Agostino Salmi 330

330 La Parola di Dio è contro ogni settarismo e fazione.

3. [vv 2-3.] Cantate al Signore; benedite il suo nome! Di giorno in giorno date il buon annunzio della sua salute. Come s’innalza l’edificio? Di giorno in giorno, dice, date il buon annunzio della sua salute. Ogni giorno si predichi; ogni giorno, dice Dio, si costruisca e cresca la mia casa. E immagina che gli operai vadano a domandargli: “ Ma dove vuoi fabbricarla? Dove vuoi che si dilati codesta tua casa? Trovaci un posto livellato e spazioso, se è vero che intendi costruirti una casa così grande! Dove ci comandi di portare ogni giorno il lieto annunzio? ” Eccolo quindi mostrare il luogo. Annunziate tra le genti la sua gloria. La sua gloria - dice - annunziate fra le genti. La sua gloria, non la vostra. O costruttori, annunziate a dovere fra le genti la gloria di lui! Se presumerete d’annunziare la vostra gloria, cadrete; se annunzierete la gloria di lui, crescerete anche voi insieme con l’edificio che fabbricate. Ecco perché quei tali che hanno voluto annunziare la loro propria gloria si sono ricusati d’essere in questa casa, né si uniscono a tutta la terra nel cantare il cantico nuovo. Non sono in comunione con l’intero universo; non sono dei costruttori della casa, ma si sono eretti solamente una parete imbiancata. Ma quali e quante sciagure non minaccia Dio alla parete imbiancata! Innumerevoli sono le testimonianze dei Profeti ove si maledice alla parete imbiancata (Cf.
Ez 13,14 Ac 23,3), cioè alla ipocrisia e alla simulazione. Tale parete, infatti, al di fuori è splendida, ma dentro è solo fango. Ciò che sto per dirvi è stato già detto; ma siccome chi lo diceva, lo diceva animato da quel medesimo Spirito che il Signore ha impartito anche a noi, possiamo affermare che eravamo noi a dirlo; come viceversa se noi ora animati da quel medesimo Spirito diciamo qualcosa, debbono averlo già detto anche i nostri predecessori. Comunque, essendo cose [a noi] dette per dono del Signore, non possiamo sorvolarle ma occorre dirle. Ci fu, una volta, un tale che parlando della parete imbiancata si espresse così: Pròvati a costruire un muro che non sia congiunto con altri muri ma se ne rimanga isolato. Se tu vi apri una porta, chiunque vi entra finisce col trovarsi ancora fuori all’aperto. Così è di ogni fazione, che si rifiuta di cantare il cantico nuovo insieme col resto della casa. Ha voluto drizzarsi un bel muro, l’ha imbiancato; ma, se non l’ha consolidato [col cemento], cosa gli serve avere la porta? Se entri per di lì, ti trovi come prima fuori di casa. E, veramente, costoro non sono passati per la porta, e la porta da loro aperta non conduce dentro casa. Dice infatti il Signore: Io sono la porta; è per me che si entra. E chi sono coloro che entrano per la porta? Coloro che cercano la gloria del Signore, non la propria. E chi sono costoro? Coloro che mettono in pratica le parole: Annunziate per bene tra le genti la gloria di lui. Dice il Signore: Chi entra per la porta è il pastore delle pecore; mentre colui che si arrampica da un altro capo è un ladro e un assassino (Jn 10,7 Jn 9 Jn 1 Jn 2). Colui che entra per la porta è umile; chi si arrampica altrove è un superbo. Difatti, dell’uno è detto che entra; dell’altro invece è detto che sale. Ma il primo entra e viene accolto; l’altro invece vuole arrampicarsi ma è fatto ruzzolare in terra. Annunziate tra le genti la gloria di lui. Che significa: Tra le genti? Il nome “ genti ” potrebbe, forse, convenire anche a poche [province]; e quella setta che si è costruita il muro imbiancato avrebbe ragione di dire: Perché non dovrebbero vedersi in queste “ genti ” la Getulia, la Numidia, la Mauritania, la Bizacene? Anche le province sono “ genti ”! A questa parete imbiancata, a questa setta ipocrita, turi la bocca la parola di Dio, per la quale si sta edificando in tutto l’universo la casa [del Signore]. Vi sembrava forse poco quanto aveva detto: Annunziate tra le genti la sua gloria. Ebbene, affinché non ti creda autorizzato a escludere una sola di queste genti, eccolo aggiungere: Tra tutti i popoli annunziate le sue meraviglie.

Ineffabile la grandezza del Signore.

4. [v 4.] Grande è il Signore e degno di lode oltre ogni dire. Chi è questo Signore grande e degno di lode oltre ogni dire, se non Gesù Cristo? Voi sapete certamente che egli apparve fra noi nelle sembianze di uomo. Sapete che fu concepito nel grembo di una donna, che nacque, fu allattato e portato in braccio, che fu circonciso e più tardi per lui fu offerto un sacrificio e che divenne gradatamente adulto. Giunto alla fine della vita, egli fu schiaffeggiato, coperto di sputi, coronato di spine, confitto in croce ove morì e fu trafitto dalla lancia. Sapete come egli abbia subito tutta questa serie di umiliazioni; eppure egli è grande e degno di lode oltre ogni dire. Non disprezzatelo nella sua piccolezza! Pensate quanto sia grande! Si fece piccolo perché voi eravate piccoli; riconoscetene la grandezza e in lui diventerete grandi anche voi. Così infatti va avanti la costruzione di quella casa; così aumentano, le dimensioni della casa stessa: mediante, cioè, la crescita delle pietre che vengono adoperate per l’edificio. Crescete dunque e comprendete la grandezza di Cristo! Anche se piccolo egli è grande, grande a dismisura. Mancano le parole al salmista, che pur voleva dirci quanto fosse grande. Difatti, anche se per un giorno intero avesse detto: “ Grande, grande! ”, cosa avrebbe detto? Pur dicendo per tutto un giorno: “ Grande ”, alla fine avrebbe dovuto interrompersi, perché il giorno ha un termine; mentre la grandezza del Signore è prima dei giorni e fuori dei giorni, poiché non conosce giorno. Come esprimersi allora? Grande è il Signore e degno di lode oltre ogni dire. Quale espressione avrebbe dovuto usare una lingua piccina per lodare un grande? Ha detto: Oltre ogni dire. È questa un’espressione sfuggitagli di bocca, ma con essa ha dato alla mente un delizioso tema di riflessione. È come se dicesse: Ciò che io non riesco ad esprimere, immaginalo tu e, dopo che ci avrai meditato, sappi che è ancora poco. E se il pensiero non è in grado di raffigurarselo, potrà la lingua descriverlo a parole? Grande è il Signore, e degno di lode oltre ogni dire. Lui sia lodato e glorificato e la sua gloria venga proclamata [ovunque]! Così viene edificata la casa.

