Discorsi 2005-13 10207

AI MEMBRI FONDATORI DELLA FONDAZIONE PER LA RICERCA E IL DIALOGO INTERRELIGIOSI E INTERCULTURALI Giovedì, 1° febbraio 2007

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Cari Amici,

È una gioia per me, dopo essere stato uno dei membri fondatori della Fondazione per la Ricerca e il Dialogo interreligiosi e interculturali, di ritrovarvi e di accogliervi oggi in Vaticano. Saluto in particolare Sua Altezza Reale il Principe Hassan di Giordania, che ho il piacere di rincontrare per questa occasione.

Ringrazio il vostro Presidente, Sua Eminenza il Metropolita Damaskinos di Andrianopoli, che mi ha presentato il primo frutto del vostro lavoro: l'edizione congiunta, nella loro lingua originale e secondo l'ordine cronologico, dei tre libri sacri delle tre religioni monoteiste. È stato in effetti il primo progetto che abbiamo considerato nel creare insieme questa Fondazione, per "apportare un contributo specifico e positivo al dialogo fra le culture e fra le religioni".

Come ho ricordato in diverse occasioni, sulla scia della Dichiarazione conciliare Nostra aetate e del mio caro predecessore, Papa Giovanni Paolo II, siamo chiamati, Ebrei, Cristiani e Musulmani, a riconoscere e a sviluppare i vincoli che ci uniscono. È questa l'idea che ci ha portato a creare questa Fondazione, il cui fine è di ricercare "il messaggio più essenziale e più autentico che le tre religioni monoteiste, ossia ebraismo, cristianesimo e islam, possono rivolgere al XXI secolo", al fine di dare un nuovo impulso al dialogo interreligioso e interculturale, attraverso la ricerca comune e mettendo in luce e diffondendo ciò che, nei nostri rispettivi patrimoni spirituali, contribuisce a rafforzare i vincoli fraterni fra le nostre comunità di credenti. Per queste ragioni, la Fondazione si è proposta, in un primo tempo, di elaborare uno strumento di riferimento che aiutasse a superare i malintesi e i pregiudizi e offrisse una base comune ai lavori futuri. Così avete realizzato questa bella edizione dei tre libri che sono all'origine di credi religiosi, creatori di culture, che segnano profondamente i popoli e a cui noi siamo oggi debitori.

La rilettura e, per alcuni, la scoperta dei testi che tante persone in tutto il mondo venerano come sacri obbligano al rispetto reciproco, nel dialogo fiducioso. Gli uomini di oggi attendono da noi un messaggio di concordia e di serenità, e la manifestazione concreta della nostra volontà comune di aiutarli a realizzare la loro legittima aspirazione a vivere nella giustizia e nella pace. Hanno il diritto di aspettare da noi il segno forte di una comprensione rinnovata e di una cooperazione rafforzata, secondo l'obiettivo stesso della Fondazione, che si propone di offrire "così al mondo un segno di speranza e la promessa della benedizione divina che accompagna sempre l'azione caritativa".

I lavori della Fondazione contribuiranno a una crescente presa di coscienza di tutto ciò che, nelle diverse culture del nostro tempo, è conforme alla saggezza divina e serve la dignità dell'uomo, per discernere meglio e per rifiutare meglio tutto ciò che è usurpazione del nome di Dio e snaturalizzazione dell'umanità dell'uomo. Siamo pertanto invitati a impegnarci in un lavoro comune di riflessione, lavoro della ragione che auspico con voi con tutto il cuore, per scrutare il mistero di Dio alla luce delle nostre tradizioni religiose e delle nostre rispettive saggezze, per discernerne i valori atti a illuminare gli uomini e le donne di tutti i popoli della terra, qualunque sia la loro cultura e la loro religione.

Per questo è molto importante disporre oggi di un punto di riferimento comune grazie alla realizzazione del vostro lavoro. Potremo così progredire nel dialogo interreligioso e interculturale, dialogo oggi più necessario che mai: un dialogo vero, rispettoso delle differenze, coraggioso, paziente e perseverante, che trae la sua forza dalla preghiera e si nutre della speranza che dimora in tutti coloro che credono in Dio e che ripongono la loro fiducia in Lui.

