Discorsi 2005-13 22117

AI PARTECIPANTI ALLA 34ma SESSIONE DELLA FAO Sala Clementina Giovedì, 22 novembre 2007

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Signor Presidente,
Direttore Generale,
Signore e Signori,

Sono lieto di accogliervi in Vaticano, mentre vi riunite in occasione della 34ª conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura. Il nostro incontro odierno appartiene a una tradizione risalente al tempo in cui la vostra Organizzazione stabilì la propria sede a Roma. Sono lieto di avere un'ulteriore occasione per esprimere apprezzamento per la vostra opera volta a eliminare la piaga della fame nel mondo.

Come sapete, la Santa Sede ha sempre nutrito un profondo interesse per ogni sforzo compiuto per liberare la famiglia umana dalla carestia e dalla malnutrizione, consapevole del fatto che per risolvere questi problemi sono necessari non solo una straordinaria dedizione e un'altamente rifinita formazione tecnica, ma soprattutto uno spirito autentico di cooperazione che unisca tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà.

Questo nobile obiettivo richiede un riconoscimento stabile dell'intrinseca dignità della persona umana in ogni stadio della vita. Tutte le forme di discriminazione e, in particolare, quelle che ostacolano lo sviluppo agricolo, devono essere rifiutate perché costituiscono una violazione del diritto basilare di ogni persona a essere "libera dalla fame". Queste convinzioni sono, di fatto, richieste dalla natura stessa della vostra opera a favore del bene comune dell'umanità, come esprime in modo eloquente il vostro motto, fiat panis, parole che sono anche al centro del Vangelo che la Chiesa è chiamata ad annunciare.

I dati raccolti attraverso la vostra ricerca e l'ampiezza dei vostri programmi a sostegno dello sforzo mondiale per sviluppare le risorse naturali del mondo dimostrano chiaramente uno dei paradossi più inquietanti del nostro tempo: l'inarrestabile diffusione della povertà in un mondo che sta anche vivendo una prosperità senza precedenti, non solo nella sfera economica, ma anche nei settori della scienza e della tecnologia che si sviluppano tanto rapidamente.

Gli ostacoli lungo il cammino verso il superamento di questa tragica situazione possono, a volte, essere scoraggianti. Conflitti armati, epidemie, condizioni atmosferiche e ambientali avverse, il massiccio esodo forzato di persone: tutti questi ostacoli dovrebbero essere una motivazione per raddoppiare gli sforzi affinché ogni persona riceva il proprio pane quotidiano. Da parte sua la Chiesa è convinta del fatto che la richiesta di soluzioni tecniche più efficaci in un mondo in mutamento ed espansione costanti richieda programmi lungimiranti che incarnino valori duraturi e radicati nella dignità inalienabile e nei diritti della persona umana.

La Fao continua a svolgere un ruolo essenziale nell'alleviare la fame nel mondo, ricordando alla comunità internazionale il bisogno urgente di aggiornare costantemente i metodi e di elaborare strategie adeguate per affrontare le sfide attuali. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi generosi compiuti a questo proposito da tutti gli associati alla vostra Organizzazione. La Santa Sede ha seguito attentamente le attività della Fao nel corso degli ultimi 60 anni e ha fiducia nel fatto che ai significativi risultati già ottenuti se ne aggiungeranno altri. La Fao è stata una delle prime organizzazioni internazionali con cui la Santa Sede ha instaurato regolari relazioni diplomatiche. Il 23 novembre 1948, nel corso della IV Sessione della vostra Conferenza, la Santa Sede ha conseguito lo status unico di "Osservatore Permanente" che le garantisce il diritto di partecipare alle attività delle varie sezioni e agenzie affiliate della Fao in modo conforme alla missione morale e religiosa della Chiesa.

