Agostino Salmi 436

436 2. Ebbene, miei fratelli, cantiamo questo salmo delle ascensioni ascendendo col cuore. Perché infatti potessimo ascendere c’è stato chi è disceso fino a noi. Un giorno Giacobbe vide una scala dove - a quel che gli fu mostrato - c’erano persone che salivano e scendevano (Cf. Gn 28,12). Due categorie di persone egli vide e noi possiamo identificare in quei che vide ascendere i proficenti, in quei che scendevano i regredienti. In realtà nel popolo di Dio si riscontrano queste due sorte di persone : alcuni progrediscono, altri regrediscono. Quanto alla scala in se stessa, poteva significare soltanto la prima [delle due categorie], ma è meglio, forse, intendervi tutti i buoni, cioè tanto coloro che avanzano come coloro che retrocedono. Non si parla infatti - e questo a ragion veduta - di gente che cade ma solo che scende, e c’è una differenza di fondo tra scendere e cadere. Diciamo infatti che per essere Adamo caduto (Cf. Gn 3,5), Cristo è disceso. L’uno cadde, l’altro scese. Il primo cadde per la superbia, il secondo scese, mosso da misericordia. Né è stato lui l’unico a discendere. Se si riferisce al cielo, è stato certamente lui il solo a discenderne ; molti santi però lo hanno poi imitato e sono scesi fino a noi : e questo tanto oggi quanto nei tempi passati. Abitava infatti in una eccezionale, diciamo così, altezza di cuore l’Apostolo per poter affermare : Se con la mente ci esaltiamo è per Dio (2Co 5,13). Se quindi si esaltava con la mente, ciò accadeva in quanto si elevava a Dio. Superava con la mente la fragilità umana, i limiti imposti dal tempo agli esseri mondani, e ogni realtà che nascendo e tramontando fa mostra della sua vanità. Sono infatti transitorie tutte queste cose. Egli al contrario abitava col cuore - per quanto gli era consentito - in una contemplazione ineffabile a proposito della quale egli ci riferisce di avervi udito parole ineffabili, che l’uomo non è in grado di ripetere (Cf. 2Co 12,4). Erano cose che egli non avrebbe potuto raccontare a te ; quanto a lui personalmente, invece, ebbe certo la visione (comunque sia stata) di ciò che a te non avrebbe potuto riferire. Pertanto, se avesse preferito restar sempre nella visione di ciò che non poteva rivelarti, egli mai ti avrebbe innalzato là dove anche tu avresti potuto vedere qualcosa. Che fece allora ? Si abbassò. Dice infatti nel suo testo : Se con la mente ci esaltiamo è per Dio, se siamo assennati è per voi (2Co 5,13). Che significa : Essere assennati ? Parliamo in modo che voi possiate comprendere. Come Cristo : il quale nascendo e affrontando la Passione entrò nella categoria del linguaggio umano, in quanto è facile all’uomo parlare di un altro uomo. Nei confronti di Dio, al contrario, come potrebbe l’uomo descriverne l’intima natura ? Facile è, invece, per l’uomo parlare di un altro uomo. Orbene, per invitare i grandi ad abbassarsi al livello dei piccoli e parlar loro (naturalmente !) solo di cose grandi, Lui, che era il grande per eccellenza, si fece piccolo, ordinando poi ai grandi di andarlo ad annunziare ai piccoli. Quanto vi dico ora, voi l’avete ascoltato mentre si leggeva l’Apostolo. Se siete stati attenti, egli diceva così : Non potei parlare a voi come a spirituali, ma vi parlai come a gente carnale (1Co 3, l). Sulle alture dunque egli dialoga con gli uomini spirituali ; mentre, per parlare alla gente carnale, deve scendere in basso. E lo scendere in basso significò per lui - voi lo sapete parlare degli abbassamenti di Cristo. Ecco in che modo Giovanni ci parla del Verbo come sussiste in sé : In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto per mezzo di lui è stato fatto e senza di lui non è stato fatto nulla (Jn 1,1-3). Comprendi, se puoi. Prendilo : è un cibo. Ma tu mi obietti : “ È vero che è un cibo, ma io sono un bambino. Debbo essere ancora nutrito con latte finché non diventi capace di masticare il cibo solido ”. Tu dunque hai bisogno di essere nutrito col latte, mentre quel cibo è troppo solido. Ebbene, ecco quel cibo diventare carne e quindi capace di passarti per la gola. È come quando la madre prende un qualche nutrimento per trasmetterlo al bambino : prima lo assimila e trasforma in latte. Così fece il Signore, cibo degli Angeli. Il Verbo si fece carne (Jn 1,14) e divenne latte, per cui l’Apostolo può dire : Vi ho dato del latte da bere, non del cibo solido : non eravate infatti ancora in grado di tollerarlo, ma neanche ora lo siete (1Co 3,2). Dando questo latte si abbassò al livello dei piccoli e, siccome si abbassò, poté dare colui che si era abbassato. Dice infatti : Giudicai forse di saper altra cosa fra voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso ? (1Co 2,2) Se avesse detto solamente : Gesù Cristo, si sarebbe potuto intendere anche il Gesù Cristo secondo la divinità, secondo la sua natura di Verbo presso Dio, insomma di Gesù Cristo Figlio di Dio. Ma questo Gesù, cioè un Gesù delineato in questa maniera, i piccoli non lo comprendono. Come farlo comprendere, allora, a chi si nutre di latte ? Dice : Gesù Cristo e questi crocifisso. Succhia ciò che egli è divenuto per te, e crescerai fino a [capire] ciò che è in sé. Ma ci sono coloro che ascendono e coloro che discendono. Sì, in quella scala c’è gente che va in su e gente che va in giù (Cf. Gn 28,12). Chi sono coloro che ascendono ? Coloro che progrediscono nella intelligenza delle cose spirituali. Chi sono invece coloro che scendono ? Coloro che nei limiti consentiti all’uomo godono della intelligenza delle realtà spirituali, tuttavia si abbassano al livello dei piccoli per dir loro quel tanto che possono capire. Nutriti di latte [dai primi], i piccoli s’irrobustiscono e diventano capaci di nutrirsi dello stesso cibo spirituale. Così, fratelli, fu di Isaia : uno di quelli che si abbassarono fino a noi, tanto è vero ci sono noti i gradini per i quali discese. Parlando infatti dello Spirito Santo, dice : Si poserà su di lui lo spirito di sapienza e d’intelletto, lo spirito di consiglio e di fortezza, lo spirito di scienza e di pietà, e lo spirito del timore del Signore (). Comincia con la sapienza e scende fino al timore. Pertanto, se il tuo precettore per istruirti scende dalla sapienza fino al timore, tu, suo alunno, se profitti [del suo insegnamento], devi ascendere dal timore fino alla sapienza. Sta infatti scritto : Principio della sapienza è il timore del Signore (Pr 1,7). E ora ascoltate il salmo. Mettiamoci dinanzi allo sguardo un uomo che voglia salire. Dove salire ? Nel cuore. E partendo da dove ? Dall’umiltà, cioè dalla valle del pianto. E per arrivar dove ? A quella meta ineffabile che, per non essere in grado di descrivere, il salmista qualificava con il luogo che [Dio] ha disposto (Ps 83,7).

