Agostino Salmi 1032

SULLO STESSO SALMO 103

1032 Ps 103

ESPOSIZIONE

DISCORSO 2

Agostino, non bene in salute, promette un discorso breve.

1. So che ci considerate in debito verso di voi e non per necessità, ma per un titolo ben più efficace : la carità. Dobbiamo questo in primo luogo al Signore, nostro Dio, il quale come abita in voi, così esige tale prestazione da noi ; lo dobbiamo poi al signore e padre, il quale è presente, comanda e prega per me ; lo dobbiamo poi ancora alla vostra grande insistenza, con la quale vi imponete alle nostre deboli forze. Ed allora, secondo quanto ci darà il Signore, - che si degni per le vostre preghiere di donarci queste forze necessarie - come qualche giorno fa abbiamo spiegato la prima parte di questo salmo, così dobbiamo riprendere la lettura dei versetti successivi e, fidando nell’aiuto di colui nel cui nome l’abbiamo incominciata, portarla a compimento. Avevamo già ricordato a voi, cari fratelli che eravate presenti, come tale salmo sia tutto intessuto di misteri sotto forma di figure. Ma ciò che comporta maggiore difficoltà nell’indagine, offre di solito maggior gradimento quando viene scoperto. Né dovete pensare che queste cose vi siano state sottratte per la loro oscurità ; esse, al contrario, sono state racchiuse nella loro difficoltà, proprio perché - come tante volte abbiamo detto - coloro che chiedono, ottengano, e coloro che cercano, trovino, e coloro che bussano possano entrare (Mt 7,7-8). Ma ci è necessario, da parte vostra, un po’ più di silenzio ed anche di pazienza, perché le poche cose che vi stiamo per dire non occupino, per il frastuono, maggior tempo. È invero la scarsezza di tempo che ci obbliga a dire queste poche cose, perché sapete anche voi, o cari fratelli, che dobbiamo rendere speciale omaggio alle spoglie mortali di un fedele. Vorremmo perciò non essere obbligati a ripetere le cose già dette ed a spiegarle di nuovo : se alcuni furono assenti e non ascoltarono, avrebbero potuto non mancare ; ma forse gioverà loro il fatto di non ascoltare ora quel che ascoltarono i presenti : impareranno così a non mancare ! Leggiamo dunque rapidamente.

Illuminata dalla Scrittura, la Chiesa è feconda nella carità.

2. [vv 1-2.] Benedici, anima mia, il Signore. Lo dica l’anima che è in tutti noi, divenuta in Cristo una sola. O Signore, Dio mio, ti sei fatto sommamente grande. Come ti sei fatto sommamente grande ? Di maestà e di splendore ti sei rivestito. Confessatelo per divenire splendidi ed essere da lui rivestiti. Circonfuso di luce, come di un vestito. Circonfuso della sua Chiesa, perché proprio essa in lui si è fatta luce, mentre prima in se stessa era tenebra secondo quanto dice l’Apostolo : Un tempo voi siete stati tenebra, ma ora siete luce nel Signore (Ep 5,8). Ha disteso il cielo come pelle. Ciò può significare che l’ha disteso tanto facilmente quanto tu distendi una pelle, trattandosi di cosa facile se la prendi alla lettera ; oppure sotto il nome di pelle possiamo intendere l’autorità delle Scritture, estesa per tutto quanto il mondo. In questo senso la pelle sta a significare la mortalità, ed in effetti tutta l’autorità delle divine Scritture ci è stata trasmessa attraverso l’opera di uomini mortali, la cui fama si è estesa dopo la morte.

3. [v 3.] Egli copre con le acque le parti superiori di esso. Le parti superiori di che ? Del cielo. Che cos’è il cielo ? Abbiamo detto che esso, almeno in senso figurato, è la divina Scrittura. E quali sono le parti superiori della divina Scrittura ? È quel precetto della carità, di cui nessun altro è più alto. Ma perché la carità è stata paragonata alle acque ? Perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, che ci è stato dato (Rm 5,5). Ma come lo Spirito Santo è acqua ? Perché stava in piedi Gesù e gridava : Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Dal seno di chi crede in me, scaturiranno fiumi di acqua viva. Come dimostriamo che ciò è detto dello Spirito ? Ce lo spieghi l’Evangelista, che prosegue dicendo : Ma questo diceva riguardo allo Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui (Jn 6,37-39). Egli cammina sopra le penne dei venti, cioè sopra le virtù delle anime. Qual è la vera virtù dell’anima ? La carità. Ma perché egli cammina sopra di essa ? Perché ben più grande è la carità che Dio ha per noi di quella nostra per lui.

4. [v 4.] Egli fa i suoi spiriti angeli, e fuoco ardente i suoi ministri, cioè quelli che già sono spiriti, in quanto esseri spirituali e non carnali, li fa suoi angeli inviandoli a predicare il suo Vangelo. E fuoco ardente i suoi ministri. In verità se non arde il ministro che predica, non accende colui al quale predica.

Cristo fondamento della Chiesa.

5. [vv 5.6.] Egli fondò la terra sopra la sua stabilità. Stabilì la Chiesa sopra la stabilità della Chiesa. Qual è l’elemento di stabilità della Chiesa ? È il fondamento della Chiesa. E qual è il fondamento della Chiesa ? È quello di cui dice l’Apostolo : Nessuno può porre altro fondamento fuori di quello già posto, che è Gesù Cristo (1Co 3,11). Ed essendo sostenuta da un tal fondamento, che cosa essa meritò di ascoltare ? Non vacillerà nei secoli dei secoli. Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, cioè stabilì la Chiesa sopra il fondamento di Cristo. Oscillerà la Chiesa, se oscillerà il suo fondamento ; ma come potrà oscillare Cristo, se prima che venisse da noi e assumesse la nostra carne, tutte le cose furono fatte per mezzo di lui e nulla fu fatto senza di lui (Jn 1,3), se tutto egli comprende con la sua maestà e noi tutti abbraccia con la sua bontà ? Cristo non oscilla, e quindi essa non vacillerà nei secoli dei secoli. Dove sono allora coloro che dicono che ormai la Chiesa è distrutta nel mondo, se invece non può neppur vacillare ?

Ogni buon fedele è luce divina che rischiara il mondo.

6. Ma in che modo il Signore cominciò ad affermare questa Chiesa, a rivelarla, a costruirla, a manifestarla, a diffonderla ? Come cominciò tale opera ? Prima che cosa c’era ? Egli fondò la terra sopra la sua stabilità, ed essa non vacillerà nei secoli dei secoli. L’abisso, come vestito, è il suo manto. Il manto di chi ? Forse il manto di Dio ? Ma già del suo manto aveva detto : Circonfuso di luce, come di un vestilo (Ps 103,2). So quindi che Dio è rivestito di luce, e questa luce, se lo vogliamo, siamo noi. Che significa : se lo vogliamo ? Se non siamo più tenebra. Dunque, se Dio è rivestito di luce, per chi l’abisso è come un vestito ? L’abisso è parola che designa una massa immensa di acque : tutta l’acqua, tutto l’elemento liquido, tutta la sostanza diffusa per ogni dove nei mari, nei fiumi e nelle caverne nascoste è chiamata, nel suo complesso, con il nome di abisso. Come dunque intendiamo la terra, di cui è detto : Egli fondò la terra sopra la sita stabilità, ed essa non vacillerà nei secoli dei secoli, così è da pensare che di essa sia detto : L’abisso, come vestito, è il suo manto. L’acqua infatti per la terra è come un vestito, che la circonda e l’avvolge. Un tempo però, durante il diluvio, questa veste della terra crebbe a tal punto da ricoprire completamente tutte le cose, superando anche i monti più alti, come attesta la Scrittura, di circa quindici cubiti (Cf. Gn 7,20). E forse proprio questo tempo è stato indicato dal nostro salmo, quando dice : L’abisso, come vestito, è il suo manto.

360 Le persecuzioni della Chiesa figurate nelle inondazioni marine.

7. Sopra i monti staranno le acque, cioè il vestito della terra, quale appunto è l’abisso, crebbe tanto che anche sopra i monti si trovarono le acque. Come ho detto, leggiamo che questo si è verificato durante il diluvio. In base a questo parlava il Profeta ? Raccontava avvenimenti passati, o preannunciava quelli futuri ? Se avesse raccontato avvenimenti passati, non ci avrebbe detto : Sopra i monti staranno le acque, ma : “Sopra i monti stettero le acque”. Di solito infatti nelle Scritture viene usato il tempo passato al posto del futuro, e poiché lo Spirito prevede le cose che devono avvenire, noi le leggiamo di solito come se già fossero avvenute. Così si spiega il famoso passo dell’altro salmo, che tutti conosciamo e che recitiamo come un testo evangelico : Trapassarono le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa ; sopra le mie vesti gettarono le sorti (
Ps 21,17-19). Qui tutti i particolari vengono ricordati come già avvenuti, mentre è certo che erano intravisti come cose che dovevano ancora avvenire. Ma fino a che vale la nostra diligenza o il nostro pur grande impegno nella ricerca ? Quando la nostra applicazione è tale da farci dire con assoluta certezza : è così ? Noi notiamo che spesso i Profeti usano il tempo passato nei verbi per indicare avvenimenti futuri, ma difficilmente il lettore troverà usata la forma del futuro per indicare avvenimenti passati. Non mi azzardo a dire che questo non si verifica, ma vorrei solo suggerire agli. studiosi di letteratura sacra di cercare un simile caso. Se lo troveranno e ce lo presenteranno, noi vecchi, occupati in questi studi, non avremo che da rallegrarci per gli studi dei giovani che sono più liberi di noi, ed impareremo anche noi qualcosa dal loro lavoro. Noi non rifiutiamo un tale apporto, perché Cristo per insegnare si serve di tutti. Qui dunque si dice : Sopra i monti staranno le acque. Il Profeta, preoccupandosi di predire avvenimenti futuri e non di raccontare quelli passati, si è espresso così perché voleva intendere che la Chiesa si sarebbe trovata nel diluvio delle persecuzioni. Ci fu infatti un tempo in cui le acque dei persecutori avevano ricoperto la terra di Dio, la Chiesa di Dio, anzi l’avevano ricoperta a tal punto che non si vedevano nemmeno gli uomini più alti, rappresentati dai monti. Allorché essi fuggivano per tutte le parti, come potevano vedersi ? E forse a queste acque va riferita la nota invocazione : Salvami, o Dio, perché salirono le acque fino all’anima mia (Ps 68,2). Soprattutto le acque che formano il mare sono tempestose e infruttuose. Ed infatti se l’acqua marina giunge a ricoprire una qualsiasi terra, lungi dal fecondarla, piuttosto la renderà sterile. In quel tempo anche i monti stavano sotto le acque, perché le acque - si dice - stavano sopra i monti : i popoli con la loro opposizione ebbero il sopravvento sull’autorità di quanti, in ogni parte, annunciavano coraggiosamente la parola di Dio. Le acque li avevano ricoperti, sopra di essi stavano le acque come a dire : “ Affogali, affogali ! ” e li affogavano. “ Distruggili, onde più non si vedano ! ”. Così dicevano e prevalevano di forza sui martiri, mentre da ogni parte fuggivano i cristiani e gli Apostoli, fuggendo anche loro, dovevano nascondersi. Perché gli Apostoli fuggivano e si nascondevano ? Perché sopra i monti stavano le acque e grande era la potenza delle acque. Ma fino a quando fu così ? Ascolta il passo seguente.

Bontà divina nel disporre la fine delle persecuzioni.

8. [v 7.] Ad un tuo rimprovero esse fuggiranno. Anche questo si è verificato, o fratelli : fuggirono le acque dinanzi al rimprovero di Dio, cioè si ritirarono cessando dall’opprimere i monti. Emergono ormai come monti Pietro e Paolo, ed in che modo essi si impongono ? Mentre prima subivano l’oppressione dei persecutori, ora sono venerati da parte degli Imperatori. Fuggirono davvero le acque dinanzi al rimprovero di Dio, perché è in mano di Dio il cuore dei re : egli li ha piegati secondo la sua volontà (Cf. Pr 21,1), per mezzo di loro ha fatto concedere la pace ai cristiani, sicché si è affermata ed imposta l’autorità degli Apostoli. O forse anche quando li sovrastavano le acque, era sparita la grandezza dei monti ? Resta comunque, fratelli miei, che dinanzi al rimprovero di Dio, perché tutti vedessero l’altezza prominente dei monti, quei monti attravérso i quali sarebbe venuta la salvezza per il genere umano (in quanto sta scritto : Levai il mio sguardo verso i monti, donde mi verrà l’aiuto (Ps 120,1)), quelle acque fuggirono. Alla voce del tuo tuono avranno paura. E chi non proverebbe spavento dinanzi alla voce di Dio trasmessa per mezzo degli Apostoli e delle Scritture, che sono le sue nubi ? Si placò il mare, ebbero paura le acque, riemersero i monti, venne l’ordine dell’Imperatore. Ma chi avrebbe dato quest’ordine se Dio non avesse tuonato ? L’ordine imperiale ci fu, perché fu Dio che lo volle, e così avvenne. Perciò nessun uomo deve attribuirsi alcun merito : ebbero paura le acque, ma alla voce del tuo tuono. Quando infatti Dio lo volle, subito fuggirono le acque e più non oppressero i monti ; prima che ciò avvenisse, i monti erano stabili, ma stavano sotto le acque.