Lo sforzo congiunto della comunità internazionale per eliminare la malnutrizione e promuovere un autentico sviluppo esige necessariamente limpide strutture di gestione e di supervisione e una valutazione realistica delle risorse necessarie ad affrontare un'ampia gamma di situazioni differenti. Richiede il contributo di ogni membro della società, ossia singoli individui, organizzazioni di volontariato, organizzazioni economiche, e governi locali e nazionali, sempre con il dovuto riguardo per quei principi etici e morali che sono patrimonio comune di tutti e base di tutta la vita sociale. La comunità internazionale deve sempre avvalersi di questo tesoro prezioso di valori comuni perché lo sviluppo autentico e duraturo si può far proseguire solo mediante uno spirito di cooperazione e una volontà di condivisione delle risorse tecniche e professionali.

Infatti, oggi più che mai, la famiglia umana ha bisogno di trovare strumenti e strategie capaci di superare i conflitti causati da differenze sociali, rivalità etniche e dalla grande disparità fra i livelli di sviluppo economico. L'umanità è assetata di pace autentica e duratura, una pace che può scaturire solo se gli individui, i gruppi a ogni livello e i responsabili di governo coltivano abitudini di decisionalità responsabile e radicata fermamente nei principi fondamentali di giustizia. È dunque essenziale che le società dedichino energie a educare autentici operatori di pace: questo è un compito che spetta in particolare a organizzazioni come la vostra, che non possono non riconoscere come fondamento di autentica giustizia la destinazione universale dei beni del creato.

La religione, quale potente forza spirituale di guarigione delle ferite del conflitto e della divisione, ha il suo contributo distintivo da recare a questo riguardo, in particolare formando la mente e il cuore secondo l'idea di persona umana.

Signore e Signori, il progresso tecnico, per quanto importante, non è tutto. Questo progresso deve essere posto nel contesto più ampio del bene integrale della persona umana. Deve sempre trarre nutrimento dal patrimonio comune di valori che possono ispirare iniziative concrete volte a una distribuzione più equa dei beni spirituali e materiali. Come ho scritto nella mia Enciclica Deus caritas est: "Chi è in condizione di aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui; non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare" (n. 35). Questo principio trova particolare applicazione nel mondo dell'agricoltura, in cui l'opera di quanti spesso sono considerati i membri più umili della società venga riconosciuta e apprezzata.

La straordinaria attività della Fao per lo sviluppo e la sicurezza alimentare evidenzia chiaramente il rapporto fra la diffusione della povertà e la negazione dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal diritto fondamentale a una adeguata nutrizione. La pace, la prosperità e il rispetto per i diritti umani sono inseparabili. È giunto il momento di assicurare, per il bene della pace, che nessun uomo, nessuna donna e nessun bambino abbiano mai più fame!

Cari amici, nel rinnovare la mia stima per la vostra opera, vi assicuro delle mie preghiere affinché Dio Onnipotente illumini e guidi le vostre deliberazioni e l'attività della Fao soddisfi sempre più pienamente l'anelito della famiglia umana alla solidarietà, alla giustizia e alla pace.





CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI



PAROLE AL TERMINE DEL CONCISTORO Sagrato della Basilica Vaticana Sabato, 24 novembre 2007

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Cari fratelli e sorelle,

benvenuti qui, su questa Piazza. Grazie per la vostra presenza. Abbiamo temuto la pioggia, per questo siamo stati in Basilica. Voi siete stati qui coraggiosamente presenti e avete pregato con noi. Vi ringrazio per la vostra presenza orante, per la vostra partecipazione a questo importante passo della Chiesa cattolica. I nuovi Cardinali riflettono l'universalità della Chiesa, la sua cattolicità: la Chiesa parla in tutte le lingue, abbraccia tutti i popoli, tutte le culture. Noi tutti insieme siamo la famiglia di Dio. E come famiglia siamo qui riuniti e preghiamo che il Signore benedica questi nuovi Cardinali al servizio di voi tutti. E preghiamo che la Madonna ci accompagni passo dopo passo.

