Discorsi 2005-13 61207

AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE CONGIUNTA PROMOSSA DALL'ALLEANZA MONDIALE BATTISTA E DAL CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL'UNITÀ Sala dei Papi Giovedì, 6 dicembre 2007

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Cari amici,

vi porgo un cordiale benvenuto, membri della commissione internazionale congiunta promossa dall'Alleanza Mondiale Battista e dal Pontifico Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Sono lieto che abbiate scelto quale luogo del vostro incontro questa città di Roma, in cui gli Apostoli Pietro e Paolo proclamarono il Vangelo e, versando il proprio sangue, coronarono la propria testimonianza del Signore Risorto. Auspico che le vostre conversazioni rechino frutti abbondanti per il progresso del dialogo e l'aumento della comprensione e della cooperazione fra cattolici e battisti.

Il tema che avete scelto per questa fase dei vostri contatti, La Parola di Dio nella vita della Chiesa: Scritture, Tradizione e Koinonia, offre un contesto promettente per l'esame di questioni storicamente controverse quali il rapporto fra le Scritture e la tradizione, l'idea del Battesimo e dei Sacramenti, il ruolo di Maria nella comunione della Chiesa e la natura della supervisione e del primato nella struttura ministeriale della Chiesa. Se vogliamo che la nostra speranza di riconciliazione e di maggiore fratellanza fra Battisti e cattolici si realizzi, dobbiamo affrontare tali questioni insieme, con spirito di apertura, rispetto reciproco e fedeltà alla verità liberatrice e alla forza salvifica del Vangelo di Gesù Cristo.

In quanto credenti in Cristo, lo riconosciamo come unico mediatore fra Dio e l'umanità (
1Tm 2,5), nostro Salvatore, nostro Redentore. Egli è la pietra d'angolo (Ep 2,21 1P 2,4-8) e il capo di quel corpo che è la Chiesa (Col 1,18). In questa stagione di Avvento attendiamo la sua venuta con trepidazione orante. Oggi, come sempre, il mondo ha bisogno della nostra testimonianza comune di Cristo e della speranza che il Vangelo reca con sé. L'obbedienza alla volontà del Signore dovrebbe costantemente spronarci ad operare per quell'unità espressa in modo tanto commovente nella sua preghiera sacerdotale: "perché tutti siano una sola cosa... perché il mondo creda" (Jn 17,20). La mancanza di unità fra cristiani "si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura" (Unitatis redintegratio UR 1).

Cari amici, vi formulo i miei cordiali auspici e vi assicuro delle mie preghiere per l'opera importante che avete intrapreso. Sui vostri colloqui e su ognuno di voi e dei vostri cari invoco volentieri i doni dello Spirito Santo di sapienza, discernimento, forza e pace.



AD UNA DELEGAZIONE DEL PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE IN OCCASIONE DEL 90° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE Sala Clementina Giovedì, 6 dicembre 2007

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Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

È motivo per me di grande gioia accogliervi in occasione del 90° anniversario del Pontificio Istituto Orientale, voluto dal Papa che l’ha fondato, il mio venerato Predecessore Benedetto XV. I tempi di quel Papa furono tempi di guerra, mentre egli operò tanto per la pace! E per assicurare la pace lanciò diversi appelli, ed elaborò pure, in quel 1917 nel quale fu fondato il vostro Istituto, un concreto piano di pace, un piano dettagliato che, purtroppo, non ebbe esito. Tuttavia, per assicurare la pace all’interno della Chiesa, egli pose in essere allora, nel volgere di pochi mesi, tre monumenti di impareggiabile valore: la Congregazione per la Chiesa Orientale, più tardi rinominata “per le Chiese Orientali”; il Pontificio Istituto Orientale per lo studio degli aspetti teologici, liturgici, giuridici e culturali, che compongono il sapere dell’Oriente cristiano; e il Codex Iuris Canonici.

Grazie per la vostra visita, cari amici! Vi saluto tutti con affetto. Saluto, in primo luogo, il Signor Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome di tutti; saluto gli altri Signori Cardinali, i Presuli presenti, gli alunni e tutti coloro che fanno parte della Comunità del Pontificio Istituto Orientale. Estendo il mio pensiero affettuoso a quanti, in questi novant’anni, hanno dato il loro contributo per rendere il vostro Istituto sempre più rispondente alle attese della Chiesa e del mondo.

