Agostino Salmi 141

SUL SALMO 141

141 Ps 141

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

Ruminare la parola di Dio.

496 1. La solennità dei martiri, come esige da voi una devota partecipazione, così da noi esige il ministero della parola. La vostra Carità deve tuttavia ricordare quanto ampio sia stato il discorso di ieri. È vero infatti che con l'avidità che distingue la bocca del vostro [uomo] interiore, per tutto il discorso siete stati ad ascoltare come se foste arrivati in quel momento ; questo però non deve farci dimenticare la nostra comune fragilità. Bisogna inoltre rendere onore alle parole che rivestono una incomparabile nobiltà, come è stato scritto : Eccellenti quant'altre mai sono le parole di sapienza del Signore Iddio. Queste parole sono a voi dispensate per mezzo nostro, che siamo strumenti miseri, sicché, mentre il pane è roba di cielo, il recipiente con cui lo si serve è di terracotta. Lo dice l'Apostolo : Abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché il prestigio sia della potenza di Dio (2Co 4,7). Tesoro e pane sono la stessa cosa. Se infatti non lo fossero, non troveremmo scritto in un altro passo, sempre a proposito del tesoro : Un tesoro desiderabile è riposto nella bocca del sapiente ; lo stolto viceversa se lo inghiotte (Pr 21,20). Esortiamo pertanto la vostra Carità a nascondere nel - ci si permetta la parola - ventre della memoria le cose ascoltate : meditatele ancora e col pensiero in certo qual modo ruminatele. Questo infatti è il senso della massima : Un tesoro desiderabile è riposto nella bocca del sapiente ; lo stolto viceversa se lo inghiotte. Avrebbe potuto dire più succintamente : Il sapiente rumina, lo stolto no (Cf. Lv 11,3-4). Questo ruminare poi, a volerlo dire con chiarezza e con termini latini, che significa ? Il sapiente ripensa alle cose ascoltate, lo stolto se ne scorda. Né per altro motivo nella Legge vengon chiamati mondi gli animali che ruminano e immondi quelli che non ruminano, se è vero che in se stesso ogni essere creato da Dio è mondo (Cf. Gn 1,31). Dinanzi a Dio creatore il porco è mondo alla stessa maniera dell'agnello. Tutte le cose create erano infatti assai buone e, come dice l'Apostolo, ogni creatura di Dio è buona (1Tm 4,4), e ancora : Tutto è puro per chi è puro (Tt 1,15). In se stessi dunque e per natura porco e agnello sono mondi ; come simboli invece l'agnello rappresenta qualcosa di puro, il porco al contrario qualcosa di impuro. L'agnello rappresenta l'innocenza del saggio che medita, il porco il sudiciume dello stolto che dimentica. A motivo della solennità è stato recitato un salmo breve : vediamo se sia possibile esporlo con altrettanta brevità.

2. [v 2.] Con la mia voce ho gridato al Signore. Sarebbe bastato dire : Con la voce ho gridato al Signore, ma forse non senza motivo vi è stato aggiunto quel mia. Sono infatti molti a gridare al Signore non con la loro voce ma con la voce del loro corpo. Ne segue che l'uomo interiore, nel quale Cristo ha cominciato ad abitare mediante la fede (Cf. Ep 3,17), ha da gridare al Signore con la propria voce : non cioè con lo strepito delle labbra ma con l'affetto, del cuore. Ivi non è uditore l'uomo ma Dio. L'uomo non ti ode se tu non gridi con la voce che esce dai polmoni, dalle viscere e dal moto della lingua ; mentre dinanzi al Signore lo stesso pensiero è già un grido. Con la mia voce ha gridato al Signore ; con la mia voce ho elevato suppliche al Signore. La parola : Ho gridato viene specificata dall'aggiunta : Ho elevato suppliche. In effetti elevano il proprio grido al Signore anche i bestemmiatori. Il salmo però, dopo aver segnalato nel verso che precede il fatto del gridare, nel verso successivo spiega in che cosa consista questo grido. Suppone che gli sia chiesto : Che sorta di grido hai elevato al Signore ?, e risponde : Al Signore ho elevato la mia supplica. Mio grido è la mia supplica : non si tratta di ingiuria, di protesta, di bestemmia.

Pregare nella cella interiore del cuore.

3. [v 3.] Effondo davanti a lui la mia preghiera. Che significa : Davanti a lui ? Al suo cospetto. E per " suo cospetto " cosa s'intende ? Là dov'egli vede. Ma che c'è forse un qualche luogo in cui non veda ? Parliamo infatti di luogo posto sotto il suo sguardo quasi che ce ne sia un altro dove il suo sguardo non arrivi. Ma nell'ordine materiale delle cose vedono anche gli uomini, anche gli animali. Lui invece vede anche dove l'uomo non vede : ad esempio, nel tuo pensiero. Nessun uomo lo vede, ma Dio lo vede. Sia dunque la tua preghiera pronunciata là dove la vede soltanto colui che te ne ricompenserà, poiché anche il Signore Gesù Cristo ti comandò di pregare in segreto. Devi quindi essere pratico della tua stanzuccia appartata, devi anche averla ripulita per pregarvi Dio. Dice : Quando pregate non siate come gli ipocriti, che pregano stando in piedi nelle piazze e per le strade per essere osservati dagli uomini. Tu invece, quando preghi, entra nella tua stanzetta e, chiusa la porta, prega il tuo Dio in segreto ; e colui che vede nel segreto le ne ricompenserà (Mt 6,5-6). Se la ricompensa dovranno dartela gli uomini, indirizza pure all'uomo la tua preghiera, ma se chi ti ricompenserà è Dio, rivolgi a lui la tua preghiera e chiudi la porta per non far entrare il tentatore. Questo tentatore non si stanca di bussare per balzar dentro, ma finché trova chiusa la porta deve tirar via. Lo insinua l'Apostolo : è in nostro potere chiudere questa porta, cioè la porta del cuore (non quella fissata alle pareti di casa), poiché è nel cuore che si trova la nostra stanzuccia segreta. Insegnandoci quindi che è in nostro potere chiudere questa porta, diceva : Non fate posto al diavolo (Ep 4,27). Se è entrato e vi ha preso possesso, bada un po' se non sia stato perché tu avevi chiuso male o non t'eri preoccupato affatto di chiudere.