Criteri per riconoscere il vero progresso spirituale.

3. Quando dunque una persona comincia a disporre le sue ascensioni o, per dirla più apertamente, quando un cristiano comincia a pensare sul serio al progresso [spirituale], subito gli tocca subire le critiche degli avversari linguacciuti. Se uno non ne ha ancora subite, è segno che non ha fatto progressi ; chi non ne subisce mai, a progredire non ha nemmeno cominciato. Vuol comprendere [un uomo siffatto] che cosa stiamo dicendo ? Avanti ! Faccia l’esperienza delle cose che stiamo insieme ascoltando. Cominci a progredire, cominci ad ascendere almeno con la volontà. Si decida a disprezzare le cose terrene, caduche e temporali ; disprezzi la felicità offerta dal mondo ; pensi a Dio solo. Non riponga la sua gioia nei guadagni ; se gli capita un rovescio di fortuna, non s’avvilisca ; sia disposto a vendere tutti i suoi averi per darli ai poveri e così seguire Cristo. Vedremo poi come egli saprà diportarsi di fronte alle critiche dei diffamatori, di coloro che gli muoveranno obiezioni a non finire e, quel che è peggio, che vorranno allontanarlo dalla via della salvezza a forza di (saggi !) consigli. Se infatti uno si erge a consigliere di un altro, lo fa perché vuol provvedere alla sua salute, perché ha da suggerirgli qualcosa di vantaggioso. In realtà quel tale, mentre vuol dare suggerimenti [utili alla salute], lo ostacola nella via della salute. E proprio per questo, perché cioè sotto il manto del consigliere nasconde il veleno dell’omicida, lo si qualifica come lingua ingannatrice. Ecco perché il salmista, dando inizio alle sue ascensioni, rivolge a Dio una preghiera contro le male lingue e dice : O Signore, mentre ero tribolato io ho gridato a te e tu mi hai esaudito. Come lo ha esaudito ? Collocandolo sui gradini per i quali si ascende.

Il pericolo delle lodi umane.

4. [v 2.] All’inizio delle sue ascensioni è stato esaudito : vediamo ora l’oggetto della sua preghiera. O Signore, libera l’anima mia dalle labbra maligne e dalla lingua ingannatrice. Quando una lingua è ingannatrice ? Quando è insidiosa, quando all’apparenza ci si presenta per consigliare mentre in realtà mira al danno e alla rovina. Sono coloro che dicono : “ Ma ti metterai davvero a fare quel che nessun altro ha fatto ? Che sia tu l’unico ad essere cristiano ? ”. Se a questa gente dalla lingua insidiosa e dalle labbra inique si replica mostrando che anche altri fanno le stesse cose o se, leggendo il Vangelo, trova da sé delle pagine dove il Signore le prescrive o le riscontra praticate aprendo gli Atti degli Apostoli, cosa risponde ? “ Non riuscirai a mantenere i tuoi propositi ; è troppo arduo quel che intraprendi ”. E alcuni ti distolgono facendo leva sulla paura, altri ti opprimono ancora più prepotentemente a furia di lodi. È vero infatti che la vita cristiana è così eccellente d’avere ormai conquistato il mondo intero ; è vero che il prestigio di Cristo è così grande che nemmeno i pagani osano criticarlo e che egli, persona superiore ad ogni rimprovero, a quanto si legge, ha detto : Va’, vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e seguimi (Mt 19,21). Ebbene, siccome non si osa muovere delle obiezioni né a Cristo né al Vangelo (a Cristo anzi non si possono fare nemmeno delle rimostranze), ecco che la lingua ingannatrice cambia tattica e per ostacolare loda. Se mi lodi, incoraggiami. Perché schiacciarmi con la tua lode ? Faresti meglio a coprirmi di vituperi che non di false lodi. Se infatti volessi ingiuriarmi, cosa mi diresti ? “ Ma via ! Codesto genere di vita è sconcio, è cattivo ”. Siccome però sai che, dicendo così, potresti essere tu stesso schiacciato dal peso dell’autorità evangelica, cambi tono e per dissuadermi usi un altro metodo. Mi tributi lodi false, perché io non raggiunga la lode vera. Dico di più : vuoi impedirmi di raggiungere Cristo elogiando lo stesso Cristo. Mi dici : “Ma cos’hai per la testa ? È vero che ci sono riusciti altri, tu però non ce la farai ! È vero che stai salendo ma cadrai ! ”. Sembrerebbe uno che ti dia buoni suggerimenti ; invece è un serpente, è una lingua ingannatrice, è saturo di veleno. Prega contro chi ti parla così, se vuoi ascendere, e di’ al tuo Dio : O Signore, libera l’anima mia dalle labbra maligne e dalla lingua ingannatrice.