Il Papa Benedetto XV, al quale mi sento particolarmente legato, creò dunque, a distanza di cinque mesi e mezzo l’una dall’altro, la Congregazione per le Chiese Orientali, il 1° maggio, e l’Istituto Orientale, il 15 ottobre. A beneficiarne furono le Chiese orientali cattoliche, godendo di un regime più consono alle loro tradizioni, sotto lo sguardo dei Romani Pontefici che non hanno mai cessato di manifestare la loro premura con gesti di fattivo sostegno, come ad esempio l’invito a tanti studenti orientali a venire qui a Roma per crescere nella conoscenza della Chiesa universale. Periodi difficili hanno talvolta messo a dura prova queste Comunità ecclesiali che, pur fisicamente lontane da Roma, sono sempre restate vicine attraverso la loro fedeltà alla Sede di Pietro. Il loro progresso e la loro fermezza nelle difficoltà sarebbero stati tuttavia impensabili senza il sostegno costante che hanno potuto ricavare da quell’oasi di pace e di studio che è il Pontificio Istituto Orientale, punto di ritrovo di vari studiosi, professori, scrittori ed editori, tra i migliori conoscitori dell’Oriente cristiano. Una menzione speciale merita quel gioiello che è la Biblioteca del medesimo Istituto, fondata dal mio Predecessore Pio XI, già bibliotecario dell’Ambrosiana e magnifico mecenate del fondo storico della Biblioteca del Pontificio Istituto Orientale. È una Biblioteca giustamente rinomata in tutto il mondo, come pure tra le migliori sull’Oriente cristiano. Fa parte del mio impegno farla crescere ulteriormente, come segno dell’interesse della Chiesa di Roma alla conoscenza dell’Oriente cristiano e come mezzo per eliminare eventuali pregiudizi che potrebbero nuocere alla cordiale ed armoniosa convivenza tra cristiani. Sono infatti convinto che il sostegno dato allo studio rivesta anche un’efficace valenza ecumenica, giacché attingere al patrimonio della saggezza dell’Oriente cristiano arricchisce tutti.

A questo riguardo, il Pontificio Istituto Orientale costituisce un insigne esempio di ciò che la sapienza cristiana ha da offrire a quanti desiderano sia acquisire una sempre più precisa conoscenza delle Chiese orientali, sia approfondire quell’orientamento nella vita secondo lo Spirito, che rappresenta un tema su cui l’Oriente cristiano vanta con ragione una ricchissima tradizione. Questi sono tesori preziosi non solo per gli studiosi, ma anche per tutti i membri della Chiesa. Oggigiorno, grazie alle svariate edizioni disponibili dei Padri orientali, non sono più tesori “sotto chiave”. Decifrarli e interpretarli in maniera autorevole, elaborare sintesi dogmatiche sul Dio Trinitario, su Gesù Cristo e sulla Chiesa, sulla Grazia e sui Sacramenti, riflettere sulla vita eterna di cui possiamo già pregustare un’anticipazione nelle celebrazioni liturgiche, tutto questo è compito di chi studia al Pontificio Istituto Orientale.

Cari Professori, esprimo a voi, in particolare, il mio vivo apprezzamento per il tanto bene che fate, dedicando tempo prezioso ai vostri studenti. Ringrazio con affetto la Compagnia di Gesù, alla cui competenza accademica e zelo apostolico è affidato il Pontificio Istituto Orientale da ormai 85 anni. Auguro di tutto cuore ogni bene a voi, cari studenti, venuti a Roma per condividere con tanti altri provenienti da ogni parte del mondo il diretto contatto col centro della Chiesa universale. E la mia gratitudine non può tralasciare un anello molto importante; alludo a coloro che, pur non essendo direttamente addetti al lavoro scientifico, prestano un grande contributo: sono gli amici che sostengono il Pontificio Istituto Orientale con la loro solidarietà; i benefattori, a cui dobbiamo tanto del progresso materiale di questa istituzione; il personale, senza il quale non si potrebbe assicurare il suo quotidiano funzionamento. A tutti dico grazie dal profondo del cuore e, quale pegno della divina ricompensa, imparto con affetto la Benedizione Apostolica.



ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA, 8 dicembre 2007

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Cari fratelli e sorelle,

in un appuntamento divenuto ormai tradizionale, ci ritroviamo qui, in Piazza di Spagna, per offrire il nostro omaggio floreale alla Madonna, nel giorno in cui tutta la Chiesa celebra la festa della sua Immacolata Concezione. Seguendo le orme dei miei Predecessori, anch’io mi unisco a voi, cari fedeli di Roma, per sostare con affetto e amore filiali ai piedi di Maria, che da centocinquant’anni ormai veglia dall’alto di questa colonna sulla nostra Città. Quello odierno è dunque un gesto di fede e di devozione che la nostra comunità cristiana ripete di anno in anno, quasi a ribadire il proprio impegno di fedeltà verso Colei che, in tutte le circostanze della vita quotidiana, ci assicura il suo aiuto e la sua materna protezione.

