Discorsi 2005-13 13527

A S.E. IL SIG. BARRY DESKER AMBASCIATORE DI SINGAPORE PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla all'inizio della sua missione e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Singapore presso la Santa Sede. Sono grato per le cordiali parole e per i saluti che mi ha rivolto a nome del Presidente Sellapan Rama Nathan. La prego di trasmettergli i miei rispettosi buoni auspici e l'assicurazione delle mie preghiere per la pace e la prosperità di tutto il popolo della sua nazione.

Ormai da venticinque anni la Santa Sede intrattiene eccellenti relazioni diplomatiche con Singapore, e auspica di consolidarle ulteriormente nei prossimi anni. Essendo uno dei Paesi più industrializzati del Sud-Est asiatico, Singapore può rendere un contributo significativo al progresso economico e sociale della regione. Mentre molte zone del Sud-Est asiatico continuano a soffrire per gli effetti della povertà, della criminalità e dell'instabilità politica, Singapore in quanto Paese prospero, ben strutturato e democratico, è una guida importante che può offrire speranza e ispirazione agli altri. La Santa Sede desidera continuare a cooperare con il suo Governo per promuovere il benessere della regione e per risolvere i conflitti.

Tuttavia, il successo economico ha bisogno di un saldo fondamento etico, se deve recare benefici duraturi alla società. Infatti, le esigenze della persona devono sempre essere poste al centro dell'impresa economica, poiché, come insegna il Concilio Vaticano II, l'uomo è "infatti l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale" (Gaudium et spes
GS 63). Parimenti, una democrazia autentica non è solo il risultato di una formale osservanza di un insieme di norme, ma è il "frutto di una accettazione convinta dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti umani, l'impegno per il bene comune" (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 407). Per questo motivo incoraggio il suo Governo negli sforzi tesi a coinvolgere tutti i cittadini e i gruppi nella partecipazione alla vita politica e sociale per la promozione di quei valori autentici che sono al centro di una società sana.

Sebbene i cattolici costituiscano solo una piccola percentuale della popolazione di Singapore, sono lieti e desiderosi di fare la propria parte nella vita nazionale e di contribuire al bene comune. Un modo particolarmente importante per fare questo è la testimonianza del matrimonio e della vita familiare. Quale comunità naturale in cui si sperimenta la natura sociale dell'uomo, la famiglia reca un contributo unico e insostituibile al bene della società. Infatti, una condizione sana del matrimonio e della vita familiare è la migliore garanzia contro gli effetti dannosi dell'individualismo o del collettivismo perché "in seno alla famiglia la persona è sempre al centro dell'attenzione come fine e mai come mezzo" (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 213). Per questo motivo, ho fiducia nel fatto che il suo Governo vorrà continuare a tutelare il ruolo vitale svolto dall'istituzione del matrimonio e dalla famiglia.

Tutelando i diritti umani, la Chiesa è particolarmente interessata a difendere i diritti universali alla vita e alla libertà religiosa (cfr Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2007, n. 4). Il diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, è il primo fra i diritti e la condizione di tutti gli altri. Inoltre, il riconoscimento effettivo del diritto alla libertà di coscienza e di religione è uno dei più seri doveri di ogni comunità che desideri veramente garantire il bene dell'individuo e della società. Il suo governo è noto per l'impegno a intraprendere iniziative volte alla promozione del dialogo, del rispetto e della cooperazione fra diversi gruppi religiosi, cosa di particolare importanza in vista dell'affiliazione etnica e religiosa del suo popolo. Sia certa che la Santa Sede è anche desiderosa di collaborare con il suo Governo in questo settore per promuovere obiettivi comuni.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una tragica intensificazione del terrorismo internazionale, spesso legato a motivi religiosi, e il Sud-Est asiatico non è stato risparmiato dagli effetti di questo inquietante sviluppo. La Santa Sede rifiuta con fermezza la manipolazione della religione a fini politici, e in particolare il tentativo di giustificare la violenza in questo modo. Questa nuova minaccia alla pace nel mondo richiede un rinnovato impegno da parte degli Stati per la realizzazione del diritto umanitario internazionale (cfr Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2007, n. 14). Il sostegno dimostrato dal suo Governo alle iniziative di mantenimento della pace nel mondo è un segno della ferma determinazione di Singapore a contribuire a questo degno obiettivo. La Chiesa cattolica condivide la sollecitudine di quanti cercano di limitare la sofferenza causata dal conflitto armato e di promuovere la coesistenza pacifica di popoli e nazioni.