Efficacia della parola e degli esempi.

5. [vv 3.4.] Ti dirà il tuo Signore : Che cosa ti sarà dato o aggiunto contro la lingua ingannatrice ? Cioè : Che cosa ti sarà dato come risorsa contro la lingua ingannatrice ? Cosa potrai contrapporre alle insidie della lingua ingannatrice e difendertene ? Che cosa ti sarà aggiunto ? Ti interroga per metterti alla prova ; difatti risponderà lui stesso alla sua domanda. Agganciandosi infatti alla domanda da lui posta risponde : Frecce acute di persona potente con carboni distruttori o devastatori. Che tu legga distruttori o devastatori (nei diversi codici si ha questa diversa lezione), il significato non cambia. Notatelo ! Dei carboni si dice che sono devastatori perché a furia di devastare e di distruggere riducono facilmente una terra alla desolazione. Cosa sono questi carboni ? La vostra Carità comprenda prima cosa siano le frecce. Le frecce acute di persona potente sono la parola di Dio. Ecco, le si scaglia e trapassano il cuore. Ma dai cuori così trafitti dal dardo della parola di Dio si sviluppa l’amore, non ne risulta la morte. Sa bene il Signore come si scaglino frecce che suscitano l’amore, e nessuno più bellamente scaglia queste frecce d’amore di colui che saetta mediante la parola [di Dio]. Costui colpisce il cuore dell’amante e così lo aiuta ad amare. Lo colpisce per renderlo un innamorato. Scagliamo dunque frecce tutte le volte che parliamo. Quanto ai carboni che devastano, cosa sono ? Sarebbe poco ricorrere alle parole quando si ha da combattere contro una lingua ingannatrice e contro labbra inique ; sarebbe poco se ci si limitasse alle parole. Occorrono gli esempi ; e gli esempi sono i carboni che devastano. In che senso si affermi che devastano, eccolo detto in breve alla vostra Carità. Innanzitutto osservate come si debba procedere con questi esempi. La lingua lusinghiera, se è veramente lusinghiera, non avrà di meglio che dire : “ Guarda che potresti anche non riuscire nei tuoi propositi. È già molto che ci abbia provato ”. Tu conosci le direttive del Vangelo. Hai la freccia, ma non ancora i carboni ; e c’è da temere che la freccia da sola non prevalga sulla lingua ingannatrice. Eccoti a disposizione anche i carboni. Fa’ conto che Dio cominci a dirti : “ Come ? Tu non puoi ? Ma se lo può quell’altro ? E quell’altro ancora che già c’è riuscito ? Sei forse tu più gracile di quel senatore o più debole di quel tale o di quell’altro ? Sei forse più fragile di tante donne ? Ci sono riuscite tante donne e non ci riusciranno gli uomini ? Ci sono riusciti tanti ricchi, cresciuti conducendo una vita comoda, e non ce la faranno i poveri ? ”. Potrebbe rispondere [il chiamato] : “ Ma io ho commesso tanti peccati, sono un gran peccatore ”. Gli si elencano allora quei tali che avevano molti peccati ma poi amarono con ardore tanto più grande quanto più numerose erano state le colpe commesse e perdonate. Di loro è detto nel Vangelo : Colui a cui poco è stato perdonato poco ama (Lc 7,47). Gli si elencano questi episodi e gli si fa il nome di persone che ci sono riuscite. In questo modo egli riceve in cuore la freccia : non solo, ma vi si aggiungono anche i carboni che producono la desolazione e ogni pensiero di terra viene in lui devastato. Che significa : “ Viene devastato ? ”. È ridotto alla condizione di terra devastata. C’erano in lui molte erbacce, molti pensieri carnali, molte affezioni mondane. Ora tutto questo viene incenerito all’accendersi di questi carboni apportatori di desolazione, e il luogo così devastato diviene puro, al segno che, avvenuta questa purificazione, Dio vi può costruire il suo edificio. Abbattuta la dimora del diavolo, vi si costruisce l’edificio di Cristo. Se invece vi fosse restato il diavolo, Cristo non avrebbe potuto costruirvi il suo edificio. Arrivano i carboni della devastazione e demoliscono l’edificio del male, e nel luogo così devastato subentra la mole dell’edificio della felicità eterna. Osservate pertanto perché siano stati chiamati carboni. È perché quanti si convertono al Signore sono gente che, da morta che era, ritorna in vita. Infatti i carboni che vengono accesi, prima che li si accenda sono spenti, e i carboni spenti si chiamano brace morta, mentre quelli accesi brace viva. Ebbene, gli esempi dei tanti peccatori che si convertono al Signore vengono chiamati carboni. Avrai anche tu udito la gente dire meravigliata : “ Eppure io quel tale lo conoscevo. Era un ubriacone, uno scellerato, un appassionato del circo e dell’anfiteatro, un imbroglione. Guarda che servo di Dio è ora diventato, che vita santa conduce ” ! Non stupirti ! È un carbone ; tu godi al vederlo vivo mentre quand’era morto l’avevi pianto. Orbene, lodalo pure perché è vivo, ma, se comprendi cosa sia una lode assennata, prendi quel carbone vivo e avvicinalo ad un altro che è morto, affinché si accenda. Voglio dire : se sai di uno che è ancora pigro nel seguire Dio, avvicinagli quel carbone che un tempo era spento. Abbi insomma quella freccia, che è la parola di Dio, e abbi il carbone che devasta. Così potrai affrontare le labbra inique e la lingua lusinghiera.

