collocato assai in alto il suo rifugio, di modo che fosse la nostra speranza; e ora a lui non si accostano i mali né il flagello si avvicina alla sua dimora. Egli è lontano, al di sopra di tutti i cieli; tuttavia i suoi piedi sono qui in terra. Il capo è in cielo; il corpo in terra. E quando i suoi piedi erano flagellati e calpestati da Saulo, il capo gridò: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (Ac 9,4) È ovvio che nessuno perseguita il capo. Il capo è in cielo, perché Cristo risorgendo dai morti non muore più e la morte non avrà più potere su di lui (Cf. Rm 6,9). Non si avvicinerà a te il male né il flagello si accosterà alla tua tenda. Non crediamo però che il capo sia disgiunto dal corpo. Sono divisi quanto al luogo ma sono uniti nell’affetto; e per questa unione di affetto gridava dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Con voce di rimprovero lo fece cadere a terra e con la destra della misericordia lo sollevò. Colui che perseguitava il corpo di Cristo divenne membro di Cristo: per soffrire egli stesso le persecuzioni che un tempo infliggeva agli altri.

Cristo modello del cristiano. Il Verbo di Dio pane dell’uomo.

317 6. Orbene, fratelli, che cosa è detto del nostro capo? Tu, Signore, sei la mia speranza; hai collocato assai in alto il tuo rifugio. Non si avvicinerà a te il male né il flagello si accosterà alla tua tenda. È quanto è stato detto fin qui. Egli ha comandato ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sono le parole che avete udito or ora quando vi si leggeva il Vangelo. State attenti! Il Signore, dopo essere stato battezzato, digiunò (Cf. Mt 4,2). Perché si fece battezzare? Perché noi non rifiutassimo il battesimo. Quando infatti Giovanni diceva al Signore: Tu vieni da me per essere battezzato! sono io che debbo essere battezzato da te, il Signore rispose: Lascia fare ora! Conviene che noi adempiamo ogni giustizia (Mt 31 Mt 14-15). E compì l’umilissimo gesto [di farsi battezzare] lui che non aveva alcuna macchia. Perché questo? Per ovviare alla superbia dei posteri. Capita a volte che un catecumeno superi molti fedeli per la dottrina e per i buoni costumi. Vede che molti battezzati sono ignoranti, che molti altri non vivono come egli vive, cioè non con la stessa castità né con uguale continenza. Egli farebbe a meno anche della moglie, mentre talvolta si vede accanto un fedele che, anche se non dedito alla fornicazione, tuttavia usa della moglie senza limiti di temperanza. Ebbene, costui potrebbe insuperbirsi e dire: Che bisogno ho io di essere battezzato? Tutto al più riceverei quello che ha questo fedele che io già supero per i miei costumi e la mia dottrina. A tale superbo il Signore dice: Che cosa hai tu superato? Di quanto lo hai superato? Forse lo superi di quanto io supero te? Non c’è servo da più del suo padrone né discepolo da più del suo maestro. Basta al servo essere come il suo padrone, e al discepolo essere come il suo maestro (Mt 10,24-25). Non ti insuperbire al punto da ricusare il battesimo! Cerca il battesimo del Signore, come io ho cercato il battesimo del servo. Orbene, il Signore fu battezzato; dopo il battesimo fu tentato e infine digiunò per quaranta giorni, per adempiere un mistero di cui spesso vi ho parlato. Non si possono dire tutte le cose in una volta per non sciupare del tempo prezioso. Dopo quaranta giorni [il Signore] ebbe fame. Avrebbe potuto anche non provare mai la fame; ma, se così avesse fatto, in qual modo sarebbe stato tentato? E se egli non avesse vinto il tentatore, in qual modo avresti tu imparato a combattere contro il tentatore? Ebbe fame, ho detto; e subito il tentatore: Di’ a queste pietre che diventino pani, se sei il Figlio di Dio (Mt 4,3). Era forse una gran cosa per il Signore Gesù Cristo cambiare le pietre in pane? Non fu lui che con cinque pani saziò tante migliaia di persone (Cf. Mt 14,17-21)? Quella volta creò il pane dal nulla. Donde fu presa infatti una così grande quantità di cibo che bastò a saziare tante migliaia di persone? Le fonti del pane erano nelle mani del Signore. Non c’è niente di strano in questo: infatti, colui che di cinque pani ne fece tanti da saziare tutte quelle migliaia di persone, è lo stesso che ogni giorno trasforma pochi grani nascosti in terra in messi sterminate. Anche questi sono miracoli del Signore ma, siccome avvengono di continuo, noi non diamo loro importanza. Ebbene, fratelli, era forse impossibile al Signore fare dei pani con le pietre? Con le pietre egli fa degli uomini, come diceva lo stesso Giovanni Battista. Dio è capace di suscitare da queste pietre figli per Abramo (Mt 3,9). Perché dunque non operò il miracolo? Per insegnarti come devi rispondere al tentatore. Poni il caso che ti trovi nell’afflizione. Ecco venire il tentatore e suggerirti: Tu sei cristiano e appartieni a Cristo; perché ti avrà ora abbandonato? Perché non ti manda il suo aiuto? Ricordati del medico. Talora egli taglia e per questo sembra che abbandoni; ma non abbandona. Come capitò a Paolo, il quale non fu esaudito proprio perché doveva essere esaudito. Paolo dice infatti che non fu esaudita la preghiera con cui chiedeva gli fosse tolto il pungiglione della carne, l’angelo di satana che lo schiaffeggiava, e aggiunge: Per questo pregai tre volte il Signore affinché me lo togliesse. In risposta egli mi disse: Ti basta la mia grazia; infatti la virtù si perfeziona nella debolezza (2Co 12,7-9). È come se l’ammalato dicesse al medico che gli ha applicato un cataplasma sulla ferita: Quell’impiastro mi dà noia; ti prego, toglimelo! E il medico: No, è necessario che tu lo tenga a lungo, altrimenti non potrai guarire. Il medico non dà retta alla richiesta dell’ammalato perché vuole esaudirlo nel desiderio che ha di guarire. Siate perciò forti, fratelli! Se talvolta siete tentati da qualche strettezza, è Dio che vi flagella per mettervi alla prova: egli che vi ha preparato e vi conserva l’eredità eterna. E non lasciate che il diavolo vi dica: Se tu fossi giusto, non ti manderebbe forse Dio il pane per mezzo di un corvo, come lo mandò ad Elia? (Cf. Re 1R 17,6) Non hai forse letto le parole: Mai ho visto il giusto abbandonato né la sua discendenza mendicare il pane (Ps 36,25)? Rispondi al diavolo: È vero quello che dice la Scrittura: Mai ho visto il giusto abbandonato né la sua discendenza mendicare il pane; ho infatti un mio pane che tu non conosci. Quale pane? Ascolta il Signore: Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola di Dio (Mt 4,4 Dt 8,3). Non credi che la parola di Dio sia pane? Se non fosse pane il Verbo di Dio, per cui mezzo sono state fatte tutte le cose, il Signore non direbbe: Io sono il pane vivo, io che sono disceso dal cielo (Jn 6,41). Hai dunque imparato che cosa devi rispondere al tentatore quando sei colto dai morsi della fame.

Non nei miracoli ma nell’umiltà occorre somigliare a Cristo.