La porta del cuore e la preghiera a porte chiuse.

4. Che s'intende per " chiudere la porta " ? Questa porta ha come due bande : quella del desiderio e quella del timore. Se desideri qualcosa di terreno, ti entra per questa porta ; se temi qualcosa di terreno, egli entra ugualmente per di là. Chiudi dunque in faccia al diavolo la porta del timore e del desiderio, ed aprila a Cristo. Ma come farai ad aprire a Cristo le bande della tua porta ? Desiderando il regno dei cieli e temendo il fuoco della geenna. Il diavolo entra attraverso i desideri mondani, Cristo entra attraverso il desiderio della vita eterna ; il diavolo entra attraverso il timore delle pene temporali, Cristo entra attraverso il timore del fuoco eterno. Guardate ai martiri ! Essi chiusero la porta al diavolo e l'aprirono a Cristo. Il mondo prometteva loro numerosi vantaggi, ma loro se ne risero e chiusero la porta del desiderio in faccia al diavolo. Il mondo minacciava loro le belve, il rogo, la croce, ma essi restarono impavidi e chiusero al diavolo la porta del timore. Vediamo ora se l'abbiano aperta a Cristo : Chi mi avrà confessato dinanzi agli uomini - diceva - anche io lo confesserò dinanzi al Padre mio che è nei cieli (Mt 10,32). Amarono il regno dei cieli, dove Cristo li riconoscerà [per suoi]. Come li riconoscerà ? Venite, benedetti del Padre mio ! possedete il regno che vì è stato preparato fin dall'origine del mondo (Mt 25,34). Proclamerà pubblicamente che sono collocati alla destra. E vediamo ancora se essi abbiano aperto a Cristo la porta del timore, che avevano sbarrata al diavolo. In un unico e identico brano il Signore esorta a fare le due cose, cioè a chiudere al diavolo e ad aprire a lui. Dice : Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima (Mt 10,28). Insegna a sbattere in faccia al diavolo la porta del timore. Non ci sarà dunque proprio nulla da temere ? Non si dovrà per contro aprire la porta del timore a Cristo, dopo che la si è chiusa al diavolo ? Lo precisa subito dopo, quasi a dire : Hai allontanato lui ; ebbene, apri a me. Dice : Temete piuttosto colui che ha il potere di uccidere e l'anima e il corpo nella geenna di fuoco. Or dunque, se hai abbracciato la fede e hai aperto a Cristo, serra l'uscio al diavolo. Dentro c'è Cristo, vi abita lui. A lui rivolgi la tua preghiera, non andare in cerca quasi che egli ti ascolti da lontano. Non ti sta lontano la Sapienza di Dio che raggiunge con fortezza [tutte le cose] da un estremo all'altro e tutte le dispone con soavità (Sg 8,1). Indirizza quindi la tua preghiera dentro di te, riversandola dinanzi a lui. Là sono i suoi orecchi. Infatti non in Oriente, non in Occidente, non nei monti deserti ; poiché giudice è Iddio (Ps 74,7). Se è giudice, vedi un po' quale causa ti trascini nel cuore.

Svuotarsi del proprio spirito per ricevere lo Spirito di Dio.

5. [v 4.] Effondo davanti a lui la mia preghiera, paleso al suo cospetto la mia tribolazione. È una ripetizione : quanto detto nei due versi precedenti lo sì ripete adesso in quelli che seguono. Due frasi abbinate e ripetute. Una è : Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho elevato al Signore la mia supplica ; l'altra è : Effondo davanti a lui la mia preghiera, paleso al suo cospetto la mia tribolazione. La stessa cosa infatti significano : Davanti a lui e : Al suo cospetto ; e la stessa cosa : Effondo la mia supplica e : Paleso la mia tribolazione. Ma quand'è che compi questo ? Chi parla così è nella persecuzione, come s'affretta a precisare : Mentre viene meno il mio spirito. Ma perché viene meno il tuo spirito, o martire provato dalla persecuzione ? Perché io non attribuisca a me stesso le forze di cui dispongo, ma mi renda conto che ogni successo deriva da un altro. In tal senso il Signore ammoniva quanti voleva rendere suoi testimoni. Diceva : Quando vi consegneranno ai giudici, non preoccupatevi di cosa direte ; non siete infatti voi a parlare ma lo Spirito del Padre vostro parlerà in voi (Mt 10,19-20). Venga meno, dunque, il tuo spirito e parli lo Spirito di Dio. Questo il motivo per cui voleva renderli poveri di spirito, dicendo : Beati i poveri di spirito perché di essi è il Regno dei cieli (Mt 5,3). Beati dunque coloro che sono poveri di spirito proprio e ricchi dello Spirito di Dio. Chi invece si lascia guidare dal suo proprio spirito è superbo. Sottometta il suo spirito [a Dio] se vuol ricevere lo Spirito di lui. Andava verso le alture : scenda a valle, poiché andando verso l'alto le acque defluiranno da lui, mentre invece, se scenderà a valle, sarà riempito di acqua e diverrà quel ventre di cui sta scritto : Fiumi di acqua viva usciranno dal suo ventre (Jn 7,38). Ebbene, mentre vien meno in me il mio spirito, paleso al tuo cospetto la mia tribolazione. Son diventato umile e, mancandomi il mio spirito, ho confessato a te [il mio male] e sono stato riempito del tuo Spirito.

La via del giusto e la via dell'empio.