Buoni e cattivi mescolati nel tempo.

6. [v 5.] Cosa segue ? Eccoti uno che è stato colpito da dardi infuocati : riceva anche i carboni che lo devastino. In tal modo è in grado di parare i colpi della lingua lusinghiera e delle labbra inique ; può ascendere per i gradini, ha cominciato a progredire. Ma la sua vita scorre ancora in mezzo ai cattivi, ai peccatori : l’aia non è stata ancora nettata. Forse che, per il fatto di essere divenuto grano, può già considerarsi dentro al granaio ? Al contrario, si sentirà compresso necessariamente dalla molta paglia che l’attornia ; e quanto più progredirà tanto maggiore sarà l’acume con cui vedrà gli scandali che avvengono, e gravi, nel popolo [di Dio]. Uno che non progredisce non avverte alcun disordine ; un Cristiano che non sia vero Cristiano non si accorge dei falsi Cristiani. È quanto ci ha insegnato il Signore, o fratelli, nella parabola del grano e della zizzania. Quando la pianta crebbe e spuntò il frutto allora apparve la zizzania (Mt 13,26). Cioè : nessuno, prima che sia diventato personalmente buono, è in grado di scorgere i cattivi. Proprio per questo la zizzania apparve quando la pianta crebbe e spuntò il frutto. Ecco viceversa un cristiano che ha cominciato a progredire. Egli subito avverte la presenza dei cattivi e nota molti mali che prima non era in grado di percepire. Sicché, levando al Signore il suo grido, dice : Ohimè, quanto il mio peregrinare si prolunga ! Mi sono allontanato davvero molto da te ; remota è la terra del mio esilio. Non sono di certo arrivato a quella patria dove vivrò lontano da ogni malvagio ; non sono arrivato a quella convivenza di angeli dove non avrò da temere scandali. Perché non ci sono ancora arrivato ? Perché il mio peregrinare si prolunga. Peregrinare equivale ad essere in esilio, e pellegrino è colui che abita in terra straniera, non nel suo paese. Dice : Il mio peregrinare si prolunga. Ma dove si prolunga ? Capita talvolta, miei fratelli, che un uomo espatriando venga a trovarsi tra gente migliore di quella in mezzo alla quale viveva nel suo paese. Ma non è certo così per quanti siamo esuli dalla Gerusalemme celeste. È vero infatti che, cambiando paese, ci si può a volte trovar bene anche nella terra ove ci si reca ; è vero anche che nella terra dove si va pellegrini s’incontrano amici fidati che non si era riusciti a trovare in patria. Se uno è stato espulso dalla patria, doveva certo avervi dei nemici, sicché in esilio può davvero aver trovato quella gente [amica] che in patria non aveva. Ma non è così di quella patria che è la Gerusalemme [celeste], dove tutti sono buoni. Chiunque si trova lontano da lei è in mezzo a cattivi, dai quali non sarà separato se non quando ritornerà nella società degli angeli, quando cioè raggiungerà il luogo da cui fu bandito. Lassù tutti sono giusti e santi ; tutti si beano del Verbo di Dio senza bisogno di leggerlo o di scriverlo. Vedono infatti nel volto di Dio ciò che per noi è stato trascritto nelle pagine [dei Libri sacri]. Che magnifica patria ! Patria veramente grande, e sventurati coloro che da una tal patria vivono lontani !

Isacco e Ismaele simboli di due comunità.