9. [vv 8-10.] Si elevano i monti e discendono i campi verso il luogo che tu loro assegnasti. Si continua a parlare di acque, ma qui non dobbiamo intendere né i monti né i campi in senso terreno : pensiamo invece ai flutti che sono tanto grandi da essere simili ai monti. Ci fu un vasto rivolgimento del mare e i suoi flutti divennero come dei monti, al punto da ricoprire quei monti che sono gli Apostoli. Ma per quanto tempo si elevano i monti e discendono i campi ? Prima infuriarono, poi si placarono. Quando infuriavano, i flutti erano come montagne ; quando si placarono, divennero come pianure : fu Dio ad assegnar loro un luogo. Esiste una specie di meandro, che è un luogo profondo nel quale sono raccolti in qualche modo tutti i cuori infuriati degli uomini. Quanti di questi sono ora amari e salati, anche se calmi ? Quanti ce ne sono che non vogliono addolcirsi ? Chi sono quelli che non vogliono addolcirsi ? Sono quelli che non vogliono ancora credere in Cristo. E se sono tanti quelli che non hanno ancora creduto, che cosa fanno essi alla Chiesa ? Un tempo erano montagne ed ora sono come pianure ; ad ogni modo, o fratelli miei, la bonaccia è sempre mare. Perché infatti ora non infuriano ? Perché non fanno pazzie ? Perché non prendono iniziative ? Se non possono sconvolgere la nostra terra, possono però sommergerla. E perché non lo fanno ? Sta’ a sentire : Hai fissalo un termine che essi non oltrepasseranno, né, torneranno indietro a ricoprire la terra.

Il ministero apostolico fruttuoso per la grazia dello Spirito.

10. Che succede allora, se quei flutti tanto amari sono stati contenuti e frenati, onde noi possiamo predicare liberamente anche queste verità ? Se sono stati costretti entro il debito termine, se più non possono oltrepassare il confine stabilito e più non torneranno a ricoprire la terra, che succede ora su questa terra ? Quali sono le azioni che in essa si compiono ora che il mare l’ha lasciata scoperta ? Anche se contro la sua costa si infrangono deboli flutti, anche se contro di lei mormorano ancora i pagani ed io sento il risuonar dei suoi lidi, non ho affatto paura del diluvio. Insomma che succede sulla terra ? Tu spingi le sorgenti verso le convalli. Tu spingi - si dice - le sorgenti verso le convalli. Voi sapete che cosa siano le convalli : sono le località più basse della terra. Ai monti e ai colli corrispondono infatti, in forma esattamente contraria, le valli o convalli. I monti e i colli sono le parti elevate della terra, mentre le valli o convalli rappresentano in essa le parti depresse. Ma non devi disprezzare queste depressioni, perché è da esse che scaturiscono le sorgenti : Tu spingi le sorgenti verso le convalli. Ascolta uno dei monti, cioè l’Apostolo che dice : Ho faticato più di tutti quelli. Vien qui ricordata la grandezza del suo impegno : ma ben presto quel monte, perché ne scaturissero le acque, si è trasformato in convalle : Non io però, ma la grazia di Dio insieme con me (Cor 15, 10). Non c’è contraddizione nel fatto che quelli che sono monti siano anche convalli, perché come sono chiamati monti per la loro spirituale grandezza, così sono chiamati convalli per l’umiltà del loro spirito. Non io - dice - ma la grazia di Dio insieme con me. Non io : ecco la convalle ; la grazia di Dio insieme con me : ecco la sorgente. Tu spingi le sorgenti verso le convalli. Si riferiva certamente allo Spirito quel che testé ho ricordato : Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Dal seno di chi crede in, me scaturiranno fiumi di acqua viva. E questo diceva dello Spirito che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui (Jn 6,37-39). Vediamo se essi sono convalli, per verificare come le sorgenti sono spinte verso le convalli. Ascolta il Profeta : Sopra chi riposerà il mio Spirito, se non sopra l’umile e il mansueto, che accoglie con tremore le mie parole ? (Is 66, 15, 5) Che significa : Sopra chi riposerà il mio Spirito, sopra l’umile e il mansueto ? Chi godrà della mia sorgente ? Ne godrà la convalle.

La Verità non è patrimonio privato. La presunzione dei Donatisti e di ogni scismatico.

11. In mezzo ai monti scorreranno le acque. Il lettore ha recitato il Salmo fino a questo punto, e questo per il momento deve bastare alla vostra carità. Noi lo ripeteremo per terminare nel nome del Signore il nostro sermone. Che cosa significa : In mezzo ai monti scorreranno le acque ? Sappiamo già chi siano i monti : sono i grandi predicatori della Parola divina, sono i sublimi messaggeri di Dio, pur se vivono ancora nella carne mortale ; sono eminenti non per la loro virtù, ma per la grazia di lui. Di per se stessi invece essi sono convalli, e ne finiscono umilmente le sorgenti. Ed in mezzo ai monti - dice - scorreranno le acque. Possiamo pensare che ciò significhi che in mezzo agli Apostoli scorrerà la predicazione della parola della verità. Che significa : In mezzo agli Apostoli ? Quando si dice in mezzo, si designa ciò che è comune. Una cosa comune, della quale tutti partecipano in uguale misura. sta in mezzo e non appartiene a me, anzi non appartiene né a te, né a me. In questo senso parliamo di certe persone dicendo che hanno in comune tra loro la pace, o la fede, o la carità : diciamo proprio così. Che significa : tra loro ? Significa in mezzo a loro. E che significa in mezzo a loro ? Significa comune a loro. Ascolta queste acque fluenti in mezzo ai monti. Comune era infatti la fede agli Apostoli, né alcuno di loro possedeva queste acque in proprietà personale ed esclusiva. Se le acque non fossero in mezzo, sarebbero una cosa privata ed il loro fluire non sarebbe per il pubblico bene ; io allora avrei la mia acqua, quello avrebbe la sua, e non starebbe nel mezzo quel che io e anche l’altro possiede. Ma così non è della pacifica predicazione apostolica. Orbene, per capire come queste acque fluiscano in mezzo ai monti, ascolta la voce di un monte : Il Dio della pace - dice - vi conceda di avere gli stessi sentimenti gli uni per gli altri (Rm 15,5). Ed ancora : Che abbiate tutti gli stessi sentimenti e non vi siano scissioni tra voi (1Co 1,10). Quel che io penso, lo pensi anche tu : la stessa acqua fluisce in mezzo a noi ; io non la possiedo a titolo personale e neanche tu. La verità non dev’essere né esclusivamente mia, né esclusivamente tua, proprio per essere ad un tempo sia mia che tua : In mezzo ai monti scorreranno le acque. Ascolta ancora quel monte di prima, perché in mezzo ai monti scorreranno le acque : Sia io sia quelli, così predichiamo e così avete creduto (1Co 15,11). L’ha detto con tutta sicurezza : Sia io sia quelli, così predichiamo e così avete creduto, perché davvero le acque fluivano in mezzo ai monti. Nessuna discordia per queste acque esisteva tra i monti, ma la pace della concordia e la comunanza della carità. Se uno di loro avesse voluto predicare una cosa diversa, avrebbe predicato il suo pensiero personale, e non quel che era in comune. Ascolta anche ciò che dice di quel tale colui che ha spinto le sorgenti verso le convalli : Chi proferisce la menzogna, parla secondo il suo pensiero (Jn 8,44). Perché dunque non venisse ricevuto un monte che non dal mezzo, ma da se stesso deriva, l’Apostolo afferma : Chiunque vi annunzierà un vangelo diverso da quel che avete ricevuto, sia anatema (Ga 1,9). Ed osserva come egli ha escluso che si abbia ad intendere il monte nel caso che questo rimanga staccato dalle acque scorrenti nel mezzo, volendovi immettere qualcosa di suo. Anche se noi... (Eppure era un gran monte chi parlava così ! Quant’era ricca e abbondante l’acqua che fluiva dalla sottostante convalle ! Ma egli voleva che l’acqua scorresse di mezzo ai monti, onde poggiasse sicura la fede dei popoli su ciò che gli Apostoli avevano in mezzo e in comune tra loro). Anche se noi, dice. Potresti tu forse, o Paolo, predicare qualcosa in maniera diversa ? Si tratta proprio di Paolo, ma ascolta come continua il passo : Anche se noi o un Angelo dal cielo vi annunzierà qualcosa di diverso da quel che avete ricevuto, sia anatema (Ga 1,8) ! Se venisse un monte ad annunziare un vangelo diverso, sia colpito da anatema ; se venisse un angelo ad annunziare un vangelo diverso, sia colpito da anatema. E perché questo ? Perché sarebbe come un’acqua che fluisce da una fonte privata e non dal mezzo. E certo è possibile che un uomo, impedito dalla nebulosità della carne e ridotto a seguire, lungi dalla fonte comune, le sue false teorie personali, agisca così ; ma si può dir questo di un angelo ? Davvero anche un angelo può agire così. Se un angelo, fluente dalla sua propria fonte, non fosse stato ascoltato nel paradiso, noi non saremmo spinti verso la morte ! Là, nel mezzo, c’era un’acqua a disposizione degli uomini, ed era il precetto di Dio : un’acqua che stava nel mezzo, un’acqua in qualche modo di tutti, che era là per essere attinta senza frode e - come abbiamo detto alla vostra Carità - fluiva purissima senza macchia né fango. Se di quest’acqua si fosse sempre bevuto, si vivrebbe per sempre. Sopravvenne l’angelo caduto dal cielo, che si era trasformato in serpente perché già era deciso a diffondere insidiosamente il suo veleno. Egli trasse fuori questo veleno, parlò secondo la propria mente, secondo il suo pensiero, giacché chi proferisce la menzogna, parla secondo il suo pensiero (Jn 8,44). Ed allora i poveri progenitori, ascoltandolo, si lasciarono sfuggire quel che là c’era in comune per loro e che li rendeva felici : ridottisi a seguire il loro proprio pensiero nel desiderio perverso di diventare simili a Dio (non si dimentichi ciò che aveva detto loro il serpente : Gustatene e sarete come gli dèi (Gn 3,5)), essi vollero essere quel che non erano e perdettero quel che avevano ricevuto ! Perciò, o fratelli, quanto abbiamo detto alla vostra Carità deve servirvi a riguardo di queste sorgenti : perché esse fluiscano da voi, dovete essere convalli, comunicando a tutti quel che ricevete da Dio. Fluiscano queste acque in mezzo a voi, senza privarne nessuno : bevetene, saziatevene e, quando ve ne siete saziati, continuate a diffonderle. Quest’acqua comune possa dappertutto riflettere la gloria di Dio, e non già le menzogne personali degli uomini.

SULLO STESSO SALMO 103

1033 Ps 103

ESPOSIZIONE

DISCORSO 3

1. La vostra Carità ben ricorda che noi dobbiamo ancora spiegarvi le altre parti di questo salmo. Non è dunque necessario che io stia a ridestare la vostra attenzione con una nuova premessa. Noto infatti che voi siete tanto diligenti ed intenti nel desiderio di capire i misteri qui preannunciati, e non è necessario il mio dire per rendervi attenti perché già tali vi ha fatto lo Spirito di Dio. Dobbiamo piuttosto assolvere al nostro impegno. Si è già parlato delle sorgenti sospinte verso le convalli e delle acque scorrenti in mezzo ai monti. La spiegazione è arrivata fin qui, e da qui dobbiamo riprendere e continuare.

La conversione dei pagani e le sue prefigurazioni.