Le nostre rispettive tradizioni religiose insistono tutte sul carattere sacro della vita e sulla dignità della persona umana. Noi lo sappiamo, Dio benedirà le nostre iniziative se contribuiranno al bene di tutti i suoi figli e se consentiranno loro di rispettarsi gli uni gli altri, in una fraternità dalle dimensioni mondiali. Con tutti gli uomini di buona volontà, noi aspiriamo alla pace. Per questo ripeto con insistenza: la ricerca e il dialogo interreligiosi e interculturali non sono un'opzione, ma una necessità vitale per il nostro tempo.

Che l'Onnipotente benedica i vostri lavori e che conceda a voi e ai vostri cari l'abbondanza delle sue Benedizioni!



AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE PER IL DIALOGO TEOLOGICO TRA LA CHIESA CATTOLICA E LE CHIESE ORTODOSSE ORIENTALI Sala dei Papi Giovedì, 1° febbraio 2007

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Cari Fratelli in Cristo,

è con grande gioia che vi do il benvenuto, membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali, in occasione del vostro quarto incontro plenario.

Mediante voi, estendo volentieri saluti fraterni ai miei Venerabili Fratelli, i Capi delle Chiese Ortodosse Orientali: Sua Santità Papa Shenouda III, Sua Santità il Patriarca Zakka I Iwas, Sua Santità il Catholicos Karekin II, Sua Santità il Catholicos Aram I, Sua Santità il Patriarca Paulus, Sua Santità il Patriarca Antonios I e Sua Santità Baselios Marthoma Didymus I.

Il vostro incontro concernente la costituzione e la missione della Chiesa è di grande importanza per il nostro cammino comune verso il ripristino della piena comunione. La Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali condividono un patrimonio ecclesiale che deriva dai tempi apostolici e dai primi secoli del cristianesimo. Questa "eredità dell'esperienza" dovrebbe formare il nostro futuro "orientando il nostro comune cammino verso il ripristino della piena comunione" (Cfr Ut unum sint
UUS 56).

Il Signore ci ha affidato il mandato "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Oggi, molti attendono ancora che la verità del Vangelo venga trasmessa loro.

Che la loro sete della Buona Novella rafforzi la nostra determinazione a operare e a pregare diligentemente per quell'unità richiesta alla Chiesa affinché eserciti la propria missione nel mondo, secondo la preghiera di Gesù: "Perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23)!

Molti di voi provengono da Paesi del Medio Oriente. La difficile situazione che i singoli individui e le comunità cristiane affrontano nella regione è causa di profonda preoccupazione per tutti noi. Infatti, le minoranze cristiane trovano difficile sopravvivere in un clima geopolitico tanto mutevole e sono spesso tentate di emigrare. In tali circostanze, i Cristiani di tutte le tradizioni e comunità in Medio Oriente sono chiamati a essere coraggiosi e saldi nella forza dello Spirito di Cristo (cfr Messaggio in occasione del Santo di Natale ai Cattolici che vivono nella regione mediorientale, 21 dicembre 2006). Che l'intercessione e l'esempio di molti martiri e santi, che hanno reso coraggiosa testimonianza a Cristo in queste terre, sostenga e rafforzi le comunità cristiane nella propria fede!
Grazie per essere qui oggi e per il vostro costante impegno lungo il cammino del dialogo e dell'unità. Che lo Spirito Santo vi accompagni nelle vostre deliberazioni. A tutti voi, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolic



FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE XI GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA DISCORSO Basilica Vaticana Venerdì, 2 febbraio 2007

