Agostino Salmi 146

SUL SALMO 146

146 Ps 146

ESPOSIZIONE

DISCORSO

Intenzioni nel lodare Dio.

1. [v 1.] Mentre ci si cantava il presente salmo, tutti ascoltavamo con attenzione ma non tutti eravamo [allo stesso modo] in grado di comprendere. Occorre pertanto ascoltarlo adesso con molta attenzione, sicché con l'aiuto delle orazioni di tutti quanti siete ad ascoltare (così almeno spero e desidero) quanto nel salmo vi è di oscuro vi sia manifestato per un dono di Dio. L'ascolto ha quindi da essere fruttuoso e non deve succedere che se ne torni a casa vuoto l'uditore che pur ha messo tutta la buona volontà ad ascoltare. Come comincia [il salmo] ? Dicendo a noi : Lodate il Signore. Lo dice, anzi, non soltanto a noi ma a tutte le genti e a tutte e singole le chiese, che, ciascuna a suo posto, ascoltano questa voce quando risuona dalla bocca del lettore. È l'unica voce di Dio che risuona sopra tutte [le chiese] e ci esorta a lodarlo. Supponendo poi che noi in certo qual modo gli chiedessimo il motivo per cui dobbiamo lodare Dio, osservate cosa dice : Lodate il Signore, perché buono è il salmo. Tutta qui la ricompensa di coloro che [lo] lodano ? Lodiamo il Signore ; ma perché ? Perché buono è il salmo. Qualcuno potrebbe osservare : Ben volentieri loderei il Signore se egli in cambio di questa lode mi regalasse qualcosa. Difatti, quando si tratta di uomini, chi loda mai qualcuno disinteressatamente ? È vero : chi loda un uomo lo fa perché se ne aspetta un compenso ; e allora, chi loda Dio non dovrà aspettarsi o chiedere o sperare alcun compenso ? Si loda chi è misero e ci si ripromette qualcosa ; si loda l'Onnipotente e si resterà senza mercede ? O non dipenderà per caso dal fatto che desidero cose che a lui è impossibile dare ? Ma c'è forse qualcosa che l'uomo desidera e che non sia nelle mani di Dio ? Quando lodi un uomo, forse desideri avere qualcosa che lui non può darti. Quanto a Dio, al contrario, lodalo pure tranquillamente poiché di lui mai si potrà dire che non possa donare le cose che tu puoi desiderare. Ci è dunque sempre aperta la speranza che riceveremo una qualche ricompensa : per questo dobbiamo lodare Dio, anche se poi in concreto non ci darà ogni cosa che desideriamo. Egli è padre e, se i figli chiedono qualcosa di nocivo, non lo dà. Lodiamo [pertanto Dio], e speriamo e desideriamo non questa cosa o quest'altra ma ciò che ritiene opportuno darci colui che lodiamo. Egli sa qual suo dono ci giova ; noi badiamo a comprendere cosa ci giovi ricevere. Dice l'Apostolo : Non sappiamo pregare come ci conviene (Rm 8,26). E personalmente l'apostolo Paolo sperava essere di sua utilità se gli fosse tolto lo stimolo della sua carne, l'angelo di satana da cui era schiaffeggiato. Lo confessa lui stesso con le parole : Perciò per tre volte ho pregato il Signore perché me lo togliesse ed egli mi ha risposto : " Ti basta la mia grazia, perché la potenza trionfa nella debolezza " (2Co 12,7-9). Desiderava una cosa, e la cosa desiderata non gli fu concessa perché si voleva provvedere alla sua salvezza. Ora, cosa è a noi proposto nel salmo ? Dice : Lodate il Signore. Ma perché dobbiamo lodare il Signore ? Perché buono è il salmo. Il salmo è di per sé una lode del Signore. Dice dunque così : Lodate il Signore perché buona cosa è lodare il Signore. Non siamo troppo sbrigativi nel lodare il Signore. Si recita qualcosa e subito finito ; si fa qualcosa e subito si interrompe ; lodiamo e poi taciamo ; cantiamo e presto smettiamo. Ci mettiamo a fare qualcosa che era rimasta indietro : ebbene, forse che quando ci si presentano occupazioni diverse, dovrà cessare la lode a Dio ? Certo no. Se la tua lingua [lo] loda per un po' di tempo, la tua vita lo lodi ininterrottamente. Per questo è buono il salmo.

Dio si loda mediante la vita buona.

2. In realtà, il salmo è un cantico : non un cantico qualsiasi ma un cantico accompagnato sul salterio. Il quale salterio, poi, è uno strumento musicale, come la lira, la cetra e gli altri strumenti che sono stati inventati per accompagnare il canto. Pertanto colui che salmeggia non canta soltanto con la voce ma ha con sé anche uno strumento chiamato salterio, per cui l'abilità delle mani s'accorda con la voce. Vuoi dunque salmeggiare ? Non sia soltanto la tua voce a cantare le lodi divine ma alla tua voce s'accordino anche le opere. Se infatti canterai [solo] con la voce, a un certo momento dovrai tacere : canta invece con la vita, affinché mai debba tacere. Tratti un affare e pensi di agire con frode ? Sei muto nella lode di Dio, anzi, cosa ancora peggiore, non solo sei muto nella lode ma stai procedendo verso la bestemmia. Se infatti è vero che Dio vien lodato per le tue opere buone, quando compi il bene lodi Dio ; e se è vero che Dio vien bestemmiato per le tue opere cattive, quando agisci male bestemmi Dio. Dunque, per stimolare l'orecchio canta pure con la voce, soprattutto però non ammutolirti col cuore, non tacere con la vita. Nei tuoi affari non mediti inganni ? Salmeggi a Dio. Salmeggia dunque quando mangi e quando bevi : non nel senso di mescolarvi cantilene carezzevoli all'orecchio ma mangiando e bevendo con moderazione, parsimonia e temperanza. Così infatti insegna l'Apostolo : Sia che mangiate, sia che beviate o facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio (1Co 10,31). Tu dunque mangi e bevi e prendi il necessario per nutrire il corpo e ristorare le membra. Se compi bene questa azione, cioè ringraziando colui che a te, mortale e fragile, ha dato il sostentamento e la gioia conseguente, il tuo cibo e la tua bevanda son lodi a Dio. Se viceversa, nella tua ingordigia e voracità, passi i limiti consentiti alla natura umana e ti ingozzi di vino, puoi con la lingua cantare a Dio tutte le lodi che ti pare : la tua vita lo bestemmia. Dopo pranzo ti riposi andando a dormire. Anche nel letto non devi comportarti in maniera sconveniente, né devi oltrepassare i limiti che concede la legge di Dio. Sia casto il talamo dove ti adagi insieme con la tua sposa. Nell'affrontare il problema della procreazione dei figli, non abbandonarti a una lussuria sfrenata quale ti suggeriscono le tue passioni ; nel tuo talamo usa rispetto per la tua moglie, poiché l'uno e l'altra siete membra di Cristo, tutti e due creati da lui, tutt'e due redenti dal sangue di lui (Cf. 1Co 6,15). Comportandoti così, lodi Dio né mai tace la tua lode. E quando sopraggiunge il sonno ? Durante il tuo sonno, non ti desti dal riposo la tua cattiva coscienza ; in tal modo l'innocenza del tuo sonno loda Dio. Se dunque vuoi lodare [degnamente Dio], canta non soltanto con la lingua ma prendendo in mano il salterio delle opere buone, poiché buono è il salmo. Lo lodi quando sbrighi gli affari, lo lodi quando mangi e bevi, lo lodi quando riposi nel tuo letto, lo lodi quando dormi : quand'è che non lo lodi ? La lode di Dio sarà in noi perfetta quando saremo giunti nella città superna, quando saremo diventati simili agli angeli di Dio (Cf. Mt 22,30), quando da nessuna parte ci saranno delle necessità che vengano, a sollecitarci, quando non sentiremo più i richiami della fame e della sete. Quando non ci fiaccherà il caldo né intirizzirà il freddo, quando non ci abbatterà la febbre o distruggerà la morte. Ebbene, a questa lode perfettissima veniamoci allenando con l'altra lode consistente nelle opere buone.