7. La parole del salmista : La mia peregrinazione si prolunga, sono dette in primo luogo da tali esuli ; sono cioè parole della Chiesa che tribola in questo mondo. Sono gli accenti di colei che grida da un’estremità all’altra della terra, come è detto nell’altro salmo : Dall’estremità della terra ho gridato a te (Ps 60,3). Chi di noi può gridare da un estremo all’altro della terra ? Né io né tu né lui, ma a gridare dagli estremi confini della terra è la Chiesa nel suo complesso, è tutta intera l’eredità di Cristo. Sua eredità è infatti la Chiesa, e della Chiesa fu detto : Chiedi a me, e ti darò le genti per tua eredità e per tuo dominio i confini della terra (Ps 2,8). Il dominio di Cristo si estende dunque fino agli estremi confini della terra, e questo dominio sono i santi, tutti i santi che in Cristo formano un solo uomo, poiché dov’è Cristo ivi è la santa unità. Ebbene, è questo l’unico uomo che dice : Dall’estremità della terra ho gridato a te, mentre era angosciato il mio cuore (Ps 60,3). L’esilio di questo uomo è lungo e ha luogo in mezzo ai cattivi. Si suppone ora che qualcuno gli vada a chiedere : Ma con chi abiti, per gemere così ? Ed egli : La mia peregrinazione si prolunga. Potrebbe lagnarsi così se fosse in mezzo ai buoni ? Certo se si trovasse in compagnia di buoni non direbbe : Ohimè ! Questa infatti è un’esclamazione di chi sta in miseria : è la voce del disgraziato e dell’infelice. Infelice sì, ma nella speranza che a lui deriva dall’aver almeno imparato a gemere. Ci sono infatti molti che, pur essendo miseri, non gemono ; che, pur essendo esuli, non vogliono tornare in patria. Il salmista al contrario vuole tornarvi, conoscendo l’infelicità del suo esilio ; anzi, per il fatto stesso che l’ha riconosciuta è sulla via del ritorno, e comincia a salire iniziando a cantare il Cantico dei gradini. Ma si può sapere dove si trova mentre geme o in mezzo a quale gente abita ? Ho abitato nelle tende di Cedar. Essendo, questa, una parola ebraica, voi certo non l’avete compresa. Che significa : Ilo abitato nelle tende di Cedar ? Cedar, per quanto ricordiamo dalle traduzioni dei nomi ebraici, significa “ tenebra ”, e, reso in lingua latina, il termine corrispondente è, appunto, “ tenebre ”. Ora voi sapete che Abramo ebbe due figli : li ricorda l’Apostolo, il quale afferma che erano simbolo dei due Testamenti. Di quei due figli uno era nato dalla schiava, l’altro dalla donna libera (Cf. Ga 4,22). Ismaele era nato dalla schiava ; Isacco da Sara, donna libera che lo ottenne mediante la fede, deposta che ebbe la sua incredulità ostinata (Cf. Gn 16,15). Tutt’e due quei figli discendevano da Abramo, ma non furono tutt’e due suoi credi. Ecco : uno nasce da Abramo ma non ha parte nella sua eredità, l’altro ne è anche crede. Non solo figlio ma anche crede. Ebbene, in Ismaele sono rappresentati tutti coloro che servono Dio in maniera carnale : coloro che rientrano nell’ambito del Vecchio Testamento, come afferma l’Apostolo : Voi che volete essere sotto la legge, non avete letto la legge ? Poiché sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera. Le quali cose sono state dette per allegoria : le due donne figurano i due testamenti (Gn 21,2). Quali sono i due testamenti ? Il Vecchio e il Nuovo Testamento. Sono da Dio l’uno e l’altro, il Vecchio e il Nuovo, come furono da Abramo tanto Ismaele quanto Isacco. Ma Ismaele dice riferimento al regno terreno, Isacco al regno dei cieli. Per questo il Vecchio Testamento aveva delle promesse terrene, una Gerusalemme terrena, una Palestina terrena, un regno terreno, un’economia salvifica terrena consistente nell’assoggettamento dei nemici, nella moltitudine dei figli e nell’abbondanza dei raccolti. Tutte queste sono promesse terrene, che in forza della tipologia debbono essere prese in senso spirituale. Pertanto la Gerusalemme terrena era figura del regno celeste e il regno terreno era figura del regno dei cieli. Parimenti, Ismaele dalla parte dell’ombra, Isacco dalla parte della luce. Per cui, se Ismaele è nell’ombra, niente di strano che l’avvolgano le tenebre. Le tenebre infatti non sono altro che ombre più dense, e Ismaele è nelle tenebre, mentre Isacco nella luce. Lo stesso è della Chiesa di quaggiù : tutti coloro che fan parte della Chiesa ma si volgono a Dio per chiedergli cose terrene sono ancora dalla parte di Ismaele. E proprio costoro osteggiano gli uomini spirituali nel loro progresso, e ne sparlano, avendo labbra inique e lingua lusinghiera. Contro questa gente pregava il salmista ormai sulla via delle ascensioni ; e gli furono somministrati dei carboni capaci di devastare e delle frecce acute opera del Potente. In mezzo a tale gente egli continua a vivere finché tutta l’aia non verrà nettata col ventilabro. Per questo dice : Ho abitato nelle tende di Cedar. Difatti le stesse tende di Ismaele vennero chiamate Cedar. Così infatti reca il libro della Genesi, quando insegna che Cedar sta dalle parti di Ismaele. Ebbene, Isacco vive insieme con Ismaele. Cioè : i seguaci di Isacco vivono in mezzo ai seguaci di Ismaele (Cf. Gn 25,13). I primi vogliono ascendere verso le altezze, gli altri fan di tutto per ricacciarli in basso ; i primi si propongono di volare verso Dio, gli altri tentano di strappar loro le penne. Così infatti si legge nell’Apostolo : Ma come allora il figlio secondo la carne perseguitava quello secondo lo spirito, così anche ora (Ga 4,29). in conclusione, gli spirituali hanno da subire persecuzioni da parte dei carnali. Ma cosa dice la Scrittura ? Scaccia la schiava e suo figlio, poiché non deve il figlio di una schiava essere erede insieme con mio figlio Isacco (Gn 21,10). Ma quando avverrà questa cosiddetta “ cacciata ” ? Quando l’aia sarà nettata. Per il momento però, prima cioè che i cattivi vengano cacciati fuori : Ohimè, quanto il mio peregrinare si prolunga ! Abito nelle tende di Cedar. E subito ci indica chi faccia parte di queste tende di Cedar.