A voi tutti auguro una buona domenica e un buon ritorno. Grazie per la vostra presenza. Arrivederci e buona giornata!




AI NUOVI CARDINALI, CON I FAMILIARI E I FEDELI CONVENUTI PER IL CONCISTORO Aula Paolo VI Lunedì, 26 novembre 2007

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Signori Cardinali,
cari Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
cari amici!

Questo nostro incontro prolunga il clima di preghiera e di comunione, che abbiamo vissuto in questi giorni di festa per la creazione di 23 nuovi Cardinali. Il Concistoro e la Celebrazione eucaristica di ieri, solennità di Cristo Re, ci hanno offerto un’occasione singolare per sperimentare la cattolicità della Chiesa, ben rappresentata dalla variegata provenienza dei membri del Collegio Cardinalizio, raccolti in stretta comunione attorno al Successore di Pietro. Sono pertanto lieto di rivolgere ancora una volta il mio cordiale saluto a questi neo-Porporati e, insieme a loro, saluto tutti voi, familiari ed amici, venuti per far ad essi corona in un momento così importante della loro esistenza.

Saluto in primo luogo voi, cari Cardinali italiani. Saluto Lei, Signor Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; saluto Lei, Signor Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, mio Vicario Generale per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro; saluto Lei, Signor Cardinale Raffaele Farina, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; saluto Lei, Signor Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; saluto Lei, Signor Cardinale Giovanni Coppa, già Nunzio Apostolico nella Repubblica Ceca; saluto Lei, Signor Cardinale Umberto Betti, già Rettore della Pontificia Università Lateranense. Venerati e cari Fratelli, tante persone amiche, a voi legate a vario titolo, vi sono accanto in questa circostanza ad un tempo solenne e familiare. Esorto ciascuno di loro a non farvi mai mancare l’amicizia, la stima e la preghiera, aiutandovi così a continuare a servire fedelmente la Chiesa e a rendere nei vari compiti e ministeri, che la Provvidenza vi affida, una testimonianza sempre più generosa di amore a Cristo.


Traduzione italiana:

[Sono lieto di salutare i nuovi membri del Collegio dei Cardinali. L'Arcivescovo di Parigi, il Cardinale André Vingt-Trois, l'Arcivescovo di Dakar, il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, come pure i familiari e i diocesani che hanno voluto accompagnarli in questa lieta circostanza. Che le cerimonie che abbiamo avuto l'opportunità di vivere nel corso delle ultime due giornate rafforzino la vostra fede e il vostro amore per Cristo e per la sua Chiesa! Vi invito anche a sostenere i vostri pastori e ad assisterli con la vostra preghiera, affinché guidino sempre con cura il popolo che è stato affidato loro. Non dimentichiamo neanche di chiedere a Cristo che i giovani accettino di impegnarsi nella via del sacerdozio].


Traduzione italiana:

[Porgo un cordiale saluto ai Prelati anglofoni che ho avuto la gioia di elevare alla dignità di Cardinale nel Concistoro dello scorso sabato. Il Cardinale John Patrick Foley, Gran Maestro dei Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; il Cardinale Seán Baptist Brady, Arcivescovo di Armagh (Irlanda); il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India); il Cardinale Daniel DiNardo, Arcivescovo di Galveston-Houston (Stati Uniti d'America); il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya); il Cardinale Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei. Inoltre, sono lieto di avere questa opportunità di porgere il benvenuto ai loro familiari e amici e a tutti i fedeli che li hanno accompagnati a Roma. Il Collegio dei Cardinali, la cui origine è legata all'antico clero della Chiesa romana, è incaricato di eleggere il Successore di Pietro e di consigliarlo nelle questioni più importanti. Sia negli uffici della Curia sia nel loro ministero nelle Chiese locali in tutto il mondo, i Cardinali sono chiamati a condividere in modo particolare la sollecitudine del Papa per la Chiesa universale. Il colore vivace delle loro vesti viene considerato tradizionalmente un segno del loro impegno a difendere il gregge di Cristo fino all'offerta del proprio sangue. Mentre i Cardinali accettano l'onere di questo ufficio, confido nel fatto che saranno sostenuti dalle vostre preghiere costanti e dalla vostra cooperazione negli sforzi per edificare il Corpo di Cristo in unità, santità e pace].