361 2. [v 11.] Il testo prosegue così : Berranno tutti gli animali della foresta. Che cosa berranno ? Le acque che scorrono in mezzo ai monti. Che cosa berranno ? Le sorgenti che sono sospinte verso le convalli. E ne berranno chi ? Gli animali della foresta. Tutto questo possiamo riscontrarlo anche nell’ordine naturale, perché gli animali della foresta si abbeverano alle sorgenti ed ai ruscelli scorrenti in mezzo ai monti. Ma c’è dell’altro, perché Dio ha voluto nascondere sotto il velo di tali figure la sua sapienza non già per sottrarla a quanti sinceramente la desiderano, ma occultandola a chi la trascura e svelandola a chi la ricerca ; ed anche lo stesso nostro Signore ha voluto esortarvi per mezzo di noi a scrutare nelle realtà, che si riferiscono alla natura materiale e visibile, qualcosa che vi è spiritualmente nascosto e la cui scoperta sia motivo di gioia per noi. Negli animali della foresta noi vediamo le genti, e tale interpretazione trova conferma in molti passi della Sacra Scrittura. Ma i più evidenti ci appaiono a questo proposito due esempi significativi. Il primo ci è offerto dall’arca di Noè, nella quale nessuno di noi dubita che era prefigurata la Chiesa : ora in essa non sarebbero stati racchiusi gli animali di tutte le specie (Cf. Gn 7,2 Gn 7,14), se quella massa così riunita non fosse servita ad indicare tutte le genti, a meno che non vogliamo pensare che, se il diluvio avesse distrutto completamente ogni specie animale, Dio non avrebbe più avuto il potere di comandare alla terra di produrle di nuovo, come già le aveva create con la sua prima parola (Cf. Gn 1,24). Non dunque invano, non a caso né per una qualche indigenza di Dio, o per un esaurimento del suo potere creativo, fu ordinato che tutti gli animali venissero racchiusi nell’arca. Ed infatti quando venne il tempo (perché dobbiamo ormai passare alla seconda testimonianza altrettanto evidente), quando - dicevo - venne il tempo in cui ciò che era prefigurato dall’arca stava per compiersi nella Chiesa, l’apostolo Pietro che era esitante nel donare i misteri del Vangelo alle genti non circoncise, anzi non tanto esitava, ma pensava di non doverglieli dare, un giorno mentre era affamato ed aveva voglia di mangiare, salì di sopra a pregare. Questo fatto, narrato negli Atti degli Apostoli, è ben noto a chi li sa leggere ed ascoltare. Egli dunque, mentre pregava, avvertì quella sorta di rapimento, che i Greci chiamano estasi : cioè la sua mente si staccò da ogni relazione con le cose materiali per contemplare una grande visione, sottraendosi a quanto lo circondava. In quel momento egli vide una specie di recipiente, come un lenzuolo che per i quattro angoli veniva calato dal cielo ed in cui erano tutti gli animali e tutte le specie di bestie, e sentì risuonare una voce : Pietro, uccidile e mangiane (Ac 10,13). Ma egli che era stato educato nella Legge, era cresciuto secondo il costume giudaico e ben conosceva il precetto dato dal servo di Dio Mosè, cui si era mantenuto fedele per tutta la vita, rispose : No, no, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano (Ac 10,14). Profano infatti era chiamato dai. Giudei e dalla Legge quello che è impuro, come ben sanno coloro che hanno studiato la letteratura ecclesiastica. E la voce rispose a Pietro : Quello che Dio ha purificato, tu non chiamarlo impuro (Ac 10,15). Questo fatto si ripeté per tre volte, finché non scomparve quella sorta di piatto che si era visto calare per tre volte dal cielo. Tale piatto, provvisto di quattro angoli, rappresentava l’orbe terrestre con le sue quattro parti. Più volte la Sacra Scrittura ricorda queste quattro parti : l’Oriente e l’Occidente, il Settentrione e il Mezzogiorno. Proprio perché tutto il mondo era chiamato attraverso il Vangelo, furono composti i quattro Vangeli. E questo voleva significare quel recipiente calato per tre volte dal cielo, perché fu detto agli Apostoli : Andate e battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). Di qui si spiega, come sapete, il numero duodecimo assegnato agli Apostoli. Non è intatti senza un motivo se il Signore ha voluto sceglierne dodici : tale numero ha avuto come una consacrazione, sicché al posto di colui che aveva defezionato solo un altro poté essere ordinato. Perché solo dodici Apostoli ? Perché quattro sono in effetti le parti del mondo, tutto il mondo fu chiamato al Vangelo, onde furono scritti quattro Vangeli, ed ancora tutto il mondo è chiamato nel nome della Trinità perché si formi con esso la Chiesa : quattro moltiplicato tre fa dodici ! Non dobbiamo perciò meravigliarci se a quelle acque che scorrono in mezzo ai monti, ossia a quella dottrina degli Apostoli che fluisce nel mezzo per la concorde comunione tra loro, si abbeverano tutti gli animali della foresta. Tutti questi animali erano contenuti nell’arca e nel piatto, e tutti Pietro li uccide e mangia, perché Pietro è la pietra e la pietra è la Chiesa. Che vuol dire ucciderli e mangiarli ? Vuol dire distruggere in essi quello che erano prima ed assimilarli nella propria carne. Quando in un pagano tu elimini il peccato, ecco che hai distrutto quello che era ; quando gli comunichi il mistero di Cristo, ecco che l’hai incorporato alla Chiesa, e cioè l’hai mangiato.

Plachiamo con l’acqua dello Spirito la nostra sete spirituale.

3. Gli animali dunque si dissetano a queste acque che scorrono. Si noti : non acque che stagnano, ma che continuano a scorrere. Difatti tutta la dottrina, che viene impartita in tutto questo tempo, è qualcosa che passa. Per questo l’Apostolo afferma : Anche la scienza sarà distrutta e la profezia sarà annullata. Perché codeste cose saranno annullate ? Perché noi conosciamo in parte ed in parte profetiamo, ma quando verrà ciò che è perfetto, sarà annullato ciò che è in parte (1Co 13,8-10). Così dobbiamo pensare, a meno che voi, fratelli carissimi, non pensiate che anche lassù, nella città celeste, alla quale vien detto : Esalta, o Gerusalemme, il Signore, loda il tuo Dio, o Sion, perché ha rafforzato le sbarre delle tue porte (Ps 147,12-13) ; una volta rafforzate le sbarre e chiusa la città (da essa - come abbiamo spiegato tempo fa - nessun amico più esce, ed in essa nessun nemico può entrare), noi avremo da leggere un codice o, magari, tenervi un discorso, come adesso stiamo facendo ! Ve lo teniamo adesso questo discorso proprio perché abbiate lassù a ricordarlo ; e se adesso lo articoliamo in sillabe, è perché possiate contemplarlo lassù nella sua totalità ed interezza. Certo lassù non vi mancherà la parola di Dio, ma non vi giungerà né mediante le lettere, i suoni, i codici, né attraverso il lettore e l’espositore. In qual modo allora ? In quanto in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli infatti non venne a noi per poi allontanarsene, dato che era nel mondo ed il mondo fu fatto per mezzo di lui (Jn 1,1 Jn 1,10). Questo Verbo noi lo contempleremo, perché apparirà il Dio degli dèi sul Sion (Ps 83,8). Ma quando avverrà questo ? Al termine del pellegrinaggio, quando sarà finita la strada, a condizione però che, finita la strada, non siamo consegnati al giudice per essere spediti nel carcere. Se invece, finita la strada, giungeremo - come speriamo e desideriamo e intendiamo - alla patria, potremo lassù contemplare ciò che loderemo per sempre ; non verrà meno l’oggetto che ci sta davanti, né verremo meno noi che ne godiamo ; non si stancherà chi ne mangia, né verrà meno ciò che si mangia. Grande davvero e meravigliosa sarà tale contemplazione. Ma chi può parlarne degnamente in questo tempo, mentre le acque fluiscono in mezzo ai monti ? Fluiscano intanto le acque in mezzo ai monti e continuino a scorrere : mentre esse scorrono, noi ne beviamo nel nostro pellegrinaggio, per non correre il rischio di venir meno per la sete lungo la via. Berranno tutti gli animali della foresta. È da qui che siete venuti, dalla foresta siete stati raccolti. Da quale foresta ? Nessun uomo vi si avventurava, perché nessun profeta vi era stato mandato. Ma il legno per la costruzione dell’arca fu tagliato e preso dalle foreste : da qui sono venuti il legno e gli animali, da qui siete venuti anche voi. Perciò bevete ! Berranno tutti gli animali della foresta.

La legge evangelica si adegua ai grandi e ai piccoli.

4. Ne prenderanno gli onagri per la loro sete. Sono nominati gli onagri come grossi animali. Chi non sa infatti che sono chiamati onagri gli asini selvatici ? Sono nominati dunque dei grossi animali allo stato brado. Di fatto le genti non avevano il giogo della legge per guida : molte di esse vivevano secondo il loro costume, ed erano sbandate nella loro tronfia sufficienza, come in uri deserto. Tale era la condizione di tutti gli animali, e se qui si parla di onagri, è per designare tutta la moltitudine. Anche gli onagri berranno nella loro sete, perché anche per essi fluiscono le acque. Ne beve il lepre e ne beve l’onagro : il lepre è un piccolo animale, l’onagro è grande ; il lepre è una bestia timida, l’onagro è feroce ; eppure l’uno e l’altro ne beve, ma ciascuno per la stia sete. Non è che l’acqua dice : - Basto appena per il lepre ” e respinge l’onagro ; non dice neppure : L’onagro si accosti pure ; se si accosta il lepre sarà trascinato via ”. Lo scorrer dell’acqua è talmente regolato e sicuro che disseta del tutto l’onagro ma senza spaventare il lepre. Se risuona la voce potente di Tullio, cioè si legge Cicerone, per esempio un suo libro o un suo dialogo, o un dialogo di Platone, o di qualunque grande scrittore, possono ascoltare gli uomini incolti, quelli che hanno una capacità limitata, ma chi di loro oserebbe avvicinarsi ? Sarebbe come il fragore dell’acqua che viene forse sconvolta, ma che scorre tanto vorticosamente che un animale timido non oserebbe accostarsi e bere. Chi invece ha sentito risuonare questa parola : In principio Dio creò il cielo e la terra (Gn 1,1), e non ha osato di bere ? Chi sente risuonare il salmo e può dire : È cosa troppo alta per me ? Ecco, quel che ora risuona nel salmo, contiene certamente un profondo mistero ; eppure risuona in un modo che riesce gradito ai fanciulli e fa accostare a bere gli incolti e tutti, quando si son dissetati, prorompono nel canto di lode. Bevono dunque gli animali più piccoli e quelli più grandi, anche se questi in quantità più abbondante, perché ne prenderanno gli onagri per la loro sete. Bevano i più piccoli questa parola : (uomini, amate le vostre mogli, come anche Cristo amò la sua Chiesa. Le donne siano soggette ai loro uomini (Ep 5,25 Ep 5,24). Sì, bevano i più piccoli. Era stato domandato al Signore : È lecito rimandare la propria moglie per un qualsiasi motivo ? Il Signore lo proibì, affermando che non era lecito. Non sapete - disse - che Dio dal principio fece il maschio e la femmina ? L’uomo non separi ciò che Dio congiunse. Poi disse ancora : Chi rimanderà la propria moglie, tranne per motivo di fornicazione, le fa commettere adulterio ; e se ne sposerà, un’altra, commette adulterio (Mt 19,3 Mt 19,4 Mt 19,6). Egli confermò il vincolo esistente tra i due, e ciò conviene a chi è legato, il quale semmai avrebbe dovuto provvedere prima per non essere legato. Sei legato alla moglie ? Non cercare lo scioglimento. Sei sciolto dalla moglie ? Non cercare la moglie (1Co 7,27). Se tu non sei ancora onagro e sei sciolto dalla moglie, qui trovi qualcosa che, come lepre, puoi bere : se hai già preso moglie, non hai commesso peccato. I discepoli però, sentendo che il Signore aveva detto che non era lecito in alcun modo, tranne per motivo di fornicazione, sciogliere i matrimoni, soggiunsero : Se tale è la condizione con la moglie, non conviene sposarla. E il Signore rispose : Non tutti comprendono questa parola (Mt 19, 3, 4. 6). Voi dite la verità, sostenendo che, se questa è la condizione quando si ha moglie, non conviene sposarla ; ma dovranno forse bere soltanto gli onagri ? Non tutti comprendono questa parola ; sono tanti quelli che non la comprendono. E chi sono costoro ? Ne prenderanno gli onagri per la loro sete. Che significa Ne prenderanno gli onagri per la loro sete ? Significa : Chi può comprendere, comprenda (Mt 19,12).

La Chiesa, pur tollerando i carnali, vuol tutti pneumatici.