L’uomo fu capace di rovinarsi, non di salvarsi.

5. Egli è più terribile di tutti gli dèi. Esistono dunque degli dèi, rispetto ai quali egli è più terribile? Vediamo a chi si riferisca, e comprenderemo perché parli così. Frattanto però prima che ce ne parli statemi attenti, o carissimi. Terribile più di tutti gli dèi è colui che fra gli uomini comparve (per così dire) come uno spaurito. Non emisero forse dei fremiti le genti? e i popoli non tramarono vane insidie contro il Signore e il suo Cristo (Cf. Ps 2,1)? Non lo attorniarono, forse, quei tori ben ingrassati? Non s’infuriò, forse, contro di lui quel leone ruggente (Cf. Ps 21,13-14) che entrando nel cuore dei suoi persecutori, esclamò: Crocifiggilo, crocifiggilo (Mt 27,23)? Quasi che, con quel ruggito, riuscisse ad impaurire chi è terribile al di sopra, non dico degli uomini ma di tutti gli dèi! Il luogo ove egli intende costruirsi la casa è selvaggio, tanto che ieri si diceva: L’abbiamo trovato nei campi della selva (Ps 131,6 cf. En. in Ps 131,11). Quando diceva: Nei campi della selva, stava cercandosi proprio la casa. Ma perché era selvaggio quel posto? Gli uomini adoravano gli idoli, e non c’è da stupirsi che stessero pascolando dei porci. Erano infatti quel figlio che aveva abbandonato il padre e, vivendo da scialacquone, s’era consumato tutto il patrimonio con le prostitute, e ora pascolava i porci (Cf. Lc 15,12-15), cioè adorava i demoni. Mediante il culto idolatrico praticato dai gentili la terra era diventata tutta una selva. Ma colui che costruisce la casa sradica la selva, e per questo nel titolo del salmo si dice: Quando veniva edificata la casa, dopo la prigionia (Ps 95,1). Gli uomini, infatti, erano prigionieri del diavolo e adoravano i demoni, ma vennero riscattati dalla prigionia. Essi avevano potuto vendersi, ma non erano in grado di riscattarsi. Venne il Redentore e sborsò il prezzo: versò il suo sangue e si riacquistò l’universo. Mi chiederete: “ Cos’ha comprato? ”. Guardate cosa ha sborsato e comprenderete cosa abbia comprato. Il sangue di Cristo, ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa, se non tutto l’universo? Che cosa, se non l’intera umanità? Molto irriconoscenti nei confronti del prezzo sborsato per loro, ovvero enormemente superbi, sono quei tali che affermano essere stato quel prezzo così insignificante da potercisi ricomprare solo gli africani, ovvero si ritengono così importanti che ce lo volle tutto per ricomprare loro soli. Non gioiscano! non montino in superbia! Quello che egli versò lo versò per tutti. Egli sa che cosa abbia riscattato, sapendo qual prezzo abbia pagato. Essendo, dunque, stati liberati dalla prigionia, ecco che da allora si viene costruendo la casa. Ma, chi sono coloro che ci tenevano prigionieri? Notiamo, prima di tutto, che il compito di sradicare la selva è affidato a coloro cui si dice: Annunziate! Essi debbono abbattere la selva, cioè liberare la terra dalla schiavitù, e debbono mediante la predicazione erigere, cioè costruire, la mole della casa del Signore. Come infatti riuscire a sradicare la selva, se non mediante la predicazione di colui che è al di sopra di tutti gli esseri? Le genti avevano per loro divinità i demoni. Li chiamavano dèi, ma in realtà erano dèmoni, come apertamente asserisce l’Apostolo: I sacrifici dei gentili vengono immolati ai demoni, non a Dio (1Co 10,20). Immolando le loro vittime ai demoni, erano schiavi del demonio, e la terra era rimasta tutta intera come una selva. Fu allora che risuonò l’annunzio di chi è grande e degno di lode oltre ogni dire.

Il Signore trascende tutti gli esseri creati.

6. [v 5.] La grandezza di questo terribile al di sopra di tutti gli dèi si palesa nella distruzione da lui operata di tutte le superstizioni che tenevano schiavo il popolo che egli era venuto a redimere. E, come se qualcuno gli chiedesse: “ Ma perché dici sopra tutti gli dèi? ci sono forse degli dèi? ”, prosegue dicendo: Infatti tutte le divinità dei pagani sono demoni. Stia attenta la vostra Carità! Cosa sublime diceva or ora, quando affermava che il Signore è grande e, come incapace di esprimere tutta la sua lode, confessava che egli è degno di lode oltre ogni dire. Te l’ho già fatto notare: il salmista ti lascia immaginare da solo quel che lui personalmente a parole non riesce ad esprimere. Ma poi, tentando di dire anche lui qualcosa, cosa mi propone di grande riguardo al nostro Signore Gesù Cristo? Che egli è superiore ai demoni? Difatti, dopo aver affermato che egli è terribile più di tutti gli dèi, continua: Difatti tutte le divinità dei pagani sono demoni. Veramente non è una gran cosa essere superiore ai demoni! Tu stesso, se lo vuoi, lo puoi essere: basta che tu creda in lui. Consisterà, dunque, in questo la grandezza di quella lode per cui esclamava: Grande è il Signore e degno di lode oltre ogni dire? Egli cerca di spiegarsi come a lingua umana è consentito; e sebbene grande sia lo Spirito Santo che pulsa lo strumento, tuttavia il suono deve passare per le strettoie dello spirito umano e tradursi in sillabe. Egli dunque suscita dei pensieri ma, volendoli tradurre a parole, cosa riesce a dire? Grande è il Signore, e degno di lode oltre ogni dire. Di’ pure quanto sia degno di lode! forza! Prosegue: Egli è terribile al di sopra di tutti gli dèi. Ma perché dici: Al di sopra di tutti gli dèi? Poiché tutte le divinità dei pagani sono demoni. Ebbene, tutta la lode che merita colui che è degno di lode oltre ogni dire consisterà, dunque, nel fatto che egli è superiore a tutte le divinità del paganesimo, le quali sono demoni? Aspetta un istante e ascolta il seguito: Il Signore ha creato i cieli. Grande quindi non solamente più dei demoni, ma più dei cieli, creati da lui. Se non avesse detto altro che: Egli è al di sopra dei demoni, poiché tutte le divinità dei pagani sono demoni, e a questo si fosse ridotta la lode tributata al Signore, non avrebbe detto di Cristo nemmeno quello che noi siamo soliti pensare di lui. Ma egli aggiunge: Il Signore ha creato i cieli. Considerate la distanza tra i cieli e i demoni, e fra i cieli e colui che dei cieli è il creatore. Ecco quanto alto è il Signore. Né ha detto: “ Il Signore ha il suo trono al di sopra dei cieli ”, poiché, in tal caso, si sarebbe potuto pensare che un altro abbia creato i cieli e lui vi sia solamente seduto. Dice: Il Signore ha creato i cieli. Se ha creato i cieli, ha creato gli angeli; e come gli angeli, così ha formato gli Apostoli, cui obbedivano i demoni. Anzi, gli stessi Apostoli erano dei cieli portanti il Signore. E quale Signore portavano? Quello dal quale erano stati creati. E ascolta se siano o meno dei cieli! I cieli annunziano la gloria del Signore (Ps 18,2). E a questi cieli è detto: Annunziate alle genti la gloria di lui, in mezzo a tutti i popoli i suoi prodigi. Poiché grande è il Signore, e degno di lode oltre ogni dire: egli è terribile più che tutti gli dèi. Quali dèi? Tutti gli dèi delle genti, che sono demoni. Egli è terribile sopra tutti questi dèi. Il Signore, al contrario, ha creato i cieli. O cieli, che il Signore ha creati, annunziate in mezzo, alle genti la gloria di lui! Che su tutta la terra si edifichi la sua casa, e tutta la terra canti il cantico nuovo!