7. E che dirai se il diavolo ti tenta dicendoti: Se tu fossi cristiano faresti miracoli come ne fecero molti [antichi] cristiani? Ingannato da questo malvagio suggerimento, ti potrebbe venire la voglia di tentare il Signore Dio tuo, dicendogli: Se sono cristiano, se lo sono dinanzi ai tuoi occhi e tu mi annoveri nel numero dei tuoi, concedimi di fare anch’io qualcuna delle gesta che compirono i tuoi santi. Hai tentato Dio pensando che non saresti cristiano se non facessi tali cose. Molti sono caduti proprio per il desiderio di tali gesta [portentose]. Proprio questo, ad esempio, desiderava ottenere dagli Apostoli quel Simone mago, il quale voleva comprare con il denaro lo Spirito Santo (Cf. Ac 8,18-19). Di Cristo amava la potenza nel fare miracoli ma non amava imitarne l’umiltà. Allo stesso modo quando il Signore vide quel tale discepolo, o uno della folla, che voleva seguirlo perché attratto dai miracoli che egli compiva. Vide che era superbo e non cercava la via dell’umiltà ma la vana gloria del potere e gli disse: Le volpi hanno la tana, e gli uccelli del cielo il nido; ma il Figlio dell’uomo non ha ove reclinare il capo (Mt 8,20). Le volpi hanno la loro tana in te, e in te hanno i loro nidi gli uccelli del cielo. La volpe infatti raffigura l’inganno, gli uccelli del cielo raffigurano la superbia: gli uccelli volano in alto, e così fanno i superbi; le volpi hanno caverne insidiose, e tali sono tutti i simulatori. Che cosa rispose dunque il Signore? Rispose: Potranno, sì, abitare in te la superbia e l’inganno, ma Cristo non ha in te un posto ove abitare né dove reclinare il suo capo: il reclinare del capo infatti ben raffigura l’umiltà di Cristo. Se egli non avesse chinato il capo, tu non saresti stato giustificato. Una volta anche i discepoli si misero a desiderare cose di questo genere e, prima che apprendessero la via dell’umiltà, manifestarono la voglia di sedersi in trono nel regno. Anzi, la madre di due fra loro sollecitò il Signore con la richiesta: Di’ che uno segga alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, cercando così il potere, mentre, in quel regno, al potere si arriva solo attraverso la prova dell’umiltà. In tale occasione il Signore rispose: Potete bere il calice che io berrò? (Mt 20,21-22) Perché pensate alla sublimità del regno e non ad imitare la mia umiltà? Ebbene, che cosa devi rispondere per non tentare Dio se il diavolo ti tentasse dicendoti: Fa’ miracoli? Rispondi ciò che rispose il Signore. Il diavolo gli disse: Gettati giù, perché sta scritto che egli ha comandato ai suoi angeli di occuparsi di te, di sollevarti nelle loro mani perché tu non inciampi con il piede nella pietra. Voleva suggerirgli: Se ti butterai giù gli angeli ti sosterranno. Poteva certamente accadere, fratelli, che, se il Signore si fosse buttato nel vuoto, gli angeli devotamente avrebbero sostenuto la sua carne. Invece egli che cosa rispose? Sta scritto anche: Non tenterai il Signore Dio tuo (Mt 4,6-7). Tu mi credi un uomo, rispose. Per questo infatti il diavolo gli si era avvicinato, per provare se fosse o no Figlio di Dio. Egli vedeva solo la carne, mentre la maestà si palesava attraverso le opere, e gli angeli gliene avevano reso testimonianza. Il diavolo dunque lo vedeva mortale e per questo lo tentò; ma la tentazione di Cristo è stata di grande ammaestramento per il cristiano. Che cosa è dunque ciò che sta scritto? Non tenterai il Signore Dio tuo! Non tentiamo perciò il Signore dicendo: Se apparteniamo a te, concedici di fare miracoli.

Lo Spirito Santo libera dal timore e diffonde la carità.