3. In relazione a questo, dopo le parole : Lodate il Signore, poiché buono è il salmo, soggiunge : La lode sia gradita al nostro Dio. Quando sarà gradita a Dio la nostra lode ? Quando lo si loda mediante la vita buona. Ascolta come allora la nostra lode gli è gradita. In un altro passo è detto : Non è bella la lode in bocca al peccatore (Si 15,9). Se dunque la lode che esce dalla bocca del peccatore non è bella, non è nemmeno gradevole. Si gradisce infatti ciò che è bello. Vuoi pertanto che la tua lode sia gradita a Dio ? Non turbare il tuo canto buono con lo strepito dei cattivi costumi. La lode sia gradita al nostro Dio. Cosa ha detto ? Voi che intendete lodare [Dio] vivete bene. La lode degli empi offende Dio : il quale bada più a come si vive che non a cosa gli si canta. Certamente vorrai essere in pace con colui che lodi ; ma come cerchi la pace con Dio quando sei in disaccordo con te stesso ? In che senso, dirai, sono in disaccordo con me stesso ? La lingua canta una cosa, un'altra ne manifesta la vita. La lode sia gradita al nostro Dio. Perché la lode sia gradita a un uomo basterebbe che lo si lodasse dicendo espressioni ordinate e sottili e parlando con voce soave. Ma la nostra lode dev'essere gradita al nostro Dio, le cui orecchie sono aperte non alla bocca ma al cuore, non alla lingua ma alla vita di chi lo loda.

513 La Gerusalemme celeste edificata da Dio.

4. [v 2.] Chi è il nostro Dio, al quale dev'essere gradita la lode ? Egli si rende a noi dolce, a noi inculca chi egli sia. Grazie alla sua degnazione ! Se infatti si degna inculcarci i suoi attributi, lo fa non perché noi possiamo dare qualcosa a lui ma piuttosto perché molte cose possiamo da lui ricevere. Orbene, in che senso Dio inculca a noi i suoi attributi ? Ascoltate l'apostolo Paolo. Dice : Dio inculca il suo amore per noi (
Rm 5,8). In che senso : Inculca ? Udite ! Ce lo dica di sua bocca l'Apostolo, e così possiamo confrontarlo col salmo. Dice : Dio inculca il suo amore per noi. In che senso : Inculca ? Cristo è morto per noi quando eravamo ancora peccatori (Rm 5,9). Cosa dunque non terrà in serbo per chi lo loda se a dei peccatori dà di se stesso tale dimostrazione ? Dice infatti l'Apostolo che Dio ci dà quella prova del suo amore così sublime che consiste nella morte subita da Cristo a favore di uomini empi, non perché restassero empi ma perché, attraverso la morte del Giusto, venissero risanati dall'ingiustizia. E nel salmo cosa ascolti ? Cosa si aggiunge alle parole : La lode sia gradita al nostro Dio ? Vediamo se non si tratti dello stesso richiamo di cui parlava l'Apostolo ricordando come Cristo sia morto per dei peccatori e degli empi. Dice : Il Signore ricostruisce Gerusalemme raccogliendo i dispersi d'Israele. Ecco, il Signore ricostruisce Gerusalemme, raccoglie i dispersi del suo popolo, cioè del popolo di Gerusalemme, che poi è lo stesso che il popolo d'Israele. C'è in effetti una Gerusalemme eterna, che ha sede nei cieli e di cui son cittadini anche gli angeli. Ma cosa c'entra, in tal caso, Israele ? Se consideriamo quel personaggio storico, il nipote di Abramo, chiamato anche Giacobbe, come potremo dire che anche gli angeli sono Israele ? Se approfondiamo invece il significato del nome, in quanto lo stesso Giacobbe fu chiamato Israele per un cambiamento di nome, a molto maggior ragione troveremo appropriato per lassù il nome Israele (Cf. Gn 32,28). O magari fossimo anche noi, dietro [agli angeli], altrettanti Israele ! Cosa significa infatti Israele ? Colui che vede Dio. Ed è proprio perché vedono Dio che godono tutti i cittadini di quella città grande, spaziosa, celeste : Dio stesso forma l'oggetto della loro visione. Quanto a noi, invece, siamo esuli, lontani da quella città dalla quale fummo cacciati per il peccato, dopo il quale non ci fu consentito di rimanervi ; inoltre, siccome portiamo il peso della nostra mortalità, siamo impediti di tornarci. Dio però guardò al nostro peregrinare e colui che restaura Gerusalemme riparò quella porzione [della città] che era caduta. Come riparò la parte caduta ? Raccogliendo i dispersi d'Israele. Una parte di lei cadde e divenne pellegrina. Dio vide con occhio di misericordia questa pellegrina e, senza che gli uomini lo ricercassero, si mise in loro ricerca. Come li ricercò ? Chi mandò nel luogo della nostra prigionia ? Mandò il Redentore, secondo la parola dell'Apostolo : Dio inculca il suo amore per noi, poiché Cristo è morto per noi quando eravamo ancora peccatori (Rm 5,8). A noi prigionieri mandò dunque il Redentore, nella persona del suo Figlio, e [gli] disse : Pòrtati la borsa, mettici dentro il prezzo di quei prigionieri. Ed egli si rivestì della carne mortale ; e nella carne c'era il sangue che avrebbe versato e col quale saremmo stati riscattati. Con quel sangue raccolse i dispersi d'Israele. E se lui raccolse i dispersi dei tempi antichi, quanto non ci dobbiamo preoccupare noi per raccogliere quelli che adesso sono ancora dispersi ? Se furono raccolti quei dispersi affinché, usati dall'architetto, fossero adibiti alla costruzione dell'edificio, come non bisognerà raccogliere quegli altri che per inquietudine sfuggirono di mano all'architetto stesso ? Il Signore ricostruisce Gerusalemme. Ecco chi è colui che lodiamo, colui che dobbiamo lodare per tutta la vita. Il Signore ricostruisce Gerusalemme raccogliendo i dispersi d'Israele.

5. [v 3.] Come li raccoglie ? Cosa fa per raccoglierli ? Egli risana quelli che hanno il cuore spezzato. Ecco come, vengono raccolti i dispersi d'Israele : risanando coloro che hanno il cuore spezzato. Chi non spezza il cuore non viene risanato. Che significa : spezzare il cuore ? Sappiatelo bene, o carissimi, e praticatelo affinché possiate essere risanati. È una cosa di cui si parla in molti altri passi delle Scritture e principalmente in quel passo dove un tale, cantando con la nostra voce, diceva : Poiché se avessi voluto un sacrificio, senz'altro te lo avrei offerto. Lo diceva a Dio : Se avessi voluto un sacrificio, senz'altro te lo avrei offerto : ma tu non ami gli olocausti (Ps 50,18). E allora ? Ci dispenseremo dall'offrire sacrifici ? Ascolta cosa egli t'impone d'offrire. Continuando dice : Sacrificio gradito a Dio è lo spirito affranto. Dio non disprezza il cuore spezzato e umiliato (Ps 50,19). Egli dunque sana chi ha il cuore spezzato nel senso che sta loro vicino per risanarli. Come anche in un altro passo è detto : Il Signore è vicino a quelli che spezzano il cuore (Ps 33,19). Chi son coloro che spezzano il cuore ? Gli umili. E coloro che non lo spezzano ? I superbi. Comunque, il cuore spezzato viene guarito, il cuore gonfio d'orgoglio viene abbattuto. Anzi, con probabilità, se viene abbattuto è proprio perché, una volta spezzato, possa essere guarito. Fratelli, che il nostro cuore non presuma d'innalzarsi prima di essere raddrizzato : si innalzerebbe a suo danno se prima non si fosse raddrizzato a dovere.