Questa manifestazione religiosa è al tempo stesso un’occasione per offrire a quanti a Roma vivono o vi trascorrono alcuni giorni come pellegrini e turisti, l’opportunità di sentirsi, pur nella diversità delle culture, un’unica famiglia che si raccoglie attorno ad una Madre che ha condiviso le quotidiane fatiche di ogni donna e mamma di famiglia. Una madre però del tutto singolare, prescelta da Dio per una missione unica e misteriosa, quella di generare alla vita terrena il Verbo eterno del Padre, venuto nel mondo per la salvezza di tutti gli uomini. E Maria, Immacolata nella sua concezione - così la veneriamo quest’oggi con devota riconoscenza -, ha percorso il suo pellegrinaggio terreno sorretta da una fede intrepida, una speranza incrollabile e un amore umile e sconfinato, seguendo le orme del suo figlio Gesù. Gli è stata accanto con materna sollecitudine dalla nascita al Calvario, dove ha assistito alla sua crocifissione impietrita dal dolore, ma incrollabile nella speranza. Ella ha poi sperimentato la gioia della risurrezione, all’alba del terzo giorno, del nuovo giorno, quando il Crocifisso ha lasciato il sepolcro vincendo per sempre e in modo definitivo il potere del peccato e della morte.

Maria, nel cui grembo verginale Dio si è fatto uomo, è nostra Madre! Dall’alto della croce infatti, Gesù, prima di portare a compimento il suo sacrificio, ce l’ha donata come madre e a Lei ci ha affidati come suoi figli. Mistero di misericordia e di amore, dono che arricchisce la Chiesa di una feconda maternità spirituale. Volgiamo soprattutto quest’oggi il nostro sguardo verso di Lei, cari fratelli e sorelle, e, implorando il suo aiuto, disponiamoci a far tesoro di ogni suo materno insegnamento. Questa nostra celeste Madre non ci invita forse a fuggire il male e a compiere il bene seguendo docilmente la legge divina iscritta nel cuore di ogni cristiano? Lei, che ha conservata la speranza pur nel sommo della prova, non ci chiede forse di non perderci d’animo quando la sofferenza e la morte bussano alla porta delle nostre case? non ci chiede di guardare fiduciosi al nostro futuro? Non ci esorta la Vergine Immacolata ad essere fratelli gli uni degli altri, tutti accomunati dall’impegno di costruire insieme un mondo più giusto, solidale e pacifico?

Sì, cari amici! Ancora una volta, in questo giorno solenne, la Chiesa addita al mondo Maria come segno di sicura speranza e di definitiva vittoria del bene sul male. Colei che invochiamo "piena di grazia" ci ricorda che siamo tutti fratelli e che Dio è il nostro Creatore e il nostro Padre. Senza di Lui, o ancor peggio contro di Lui, noi uomini non potremo mai trovare la strada che conduce all’amore, non potremo mai sconfiggere il potere dell’odio e della violenza, non potremo mai costruire una stabile pace.

Accolgano gli uomini di ogni nazione e cultura questo messaggio di luce e di speranza: lo accolgano come dono dalle mani di Maria, Madre dell’intera umanità. Se la vita è un cammino, e questo cammino si fa spesso buio, duro e faticoso, quale stella potrà illuminarlo? Nella mia Enciclica Spe salvi, resa pubblica all’inizio dell’Avvento, ho scritto che la Chiesa guarda a Maria e la invoca come "stella della speranza" (n. 49). Nel nostro comune viaggio sul mare della storia abbiamo bisogno di "luci di speranza", di persone cioè che traggono luce da Cristo "ed offrono così orientamento per la nostra traversata" (ibid.). E chi meglio di Maria può essere per noi "Stella di speranza"? Lei, con il suo "sì", con l’offerta generosa della libertà ricevuta dal Creatore, ha consentito alla speranza dei millenni di diventare realtà, di entrare in questo mondo e nella sua storia. Per mezzo suo Dio si è fatto carne, è divenuto uno di noi, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi.

Per questo, animati da filiale confidenza, Le diciamo: "Insegnaci, Maria, a credere, a sperare e ad amare con Te; indicaci la via che conduce alla pace, la via verso il regno di Gesù. Tu, Stella della speranza, che trepidante ci attendi nella luce intramontabile dell’eterna Patria, brilla su di noi e guidaci nelle vicende di ogni giorno, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen!".