6. Forse la gente venne a sapere che mi era venuto a mancare lo spirito e, dando per disperato il mio caso, diceva : L'abbiamo preso, l'abbiamo schiacciato ; ma tu hai conosciuto i miei sentieri. Loro mi credevano steso a terra, tu invece vedevi come stessi in piedi. I persecutori che mi avevano accerchiato credevano che i miei piedi fossero impastoiati, mentre invece ad avere i piedi avviluppati sono stati loro e per questo sono caduti ; noi al contrario ci siamo alzati e stiamo dritti (Cf. Ps 19,9). I miei occhi son sempre [rivolti] al Signore, poiché egli strapperà i miei piedi dai lacci [che mi hanno teso] (Cf. Ps 24,15). Ho perseverato nel camminare. Infatti chi persevererà sino alla fine, costui sarà salvo (Mt 10,22). Loro mi credevano prostrato a terra, io invece camminavo. Dove camminavo ? Per sentieri che non riuscivano a scorgere quanti mi credevano prigioniero : per i sentieri della tua giustizia, per i sentieri dei tuoi comandamenti. Tu veramente conoscevi i miei sentieri. Non li conosceva il persecutore, altrimenti non mi avrebbe ostacolato lungo il cammino ma vi avrebbe camminato insieme con me. Quali sono queste vie ? Certo quelle di cui in un passo scritturale è detto : Il Signore conosce la via dei giusti, mentre la via degli empi andrà in rovina (Ps 6,1). Non dice : Egli non conosce la via degli empi, ma : Conosce [la via] dei giusti, mentre quella degli empi andrà in rovina. Ciò che lui non conosce va infatti in rovina. In molti passi della Scrittura troviamo che, quando di Dio si dice che riconosce, vuol dire che egli salva, che custodisce, mentre il suo non conoscere equivale a dannare. Per qual motivo (Mt 7,23) ? infatti lui che conosce ogni cosa dirà alla fine : Non vi conosco. Non se ne rallegrino dicendo : Non saremo puniti poiché il giudice non ci conosce. Il fatto stesso che il giudice non li conosca è già castigo. Ebbene, quelle che altrove son chiamate vie note al Signore qui son chiamate sentieri, con le parole : Tu hai conosciuto i miei sentieri. Difatti ogni sentiero è anche via, sebbene non ogni via sia sentiero. E perché mai quelle vie son dette sentieri se non per la loro strettezza ? Difatti, mentre la via degli empi è spaziosa, la via dei giusti è stretta.

Una e molteplice è la via del Signore.

497 7. È lo stesso dire una via e molte vie, come dire una Chiesa e molte chiese, un cielo e più cieli. Son termini usati al plurale e al singolare. La Chiesa si dice una per l'unità che vi regna. Una è la mia colomba ; essa è l'unica di sua madre (Ct 6,8). Per le assemblee di fratelli adunate in varie località si parla invece di molte chiese. Dice : Le chiese della Giudea che erano in Cristo godevano per il fatto che colui che ci perseguitava ora evangelizza la fede che prima bistrattava, e in me glorificavano Dio (Ga 1,22-24). Con tali parole menziona parecchie chiese, mentre riguardo all'unica Chiesa dice : Non siate d'inciampo né ai giudei né ai greci né alla Chiesa di Dio (1Co 10,32). Lo stesso vale per le [molte] vie e per l'unica via, i [molti] sentieri e l'unico sentiero. Perché molti sentieri e un solo sentiero ? Come abbiamo motivato la terminologia " più chiese e una Chiesa ", così dobbiamo addurre il motivo per cui parliamo di più vie e di un'unica via. Si parla di vie di Dio, perché molti sono i suoi comandamenti ; ma, siccome tutti questi comandamenti si riducono a un solo comandamento (quello della carità, che è la pienezza della legge (Cf. Rm 13,10)), per questo le molte vie, consistenti in molteplici precetti, si riducono a una sola via e si chiamano via unica, indicando che la nostra via è la carità. Vediamo quindi se la carità sia davvero una via ; ascoltiamo l'Apostolo. Voglio - dice - mostrarvi una via di gran lunga superiore (1Co 12,31). Di qual via parli, o Apostolo ? Qual è la via che definisci di gran lunga superiore ? Ascolta le mie parole : Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo risuonante o un cembalo sonoro ; e se avessi la profezia e conoscessi tutti i misteri e tutto lo scibile, e se avessi la fede in misura tale da spostare le montagne, ma non avessi la carità, sarei un niente ; e se distribuissi ai poveri tutte le mie sostanze e se consegnassi il mio corpo alle fiamme, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla (1Co 13,1-3). Chiama dunque via di gran lunga superiore la carità. Grande via è questa, fratelli. Grandezza mirabile è in essa contenuta. È certamente questa la via che, per essere superiore [ad ogni altra], è anche la via per eccellenza. Essere infatti superiore è lo stesso che eccellere sugli altri. Nulla quindi è più sublime della via della carità ; eppure in essa non camminano se non gli umili. Sta di fatto però che, quando il salmo parla di suoi sentieri, si riferisce ai precetti della carità. Dice : Tu hai conosciuto i miei sentieri. Tu sai che, quanto soffro per te, lo soffro con amore ; tu sai che è la carità colei che mi fa sopportare ogni prova ; tu sai che, anche nel dare alle fiamme il mio corpo, ho quella carità senza la quale lo stesso gesto [dell'immolazione] non recherebbe all'uomo alcun giovamento.

Il Signore guida nella sua via colui che è mite.

8. Ma chi conosce, o miei fratelli, queste vie dell'uomo se non colui al quale fu detto : Tu hai conosciuto i miei sentieri ? Tutte le azioni che l'uomo compie all'esterno cadono sotto lo sguardo dell'osservatore, ma rimane sempre incerto con quale animo vengano compiute. E quanti empi ci sono che prendono se stessi come norma e, misurandosi appunto su se stessi, dicono di noi che nella Chiesa ci stiamo perché smaniosi di onori, lodi e vantaggi temporali ! Quanti ce ne sono che, nei confronti di me personalmente, dicono che in tanto vi parlo in quanto raccolgo acclamazioni ed elogi, e nel parlarvi non ho altro fine né altra preoccupazione ! Come dimostrar loro che non parlo mosso da questi intenti ? Non mi resta che esclamare : Tu hai conosciuto i miei sentieri. Come fanno a saper loro ciò che nemmeno voi sapete ? Come sanno loro ciò che a mala pena conosco io stesso ? Non voglio infatti essere io giudice di me stesso : chi mi giudicherà è il Signore (Cf. 1Co 4,3-4). Un giorno Pietro, ignaro di se stesso, presunse una certa riuscita, ma il medico che vagliava le sue forze vedeva un ben diverso risultato. Suvvia dunque ! Con cuore devoto e puro gridiamo al Signore, poiché corrisponderà a verità il nostro grido : Tu hai conosciuto i miei sentieri. Vuoi però che egli ti accompagni in tali sentieri ? Sii docile, sii mansueto ! Non essere indomito né superbo ; non procedere scuotendo e alzando la testa come fanno il cavallo e il mulo, bestie prive di ragione (Ps 31,9). Se infatti sarai docile, se sarai mansueto, il Signore ti adoprerà come sua cavalcatura e ti guiderà per le sue vie : egli che dirige i miti nel giudizio e insegna le sue vie ai mansueti (Cf. Ps 24,9). Tu, dunque, hai conosciuto i miei sentieri.