8. Ritorniamo alle parole del salmo: Egli ha comandato ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Ti solleveranno con le mani affinché tu non urti col piede nella pietra. Cristo fu portato in mano dagli angeli quando venne assunto in cielo. Non nel senso che egli sarebbe caduto se gli angeli non lo avessero sorretto, ma perché portandolo rendevano omaggio al re. Guardatevi bene dal dire: Sono più importanti coloro che lo portavano di colui che era portato! Sono forse i cavalli più importanti degli uomini? Ma neppure questo è un paragone che regge, poiché i cavalli portano davvero l’uomo nella sua fragilità. Pròvati infatti a sottrarre la cavalcatura, e vedrai come il cavaliere va a finire per terra! Cosa dobbiamo dire allora? Dello stesso Dio è detto: Il cielo è il mio trono (Is 66,1 Ac 7,49). Se il cielo porta Dio e Dio siede su di esso, sarà forse per questo migliore il cielo? Ecco dunque il senso secondo cui dobbiamo intendere in questo salmo l’ossequio degli angeli. Non è da ricollegarsi con una pretesa debolezza del Signore ma è un onore che essi rendono, è un loro servigio. Quanto al Signore Gesù Cristo, egli risorse da morte; ma per che cosa? Ascoltate le parole dell’Apostolo! È morto per i nostri delitti, ed è risorto per la nostra giustificazione (Rm 4,25). Ascoltate che cosa dice il Vangelo riguardo allo Spirito Santo: Lo Spirito non era ancora stato dato perché Gesù non era ancora stato glorificato (Jn 7,39). In che cosa consiste la glorificazione di Gesù? Nel risorgere e nell’ascendere al cielo. Glorificato da Dio nell’ascensione al cielo, mandò il suo santo Spirito nel giorno della Pentecoste. Nella legge, nel libro di Mosè chiamato Esodo, si contano cinquanta giorni a cominciare dal giorno in cui si uccideva e si mangiava l’agnello; e la legge fu data su tavole di pietra, scritta dal dito di Dio. Vangelo ci spiega cosa sia il dito di Dio, dicendo che esso é lo Spirito Santo. Come possiamo provarlo? Il Signore, rispondendo a coloro che lo accusavano di scacciare i demoni nel nome di Beelzebub, rispose: Se io scaccio i demoni nello Spirito di Dio (Mt 12,28), mentre un altro Evangelista, narrando questo stesso episodio, così riferisce le parole del Signore: Se io scaccio i demoni nel dito di Dio (Lc 11,20). Ciò che un Evangelista dice apertamente, l’altro dice in modo più velato. Tu non sapevi cosa fosse il dito di Dio, e l’altro Evangelista te lo spiega dicendo che è lo Spirito Santo. Dunque nel cinquantesimo giorno dopo l’uccisione dell’agnello fu data la legge scritta con il dito di Dio, e lo Spirito Santo è venuto nel cinquantesimo giorno dopo la passione del nostro Signore Gesù Cristo. L’agnello fu ucciso e fu celebrata la Pasqua. Passarono cinquanta giorni e venne data la legge. Ma quella era una legge di timore, non di amore; e perché il timore si convertisse in amore, dovette essere ucciso il vero Giusto, di cui l’agnello che uccidevano i giudei era la figura. Egli poi risorse e dal giorno della pasqua del Signore, come dal giorno della pasqua dell’agnello ucciso, passarono cinquanta giorni prima che venisse lo Spirito Santo e si entrasse così nella pienezza dell’amore, liberi ormai dalla pena del timore (Cf. Ac 2,1-4). Perché ho detto tutto questo? Perché il Signore risorse e fu glorificato per mandare lo Spirito Santo. Avevo già detto prima che il capo è in cielo, mentre i piedi sono in terra. Se il capo è in cielo e i piedi