Traduzione italiana:

[Porgo un saluto cordiale al Cardinale Paul Josef Cordes, alla sua famiglia, ai suoi amici e ospiti provenienti dalla Germania così come ai fedeli della sua Arcidiocesi di Paderborn, di cui è stato anche Vescovo ausiliare. Con voi ringrazio il nostro nuovo Cardinale per il servizio prezioso che svolge da molti anni quale presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" per il Successore di Pietro. Continuate ad accompagnarlo con la vostra preghiera e sostenetelo nel suo importante compito di concreta sollecitudine per il servizio amorevole del Papa ai poveri e ai bisognosi. Il Signore doni a voi tutti la sua Grazia!].



Traduzione italiana:

[Saluto cordialmente i nuovi cardinali di lingua spagnola, accompagnati dai loro familiari e da tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e laici venuti dall'Argentina, dalla Spagna e dal Messico. L'Argentina esulta di gioia per il Cardinale Leonardo Sandri che, dopo il suo servizio presso la Santa Sede come sostituto della Segreteria di Stato, presiede ora la Congregazione per le Chiese Orientali, e anche per il Cardinale Estanislao Esteban Karlic, Arcivescovo emerito di Paraná, che per tanti anni ha servito con sollecitudine e abnegazione quella comunità ecclesiale. La Chiesa in Spagna si rallegra per il cardinale Agustín García-Gasco Vicente, Arcivescovo di Valencia, città che ho visitato lo scorso anno in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia, per il Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona, che in precedenza ha svolto un fecondo ministero a Tortosa e a Tarragona, e anche per il Cardinale Urbano Navarrete, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, che ha dedicato la propria vita allo studio e all'insegnamento del diritto canonico. La Chiesa che peregrina in Messico si congratula per il Cardinale Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Monterrey, la cui costante dedizione pastorale si è manifestata anche a Toluca. Volgiamo il nostro pensiero alla Vergine Maria, della quale i vostri popoli sono tanto devoti, chiedendole di intercedere dinanzi al suo divino Figlio per questi Cardinali, affinché renda fecondo il loro servizio alla Chiesa].


Traduzione italiana:

[Saluto il Cardinale Odilo Pedro Scherer, i Vescovi che hanno voluto accompagnarlo insieme alla sua famiglia, agli amici e agli ospiti. L'occasione mi è propizia per ricordare i giorni del mio viaggio pastorale di quest'anno a San Paolo e per rinnovare i miei ringraziamenti per l'accoglienza di cui sono stato oggetto nella sua Arcidiocesi. Formulo voti affinché questa nomina alla porpora cardinalizia contribuisca ad approfondire il suo amore per la Chiesa e a rafforzare la fede dei suoi fedeli in Gesù Cristo, nostro Salvatore e Signore!].


Traduzione italiana:

[Saluto il Cardinale Stanislaw Rylko e i suoi ospiti. Lo ringrazio per tutto quello che fa a favore della partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e gli auguro abbondanti grazie. Raccomando tutti voi all’amore di Dio e vi benedico di cuore.]