La via del giusto è circondata da insidie.

9. Su questa via in cui cominciavo a camminare mi hanno nascosto un laccio. La via in cui iniziava a camminare è Cristo : lì nascosero un laccio coloro che perseguitano chi è in Cristo, e ciò fecero a motivo del nome cristiano. Lì dunque mi hanno nascosto un laccio. Che c'è in me che possa eccitare la loro gelosia o spingerli alla persecuzione ? Il fatto che sono cristiano. Se veramente perseguitano la mia condizione di cristiano, mi hanno nascosto un laccio nella via in cui cominciavo a camminare. Per quanto è in loro, mi hanno nascosto un laccio nella via in cui mi disponevo a entrare ; per quanto concerne la loro voglia, il loro sforzo, il loro desiderio, essi volevano che nella stessa via io inciampassi nel laccio e vi fossi preso. Ma il Signore conosce la via dei giusti (Ps 1,6), e ancora : Tu hai conosciuto i miei sentieri. È vero che essi avevano tali intenzioni, ma tu non permetti che si servano di te per crearmi scandalo, poiché tu sei la mia via. Questo vale, ad esempio, per gli eretici. Vogliono a nostro danno celare dello scandalo nello stesso nome di Cristo, ma si ingannano. Anche se loro credono di porlo dentro la via, in effetti lo pongono al di fuori, poiché loro stessi sono al di fuori [di detta via] e non possono collocare il laccio là dove loro non possono arrivare. Quanto qui è detto nel salmo è commensurato alla loro volontà, al loro desiderio, al loro convincimento ; tant'è vero che in un altro passo si dice espressamente : Presso i sentieri mi hanno posto degli scandali (Ps 139,6). Quanto si dice qui, e cioè : Nella via, lo si dice in relazione alla loro volontà e al loro desiderio ; l'altra espressione, cioè : Presso la via o, meglio, presso i sentieri, corrisponde invece alla realtà. In effetti è impossibile porre lacci nel sentiero o all'interno della via in se stessa, perché la via è Cristo (Cf. Jn 14,6). Per forza quindi li pongono ai margini della via. Cristo infatti non tollera che pongano inciampi nella via sicché ci sia ostacolato il passaggio ; lascia solo che li pongano ai margini della medesima per impedire che ne usciamo fuori. Quando il pagano viene a dirmi : Tu adori un dio crocifisso, crede di pormi un intoppo in mezzo alla strada. Sbraita contro la croce di Cristo senza averci capito un'acca. Crede di porre in Cristo uno scandalo, che invece pone soltanto ai margini della strada. Se io non mi allontanerò da Cristo né abbandonerò la via, non cadrò nella trappola. Insulti pure, quell'incosciente, a Cristo crocifisso ; permetta però che io guardi la croce di Cristo impressa sulla fronte dei re. In quello che lui schernisce io trovo salvezza. Non c'è atteggiamento più strafottente di quello d'un malato che si burli della sua medicina. Se smettesse di denigrarla, la prenderebbe e guarirebbe. Quella croce è simbolo di umiltà, e lui, traboccante com'è di superbia, non riconosce da che cosa potrebbe essere guarita la gonfiezza della sua anima. Se al contrario io tutto questo riconosco, già cammino all'interno della via, e non solo non arrossisco della croce di Cristo, sicché la porto in segreto, ma giungo a portarla addirittura sulla fronte. Molti sono i sacramenti e diverse le maniere di riceverli : alcuni, come sapete, li riceviamo in bocca, altri li riceviamo con tutto il corpo. Siccome però il rossore si palesa sulla fronte e d'altra parte c'è stato chi ha detto : Chi si sarà vergognato di me dinanzi agli uomini, anch'io mi vergognerò di lui dinanzi al Padre mio che è nei Cieli (Lc 9,26), è stato lui stesso - in certo qual modo - a collocare nel luogo dove si palesa la nostra vergogna l'oggetto ignobile che i pagani deridono. Ti capita di ascoltare uno che insulta un suo simile dandogli dello svergognato : gli dice che è uno sfrontato. Che vuol dire : Essere sfrontato ? Essere svergognato. Che io non abbia la fronte scoperta ! Me la copra la croce del mio Signore ! Dunque, sulla via in cui cominciavo a camminare mi hanno nascosto un laccio, per quanto era in loro e di fatti [lo] posero ai margini della strada. Io al contrario sarò sicuro, se non uscirò fuori strada. Dice la Scrittura : Tu non sai che entri in mezzo a dei lacci (Si 9,20). Cosa vuol dire : In mezzo a dei lacci ? Nella via di Cristo ci son lacci di qua e lacci di là, lacci a destra e lacci a sinistra. Lacci a destra sono le prosperità mondane, lacci a sinistra le avversità mondane ; lacci a destra le promesse, lacci a sinistra le minacce. Quanto a te, entra pure nel groviglio di questi lacci ; non allontanarti dalla via. Non ti incantino le promesse, non ti abbattano i timori. Su questa via in cui cominciavo a camminare mi hanno nascosto un laccio.

Nella tribolazione non attendersi consolazioni umane.