sono in terra, che cosa sono i piedi del Signore in terra se non i santi del Signore che vivono sulla terra? E chi sono i piedi del Signore? Gli Apostoli mandati in tutto il mondo. Chi sono i piedi del Signore? Tutti gli evangelizzatori, della cui persona si serve il Signore per andare a tutte le genti. C’era da temere che tali evangelizzatori inciampassero nella pietra. Mentre infatti la testa è in cielo, i piedi che seguitavano a tribolare qui in terra avrebbero potuto inciampare nella pietra. In quale pietra? Nella legge, scritta sulle tavole di pietra. Perché non diventassero colpevoli nei riguardi della legge, loro che non avevano ricevuto la grazia, e, divenuti colpevoli, non restassero prigionieri della legge (dato che trasgredire la legge è colpa), il Signore liberò quanti la legge aveva fatto diventare colpevoli, facendo sì che essi più non inciampassero nella legge medesima. Affinché i piedi di questo capo non cadessero nelle colpe derivanti dalla legge, venne inviato lo Spirito Santo, per suscitare l’amore e liberare dal timore. Il timore non adempiva la legge; l’ha adempiuta l’amore. Gli uomini erano nel timore e non adempivano la legge; hanno amato e l’hanno adempiuta. In che senso, finché rimasero nel timore non l’hanno adempiuta, mentre da quando hanno amato l’hanno adempiuta? Avevano timore e rubavano le cose altrui; hanno amato e hanno donato le loro. Non c’è quindi da stupirsi che il Signore sia stato assunto in cielo dalle mani degli angeli affinché il suo piede non inciampasse nella pietra: coloro cioè che, pur facendo parte del suo corpo, restavano a tribolare qui in terra spargendosi per tutto il mondo non sarebbero dovuti diventare trasgressori della legge. A tal fine li liberò dal timore e riempì di amore. Per timore Pietro rinnegò tre volte il Signore (Cf. Mt 26,69-75). Non aveva ancora infatti ricevuto lo Spirito Santo. Ma poi, ricevuto lo Spirito Santo, cominciò a predicare senza paura. Colui che aveva rinnegato tre volte per timore delle chiacchiere di una servetta ricevuto che ebbe lo Spirito Santo confessò in mezzo ai tormenti dei principi colui che aveva rinnegato (Cf. Ac 5,40). Niente di strano in tutto questo! Infatti il Signore eliminò il suo triplice timore con il triplice amore. Risorto che fu dai morti, disse a Pietro: Pietro, mi ami? Non disse: “ Mi temi? ”. Se infatti avesse avuto ancora timore, il suo piede sarebbe potuto ancora inciampare nella pietra. Mi ami?, gli chiese il Signore; e Pietro: Ti amo. Sarebbe stato sufficiente, penso, dirlo una volta sola. Sarebbe stato sufficiente a me, che pure non vedo il cuore; quanto più doveva essere sufficiente al Signore che vedeva con quale intimo trasporto del cuore Pietro diceva: Ti amo! Ma al Signore non basta una sola risposta; lo interroga di nuovo e Pietro risponde: Ti amo. Lo interroga per una terza volta e Pietro, rattristato perché pensava che il Signore dubitasse del suo amore, risponde: Signore, tu sai ogni cosa. Tu sai che io ti amo (Jn 21 Jn 15-17). Ma comportandosi così con lui, il Signore voleva quasi dirgli: Tre volte mi hai rinnegato per paura; confessami tre volte per amore. Di questo amore e carità il Signore ricolmò i suoi discepoli. Perché? Perché aveva collocato assai in alto il suo rifugio; per questo, glorificato, mandò lo Spirito Santo e così liberò i credenti dalle trasgressioni della legge, cosicché i loro piedi non inciampassero nella pietra.