5. [v 12.] Il salmo continua così nella sua composizione : Sopra di essi abiteranno i volatili del cielo. Sopra di chi ? Sopra gli onagri, o piuttosto sopra i monti ? È da tutto il passo che è determinato tale significato : In mezzo ai monti scorreranno le acque ; ne berranno tutti gli animali della foresta ; ne prenderanno gli onagri per la loro sete ; sopra di essi abiteranno i volatili del cielo. Per maggior coerenza intendiamo sopra i monti, il che fra l’altro è un concetto che si adatta a questa creatura. I volatili possono abitare sopra i monti, e non sopra gli onagri : dovremmo intendere il secondo senso, se ci fossimo costretti per necessità. È dunque sopra i monti che abiteranno i volatili del cielo. Noi vediamo questi uccelli che abitano sopra i monti ; ma molti di essi abitano nei campi, molti nelle valli, molti nei boschi, molti nei giardini, e quindi non tutti abitano sopra i monti. Ci sono però dei volatili che abitano soltanto sopra i monti. Questo nome sta a significare certe anime spirituali : i volatili sono quegli esseri veramente spirituali, i quali si librano lieti nell’aria libera. Sono uccelli, questi, che sanno godere della serenità del cielo, ma trovano tuttavia il loro nutrimento sui monti e su di essi vanno ad abitare. Voi sapete che cosa sono i monti, perché già ne abbiamo trattato. Sono monti i Profeti, gli Apostoli e tutti i predicatori della verità. Chiunque vuol essere spirituale, procuri di abitare lassù, e non devii seguendo il suo cuore : vi abiti e cerchi di giungervi volando. Abbiamo degli uccelli che significano qualcosa di spirituale. Non a caso è stato detto : Si rinnoverà, come quella dell’aquila, la tua giovinezza (Ps 102,5). Non a caso è stato detto di Abramo : Ma non divise gli uccelli (Gn 15,10). Per compiere quel suo simbolico sacrificio Abramo prese tre animali : un ariete di tre anni, una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, una tortora e una colomba. Egli divise in due l’ariete e ne pose le parti una di fronte all’altra ; divise in due la capra e parimenti ne pose le parti di fronte fra loro ; divise in due la giovenca ed anche della sua carne fece altrettanto. Subito dopo la Scrittura aggiunge : Ma gli uccelli non li divise. Per di più essa parla di ariete, giovenca e capra tutti di tre anni, mentre non indica l’età degli uccelli (Cf. Gn 15,9-17). E perché - vorrei domandarvi - questa omissione, se non perché gli uccelli vogliono significare quegli esseri spirituali, la cui temporale età viene taciuta proprio perché meditano le realtà eterne, trascendendo con il loro desiderio e la loro contemplazione tutte le realtà temporali ? Sono gli uomini spirituali che giudicano di tutto e di tutti e che nessuno può giudicare (Cf. 1Co 2,15) : solo essi perciò non conoscono le divisioni delle eresie e degli scismi. Nell’ariete si possono ravvisare i capi, perché guidano le greggi ; nella giovenca si ravvisa il popolo dei Giudei, che ha avuto il giogo della Legge, sopportandone il peso faticoso ; nella capra si ravvisa la Chiesa costituita dalle genti, la quale si agitava - si direbbe - nella foga della libertà e si nutriva dell’amarezza dell’ulivo selvatico. È detto poi che questi animali avevano tre anni, perché la rivelazione della grazia è avvenuta nella terza età. La prima infatti fu quella che precedette la Legge ; la seconda ebbe inizio quando fu data la Legge ; la terza è quella attuale, che dura da quando è predicato il regno dei cieli. Perché dunque diciamo che l’ariete non viene diviso ? Non furono forse i vescovi i promotori degli scismi e delle eresie ? E d’altra parte se non ci fossero divisioni anche in mezzo ai popoli, se cioè non fosse divisa né la giovenca né la capra, forse quei tali arrossirebbero delle proprie divisioni e tornerebbero in un solo organismo. Si dividono i capi e si dividono anche i popoli, come un cieco che segua un cieco per cadere insieme nella fossa (Cf. Mt 15,14) ; si mettono così gli uni contro gli altri. Ma gli uccelli non li divise (Gn 15,10). Gli spirituali non conoscono divisione e non pensano agli scismi : essi possiedono la pace e, per quanto possono, la conservano negli altri ; se poi con questi non riescono, sanno mantenerla in se stessi. Se là ci sarà - sta scritto - un figlio della pace, riposerà sopra di lui la vostra pace ; altrimenti essa ritornerà a voi (Lc 10,6). Uno non è figlio della pace, o ha voluto dividersi ; allora ritornerà a te la tua pace, perché gli uccelli non furono divisi. Per lui verrà anche il fuoco ardente, perché Abramo là sedette fino a sera, e venne il gran terrore del giorno del giudizio. Quella sera lontana è il simbolo della fine del mondo e quel fornello ardente indica la venuta del giorno del giudizio. A dividere nel mezzo quegli animali che già erano divisi, ci fu anche il fuoco (Cf. Gn 15,10) : se passò là in mezzo, il fuoco li separò spingendone alcuni a destra ed altri a sinistra. Vogliamo dire che ci sono alcuni uomini carnali, che tuttavia si trovano all’interno della Chiesa ; essi vivono secondo una loro personale maniera ed abbiamo ragione di temere che siano sedotti dagli eretici. Infatti, fino a che sono carnali, possono restare divisi. Abramo gli uccelli non li divise (Gn 15,10), mentre i carnali sono divisi. Non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come a carnali (1Co 3,1). E come si dimostra che i carnali sono divisi ? L’Apostolo aggiunge : Quando infatti ciascuno di voi dice : Io sono di Paolo, io invece di Apollo, io poi di Cefa, non siete forse carnali e non camminate alla maniera umana ? (1Co 1,12 1Co 3,4) Vi prego, fratelli, ascoltatemi e cercate di progredire : staccatevi decisamente dal vostro stato carnale e spingetevi verso la tortora e la colomba, - poiché gli uccelli non li divise. Colui invece che non cambierà e continuerà a vivere secondo quella maniera che è propria degli uomini carnali, anche se non si stacca dal corpo della Chiesa e non è sedotto dagli eretici, fino a rimanere diviso in parti opposte, dovrà affrontare il fuoco e non potrà senza fuoco essere collocato alla destra. Ma se vuole evitare il tormento del fuoco, deve spingersi dietro la tortora e la colomba. Chi può comprendere, comprenda ! Se però non farà così e sopra il fondamento avrà edificato impiegando legna, fieno e stoppia (1Co 3,12), se cioè sopra il fondamento della sua fede avrà collocato gli amori mondani - comunque se come fondamento c’è Cristo ed è lui ad avere il primo posto nel cuore, senza che gli sia preferita nessun’altra cosa, anche tali amori sono sostenuti e sono tollerati, verrà il fuoco a distruggere legna, fieno e stoppia, ma egli tuttavia - dice l’Apostolo si salverà, ma come attraverso il fuoco (1Co 3,15). Sarà questa l’azione del fuoco : alcuni li separerà mettendoli a sinistra, altri in qualche modo li depurerà destinandoli a destra. Ma gli uccelli non li divise (Gn 15,10). Spetta però agli uccelli vedere se sono di quella specie che li renda capaci di abitare sopra quei monti : essi non debbono seguire l’altezza del loro cuore né essere della specie di quelli di cui si dice : Hanno messo la loro bocca nel cielo (Ps 72,9). Per non essere in balia dei venti, essi debbono riposare sui monti. Avendo con sé l’autorità dei Santi, riposino sui monti, sugli Apostoli, sui Profeti : è qui che deve essere l’abitazione di tali uccelli, perché sui monti trovano le rocce, cioè la stabilità e la saldezza dei precetti. Come c’è una sola roccia, ed è Cristo, il Verbo di Dio, così le molte parole di Dio sono altrettanto rocce, e queste rocce si trovano sui monti. Vedi dunque gli uccelli che abitano lassù : Sopra di essi abiteranno i volatili del cielo.

La predicazione cristiana non si fonda sull’autorità dell’uomo...

6. Non devi pensare però che questi volatili del cielo seguano la loro propria autorità. Considera quel che dice il salmo : Di mezzo alle rocce emetteranno la loro voce. Se io ora vi dicessi : Credetemi, perché questo l’ha detto Cicerone, l’ha detto Platone, l’ha detto Pitagora, chi di voi non si prenderebbe gioco di me ? Sarei infatti un uccello che non emette la sua voce dalla roccia. Che cosa deve dirmi ciascuno di voi ? Che cosa deve dirmi colui che è stato ammaestrato così : Se uno vi annunzierà un vangelo diverso da quel che avete ricevuto, sia anatema (Ga 1,9) ? Perché mi parli di Platone, di Cicerone e di Virgilio ? Hai davanti a te le rocce dei monti, ed allora fammi sentire di mezzo a queste rocce la tua voce. Di mezzo alle rocce emetteranno la loro voce. Ascoltati debbono essere coloro che ascoltano, a loro volta, dalla roccia, ed hanno questo diritto perché in tutte quelle rocce una è la roccia che si ascolta : la roccia infatti era Cristo (1Co 10,4). Perciò debbono essere ascoltati volentieri coloro che fanno sentire di mezzo alle rocce la loro voce. Non c’è nessuna voce che sia più soave di quella di questi uccelli. Quando essi cantano, fanno loro eco le rocce ; quando cantano essi, sono gli spirituali che parlano ; all’echeggiare delle rocce rispondono le testimonianze della Scrittura. Ecco perché i volatili emettono la loro voce di mezzo alle rocce : abitano infatti sui monti.

...ma sii Cristo, Verbo a noi comunicato, e sulla sua grazia.

7. [v 13.] Ma questi stessi monti e quelle rocce da chi prendono voce ? Se vogliamo essere irrigati dalle Scritture, ricorriamo all’apostolo Paolo. E da chi prende voce lui ? Ricorriamo ai profeta Isaia. E da chi prende voce Isaia ? Senti da chi la prende : Egli irriga i monti dalle alte sue stanze. Se ora, ad esempio, viene da noi un pagano che non è circonciso, ma è disposto a credere in Cristo, noi gli amministriamo il battesimo senza imporgli di compiere le opere della Legge. E se poi un Giudeo ci domanda il motivo di tale comportamento, noi facciamo eco alla roccia e gli diciamo : “ Così ha agito Pietro, così ha agito Paolo ” ; cioè emettiamo di mezzo alle rocce la nostra voce. Ora quella roccia, cioè Pietro, il gran monte, allorché durante la preghiera ebbe quella visione, era irrigato dalle alte stanze celesti. L’Apostolo dice alle genti : Se siete circoncise, il Cristo non vi gioverà a nulla (Ga 5,2). Questo dice Paolo nella sua qualità di monte, e per questo noi lo ripetiamo, facendo eco alla pietra. Oh, irrighi il Signore questa pietra dalle alte sue stanze ! Ed infatti a questa pietra, quando aveva ancora l’aspra durezza dell’infedeltà, e volendo egli irrigarla dalle alte sue stanze perché ne fluisse l’acqua nella convalle, gridò : Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ? (Ac 9,4) Non gli lesse un Profeta, non gli lesse un altro Apostolo, perché tutto questo il gran monte l’avrebbe disprezzato : preferì irrigarlo dalle alte sue stanze, ed appena irrigato, preso subito dal desiderio di effondere l’acqua, esclamò : Signore, che cosa vuoi che faccia ? (Ac 9,6). Prendi quel gran monte o roccia, per essere in grado di emettere la tua voce : prendilo e fa’ in modo d’essere irrigato dalle alte stanze celesti e riversarne l’acqua nelle zone sottostanti. Questo concetto puoi coglierlo anche in un solo passo : Sia che siamo usciti di mente - dice - ciò avviene per Dio ; sia che siamo sobri, ciò avviene per voi (1Co 5,13). La frase : siamo usciti di mente, voi non la potete comprendere ; ne siamo usciti trascendendo tutte codeste cose carnali, mentre voi siete ancora carnali. Siamo dunque usciti di mente per elevarci a Dio, e quel che vediamo quando siamo in questo stato, non possiamo proferirlo. Là infatti egli udì parole ineffabili, che l’uomo non può pronunciare (2Co 12,4). Ma allora noi - domandano quegli uomini carnali, paragonati ai lepri - non saremo irrigati ? Non giungerà niente a noi ? Ed in che modo Dio fa uscire le sorgenti verso le convalli ? Ed in che modo scorreranno le acque in mezzo ai monti ? A questo dunque si riferisce la frase : sia che siamo sobri, ciò avviene per voi ? Come si spiega tutto questo ? Chi dobbiamo imitare ? La carità di Cristo - dice l’Apostolo - ci sollecita (2Co 5,13-14). Tu che partecipi del Verbo, e sei oggi spirituale e fino a ieri eri carnale, disdegni di scendere in mezzo ai carnali, mentre il Verbo stesso si è fatto carne per abitare tra noi (Cf. Jn 1,14).

8. Benediciamo dunque il Signore, e lodiamo colui che irriga i monti dalle alte sue stanze. Di qui verrà l’irrigazione alla terra, da qui anche le parti più basse saranno saziate, perché subito dopo si dice : del frutto delle tue opere sarà saziata la terra. Che significa : del frutto delle tue opere ? Nessuno deve gloriarsi delle proprie opere : ma colui che si gloria, si glori nel Signore (1Co 1,31). È della tua grazia che egli si sazia, quando si sazia non dica che la grazia gli è stata data per i propri meriti (Cf. Rm 4,4-5). Se è chiamata grazia, è data gratuitamente, se è corrisposta per le opere, è corrisposta come mercede. Accoglila dunque come dono gratuito, perché sei giustificato nella tua empietà. Del frutto delle tue pere sarà saziata la terra.

Il predicatore della Verità serve il popolo e ha diritto al sostentamento.