10. [v 5.] Guardavo a destra e vedevo. Guardava verso destra e vedeva : chi guarda verso sinistra diventa cieco. Che significa guardare a destra ? Guardare là dove saranno coloro ai quali verranno rivolte le parole : Venite, benedetti del Padre mio ! possedete il regno (Mt 25,34). Ci saranno poi degli altri, posti a sinistra, ai quali verrà detto : Andate al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli (Mt 25,41). Mentre dunque tutto il mondo, fremente d'ira, minacciava persecuzioni, mentre da ogni parte si levavano numerosi gli insulti e le minacce degli uomini, egli non si curava del presente ma guardava all'avvenire : fissava l'occhio [del cuore] alla destra dove sarebbe venuto un giorno a trovarsi. Considerava d'essere già in quel luogo e vi fissava la mente : vedendone [la magnificenza], sopportava ogni dolore. Quelli invece che lo perseguitavano non vedevano. Per questo, dopo aver detto : Guardavo a destra e vedevo, soggiunge : E non c'era chi mi conoscesse. Difatti, quando tu sopporti le varie avversità, chi penetra nelle tue intenzioni ? chi sa se esse sono volte a destra o a sinistra ? Se nell'affrontare le tribolazioni cerchi l'approvazione degli uomini, sei orientato a sinistra ; se cerchi le promesse di Dio, allora sopporti il male orientato a destra. Se poi sei orientato a destra, vedrai [la luce] ; se invece sei orientato a sinistra, diverrai cieco. Osserva ancora, però, che quando ti volgerai a guardare verso destra non ci sarà chi ti apprezzi. Chi ti consolerà infatti, se non il Signore, al quale tu dici : E tu hai conosciuto i miei sentieri (Ps 141,4) ? Né c'era chi mi conoscesse.

Non fuggire di fronte al persecutore.

11. Mi è stata impedita [ogni] fuga. Quasi fosse circondato da ogni parte ha detto : Mi è stata impedita ogni fuga. Lo scherniscano pure i persecutori ! Di fatti egli è schiacciato, catturato, circondato, sconfitto. Ogni fuga gli è impedita. Ogni possibilità di fuggire è tolta a chi di fatto non fugge. Chi poi non fugge affronta tutti i possibili patimenti per la causa di Cristo : cioè non se ne sottrae col cuore. Quanto al corpo infatti è consentito fuggire : lo concesse e permise il Signore quando disse : Se vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra (Mt 10,23). Viceversa quando uno con l'animo non fugge, allora gli viene impedita la fuga. È tuttavia necessario distinguere fra i motivi per cui non si fugge : se non si fugge perché si è circondati, imprigionati, ovvero perché si è forti. La fuga è negata tanto al prigioniero incatenato quanto all'uomo forte. Qual è allora la fuga che si deve evitare ? quale la fuga che dev'esserci impedita ? Quella di cui dice il Signore nel Vangelo, quando, a proposito del buon pastore, afferma che egli espone la sua propria vita per le pecore, mentre il mercenario e chi non è pastore, quando vede venire il lupo, fugge (Jn 10,11-12). Vede l'aggressore e fugge : perché ? Perché non ha cura delle pecore (Jn 10,13). Una fuga di questo genere era stata negata al nostro salmista, tanto se prendiamo questa espressione del nostro Signore Gesù Cristo, morto per la salvezza di tutti, come detta dal Capo in persona propria quanto se detta dalle sue membra, cioè dai nostri martiri, i quali anche loro hanno sofferto per i propri fratelli. Ascolta cosa dice Giovanni : Difatti come egli ha offerto la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo offrirla per i nostri fratelli (1Jn 3,16). È quindi vero che, quando un martire offre [la sua vita], è Cristo che l'offre, poiché quando loro, subiscono la persecuzione Cristo grida : Perché mi perseguiti ? (Ac 9,4) Mi è stata impedita [ogni] fuga e non v'è chi ricerchi l'anima mia. Non c'è dunque nessuno che ricerchi la sua anima ? I suoi occhi vedono [tanti] uomini con nell'animo la ferocia che li spinge a tramare la sua morte e a versare il suo sangue : come può dire che non c'è chi ricerchi la sua anima ? Inoltre, anche questa frase può essere presa in due diversi significati, come due erano i significati dell'altra frase dove si diceva che gli era impedita ogni fuga. La fuga è impedita e all'uomo imprigionato e all'uomo forte ; l'anima dell'uomo è cercata parimenti da due punti di vista : o dai persecutori o dagli affezionati. Nel nostro caso però : Non c'è chi ricerchi la mia anima è detto dei primi. Perseguitano, è vero, la mia anima e non la ricercano. Se la ricercassero, la troverebbero unita interamente a te e se sapessero cercarla saprebbero anche imitarmi. Perché poi vi convinciate che anche dai persecutori viene ricercata l'anima dell'uomo, [basta che] ricordiate quanto è detto altrove : Siano confusi e svergognati coloro che cercano la mia anima (Ps 39,15).

12. [v 6.] Ho gridato a te, Signore ; ho detto : Tu sei la mia speranza. Quando pativo, quando ero nella tribolazione ho detto : Tu sei la mia speranza. Mia speranza adesso : per questo resisto alla sofferenza ; mia porzione [ereditaria] invece, non adesso, ma nella terra dei viventi. Dio ci darà la porzione [di eredità] nella terra dei viventi, e non sarà qualcosa distinto da lui o estraneo a lui. Cosa darà a chi lo ama se non se stesso ?

13. [v 7.] Presta attenzione alla mia preghiera poiché sono stato umiliato grandemente. Umiliato dai persecutori, umiliato nella confessione. Umilia se stesso all'insaputa di tutti ; dai nemici viene umiliato pubblicamente. Da Dio, al contrario, viene sollevato e in pubblico e nell'intimo della coscienza. In modo invisibile i martiri sono stati già esaltati ; pubblicamente lo saranno nella resurrezione dei morti, quando il nostro corpo corruttibile rivestirà l'incorruttibilità (Cf. 1Co 15,53), quando quella parte di noi contro la quale esclusivamente poterono infierire i persecutori sarà redintegrata. Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima (Mt 10,28). Cos'è ciò che perisce ? cos'è quel che uccidono ? O si permette loro, forse, che quanto hanno ucciso vada perduto ? Non ci andrà. Ascoltane la promessa fatta di persona dal nostro Signore : In verità vi dico, un solo capello della vostra testa non andrà perduto (Lc 21,18). Perché dunque essere in angustia sulla sorte delle altre membra, quando nemmeno un tuo capello potrà essere dannificato ?