Je m’associe aux pèlerins rassemblés dans les sanctuaires mariaux de Lourdes et de Fourvière pour honorer la Vierge Marie, en cette Année jubilaire du 150e anniversaire des apparitions de Notre-Dame à sainte Bernadette. Grâce à leur confiance en Marie et à son exemple, ils deviendront de véritables disciples du Sauveur. Par les pèlerinages, ils donnent de nombreux visages d’Église aux personnes qui sont en recherche et qui viennent visiter les sanctuaires. Dans leur chemin spirituel, ils sont appelés à déployer la grâce de leur Baptême, à se nourrir de l’Eucharistie, à puiser dans la prière la force pour le témoignage et la solidarité avec tous leurs frères en humanité. Puissent les sanctuaires développer leur vocation à la prière et à l’accueil des personnes qui veulent, notamment par le sacrement du Pardon, retrouver le chemin de Dieu. J’adresse aussi mes voeux cordiaux à toutes les personnes, notamment les jeunes, qui célèbrent dans la joie la fête de l’Immaculée Conception, particulièrement les illuminations de la métropole lyonnaise. Je demande à la Vierge Marie de veiller sur les habitants de Lyon et de Lourdes, et je leur accorde à tous, ainsi qu’aux pèlerins qui s’associent aux cérémonies, une affectueuse Bénédiction apostolique.

Traduzione italiana del discorso pronunciato in lingua francese:

[Mi unisco ai pellegrini riuniti nei santuari mariani di Lourdes e di Fourvière per onorare la Vergine Maria, in questo Anno giubilare del 150º anniversario delle apparizioni di Nostra Signora a santa Bernadette. Grazie alla loro fiducia in Maria e al suo esempio, diventeranno veri discepoli del Salvatore. Attraverso i pellegrinaggi, donano numerosi volti di Chiesa alle persone che sono alla ricerca e che vengono a visitare i santuari. Nel loro cammino spirituale, sono chiamati a dare prova della grazia del loro Battesimo, a nutrirsi dell'Eucaristia, ad attingere dalla preghiera la forza per la testimonianza e la solidarietà con tutti i fratelli in umanità. Possano i santuari sviluppare la loro vocazione alla preghiera e all'accoglienza delle persone che desiderano, in particolare attraverso il sacramento del Perdono, ritrovare il cammino di Dio! Formulo anche i miei cordiali auspici a tutte le persone, soprattutto ai giovani, che celebrano nella gioia la festa dell'Immacolata Concezione, in particolare attraverso le illuminazioni della metropoli lionese. Chiedo alla Vergine Maria di vegliare sugli abitanti di Lione e di Lourdes, e di concedere a tutti loro, come pure ai pellegrini che si uniscono alle cerimonie, un'affettuosa Benedizione apostolica].



A S.E. IL SIG. SUHAIL KHALIL SHUHAIBER AMBASCIATORE DEL KUWAIT PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario dello Stato del Kuwait presso la Santa Sede.

La ringrazio di tutto cuore per i saluti che mi ha trasmesso da parte di Sua Altezza, l'Emiro Shaikh Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, e le chiedo la cortesia di trasmettergli i miei affettuosi saluti personali e l'assicurazione delle mie preghiere per la costante prosperità della nazione e dei suoi cittadini.

L'anno prossimo si celebrerà il 40º anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche fra il Kuwait e la Santa Sede. Colgo volentieri questa occasione per esprimere la speranza che queste buone relazioni si consolidino ulteriormente. Il suo Paese, che ha superato gli effetti devastanti della violenza e della guerra, continua a svolgere un ruolo importante nel delicato processo di riconciliazione che offre l'unica speranza sicura di una soluzione dei numerosi e complessi problemi che affliggono il Medio Oriente. La Costituzione democratica del Kuwait, che riflette il patrimonio nazionale di valori culturali e religiosi, è guidata dai principi di giustizia, di rispetto per lo stato di diritto e di tutela dei diritti umani fondamentali. Questi principi che sono basati in definitiva sulla dignità inviolabile della persona umana, devono trovare ovunque riconoscimento giuridico e concreta applicazione, se fra le nazioni e i popoli del mondo devono regnare la libertà autentica, lo sviluppo integrale e la pace.

A questo proposito, apprezzo molto il suo riferimento, Eccellenza, al fatto che il suo Paese riconosce l'importanza del dialogo interreligoso e interculturale per la promozione della pace. Questo dialogo, e penso qui con soddisfazione all'intensificazione dei contatti fra i musulmani e i cristiani, è essenziale per superare le incomprensioni e per stabilire solide relazioni caratterizzate da rispetto reciproco e da cooperazione nella ricerca del bene comune di tutta la famiglia umana. In particolare i bambini devono essere educati ai valori autentici che sottendono la loro cultura e allo spirito di apertura alle altre culture, di rispetto per gli altri e di impegno per la pace. In un mondo in cui la tolleranza, la violenza e l'oppressione vengono troppo spesso proposte come soluzioni ai disaccordi e al conflitto, è urgentemente necessaria una "ecologia umana" (Cfr Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2007, n. 10) in grado di estirpare questi mali e di introdurre quelle virtù che promuoveranno lo sviluppo di una cultura veramente umana basata sull'onestà, sulla solidarietà e sulla concordia.