9. [v 14.] Tu fai crescere il fieno per i giumenti e l’erba per il servizio degli uomini. Tutto questo è vero, perché vedo e conosco la natura creata ; la terra produce il fieno per i giumenti e l’erba per il servizio degli uomini. Ma vedo anche altri giumenti del Signore, che sono indicati in queste parole : Non legherai la bocca al bove che trebbia (1Co 9,9). Dice infatti uno di questi giumenti : Forse che Dio si occupa dei buoi ? (1Co 9,9) La Scrittura dunque dice questo per noi. In che modo dunque la terra produce il fieno per i giumenti ? In quanto il Signore ha stabilito che coloro i quali annunziano il Vangelo, vivano del Vangelo (1Co 9,14). Egli mandò i predicatori e disse loro : Tutto quello che da essi vi è servito, mangiatelo, perché l’operaio merita di avere la sua mercede (Lc 10,7-8). E dopo aver detto : Quello che vi è servito, mangiatelo, per non sentirsi osservare da quelli : “ Ma non saremo maleducati nel presentarci affamati alla mensa altrui ? Vuoi che ci dimostriamo tanto sfrontati ? ”, soggiunse : “ Non si tratta di un loro regalo, ma della vostra mercede ”. La mercede per che cosa ? Essi che cosa danno e che cosa ricevono ? Danno cose spirituali e ricevono cose carnali ; danno l’oro e ricevono il fieno ! Infatti ogni carne è fieno, e lo splendore della carne è come il fiore del fieno (Is 40,6). Tutte le cose terrene, che per te sono sovrabbondanti e superflue, sono fieno per i giumenti. Perché ? Perché sono carnali. Sta’ a sentire per quali giumenti è questo fieno. Se noi abbiamo seminato per voi beni spirituali, è molto se mietiamo i vostri beni carnali ? (1Co 9,11) Questo ha detto l’Apostolo, che fu un evangelizzatore tanto laborioso, tanto infaticabile, tanto esperto da donare anche il fieno alla terra. Io - aggiunge - non mi sono servito di nessuna di queste cose (1Co 9,15). Dimostrò così che queste cose gli erano dovute, ma non le prese, senza condannare peraltro quelli che prendevano ciò che era loro dovuto. Erano infatti da condannare quelli che esigevano le cose non dovute, non quelli che prendevano la loro mercede ; egli invece donò anche la sua propria mercede. Dal fatto che uno ha donato a te, non segue che tu non debba donare ad un altro : altrimenti non saresti quella terra irrigata che produce il fieno per i giumenti. Del frutto delle tue opere - si dice - sarà saziata la terra : tu farai crescere il fieno per i giumenti. Non puoi dunque essere sterile, ma devi produrre il fieno per i giumenti ; ché se questi non vogliono il tuo fieno, non debbono comunque trovarti sterile. Tu ricevi dei beni spirituali, dona a tua volta dei beni carnali : sono dovuti al soldato ed al soldato li dài, perché sei provveditore di Cristo. Chi è mai che milita a proprie spese ? Chi pianta una vigna, e non mangia del suo frutto ? Chi pascola un gregge, e non prende il suo latte ? (1Co 9,7) Non dico questo perché si faccia così con me. Ci fu un soldato che donava gli alimenti anche al provveditore, ma deve pur sempre il provveditore corrispondere questi alimenti. Voglio dire piuttosto che sono giumenti : Non legherai la bocca al bove che trebbia (1Co 9,9). Tu produci - si dice - il fieno per i giumenti, e quasi per spiegare il concetto, si aggiunge : e l’erba per il servizio degli uomini. Ad evitare che non comprendessi le parole : tu fai crescere il fieno per i giumenti, viene spiegata con la ripetizione tale premessa. Difatti ciò che prima è detto fieno, viene subito dopo chiamato erba, e ciò che era detto : per i giumenti, è detto pure : per il servizio degli uomini. Dunque per il servizio, e non per la libertà. Dov’è dunque detto : Voi siete stati chiamati alla libertà ? Ma ascolta ancora l’Apostolo : Pur essendo infatti libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per conquistarne in maggior numero. A chi egli ha detto : Siete stati chiamati alla libertà ? E che cosa ha aggiunto ? Soltanto non usate la libertà come occasione per la carne, ma mediante la carità siate servi gli uni degli altri (Ga 5,13). Quelli che aveva fatto liberi, li ha fatti anche servi, non per loro condizione, ma per effetto della redenzione di Cristo, non per alcuna necessità, ma per la carità : Mediante la carità - dice - siate servi gli uni degli altri. Ma è a Cristo che gli uni e gli altri serviamo, dice, non ai popoli, non ai carnali, non ai deboli. Sei un buon servo di Cristo, se servi a coloro ai quali Cristo ha servito. Non è stato detto forse di lui che era un buon servo di tutti ? Questo si legge nel Profeta, e di solito non è riferito ad altri che a Cristo. Proviamo tuttavia ad ascoltare esplicitamente dal Vangelo la stessa sua voce : Chiunque tra voi - dice - vuol essere più grande, sarà vostro servo (Mt 20,27). Ti ha fatto mio servo colui che, con il suo sangue, ti ha fatto libero. Questo ditelo pure a noi, perché dite proprio la verità ! Ascolta l’Apostolo in un altro passo : Quanto a noi, siamo per Gesù vostri servi (2Co 4,5). Sappiate amare i vostri servi, ma in nome del vostro Signore. Ci conceda lui di far bene questo servizio, perché, volenti o nolenti, noi siamo dei servi, ma pure se lo siamo per nostro volere, noi serviamo non per necessità, ma per la carità. È da supporre infatti che la superbia dei servi procurasse. come un senso di sdegno, se il Signore diceva : Sarà vostro servo chi tra voi vorrà essere più grande. In realtà i figli di Zebedeo chiedevano per loro i posti più alti : uno voleva assidersi alla destra del Signore e l’altro alla sua sinistra, ed avevano affidato alla madre l’espressione di questo loro desiderio. Ma il Signore, senza precludere loro quei posti, volle prima mostrare la convalle del pianto, come per dire : Volete venire là dove sono io ? Venite per la stessa mia strada. Che significa : Venite per la mia strada ? Per la strada dell’umiltà. Io sono disceso dall’alto del cielo e vi risalgo dopo essermi umiliato ; voi, che ho trovato sulla terra, vorreste volare prima di crescere : dovete anzitutto nutrirvi, irrobustirvi, sopportare il peso del nido ! Difatti che cosa disse loro ? In che modo li richiamò all’umiltà, mentre aspiravano alle altezze ? Potete bere il calice che io dovrò bere ? (Mt 20,22) E quei due, rivelandosi anche in questo superbi, risposero : Lo possiamo. Come Pietro aveva protestato : Sarò con te fino alla morte, ma si dimostrò coraggioso finché una donna non disse : Anche costui era di quelli, così pure essi risposero : Lo possiamo. Potete ? Lo possiamo. E Gesù a loro : Berrete certamente il mio calice (Mt 26,35 Mt 26,69), anche se ora non potete, sì lo berrete, proprio come a Pietro : Tu adesso non puoi seguirmi ; mi seguirai più tardi (Jn 13,36). Berrete certamente il mio calice, ma assidersi alla mia destra o alla mia sinistra, non spetta a me concedervelo (Mt 20,23). Che significa : Non spetta a me concedervelo ? Non spetta a me concederlo ai superbi. Voi, a cui sto ora parlando, siete superbi, perciò ho detto : Non spetta a me concedervelo. Ma forse avrebbero potuto dire : Saremo umili. Allora non sarete più voi, mentre io ho detto a voi. Non ho detto che non lo concederò agli umili, ma che non lo concederò ai superbi. Chi invece da superbo si fa umile, non sarà più quello che era prima.

Sante astuzie per scoprire il bisognoso e soccorrerlo.

10. Perciò i predicatori della parola sono ad un tempo giumenti e servitori. Produca allora la terra, se è stata irrigata, il fieno per i giumenti e l’erba per il servizio degli uomini. Tale dev’essere il frutto, perché possa trovar compimento ciò che è detto nel Vangelo : Affinché essi vi ricevano nelle dimore eterne (Lc 16,9). Bada a quel che fai del fieno, bada a quel che compri con una cosa tanto vile. Affinché essi - si dice - vi ricevano nelle dimore eterne, cioè vi riceveranno in quello stesso luogo in cui essi saranno. E perché questo ? Perché chi accoglie un giusto in qualità di giusto, riceverà la mercede del giusto, e chi accoglie un profeta in qualità di profeta, riceverà la mercede del profeta ; e chi darà un bicchiere di acqua fresca ad uno di questi piccoli solo perché è mio discepolo, in verità vi dico che non perderà la sua mercede (Mt 10,41-42). Quale mercede non perderà ? Essi vi riceveranno nelle dimore eterne. Chi dunque non si affretterebbe ? Chi non correrebbe con più speditezza ? Se siete terra, irrigatevi del frutto delle opere di Dio e non dite : “Non ci sono coloro con cui poter produrre questo frutto : i nostri predicatori, i giumenti che trebbiano, cioè gli uomini che ci servono, non hanno bisogno di noi”. Ciononostante tu devi cercare, perché nessuno abbia bisogno, ed infine anche chi non ha bisogno, deve trovare in te quel che magari rifiuta di ricevere. In questo caso egli riceve da te la buona volontà e tu riceverai la pace ; anche se non vuole quel che ti ha dato, egli esige da te il frutto (Cf. Ph 4,17). Tu devi quindi cercare, perché nessuno abbia bisogno, e non devi dire : “ Se mi chiederà qualcosa gliela darò ”. Aspetti dunque che te la chieda ? Nutriresti forse il bove di Dio come un mendico di passaggio ? A lui che chiede tu dai, perché sta scritto : Da’ a chiunque ti chieda (Lc 6,30). E dell’altro che cosa sta scritto ? Beato colui che si preoccupa del bisognoso e del povero (Ps 40,2). Cerca a chi poter dare, perché beato è colui che si preoccupa del bisognoso e del povero, colui che previene l’invocazione di chi gli chiederà. E se tra voi dei soldati di Cristo si trovano nella necessità di chiedere, badate che non abbiano a giudicarvi prima di chiedere. Ma come dici - posso cercare ? Devi essere un osservatore curioso e previdente : guarda e considera come ciascuno viva, come se la passi e come si trovi. Non ti sarà certo rimproverata una tale curiosità, perché così sarai una terra che produce il fieno per i giumenti e l’erba per il servizio degli uomini. Sii curioso e preoccupati del bisognoso e del povero. Uno viene da te per chiedere, mentre un altro devi prevenirlo perché non chieda ! Difatti come di quello che viene a cercarti è stato detto : Da’ a chiunque ti chieda, così di quello che devi tu cercare è stato detto : Si consumi l’elemosina nella tua mano, finché tu non trovi il giusto a cui consegnarla. Bisogna dare infatti anche a questi poveri che chiedono, poiché Dio non ha proibito di far loro l’elemosina. Proprio di essi Cristo dice : Quando fai un banchetto, invita i ciechi, gli zoppi, i deboli, quelli che non hanno modo di ricambiare ; ma la retribuzione ti sarà data nella risurrezione dei giusti (Lc 14,13 Lc 14,14). Invita anche quelli, ciba anche quelli ; mangia quando essi mangiano, rallegrati quando essi si nutrono, perché mentre essi si nutrono del tuo pane, tu ti nutri della giustizia di Dio. Nessuno deve dirvi : “ Cristo ha comandato di dare al servo di Dio, ma non di dare al mendico ”. Tutt’altro : solo un empio potrebbe parlare così. Devi invece dare a quello, ma molto di più a quell’altro. Quello infatti chiede, e proprio attraverso la voce di chi chiede puoi riconoscere a chi dare ; nel caso dell’altro, quanto meno egli chiede, tanto più tu devi fare attenzione per prevenirlo mentre sta per chiedere, o anche, forse, ora non chiede ma un giorno ti condannerà. Perciò, fratelli miei, in questo dovete essere osservatori curiosi, ed allora scoprirete - sol che vogliate davvero scoprirla - l’indigenza di tanti servi di Dio. Ma il fatto è che vi piace ricorrere alla scusa che vi fa dire : “Non lo sapevamo” ; per questo non riuscite a scoprirla.

Cristo ammirabile nell’adeguarsi alle condizioni del più debole.

11. Il Signore stesso aveva una borsa, in cui erano depositate le cose necessarie e contenute le monete per i bisogni di coloro che vivevano con lui e suo ; personali, perché certo l’Evangelista non mente quando dice che il Signore ebbe fame (Mt 4,2 Mt 21,18). Egli volle aver fame per te, perché tu non abbia mai fame in lui che, pur essendo ricco, volle farsi povero per arricchire noi della sua povertà (Cf. 2Co 8,9). Egli dunque ebbe questa borsa e ci è stato anche riferito di alcune pie donne, le quali lo seguivano passo passo nei luoghi in cui si recava per evangelizzare e lo servivano attingendo dai loro stessi averi. Queste donne sono espressamente nominate nel Vangelo, e fra esse c’era anche la moglie di un certo Cusa, procuratore di Erode (Cf. Lc 8,3). Osserva quel che esse facevano. In seguito ci sarebbe stato Paolo, il quale non cercava niente di simile e donava anzi tutto ai suoi provveditori. Ma poiché molti deboli avrebbero cercato queste cose materiali, Cristo volle piuttosto assumere la persona dei deboli. Fu forse in questo più sublime Paolo che Cristo ? Più sublime fu Cristo, perché più misericordioso. Vedendo infatti che Paolo non avrebbe cercato queste cose, procurò di non condannare chi, al contrario, le avrebbe cercate e volle offrire un esempio al debole. Allo stesso modo, egli vide che molti avrebbero affrontato le sofferenze del martirio con propensione e con gioia, esultando nella loro passione, dimostrandosi forti e combattenti e maturi per il Regno, ma vide anche certi altri che sarebbero rimasti turbati al sopraggiungere della passione : allora perché questi non venissero meno, ma sapessero conformare la loro volontà umana alla volontà del Creatore, Cristo volle assumere la loro persona durante la sua stessa passione, dicendo : L’anima mia è triste fino alla morte ; ed ancora : Padre, se è possibile, passi da me questo calice ! (Mt 26,38). Insegnò così ciò che avrebbe detto il debole, ma subito dopo indicò ciò che il debole avrebbe dovuto fare : Tuttavia, Padre, si compia non quel che voglio io, ma quel che vuoi tu (Mt 26,39). Egli pertanto, come durante la sua passione assunse la persona dei deboli, raffigurandola nel suo corpo, essendo anch’essi sue membra (non invano era stato detto : I tuoi occhi videro le mie imperfezioni, e tutte saranno scritte nel tuo libro (Ps 138,16)), così nel possedere la borsa e nell’esigere in qualche modo il sostentamento, che non deve essere richiesto ma offerto, accolse in sé la nostra indigenza. Lo accolse Zaccheo, e con gioia (Cf. Lc 19,6). E a chi ne derivò il beneficio ? A Cristo o a Zaccheo ? Ma davvero, se non l’avesse accolto Zaccheo, non ci sarebbe stato un posto da abitare per il creatore del mondo ? O se Zaccheo non l’avesse nutrito, avrebbe sofferto l’indigenza colui che con cinque pani aveva saziato tante migliaia di persone ? Quando perciò uno accoglie un santo, l’aiuto va a chi l’accoglie, non a chi viene, accolto. Durante quella gran fame, Elia non veniva forse nutrito ? Non c’era un corvo a portargli pane e carne, una creatura cioè che serviva il servo di Dio (Cf. Re 1R 17,6) ? Eppure egli fu mandato a nutrirsi da una vedova, per ricevere da lei un qualche aiuto non come un soldato, ma come un provveditore.