498 I nostri peggiori nemici sono il diavolo e i suoi satelliti.

14. Liberami dai miei persecutori. Da chi credete voglia essere liberato attraverso la preghiera ? Da persecutori umani ? Ma è proprio vero che i nostri nemici sono gli uomini ? Abbiamo altri nemici, nemici invisibili, che ci perseguitano sotto altra forma. L'uomo ci perseguita volendo uccidere il corpo, l'altro nemico ci perseguita volendo accalappiare l'anima. Egli dispone anche di strumenti essendo scritto di lui che opera mediante i figli dell'incredulità (
Ep 2,2). Servendosi, di questi suoi strumenti nei quali agisce lui personalmente, perseguita il corpo per ottenere la rovina interiore del cuore. Se infatti pur cadendo il corpo, l'anima resta salda, la trappola va in frantumi e noi siamo liberi (Cf. Ps 123,7). Ci son dunque altri nemici che ci minacciano e dai quali dobbiamo supplicare Dio che ci liberi, che non permetta veniamo sedotti né per la stanchezza causataci dalle tribolazioni mondane né per l'attrattiva di [false] lusinghe. Chi sono questi nemici ? Vediamo se non ce ne abbia lasciata una chiara descrizione un servo del Signore, un soldato perfetto che con loro sostenne gravi combattimenti. Ascolta l'Apostolo, che ti dice : La vostra lotta non è contro la carne e il sangue (Ep 6,12). Non convogliate - sembra dirci - il vostro rancore contro esseri umani, credendoli vostri nemici o supponendo che a demolirvi [spiritualmente] sia la loro inimicizia. Questi uomini che voi temete sono carne e sangue ; ora la vostra lotta non è contro la carne e il sangue. Si espresse così per ridimensionare l'uomo e la sua condizione mortale. Ma contro chi allora ? Dice : Contro i principati e le potestà, contro i reggitori di questo mondo tenebroso (Ep 6,12). All'udire : Reggitori del mondo t'eri spaventato. Sì tratta di " reggitori di questo mondo " : per non subirne quindi gli assalti dovrai forse uscire dal mondo ? Dovrai uscire dal mondo per essere sottratto al loro potere ? Intendi dunque Reggitori del mondo e Reggitori di queste tenebre non nel senso di dominatori del cielo e della terra, poiché l'universo è opera di Dio. Col nome di " mondo " ci si chiamano il cielo e la terra ma ci si chiamano anche gli uomini cattivi. Perché anche questi son chiamati mondo ? Perché amano il mondo, e, se si chiamano tenebre, lo si deve alla loro empietà. Cosa dice infatti l'Apostolo alle moltitudini dei credenti provenienti di frammezzo a loro ? Un tempo foste tenebre, ora però siete luce nel Signore (Ep 5,8). Prima di essere luce eravate tenebra, e notate chi fosse allora il vostro dominatore. Qual principe infatti hanno gli empi se non il diavolo, a quel modo che i buoni, i fedeli, hanno per capo Cristo ? Chiama dunque reggitori del mondo il diavolo e i suoi angeli, nel senso che sono essi a dominare su coloro che amano il mondo, sui peccatori, qualificati come le tenebre di quaggiù. Ecco chi sono i nemici da cui dobbiamo scongiurare il Signore che ci voglia liberare.

Mondo e mondo.

15. Ascolta come in un unico passo della Scrittura, del Vangelo per la precisione, si parli apertamente di mondo e di mondo : del mondo creato da Dio e del mondo dominato dal diavolo, cioè degli amici di questo mondo. In effetti, Dio creò gli uomini ma non creò gli amici di questo mondo. Se infatti amare il mondo è peccato, Dio non ha potuto essere autore del peccato. Ascolta dunque, come avevo iniziato a dire, un testo dove si parla di mondo e di mondo. È stato detto : Egli era in questo mondo (Jn 1,10). Di chi si dice che era nel mondo se non della Sapienza di Dio, cioè di Gesù Cristo ? Di tal Sapienza erano anche state dette le parole che poc'anzi ricordavo : Essa si estende da un confine all'altro [dell'universo] e dispone ogni cosa con soavità (Sg 8,1). Ogni luogo infatti essa raggiunge a causa della sua purità, e nessuna macchia si trova in lei (Sg 7,24-25). Pertanto, egli era in questo mondo e il mondo fu creato per mezzo di lui e il mondo non lo conobbe (Jn 1,10). Hai udito due mondi : Il mondo [che] fu fatto per opera di lui e il mondo [che] non lo volle riconoscere. Non è quindi il mondo creato ad opera di Gesù che viene signoreggiato da quei principi e potentati delle tenebre. È piuttosto quell'altro mondo, quello che non volle riconoscere Gesù o, in altre parole, sono gli amici del mondo, i peccatori, gli iniqui, i superbi, gli increduli (Cf. Ep 6,12). Ma perché chiamare " mondo " i peccatori ? Perché amano il mondo e mediante l'amore fissano la loro dimora nel mondo. È come quando si parla di una casa : termine che indica e l'edificio e gli abitatori del medesimo. Una buona casa normalmente significa un bell'edificio, ma per buona casa si intende anche che son buoni coloro che vi abitano dentro. Analogamente, duplice è il significato della frase : Sta' lontano da quella casa perché è cattiva. È una casa cattiva, stanne lontano, forse perché minaccia di crollare e crollando potrebbe accopparti. Ma lo si potrebbe dire anche in altro senso, ad esempio questo : Tienti lontano da quella casa, che è cattiva, per non impigliarti nel laccio dei cacciatori : per non essere oppresso, tu povero, dal ricco ; per non essere frodato. Come dunque si parla di casa in doppio senso, così anche di mondo. Ma perché dei giusti, che pur sono nel mondo, non si dice che sono il mondo ? Lo dice l'Apostolo : Pur camminando in carne mortale, non combattiamo secondo la carne ; la nostra dimora è infatti nei cieli (2Co 10,3). Il giusto abita nel mondo col corpo, ma il suo cuore è con Dio. Anch'egli merita il nome di " mondo " se senza profitto ascolta [l'invito] di tenere in alto il cuore. Se invece lo ascolta utilmente, abiti davvero in alto, come dice [l'Apostolo] : Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3). Ci son dunque certuni che conducono una vita a livello terreno : il loro desiderio e il loro amore son limitati quaggiù ; quaggiù si logorano e quaggìù sono avviluppati. Ora questi tali a buon diritto son chiamati abitatori del mondo, e, se davvero abitano nel mondo, è giusto chiamarli "mondo", come giustamente son chiamati "casa" gli abitanti di una casa. C'è dunque mondo e mondo. Il mondo fu creato per opera di lui e il mondo non lo riconobbe (Jn 1,10). Ecco, un mondo creato ad opera del Signore e un mondo che non ha conosciuto il Signore. Quanto a te, elogia l'edificio ma ama l'architetto. Non crederti felice perché abiti nell'edificio ; cerca piuttosto di abitare in colui che l'ha costruito.