437 8. [v 6.] Per molto tempo ha peregrinato la mia anima. Perché tu non pensassi a una migrazione corporale, ti dice che è stata l’anima a peregrinare. Il corpo emigra cambiando luogo, l’anima muovendosi con l’affetto. Se ami la terra, ti estranei da Dio ; se ami Dio sali verso Dio. Esercitiamoci nell’amore di Dio e del prossimo per tornare alla carità. Se cadiamo in terra, imputridiamo e marciamo. Quanto all’uomo del nostro salmo, è vero che era caduto, ma ci fu chi si abbassò fino a lui per farlo risalire. Ripensando però al tempo in cui era andato peregrinando, diceva di aver peregrinato nelle tende di Cedar. Perché ? Perché per molto tempo ha peregrinato la mia anima. Comincia ad essere esule dal [suo] paese quando inizia l’ascesa. E come non aveva emigrato col corpo, così non è col corpo che ascende. Ma dov’è che ascende ? Dice : Le ascensioni nel cuore (Ps 83,6). Dunque risale col cuore, ma non potrebbe risalire mediante ascensioni spirituali se non fosse stata l’anima ad andare peregrinando. Di fatto, prima di raggiungere la meta, per molto tempo ha peregrinato l’anima mia. Dove ? Nelle tende di Cedar.

Insania dei donatisti e di ogni scismatico.

9. [v 7.] Tra quelli che odiavano la pace, ero pacifico. Ascoltate pure, fratelli carissimi, queste parole, ma non potrete esperimentare quanto sia vero ciò che cantate finché non avrete cominciato a praticarlo. Per quanto ve lo ripeta, comunque ve lo spieghi e con qualsiasi parola ve lo presenti, non vi entrerà in cuore se non lo precederanno le opere. Cominciate a fare, e vedrete di che cosa parliamo. Ad ogni parola vi scenderanno lagrime dagli occhi, e il salmo sarà cantato [con frutto.] e il cuore attuerà ciò che si canta nel salmo. Quanta gente infatti, pur acclamando con la voce, è muta col cuore ! Mentre quanta ce n’è che, tacendo colle labbra, grida con l’affetto ! E le orecchie di Dio sono protese proprio al cuore dell’uomo. Come l’orecchio nostro è rapportato alla parola dell’uomo, così l’orecchio di Dio dice rapporto al cuore dell’uomo. Ci sono molti che senza aprir bocca vengono esauditi, mentre altri, pur elevando forti clamori, non lo sono. Dobbiamo pregare con l’affetto e dire : Per molto tempo ha peregrinato l’anima mia (Ps 119,6) ; tra quelli che odiavano la pace, ero pacifico. Cos’altro infatti diciamo agli eretici tra cui viviamo se non : Riconoscete la pace, amate la pace ? Voi vi dite giusti ; ma, se foste davvero giusti, gemereste per essere - voi (nell’ipotesi) buon grano - in mezzo alla paglia. Viceversa il grano si trova nella Chiesa Cattolica e si tratta di grani veri. Per questo sopportano la paglia [che li circonda.] finché non venga nettata l’aia, e fra la paglia eccoli gridare : Ohimè, quanto il mio peregrinare si prolunga ! Ho abitato nelle tende di Cedar (Ps 119,5). Dice : Ho abitato insieme alla paglia. Ma come dalla paglia si leva denso fumo, così da Cedar spuntano tenebre. Ho abitato nelle tende di Cedar, per molto tempo ha peregrinato l’anima mia. È la voce del frumento che geme in mezzo alla paglia. Sono le parole che diciamo a quei tali che odiano la pace. Diciamo loro : Tra coloro che odiavano la pace, ero pacifico. Ma chi sono questi nemici della pace ? Coloro che spezzano l’unità. Se infatti non avessero odiato la pace, sarebbero rimasti nell’unità. Essi invece si sono separati per poter essere una comunità di soli giusti e non vedersi mescolati agli ingiusti. Orbene, questa voce o è la nostra o è la loro. Di chi sarà ? Scegli ! La Chiesa cattolica dice : Non si deve spezzare l’unità, non si deve sezionare la Chiesa di Dio. Dio s’incaricherà di giudicare, alla fine, i buoni e i cattivi. Se per ora non è possibile separare i cattivi dai buoni, occorre sopportarli ; ma sarà cosa temporanea, poiché, se i cattivi potranno essere con noi sull’aia, certo non lo saranno nel granaio. Anzi, può anche darsi il caso di gente che oggi sembra cattiva e domani diventi buona, come può anche succedere che certuni, oggi orgogliosi della propria bontà, domani risultino cattivi. Chiunque pertanto sopporta con umiltà la temporanea presenza dei cattivi arriverà al riposo eterno. Questa è la voce della Chiesa cattolica. Qual è invece la voce degli eretici, di quella gente che non capisce né le parole che dice né a che proposito le dice (Cf. 1Tm 1,7) ? Non toccare oggetti impuri (Is 52,11), e : Chi tocca quel che è impuro ne contrae l’impurità (Lv 22,4). Separiamoci, non mescoliamoci con i cattivi. E noi di rimando : “ Amate la pace, abbiate a cuore l’unità. Non vi rendete conto da quanti buoni vi staccate mentre calunniosamente ci qualificate per cattivi ? ”. A queste osservazioni diventano furibondi e ci aggrediscono con ferocia. Cercano addirittura di ucciderci. Sono noti i loro frequenti assalti, e sono note le insidie che tendono. Vivendo dunque noi in mezzo alle loro insidie e subendo l’ostilità di coloro a cui diciamo di amare la pace, non sarà nostra la voce che canta nel salmo : Tra coloro che odiavano la pace, ero pacifico ? e : Quando parlavo a loro, senza ragione mi facevano guerra ? Cosa vuol dire, fratelli, quel : Mi facevano guerra ? Ma questo sarebbe stato poca cosa se non avesse aggiunto : Senza ragione. Noi diciamo loro : Amate la pace, amate Cristo. Diciamo forse che debbono amare e onorare noi ? No ! Ma : Onorate Cristo, diciamo. Non siamo noi che vogliamo essere onorati, ma lui. Cosa infatti siamo noi rispetto all’apostolo Paolo ? Eppure costui, parlando a quei piccoli che certi cattivi sobillavano al male e volevano staccare dall’unità cacciandoli nello scisma, cosa diceva loro ? Forse Paolo fu messo in croce per voi ? Ovvero nel nome di Paolo siete voi stati battezzati ? (1Co 1,13) Queste stesse cose ripetiamo noi. Amate la pace, amate Cristo ! Chi infatti ama la pace ama anche Cristo. Quando dunque noi diciamo : Amate la pace diciamo proprio di amare Cristo. Perché ? Perché di lui ebbe a dire l’Apostolo : Egli è la nostra pace, che dei due ha fatto uno solo (Ep 2,14). Se dunque Cristo è pace perché dei due ha fatto uno solo, con che coraggio voi avete ridotto a due ciò che era uno solo ? E come potete essere amanti della pace se, dopo che Cristo ha preso i due e ne ha fatto uno solo, voi prendete quest’uno per farne due ? Dicendo questo, siamo pacifici con coloro che odiano la pace, ma costoro, perché appunto odiano la pace, quando parliamo così ci fanno guerra. Certamente senza motivo.