Eccellenza, prego affinché la missione diplomatica che comincia oggi rafforzi ulteriormente le feconde relazioni fra la Santa Sede e il suo Paese. La assicuro del fatto che i vari uffici della Curia Romana saranno sempre pronti a offrirle aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi compiti. Invoco su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo di Singapore abbondanti benedizioni divine.




A S.E. LA SIG.RA ELIZABETH YA ELI HARDING AMBASCIATORE DI GAMBIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano mentre presenta le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica della Gambia presso la Santa Sede. Sono grato per i cordiali saluti e sentimenti di buona volontà che mi ha porto a nome di Sua Eccellenza il Colonnello Yahya Jammeh, Presidente della Repubblica. Poiché desidero ricambiarli, le chiedo la cortesia di trasmettere la mia gratitudine e i miei buoni auspici a Sua Eccellenza, alle autorità civili e al popolo della Gambia.

Le relazioni diplomatiche fra la Repubblica della Gambia e la Santa Sede sono state avviate ufficialmente nel 1978. Queste relazioni, che la Santa Sede instaura volentieri con i singoli Paesi, costituiscono un'occasione privilegiata per cooperare alla promozione di molti importanti valori favorevoli alla crescita autentica della società umana. Relazioni strette e cordiali possono essere di grande beneficio a entrambe le parti, in particolare nelle aree della difesa della vita, della dignità e della libertà di ogni persona umana e nella promozione della sanità, dello sviluppo sociale e dell'educazione dei gruppi meno favoriti della popolazione.

L'amore cristiano è la forza che motiva la Chiesa nel vostro Paese, che offre il proprio servizio al popolo della Gambia mediante la promozione di valori importanti come la giustizia, la solidarietà e la pace. La Chiesa cattolica in Africa è impegnata direttamente nella diffusione del messaggio di Gesù e di conseguenza nella testimonianza dell'amore di Dio Onnipotente attraverso la pratica della carità, come il Buon Samaritano del racconto evangelico (cfr Ecclesia in Africa ). Una simile testimonianza di amore e i valori dell'ospitalità e della compassione sono propri anche di chi professa altre religioni nel suo Paese. A questo proposito, sono lieto di riconoscere il rapporto cordiale e pacifico che intercorre nella Gambia fra i membri di differenti religioni. Esso dimostra bene la disposizione amichevole del suo popolo e i suoi autentici sentimenti religiosi. Prego affinché questa buona atmosfera venga consolidata e protetta dall'influenza nefasta di ideologie che utilizzano la religione a fini politici.

Il futuro della Gambia è legato al futuro dell'Africa occidentale. La Santa Sede guarda con speranza agli sforzi per consolidare la pace nella regione. Nulla può fare a meno del dialogo politico in cui le differenze vengono armonizzate e le aspettative dei vari gruppi riadattate per il bene comune del popolo. La Gambia ha già dato esempio di questo approccio in una recente disputa internazionale. Incoraggio il suo Paese a proseguire lungo questo nobile cammino per risolvere le differenze esterne e interne.

Il suo popolo continua giustamente ad aspirare a una vita di benessere in dignità e libertà. Cerca migliori condizioni politiche e sociali che garantiscano la crescita attraverso lo spirito di iniziativa, la creatività e lo scambio. La Chiesa cattolica offre il suo pieno incoraggiamento e la sua collaborazione a tutti i governi africani che lottano per rafforzare il dominio del diritto e sradicare la corruzione, per porre fine alle offese politiche e all'abuso di potere (cfr Ecclesia in Africa ).

In tutti gli ambiti della vita, in particolare negli affari pubblici, il valore dell'apertura agli altri e della sottomissione alla verità è la pietra d'angolo di una società umana degna di questo nome. L'impegno per la verità è l'anima della giustizia. Esso stabilisce e consolida il diritto alla libertà e apre la via al perdono e alla riconciliazione (cfr Discorso al Corpo Diplomatico, 9 gennaio 2006). Le istituzioni politiche e i funzionari pubblici sono per loro stessa natura aperti al legittimo controllo e alle critiche poiché servono il bene comune del Paese e cercano di soddisfare le esigenze e le aspirazioni delle persone che rappresentano (cfr Gaudium et spes
GS 75). Un clima politico basato sul rispetto della verità è un fondamento indispensabile della società civile. L'amore per la loro nazione dovrebbe incoraggiare tutti, autorità e cittadini, partiti politici e mezzi di comunicazione sociale, a contribuire attivamente al consolidamento di un ambiente politico sano, aperto e rispettoso.