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Cari fratelli e sorelle,

vi incontro volentieri al termine della Celebrazione eucaristica, che vi ha riuniti in questa Basilica anche quest’anno, in un’occasione tanto significativa per voi che, appartenendo a Congregazioni, Istituti, Società di vita apostolica e Nuove Forme di vita consacrata, costituite una componente particolarmente significativa del Corpo mistico di Cristo. L’odierna liturgia ricorda la Presentazione del Signore al Tempio, festa scelta dal mio venerato predecessore, Giovanni Paolo II, come "Giornata della Vita Consacrata". Con vivo piacere rivolgo a ciascuno di voi, qui presenti, il mio cordiale saluto, a cominciare dal Signor Cardinale Franc Rodé, Prefetto del vostro Dicastero, al quale sono grato per le cordiali parole che mi ha indirizzato a vostro nome. Saluto poi il Segretario e tutti i membri della Congregazione, che dedica la sua attenzione a un settore vitale della Chiesa. L’odierna ricorrenza è quanto mai opportuna per chiedere insieme al Signore il dono di una sempre più consistente ed incisiva presenza dei religiosi, delle religiose e delle persone consacrate nella Chiesa in cammino sulle strade del mondo.

Cari fratelli e sorelle, la festa che oggi celebriamo ci ricorda che la vostra testimonianza evangelica, perché sia veramente efficace, deve scaturire da una risposta senza riserve all’iniziativa di Dio che vi ha consacrati a sé con uno speciale atto d’amore. Come gli anziani Simeone e Anna erano desiderosi di vedere il Messia prima della loro morte e parlavano di lui "a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (cfr
Lc 2,26 Lc 2,38), così anche in questo nostro tempo è diffuso, soprattutto tra i giovani, il bisogno di incontrare Dio. Coloro che sono scelti da Dio per la vita consacrata fanno proprio in modo definitivo questo anelito spirituale. In essi abita infatti una sola attesa: quella del Regno di Dio: che Dio regni nelle nostre volontà, nei nostri cuori, nel mondo. In essi brucia un’unica sete d'amore, che solo l'Eterno può appagare. Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza, che la sua "grazia val più della vita" (Ps 62,4). Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro "faccia a faccia" con lo Sposo divino, attesa da vivere con cuore sempre vigile per essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo quando verrà.

Per natura sua, dunque, la vita consacrata costituisce una risposta a Dio totale e definitiva, incondizionata e appassionata (cfr Vita consecrata VC 17). E quando si rinuncia a tutto per seguire Cristo, quando gli si dà ciò che si ha di più caro affrontando ogni sacrificio, allora, come è avvenuto per il divin Maestro, anche la persona consacrata che ne segue le orme diventa necessariamente "segno di contraddizione", perché il suo modo di pensare e di vivere è spesso in contrasto con la logica del mondo, come si presenta nei mezzi di comunicazione sociale, quasi sempre. Si sceglie Cristo, anzi ci si lascia "conquistare" da Lui senza riserve. Dinanzi a un simile coraggio, quanta gente assetata di verità resta colpita ed è attratta da chi non esita a dare la vita, la propria vita, per ciò in cui crede. Non è questa la radicale fedeltà evangelica a cui é chiamata, anche in questo nostro tempo, ogni persona consacrata? Rendiamo grazie al Signore perché tanti religiosi e religiose, tante persone consacrate, in ogni angolo della terra, continuano ad offrire una suprema e fedele testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, testimonianza che non raramente si tinge del sangue del martirio. Ringraziamo Dio anche perché questi esempi continuano a suscitare nell'animo di molti giovani il desiderio di seguire Cristo per sempre, in modo intimo e totale.

Cari fratelli e sorelle, non dimenticate mai che la vita consacrata è dono divino, e che è in primo luogo il Signore a condurla a buon fine secondo i suoi progetti. Questa certezza che il Signore ci conduce a buon fine, nonostante le nostre debolezze; questa certezza deve esservi di conforto, preservandovi dalla tentazione dello scoraggiamento dinanzi alle inevitabili difficoltà della vita e alle molteplici sfide dell’epoca moderna. In effetti, nei tempi difficili che stiamo vivendo non pochi Istituti possono avvertire una sensazione di smarrimento per le debolezze che ritrovano nel loro interno e per i molti ostacoli che incontrano nel portare a compimento la loro missione. Quel Bambino Gesù, che oggi viene presentato al Tempio, è vivo tra noi oggi e in modo invisibile ci sostiene perché cooperiamo fedelmente con Lui all’opera della salvezza e non ci abbandona.