SUL SALMO 120

120 Ps 120

ESPOSIZIONE

DISCORSO

Umiliarsi per essere esaltati.

1. [v 1.] Il presente salmo è il secondo nella serie di quelli che hanno per titolo Cantico dei gradini. Sono un gruppo di salmi nei quali, come avete udito nella spiegazione del primo, si descrive quell’ascesa che noi col cuore facciamo verso Dio dalle valle del pianto (Ps 83,6), cioè dall’umiltà e dall’afflizione. Non ci recherà infatti alcun vantaggio l’ascendere, se prima non ci saremo umiliati, ricordandoci che la nostra ascesa ha inizio da una valle : la quale, proprio in quanto valle, è una superficie terrestre situata in basso. Come i monti e le colline sono regioni elevate della terra, così le valli sono regioni poste in basso. Se dimenticassimo dove abbia inizio l’ascesa, ambiremmo forse una esaltazione frettolosa e fuori posto per cui, invece di ascendere, andremmo a ruzzoloni. E che si debba ascendere proprio dalla valle del pianto ce l’ha insegnato di persona nostro Signore degnandosi di patire e di umiliarsi fino alla morte di croce. Non lasciamo cadere questo esempio. E poi ci sono i martiri, i quali si resero ben conto della valle del pianto. Come se ne resero conto ? Come ? Anche loro, per essere coronati, ascesero dalla valle del pianto.

Incerta l’ora del Signore.

2. Anche col giorno di oggi s’intona bene il nostro salmo, cantico dei gradini. Dei martiri, infatti fu detto : Andando, andavano e piangevano, spargendo il loro seme (Ps 125,6). La terra è la valle del pianto dove i piangenti spargono i semi. E i semi cosa sono ? Le opere buone compiute durante la vita terrena che è tribolazione. Colui che nella valle del pianto opera il bene rassomiglia all’uomo che d’inverno sparge la semente. Forse che il freddo lo trattiene dal lavoro ? Così anche noi. Per quante siano le vessazioni del mondo, non dobbiamo lasciarci spaventare dal compiere il bene. Osserva infatti come continua : Andando, andavano e piangevano, spargendo il loro seme. Estremamente miseri, se avessero dovuto piangere sempre ; estremamente miseri, se mai avessero dovuto essere liberati dal pianto. Ma guarda cosa aggiunge : Tornando però vengono nel giubilo, portando i loro covoni (Ps 125,6).