La vita nazionale del Kuwait è caratterizzata dalla presenza di importanti minoranze, incluso un gran numero di lavoratori stranieri residenti. La loro presenza nel suo Paese è di per sé una fonte di arricchimento e un incentivo costante a creare le condizioni necessarie alla coesistenza pacifica e al progresso sociale. A tale proposito, non posso non menzionare i numerosi cattolici che vivono e lavorano in Kuwait e che praticano liberamente il culto nelle proprie chiese. La Costituzione della vostra nazione sostiene giustamente la loro libertà religiosa. Questo diritto fondamentale, radicato nella dignità inviolabile della persona, è opportunamente considerato la pietra d'angolo dell'intero edificio dei diritti umani. Esprimo il mio apprezzamento per le relazioni cordiali che la Chiesa intrattiene con le autorità civili e confido nel fatto che, poiché la comunità dei cattolici in Kuwait continua a crescere, quelle autorità li assisteranno prontamente nel soddisfare l'esigenza urgente di strutture nuove e più adatte per il culto e la riunione.

I cattolici del Kuwait hanno cercato di contribuire allo sviluppo della più ampia società, non da ultimo attraverso le loro istituzioni pedagogiche. Queste, sebbene esigue, si impegnano pienamente a formare le menti e i cuori dei loro studenti in un ambiente che sottolinea sani valori spirituali e infonde il rispetto per la dignità e le credenze degli altri. Auspico che, nello svolgere liberamente la loro missione, che include la formazione di fede di giovani studenti cristiani, queste scuole contribuiranno a rafforzare il tessuto della società preparando i propri studenti a cooperare all'edificazione di un futuro di solidarietà e speranza per le prossime generazioni.

Eccellenza, mentre si accinge a svolgere la missione di rappresentare lo Stato del Kuwait presso la Santa Sede, la prego di accettare i miei personali buoni auspici per il successo della sua importante opera. Sia certa di poter sempre contare sugli uffici della Santa Sede che la assisteranno e la sosterranno nell'adempimento delle sue alte responsabilità. Su di Lei, sulla sua famiglia, e su tutto l'amato popolo del Kuwait, invoco di tutto cuore le abbondanti benedizioni dell'Onnipotente.




A S.E. IL SIG. ALAIN BUTLER PAYETTE AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DELLE SEYCHELLES PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica delle Seychelles presso la Santa Sede. Ricordo con piacere la sua vista dello scorso anno al seguito del Presidente James Alix Michel e sono grato per i saluti che mi ha trasmesso da parte di quest'ultimo. Da parte mia, li ricambio volentieri con l'assicurazione delle mie sentite preghiere per il suo amato Paese e per tutto il suo popolo.

Le Seychelles sono state benedette dalla Provvidenza, non solo con una grande bellezza naturale e una sana vita economica, ma anche con l'armonia sociale e la coesione scaturita da valori condivisi e da un forte impegno per la solidarietà nella ricerca del bene comune. La sua nazione può, di fatto, rendere grazie per il suo elevato livello di vita, frutto del discernimento e del sacrificio di molte generazioni di cittadini. Nel più ampio contesto del continente africano, le Seychelles sono ben note per la qualità e la vastità del loro sistema educativo e per l'ampiezza della loro rete di servizi sanitari accessibili a tutti i cittadini. Questa impressionante infrastruttura fa grandi promesse al futuro della nazione, perché offre un saldo fondamento a una costante crescita economica e, inoltre, cosa che diviene sempre più importante, alla realizzazione delle più profonde speranze e aspirazioni della generazione più giovane.

A questo proposito, sono grato per il riferimento che Lei, Eccellenza, ha fatto all'importanza di riconoscere e promuovere quei valori spirituali scaturiti dalle radici cristiane della sua nazione, che sono state decisive nel plasmare il presente delle Seychelles e che offrono un sicuro fondamento al loro futuro. La Chiesa nelle Seychelles è giustamente orgogliosa del proprio contributo alla vita della nazione, in particolare mediante il suo impegno storico per l'educazione dei giovani e per la formazione dei fedeli nelle virtù essenziali per lo sviluppo umano integrale e per l'edificazione di una società libera, giusta e prospera. La comunità cattolica desidera perseverare in questo impegno, e, in spirito di sincerità e di cooperazione rispettosa, operare per la promozione del bene comune attraverso la predicazione del Vangelo, per formare le coscienze in saldi principi religiosi e morali e per offrire assistenza caritatevole a tutti, indipendentemente dalla razza o dalla religione.