Il buon cristiano scopre facilmente le necessità dei servi di Dio.

12. Parlavamo dunque, o fratelli, del dovere di nutrire i poveri. Poiché il Signore aveva la borsa, quando egli disse a Giuda, che, stava per tradirlo : Quel che hai da fare, fallo presto (Jn 13,27), gli altri Apostoli non capirono questa parola e pensarono che gliela avesse detta per invitarlo a preparare qualcosa da dare ai poveri. È vero che aveva la borsa : sta scritto nel Vangelo. Avrebbero potuto pensare al soccorso dei poveri, se il Signore non l’avesse avuto per abitudine ? Dunque da quel che gli veniva dato e veniva riposto nella borsa, si attingeva per dare ai poveri, che Dio ci ha insegnato a non disprezzare. Ma se non disprezzi il povero, quanto meno devi disprezzare il bue che trebbia in questa aia ? Quanto meno il tuo servo ? Se non ha bisogno del cibo, egli forse ha bisogno del vestito ; se non ha bisogno del vestito, forse ha bisogno di un tetto, forse sta costruendo una chiesa, forse sta facendo degli utili lavori nella casa di Dio, e magari spera che tu ti accorga e preoccupi di lui che è bisognoso e povero. Tu invece, terra dura, sassosa, male irrigata o inutilmente irrigata, pensi di scusarti dicendo. “ Non sapevo, non immaginavo, nessuno me l’ha detto ”. Nessuno te l’ha detto ! Ma Cristo non cessa di dirti, il Profeta non cessa di dirti : Beato colui che si preoccupa del bisognoso e del povero (Ps 40,2). Non vedi la cassa vuota del tuo superiore, ma vedi certamente levarsi su l’edificio, nel quale potrai entrare e pregare. Non ti sta forse dinanzi agli occhi ? A meno che non pensiate, fratelli, che i vostri superiori accumulano tesori ; eppure ne conosciamo tanti che non solo non accumulano, ma sono in difficoltà negli stessi quotidiani bisogni, anche se c’è chi rifiuta di crederlo ; e voi potreste scoprirli, se lo voleste, se volgeste lo sguardo attorno, se foste vigilanti ed attenti per produrre dei frutti. Vi ho detto quel che ho potuto e come ho potuto. Credo, d’altra parte, d’essermi aperto con voi - come dichiara l’Apostolo - e comprendiate che non vi ho detto questo perché lo facciate con me. Conceda Dio che non vi abbia detto invano tali cose ; conceda Dio che voi siate una terra ben irrigata, non sassosa, come quella dei Giudei, i quali per questo meritarono di ricevere delle tavole di pietra, ma una terra fertilissima, che, essendo irrigata, dà i suoi frutti all’agricoltore. Del resto anche quelli, pur avendo un cuore di pietra, di cui sono simbolo le tavole di pietra, offrivano le decime. Voi gemete, ma nulla ancora esce da voi. Se gemete, state per partorire ; se state per partorire, dovete partorire. Perché dovrebbe essere vano e sterile il vostro gemito ? Le viscere sono in preda alle doglie, ma non hanno nulla da dare alla luce ? Egli irriga i monti dalle alte sue stanze ; del frutto delle tue opere sarà saziata la terra. Beati quelli che operano, beati quelli che ascoltano con frutto queste cose, beati quelli che non gridano invano ! Del frutto delle tue opere sarà saziata la terra. Tu fai crescere il fieno per i giumenti e l’erba per il servizio degli uomini. Ma perché questo ? Perché dalla terra possa trarre il pane. Quale pane ? Cristo. Da quale terra ? Da Pietro, da Paolo, dagli altri dispensatori della verità. Ascolta perché il pane è tratto dalla terra : Abbiamo - si dice - questo tesoro in vasi d’argilla, affinché l’eccellenza della virtù sia di Dio (2Co 4,7). Egli è il pane che è disceso dal cielo (Cf. Jn 6,41) per essere poi tratto dalla terra, quando viene predicato attraverso la persona fisica dei suoi servi. La terra produce il fieno, onde si tragga il pane dalla terra. Quale terra produce il fieno ? Le popolazioni religiose e sante. E da quale terra dev’essere tratto il pane ? La parola di Dio è tratta dagli Apostoli, dai dispensatori dei sacramenti di Dio, mentre ancora camminano su questa terra e portano un corpo terreno.

La grazia infinita di Cristo-capo si spande in tutto il Corpo.

13. [v 15.] Ed il vino rallegra il cuore dell’uomo. Nessuno pensi ad inebriarsi, o meglio : ogni uomo pensi ad inebriarsi ! Quanto è magnifico il tuo calice inebriante (Ps 22,5). Non vogliamo dire che nessuno si deve inebriare. Inebriatevi, ma bisogna vedere con che cosa. Se ad inebriarvi è il magnifico calice del Signore, questa vostra ebbrezza apparirà nelle vostre opere, apparirà nel santo amore per la giustizia, apparirà infine nell’estasi della vostra mente, che si volge dalle realtà terrene al cielo. Perché abbellisca la sua faccia con l’olio. Vedo che gran frutto si trae da questa terra, se produce il fieno per i giumenti. Tali servi non vendono ciò che danno : essi non sono rivenditori del Vangelo e gratuitamente donano perché gratuitamente hanno ricevuto. Essi godono per le vostre opere buone, perché questo costituisce il vostro vero vantaggio : non vi chiedono infatti ciò che hanno dato, ma vi richiedono il frutto. Ma che cos’è l’abbellimento della faccia con l’olio ? È la grazia di Dio, vale a dire un certo splendore che deve manifestarsi, come dice l’Apostolo : A ciascuno poi è dato lo Spirito per la manifestazione (1Co 12,7). Una grazia che, propria degli uomini, si fa evidente agli uomini per sviluppare tra loro il santo amore, viene chiamata olio per il suo divino splendore. E poiché in Cristo essa apparve nella sua forma più eccelsa, tutto il mondo lo ama : anche se quaggiù egli fu disprezzato, ora è adorato da ogni gente, perché a lui appartiene il regno ed egli dominerà sulle genti (Ps 21,29). In verità, è tanto grande la sua grazia che molti di quelli, che in lui non credono, pure lo lodano e dicono di non voler credere in lui perché nessuno può eseguire ciò che egli ordina. Sono trattenuti dal lodarlo quelli che infierivano con i loro rimproveri contro di lui. Comunque, egli è amato da tutti e da tutti è annunziato, ed essendo stato unto in modo speciale, è per questo Cristo. Cristo infatti significa “unto” ; per l’unzione è appunto chiamato Cristo. In ebraico Messia, in greco Cristo, in latino Unto, ma egli unge e consacra l’intero suo corpo. Perciò tutti coloro che vengono a lui, ricevono la grazia onde si abbellisca la loro faccia con l’olio.

Pane del cielo e vino spirituale è la Verità, ossia Cristo.

14. E il pane conforta il cuore dell’uomo. Che significa questo, fratelli ? Si direbbe che il testo stesso voglia farci capire di che pane si parli. Difatti il pane materiale conforta lo stomaco e il ventre ; ma c’è un altro pane che conforta il cuore, perché è il pane del cuore. Del pane aveva parlato già prima : perché possa trarre il pane dalla terra ; ma non aveva spiegato di che pane si trattasse. Ed il vino rallegra il cuore dell’uomo. Si avverte subito che si parla del vino spirituale, perché esso rallegra il cuore dell’uomo. Ma si potrebbe pur sempre pensare che sia detto del vino materiale, in quanto gli ubriachi danno l’impressione di gente dal cuore allegro. Oh, fossero soltanto allegri, senza degenerare nelle risse. Tu mi dici : Chi più allegro di un ubriaco ? Ed io invece : Chi è più matto di un ubriaco e, tanto spesso, chi di lui più iracondo ? C’è dunque un vino che rallegra veramente il cuore e non ha altro effetto se non di rallegrare il cuore. Ma non pensare che questo debba intendersi solo dei vino spirituale, e non già di quel pane. che anche esso sia spirituale, il testo l’ha spiegato con le parole : Ed il pane conforta il cuore dell’uomo. Perciò devi dare al pane lo stesso senso che dài al vino ; nel tuo interno abbi fame e nel tuo interno abbi sete : Beati infatti sono coloro che hanno faine e sete di giustizia, perché essi saranno saziati (Mt 5,6). Quel pane e quel vino non sono altro che la giustizia : sono la verità, e la verità è Cristo (Cf. Jn 14,6). Io sono - egli dice - il pane vivo disceso dal cielo (Jn 6,41), e ancora : Io sono la vite, voi i tralci (Jn 15,5). Ed il pane conforta il cuore dell’uomo.

15. [v 16.] Saranno saziati i legni del campo, ma con questa grazia tratta dalla terra. I legni del campo sono le moltitudini dei popoli. Ed i cedri del Libano, che egli ha piantato. I cedri del Libano, ossia i potenti del mondo, saranno anch’essi saziati. È che il pane e il vino e l’olio di Cristo sono arrivati fino ai senatori, ai nobili, ai re. Sono stati saziati i legni del campo : dapprima sono stati saziati gli umili, successivamente anche i cedri del Libano, ma quelli che il Signore stesso ha piantato. I buoni cedri sono i fedeli devoti, e questi egli ha piantato. Difatti anche gli empi sono cedri del Libano, perché sta scritto : Il Signore abbatterà i cedri del Libano (Ps 28,5). Il Libano è un monte, ed ivi esistono effettivamente gli alberi di questa specie, tutti molto vetusti ed imponenti. Ma Libano in altro senso, come leggiamo negli autori che ne hanno trattato, viene interpretato come “ candore ”. Il Libano sta per candore, ed un tale candore sembra essere quello di questo secolo, che ora splende e rifulge nella sua magnificenza. Ivi sono i cedri del Libano, che il Signore ha piantato, e questi alberi, che il Signore ha piantato, saranno saziati. Infatti l’albero - egli dice - che il Padre mio non ha piantato, sarà sradicato (Mt 15,13). Ed i cedri del Libano, che ha piantato.

Rigoglio di vita monastica e comunitaria.