Resistere alle minacce e alle lusinghe del demonio.

9. [v 13.] Le cose che restano vi sono ormai note, fratelli, perché spesso le abbiamo trattate. Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e il drago (Cf. En. in Ps 39, 1, 21). Sapete chi è il serpente; e sapete in qual modo la Chiesa lo calpesta e non ne è vinta, in quanto sta in guardia contro le sue astuzie. Credo che la vostra Carità conosca anche in qual modo egli sia leone e drago. Il leone aggredisce apertamente, il drago insidia di nascosto. Il diavolo possiede, come questi animali, e la forza e il potere. Quando erano uccisi i martiri, era leone inferocito; quando gli eretici tendono insidie, è drago che striscia. Hai tu vinto il leone? Vinci anche il drago! Non ti ha divorato il leone; non ti inganni il drago. Dimostriamo che era leone quando infuriava apertamente. Pietro, esortando i martiri, dice: Non sapete che il vostro avversario il diavolo vi gira intorno come leone ruggente, cercando chi divorare? (1P 5,8) Era leone e cercava di divorare agendo con aperta ferocia. In qual modo è drago che tende insidie? Per mezzo degli eretici. Temendo costoro, Paolo, perché non venisse corrotta l’integrità della fede che la Chiesa conserva in cuore, diceva: Vi ho sposato ad un solo uomo per presentarvi a Cristo come vergine casta; ma temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così anche i vostri spiriti siano corrotti riguardo a quella castità che avete in Cristo (2Co 11,2-3). Poche sono nella Chiesa le donne che conservano l’integrità del corpo; ma tutti i fedeli hanno l’integrità del cuore. Ora, Paolo temeva che il diavolo corrompesse l’integrità del cuore per quanto concerne la fede: perduta la quale, sì è senza profitto vergini nel corpo. Violata nel cuore, che giova conservare la verginità nel corpo? Ecco perché una donna sposata cattolica è da preferirsi a una vergine eretica. La prima non è più vergine nel corpo, la seconda è maritata nel cuore: e suo marito non è Dio ma il serpente. Che fa invece la Chiesa? Camminerai sopra l’aspide e il basilisco. Il basilisco è il re dei serpenti, come il diavolo è il re dei demoni. E calpesterai il leone e il drago.