Sebbene alla Gambia sia stata risparmiata la piaga della guerra, questo Paese deve ancora affrontare alcune difficoltà. Il governo e i suoi rispettivi dipartimenti e ministeri, altre agenzie e partiti politici sono attenti a queste situazioni e possono contare sulla cooperazione leale e generosa della Chiesa cattolica. I livelli di vita e le condizioni sanitarie di segmenti considerevoli della popolazione richiedono un'attenzione costante. Incoraggio tutti a impegnarsi nella promozione dell'uguaglianza e della complementarità essenziali dell'uomo e della donna. Parimenti, la lotta contro l'AIDS deve proseguire sul fronte medico e in particolare su quello dell'educazione. Una condotta sessualmente promiscua è la causa radicale di numerosi mali morali e fisici e deve essere superata promuovendo la cultura della fedeltà coniugale e dell'integrità morale. Lo sfollamento di popolazioni e l'afflusso di rifugiati, che cercano la libertà dalle numerose miserie causate dai conflitti armati, sono ancora problemi pressanti che saccheggiano le risorse disponibili. Sono consapevole delle difficoltà e incoraggio il popolo e le istituzioni, pubbliche e private, che offrono il proprio servizio ai bisognosi. Al contempo, esorto la comunità internazionale a svolgere un ruolo generoso nel sostenere questo compito umanitario.

Signora Ambasciatore, queste sono alcune riflessioni che scaturiscono dall'attenta considerazione e dall'apprezzamento della Santa Sede per il suo Paese e per il continente africano. Auspico il successo della sua missione. Può contare sulla volontà e l'aperta cooperazione degli uffici del Vaticano e della Curia Romana. Sono lieto di rinnovare ancora una volta i miei buoni auspici a Sua Eccellenza, il Presidente Jammeh, al Governo e al popolo del suo Paese. Che Dio Onnipotente riversi sulla nazione abbondanti e durature benedizioni di benessere e di pace.



A S.E. LA SIG.RA URMILA JOELLA-SEWNUNDUN AMBASCIATORE DI SURINAME PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Suriname presso la Santa Sede. Accetto volentieri le sue Lettere Credenziali e la ringrazio per avermi trasmesso i saluti cordiali del Presidente Ronald Venetiaan. Le chiedo la cortesia di trasmettere i miei saluti a Sua Eccellenza e al popolo del Suriname con l'assicurazione delle mie preghiere costanti per la pace e il benessere del suo Paese. Lo spirito congeniale che caratterizza i vincoli diplomatici fra il Suriname e la Santa Sede dal 1994 è un grande segno di speranza per il futuro. La Chiesa, che ha svolto un ruolo chiave nella storia della sua regione, continua a condividere l'anelito delle sue popolazioni alla pace, all'armonia sociale e alla stabilità economica.

Quest'anno si celebra il 40º anniversario della Populorum progressio, la Lettera Enciclica promulgata dal mio Venerato Predecessore Papa Paolo VI per promuovere "lo sviluppo integrale dell'uomo e lo sviluppo solidale dell'umanità" (n.5). I principi fondamentali esposti in questo documento hanno scatenato un acceso dibattito non solo fra i Vescovi, ma anche fra i leader di governo, i legislatori, gli economisti, gli uomini d'affari e gli intellettuali in tutto il mondo. Questo vivo interesse esiste ancora oggi e genera nuove idee per promuovere il bene comune secondo modalità che non solo soddisfino le esigenze materiali dell'uomo, ma anche realizzino tutto il suo potenziale spirituale. La Populorum progressio evidenzia le sfide che i Paesi, che sono ex colonie, devono affrontare lungo il loro cammino verso la sovranità nazionale (Cfr n. 7). Questo cammino non è sempre stato semplice per il Suriname, ma le sue istituzioni democratiche e la sua identità nazionale sono uscite rafforzate da questo processo di adattamento a una nuova realtà politica. Invito di tutto cuore il popolo della sua nazione ad attingere, nell'elaborazione dei suoi piani per il futuro, dalla ricca sorgente della dottrina sociale cattolica.