16. [v 17.] Lì i passeri faranno il loro nido. La casa della folaga è guida per essi. Dove i passeri faranno il nido ? Sui cedri del Libano. Sappiamo già chi siano i cedri del Libano : sono i nobili del mondo, gli uomini illustri per stirpe, ricchezze ed onori. Anche tali cedri sono saziati, quelli - s’intende - che ha piantato il Signore. Su questi cedri i passeri fanno il nido. E chi sono i passeri ? Ad essere esatti, i passeri sono uccelli e volatili del cielo ; però si è soliti chiamare passeri i volatili più piccoli. Dunque ci sono alcuni esseri spirituali che fanno il loro nido sui cedri del, Libano, cioè vi sono alcuni servi di Dio che ascoltano la parola contenuta nel Vangelo : Abbandona tutte le tue cose, o anche : Vendi tutte le tue cose e dàlle ai poveri ed avrai un tesoro nei cieli ; poi vieni e seguimi (Mt 19,21). Questo non l’hanno solo ascoltato i grandi, ma l’hanno ascoltato anche i piccoli, e l’hanno voluto mettere in pratica anche i piccoli per essere spirituali : non si uniscono nel vincolo del matrimonio, non assumono la sfibrante cura dei figli, non hanno sedi proprie alle quali siano stabilmente legati, ma scelgono una forma di vita in comune. Ed allora che cosa hanno abbandonato questi passeri, se essi non sono che gli esseri più piccoli di questo mondo ? Che cosa hanno abbandonato ? Forse qualcosa di grande ? Uno si è convertito, ha abbandonato l’umile dimora di suo padre, appena un letto e una cassapanca. Eppure si è convertito, si è fatto passero, si è messo a ricercare le cose spirituali. Bene, molto bene ! Non dobbiamo schernirlo né dirgli : “ Non hai abbandonato nulla ”. Non deve insuperbirsi chi invece ha abbandonato tante cose (Cf. Mt 4,18 Mt Mt 4,21). Per seguire il Signore che cosa poté abbandonare Pietro, se sappiamo che era un pescatore ? Ed il suo fratello Andrea, ed i figli di Zebedeo, Giovanni e Giacomo, che erano anch’essi pescatori ? Eppure che cosa dissero ? Ecco noi abbiamo abbandonato tutto, e ti abbiamo seguito (Mt 19,27). Il Signore non disse all’Apostolo : “ Hai dimenticato la tua povertà ; che cosa hai abbandonato per averne in ricompensa tutto il mondo ? ” Molto ha abbandonato, fratelli miei, davvero molto chi ha abbandonato non solo tutto ciò che aveva, ma anche tutto ciò che desiderava di avere. Quale povero infatti non si esalta nella speranza di riuscire in questo mondo ? E chi non desidera ogni giorno di aumentare quel che possiede ? Questo ardente desiderio è stato nettamente troncato : cresceva smisuratamente, è stato invece limitato e circoscritto. Si dirà allora che non, si è abbandonato niente ? Certamente Pietro aveva abbandonato tutto il mondo ed ebbe perciò in ricompensa tutto il mondo. Come quelli che non hanno nulla, e che possiedono tutto (Cf. 2Co 6,10). Sono molti a far questo : lo fanno quelli che hanno poco, e vengono e diventano passeri utili. Sembrano davvero piccoli, perché non hanno l’altezza connessa ad una dignità del mondo ; però fanno il nido sui cedri del Libano. Difatti anche i cedri del Libano, i nobili, i ricchi, i grandi di questo mondo, accogliendo con riverente timore le parole : Beato colui che si preoccupa del bisognoso e del povero (Ps 40,2), si mettono a guardare le loro cose, i loro poderi e tutte le risorse superflue, che lì fanno apparire grandi, e le offrono ai servi di Dio : donano campi, donano giardini, costruiscono chiese e monasteri, raccolgono i passeri perché essi possano fare il loro nido sui cedri del Libano. Sono dunque saziati i cedri del Libano, che il Signore ha piantato, e lì faranno i passeri il loro nido. Guardate tutta la terra, per vedere se non è proprio così. Se ho parlato di queste cose, è perché non solo ho creduto, ma ho anche visto : l’esperienza stessa me le ha fatte capire. Cercate in mezzo alle terre vastissime voi che le conoscete, ed osservate in quanti cedri del Libano fanno il loro nido quei passeri, di cui vi ho parlato.

Cristo guida e rifugio del servo di Dio vivente in comunità.

17. Tuttavia, fratelli miei, questi passeri, se sono spirituali e pur se fanno il loro nido sui cedri del Libano, non debbono sopravvalutare i cedri del Libano né pensare che siano superiori quelli da cui sono riforniti di quanto è loro necessario. Essi sono passeri, mentre quelli sono cedri del Libano. Perciò guida dei passeri è la casa della folaga. Pur se i passeri fanno il loro nido sui cedri del Libano, tuttavia non sono i cedri dei Libano guida dei passeri. Ecco saranno saziati i legni del campo, cioè tutti i popoli, saranno saziati anche i cedri del Libano che il Signore ha piantato, cioè tutti i fedeli nobili ed illustri. Lì, ossia sui cedri del Libano, faranno i passeri il loro nido, in quanto quelli offriranno i rami delle risorse, di cui dispongono, per accogliere quei piccoli esseri spirituali. Questo appunto offrono, questo fanno i cedri del Libano, che il Signore ha piantato : lo fanno e lo fanno volentieri ; sanno quel che fanno e sanno quel che ricevono. Eppure, anche se i passeri fanno il loro nido sui cedri del Libano, guida per essi è la casa della folaga. Qual è la casa della folaga ? La folaga - come tutti sappiamo - è un uccello acquatico, che abita o negli stagni o nel mare. Essa difficilmente o mai ha quella che si può chiamare la sua casa sulla costa, ma piuttosto nelle zone esistenti in mezzo all’acqua e quindi, per lo più, nelle rocce circondate dall’acqua. Comprendiamo quindi che è la roccia la casa appropriata per la folaga, la quale in nessun’altra parte abita più sicura e stabile se non nella roccia. In quale roccia ? Nella roccia che sta salda sul mare. Anche se è percossa dai flutti, è essa che spezza i flutti senza esserne spezzata : questa è la grandezza della roccia che sta salda sul mare. Quanti flutti violenti batterono la nostra roccia, che è Cristo Signore ? Contro di lui si sfracellarono i Giudei : essi si infransero, egli rimase intatto. E chiunque voglia imitare Cristo deve vivere in questo mondo, cioè in questo mare dove fatalmente andrà incontro a furiose tempeste, senza mai cedere né al vento né ai flutti, ma tutto affrontando e rimanendo intatto. Perciò la casa della folaga è ad un tempo resistente ed umile. Non sulle vette possiede la folaga la sua casa, eppure niente è più solido e niente è più umile di quella casa. Sui cedri certo i passeri fanno il loro nido in ragione delle necessità del tempo presente, ma come guida hanno quella pietra, che è battuta dai flutti e non si spezza : essi infatti imitano i patimenti di Cristo. Qualora poi i cedri del Libano si mostrino adirati, provocando molestia e scandalo ai servi di Dio ricoverati tra i loro rami, avverrà che i passeri voleranno via da loro, ma guai a quel cedro che resterà senza i nidi dei passeri ! Difatti i passeri non naufragheranno, né periranno, perché la casa della folaga è guida per essi.

Cristo roccia divina a salvezza di tutti.

18. [v 18.] Che cosa segue poi ? I monti altissimi per i cervi. I cervi rappresentano gli uomini grandi e spirituali, che superano nella loro corsa tutte le zone spinose dei cespugli e delle selve. Egli rende perfetti - si dice - i miei piedi come quelli del cervo, e mi stabilirà sopra le vette (Ps 17,34). Debbono dunque raggiungere gli alti monti, i più alti precetti di Dio ; debbono pensare alle cose sublimi, ritenere quello che ha speciale rilievo nelle Scritture e trovare la propria santificazione nelle verità supreme, perché sono per i cervi quei monti altissimi. E che dire delle bestie più umili, ad esempio del lepre e del riccio ? Il lepre è un animale piccolo e debole, il riccio è anche spinoso ; uno è un animale timido, l’altro è un animale ricoperto di spine. E che altro simboleggiano queste spine se non i peccatori ? Chi pecca quotidianamente, anche senza commettere peccati gravi, è come se fosse ricoperto di piccolissime spine. Per il fatto che ha paura, è un lepre ; per il fatto che è coperto di peccati piccolissimi, è un riccio, e non è in grado di raggiungere quei precetti sublimi e perfetti. Il motivo è che i monti altissimi sono per i cervi. Ed allora questi altri animali dovranno perire ? No. Come sai che i monti altissimi sono per i cervi, così vedi che cosa si dice subito dopo, degli altri : La roccia offre rifugio ai ricci e ai lepri. Questo perché il Signore si è fatto rifugio (Cf. Ps 9,10) per il povero. Metti quella roccia sulla terra, e sarà il rifugio per i ricci ed i lepri ; mettila sul mare, e sarà la casa della folaga. Dappertutto quella roccia è salutare ! Anche sui monti essa è salutare, perché i monti, privi del fondamento della roccia, sprofonderebbero in basso. Non si diceva forse, poco prima, dei monti : Lassù abiteranno gli uccelli del cielo ; di mezzo alle rocce emetteranno le loro voci (Ps 103,12) ? Dappertutto dunque la roccia costituisce il nostro rifugio : sia quando si leva alta sui monti, sia quando è battuta sul mare dai flutti e non si spezza, sia quando sta ben salda sulla terra, è sempre ad essa che vanno i cervi, la folaga, il lepre ed il riccio. Si battano il petto i lepri, e confessino i ricci i loro peccati : anche se sono ricoperti di piccoli e quotidiani peccati, potranno sempre appoggiarsi alla roccia, la quale ha insegnato loro a ripetere : Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12). La roccia offre rifugio ai ricci e ai lepri.

La Chiesa e i cristiani simboleggiati nella luna e nel sole.

19. [v 19.] Ha fatto la luna a distinzione dei tempi. In senso spirituale qui intendiamo la Chiesa che si sviluppa da umilissime origini e che, in certo modo, invecchia nella mortalità della vita presente, ma per avvicinarsi al sole. Non parlo di questa luna visibile ai nostri occhi, ma di quella che viene indicata con tale nome. Quando questa Chiesa viveva nell’oscurità, quando ancora non appariva e non aveva rilievo, gli uomini erano tratti in inganno sentendosi dire : “ Questa è la Chiesa, questo è il Cristo ” da coloro che volevano saettare nella luna oscura i retti di cuore (Ps 10,3). Ma ora quanto è cieco colui che erra con la luna piena ? Ha fatto la luna a distinzione dei tempi. Quaggiù la Chiesa attraversa una temporale vicenda, ma non durerà sempre questa mortalità : passeranno una buona volta le fasi del crescere e del calare, perché è stata fatta a distinzione dei tempi. Il sole ha conosciuto il suo tramonto. E qual è questo sole, se non quel sole di giustizia, per cui i peccatori, nel giorno del giudizio, piangeranno che non è sorto per loro ? Essi infatti diranno in quel giorno : Abbiamo dunque deviato dalla via della verità, e non ci ha illuminato la luce della giustizia, ed il sole non è sorto per noi (Sg 5,6). Questo sole nasce per colui che conosce Cristo. Ma Cristo si allontana e non è conosciuto da colui che si adira contro il proprio fratello fino al punto di odiarlo. Perciò adiratevi e non vogliate peccare (Ps 4,5). La carità, anche se talvolta si adira al fine di correggere, non è considerata peccaminosa, perché questa sua ira non è tanto radicata da cambiarsi in odio. Se invece l’ira si cambia in odio, allora il sole tramonta sopra la vostra iracondia. Non tramonti il sole - concludiamo - sopra la vostra iracondia (Ep 4,26).

364 20. Ma non pensate neppure, o fratelli, che il sole debba essere adorato da alcuni, perché talvolta nella Sacra Scrittura il sole è simbolo di Cristo. È tale infatti la demenza degli uomini da ritenere di dover adorare qualcosa, quando si dice che il sole è simbolo di Cristo. Adora dunque anche la pietra, dato che essa è simbolo di Cristo (Cf. 1Co 10,5). Come una pecora fu condotto al sacrificio (Is 53,7) ; adora anche la pecora, dato che essa è simbolo di Cristo. Ha vinto il leone della tribù di Giuda (Ap 5,5) ; adora anche il leone, dato che esso è simbolo di Cristo. Vedete dunque quante sono le cose che simboleggiano Cristo, ma in tutte queste si riflette Cristo per semplice analogia, non per propria natura. Vuoi sapere qual è la natura propria di Cristo ? In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio (Jn 1,1). È questa la natura propria di Cristo, mediante la quale tu sei stato fatto. Vuoi conoscerne anche l’altra natura, mediante la quale tu sei stato redento ? E il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi (Jn 1,14). Tutti gli altri termini sono semplici analogie. Intendi bene, sappi capire la Scrittura, distinguendo nettamente tra quello che viene presentato ai tuoi occhi e quello che viene suggerito al tuo cuore.

Cristo, sole di giustizia, affronta deliberatamente la passione.

21. Quel sole dunque - possiamo ormai dirlo senza timore di equivoci - quel sole di giustizia a ragione non sorge per gli empi, anche se lo vorrebbero. È infatti la sapienza stessa che dice : I cattivi mi cercheranno e non mi troveranno (Pr 1,28). Cercheranno e non troveranno ! Per quale ragione ? Perché odiano la sapienza. È la sapienza stessa che parla e dice : I cattivi mi cercheranno e non mi troveranno, perché odiano la sapienza (Pr 1,29). Se dunque la odiano, perché la cercano ? Sì, la cercano, non per goderne, ma per gonfiarsi di orgoglio : la cercano a parole, ma l’odiano nella loro condotta. Difatti il santo Spirito della scienza fuggirà la finzione, e si ritirerà dai pensieri, che sono senza intelligenza (Sg 1,5). Quel sole perciò non sorge per gli empi e non sorge per i cattivi. Ma dell’altro sole che cosa sta scritto ? Egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i cattivi, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti (Mt 5,45). Perciò di quel sole di giustizia questo Salmo esprime un certo qualcosa in senso mistico : vediamo infatti che tali fenomeni avvengono anche nella creazione secondo l’ordine delle cose visibili. Il sole ha conosciuto il suo tramonto. Che significa : Il sole ha conosciuto il suo tramonto ? Cristo ha conosciuto la sua passione : il tramonto di Cristo è precisamente la sua passione. Ma forse il sole tramonta in modo da non sorgere più ? Forse colui che dorme, non si volgerà per rialzarsi ? (Ps 40,9) Non ha forse egli detto : Ho dormito e mi sono turbato ? e non è detto di lui : Innalzati sopra i cieli, o Dio (Ps 56,5-6) ? Perciò il sole ha conosciuto il suo tramonto. Che significa : ha conosciuto ? Significa che ha voluto il tramonto e che questo gli è piaciuto. E come dimostriamo che l’ha conosciuto, cioè che gli è piaciuto ? C’è forse qualcosa che Dio non conosce ? C’è qualcosa che Cristo non conosce ? Eppure egli, alla fine del mondo, dirà ad alcuni : Non vi conosco (Mt 7,23). Perciò, come nel passo : Non vi conosco, il senso non è : “ mi siete ignoti ”, ma “ non mi piacete ”, così anche qui ha conosciuto il suo tramonto vuol dire che gli è piaciuto il suo tramonto. Se non gli fosse piaciuto, come avrebbe potuto patire ? Per l’uomo infatti, proprio perché non è quel sole, la passione si impone anche se non gli piace : egli patisce anche quel che non vuole. Il Signore invece non patirebbe, se non gli piacesse. In altre parole, non tramonterebbe se non conoscesse il suo tramonto, perché egli stesso ha detto : Ho il potere di dare la mia vita ed ho il potere di riprendermela : nessuno può togliermela, ma da me stesso io la do (Jn 10,18). Perciò egli ha conosciuto il suo tramonto.