L’odierna liturgia è particolarmente suggestiva perché contrassegnata dal simbolo della luce. La solenne processione dei ceri, che avete compiuto all’inizio della celebrazione, sta a indicare Cristo, vera luce del mondo, che risplende nella notte della storia e che illumina ogni cercatore di verità. Cari consacrati e consacrate, ardete di questa fiamma e fatela risplendere con la vostra vita, perché dappertutto brilli un frammento del fulgore irradiato da Gesù, splendore di verità. Dedicandovi esclusivamente a Lui (cfr Vita consecrata VC 15), voi testimoniate il fascino della verità di Cristo e la gioia che scaturisce dall’amore per Lui. Nella contemplazione e nell’attività, nella solitudine e nella fraternità, nel servizio ai poveri e agli ultimi, nell'accompagnamento personale e nei moderni areopaghi, siate pronti a proclamare e testimoniare che Dio è Amore, che dolce è amarlo. Maria, la Tota pulchra, vi insegni a trasmettere agli uomini ed alle donne di oggi questo fascino divino, che deve trasparire dalle vostre parole e dalle vostre azioni. Nell’esprimervi il mio grato apprezzamento per il servizio che rendete alla Chiesa, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi benedico.



AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA MONDIALE DEGLI ISTITUTI SECOLARI Sala Clementina Sabato, 3 febbraio 2007

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Cari fratelli e sorelle,

sono felice di essere oggi tra voi, membri degli Istituti Secolari, che incontro per la prima volta dopo la mia elezione alla Cattedra dell'Apostolo Pietro. Vi saluto tutti con affetto. Saluto il Cardinale Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e lo ringrazio per le espressioni di filiale devozione e spirituale vicinanza indirizzatemi anche a vostro nome. Saluto il Cardinale Cottier e il Segretario della vostra Congregazione. Saluto la Presidente della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari, che si è fatta interprete dei sentimenti e delle attese di tutti voi che siete convenuti da diversi Paesi, da tutti i Continenti, per celebrare un Simposio internazionale sulla Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia.

Sono trascorsi, come è già stato detto, 60 anni da quel 2 febbraio 1947, quando il mio Predecessore Pio XII promulgava tale Costituzione apostolica, dando così una configurazione teologico-giuridica ad un'esperienza preparata nei decenni precedenti, e riconoscendo negli Istituti Secolari uno degli innumerevoli doni con cui lo Spirito Santo accompagna il cammino della Chiesa e la rinnova in tutti i secoli. Quell'atto giuridico non rappresentò il punto di arrivo, quanto piuttosto il punto di partenza di un cammino volto a delineare una nuova forma di consacrazione: quella di fedeli laici e presbiteri diocesani, chiamati a vivere con radicalità evangelica proprio quella secolarità in cui essi sono immersi in forza della condizione esistenziale o del ministero pastorale. Siete qui, oggi, per continuare a tracciare quel percorso iniziato sessant'anni fa, che vi vede sempre più appassionati portatori, in Cristo Gesù, del senso del mondo e della storia. La vostra passione nasce dall'aver scoperto la bellezza di Cristo, del suo modo unico di amare, incontrare, guarire la vita, allietarla, confortarla. Ed è questa bellezza che le vostre vite vogliono cantare, perché il vostro essere nel mondo sia segno del vostro essere in Cristo.