Rinnovo a voi, venerati e cari neo-Cardinali, il mio fraterno saluto e, mentre vi assicuro la mia preghiera, vi chiedo di accompagnarmi sempre con la vostra apprezzata esperienza umana e pastorale. Io conto molto sul vostro prezioso sostegno, perché possa svolgere al meglio il mio ministero al servizio dell’intero popolo di Dio. E a voi, cari fratelli e sorelle che vi stringete ad essi con affetto, ancora una volta grazie per la vostra partecipazione ai vari riti e momenti del Concistoro. Continuate a pregare per loro e anche per me, affinché sia sempre salda la comunione dei Pastori con il Papa sì da offrire al mondo intero la testimonianza di una Chiesa fedele a Cristo e pronta ad andare incontro con coraggio profetico alle attese ed esigenze spirituali degli uomini del nostro tempo. Tornando nelle vostre varie Diocesi recate a tutti il mio saluto e l’assicurazione del mio costante ricordo al Signore. Invoco su voi, cari nuovi Cardinali, e su voi tutti qui presenti, la protezione della celeste Madre di Dio e dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Con tali sentimenti vi imparto di cuore la mia Benedizione.



AI PARTECIPANTI AL FORUM DI ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA Sala Clementina Sabato, 1° dicembre 2007

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Eccellenze,
Rappresentanti della Santa Sede presso gli Organismi Internazionali,
cari amici,

sono lieto di dare il mio benvenuto a tutti voi che siete convenuti a Roma per riflettere insieme sul contributo che le Organizzazioni non Governative (ONG) di ispirazione cattolica possono offrire, in stretta collaborazione con la Santa Sede, alla soluzione delle tante problematiche e sfide che affronta la molteplice attività delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali e regionali. A ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto. Ringrazio in particolare il Sostituto della Segreteria di Stato che si è fatto cortese interprete dei comuni sentimenti, delineandomi nel contempo gli obbiettivi del vostro Forum. Saluto, inoltre, il giovane rappresentante delle Organizzazioni non Governative, qui presente.

Ai lavori di quest’importante riunione prendono parte rappresentanti di realtà nate negli anni in cui sbocciava per la prima volta l’azione del laicato cattolico a livello internazionale, come pure membri di altre associazioni sorte recentemente, di pari passo con l’attuale processo di integrazione globale. Vi è poi chi si dedica prevalentemente all’azione di advocacy,e chi si occupa principalmente della gestione concreta di progetti di cooperazione allo sviluppo. Alcune vostre organizzazioni si configurano nella Chiesa come Associazioni Pubbliche e Private di Fedeli o partecipano al carisma di taluni Istituti di Vita Consacrata, altre hanno solo un riconoscimento giuridico nell’ordine civile e annoverano fra i loro membri anche non cattolici e non cristiani. Tutti, però, vi accomuna l’unica passione per la dignità dell’uomo, quella stessa passione che ispira costantemente l’azione della Santa Sede presso le diverse istanze internazionali. Ed è proprio per questo che si è voluto promuovere l’incontro di questi giorni: per esprimervi cioè gratitudine e apprezzamento per quanto già fate, collaborando attivamente con i Rappresentanti Pontifici presso gli Organismi Internazionali. Allo stesso tempo si intende rendere ancor più stretta e, dunque, più efficace questa comune azione al servizio del bene integrale della persona umana e dell’umanità.

Non bisogna, del resto, dimenticare che questa unità di scopi è possibile realizzarla attraverso ruoli e modalità diverse. Infatti, mentre la diplomazia multilaterale della Santa Sede deve, prevalentemente, affermare i grandi principi fondamentali della vita internazionale, perché il contributo specifico della Gerarchia Chiesa è "servire la formazione della coscienza, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili" (Deus Caritas est ), dall’altra parte "il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici - nel caso della vita internazionale, dei diplomatici cristiani e dei membri delle ONG - che sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica... a configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità (Ibid., 29).

La cooperazione internazionale tra i Governi, nata già alla fine del secolo XIX e sviluppatasi sempre più nel secolo scorso, nonostante le tragiche interruzioni delle due guerre mondiali, ha contribuito significativamente alla creazione di un ordine internazionale più giusto. A tale riguardo, possiamo osservare con soddisfazione ai risultati ottenuti, quali il riconoscimento universale del primato giuridico e politico dei diritti umani, la fissazione di obiettivi condivisi per il pieno godimento dei diritti economici e sociali da parte di tutti gli abitanti della terra, la promozione della ricerca di un sistema economico mondiale giusto e, ultimamente, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione del dialogo interculturale.