10. [v 14.] Le parole che seguono sono rivolte da Dio alla Chiesa: Poiché in me ha sperato, lo libererò. E ciò vale prima di tutto del Capo, il quale ora siede in cielo e, avendo collocato assai in alto il suo rifugio, a lui non si avvicina il male né il flagello si accosta alla sua tenda. Ma vale anche per noi che soffriamo in terra e che viviamo ancora in mezzo alle tentazioni: noi per i quali c’è da temere che inciampiamo nei lacci [di satana]. Ebbene, ascoltiamo la voce del Signore Dio nostro che ci consola e dice: Poiché in me ha sperato, lo libererò; lo proteggerò perché ha conosciuto il mio nome.

Dio ci libera quando e come vuole.

11. [v 15.] Mi invocherà e io lo esaudirò; sono con lui nella tribolazione. Quando soffri, non temere che Dio non sia con te. Sia con te la fede e Dio sarà con te nella tribolazione. Le tribolazioni sono onde del mare [in burrasca], e tu sei sconvolto nella tua barca perché Cristo dorme. Cristo dormiva sulla barca e gli uomini stavano per annegare (Cf. Mt 8,24-25). Se nel tuo cuore la fede dorme, è come se Cristo dorma nella tua barca: quel Cristo che abita in te per mezzo della fede. Quando dunque cominci a provare del turbamento, sveglia Cristo che dorme; sveglia la tua fede e vedrai che egli non ti abbandona. A volte forse penserai d’essere abbandonato, perché egli non ti libera quando tu vuoi. Egli liberò i tre fanciulli dal fuoco (Cf. Da 3,49-50). Ebbene, colui che liberò quei tre fanciulli abbandonò forse i Maccabei? (Cf. 2M 7) Certamente no. Liberò i tre fanciulli e liberò i Maccabei. I tre fanciulli corporalmente, per confondere gli infedeli; i Maccabei spiritualmente, perché i fedeli li imitassero. Sono con lui nella tribolazione; e lo libererò e lo glorificherò.

In alto il cuore!

318 12. [v 16.]Lo ricolmerò con la lunghezza dei giorni. Che cos’è “ la lunghezza dei giorni ”? La vita eterna. Fratelli, non crediate che si parli di lunghezza dei giorni come quando si dice che d’inverno i giorni sono più corti, mentre d’estate sono più lunghi. Ci darà forse giorni di tal genere? La lunghezza di quei giorni non ha fine; è la vita eterna che a noi è promessa con l’immagine dei giorni lunghi. E poiché essa basta a soddisfarci, a ragione dice: Lo ricolmerò. Tutto ciò che è nel tempo, per quanto sia lungo, se ha fine non ci basta; e per questo non può neppure essere detto lungo. Se siamo ingordi, dobbiamo esserlo della vita eterna; tale vita che non ha fine dovete desiderare. Ecco il campo che si apre alla nostra avidità. Vuoi denaro senza fine? Desidera la vita eterna, che è senza fine. Vuoi che i tuoi possessi non abbiano fine? Cerca la vita eterna. Lo ricolmerò con la lunghezza dei giorni.

Cristo ha dato in pegno alla sua sposa lo Spirito Santo. Amiamo il Signore e imitiamo il Maestro.