A rendere il vostro inserimento nelle vicende umane luogo teologico è, infatti, il mistero dell'Incarnazione ("Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito":
Jn 3,16). L'opera della salvezza si è compiuta non in contrapposizione, ma dentro e attraverso la storia degli uomini. Osserva al riguardo la Lettera agli Ebrei: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (1, 1-2a). Lo stesso atto redentivo è avvenuto nel contesto del tempo e della storia, e si è connotato come obbedienza al disegno di Dio iscritto nell'opera uscita dalle sue mani. È ancora lo stesso testo della Lettera agli Ebrei, testo ispirato, a rilevare: "Dopo aver detto "Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato", cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: "Ecco, io vengo a fare la tua volontà"" (10, 8-9a). Queste parole del Salmo che la Lettera agli Ebrei vede espresse nel dialogo intratrinitario, sono parole del Figlio che dice al Padre: "Ecco io vengo a fare la tua volontà". E così si realizza l'Incarnazione: "Ecco io vengo a fare la tua volontà". Il Signore ci coinvolge nelle sue parole che diventano nostre: ecco io vengo con il Signore, con il Figlio, a fare la tua volontà.

Viene così delineato con chiarezza il cammino della vostra santificazione: l'adesione oblativa al disegno salvifico manifestato nella Parola rivelata, la solidarietà con la storia, la ricerca della volontà del Signore iscritta nelle vicende umane governate dalla sua provvidenza. E nello stesso tempo si individuano i caratteri della missione secolare: la testimonianza delle virtù umane, quali "la giustizia, la pace, la gioia" (Rm 14,17), la "bella condotta di vita", di cui parla Pietro nella sua Prima Lettera (cfr 2, 12) echeggiando la parola del Maestro: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16). Fa inoltre parte della missione secolare l'impegno per la costruzione di una società che riconosca nei vari ambiti la dignità della persona e i valori irrinunciabili per la sua piena realizzazione: dalla politica all'economia, dall'educazione all'impegno per la salute pubblica, dalla gestione dei servizi alla ricerca scientifica. Ogni realtà propria e specifica vissuta dal cristiano, il proprio lavoro e i propri concreti interessi, pur conservando la loro relativa consistenza, trovano il loro fine ultimo nell'essere abbracciati dallo stesso scopo per cui il Figlio di Dio è entrato nel mondo. Sentitevi, pertanto, chiamati in causa da ogni dolore, da ogni ingiustizia, così come da ogni ricerca di verità, di bellezza e di bontà, non perché abbiate la soluzione di tutti i problemi, ma perché ogni circostanza in cui l'uomo vive e muore costituisce per voi l'occasione di testimoniare l'opera salvifica di Dio. È questa la vostra missione. La vostra consacrazione evidenzia, da un lato, la particolare grazia che vi viene dallo Spirito per la realizzazione della vocazione, dall'altro, vi impegna ad una totale docilità di mente, di cuore e di volontà al progetto di Dio Padre rivelato in Cristo Gesù, alla cui sequela radicale siete stati chiamati.

Ogni incontro con Cristo chiede un cambiamento profondo di mentalità, ma per alcuni, com'è stato per voi, la richiesta del Signore è particolarmente esigente: lasciare tutto, perché Dio è tutto e sarà tutto nella vostra vita. Non si tratta semplicemente di un diverso modo di rapportarvi a Cristo e di esprimere la vostra adesione a Lui, ma di una scelta di Dio che, in modo stabile, richiede da voi una fiducia assolutamente totale in Lui. Conformare la propria vita a quella di Cristo entrando in queste parole, conformare la propria vita a quella di Cristo attraverso la pratica dei consigli evangelici, è una nota fondamentale e vincolante che, nella sua specificità, richiede impegni e gesti concreti, da "alpinisti dello spirito", come ebbe a chiamarvi il venerato Papa Paolo VI (Discorso ai partecipanti al I Convegno Internazionale degli Istituti Secolari: Insegnamenti, VIII, 1970, p. 939).