Mediante la confessione riacquisti la bellezza interiore.

7. [v 6.]Confessione e bellezza al suo cospetto. Ami la bellezza? desideri essere bello? Confessa! Non dice infatti: “ Bellezza e confessione”, ma: Confessione e bellezza. Eri deforme: confessa, in modo da diventare bello. Eri peccatore: confessa e sarai giusto. D’imbrattarti eri capace, ma non sei in grado di tornare bello. Quanto generoso dovrà essere il nostro sposo, il quale s’è innamorato di una persona deforme, al fine di renderla bella? In che senso - dirà qualcuno - ci ha amati quando eravamo deformi? Dice: Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori (Mt 9,13). Li chiami quando sono peccatori, ma forse perché rimangano peccatori? No, dice. Ma come cesseranno d’essere peccatori? La confessione e la bellezza al suo cospetto. Essi confessano i loro peccati e in tal modo si liberano del male che avevano avidamente ingoiato. Né tornano poi al loro vomito, come fa quella bestia sudicia che è il cane (Cf. 2P 2,22). Ecco la confessione e la bellezza. A noi piace la bellezza: facciamo prima la confessione, perché al suo seguito venga la bellezza. Ancora. C’è qualcuno che ama la potenza e lo splendore: vorrebbe essere grande come lo sono gli angeli, poiché gli angeli hanno uno splendore speciale e tanta potenza che, se volessero agire conforme ad essa, noi non potremmo resistervi. Tutti bramano avere la potenza degli angeli, ma non tutti amano la santità degli angeli. Amane prima la giustizia, e ne otterrai anche la potenza! Come prosegue infatti il salmo? Santità e splendore nella sua santificazione. Tu ne cercavi la gloria; cercane prima la santità, poiché quando sarai diventato santo sarai anche splendente. Che se invece, procedendo alla rovescia, tu volessi prima la gloria che la santità, cadresti prima ancora di alzarti. Poiché in realtà tu non ti alzeresti ma solo ti gonfieresti. Ottima cosa è invece alzarsi sorretti da colui che non cade. Egli infatti, che non cade, è sceso fino a te che eri caduto; sì è abbassato e t’ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di chi s’è abbassato fino a te, affinché tu venga sollevato da chi è forte.

8. [v 7.] Che più? Confessione e bellezza sono al suo cospetto, santità e splendore nella sua santificazione: questo noi annunziamo nel costruire la casa, anzi, è già stato annunziato alle genti. Ma allora, cosa dovranno fare le genti alle quali è pervenuto il messaggio ad opera di coloro che hanno estirpato la selva? Rivolto a queste genti, dice: Recate al Signore, o patrie delle genti, recate al Signore la gloria e l’onore. Non glorificate voi stesse, poiché anche chi vi ha evangelizzate non annunziava la propria gloria, ma quella di Dio. Allo stesso modo voi dovete recare gloria e onore al Signore, e ripetere: Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome sia gloria (Ps 113,1). Non riponete nell’uomo la vostra fiducia! Quando vi lasciate battezzare, dite ciascuno: “ Chi mi battezza è colui del quale l’amico dello sposo diceva: È lui che battezza (Jn 1,33) . Dicendo così darete gloria e onore al Signore. Recate al Signore gloria ed onore.

331 Il sacrificio che Dio gradisce.

9. [v 8.] Recate al Signore la gloria per il suo nome. Non al nome di un uomo, non al vostro nome; ma al nome di lui date gloria! Prendete le vittime ed entrate nei suoi atri. Prendete le vittime. Ma cosa recherete entrando nei suoi atri? Ecco: la casa è divenuta grande e ci sono anche gli atri, e quelli che intendono offrire sacrifizi debbono entrare negli atri. Orbene quali vittime recheremo? Tori, capri, pecore? No, certamente! Se tu ricercassi delle vittime, io te le offrirei prontamente. La vittima che dobbiamo offrire, ce la indica lui stesso; e vedete se per caso non sia proprio quella di cui si diceva poc’anzi: Confessione e bellezza al suo cospetto. La confessione è l’ostia gradita al Signore. O genti, che volete entrare nei suoi atri, non entratevi a mani vuote. Prendete le vittime. Ma quali vittime? Sacrifizio gradito a Dio è uno spirito contrito, Dio non disprezza un cuore affranto e fiaccato (
Ps 50,18-19). Entra nella casa di Dio con cuore umile e vi sarai entrato portando la vittima. Se invece sarai superbo, vi entrerai a mani vuote. Come faresti, infatti, a diventar superbo se non fossi vuoto? poiché se fossi pieno non potresti gonfiarti. Ma in qual modo dovresti riempirti? Caricandoti della vittima da recarsi agli atri del Signore. Ma non voglio trattenervi più a lungo e quindi passiamo a volo di uccello quanto resta. Notate la casa che si innalza; notate come l’edificio si allarga su tutta la terra. Godete per essere entrati negli atri! Godete perché anche voi state crescendo nella forma di tempio di Dio. Quanti entrano, infatti, divengono parte dell’edificio e sono la casa del Signore. Lui è il padrone di casa, per il quale si innalza in tutto il mondo questo edificio. E ciò, terminato il periodo della schiavitù. Prendete in mano le vittime ed entrate nei suoi atri!