Dio permette le tentazioni, il cui esito dipende però anche dalla libertà umana. Diverso il valore delle diverse espressioni scritturali.

22. [vv 20.21.] E che avvenne quando tramontò il sole, quando cioè il Signore ebbe patito ? Si formò un velo di tenebre negli Apostoli, venne meno la speranza in coloro a cui egli dapprima era apparso grande e come il Redentore di tutti. Perché ? Hai stabilito le tenebre, e si è fatta la notte ; colà vagheranno tutte le bestie della foresta. I leoncelli ruggenti per far preda, chiedendo a Dio il cibo per loro. Che cosa dovrò intendere in senso spirituale con i leoncelli, se non gli spiriti maligni (Cf. Ep 6,12) ? Che cosa dovrò intendere se non quei demoni perversi, che trovano di che pascersi negli errori degli uomini ? Ci sono infatti i principi dei demoni e ci sono i demoni minori quasi insignificanti. Tali demoni cercano di sedurre le anime, ma quelle soltanto in cui non è sorto il sole e non sono che tenebre. Approfittando di queste tenebre, i leoncelli cercano appunto chi divorare. C’è poi il leone più grosso, il principe di tutti questi leoni minori, e che si dice di lui ? Non sapete che il vostro avversario, il diavolo, si aggira come un leone ruggente, cercando chi divorare ? (1P 5,8) La frase : chiedendo a Dio il cibo per loro si spiega perché nessuno può essere tentato dal diavolo, se Dio non lo permette. Il santo Giobbe si trovava dinanzi al diavolo, che però era lontano da lui : per la presenza stava dinanzi a lui, ma per il potere era staccato da lui. Quando mai avrebbe osato tentarlo nella carne o nei beni che possedeva, se non avesse ricevuto il potere di farlo ? E perché viene concesso un tale potere ? Per due ragioni : o per punire i malvagi, o per mettere alla prova i giusti. In tutto questo il Signore agisce con giustizia, e su nessun uomo né su qualche sua cosa ha potere il demonio, se non glielo concede colui a cui appartiene il potere supremo e sublime. Come il diavolo, così l’uomo non ha alcun potere sull’uomo, se non gli viene concesso dall’alto. Ricordiamo quando il giudice dei vivi e dei morti stava dinanzi ad un uomo giudice e si inorgoglì quest’uomo giudice vedendosi Cristo davanti, e gli disse : Non sai che ho il potere o di ucciderli o di metterti in libertà ? Ma colui che era venuto ad insegnare anche a chi lo stava giudicando, rispose : Non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato concesso dall’alto (Jn 19,10 Jn 19,11). Sia l’uomo che il diavolo e qualunque altra specie di demoni non possono nuocere se non per averne ricevuto il potere, ma non nuocciono a quelli che progrediscono nella virtù. Per i cattivi sono come il fuoco con il fieno ; per i buoni sono come il fuoco con l’oro. Giuda fu divorato come il fieno ; Giobbe fu provato come l’oro. Hai stabilito le tenebre, e si è fatta la notte ; colà vagheranno tutte le bestie della foresta. Qui le bestie della foresta si presentano in altro modo. Gli è che tali particolari si intendono in modo sempre diverso, come il Signore stesso è ad un tempo agnello e leone. Che cosa è più diverso di un agnello e di un leone ? Ma quale agnello ? Un agnello tale da vincere. il lupo, da vincere il leone. Il Signore ancora è pietra, è pastore, è porta. Il pastore entra attraverso la porta ; infatti dice : Io sono il buon pastore, e dice anche : Io sono la porta (Jn 10,7 Jn 10,11). Il nome stesso di leone può significare sia il Signore, perché sta scritto : Ha vinto il leone della tribù di Giuda (Ap 5,5), sia il diavolo, perché egli ha calpestato il leone e il dragone (Ps 90,13). Di fronte dunque a queste espressioni di valore figurato, dovete imparare a capire, per non pensare, ad esempio, leggendo che la pietra significa Cristo (Cf. 1Co 10,4), che in tutti i passi in cui ricorre la pietra si parli di Cristo. Essa può significare cose diverse a seconda dei casi : osserva quale posto occupa una lettera nella parola ed allora capirai il suo valore. Se, sentendo la prima lettera nel nome di Dio, tu pensassi che essa vi deve sempre figurare, dovresti cancellarla dal nome del diavolo, perché il nome di Dio comincia con la stessa lettera con la quale comincia il nome del diavolo ; eppure nulla è tanto contrapposto quanto Dio e il diavolo. Vedi dunque quanto è stranamente sordo nelle cose umane e divine chi, fissandosi sulla singola lettera D, dicesse che essa non deve figurare in capo al nome del diavolo, e richiesto del perché, rispondesse : “ Perché questa lettera l’ho letta nel nome di Dio ”. Uno che ragiona così è senz’altro ridicolo, e non merita neppure che tu gliene stia a spiegare il motivo. Non dovete dunque intendere in maniera puerile queste cose divine, sicché, avendo io prima detto che le bestie della foresta significano i gentili e dicendo ora che queste bestie significano i demoni e gli angeli prevaricatori, qualcuno di voi abbia a pensare che dica di esse qualcosa di contraddittorio. Si tratta infatti di similitudini, ed in qualunque luogo si trovano, esse si spiegano secondo il loro particolare contesto. Colà vagheranno tutte le bestie della foresta, Ma dove ? Nella notte che il Signore ha stabilito, perché il sole ha conosciuto il suo tramonto. I leoncelli ruggenti per far preda, chiedendo a Dio il cibo per loro. Ben a ragione il Signore, quando stava per giungere al suo tramonto - vero sole di giustizia che conosce il suo tramonto - disse ai suoi discepoli, vedendone le future tenebre, quando il leone si sarebbe aggirato cercando chi divorare, che quel leone non avrebbe divorato nessuno, se non l’avesse chiesto : Questa notte - disse - Satana ha domandato di battervi come si batte il grano. Ma io ho pregato per te, o Pietro, perché la tua fede non venga meno (Lc 22,31-32). Non è vero forse che Pietro, quando fece il triplice rinnegamento, si trovava tra i denti del leone (Cf. Mt 26,70-74) ? I leoncelli ruggenti per far preda e per chiedere a Dio il cibo per loro.

L’era delle persecuzioni è ormai alla fine.

23. [v 22.] È sorto il sole. Colui che ha detto : Ho il potere di dare la mia vita ed ho il potere di riprendermela, ha conosciuto il suo tramonto, e questa vita l’ha data ; poi è sorto il sole e l’ha ripresa. È sorto il sole, perché il sole è, sì, tramontato, ma non si è spento ! Per coloro che non comprendono il Cristo è ancora notte, per loro non è sorto ancora il sole : insistano quindi per poterlo comprendere, per non divenire preda del leone ruggente. È un fatto che contro coloro, per i quali egli è sorto, non osano portare il loro attacco i leoncelli, perché il testo continua così : È sorto il sole, ed essi si sono riuniti e si acquatteranno nei loro covili. Laddove sorge questo sole, quando cioè Cristo viene conosciuto sulla faccia della terra e glorificato in tutto quanto il mondo, si riuniscono via via in misura crescente i leoncelli : allora smettono di perseguitare la Chiesa quei demoni, che già aizzavano e si accanivano contro la casa di Dio, operando nei figli dell’incredulità. Sta scritto infatti : Seguendo il principe delle potenze dell’aria, il quale ora opera nei figli dell’infedeltà (Ep 2,2). Ma adesso se nessuno di loro più osa perseguitare la Chiesa, è sorto il sole, ed essi si sono riuniti. E dove si trovano ? E si acquatteranno nei loro covili. I loro covili sono i cuori degli infedeli. Quanto son numerosi coloro che si portano acquattati nel loro cuore i leoni ! Ma questi non ne balzano fuori, non si avventano contro la Gerusalemme che è pellegrina quaggiù. Perché non lo fanno ? Perché ormai è sorto il sole e risplende su tutta la faccia della terra.

24. [v 23.] Guarda dunque a quel che segue, dal momento che è sorto il sole, ed essi si sono riuniti e si acquatteranno nei loro covili. E tu che fai, uomo di Dio ? Che fai tu, Chiesa di Dio ? Che fai tu, corpo di Cristo, che hai il tuo capo nel cielo ? Che fai tu, uomo, che ne sei parte integrante ? L’uomo - si dice - uscirà per compiere la sua opera. Compia dunque quest’uomo le opere buone, lavorando tranquillo mentre la Chiesa è in pace, e continui a compierle fino alla fine. Un giorno infatti ci sarà un vasto oscuramento e si scatenerà l’attacco, ma ciò avverrà nella sera, cioè alla fine del mondo. Ma adesso la Chiesa opera nella tranquillità e nella pace, perché sta scritto : L’uomo uscirà per compiere la sua opera ed il suo lavoro fino alla sera.

Cristo agisce nell’opera della creazione e nella rinascita dell’uomo.

25. [v 24.] Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore ! Davvero sono grandi e sublimi. Dove sono state compiute queste opere tanto grandi ? Qual è la stanza in cui Dio risiede, e qui è il seggio in cui egli si è assiso ed ha operato queste cose ? Quale è il luogo in cui egli ha operato queste cose ? Da dove sono derivate all’inizio queste cose tanto belle ? Riferendoci al senso letterale, da dove è derivata nel suo ordine tutta la creazione, la quale procede ordinatamente, è bella ordinatamente, sorge ordinatamente, tramonta ordinatamente e percorre ordinatamente i suoi cicli ? E riferendoci alla Chiesa, in qual modo essa ha ricevuto incremento e sviluppo e perfezione ? In qual modo essa è destinata ad un fine immortale ? Quali sono gli araldi che l’annunciano, quali i misteri che la confermano, quali i sacramenti che la nascondono, quale la predicazione che la rivela ? Quand’è che Dio ha fatto queste cose ? Ne vedo le grandi opere : Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore ! Se mi chiedo dove egli le ha fatte, il luogo non lo trovo, ma comprendo le parole che seguono : Tutte le hai fatte in sapienza. Dunque tutte le hai fatte in Cristo. Sì, proprio in lui che fu disprezzato, schiaffeggiato, sputacchiato, coronato di spine e crocifisso, tutte le hai fatte ! Ecco, io sento quel che tu annunci agli uomini per mezzo di quel soldato, quel che tu predichi alle genti per mezzo di quel santo araldo : Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio ! Ridano di Cristo crocifisso i Giudei, perché per loro è uno scandalo ; ridano di Cristo crocifisso i pagani, perché per loro è una stoltezza : Noi invece - dice l’Apostolo - predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è uno scandalo e per le genti una stoltezza ; ma per i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio (1Co 1,23-24). Tutte le cose hai fatto in sapienza.

26. Si è riempita la terra della tua creatura. Si è riempita la terra della creatura di Cristo. E in che modo ? Il modo lo vediamo : c’è cosa, infatti, che non sia stata creata dal Padre per mezzo di Cristo ? Tutto quel che cammina e striscia sulla terra, tutto quel che nuota nell’acqua, tutto quel che vola nell’aria, tutto quel che gira nel cielo, ed a maggior ragione la terra, tutto quanto il mondo è creatura di Dio. Ma qui viene significata - non saprei di preciso - una certa creatura nuova, della quale l’Apostolo dice : Se uno è in Cristo, è una nuova creatura : le cose vecchie sono passate ; ed ecco, tutte le cose sono diventate nuove, e tutte vengono da Dio (2Co 5,17-18). La nuova creatura, che è stata fatta da lui, sono tutti coloro che credono in Cristo, i quali depongono l’uomo vecchio e rivestono il nuovo (Cf. Ep 4,22 Ep 4,24). Si è riempita la terra della tua creatura. In un luogo della terra fu crocifisso il Signore, in un piccolo luogo cadde, nella terra, quel grano e lì venne a morte, ma produsse un gran frutto. Eri veramente solo, o Signore Gesù, finché non passasti : riconosco la tua voce in un altro Salmo, quando dicesti : Sono veramente solo, finché io non passi (Ps 140,10). Eri dunque solo, finché non passasti ; eri solo, quando conoscesti il tuo tramonto, ma da questo tramonto sei passato a sorgere di nuovo. Sei sorto, hai brillato, sei stato glorificato quando sei salito in cielo, e si è riempita la terra della tua creatura. Il salmo, fratelli, non l’abbiamo ancora finito, ma proprio per questo vogliamo rimandarne una parte, nel nome di Cristo, a domenica prossima.


Agostino Salmi 1032