Il carattere secolare della vostra consacrazione evidenzia da un lato i mezzi con cui vi adoperate per realizzarla, cioè quelli propri di ogni uomo e donna che vivono in condizioni ordinarie nel mondo, e dall'altro la forma del suo sviluppo, quella cioè di una relazione profonda con i segni del tempo che siete chiamati a discernere, personalmente e comunitariamente, alla luce del Vangelo. Più volte è stato autorevolmente individuato proprio in questo discernimento il vostro carisma, perché possiate essere laboratorio di dialogo con il mondo, quel "laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo" (Paolo VI, Discorso ai Responsabili generali degli Istituti Secolari: Insegnamenti, XIV, 1976, p. 676). Proprio di qui deriva la persistente attualità del vostro carisma, perché questo discernimento deve avvenire non dal di fuori della realtà, ma dall'interno, attraverso un pieno coinvolgimento. Ciò avviene per mezzo delle relazioni feriali che potete tessere nei rapporti familiari e sociali, nell'attività professionale, nel tessuto delle comunità civile ed ecclesiale. L'incontro con Cristo, il porsi alla sua sequela spalanca e urge all'incontro con chiunque, perché se Dio si realizza solo nella comunione trinitaria, anche l'uomo solo nella comunione troverà la sua pienezza.

A voi non è chiesto di istituire particolari forme di vita, di impegno apostolico, di interventi sociali, se non quelli che possono nascere nelle relazioni personali, fonti di ricchezza profetica. Come il lievito che fa fermentare tutta la farina (cfr Mt 13,33), così sia la vostra vita, a volte silenziosa e nascosta, ma sempre propositiva e incoraggiante, capace di generare speranza. Il luogo del vostro apostolato è perciò tutto l'umano, non solo dentro la comunità cristiana - dove la relazione si sostanzia di ascolto della Parola e di vita sacramentale, da cui attingete per sostenere l'identità battesimale - dico il luogo del vostro apostolato è tutto l'umano, sia dentro la comunità cristiana, sia nella comunità civile dove la relazione si attua nella ricerca del bene comune, nel dialogo con tutti, chiamati a testimoniare quell'antropologia cristiana che costituisce proposta di senso in una società disorientata e confusa dal clima multiculturale e multireligioso che la connota.

Venite da diversi Paesi, diverse sono le situazioni culturali, politiche ed anche religiose in cui vivete, lavorate, invecchiate. In tutte siate cercatori della Verità, dell'umana rivelazione di Dio nella vita. È, lo sappiamo, una strada lunga, il cui presente è inquieto, ma il cui esito è sicuro. Annunciate la bellezza di Dio e della sua creazione. Sull'esempio di Cristo, siate obbedienti all'amore, uomini e donne di mitezza e misericordia, capaci di percorrere le strade del mondo facendo solo del bene. Le vostre siano vite che pongono al centro le Beatitudini, contraddicendo la logica umana, per esprimere un'incondizionata fiducia in Dio che vuole l'uomo felice. La Chiesa ha bisogno anche di voi per dare completezza alla sua missione. Siate seme di santità gettato a piene mani nei solchi della storia. Radicati nell'azione gratuita ed efficace con cui lo Spirito del Signore sta guidando le vicende umane, possiate dare frutti di fede genuina, scrivendo con la vostra vita e con la vostra testimonianza parabole di speranza, scrivendole con le opere suggerite dalla "fantasia della carità" (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50).

Con questi auspici, assicurandovi la mia costante preghiera, vi imparto a sostegno delle vostre iniziative di apostolato e di carità una speciale Benedizione Apostolica.



AI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI E DELLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO Sala Clementina Giovedì, 8 febbraio 2007

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Venerati Fratelli nell’Episcopato!

Sono lieto di accogliervi in questa speciale Udienza e saluto cordialmente tutti voi, che venite da vari Paesi del mondo. Rivolgo anche un particolare pensiero a coloro che sono qui con noi ed appartengono ad altre Chiese cristiane. Alcuni di voi partecipano all'annuale appuntamento dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, che ha per tema: “Il Cristo crocifisso e abbandonato, luce nella notte culturale". Colgo volentieri questa occasione per inviare a Chiara Lubich il mio augurio e la mia benedizione, che estendo a tutti i membri del Movimento da lei fondato. Altri prendono parte al IX Convegno di Vescovi amici della Comunità di Sant’Egidio, che affronta un argomento quanto mai attuale: “La globalizzazione dell'amore”. Saluto Mons. Vincenzo Paglia, e con lui il professor Andrea Riccardi e l’intera Comunità, che, nell’anniversario della sua fondazione, questa sera si radunerà nella Basilica di San Giovanni in Laterano per una solenne Celebrazione eucaristica.