In questa occasione, non posso non esprimere il mio apprezzamento per i rapporti cordiali fra la Repubblica delle Seychelles e la Santa Sede, caratterizzati dalla fiducia reciproca e da una pronta collaborazione. Parimenti, esprimo la mia gratitudine per gli sforzi del governo volti a sostenere l'educazione religiosa a livello primario e a contribuire all'edificazione di nuove chiese e strutture educative. Questo impegno è un segno concreto del rapporto di fiducia e di responsabile cooperazione che esiste da tanto tempo fra le autorità civili e la comunità cattolica nel servizio ai giovani, che sono la speranza della società. Difatti, la nazione ha fatto dei servizi ai giovani e della loro sana formazione una notevole priorità e ciò recherà certamente abbondanti frutti, mentre i giovani, uomini e donne, di oggi trovano gradualmente il loro posto di cittadini responsabili e di leader di domani. Ho molta fiducia nei giovani delle Seychelles, e attraverso di lei invio a tutti loro i miei saluti affettuosi e il mio sincero incoraggiamento a perseverare nel coltivare le virtù dell'onestà, della fedeltà e del servizio abnegato agli altri, che non solo recano felicità personale e profonda realizzazione, ma creano anche una società caratterizzata da maggiori fraternità, libertà, giustizia e pace.

Una delle più importanti risorse delle Seychelles è la salda vita familiare, basata sull'amore reciproco del marito e della moglie e rafforzata dal dono dei figli. Quale cellula primaria della società, la famiglia si aspetta da quest'ultima l'incoraggiamento di cui ha bisogno nella sua missione insostituibile. Non posso che incoraggiare gli sforzi di tutte le persone di buona volontà, in ogni sfera della vita e della politica nazionale, per "garantire e promuovere l'identità autentica della famiglia umana" (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 252) promuovendo e difendendo questa istituzione fondamentale, riconoscendo e affrontando le sfide poste alle giovani famiglie e sostenendo i genitori nelle loro responsabilità di primi educatori dei propri figli. Il futuro dello Stato dipende in gran parte da famiglie forti nella comunione e stabili nell'impegno (cfr Ibidem, n. 213).

Eccellenza, mentre comincia la sua missione in nome della Repubblica delle Seychelles, la prego di accettare i miei personali buoni auspici per il suo esigente lavoro. Sappia che i vari uffici della Santa Sede sono pronti ad assisterla e a sostenerla nello svolgimento dei suoi compiti. Con questi sentimenti, invoco di cuore su di lei, sulla sua famiglia, e su tutto l'amato popolo delle Seychelles le più ricche benedizioni divine di gioia e di pace.



A S.E. IL SIG. PETER HITJITEVI KATJAVIVI AMBASCIATORE DI NAMIBIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e accetto le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Namibia presso la Santa Sede. La ringrazio per i saluti e i buoni auspici che mi ha trasmesso a nome del Presidente, Hifikepunye Pohamba, e le chiedo la cortesia di trasmettere a lui e al popolo namibiano i miei saluti cordiali e l'assicurazione delle mie preghiere per la loro pace e per il loro benessere.

Avendo ottenuto l'indipendenza nel 1990, la Namibia è una delle nazioni più giovani del mondo. Tuttavia la storia del suo popolo è molto più antica. Ha attraversato periodi di grande dolore e sofferenza e momenti di notevole successo. Lei, Eccellenza, ha gentilmente espresso apprezzamento per la presenza costante della Chiesa nel corso di tale storia. Giungendo sul territorio nell'ultima metà del XIX secolo, i missionari cattolici, oltre a creare luoghi di culto, hanno anche fondato numerosi istituti scolastici e ospedali, molti dei quali servono il popolo namibiano ancora oggi. L'opera di queste istituzioni testimonia quel "dovere di carità" che è sempre stato al centro della missione ecclesiale (cfr Deus Caritas est ).

Come ha indicato, l'amore autentico per il prossimo deve esprimersi in modi tangibili. Tuttavia nella realtà pubblica è spesso difficile accertare con precisione qual è la cosa che tende di più al bene dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Tale discernimento richiede una visione lungimirante. È stato il caso dell'impeto per le numerose iniziative che il suo Paese ha intrapreso per migliorare la qualità della vita di tutti i namibiani, concentrandosi in particolare sullo sviluppo umano autentico. Infatti, la qualità della vita umana non si può valutare solo in termini di beni di consumo. La Chiesa condivide la convinzione che le società debbano accogliere tutta la "vasta gamma dei beni materiali" dell'uomo così come la sua "vita intellettuale, orale, spirituale e religiosa" (Gaudium et spes
GS 64). Prego, affinché la Namibia, mettendo in atto le proprie strategie di sviluppo economico e sociale, non perda di vista un'idea integrale dell'uomo nelle sue dimensioni fisica, spirituale e sociale.