10. [vv 9.10.] Adorate il Signore nel suo atrio santo. Nella Chiesa cattolica. Ecco l’atrio santo del Signore. Nessuno dica: Ecco qui il Cristo! o: Eccolo là! Sorgeranno infatti falsi profeti ai quali, però, tu replicherai: La pietra posata su un’altra pietra non reggerà ma sarà rovesciata (Mt 24,23-24 Mt 2). Voi vociate rivolti ad una parete imbiancata; io adoro il mio Dio nell’atrio santo.

Polemica antidonatista.

11. Si muova tutta la terra dinanzi al suo volto! Dite in mezzo alle nazioni: Il Signore ha regnato dal legno. Egli ha sostenuto l’universo, che non sarà smosso. Quali testimonianze sulla costruzione della casa di Dio! Le nubi del cielo affermano con voce di tuono che la casa di Dio sta costruendosi su tutta la terra, e dalla palude alcune rane gracidano: “ Noi soltanto siamo cristiani ”. Quali testimonianze cito? Quelle del salterio. Ti cito parole che tu canti, purtroppo con le orecchie turate. Apri codeste orecchie! Tu canti gli stessi testi; li canti come li canto io, ma poi non ti accordi con me! La tua lingua proferisce ciò che proferisce la mia, ma il tuo cuore non concorda col mio. Non è forse vero che tu canti di queste cose? Eccoti un testo ove ci si riferisce all’intero universo. Si muova tutta la terra dinanzi al suo volto. Come fai tu a dire che non si muove? Dite in mezzo alle nazioni: Il Signore ha regnato dal legno. Che questo sia davvero un loro appoggio potendo dire che sono loro a regnare dal legno, nel senso (magari) che regnano mediante i manganelli dei circoncellioni? Regna mediante la croce di Cristo, se vuoi regnare dal legno. Il tuo legno ti ha fatto diventare ligneo: il legno di Cristo ti fa traversare il mare. Tu ascolti le parole del salmo: Egli ha sostenuto l’universo, il quale non sarà smosso, e dici che, dopo essere stato così sorretto, non solo si è smosso ma anche rimpicciolito. E sarai tu a dire il vero, mentre il salmo racconta menzogne? Arrivano dei falsi profeti e cominciano a baccagliare: Eccolo qui il Cristo; eccolo là! E loro dicono la verità, mentre il profeta autore del salmo sarebbe un mentitore! Fratelli, contro queste parole quanto mai chiare, dai vari crocicchi ogni tanto vi giunge all’orecchio il vociare: “ Quello ha tradito! Quell’altro ha tradito! ” Ma che vai dicendo? Dovremo ascoltare le tue grida o la parola di Dio? Egli ha sostenuto l’universo il quale non sarà smosso. Io ti mostro come tutta la terra è divenuta casa del Signore. Prendi l’offerta ed entra negli atri del Signore. Ma tu non hai vittime e per questo non vuoi entrare. Che significa questo? Ecco: se Dio per vittima ti chiedesse un toro, un capro o un montone, ti sarebbe facile trovarli. Siccome però ti chiede un cuore umile, non hai coraggio di entrare, poiché essendo gonfio di superbia non riesci a trovare in te un’ostia di questa specie. Egli ha sostenuto l’universo, il quale non sarà smosso. Egli giudicherà i popoli con equità. Allora piangeranno quanti oggi non vogliono amare la giustizia.

12. [v 11.] Si allietino i cieli ed esulti la terra! Si allietino i cieli, che annunziano la gloria di Dio. Si allietino i cieli, creati dal Signore. Esulti la terra, sulla quale i cieli inviano la pioggia. Cieli infatti sono i predicatori della parola; terra sono gli uditori. Si agiti il mare e gli esseri che lo riempiono! Quale mare? Il mondo. Si agitò il mare con ciò che lo riempiva: tutto il mondo si mise in agitazione contro la Chiesa, quando la vide dilatarsi e a guisa di edificio innalzarsi per tutta la terra. Di tale sconvolgimento parlava il Vangelo che avete udito: Vi porteranno nei tribunali (Mc 13,9). Il mare s’è sconvolto; ma avrebbe mai potuto il mare spuntarla con colui che ha creato i cieli?

13. [v 12.] Gioiranno i campi e tutto ciò che è in essi. Tutti i mansueti, tutti i miti, tutti i moderati sono i campi di Dio. Allora esulteranno tutte le piante dei boschi.Le piante dei boschi sono i pagani. E perché godono? Per essere stati recisi dall’olivo selvatico ed essere stati innestati nel buon olivo (Cf. Rm 11,1 Rm 7). Allora esulteranno tutte le piante dei boschi. Alberi giganteschi di cedro e di cipresso sono stati tagliati e, divenuti legno imputrescibile, sono stati trasportati e adibiti alla costruzione della casa (Cf. Re 1R 5,5-6). Erano piante selvatiche, ma prima di divenire parte dell’edificio. Erano piante selvatiche, ma prima che producessero oliva.

Usare dei beni terreni con libertà di spirito.