La grazia opera la nostra trasformazione.

6. Egli risana i contriti di cuore, e fascia le loro fratture. Dice : Risana i contriti di cuore. In altre parole risana gli umili di cuore coloro che confessano, che si puniscono, che si giudicano con severità per poter esperimentare la sua misericordia. Ecco chi risana. La perfetta salute sarà però raggiunta al termine del presente stato mortale, quando il nostro essere corruttibile si sarà rivestito d'incorruttibilità e il nostro essere mortale si sarà rivestito d'immortalità (Cf. 1Co 15,53-54) : quando non saremo più esposti ad alcuna sollecitazione da parte della carne decaduta, la quale non solo non ci presenterà più del male cui consentiamo ma nemmeno alcuna [cattiva] suggestione che ci attragga. In effetti al presente, o miei fratelli, quante gioie illecite ci disturbano l'animo ! Noi non vi consentiamo, volendo che le nostre membra servano alla giustizia, non alla colpa ; tuttavia provar gusto per certe cose, anche senza consentirvi, è segno di non perfetta salute. Sarai però guarito, e lo sarai se avrai il cuore spezzato. Non arrossire ! spezza piuttosto il tuo cuore, poiché Dio risana chi è contrito. Ma, dirai, cos'è quel che ora debbo fare ? Secondo l'uomo interiore, provo diletto per la legge di Dio ; ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato (Rm 7,22-24). Cosa devi fare ? Spezza il cuore, confessa ! Avanti ! pronunzia le parole che seguono : O me uomo infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte ? Dire : O me uomo infelice, è già spezzare il cuore. Si attenda la felicità colui che adesso riconosce la propria infelicità. Di' dunque : O me uomo infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte ?, affinché ti si risponda : La grazia di Dio, per l'opera del nostro Signore Gesù Cristo (Rm 7,25). Ma come riuscirà a liberarti quella grazia divina di cui ora abbiamo ricevuto il pegno ? Ascolta lo stesso Apostolo ; dice : Il corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito vive in grazia della giustizia. Se dunque lo Spirito di colui che risuscitò Gesù Cristo dai morti abita in voi, colui che risuscitò Gesù Cristo dai morti renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8,10-11). Questo pegno ha ricevuto il nostro spirito e per esso, mediante la fede, cominciamo a servire Dio e, sempre per la fede, ad essere chiamati giusti, poiché il giusto vive mediante la fede (Rm 1,17). Tutto quello invece che in noi si ribella e resiste proviene dalla mortalità della carne ; ed è ciò che sarà risanato. Dice : Egli renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 1,17). E questo è il motivo per cui ci ha dato il pegno : assicurarci che porterà a compimento le sue promesse. Ma per quel che concerne la vita presente, quando siamo ancora nella fede non nel possesso, cosa accadrà ? In che modo verremo risanati ? Egli risana chi ha il cuore spezzato, tuttavia la salute sarà perfetta nell'eternità, di cui parlavamo sopra. Per adesso quindi cosa [ci attenderemo] ? Egli fascia le loro fratture. Dice : Egli cura chi ha il cuore spezzato, garantendone la perfetta salute nella resurrezione dei giusti. Attualmente si limita a fasciare le loro fratture.

Raddrizzare il cuore.

7. Quali sono le fasciature con cui si avvolgono le membra spezzate ? È come quando i medici fasciano le fratture. Capita a volte - voglia anche qui comprendermi la vostra Carità e di fatto si tratta di cose che molti hanno potuto controllare o ne han sentito dai medici -, capita dunque a volte che un osso fratturato si riattacchi male, lasciando una stortura. Per raddrizzare l'arto, i medici debbono allora spezzare [l'osso] e aprire una nuova ferita perché la guarigione di prima era una malformazione, anzi una deformità. Orbene, dice la Scrittura, è vero che le vie del Signore son rette, ma il perverso di cuore si scandalizzerà in esse (Os 14,10). Che significa : Perverso di cuore ? Uomo dal cuore non retto, uomo che ha il cuore tortuoso. Ritiene sballate tutte le cose dette da Dio, ritiene malfatte tutte le cose che Dio fa ; e lo urtano tutti i giudizi di Dio, specialmente quelli per i quali è lui stesso trattato con severità ; e si siede e discute sulle " malefatte di Dio ", appunto perché Dio non si regola sulla volontà di lui. Quando uno ha il cuore non retto, non gli basta non raddrizzarsi in conformità con Dio, che anzi vuol piegare Dio stesso verso di sé. Cosa dice Dio dall'alto ? Tu sei tortuoso, io sono retto. Se tu pure fossi retto, t'accorgeresti subito della mia rettitudine. È come se tu, in un pavimento ben livellato, volessi sistemare un tavolone storto : non ci si adatterebbe, traballerebbe da ogni lato e da ogni lato si muoverebbe. Questo non perché il pavimento sia mal livellato ma perché il tavolone è storto. Ne parla la Scrittura : Quanto è buono il Dio d'Israele con i retti di cuore ! (Ps 72,1) E allora ? come si raddrizza un cuore tortuoso ? Il tuo è tortuoso e indurito. In tal caso prima bisogna spezzare e stritolare quel che è tortuoso e indurito, affinché poi lo si possa raddrizzare. Tu non sei in grado di raddrizzare il tuo cuore : pensa a spezzarlo e lui lo raddrizzerà. E come lo spezzi ? Come lo stritoli ? Con la confessione, imponendoti una pena per i peccati commessi. Cos'altro infatti significa il nostro batterci il petto ? A meno che qualcuno, quando si batte il petto, non pensi che responsabili del peccato siano le nostre ossa ! Il vero significato però è che vogliamo spezzare il cuore, perché venga raddrizzato dal Signore.

Valore dei riti sacramentali.

8. Sana dunque i contriti di cuore, cioè coloro che hanno il cuore spezzato, e la salute del cuore sarà perfetta quando si sarà realizzata anche la trasformazione del corpo che ci è stata promessa. Nel frattempo cosa fa il medico ? Fascia le tue fratture, affinché tu possa raggiungere la più completa stabilità, nell'attesa che si consolidi ciò che è spezzato e fasciato. Cosa sono queste fasciature ? Sono i sacramenti di ordine temporale. Sì, sono fasciature a rimedio delle nostre fratture i sacramenti temporali che nel frattempo usiamo e da cui traiamo consolazione. Tutti questi nostri discorsi, le tante parole che risuonano e passano, tutto ciò che nella Chiesa si compie di portata temporale, son fasciature per le fratture. In effetti, come il medico quando l'infermo è perfettamente guarito gli toglie la fasciatura, così è di noi. Nella città celeste, Gerusalemme, quando saremo diventati uguali agli angeli, cosa crediamo ? che riceveremo anche lassù le stesse cose che riceviamo adesso (Cf. Mt 22,30) ? O che ci si dovrà ancora leggere il Vangelo perché la nostra fede resti salda ? o che ci si dovranno imporre le mani da parte di qualche prete ? Tutte queste pratiche son fasciature per le ossa fratturate. Raggiunta la piena salute, saranno tolte, ma a questa pienezza di salute non si arriverebbe se prima non fossimo stati fasciati. Egli dunque sana i contriti di cuore, e fascia le loro fratture.