3. In questi cantici, o fratelli, non ci si insegna altro se non ad ascendere. Ma dobbiamo ascendere col cuore, mediante sentimenti buoni, mediante ]a fede, la speranza e la carità, mediante il desiderio dell’eternità e della vita che non avrà fine. È così che si ascende. E a noi oggi si offre l’opportunità di ripetervi come si debba ascendere. Quante minacce spaventose non ha udite la vostra Carità alla lettura del Vangelo ! Siete certamente persuasi che l’ora del Signore viene come un ladro di notte. Se il padrone di casa continua - sapesse l’ora in cui il ladro viene, in verità vi dico, non permetterebbe certo che la parete della sua casa venisse sfondata (Mt 24,43). Voi Mi osservate : Ma se la sua ora viene come il ladro, chi potrà sapere quando verrà ? Se non sai a che ora viene, sta’ sempre desto affinché, non sapendo l’ora in cui viene, ti trovi sempre pronto alla sua venuta. Anzi, il non conoscere l’ora della venuta mira forse proprio a questo : a farti stare sempre pronto. Che se quel padrone di casa fu sorpreso dal giungere improvviso dell’ora, fu perché si trattava - così almeno ci è presentato - di un padrone superbo. Non voler essere un padrone, e l’ora non ti prenderà alla sprovvista. Ma cosa dovrò essere ?, chiederai. Una persona come quella descritta nel salmo : Io sono povero e dolente (Ps 68,30). Se sarai povero e dolente, non sarai un padrone che l’ora, venendo repentina, sorprenderà e repentinamente abbatterà. Padroni di questo tipo son tutti coloro che, facendo assegnamento su se stessi e le proprie cupidigie, diventano gonfi d’orgoglio, anche se poi finiscono con lo squagliarsi nelle delizie di questo mondo. Essi s’innalzano a danno degli umili e maltrattano i santi, che hanno compreso esser stretta la via per la quale si va alla vita (Cf. Mt 7,14). Gente siffatta verrà colta di sorpresa da quell’ora, somigliando nella loro vita a quei tali che vivevano all’epoca di Noè. Ne avete udito or ora la descrizione fatta dal Vangelo. Dice : La venuta del Figlio dell’uomo sarà come ai giorni di Noè. Mangiavano, bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, piantavano vigne, costruivano case, fino a che Noè non entrò nell’arca, e venne il diluvio che li disperse tutti (Mt 24,37-39 Lc 17,26-27). Che dire ? Andranno davvero tutti in rovina coloro che fanno queste cose ? coloro che si maritano o prendono moglie ? coloro che piantano vigne o costruiscono case ? No, ma vi andranno coloro che tali cose sopravvalutano, che le preferiscono a Dio e per esse sono disposti a offendere disinvoltamente Dio. Diametralmente opposti sono coloro che di tutte queste cose o non si servono per nulla o se ne servono come persone non asservite ad esse. Fanno assegnamento più sull’Autore dei doni ricevuti che non sulle cose ricevute in dono ; e, quanto alle cose in se stesse, vi vedono un tratto della sua misericordia che viene a consolarli : per cui non si appagano dei doni per non precipitare lontano dal Donatore. Persone di questo genere non saranno prese alla sprovvista dal giungere di quell’ora, che sarà come il giungere d’un ladro. A loro diceva l’Apostolo : Voi non siete nelle tenebre, sì che quel giorno vi abbia a sorprendere come un ladro, poiché siete tutti figli della luce e figli del giorno. Ecco perché il Signore, quando raccomandava di temere quell’ora come un ladro, volle far menzione della notte, e l’Apostolo si espresse così : L’ora del Signore verrà come un ladro di notte. Non vuoi che ti sorprenda ? Non essere nella notte. Che significa : Non essere nella notte ? Voi siete figli della luce e figli del giorno ; noi non siamo della notte né delle tenebre (1Th 5,4-5). Chi sono invece i figli della notte e delle tenebre ? I cattivi, gli empi, gli increduli.

La rivelazione evangelica e i suoi ministri.

4. [v 2.] Prima che venga l’ora, però, ascoltino anche costoro e si lascino dire dall’Apostolo : Un giorno foste tenebre, ma ora siete luce nel Signore (Ep 5,8). Ovvero, come dice questo salmo, si dèstino. I monti sono già nella luce ; perché loro vogliono restare nel sonno ? Sollevino i loro occhi ai monti da cui verrà ad essi l’aiuto. Che vuol dire : “ I monti sono già nella luce ” ? Il sole della giustizia è sorto ; gli Apostoli hanno predicato il Vangelo e fatto conoscere le Scritture ; tutti i misteri sono svelati, il velo è stato squarciato e i più segreti recessi del tempio sono penetrabili (Cf. Mt 27,51). Levino finalmente gli occhi ai monti, da dove verrà loro l’aiuto. Questo ingiunge il presente salmo, il secondo fra quanti s’intitolano : Cantico dei gradini. Nessuno però riponga la sua fiducia nei monti, in quanto i monti non emettono luce da se stessi ma sono illuminati da colui di cui fu detto : Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Jn 1,9). Per “ monti ” possiamo intendere gli uomini eminenti e illustri. E chi più grande di Giovanni Battista ? Che monte sublime doveva essere costui, se nei suoi confronti poteva dire il Signore : Tra i nati di donna non è sorto mai alcuno più grande di Giovanni Battista (Mt 11,11) ! A te certamente non sfugge questo monte grande e luminoso ; ma ascolta cosa confessa. Che cosa ? Dice : Della pienezza di lui noi tutti abbiamo ricevuto (Jn 1,16). L’aiuto ti proviene dunque non dai monti ma da colui dalla cui pienezza i monti hanno ricevuto. Però, se tu attraverso le Scritture non solleverai gli occhi ai monti, non ti avvicinerai in maniera tale da poter essere da lui illuminato.

Disordini riprovevoli, la superbia e l’autosufficienza.


Agostino Salmi 436