14. [v 13.] Esulteranno allora tutte le piante dei boschi, alla presenza del Signore, poiché egli viene: viene a giudicare la terra. È venuto una prima volta e verrà ancora. La prima volta è venuto con la sua presenza nella Chiesa e a portarlo erano le nubi. E quali sono le nubi che l’hanno portato? Gli Apostoli, che ci hanno recato il messaggio evangelico e dei quali diceva Paolo (come avete udito allorché vi si leggeva): Noi siamo ambasciatori di Cristo e, in nome di Cristo, vi scongiuriamo di riconciliarvi con Dio (2Co 5,20). Ecco le nubi sulle quali il Signore è venuto. A prescindere dal suo secondo avvento, quando egli verrà a giudicare i vivi e i morti. Già una prima volta egli è venuto, mediante le nubi, e in quella prima venuta ci fece udire nel Vangelo quest’altra sua parola: In appresso, vedrete il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi. Che vuol dire: In appresso? Non sarebbe, forse, di nuovo tornato una seconda volta, quando tutte le tribù della terra ne avrebbero pianto? È venuto una prima volta per bocca dei suoi evangelizzatori e ha riempito l’universo. Non opponiamo resistenza alla sua prima venuta, per non dover temere nella seconda. Guai, infatti, allora alla donna che è incinta o allatta! E poco fa avete udito dal Vangelo: State attenti, poiché non sapete in che ora verrà (Mc 13,26 Mc 17 Mc 33). Sono espressioni simboliche. Chi sono le donne incinte e quelle che allattano? Si dicono “ donne incinte ” quelle anime che ripongono in cose secolaresche la loro speranza; mentre, per “ donne allattanti ” si debbono intendere coloro che hanno raggiunto ciò che speravano. Vi faccio un esempio. Uno che desideri comprare una villa è una donna incinta, poiché, non avendo realizzato il suo desiderio, ha il seno gonfio di speranza. Quando sarà riuscito a comprarla, ha partorito e si preoccupa di allattare il suo acquisto. Guai però alle donne incinte o che allattano! Guai a coloro che nutrono speranze secolaresche! Guai a chi ha il cuore attaccato alle cose che hanno partorito dalla loro speranza mondana! Cosa farà, allora, il cristiano? Si servirà del mondo, ma non diverrà schiavo del mondo. Cosa significa? Pur avendo le cose, si comporterà come se non le avesse. Così dice l’Apostolo; così esorta coloro che egli non vuole siano trovati, nel giorno del giudizio, come donne incinte o allattanti. Ecco la sua esortazione: Quanto al resto, fratelli, il tempo è breve. Non rimane altro, quindi, se non che coloro che hanno moglie siano come se non l’avessero; e coloro che piangono, come se non piangessero; e coloro che godono, come se non godessero; e coloro che comprano, come se non conservassero avidamente; e coloro che usano delle cose del mondo, come se non ne usassero. Passa, infatti, la figura di questo mondo, e io vorrei che voi foste senza preoccupazioni (1Co 7,29-32): Chi non ha preoccupazioni aspetta sereno la venuta del Signore. Difatti, che sorta di amore abbiamo per Cristo se temiamo che venga? E non ce ne vergogniamo, fratelli? Noi l’amiamo ed abbiamo paura che venga. Ma l’amiamo per davvero? O non amiamo, per caso, più che non Cristo i nostri peccati? Ebbene, odiamo i peccati, e amiamo colui che verrà a punire il peccato! Lo vogliamo, o non lo vogliamo, lui verrà. Se non viene subito, non significa che non verrà mai. Verrà di certo, e quando meno te lo aspetterai. Se ti troverà preparato, non sarà per te un male che sia venuto a tua insaputa. Allora esulteranno tutte le piante dei boschi dinanzi al volto del Signore, poiché egli viene. Ciò nella sua prima venuta. E dopo? Egli verrà, infatti, a giudicare la terra. Anche allora esulteranno tutte le piante dei boschi. È venuto una prima volta: verrà in seguito a giudicare la terra, e troverà colmi di gioia coloro che hanno creduto alla sua prima venuta. Poiché egli viene.

Dio giudice dei buoni e dei cattivi.

15. Egli infatti giudicherà il mondo con giustizia. Non giudicherà solo una parte, poiché non ha redento solo una parte. Deve giudicare la totalità, poiché per la totalità ha pagato il prezzo. L’avete udito dal Vangelo. Quando egli verrà, dice, radunerà i suoi eletti dai quattro venti (Mc 13,27). Dai quattro venti raduna tutti gli eletti, quindi da tutto il mondo. Tanto è vero che lo stesso nome Adamo - ve l’ho già detto un’altra volta (Cf. In Gv. Ev. tr. 9, 14, 6 ss.; 10, 12, 4 ss) - scritto in greco, raffigura l’universo. Esso infatti consta di quattro lettere ADAM, e queste quattro lettere, in greco, sono le iniziali delle quattro parti del mondo:  (che vuol dire Oriente),  (Occidente), (Settentrione),  (Mezzogiorno). Ecco ADAM: quell’Adamo che si sparse in tutto il mondo. Visse, è vero, in un sol luogo; ma cadde e quasi ridotto in frantumi riempì tutto il mondo. Intervenne allora la misericordia di Dio che da tutte le parti raccolse i frammenti, li fuse al fuoco della carità e ciò che era frantumato tornò ad essere uno. Sono cose che sa fare un artefice come lui. Nessuno disperi! Sono cose grosse, è vero; ma pensate chi è che le compie. Colui che restaura è l’autore stesso dell’opera, colui che la ritocca ne fu il creatore. Giudicherà il mondo secondo giustizia, i popoli secondo la sua verità. In che cosa consisteranno la giustizia e la verità? Prima sceglierà quelli, tra i suoi eletti, che dovranno essere giudici insieme con lui; poi separerà gli altri in due gruppi, ponendone uno alla destra e uno alla sinistra. E potrà esserci cosa più giusta, più conforme a verità, che quei tali che prima della venuta del giudice si ricusarono di agire con misericordia, non si attendano misericordia dal giudice? Viceversa, quelli che si impegnarono per agire con misericordia saranno giudicati con misericordia. A quelli che si troveranno a destra sarà detto: Venite, benedetti del Padre mio! Possedete il regno che vi è stato preparato fin dalla creazione del mondo. Ed elenca le opere di misericordia: Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi dissetaste, eccetera. E a quelli che vi troveranno a sinistra cosa rimprovererà? Che non vollero compiere le opere di misericordia. E dove andranno? Andate nel fuoco eterno! (Mt 25,31-46) Questa sentenza di condanna causerà un gemito immenso. Ma, cosa dice un altro salmo? Il giusto sarà per sempre nel ricordo; egli non temerà il giudizio sfavorevole (Ps 111,7). Come suonerà questo giudizio sfavorevole? Andate nel fuoco eterno che fu preparato per il diavolo e i suoi angeli. Chi godrà per la sentenza favorevole, non avrà da temere la sentenza di condanna. E come non godranno alla felice sentenza: Venite, benedetti del Padre mio! E quale sentenza loro non incuterà spavento? Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Ecco la giustizia, ecco la verità. Egli infatti giudicherà il mondo secondo giustizia, i popoli secondo la sua verità. Pensi forse che, perché tu sei iniquo, abbia ad esserlo anche il giudice? O, perché tu sei bugiardo, pensi che non sia vera la verità? Al contrario! Se vuoi incontrarlo pieno di misericordia, sii tu misericordioso prima che egli venga. Se qualcuno ha mancato contro di te, perdonalo. Se hai qualcosa d’avanzo, dàllo al prossimo. Di chi sono infatti le cose che dài? Non sono, forse, cose sue? Se dessi della roba tua, compiresti delle elargizioni facoltative; ma siccome dài della roba avuta da lui, non fai altro che una restituzione. Che cosa hai infatti che tu non l’abbia ricevuto? (Cf. 1Co 4,7) Ecco allora le vittime che tornano più gradite a Dio: la compassione, l’umiltà, la confessione, la pace, la carità. Rechiamo all’altare queste ostie e attenderemo tranquilli la venuta del giudice, che giudicherà il mondo secondo giustizia e i popoli secondo la sua verità.