Tuttavia, spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia di una convivenza pacifica tra i popoli, il negare cittadinanza alla verità sull’uomo e sulla sua dignità nonché alla possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale. Viene così di fatto ad imporsi una concezione del diritto e della politica, in cui il consenso tra gli Stati, ottenuto talvolta in funzione di interessi di corto respiro o manipolato da pressioni ideologiche, risulterebbe essere la sola ed ultima fonte delle norme internazionali. I frutti amari di tale logica relativistica nella vita internazionale sono purtroppo evidenti: si pensi, ad esempio, al tentativo di considerare come diritti dell’uomo le conseguenze di certi stili egoistici di vita, oppure al disinteresse per le necessità economiche e sociali dei popoli più deboli, o al disprezzo del diritto umanitario e ad una difesa selettiva dei diritti umani. Auspico che lo studio e il confronto di questi giorni permetta di individuare modi efficaci e concreti per far recepire a livello internazionale gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. In tale senso, vi incoraggio ad opporre al relativismo la grande creatività della verità circa l’innata dignità dell’uomo e dei diritti che ne conseguono. Una tale creatività consentirà di dare una risposta più adeguata alle molteplici sfide presenti nell’odierno dibattito internazionale e soprattutto permetterà di promuovere iniziative concrete, che vanno vissute in spirito di comunione e libertà.

Occorre uno spirito di solidarietà che conduca a promuovere uniti quei principi etici non "negoziabili" per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale. Solidarietà intrisa di forte senso di amore fraterno che porti ad apprezzare le iniziative altrui, a facilitarle e a collaborare con esse. In forza di questo spirito non si mancherà, ogni volta che sia utile o necessario, di coordinarsi sia tra le diverse ONG sia con i Rappresentanti della Santa Sede, sempre nel rispetto della diversità di natura, di fini istituzionali e dei metodi operativi. D’altra parte, un autentico spirito di libertà, vissuto nella solidarietà, spingerà l’iniziativa dei membri delle ONG ad espandersi in una vasta pluralità di orientamenti e di soluzioni circa le questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno. Infatti, se vissuti nella solidarietà, il legittimo pluralismo e la diversità non solo non diventano motivo di divisione e concorrenza, ma sono condizione di maggiore efficacia. L’azione delle Organizzazioni che voi rappresentate sarà dunque veramente feconda se resterà fedele al Magistero della Chiesa, ancorata nella comunione con i suoi Pastori e soprattutto con il Successore di Pietro, ed affronterà con un’apertura prudente le sfide dell’ora presente.

Cari amici, vi rinnovo il mio grazie per l’odierna vostra presenza e per il vostro impegno nel promuovere la causa della giustizia e della pace all’interno dell’umana famiglia. Mentre vi assicuro il mio speciale ricordo nella preghiera, invoco su di voi e sulle Organizzazioni che rappresentate la protezione materna di Maria, Regina Mundi, imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica a voi, alle vostre famiglie e a quanti sono membri delle vostre Associazioni.



AI VESCOVI DELLA COREA E AL PREFETTO APOSTOLICO DI ULAANBAATAR IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Lunedì, 3 dicembre 2007

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Cari Fratelli Vescovi,

"Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (
1Jn 4,16). Salutandovi fraternamente vi porgo il benvenuto, Vescovi della Corea e Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar, e ringrazio il Rev.mo John Chang Yik, Presidente della Conferenza Episcopale, per i cordiali sentimenti espressi a vostro nome. Li ricambio con affetto e assicuro voi e quanti sono affidati alla vostra cura pastorale delle mie preghiere e della mia sollecitudine. Quali Servi del Vangelo, siete venuti a vedere Pietro (cfr Ga 1,18) e a rafforzare i vincoli di collegialità che esprimono l'unità della Chiesa nella diversità e tutelano la tradizione trasmessa dagli Apostoli (Cfr Pastores gregis ).