Dio conosce chi sono i suoi.

9. [v 4.] Egli che numera la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama per nome. Sarà forse impresa difficile a Dio contare la moltitudine delle stelle ? L'hanno tentato anche gli uomini. Essi sapranno se son riusciti nell'impresa ; sta però di fatto che non ci avrebbero provato se non avessero sperato di riuscirci. Ma lasciamo a loro [l'incombenza di precisare] cosa son riusciti a concludere e fino a che punto ci son riusciti. Quanto a Dio, non penso gli sia cosa complicata contare tutte le stelle. E se ne fa l'elenco, lo fa forse per non dimenticarsene ? Ma cosa c'è di straordinario per Iddio contare le stelle, se dinanzi a lui son contati i capelli della testa di tanti uomini (Cf. Mt 10,30) ? È chiaro, fratelli, che Dio dicendo quelle parole vuol farci intendere qualcos'altro. Dice : Egli che numera la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama per nome. Sono stelle certi luminari posti nella Chiesa per consolarci durante la nostra notte. Son coloro di cui dice l'Apostolo : Fra i quali voi risplendete come luminari nel mondo. E ancora : In mezzo a questa generazione ribelle e perversa, fra cui voi risplendete come luminari nel mondo, avendo la parola di vita (Ph 2,15-16). Queste son le stelle che Dio conta : tutti coloro che regneranno con lui, tutti coloro che dovranno essere aggregati al corpo dell'Unigenito. Questi egli tiene contati e seguita a contare. Chi è indegno non viene incluso nel computo. Ecco, molti hanno abbracciato la fede e molti si sono aggregati al suo popolo attraverso una certa qual verniciatura della fede ; egli però sa cosa contare e cosa spazzar via. Tanta è infatti oggi la eccellenza del Vangelo che si avvera quanto era stato predetto : Ho annunziato e raccontato : la loro moltitudine sorpassa ogni numero (Ps 39,6). Ci sono quindi in seno al popolo [di Dio] anche degli, diciamo così, in sovrappiù. Che significa : Degli in sovrappiù ? Ce ne son più di quanti non ne saranno lassù. Dentro queste pareti c'è più gente di quanta non ne sarà nel regno di Dio, nella Gerusalemme celeste. Costoro sono in sovrappiù. Ciascuno scruti se stesso per vedere se sia lampada che splende nelle tenebre o se al contrario non sia stato sedotto da qualche tenebrosa iniquità mondana. Se non sarà stato né sedotto né vinto, sarà come una stella che Dio tiene contata.

514 Dio ci chiama per nome se saremo animati dalla carità.

10. Dice : E tutte le chiama per nome. Qui sta tutto il premio : avere il nome presso Dio. E questo dobbiamo desiderare, questo perseguire, di questo per quanto possibile preoccuparci : che Dio conosca i nostri nomi ; non godere delle altre cose, nemmeno di certi doni spirituali. Lo noti bene la vostra Carità. Molti doni sono nella Chiesa, come dice l'Apostolo. A uno è dato dallo Spirito il linguaggio della sapienza ; ad un altro il linguaggio della scienza, secondo il medesimo Spirito ; ad uno la fede nel medesimo Spirito ; ad un altro il dono delle guarigioni ; ad uno il discernimento degli spiriti, la capacità cioè di discernere fra spiriti buoni e spiriti cattivi ; ad uno il genere delle lingue ; ad un altro la profezia (
1Co 12,8-10). Che bei doni ha elencato ! e quanti ne ha elencati ! Eppure molti, per avere usato male tali doni, si sentiranno dire alla fine : Non vi conosco. E cosa replicheranno alla fine quei tali che si sentiranno dire : Non vi conosco ? Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome, e nel tuo nome non abbiamo scacciato i demoni, e nel tuo nome non abbiamo fatto molti miracoli ? (Mt 7,22) Tutto questo [l'abbiamo fatto] nel tuo nome. Ed egli cosa risponderà loro ? Non vi ho mai conosciuto : allontanatevi da me, operatori di iniquità (Mt 7,23). Cosa significa, allora, essere un luminare del cielo capace di rallegrare la notte, senza che la notte possa offuscare lo splendore ? Dice : Vi insegno infine una via che sorpassa ogni altra. Se parlo le lingue degli uomini e degli angeli ma non ho la carità, io sono un bronzo che suona o un cembalo che squilla (1Co 12,31). Che gran dono, parlare le lingue degli angeli e degli uomini ! Eppure, se non avessi la carità, dice, sarei un bronzo che suona o un cembalo che squilla. Dice ancora : Se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, se avessi il dono della profezia e avessi una fede tale da trasportare le montagne (che doni straordinari, questi !), ma non avessi la carità, dice, non sarei niente. Qual dono sublime è affrontare il martirio e distribuire le proprie sostanze ! Eppure dice : E se distribuissi anche tutti i miei beni ai poveri e dessi il mio corpo ad essere bruciato, se non ho la carità non mi giova a nulla (1Co 13,1-3). Se pertanto uno non ha la carità, pur possedendo temporaneamente tutti questi doni, [alla fine] gli verranno tolti. Gli sarà tolto ciò che ha, poiché qualcosa effettivamente non ce l'ha e quel che non ha è proprio quel certo non so che da cui il resto è tenuto saldo e ci si evita la perdizione. E di che cosa parlava proprio ora il Signore dicendo : A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha (Mt 13,12). Chi dunque non possiede quella tal cosa si vedrà tolto anche ciò che ha. Ha la grazia di possedere [i doni] ma non la carità per servirsene : sicché non avendo questa, gli sarà tolto anche quello che ha. Ripensiamo ai discepoli. Colui che numera la moltitudine delle stelle e le chiama tutte per nome voleva fare di loro delle stelle del cielo, voleva far loro battere la via più elevata [di tutte le altre], cioè voleva che avessero la carità. Ebbene un giorno, tornando dalla loro missione, pieni di gioia riferirono : Signore, anche gli spiriti immondi nel tuo nome ci ubbidiscono (Mt 7,22-23). Colui però che numera la moltitudine delle stelle e le chiama tutte per nome ben sapeva che molti gli avrebbero detto : Non abbiamo scacciato nel tuo nome i demoni ?, e sapeva ancora quale risposta avrebbe loro dato alla fine, cioè : Non vi conosco, in quanto non li aveva contati fra la moltitudine delle stelle né li aveva chiamati per nome. In relazione a tutto questo, diceva pertanto ai discepoli : Non godete per il fatto che gli spiriti vi stanno soggetti, ma piuttosto godete perché i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10,17-20). Colui che numera la moltitudine delle stelle e le chiama tutte per nome.

Parteciperemo della natura divina e comprenderemo Dio.