13. E gli mostrerò la mia salvezza. Non dobbiamo, fratelli, passar sopra alla svelta su queste parole. Gli mostrerò la mia salvezza. Cioè, gli mostrerò Cristo stesso. Ma come? Non è stato visto in terra? Che cosa dunque vorrà mostrarci che sia davvero grande? Ecco: Gesù Cristo non è stato visto con una visione pari a quella con cui lo vedremo. In terra fu visto in una maniera che non impedì a quanti lo videro d’inchiodarlo alla croce. Sì, coloro che lo videro lo crocifissero, mentre noi che non lo abbiamo visto crediamo in lui. Che dunque? Avevano forse occhi i suoi crocifissori, e noi no? Al contrario! Noi abbiamo gli occhi, gli occhi del cuore; ma lo vediamo ancora per mezzo della fede, non siamo nella visione immediata. Quando lo vedremo direttamente? Quando lo vedremo faccia a faccia (
1Co 13,12), come dice l’Apostolo. E questo è ciò che Dio ci ha promesso quale grande premio di tutte le nostre tribolazioni. Tutti gli sforzi che compi, li compi al fine di vedere [il Signore]. Non so esprimere la grandezza di quello che vedremo, dato che la visione di lui sarà tutta la nostra ricompensa. So però che tale grande visione consisterà nel vedere il Signore nostro Gesù Cristo. Colui che fu visto umile sarà visto nella sua grandezza, e ci allieterà poiché lo vedremo come lo vedono ora gli angeli. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Jn 1,1). Notate chi ci abbia promesso questo; ascoltate cosa dice il Signore nel Vangelo. Chi ama me è amato dal Padre mio, e io lo amerò (Jn 14,21). E come se qualcuno gli avesse chiesto: Che cosa darai a chi ti ama?, risponde: Mostrerò me stesso a lui. Desideriamo e amiamo! Ardiamo d’amore, se siamo la sposa. Lo sposo è assente: usiamo pazienza! Verrà colui che desideriamo. Ha dato un tale pegno che la sposa non può temere di essere abbandonata dallo sposo. Lo sposo non rinunzierà al suo pegno. Quale pegno ha dato? Ha versato il suo sangue. Quale pegno ha dato? ripeto. Ha mandato lo Spirito Santo. Potrà lo sposo rinunziare a tali pegni? Se non avesse amato la sposa, non le avrebbe dato questi pegni. È certo quindi che l’ama. Lo amassimo anche noi così! Nessuno ha amore più grande di colui che dà la vita per i propri amici (Jn 15,13); ma in qual modo possiamo noi dare la nostra vita per lui? E poi, a che gli serve la nostra vita, se egli ormai ha collocato assai in alto il suo rifugio, e il flagello non si appressa alla sua tenda? Ma cosa dice Giovanni? Come Cristo ha dato, la vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1Jn 3,16). Chiunque dà la vita per il fratello, la dà a Cristo; così come quando nutre un fratello nutre Cristo. Ciò che avete fatto a uno dei miei più piccoli, lo avete fatto a me (Mt 25,40). Amiamolo ed imitiamolo! Corriamo dietro ai suoi profumi, come è detto nel Cantico dei cantici: Noi correremo dietro l’odore dei tuoi profumi (Ct 1,3). È venuto e ha fatto sentire il suo profumo, e il suo profumo ha riempito il mondo. Donde proviene tale profumo? Dal cielo. Seguilo dunque in cielo, se rispondi con verità quando ti si dice: In alto il cuore, in alto il pensiero, in alto l’amore, in alto la speranza, affinché non imputridisca sulla terra! Ti guardi bene dal porre il grano in un luogo umido, per paura che ti marcisca, dopo che hai faticato per mieterlo, trebbiarlo e spularlo. Cerchi un posto adatto per il tuo grano, e non lo cerchi per il tuo cuore? Non lo cerchi per il tuo tesoro? Fa’ in terra tutto quanto potrai: distribuisci le ricchezze [ai poveri]! Non le perderai, ma le metterai al sicuro. Chi è che te le conserva? È Cristo, il quale custodisce anche te. Sa custodire te, e non saprà custodire il tuo tesoro? E se vuole che cambi il posto al tuo tesoro, perché lo fa se non perché ti decida a mutare l’indirizzo del tuo cuore? Tutti infatti pensano al loro tesoro. Quanti sono coloro che, pur stando qui ad ascoltarmi, hanno il cuore rivolto alla loro borsa! Siete immersi nella terra, perché è in terra ciò che amate! Mandate in cielo ciò che amate e ivi sarà il vostro cuore. Infatti, dove sarà il tuo tesoro, ivi sarà anche il tuo cuore (Cf. Mt 6,21).


Agostino Salmi 902