16. Liberami dai miei persecutori perché si sono rafforzati contro di me. Chi dice : Si sono rafforzati contro di me ? Lo grida il corpo di Cristo : è la voce della Chiesa. Son le membra di Cristo che gridano : Troppo grande è diventato il numero dei peccatori ; e, abbondando l'iniquità, si raffredda in molti la carità (Mt 24,12). Liberami dai miei persecutori perché si sono rafforzati contro di me.

Il giusto desidera essere liberato dal carcere di questo mondo.

17. [v 8.] Trai fuori dal carcere la mia anima, affinché confessi al tuo nome. Varie le interpretazioni degli antichi nei confronti di questo carcere. Non è, forse, errato identificare questo carcere con la spelonca di cui si parla nell'iscrizione del salmo, che ha per titolo : Intelligenza, per lo stesso David quando era nella spelonca, orazione. Questa spelonca sarebbe la stessa cosa che il carcere. Proponiamo alla vostra riflessione due realtà da comprendere ; ma, se ne avremo compresa una, saremo a posto con tutt'e due. Ciò che rende carcere un'abitazione è il motivo [per cui ci si è dentro]. Si può essere in due in uno stesso locale, e per l'uno esso è una casa, per un altro è una prigione. Pensate ai custodi dei carcerati. Anche se li tengono chiusi nelle loro case, certo quelli che si trovano sotto severa vigilanza sono in carcere ; ma dovremo forse dire che sono in carcere anche i loro custodi ? Abitano gli uni e gli altri in una stessa stanza, ma questa stanza è per chi gode la libertà una casa, per chi è prigioniero un carcere. Orbene, a certi commentatori è sembrato opportuno identificare questa spelonca, o carcere, col mondo presente. In tal senso prega anche la Chiesa quando chiede di essere tratta fuori dal carcere, cioè da questo mondo collocato sotto il sole, dove tutto è vanità. Così infatti è detto : Tutto è vanità, e presunzione di spirito in ogni opera dell'uomo, che egli con fatica compie sotto il sole (Qo 1,2-3). Fuori di questo mondo quindi Dio ci promette d'essere un giorno in non so quale pace ; e sarebbe, nell'ipotesi, questo mondo il luogo da cui gridiamo : Trai fuori dal carcere la mia anima. Se infatti è vero che la nostra anima mediante la fede e la speranza è in Cristo - come asserivo poc'anzi : La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3) - tuttavia è anche vero che il nostro corpo è in questo carcere, cioè in questo mondo. Se pertanto dicesse : Trai fuori dal carcere il mio corpo, senza esitazione per " carcere " intenderemmo il mondo. Ricordiamoci tuttavia del fatto che noi siamo ostacolati da certi desideri terreni, contro i quali ci tocca lottare ed essere in guerra, in quanto vedo nelle mie membra un'altra legge che è in contrasto con la legge della mia mente (Rm 7,23). Per questo motivo, forse, diciamo [al Signore] che sottragga la nostra anima da questo mondo, cioè dai travagli e dalle molestie di questo mondo. Non è infatti mia prigione la carne che tu hai creata, ma la corruzione della carne, le sue molestie, le sue tentazioni.

Ci attende l'incorruttibilità.