11. [v 5.] Grande [è] il nostro Signore. Eccolo pieno di allegrezza, eccolo eruttare in maniera ineffabile. Era incapace d'esprimere non so qual cosa, ma forse che era in grado di concepirla ? Grande [è] il nostro Signore e grande la sua potenza, e la sua intelligenza è incalcolabile. Colui che enumera la moltitudine delle stelle non è numerabile. Grande [è] il nostro Signore e grande la sua potenza, e la sua intelligenza è incalcolabile. Chi potrebbe spiegare questa realtà ? chi sarà in grado di farsi una qualunque idea di ciò che vien detto [con le parole] : E la sua intelligenza è incalcolabile ? Oh, volesse il cielo che egli vi si riversi nell'intimo, e là dove noi siamo impari [al nostro compito] intervenga lui stesso, che è onnipotente, e illumini le vostre menti affinché comprendiate cosa significa la frase : La sua intelligenza è incalcolabile ! Riflettete un istante, fratelli ! È forse calcolabile la rena [del mare] ? Per noi è incalcolabile, ma non lo è per Iddio. Se dinanzi a lui son numerati i capelli della nostra testa, è numerata anche la rena del mare. Sì, veramente, tutto ciò che il mondo presente abbraccia di incalcolabile, se è incalcolabile per l'uomo non lo è per Iddio. Dico poco : Non lo è per Iddio ; anche gli angeli san calcolarlo. La sua intelligenza è incalcolabile. La sua intelligenza supera le risorse di tutti i contabili, e noi non siamo in grado di computarla. Del resto, chi potrebbe computare lo stesso numero ? Tutte le cose che vengono contate, le si conta col numero ; ma se tutto ciò che si conta vien contato col numero, non esiste numero per contare il numero e non c'è alcuna maniera di assegnare un numero al numero. Orbene, che senso ha ricercare in Dio da che cosa e dove abbia fatto tutte le cose quando a lui si dice : Hai disposto tutte le cose secondo misura, numero e peso (Sg 11,21) ? E d'altra parte ci sarà forse qualcuno in grado di enumerare, o misurare, o soppesare la misura e il numero e il peso secondo cui Dio ha disposto tutte le cose ? Se ne conclude che la sua intelligenza è incalcolabile. Tacciano le voci umane e si rassegnino i pensieri umani. L'uomo non osi protendersi verso le cose incomprensibili con l'idea di volerle comprendere, [si contenti] solo di parteciparne [in qualche modo] : poiché in effetti ne parteciperemo. Non saremo ciò che comprenderemo né lo comprenderemo totalmente, ma ne godremo in parte, come fu detto di Gerusalemme, della quale Dio raccoglie i dispersi. Una gran cosa infatti fu preannunziata nei suoi riguardi, e cioè : Gerusalemme che si edifica come una città, a cui si partecipa nell'assoluto (Ps 121,3). Cosa intendeva con Nell'assoluto se non ciò che è immutabile ? Le cose create possono esistere in maniere diverse ; chi però le ha create non può esistere in maniere diverse. L'assoluto dunque è lui in persona conforme a quanto gli è stato detto : Le muterai e saranno mutate : ma tu sei sempre lo stesso e medesimo e i tuoi anni non verranno mai meno (Ps 101,27-28). Pertanto se lui è sempre lo stesso e medesimo, non può mutarsi sotto alcun aspetto. Quanto a noi, partecipando alla sua divinità saremo anche noi immortali nella vita eterna. E di tutto questo da parte del Figlio di Dio ci è stato dato un pegno di cui ho già parlato alla vostra Santità. Prima cioè che noi diventassimo partecipi della sua immortalità, egli si è reso partecipe della nostra mortalità. Pertanto, come lui è diventato mortale, non in forza della sua natura ma della nostra così noi diverremo immortali non per le risorse della nostra ma della sua natura. Ne saremo quindi partecipi. Nessuno ne dubiti : lo dice la Scrittura. Ma di che cosa saremo partecipi, quasi che presso Dio ci siano delle varie parti o Dio possa essere, diviso in parti ? Chi sarà mai capace di spiegare come i molti possono essere partecipi di uno che è semplice ? Non esigete dunque cose che (suppongo ve ne accorgiate voi stessi) non possono esporsi in maniera adeguata. Tornate piuttosto al rimedio del Salvatore. Spezzate il cuore, frantumate la durezza del vostro animo, spezzate la vostra ostinatezza interiore ; accusatevi del male e rinascete nel bene. Il Signore vi raddrizzerà, fascerà le vostre fratture, renderà stabile la guarigione. E allora non ci saranno più impossibili le cose che adesso ci sono impossibili. Molto opportunamente infatti confessa la propria miseria colui che aspira a raggiungere la divinità. La sua intelligenza è incalcolabile.

L'oscurità della Scrittura e la necessità della mitezza.

12. [v 6.] Nelle parole che proseguendo dice, e cioè : Il Signore accoglie i mansueti, ti mostra cosa tu debba fare quando per difficoltà non capisci. C'è per esempio una cosa che non capisci, o capisci poco o non penetri a fondo. Onora la Scrittura di Dio, onora la parola di Dio, anche se non ti è palese. Animato da pietà, rimandane la comprensione. Non intestardirti nell'accusare la Scrittura o d'oscurità o di, chiamiamola così, assurda perversione. Nulla di falso è nella Scrittura. Se c'è qualcosa di oscuro, non è perché te se ne voglia negare la comprensione, ma perché tu ti alleni meglio e così te ne appropri. Eventuali oscurità ivi esistenti sono opera del medico, il quale ve le ha poste per farti picchiare : egli ha voluto che ti allenassi a picchiare, per poi aprire (questo pure ha voluto) a chi picchiava (Cf. Mt 7,7). Picchiando ti alleni, allenato diventi più capace, reso sufficientemente capace sarai in grado di contenere il dono. Non irritarti quindi se qualcosa ti è impenetrabile. Sii mite, sii mansueto ! Non scalciare contro le difficoltà dicendo : Sarebbe stato meglio se avesse detto così. Con che diritto, in effetti, puoi tu permetterti di dire o di giudicare come sarebbe stato più opportuno dire ? È stato detto come era doveroso dire. Non corregga il malato la ricetta delle sue medicine ! Non l'ha corretta il medico e tu devi credere a chi ti cura. Come infatti prosegue ? Il Signore accoglie i mansueti. Non opporre resistenza di fronte alle cose che Dio ti nasconde : sii mansueto, affinché egli ti accolga. Che se vorrai resistergli, ascolta quel che vien dopo : Ma umilia fino a terra i peccatori. Ci son molte categorie di peccatori, ma le parole : Ma umilia fino a terra i peccatori a quali peccatori si riferiscono se non alla categoria opposta ai mansueti ? Il fatto stesso che dice : Il Signore accoglie i mansueti, ma umilia fino a terra i peccatori significa che ha inteso riferirsi a una particolare categoria di peccatori rapportandola con la mansuetudine nominata poco prima. In questo passo dunque per "peccatori" intendiamo gli uomini privi di mitezza, cioè i non mansueti. E perché li umilia fino a terra ? Affinché loro, che disapprovano le realtà intelligibili, assaporino le realtà terrestri.

Le stravaganze della dottrina manichea.