SUL SALMO 96

96 Ps 96

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

Il piano salvifico nella profezia e nella realizzazione storica.

1. Al cuore cristiano Dio fa ammirare degli eventi così meravigliosi che nulla può trovarsi di più giocondo. Occorre, però, avere il palato della fede capace di gustare il miele di Dio. Noi siamo persuasi che in tutti voi - i quali avete aderito con tutto il cuore alla fede nel nostro Salvatore - abiti lo Spirito Santo e che questo Spirito vi riempia di gaudio tutte le volte che vi si leggono delle profezie, pronunziate dai Santi in epoche remote e adempiutesi dopo anni e anni nella conversione delle genti. Gli stessi santi profeti, vedendo in spirito non già adempiute ma in procinto di esserlo le cose che annunziavano, ne traevano vivissima gioia. Grande senz’altro doveva essere il loro, godimento, ma accesi d’amore per noi (che non conoscevano ma generavano spiritualmente), se fosse stato loro consentito avrebbero voluto vivere in mezzo a noi in questo nostro tempo, per vedere adempiute le cose che profetizzavano animati dallo Spirito. Ne parlava il Signore con i suoi discepoli testimoni degli inizi dell’era messianica. Molti giusti e molti profeti, diceva, desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono (Mt 13,17). I profeti vedevano in spirito questi eventi, tuttavia per loro erano realtà future e in certo qual modo in gestazione; per gli Apostoli invece erano realtà presenti in cui si avverava la predizione. Simeone, quel famoso vecchio giusto, esultò moltissimo nel vedere il bambino Gesù; nel piccolo riconobbe l’immenso; in quel minuscolo corpo di carne seppe vedere il Creatore del cielo e della terra. Grande fu quindi la sua gioia nel ricevere da Dio l’assicurazione che non avrebbe lasciato questo mondo senza aver veduto l’Autore della salvezza. Lo vide, ne fu lieto e al colmo dell’esultanza esclamò: Adesso, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, poiché i miei occhi hanno veduto la tua salvezza (Lc 2,25-30). Grande è dunque questa felicità, la cui origine è l’amore. Mentre si cantava il salmo noi abbiamo gioito. Tuttavia, quanto alle cose lette, alcune saranno state certo comprese da tutti, altre invece (a nostro parere) le avranno comprese solamente pochi o almeno non tutti. Meditiamo dunque insieme il contenuto del salmo, prendendolo come tema del discorso, che fa parte del nostro ministero verso di voi. Vedremo con quanta condiscendenza Dio ha voluto provvedere alla nostra gioia, presentandoci prima le sue promesse e mostrandoci poi la fedeltà nel mantenerle.

Cristo attrae tutto a sé.

2. [v 1.] Il salmo si intitola: Per David stesso, quando la sua terra gli fu restituita. Riferiamo ogni cosa a Cristo, se vogliamo restare nella via di un’esatta interpretazione. Se non vogliamo che la nostra mente costruisca solo un ammasso di macerie non allontaniamoci dalla pietra angolare (Cf. Ep 2,20). In essa trovi stabilità chi prima titubava e si muoveva con passo insicuro; su di essa si appoggi chi pencolava nell’incertezza. Qualunque dubbio sorga nell’anima umana all’ascolto delle divine Scritture, non ci si deve allontanare da Cristo. Quando in quelle parole avrà scoperto il Cristo, allora ritenga d’averle comprese, ma, finché non sia arrivata a scoprirvi il Cristo, non si ritenga sicura di averle comprese. Fine della legge è infatti Cristo, a salute di ogni credente (Rm 10,4). Che vuol dire allora e come si può riferire a Cristo l’affermazione: Quando la sua terra gli fu restituita? Che David rappresenti il Cristo è cosa facile a comprendersi. Cristo infatti nacque da Maria e fu discendente di David. E, siccome sarebbe dovuto nascere dalla sua stirpe, per questo nella profezia era simboleggiato col nome di David. David, pertanto, è lo stesso che Cristo. Anche perché la parola David significa “ forte di mano ” e nessuno è stato mai tanto “ forte di mano ” quanto colui che dalla croce sottomise il mondo. Ripensiamo ai giorni dopo la resurrezione e l’ascensione. Ricevuto lo Spirito Santo gli Apostoli si misero a parlare in varie lingue (Cf. Ac 2,4) e fra coloro che avevano crocifisso il Signore una gran folla si sentì scossa e chiese un consiglio sui come salvarsi. L’ottenne ed abbracciò la fede. Furono loro condonate le colpe; fu rimesso loro il delitto di avere versato il sangue di Cristo; anzi questo stesso sangue fu loro somministrato come bevanda. Ne erano stati i persecutori e ne divennero i seguaci; l’avevano crocifisso e credettero in lui; avevano scosso la testa dinanzi a lui in atto di scherno vollero che lui fosse il loro capo. Ecco in che senso la sua terra fu a lui restituita, come asserisce il titolo del salmo. Sua terra infatti è la Giudea; e questa Giudea era perita in tutti i suoi figli quando, ignorando la verità, come dei frenetici che se la prendono contro il medico e in preda alla pazzia ricusano la salute, avevano crocifisso il loro Signore. La Giudea era, per così dire andata in rovina, tutta quanta. Fino a che punto “ tutta quanta ”? Gli stessi Apostoli erano pieni di timore. Pietro mosso da amore spavaldo volle seguire il Signore, tuttavia, vinto dal timore e dalla codardia, lo rinnegò tre volte. Dopo la resurrezione, il Signore Gesù s’imbatté in certi suoi discepoli che strada facendo parlavano di lui. Chiese loro di che cosa parlassero, ed essi risposero: Tu solo sei l’unico pellegrino che si trovi a Gerusalemme e che non abbia conosciuto le cose ivi successe in questi giorni. Disse loro: Quali? Risposero: Quello che è capitato a Gesù di Nazareth, profeta potente in opere e parole dinanzi a Dio e a tutto il popolo. E costui i sommi sacerdoti e i capi del popolo hanno condannato a morte e crocifisso. Noi, veramente, speravamo che egli avrebbe liberato Israele (Lc 24,18-21). Avevano perduto la speranza in Cristo. Non dissero, infatti: “ Noi speriamo che egli liberi ”, ma: Noi speravamo che egli avrebbe liberato. Egli stava accanto a loro ma in essi non c’era la speranza in lui. Più tardi si fece loro riconoscere; apparve anche agli altri discepoli. Lo videro, lo toccarono, lo ritrovarono anche coloro che sembravano essersi smarriti e fu restituita a lui la sua terra. Trascorsi poi quaranta giorni insieme con loro, egli ascese al cielo (Cf. Ac 1,3 Ac 9), da dove - come ho accennato prima - inviò loro lo Spirito Santo, il quale, preso possesso dei discepoli, da uomini illetterati che erano li fece parlare nelle lingue di tutte le genti. Non era stato detto inutilmente per loro: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Si sentirono scossi (come dicevo), cercarono la salvezza e fu loro suggerito di credere nel Cristo. In un giorno credettero tremila, e un’altra volta cinquemila (Cf. Ac 2,41 Ac 4,4). In tutta la Giudea, dove era stato cocente lo smacco di Cristo, cominciò a propagarsi con fervore la Chiesa di Cristo; e così la sua terra fu a lui restituita. Ma egli aveva detto: Ho ancora altre pecore che non fan parte di questo ovile. Bisogna che io vi conduca anche quelle, affinché sia unico il gregge ed unico il pastore (Jn 10,16). In vista di ciò, ecco che gli Apostoli vengono inviati anche nel mondo pagano, là dove non erano stati inviati i profeti. Coloro che non cercavano Dio furono da lui ricercati; coloro che nulla si attendevano furono ritrovati. Non avevano le promesse di Dio; ottennero la redenzione di Dio. I giudei conoscevano Dio e ne avevano le promesse, in quanto in mezzo a loro i profeti avevano annunziato e promesso il Cristo. Ebbene, dopo averne udita la promessa, quando egli fu presente in mezzo a loro non lo riconobbero. A differenza dei pagani, i quali, senza averne sentita alcuna promessa, credettero, come era stato predetto di loro da parte dei profeti (non si era loro rivelata la parola di Dio, ma di loro i profeti avevano parlato). Si mandarono dunque anche a loro degli evangelizzatori, come, per disposizione divina, voi avete or ora ascoltato. Vi è stato infatti letto il brano degli Atti degli Apostoli in cui si narra la conversione del centurione Cornelio. Questo centurione Cornelio non era un giudeo, tuttavia pregava digiunava faceva elemosine. E sebbene appartenente al paganesimo, Dio non lo abbandonò, ma gli inviò un angelo per comunicargli che le sue elemosine e preghiere erano state gradite a Dio. Mandò a chiamare Pietro e credette. Forse che l’angelo non avrebbe potuto ammaestrarlo lui stesso? Tuttavia preferì indirizzarlo a Pietro, in modo che la fede gli spuntasse in cuore per l’intervento d’un uomo (Cf. Ac 10). Essendosi infatti il Signore degnato di visitare gli uomini diventando uomo lui stesso, non disdegnava istruirci per mezzo di uomini. Ecco in breve come la sua terra gli fu restituita: una parete proveniva di tra i giudei, un’altra di tra i pagani. Fra queste due pareti provenienti da direzioni opposte s’è collocato lui quale pietra angolare, e in lui le pareti si sono unificate (Cf. Ep 2,20).