Lei, Eccellenza, ha osservato la straordinaria diversità etnica e religiosa presente nel suo Paese. Differenze di origine, di costumi e di credo sono opportunità meravigliose per le persone di apprendere e praticare la tolleranza e la simpatia reciproche. Queste abitudini creano coesione sociale e preparano il terreno per una salda democrazia (Cfr Populorum progressio PP 64).

Familiarizzando con le varie mores esistenti nella nazione, i suoi cittadini imparano a concentrarsi sulle verità che li trascendono sia come individui sia come membri delle comunità locali. Queste verità, che devono essere sostenute dallo stato di diritto del Paese e dalle istituzioni create per garantirlo, esortano gli uomini e le donne di buona volontà ad abbandonare la loro limitata sfera di interessi personali e a porsi al servizio del prossimo (Cfr Populorum progressio PP 73). Il piano quinquennale del Suriname offre molteplici opportunità per aumentare lo spirito di solidarietà fra i membri nel suo popolo poiché prepara il terreno per iniziative che promuoveranno l'integrazione sociale. Prego affinché la realizzazione di questo piano quinquennale contribuisca a garantire che i diritti fondamentali di tutti, in particolare delle minoranze e dei poveri, continuino a essere rispettati a ogni livello della società (Cfr Ibidem, n. 9).

Lei, Eccellenza, ha anche richiamato l'attenzione sull'appartenenza del Suriname a varie organizzazioni internazionali volte a promuovere il dialogo e la cooperazione multilaterali. La volontà della sua nazione di far parte di queste organizzazioni dimostra l'impegno del Suriname per l'attenuazione delle differenze regionali secondo modalità che rendono onore alla legittima autonomia di tutti gli Stati interessati. La cooperazione con gli altri Paesi promuoverà anche gli sforzi per contrastare l'inquietante fenomeno del narcotraffico internazionale, i cui effetti insidiosi si possono sentire in tutta la comunità globale e sono particolarmente distruttivi per i poveri, i giovani e i meno privilegiati. Non solo il flusso di stupefacenti illegali reca grave danno a quanti ne fanno uso, ma le strutture necessarie per facilitare questo traffico intrappolano la società in una rete di corruzione, avidità e sfruttamento. Signora Ambasciatore, esprimendo il mio sincero apprezzamento per le azioni già intraprese per affrontare questa situazione complessa, incoraggio lei e tutti gli abitanti della regione a continuare a compiere ogni sforzo per sradicare completamente questo problema dalla società, sia estirpandolo alla radice sia combattendo i fattori che spingono le persone a comportamenti autodistruttivi, in particolare la povertà, la disgregazione della famiglia e la disintegrazione sociale.

Ambasciatore, è una gioia per me riceverla oggi mentre comincia la missione che le è stata affidata. Sono grato per la sua assicurazione dell'impegno costante del Suriname per la libertà religiosa e per il suo spirito di cooperazione con la Chiesa cattolica. A mia volta, sono lieto di confermare la pronta collaborazione dei vari uffici e delle agenzie della Curia Romana. Che la sua missione rafforzi i vincoli di amicizia e buona volontà fra il suo governo e la Santa Sede! Su di Lei e su tutto il popolo del Suriname, invoco le abbondanti benedizioni di Dio onnipotente.



AI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA DELLE LETTERE CREDENZIALI Sala Clementina Giovedì, 13 dicembre 2007

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Eccellenze,

Sono lieto di accogliervi in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi: la Thailandia, le Seychelles, la Namibia, la Gambia, il Suriname, Singapore e il Kuwait. Vi sono grato per le cordiali parole che mi avete voluto trasmettere da parte dei vostri Capi di Stato. Vi chiedo di porgere loro in cambio i miei deferenti saluti e i miei migliori auspici per la loro persona e per l'alta missione che svolgono al servizio del loro paese. Il mio cordiale saluto va anche a tutte le Autorità civili e religiose delle vostre nazioni, e a tutti i vostri concittadini. Per mezzo di voi, tengo ad assicurare tutte le comunità cattoliche presenti sul territorio dei vostri paesi dei miei pensieri e delle mie preghiere, incoraggiandole a proseguire la loro missione e la testimonianza che rendono mediante il loro impegno al servizio di tutti.