13. Questo ha egli fatto a coloro che, prima di conoscere la legge, si permisero di deriderla. Non erano infatti gente mansueta. Mi voglia comprendere la vostra Carità. Ci fu un tempo una setta quanto mai scellerata, i manichei, che, ricevute e lette le Scritture, prese a deriderle. Si permise di biasimare quel che non capiva e a forza di sbraitare criticando ciò che non capiva, accalappiò molta gente. Ma questi messeri, che vollero far così, sono stati umiliati fino a terra : non essendo stato loro consentito di comprendere le cose celesti, dovettero contentarsi di gustare le cose terrene. Qualunque cosa ascolti nei loro racconti romanzati, altro non è se non bestemmie e certe immagini fantasiose di realtà corporali. Volendo comprendere Dio, si spinsero fino a pensarlo identico a questa luce visibile ; più in là non seppero andare. E nel regno di Dio posero certe estensioni luminose simili a questo sole che vedevano, dicendole frutto della luce divina. Quanto poi a tutto ciò che si tocca mediante la terra-carne, è terra per Iddio. Noi infatti abbiamo risorse per vedere, udire, odorare, gustare e palpare. Questa carne, attraverso cinque messaggeri chiamati sensi, percepisce soltanto realtà corporali, mentre le realtà intelligibili e spirituali vengono percepite dalla mente. Comunque loro, posti di fronte alle difficoltà della Scrittura, si misero a beffarle ; mentre in realtà esse erano state poste sotto chiave per abituare gli uomini a picchiare, non perché dovevano essere a noi negate quasi fossimo bambini. Sta di fatto che essi sono stati umiliati fino a terra, tanto da non riuscire a pensare oltre ciò che si percepisce mediante la terra. Cosa intendo dire parlando di terra ? La carne. Difatti la nostra carne è terra e trae origine dalla terra. Tutto ciò che apprendi con l'occhio è roba di questa terra, e così ciò che senti con l'orecchio, con l'odorato, col gusto e col tatto è roba terrena, in quanto viene percepito mediante la terra. Si capisce pertanto com'essi non fossero in grado di comprendere l'intelligenza, che è senza numero, come sta scritto : Della sua intelligenza non esiste numero. Essi dunque si diedero a biasimare le Scritture, che a nostra salvezza celano la propria comprensione con delle realtà misteriose affinché i piccoli vengano posti sotto sforzo. Con tale biasimo divennero loro stessi strafottenti, che è il contrario di mansueti, e per questo furono umiliati fino a terra. Non riuscirono cioè a concepire un Dio che non fosse corporeo, e furono costretti a pensare in maniera corporea riguardo a tutto ciò che avessero voluto pensare di lui.

Difficile la comprensione delle realtà spirituali.

14. [v 7.] Dio dunque umilia i peccatori fino a terra. E noi, per non essere umiliati fino a terra, cosa dobbiamo fare ? Gran cosa è progredire fino al livello delle cose intelligibili e spirituali ; gran cosa è per il cuore raggiungere quella scienza che insegna esistere qualcosa non esteso localmente né variabile col variare del tempo. Che sorta di sapienza è mai questa ? Chi riuscirà a immaginarla ? È allungata ? è quadrata ? è rotonda ? Sta forse un po' qui e un po' là ? Qualcuno, non so chi, suppone questa sapienza in oriente, qualche altro in occidente. Se pensano rettamente nei suoi riguardi, pur così distanti fra loro, essi hanno tutt'e due vicino a sé tutt'intera la sapienza. Cos'è mai questo ? Chi ci capisce qualcosa ? Chi è in grado di comprendere questa sostanza, questa natura in certo qual modo divina e immutabile ? Non esser frettoloso, potrai comprendere. Ascolta il seguito del salmo. Dice : Iniziate col confessare al Signore. Da qui comincia se vuoi pervenire alla comprensione illuminante della verità. Se dalla via della fede vuoi arrivare al possesso attraverso la visione, incomincia col confessare. Prima accusati ! Accusa te e loda Dio. Invoca colui che non ancora conosci, affinché venga e ti si manifesti, o meglio, non affinché lui venga ma ti conduca a sé. Come infatti potrebbe venire lui che non si allontana mai da alcun luogo ? Ecco pertanto la perfezione della sapienza : è in ogni luogo ed è lontana dai cattivi ; è in ogni luogo - dico - ed è lontana dai cattivi, dovunque si trovino. Di grazia, chi son coloro dai quali è lontana una realtà che è presente ovunque ? E questo, secondo voi, per quale motivo se non perché si adagiano nella loro dissomiglianza, cancellando in sé la somiglianza con Dio ? Si sono allontanati perché diventati difformi ; riprendano l'antica forma e tornino. Su qual fondamento, dirà, ci dovremo riformare ? o in qual maniera [ci dovremo riformare] ? Iniziate col confessare al Signore. E dopo la confessione cosa ci resta ancora ? Seguano le opere buone ! Salmeggiate al nostro Dio nella cetra. Cosa significa : Nella cetra ? Ve l'ho già spiegato. Come altrove il salmo esigeva il salterio, così qui è richiesta la cetra. [Si deve cantare] non solo con la voce ma con i fatti. Salmeggiate al nostro Dio nella cetra.

I veli delle Scritture.

515 15. [v 8.] Su dunque ! confessate, compite le opere di misericordia : Salmeggiate al nostro Dio. A quale nostro Dio ? Egli che copre di nubi il cielo. E che significa : Egli che copre di nubi il cielo ? Che cela la Scrittura dietro figure e sacramenti. Colui che umilia i peccatori fino a terra, colui che accoglie i mansueti copre di nubi il cielo. E chi riuscirà a vedere il cielo quando è coperto da nubi ? Non temere ! Ascolta il seguito. Egli che copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia. Egli copre di nubi il cielo : sei spaventato perché non vedi il cielo. Non appena sarà piovuto, porterai frutto e rivedrai il sereno. Copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia. Forse il Signore nostro Dio ha già fatto questo. Se infatti nella Scrittura non ci fossero state delle difficoltà, noi non avremmo avuto l'occasione di esporvi queste cose e voi non ne avreste goduto. Forse dunque è proprio questa la pioggia che vi rallegra. Né ci sarebbe stato motivo di spiegarvi la verità con le nostre parole, se Dio non avesse coperto con le nubi del simbolismo il cielo delle Scritture. Se dunque egli copre il cielo con delle nubi, lo fa per preparare la pioggia che bagni la terra. Se volle che le espressioni dei profeti fossero oscure, lo fece per dare ai servi di Dio materia da spiegare, come per irrorare gli orecchi e il cuore degli uomini, i quali proprio da queste nubi di Dio avrebbero attinto in abbondanza il nutrimento della letizia spirituale. Egli che copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia.

I ministri della Chiesa mantenuti dal popolo.