Cari Fratelli nell’Episcopato, vorrei dirvi anzitutto che la vostra vicinanza ai due Movimenti, mentre sottolinea la vitalità di queste nuove aggregazioni di fedeli, manifesta altresì quella comunione tra i carismi che costituisce un tipico “segno dei tempi”. L’Esortazione post-sinodale Pastores gregis ricorda che “i rapporti scambievoli tra Vescovi... vanno ben oltre i loro incontri istituzionali” (n. 59). E’ quello che avviene anche in convegni come i vostri, nei quali si sperimenta una fraternità episcopale che trae dalla condivisione degli ideali promossi dai Movimenti uno stimolo a rendere più intensa la comunione dei cuori, più forte il reciproco sostegno e più condiviso l’impegno a mostrare la Chiesa come luogo di preghiera e di carità, come casa di misericordia e di pace. Il mio venerato Predecessore, Giovanni Paolo II, ha presentato i Movimenti e le Nuove Comunità sorte in questi anni come un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo. Ed anche io, altre volte, ho avuto modo di sottolineare il valore della loro dimensione carismatica.

Come dimenticare, ad esempio, la straordinaria Veglia di Pentecoste dello scorso anno, che ha visto la corale partecipazione di molti Movimenti ed Associazioni ecclesiali? E’ ancora viva in me la commozione provata nel partecipare in Piazza San Pietro ad una così intensa esperienza spirituale. Ripeto a voi quanto allora ebbi a dire ai fedeli giunti da ogni parte del mondo, e cioè che la multiformità e l'unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei Movimenti al servizio dell’unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: i Vescovi in comunione col Successore di Pietro. Questa unità e molteplicità, che è nel Popolo di Dio, si rende in qualche modo manifesta anche quest’oggi, essendo qui riuniti con il Papa parecchi Vescovi, vicini a due diversi Movimenti ecclesiali, caratterizzati da una forte dimensione missionaria. Nel ricco mondo occidentale dove, anche se è presente una cultura relativista, non manca però al tempo stesso un diffuso desiderio di spiritualità, i vostri Movimenti testimoniano la gioia della fede e la bellezza dell’essere cristiani. Nelle vaste aree depresse della terra essi comunicano il messaggio della solidarietà e si fanno prossimi ai poveri e ai deboli con quell’amore, umano e divino, che ho voluto riproporre all’attenzione di tutti nell’Enciclica Deus caritas est. Dalla comunione tra Vescovi e Movimenti può scaturire pertanto un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo.

Il Movimento dei Focolari, proprio a partire dal cuore della sua spiritualità e cioè da Gesù crocifisso e abbandonato, sottolinea il carisma e il servizio dell'unità, che si realizza nei vari ambiti sociali e culturali come, ad esempio, quello economico con l’“economia della comunione”, e attraverso le vie dell’ecumenismo e del dialogo inter-religioso. La Comunità di Sant’Egidio, mettendo al centro della propria esistenza la preghiera e la liturgia, vuole farsi prossima di coloro che sperimentano situazioni di disagio e di emarginazione sociale. Per il cristiano l’uomo, anche se lontano, non è mai un estraneo. Insieme è possibile affrontare con più forte slancio le sfide che ci interpellano in maniera pressante in questo inizio del terzo millennio: penso in primo luogo alla ricerca della giustizia e della pace e all’urgenza di costruire un mondo più fraterno e solidale, a partire proprio dai Paesi dai quali alcuni di voi provengono, e che sono provati da sanguinosi conflitti. Mi riferisco specialmente all’Africa, continente che porto nel cuore e che spero possa finalmente conoscere un tempo di stabile pace e di vero sviluppo. Il prossimo Sinodo dei Vescovi africani sarà sicuramente un momento propizio per mostrare il grande amore che Dio riserva alle amate popolazioni africane.