18. Ci sono stati poi altri interpreti che hanno visto nel corpo stesso la prigione e la spelonca, di cui si dice [nel salmo] : Trai fuori dal carcere la mia anima. Ma anche questa interpretazione è, in parte almeno, claudicante. Che gran richiesta infatti è [dire a Dio] : Trai fuori dal carcere la mia anima, nel senso di : Libera la mia anima dal corpo ? Non escono forse dal corpo anche le anime degli assassini e dei delinquenti, per incontrare pene peggiori di quelle che dovevano sostenere qui in terra ? Che gran richiesta è poi pregare [Dio] che tragga fuori dal carcere la mia anima, quando è inevitabile che essa, presto o tardi, lo abbandoni ? Il giusto potrebbe forse dire : Fa' che io muoia presto, libera la mia anima dalla prigione del mio corpo. Ma, se è troppo frettoloso, non ha la carità. Deve certo desiderare questa liberazione e aspirarvi con tutto il cuore, come diceva l'Apostolo : Avendo desiderio di essere sciolto [dai legami del corpo] e d'essere con Cristo : cosa di gran lunga migliore (Ph 1,23). Ma dove sarebbe allora la carità ? Ragion per cui egli continua : Ma il restare nella carne [è] necessario per il bene vostro (Ph 1,24). Ci sottragga dunque Dio ai legami del corpo, ma quando sarà sua volontà. Quanto al corpo in se stesso, è vero che lo si potrebbe chiamare prigione, non nel senso che sia prigione il corpo stesso quale fu creato da Dio, ma in quanto porta la pena della mortalità. Nel nostro corpo infatti ci sono due elementi da valutare con attenzione : l'opera di Dio e la pena del peccato. La forma [esterna] del corpo, la posizione eretta, la facoltà di muoversi, l'ordine delle membra, la disposizione degli organi sensoriali, la capacità di vedere, di udire, di odorare, il gusto, il tatto, ognuna di queste cose che formano la struttura, così unita e così distinta, del nostro corpo non poteva essere opera se non di Dio, autore di tutte le cose, celesti e terrestri, le più alte e le più basse, quelle visibili e quelle invisibili. Ma allora cos'è che nel corpo costituisce la nostra punizione ? L'essere la nostra carne corruttibile, fragile, mortale, misera. Tutto questo non ci sarà più una volta conseguito il premio. Non che saremo senza corpo, poiché il corpo risorgerà. Ma cos'è quello che non ci sarà più ? La corruzione. Difatti il nostro essere corruttibile si rivestirà d'incorruttibilità (Cf. 1Co 15,13). Se pertanto tua prigione è la carne, non dire questo del tuo corpo [in quanto tale], ma della corruttibilità del tuo corpo. In effetti, il tuo corpo è stato creato buono da un Dio che è buono ; tuttavia, essendo egli giusto, e giudice [giusto], vi ha cacciato dentro la corruttibilità. Il corpo è un dono gratuito, la miseria del corpo un tormento. Se dunque [il salmista] dice : Trai fuori dal carcere la mia anima, vuol forse significare : Trai fuori dalla corruzione la mia anima. Intendendo il testo in questa maniera non diciamo bestemmie, ma ci atteniamo a un'interpretazione consistente.

Liberati dal corpo, loderemo perfettamente Dio.

19. Voglio finalmente, fratelli, dirvi un'altra opinione. Forse ha detto : Trai fuori dal carcere la mia anima nel senso di : Libera[mi] dall'angustia. Quando infatti si sta bene, anche una prigione sembra larga ; quando invece si è tristi, anche una prateria è stretta. Costui pertanto prega d'essere liberato dall'angustia. È vero infatti che nella speranza gode la spaziosità [del regno celeste], in concreto però attualmente egli è nella strettezza. Osserva le angustie dell'Apostolo. Dice : Non trovai riposo al mio spirito poiché non vi incontrai il mio fratello Tito (2Co 2,13). E in un altro passo : Chi è infermo senza che diventi infermo anch'io ? chi è scandalizzato senza che io ne bruci ? (2Co 11,29) Se pertanto era infermo e bruciava, non era forse fra le pene e come in una prigione ? Sono però queste pene che, mediante la carità, producono la corona. Tant'è vero che lo stesso Apostolo in un altro passo dice : Mi resta la corona della giustizia, che darà a me in compenso il Signore, giudice giusto, quando arriverà quel giorno (2Tm 4,8). Proprio di questo trattano le parole : Trai fuori dal carcere la mia anima, affinché confessi al tuo nome. Liberata ormai dalla corruzione, cos'ha da confessare ? Lassù non ci saranno più peccati ma ci sarà la lode. E "confessare" si intende proprio in due diversi significati : quello di confessione dei peccati e quello di confessione della lode di Dio. La confessione nel senso di accusa dei peccati è cosa nota ; anzi tanto nota che, non appena in una lettura si ode il nome " confessione ", tanto se lo si dice nel senso di lode quanto se lo si dice nel senso di accusa, subito ci si batte il petto. Che dunque il nome " confessione " abbia attinenza col peccato, è cosa risaputa ; cerchiamo ora una confessione che significhi lode. Dove la troveremo ? Nella Scrittura leggi queste parole : E questo direte nella [vostra] confessione : Tutte le opere del Signore sono buone assai (Si 39,20-21). Evidentemente qui " confessione " è detto nel senso di lode. E in un altro passo dice il Signore : Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra (Mt 11,25). Cosa confessava ? Forse i peccati ? Per Cristo, dunque, confessare altro non era se non lodare. E ascolta questa lode del Padre. Diceva : Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25). Ebbene, siccome terminate le angustie che ci causa la corruttibilità della nostra condizione attuale noi abiteremo nella casa di Dio, allora tutta la nostra vita non sarà altro che una lode di Dio. Più volte vi è stato esposto come lassù, mancando i bisogni, verranno a cessare tutte le varie faccende imposte dal bisogno, né ci saranno attività [da svolgere]. Non parlo [del lavorare] di giorno e di notte, poiché la notte non ci sarà più, ma anche di giorno - quell'unico giorno [che è l'eternità] - non ci sarà più alcuna occupazione a cui dedicarci. Dovremo solo lodare colui che amiamo e che allora ci sarà dato anche contemplare. Ora non lo vediamo, eppure lo desideriamo e lo amiamo ; lassù lo ameremo vedendolo [svelatamente], e potremo non lodarlo ? Tutt'altro ! La nostra lode non avrà fine, come non avrà fine l'amore. Se quindi è vero che questa sarà la nostra attività lassù, certo trai fuori dal carcere la mia anima affinché confessi al tuo nome. Difatti, beati coloro che abitano nella tua casa : ti loderanno, nei secoli dei secoli (Ps 83,5). Questa lode ora ce l'impedisce la nostra prigione, poiché il corpo corruttibile appesantisce l'anima (Sg 9,15). Non appesantisce l'anima il corpo in quanto tale (poiché anche nell'aldilà avremo il corpo) ma il corpo in quanto soggetto a corruzione. Ciò che dunque costituisce la nostra prigione non è il corpo ma la corruttibilità del corpo. Trai fuori dal carcere la mia anima affinché confessi al tuo nome. La voce con cui il testo continua porta il timbro del Capo : è la voce del nostro Signore Gesù Cristo. È la stessa che trovavamo anche ieri verso la fine [del salmo]. Se ben ricordate, anche ieri l'ultima espressione era questa : Solitario sono io finché non sarò passato (Ps 140,10). Oggi qual è ? Me attenderanno i giusti finché tu non mi abbia ricompensato.


Agostino Salmi 141