Il discernimento della Namibia per il futuro riconosce l'esigenza urgente di porre fine alla problematica diffusione delle malattie infettive. La tragica perdita di vite umane che l'HIV/AIDS ha cagionato nell'Africa meridionale è stata particolarmente allarmante. A questo proposito, assicuro il popolo del suo Paese che la Chiesa continuerà ad assistere quanti soffrono di AIDS e a sostenere le loro famiglie. Il contributo della Chiesa all'obiettivo di sradicare l'AIDS dalla società non può che trarre ispirazione dalla concezione cristiana dell'amore e della sessualità umani. L'idea del matrimonio come comunione di amore totale, reciproca ed esclusiva fra un uomo e una donna non solo si accorda con il piano del Creatore, ma suggerisce anche i comportamenti più efficaci per prevenire la trasmissione sessuale della malattia: di fatto, l'astinenza prima del matrimonio e la fedeltà all'interno di esso. È per questo motivo che la Chiesa dedica all'educazione e alla catechesi non meno energie che all'assistenza sanitaria e alle opere di misericordia corporali. Signor Ambasciatore, incoraggio i responsabili della sua nazione a legiferare in modo da promuovere la vita della famiglia, che deve sempre essere considerata sacra e fondamentale per una società stabile.

La salute umana dipende anche da un rapporto armonioso con la natura, che è stata affidata al dominio intelligente dell'uomo. La Costituzione della Namibia è una delle prime a menzionare esplicitamente la grave responsabilità di proteggere l'ambiente e di utilizzare saggiamente le sue risorse. Mi unisco a Lei nel richiamare l'attenzione della comunità globale sull'importanza del rispetto della natura quale bene comune di cui tutta la famiglia umana deve poter godere (cfr Centesimus annus CA 37). A questo fine, la Namibia ha compiuto uno sforzo concertato verso una riforma agraria. Tuttavia, la strada è stata impervia. Innanzitutto, le politiche in questo settore devono sempre sostenere il diritto fondamentale di quanti hanno fame alla propria porzione quotidiana di cibo (cfr Sollicitudo rei socialis SRS 42). Quindi, incoraggio caldamente quanti sono impegnati in queste iniziative a perseverare. Ho fiducia nel fatto che la sua nazione, amministrando efficacemente i titoli, permettendo l'accesso al credito e utilizzando gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnologia (cfr Gaudium et spes GS 69), perverrà a una distribuzione più equa della terra e otterrà un raccolto più abbondante dei frutti della Terra nei prossimi anni.

La assicuro, signor Ambasciatore, che la Chiesa continuerà a stare dalla parte dei coltivatori nel loro sforzo di aiutarsi reciprocamente secondo il comandamento divino di amare il proprio prossimo (cfr Mt 22,39). Mentre assume le sue responsabilità, confido nel fatto che troverà i vari uffici della Santa Sede pronti ad assisterla nello svolgimento della sua missione. Su di Lei, sulla sua famiglia, sul popolo namibiano e sui suoi leader, invoco l'abbondanza delle benedizioni divine.





A S.E. IL SIG. CHAIYONG SATJIPANON ALL’AMBASCIATORE DI THAILANDIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di porgerle il benvenuto in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Regno di Thailandia presso la Santa Sede. Apprezzo molto i saluti cordiali che mi ha trasmesso da parte di Sua Maestà il re Bhumibol Adiulyadej. Li ricambio con affetto e le chiedo di trasmettere l'assicurazione della mia profonda stima per la Famiglia Reale e delle mie preghiere per il benessere dei cittadini della vostra nobile nazione. I saldi vincoli di rispetto e di amicizia fra la Thailandia e la Santa Sede, che vantano un storia notevole di più di quattrocento anni, restano oggi una fonte di forza particolare, dalla quale entrambe le parti attingono nel loro servizio alla famiglia umana.

Nella fausta occasione del 60º anniversario della successione di Sua Maestà al trono del Regno di Thailandia, ho avuto la profonda soddisfazione di unirmi a tutti i cittadini del suo Paese nel riconoscere le numerose benedizioni che Sua Maestà ha ricevuto negli ultimi sei decenni. Ho anche colto l'opportunità di esprimere il mio rispetto per il servizio amorevole reso mediante la sua assidua sollecitudine per la promozione dell'unità, della tolleranza religiosa e della compassione per i poveri. Infatti, da secoli la Famiglia Reale e la Santa Sede condividono interesse e sollecitudine per la famiglia umana, in particolare per i più vulnerabili. La gioiosa visita natalizia della Principessa Maha Chakri Sirindhorn alla Nunziatura Apostolica, che ha incluso attività culturali e di servizio ai poveri, non solo ha riscaldato i cuori di tutti i presenti, ma ha anche manifestato nuovamente il nostro impegno comune per gli emarginati e i meno fortunati.