La Chiesa nei vostri Paesi ha compiuto notevoli progressi dall'arrivo dei missionari nella regione più di quattrocento anni fa e dal loro ritorno in Mongolia appena quindici anni fa. Questo sviluppo è dovuto in gran parte all'eccezionale testimonianza dei martiri coreani e di altri paesi asiatici, che sono rimasti saldamente fedeli a Cristo e alla sua Chiesa. La durata della loro testimonianza esprime eloquentemente il concetto fondamentale di communio che unifica e vivifica la vita ecclesiale in tutte le sue dimensioni.

Le numerose esortazioni dell'evangelista Giovanni a proseguire nell'amore e nella verità di Cristo evocano l'immagine di una dimora certa e sicura. Dio per primo ci ama e noi, spinti verso il dono dell'acqua viva, dobbiamo "bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l'amore di Dio" (Deus caritas est ). Tuttavia, san Giovanni ha anche esortato le sue comunità a stare in quell'amore poiché già alcuni si erano fatti irretire dalle distrazioni che conducono alla debolezza interiore e a un possibile distacco dalla communio dei credenti.

Questo monito a rimanere nell'amore di Cristo riveste un significato particolare anche per voi oggi. I vostri rapporti attestano il fascino esercitato dal materialismo e gli effetti negativi di una mentalità secolarista. Quando uomini e donne vengono trascinati lontano dalla dimora del Signore, vagano inevitabilmente in una regione selvaggia di isolamento individuale e di frammentazione sociale, perché "in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (Gaudium et spes GS 22).

Cari Fratelli, da questa prospettiva è evidente che per essere pastori efficienti di speranza dovete adoperarvi per garantire che il vincolo di comunione che unisce Cristo a tutti i battezzati sia tutelato e vissuto come il centro del mistero della Chiesa (Cfr Ecclesia in Asia ). Non distogliendo mai lo sguardo dal Signore, i fedeli devono ripetere nuovamente il grido dei martiri della fede: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi" (1Jn 4,16). Questa fede è sostenuta e alimentata da un incontro permanente con Gesù Cristo che giunge fra gli uomini e le donne attraverso la Chiesa: il segno e il sacramento di comunione con Dio e di unità fra tutte le persone (cfr Lumen gentium LG 1). L'accesso a questo mistero di comunione con Dio è di certo il Battesimo. Questo sacramento di iniziazione, lungi dall'essere un rituale sociale o di benvenuto in una particolare comunità, è l'iniziativa di Dio (Cfr Rito del Battesimo, n. 99). Quanti rinascono attraverso l'acqua di nuova vita entrano a far parte della Chiesa universale e sono inseriti nel dinamismo della vita di fede. Infatti, la profonda importanza di questo sacramento sottolinea la vostra crescente preoccupazione per il fatto che non pochi dei numerosi adulti che entrano a far parte della Chiesa nella vostra regione ogni anno non riescono a onorare questo impegno alla "piena partecipazione alle celebrazioni liturgiche che è... diritto e dovere in forza... del battesimo" (Sacrosanctum Concilium SC 14). Vi incoraggio a garantire, in particolare attraverso una gioiosa mistagogia, che la "fiamma della fede" venga mantenuta "viva nei cuori" (cfr Rito del Battesimo, n. 100) dei nuovi battezzati.

Come insegna eloquentemente san Paolo (cfr 1Co 10,16-17) la parola communio si riferisce anche al centro eucaristico della Chiesa. L'Eucaristia radica la nostra idea della Chiesa nell'incontro intimo fra Gesù e l'umanità e rivela la fonte dell'unità ecclesiale: l'atto di Cristo di donarsi a noi fa di noi il suo corpo. La commemorazione della morte e della resurrezione di Cristo nell'Eucaristia è "la suprema manifestazione sacramentale della comunione nella Chiesa" (Ecclesia de Eucharistia EE 38) laddove le Chiese locali permettono di farsi accogliere dalle braccia aperte del Signore e di farsi rafforzare nell'unità nell'unico Corpo (cfr Sacramentum caritatis, n. 15).