3. Ci sarebbe un’altra accezione della frase: Quando la sua terra fu a lui restituita. Potremmo intenderla “ Quando la sua carne fu risuscitata ”. Sarebbe un altro significato non in contrasto con l’insegnamento di Cristo. “ Terra restituita ” - così ci balena ora alla mente - potrebbe corrispondere a “ carne risuscitata ”. Le varie cose che cantiamo nel salmo si realizzarono, infatti, dopo la resurrezione del Signore. Ascoltiamo, quindi, questo salmo ridondante di gioia per la restituzione della terra. E il Signore nostro Dio voglia suscitare in noi un’attesa e un’esultanza che corrisponda alla grandezza degli eventi. Egli ci sia guida nel nostro parlare in modo che risulti adeguato ai bisogni del vostro cuore. Ciò che alla contemplazione di tante meraviglie riempie di godimento il nostro cuore, lo faccia salire sulla nostra lingua, e dalla nostra lingua passi ai vostri orecchi, e da qui nel vostro cuore e nella vostra vita.

In tutto il mondo ci sono adoratori del Crocifisso.

4. Il Signore ha regnato. Colui che dovette stare in piedi dinanzi al giudice, che fu schiaffeggiato, flagellato, coperto di sputi, coronato di spine, percosso, sospeso ad un patibolo, che fu insultato finché non morì, e che, morto in croce, fu trafitto dalla lancia e cacciato nel sepolcro, costui è risuscitato. Il Signore ha regnato. Si accaniscano pure contro di lui i regni del mondo con tutte le loro forze: cosa potranno fare al re dei regni, al padrone di tutti i re, al creatore di tutti i secoli? Lo si disprezzerà perché volle apparire tanto sottomesso, tanto umile? Fu un tratto di misericordia, non un indizio d’impotenza: apparve umile perché noi lo accogliessimo. Ma guardiamolo adesso! Il Signore ha regnato: esulti la terra, si allietino le molte isole! Così veramente, poiché la parola di Dio è stata annunziata non solo nei continenti ma anche nelle isole che si trovano in mezzo al mare. Pullulano anch’esse di cristiani, di servi di Dio. Non costituisce, infatti, il mare una barriera per colui che creò il mare. Dove possono giungere le navi non vi potranno arrivare le parole del Signore? Le isole sono piene di cristiani. Per “ isole ” poi, in un linguaggio figurato, si potrebbero intendere anche le varie chiese. Perché isole? Perché sono attorniate dai flutti di ogni sorta di tentazioni. Ma, osservate l’isola. Può essere sferzata dalle onde che le rumoreggiano tutt’intorno, ma non può essere squarciata; sarà lei anzi a squarciare le onde che le si avventano contro, e non le onde che squarciano l’isola. Così è delle Chiese di Dio sparse in tutta la terra. Hanno subito le persecuzioni degli infedeli, che rabbiosi si avventavano contro di loro da ogni parte; eppure, eccole salde, queste isole, e il mare si è ormai placato! Si allietino le molte isole.

Cristo segno di contraddizione.