La caratteristica morale dello sviluppo autentico è di fondamentale importanza per il progresso integrale (cfr Sollicitudo rei socialis
SRS 9). Il diritto a un'occupazione significativa e a un livello di vita accettabile, l'assicurazione di un'equa distribuzione dei beni e del benessere e l'uso responsabile delle risorse naturali dipendono tutti dal concetto di uno sviluppo che non si limiti meramente a soddisfare le necessità materiali. Al contrario, questo concetto deve anche evidenziare la dignità della persona umana, il soggetto autentico di tutto il progresso e, quindi, migliorare il bene comune di tutti, inclusi i gruppi minoritari. Sebbene questo obiettivo certamente richieda il sostegno della comunità internazionale, è anche opportuno ottenere molto attraverso iniziative regionali e locali. Gli sforzi della vostra nazione per promuovere la cooperazione economica fra gli Stati membri dell'ASEAN affermano il valore profondo della solidarietà comune. Infatti, la cooperazione sociale ed economica ha contribuito in modo sostanziale a superare le divisioni e le animosità storiche nella regione. Ha anche contribuito a diminuire il numero di agitazioni a livello locale del tipo che sporadicamente si verifica nel sud del suo Paese.

Come Lei, Eccellenza, ha osservato, la Chiesa in Thailandia serve la nazione in maniera considerevole mediante il suo apostolato educativo e sociale. A proposito dell'offerta educativa, ricordiamo che, laddove gli istituti di istruzione e di formazione funzionano in modo professionale e sono gestiti da persone contraddistinte da integrità personale e amore per l'apprendimento, si offre un futuro lusinghiero a una nazione e in particolare ai suoi giovani. L'istruzione è un mezzo molto efficace per rompere il ciclo di povertà che ancora oggi affligge così tante famiglie, ed è sempre più riconosciuta dalla comunità internazionale come un elemento indispensabile del cammino di pace. Per mezzo dell'apprendimento e della socializzazione offerti dalla scuola, i bambini di tutti gli strati della società vengono integrati nella vita civica della nazione e sono quindi in grado di provare la soddisfazione di contribuirvi.

La Chiesa cattolica, nel suo servizio alla famiglia umana, si rivolge a tutti i membri della società tailandese senza alcuna distinzione. La sua missione caritativa, in particolare per i poveri e per i sofferenti, testimonia: "il collegamento inscindibile fra amore di Dio e amore del prossimo" (Deus caritas est ). Di particolare interesse per la Chiesa sono la piaga dell'AIDS, la prostituzione e il commercio di donne e bambini che continuano ad affliggere i Paesi della regione. Senza dubbio, il maggiore fattore di questo fenomeno è la povertà, della quale la Chiesa si occupa costantemente.

Bisogna anche riconoscere che il declino dei valori morali, alimentato dalla trivializzazione della sessualità nei mezzi di comunicazione sociale e nelle industrie del divertimento, conduce al degrado delle donne e anche all'abuso dei bambini. La complessità di questo indicibile sfruttamento umano richiede una risposta internazionale concertata. A questo fine, osservo il maggiore impegno della Thailandia per varie convenzioni e protocolli internazionali elaborati per combattere lo sfruttamento e il commercio sessuali. Questa cooperazione internazionale, accompagnata da una salda decisione di politica interna di affrontare la corruzione e l'impunità che facilitano questi crimini, porterà a una svolta decisiva di speranza e di dignità per tutti gli interessati. In questi sforzi posso assicurarla del massimo sostegno morale e dell'assistenza pratica della Chiesa.

Lo scorso anno, la Thailandia ha compiuto passi importanti verso una rivitalizzazione delle proprie istituzioni democratiche. Mi unisco alle persone del suo Paese che sperano nel pieno ripristino delle strutture e delle procedure che contribuiranno ad attenuare le tensioni e a rispettare i diritti politici delle minoranze. Colgo questa opportunità per incoraggiare un processo elettorale corretto e giusto nelle prossime settimane, che favorisca la partecipazione di tutti e renda onore alla voce del popolo.
Signor Ambasciatore, ho fiducia nel fatto che la missione che comincia oggi contribuirà a rafforzare ulteriormente i vincoli di comprensione fra la Thailandia e la Santa Sede. Mentre assume le sue responsabilità, sia certo del fatto che i vari uffici della Curia Romana sono pronti ad assisterla nello svolgimento dei suoi compiti.

Su di lei e sui suoi concittadini invoco l'abbondanza delle benedizioni divine.




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