I vostri programmi volti a evidenziare l'importanza della Messa domenicale dovrebbero essere trasmessi mediante una sana e stimolante catechesi sull'Eucaristia. Ciò promuoverà una rinnovata comprensione del dinamismo autentico della vita cristiana fra i vostri fedeli. Mi unisco a voi nell'esortare il laicato, e in particolare i giovani della vostra regione, a esplorare la profondità e la vastità della nostra comunione eucaristica. Riuniti ogni domenica nella Casa del Signore veniamo consumati dall'amore e dalla verità di Cristo e dotati della forza di recare speranza al mondo.
Cari fratelli, uomini e donne consacrate sono giustamente riconosciuti come "testimoni e artefici di quel "progetto di comunione" che sta al vertice della storia dell'uomo secondo Dio" (Vita consecrata VC 46). Vi prego di assicurare i religiosi, uomini e donne, nei vostri territori del mio apprezzamento del contributo profetico che stanno rendendo alla vita ecclesiale nelle vostre nazioni. Confido nel fatto che, fedeli alla loro natura essenziale e ai rispettivi carismi, renderanno una coraggiosa testimonianza dello specifico "dono di sé per amore del Signore Gesù e, in Lui, di ogni componente della famiglia umana" (ibidem, 3)

Da parte vostra, vi incoraggio ad assicurare che i religiosi vengano accolti e sostenuti nei loro sforzi volti a contribuire al compito comune di diffondere il Regno di Dio. Uno degli aspetti più belli della storia della Chiesa è certamente quello relativo alle sue scuole di spiritualità. Articolando e condividendo questi tesori vivi con i laici, i religiosi faranno molto per promuovere una vita ecclesiale vibrante nelle vostre giurisdizioni. Contribuiranno a sfatare l'idea che comunione significhi mera uniformità, testimoniando la vitalità dello Spirito Santo che anima la Chiesa in ogni generazione.

Desidero concludere ripetendo brevemente quanto è importante la promozione del matrimonio e della vita familiare nella vostra regione. I vostri sforzi in questo campo sono al centro dell'evangelizzazione della cultura e contribuiscono molto al benessere della società nel suo complesso. Questo apostolato vitale, in cui numerosi sacerdoti e religiosi sono già impegnati, appartiene giustamente anche al laicato. La crescente complessità di questioni relative alla famiglia, inclusi i progressi della scienza biomedica di cui ho parlato recentemente all'Ambasciatore di Corea presso la Santa Sede, solleva il problema di offrire una formazione appropriata a quanti sono impegnati in questo ambito. A tale proposito, desidero richiamare la vostra attenzione sul contributo prezioso dell'Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, ora presente in molte parti del mondo.

Infine, cari Fratelli, vi chiedo di trasmettere al vostro popolo la mia particolare gratitudine per la sua generosità verso la Chiesa universale. Il numero crescente di missionari e i contributi offerti dai laici sono un eloquente segno del loro spirito di generosità. Sono anche consapevole dei gesti concreti di riconciliazione compiuti per il benessere di quanti vivono nella Corea del Nord. Incoraggio queste iniziative e invoco la sollecitudine provvidenziale di Dio Onnipotente su tutti i nordcoreani.

Nel corso dei secoli, l'Asia ha dato alla Chiesa e al mondo una schiera di eroi della fede che sono commemorati nel grande inno di lode: "Te martyrum candidatus laudat exercitus". Che possano essere testimoni perenni della verità e dell'amore che tutti i cristiani sono chiamati a proclamare. Con affetto fraterno vi affido all'intercessione di Maria, modello di tutti i discepoli, e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli laici delle vostre Diocesi e della vostra Prefettura.




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