Cari amici, l’originale fraternità che esiste tra voi e i Movimenti di cui siete amici vi spinge a portare insieme “i pesi gli uni degli altri” (
Ga 6,2), come raccomanda l'Apostolo, soprattutto per quanto concerne l’evangelizzazione, l’amore per i poveri e la causa della pace. Il Signore renda sempre più proficue le vostre iniziative spirituali ed apostoliche. Io vi accompagno con la preghiera e volentieri imparto l’Apostolica Benedizione a voi qui presenti, al Movimento dei Focolari e alla Comunità di Sant'Egidio, ed ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali.



AI MINISTRI DELLE FINANZE DI DIVERSI PAESI E ALTRE PERSONALITÀ IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO ADVANCE MARKET COMMITMENT Venerdì, 9 febbraio 2007

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Signore e Signori,

sono lieto di porgere il benvenuto a voi, Ministri delle Finanze d'Italia, del Regno Unito, del Canada e della Russia, così come ad altri Ministri, distinti responsabili internazionali e importanti figure internazionali, inclusi la Regina di Giordania e il Presidente della Banca Mondiale.

Ringrazio il Ministro Tommaso Padoa Schioppa per le sue cordiali parole di saluto, rivolte a vostro nome. Il nostro incontro di oggi è quanto mai opportuno perché si svolge come parte del lancio di un programma pilota, volto a sviluppare e produrre vaccini contro le pandemie e a renderli disponibili ai Paesi più poveri. Questa pregevole iniziativa, che si chiama Advance Market Commitment, è volta a contribuire a risolvere una delle sfide più urgenti della sanità preventiva, che colpisce in particolare nazioni già sofferenti per la povertà e per gravi carenze. Inoltre, ha il merito ulteriore di unire le istituzioni pubbliche e il settore privato nello sforzo di trovare strumenti più efficaci per intervenire in quest'area.

Il nostro incontro si svolge proprio prima della Giornata Mondiale del Malato, che si tiene annualmente l'11 febbraio, Festa della Beata Maria Vergine di Lourdes. È un'opportunità che la Chiesa coglie per richiamare l'attenzione pubblica sulla piaga del dolore, e quest'anno si concentra su quanti soffrono di malattie incurabili, molti dei quali sono giunti allo stadio terminale. In tale contesto, incoraggio sinceramente i vostri sforzi incentrati in questo nuovo programma e nel suo scopo di fare avanzare la ricerca scientifica per scoprire nuovi vaccini. Questi ultimi sono urgentemente necessari per impedire la morte di milioni di esseri umani, inclusi innumerevoli bambini, che ogni anno muoiono a causa di malattie infettive, in particolare in quelle zone del mondo che sono a più alto rischio. In questa era di globalizzazione siamo tutti preoccupati per l'ampliamento del divario fra il livello di vita nei Paesi che godono di grande benessere e di una elevata crescita tecnologica e quello dei Paesi in via di sviluppo in cui la povertà persiste e addirittura aumenta.

L'iniziativa creativa e promettente lanciata oggi cerca di contrastare questa tendenza, poiché è volta a creare "mercati" futuri per i vaccini, soprattutto quelli in grado di impedire la mortalità infantile. Vi garantisco il pieno sostegno della Santa Sede in questo progetto umanitario, ispirato da quello spirito di umana solidarietà necessario al nostro mondo per superare qualsiasi forma di egoismo e per promuovere la coesistenza pacifica dei popoli. Come ho detto nel mio Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace, ogni servizio reso ai poveri è un servizio reso alla pace, perché "all'origine di non poche tensioni che minacciano la pace, sono sicuramente le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo" (n. 6).

Illustri Signore e Signori, pregherò per ognuno di voi affinché Dio Onnipotente assista i vostri sforzi nello svolgere quest'opera importante. Su di voi e sui vostri amati cari invoco di tutto cuore le sue benedizioni di saggezza, di forza e di pace.






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