16. Egli che fa sorgere il fieno sui monti, e l'erba a servizio degli uomini. Ecco i frutti della pioggia. Dice : Egli che fa sorgere il fieno sui monti. Forse che non lo farà nascere anche nelle bassure ? Ma, quel che è eccezionale, anche sui monti. Chiama monti i grandi del secolo ; e tu in questo passo devi intendere per " monti " coloro che rivestono qualche dignità [veramente] grande. Nulla di straordinario nel fatto che una non so quale vedova abbia gettato nell'erario del tempio due spiccioli (Cf.
Mc 12,42). Era la terra, e una terra umile, che produceva il suo frutto (Cf. Lc 19,2-8). Ma anche il monte ha prodotto [il fieno]. Ecco Zaccheo, quel principale tra i pubblicani. Qui sì che la cosa fu sorprendente : un monte produsse del fieno. Si sa infatti che l'uomo più è altolocato più è avaro ; quanto più in auge per grandezze mondane, tanto più attaccato alle proprie ricchezze. Ricordate quel tale che se ne partì triste. Era andato dal Signore per chiedergli un consiglio sulla vita eterna e lo aveva chiamato " Maestro buono ", dicendogli : Che debbo fare per avere la vita eterna ? E Gesù : Osserva i comandamenti. Quali ? E il Signore gli elencò i precetti della legge. Ma queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza. Gli replicò [il Signore] : Ti manca una cosa sola. Vuoi esser perfetto ? Va', vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi (Mt 19,16-29). Cosa gli disse il Signore ? Ecco, tu sei un monte : ricevi la pioggia e produci il fieno. Cosa infatti vorresti dare ? Non forse il fieno ? Cosa sono infatti se non fieno tutti i doni che i ricchi fanno alla Chiesa per sopperire alle necessità dei servi di Dio ? Son cose materiali, che fan la loro figura per un certo tempo ; tuttavia con tali offerte non si va in cerca di vantaggi materiali. Osserva cosa acquisti con l'offerta di cose insignificanti. Mostrando come fossero proprio fieno, diceva l'Apostolo : Se abbiamo seminato fra voi i beni spirituali, sarebbe forse gran cosa se mietessimo dei vostri beni temporali ? (1Co 9,11) E ascolta come tutte le cose materiali siano fieno. Ogni carne è fieno, e tutta la gloria dell'uomo è come un fiore d'erba (Is 40,6). Si comprende quindi come quel tale se ne andasse in preda alla tristezza e perché il Signore uscisse in quelle parole : Quanto è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli ! (Mt 9,23) Grande impresa, dunque, che il Signore faccia sorgere sui monti il fieno. Ma in che modo fa sorgere sui monti il fieno, se quel ricco, udito che doveva dare ai poveri i suoi beni, se ne andò triste ? Cosa rispose più tardi [il Signore] agli Apostoli rattristati ? Ciò che è difficile agli uomini, è facile a Dio (Mt 19,26). Fa dunque sorgere il fieno sui monti, colui per il quale tutte le cose son facili. In realtà, nulla sarebbe più sterile dei monti pietrosi ; eppure, se lui manda la pioggia, fa sorgere sui monti il fieno e l'erba per la servitù degli uomini. Chi è questa servitù ? Investiga lo stesso Paolo. Dice : E noi servi vostri per Gesù Cristo. Già dicendo : Se abbiamo seminato fra voi i beni spirituali, sarebbe forse gran cosa se mietessimo dei vostri beni temporali ? (2Co 4,5) si qualifica come servo. E veramente noi siamo vostri servi, fratelli. Nessuno di noi ha da dirsi più grande di voi. Saremo più grandi se saremo più umili. È dottrina del Signore : Chiunque di voi vuol essere il più grande sia vostro servo (Mt 20,26). Egli dunque fa sorgere sui monti il fieno e l'erba per la servitù dell'uomo. È vero che l'apostolo Paolo, vivendo del lavoro delle sue mani, si rifiutò di accettare codesto fieno dei monti, e preferì assaporare il bisogno ; tuttavia, per quanto stava ai monti, essi davano il loro fieno. In effetti, forse che, per il fatto che lui si rifiutava di accettarlo, i monti da parte loro non avrebbero dovuto produrne ma rimanere infruttuosi ? Alla pioggia spetta produrre frutti ; spetta al servo avere il cibo, come diceva il Signore : Mangiate della loro mensa (Lc 10,7-8). E affinché non pensassero che fosse roba propria quel che davano, spiegava : L'operaio è degno della sua mercede.

Come sovvenire alle necessità della Chiesa.

17. Fratelli, abbiamo già in precedenza avuto occasione di parlarvi su questo argomento, e ci sta sommamente a cuore dirvi che, quando ne parliamo lo facciamo non perché vogliamo da voi sovvenzioni materiali ; proprio per questo motivo, anzi, possiamo parlare più francamente. Tuttavia, anche nell'ipotesi che vi chiedessimo qualcosa, cercheremmo il vostro fruttato, cioè non i vostri beni materiali ma la [pratica della] vostra giustizia. Comunque, mi limiterò a poche esortazioni, poiché già abbiamo parlato molto e il discorso deve una buona volta terminare. Se non volete essere infruttuosi ma in proporzione della pioggia dare proventi, e così evitare la condanna per la vostra sterilità, imponetevi voi stessi un tributo, siate voi stessi gli incaricati della riscossione. Dio infatti minaccia il fuoco alla terra infeconda e coperta di spine, mentre prepara i granai per la terra feconda (Cf. He 6,7-8). Pur senza parlare Cristo esige da voi [le debite prestazioni] ; e sebbene taccia, la sua voce è molto forte, dal momento che nel Vangelo non tace. Ed effettivamente non tace ma nel Vangelo inculca : Fatevi degli amici con le ricchezze inique affinché vi ricevano nei tabernacoli eterni (Lc 16,9). Egli non tace : ascoltate la sua voce. Nessuno infatti può [per diritto] venire a riscuotere qualcosa da voi, a meno che in qualche caso non ci sia bisogno che quelli che sono al vostro servizio nel Vangelo siano costretti a chiedervi qualcosa. Ma se si sarà giunti a questo estremo che essi debbono mendicare [da voi il sostentamento], osservate se non siano vane le richieste che voi da parte vostra presentate a Dio. Siate dunque voi stessi gli incaricati della riscossione, di modo che quelli che sono al vostro servizio nel Vangelo non dico non siano costretti a chiedervi l'elemosina (poiché, anche se costretti, forse nemmeno lo farebbero) ma nemmeno vi rimproverino col loro silenzio. A questo proposito sta scritto : Beato chi capisce il misero e il povero (Ps 40,2). Dicendo : Chi capisce il misero e il povero, designa colui che non aspetta d'essere richiesto. Sii intelligente nei suoi confronti ! C'è il povero che viene in cerca di te e c'è il povero che tu stesso devi cercare. Miei fratelli, sono nominati tutt'e due. Di uno è stato letto or ora : Da' a chiunque ti chiede ; dell'altro dice la Scrittura in un altro passo : Trasudi l'elemosina in mano tua finché non trovi un giusto a cui darla (Lc 6,30). Ecco dunque ! C'è uno che viene in cerca di te e un altro che tu stesso devi cercare. Non devi lasciare a mani vuote colui che ti chiede [l'elemosina] ; infatti dice : Da' a chiunque ti chiede. Ma c'è anche quell'altro del quale devi tu stesso metterti in cerca. [Dice] : Trasudi l'elemosina in mano tua finché non trovi un giusto cui darla. Non riuscirete a praticare questo precetto se non metterete da parte qualcosa di quello che possedete (quanto a ciascuno riesce secondo le disponibilità delle proprie finanze domestiche), quasi che lo dobbiate consegnare a una specie di fisco. Cristo infatti, come ha una sua società organizzata, così ha un suo fisco. E sapete cosa sia il fisco ? Il fisco è un cesto da cui poi derivano le parole " cestello " e " cestino ". Non dovete credere che il fisco sia un mostro, perché si ha timore quando si ode parlare dell'esattore del fisco. Il fisco è un recipiente pubblico. Una specie di fisco possedeva il Signore quand'era sulla terra e di lui si dice che aveva la borsa, la quale era affidata a Giuda. Il Signore tollerava Giuda, traditore e ladro (Jn 12,6), e in questa maniera ti mostrava la pazienza da aversi in ogni occasione. Sta però di fatto che quanti gli facevano delle elargizioni le versavano nella borsa del Signore. Né dovete peraltro credere che il Signore andasse a mendicare o si trovasse nell'indigenza, lui al quale servivano gli angeli e che sfamò con cinque pani diverse migliaia di uomini. Perché allora volle trovarsi nel bisogno se non per dare l'esempio ai monti e insegnar loro che dovessero produrre fieno e non rispondere alla pioggia con la sterilità ? Orbene, voi pure sottraete qualcosa [al vostro bilancio] e stabilite una sovvenzione fissa, tratta dai proventi annuali o dagli introiti quotidiani. In effetti, se dovrai stendere la tua mano a prelevare del denaro che antecedentemente non avevi designato, ti sembrerà di doverti strappare qualcosa di vivo, e quindi la tua mano resterà indecisa. Separa una certa qual parte dei tuoi redditi. Vuoi una decima parte ? Separa questa decima parte, che peraltro è un po' poco. Che dessero la decima è detto dei farisei. Io digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo (Lc 18,12). Ora, cosa dice il Signore ? Se la vostra giustizia non sarà più abbondante di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 5,20). Colui che tu devi superare per l'abbondanza della tua giustizia dà le decime ; ma tu non dài nemmeno l'uno per mille ! Come superare in giustizia colui col quale non stai nemmeno alla pari ? Egli, che copre di nubi il cielo e alla terra prepara la pioggia, che fa sorgere il fieno sui monti e l'erba per la servitù degli uomini.