5. [v 2.] Nubi e caligine lo circondano; giustizia e giudizio sono i supporti del suo trono. Per chi ci sono nubi e caligine attorno a lui? E per chi sono sostegno del suo trono giustizia e giudizio? Nubi e caligine lo circondano in rapporto agli empi che non l’hanno compreso; giustizia e giudizio in relazione ai fedeli che hanno creduto in lui. I primi infatti, ostacolati dalla superbia, non l’hanno veduto; gli altri invece, nella loro umiltà, hanno meritato di essere istradati da lui. Eccoti pertanto le nubi e la foschia; eccoti la giustizia e il giudizio. Io sono venuto in questo mondo, diceva il Signore, per fare il giudizio: in modo che quanti non vedono abbiano a vedere e quanti sono veggenti diventino ciechi (Jn 9,39). Che significa: I veggenti diventino ciechi? Coloro che credono di vedere, che si reputano sapienti, che non ritengono essere loro necessaria alcuna medicina, questi tali diventeranno ciechi e non comprenderanno. Chi sono al contrario coloro che non vedono e che riusciranno a vedere?Coloro che riconoscono la propria cecità, e così meritano di essere illuminati. Siano dunque attorno a lui le nubi e la caligine per coloro che non l’hanno riconosciuto; per coloro invece che si sono confessati ed umiliati siano la giustizia ed il giudizio i sostegni del suo trono. Chiama “ suo trono ” le persone che hanno creduto in lui. In loro infatti risiede la sapienza (cioè il Figlio di Dio, che è la Sapienza di Dio (Cf. 1Co 1,24)) e così sono divenuti suo trono. Da un altro brano scritturale abbiamo ascoltato una prova lampante a favore di questa interpretazione. L’anima del giusto, dice, è sede della sapienza (Sg 12,13). Siccome, dunque, tali giusti sono coloro che credono in lui, tutti coloro che sono stati giustificati mediante la fede sono diventati trono di Dio. Egli risiede in loro; da loro pronunzia i suoi giudizi e ne dirige i passi. Perché? Perché li ha trovati maneggevoli come delle cavalcature docili, non recalcitranti, non smaniose di scuotersi dal loro collo superbo il giogo di lui, non riottose a subire le sue frustate. Sono divenuti cavalcature del Signore, buone e mansuete, e così si sono meritati quel che è scritto in un altro salmo: Egli dirigerà i miti nella giustizia; ai mansueti insegnerà le sue vie (Ps 24,9). Pertanto, agli uni sarà come nubi e caligine, perché loro non sono retti; per coloro invece che sono mansueti, la giustizia e il giudizio saranno il sostegno del suo trono.

La persecuzione arricchisce il giusto, danneggia il persecutore.

6. [v 3.]Il fuoco lo precederà e incendierà i suoi nemici tutt’intorno. Qual è, o fratelli, il fuoco del quale si dice che lo precederà e che incendierà i suoi nemici tutt’intorno? Non penso che si parli di quel fuoco ove saranno cacciati gli empi con la sentenza del giudizio finale. L’abbiamo letto nel Vangelo e lo ricordiamo: li porrà a sinistra, dopo averli separati dai buoni, e dirà loro: Andate nel fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo e per gli angeli suoi (Mt 25,41). Non credo che si parli di questo fuoco. Per quale motivo? Perché qui si parla di un fuoco che precede il Signore, prima che venga per il giudizio. Testualmente: Il fuoco lo precede e incendia i suoi nemici, tutt’all’intorno, cioè per l’intero universo. Il fuoco dell’inferno seguirà la sua [seconda] venuta, quest’altro fuoco, invece, va innanzi a lui. Quale sarà, allora, questo fuoco? È un fuoco che (così possiamo intenderlo) opera nei malvagi come pena, e nei redenti come mezzo di salvezza. In che senso è pena per i malvagi? Quando si cominciò a predicare il Cristo, le genti si irritarono e scatenarono persecuzioni. Quest’ira fu un fuoco, ma consumò più il persecutore che non il perseguitato. Se noi ci imbattiamo in due persone, delle quali una è in preda all’ira mentre l’altra rimane paziente, voi potete ben giudicare chi sia colui che arda. È facile osservare tra gli uomini scene di questo genere. Raffiguratevi un istante l’uomo iniquo. Eccolo con l’animo sconvolto, il volto truce, gli occhi di bragia, le parole taglienti. Vuole la morte del suo rivale, è pronto a spogliarlo dei beni a offenderlo a ingiuriarlo. Non sa dominarsi né trattenersi. Dall’altro lato c’è un uomo che riceve con pazienza le parole, i maltrattamenti e tutto ciò che l’altro gli scarica addosso. A chi lo percuote su una guancia presenta anche l’altra. Da un lato vedi, insomma, le furie, dall’altro la dolcezza. Là l’ira, qui la pazienza; là le fiamme, qui la calma. E troverai difficile discernere chi dei due arda e sia tormentato? Sarà forse colui che soffre nel corpo, o non piuttosto colui che ha l’anima sconvolta? In tal senso anche il profeta Isaia ebbe a dire: Anche adesso il fuoco divora i nemici (Is 26,11). Che significa: Anche adesso? Prima ancora che venga il grande giorno del giudizio, già ardono a causa del loro furore coloro che poi bruceranno nella pena del fuoco eterno. O non crederete mica, fratelli miei, che l’iniquità, quando ha occupato il cuore d’un uomo portandolo a danneggiare un suo simile, rechi danno a chi riceve il sopruso e non ne rechi a chi lo commette! Ma come può capitare questo? Ecco, prendete una torcia e avvicinatela a un tronco umido e verde: il tronco non brucia, ma la torcia arde. Così è del tuo nemico. Poni il caso di un miserabile che voglia tenderti insidie o prepararti una qualche molestia. Egli è un ingiusto; ma se tu sei un legno verde (se, cioè, sei ben alimentato dalla linfa spirituale e verdeggi nel cuore), tu resisterai al fuoco della sua inimicizia, pregando per colui che ti perseguita. Lui arde, tu rimani illeso; la malizia del malvagio nuoce a lui, non a te. Se tu infatti pensassi che il danneggiato sei tu, per aver sofferto qualche molestia corporale mentre la tua anima s’è conservata paziente e rimane pronta per ricevere da Dio la corona dovuta a chi non s’è lasciato intaccare dalla colpa, ti sbaglieresti di grosso. Tu, infatti, stai proprio seguendo l’esempio del tuo Signore, che volle subire i patimenti infertigli dai giudei. Poteva non morire, eppure morì; come poteva anche non nascere, eppure nacque. Tu, infatti, sei nato perché dovevi nascere, egli invece nacque perché volle nascere. Così come muori perché devi morire, mentre lui morì per compassione verso di te. A quel modo, dunque, che nessun danno recarono a Cristo i giudei con i loro maltrattamenti, così non ne recherà a te alcun nemico o persecutore. Supposto sempre che tu voglia essere un membro di quel capo.


Agostino Salmi 330