I corvi e i figli dei corvi.

18. [v 9.] E dà il suo cibo al bestiame. Chiama bestiame i numerosi greggi di Dio. Dio non priva del cibo il suo gregge ma glielo fornisce per mezzo di uomini, facendo spuntare l'erba per i servi dell'uomo. Ne parla l'Apostolo dicendo : Chi pasce il gregge e non se ne ciba del latte ? (1Co 9,7) Egli dà il suo cibo al bestiame e ai pulcini dei corvi che lo invocano. Crederemo sul serio che i corvi invocano Dio affinché dia loro da mangiare ? No, non pensate che un essere irrazionale possa invocare Dio : nessun vivente è in grado d'invocare Dio se non chi ha l'anima razionale. Prendete l'espressione in senso figurato e non credete, come dicono certi empi, che le anime umane trasmigrino negli animali, cani, porci, corvi. Cacciate via dal vostro cuore e dalla vostra fede simili persuasioni (Cf. Gn 1,26). L'anima umana è stata creata ad immagine di Dio ed egli non permetterà che la sua immagine sia data al cane o al porco. Cosa significa allora : E ai pulcini dei corvi che lo invocano ? Chi sono i pulcini dei corvi ? Gli israeliti pensavano d'esser loro i soli giusti per il fatto d'aver ricevuto la legge. Quanto agli altri uomini, di qualsiasi nazione fossero, li ritenevano tutti peccatori. E in realtà tutte le genti erano nel peccato, nell'idolatria : adoravano la pietra e il legno. Ma forse che sono rimaste così ? Sebbene non l'abbiano fatto i corvi, cioè i nostri padri, tuttavia i pulcini dei corvi, cioè noi stessi, invochiamo Dio. Dà il suo cibo al bestiame e ai pulcini dei corvi che lo invocano. Pulcini dei corvi son coloro ai quali l'apostolo Pietro dice : Poiché voi sapete che non per mezzo dell'argento e dell'oro corruttibili siete stati riscattati dalla vana maniera di vivere ereditata dai vostri padri (PT 1,18). Questi pulcini dei corvi infatti, che a prima vista sembravano adorare i simulacri come i loro padri, in realtà han fatto dei progressi e si son convertiti a Dio ; ed ecco tu ascolti il pulcino del corvo che invoca l'unico Dio. " Cos'è mai questo ? ", dici al pulcino del corvo, " hai rotto i ponti con tuo padre ? " " Certo che l'ho rotti. Lui infatti era un corvo che non invocava Dio ; io, pulcino del corvo, lo invoco ". E ai pulcini dei corvi che lo invocano.

Non gloriarsi delle dignità terrene.

19. [v 10.] Egli non farà conto del vigore del cavallo. Il vigore del cavallo è la superbia. Il cavallo infatti sembra fatto apposta per essere una specie di supporto dell'uomo, il quale così incede più alto. Inoltre ha il collo elevato, mostrando in questo una nota di superbia. Non si inorgogliscano gli uomini per le loro dignità né si ritengano altolocati per gli onori [che ricevono] ! Badino piuttosto a non precipitare dal loro cavallo indomito. Osserva cosa si dice in un altro salmo : Questi nei carri, quelli nei cavalli, noi invece saremo glorificati nel nome del Signore Dio nostro (Ps 19,8-9). E vuol dire : loro si gloriano degli onori temporali, noi ci glorieremo nel nome del Signore nostro Dio. E come conseguenza, a loro cosa succede ? Notate il seguito : Essi furono presi al laccio e caddero ma noi ci rialzammo e ci drizzammo in piedi. Egli non farà conto del vigore del cavallo né si sentirà sicuro nelle tende dell'uomo. Dice : Nelle tende dell'uomo. Tenda del Signore infatti è la santa Chiesa diffusa in tutto il mondo. Ora gli eretici, dividendosi dalle tende della Chiesa, si eressero delle tende proprie : ma di queste tende opera dell'uomo Dio non si compiace. Quanto a te, osserva questo pulcino dei corvi e ascolta cosa dice. Ho preferito essere abietto nella casa del Signore piuttosto che abitare nelle tende dei peccatori (Ps 83,11). In effetti, se a una persona buona, pia, convinta della propria meschinità, insomma un pulcino dei corvi fedele a Dio, capita per disavventura di non incontrare nella Chiesa onori temporali, non per questo se ne esce fuori dalla Chiesa ; non per questo si costruisce una tenda fuori della stessa Chiesa, una tenda verso la quale Dio non nutre sentimenti di benevolenza. Ma cosa dice ? Ho preferito essere abietto nella casa del Signore piuttosto che abitare nelle tende dei peccatori. Né si sentirà sicuro nelle tende dell'uomo.

Temere Dio e sperare in lui.

20. [v 11.] Infine cosa aggiunge ? Si compiace il Signore di chi lo teme, di chi spera nella sua misericordia. Il Signore nutre sentimenti benevoli verso coloro che lo temono. Ma che forse si teme Dio come si teme un brigante ? In effetti anche del brigante si ha timore, e lo si ha delle belve, e ancor più dell'uomo ingiusto e potente. Si compiace il Signore di chi lo teme. Ma come lo temono ? Di chi spera nella sua misericordia. Ecco, lo temette anche Giuda, traditore di Cristo, ma non sperò nella sua misericordia. Più tardi si pentì d'aver tradito il Signore e disse : Ho peccato, ho tradito il sangue innocente (Cf. Mt 27,4-5). Va bene che hai temuto, ma avresti dovuto insieme sperare nella misericordia di colui che temevi. Invece lui disperato andò ad impiccarsi. Temi dunque il Signore, ma sperando nella sua misericordia. Se temi il brigante, l'aiuto l'aspetti da un altro, non da colui che temi : per salvarti da colui che temi chiedi aiuto a uno che non temi. Se temi Dio in questa forma e lo temi perché sei peccatore, chi ti potrà aiutare contro Dio ? Dove andrai ? Che farai ? Ti metterai a fuggire lontano da lui ? Fuggi piuttosto verso di lui ! Vuoi fuggire dalla collera di Dio ? Placa la sua collera e poi fuggi da lui. Lo placherai sperando nella sua misericordia. Inoltre, per quanto riguarda l'avvenire, evita il peccato affinché, quando andrai a supplicare il Signore per le tue colpe passate, ti siano da lui rimesse. A lui l'onore e il regno insieme col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.


Agostino Salmi 146