La vostra funzione di diplomatici è particolarmente importante nel mondo attuale, per mostrare che, in tutte le situazioni della vita internazionale, il dialogo deve primeggiare sulla violenza e il desiderio di pace e di fraternità deve prevalere sui contrasti e sull'individualismo, i quali conducono solo a tensioni e a rancori che non contribuiscono a costruire società riconciliate. Per mezzo di voi, desidero lanciare un nuovo appello affinché tutte le persone che svolgono una funzione nella vita sociale, tutte quelle che partecipano al governo delle nazioni, facciano tutto quanto è in loro potere per ridare speranza ai popoli che hanno il compito di guidare; che possano tener conto delle loro aspirazioni più profonde e fare in modo che possano beneficiare del prodotto delle ricchezze naturali ed economiche del loro paese, secondo i principi della giustizia e dell'equità!

In questa prospettiva, un'attenzione del tutto particolare deve essere rivolta alle giovani generazioni, mostrando loro che sono la prima ricchezza di un paese: la loro educazione è una necessità primordiale. In effetti, non basta una formazione tecnica e scientifica per fare di esse uomini e donne responsabili nella loro famiglia e a tutti i livelli della società. Occorre pertanto privilegiare un'educazione ai valori umani e morali, che permetterà a ogni giovane di conquistare fiducia in se stesso, di sperare nel futuro, di preoccuparsi dei propri fratelli e sorelle in umanità e di voler prendere parte alla crescita della nazione, con un senso sempre più acuto dell'altro.

Per questo auspico che, in ogni paese, l'educazione dei giovani sia una priorità, con il sostegno di tutte le istituzioni della Comunità internazionale che sono impegnate nella lotta contro l'analfabetismo e contro la mancanza di formazione sotto tutte le sue forme. È un modo particolarmente importante per lottare contro la disperazione che può abitare il cuore dei giovani ed essere all'origine di numerosi atti di violenza, individuali e collettivi. Sappiate che, da parte sua, la Chiesa cattolica, grazie alle sue numerose istituzioni educative, s'impegna senza posa, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, sul fronte della formazione integrale dei giovani. Incoraggio tutte le persone che partecipano a questa bella missione dell'educazione dei giovani a proseguire instancabilmente il proprio compito, con la certezza che formare correttamente i giovani prepara promettenti domani.

Avete appena ricevuto dai vostri Capi di Stato una missione presso la Santa Sede. Al termine del nostro incontro, tengo a porgervi, Signore e Signori Ambasciatori, i miei migliori auspici per il servizio che siete chiamati a svolgere. Che l'Onnipotente sostenga voi, i vostri parenti, i vostri collaboratori e tutti i vostri concittadini nell'edificazione di una società pacificata, e che discenda su ognuno l'abbondanza dei benefici divini!



INCONTRO DEL SANTO PADRE CON GLI STUDENTI UNIVERSITARI DEGLI ATENEI ROMANI DISCORSO Basilica Vaticana Giovedì, 13 dicembre 2007

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Cari amici!

Sono molto lieto di incontrarvi così numerosi a questo tradizionale appuntamento, in prossimità del Natale di Cristo. Saluto e ringrazio il Cardinale Camillo Ruini, che ha celebrato l’Eucaristia insieme con i Cappellani universitari, ai quali rivolgo un cordiale pensiero. Saluto le Autorità, in primo luogo il Ministro per l’Università con i Rettori, i Professori e tutti gli studenti. Sono grato al Rettore dell’Università Campus-biomedico ed alla studentessa della Facoltà di Giurisprudenza di Roma TRE, che a nome di tutti voi mi hanno indirizzato espressioni di affetto e di augurio: ricambio di cuore questi sentimenti, formulando per ciascuno e per ciascuna voti di sereno e santo Natale. Un saluto speciale vorrei riservare ai giovani della delegazione albanese, che hanno riportato a Roma l’icona di Maria Sedes Sapientiae e a quelli della delegazione della Romania, che questa sera ricevono l’immagine di Maria perché sia “pellegrina” di pace e di speranza nel loro Paese.

Cari giovani universitari, permettete che, in quest’incontro così familiare, proponga alla vostra attenzione due brevi riflessioni. La prima riguarda il cammino della vostra formazione spirituale. La diocesi di Roma ha voluto dare maggiore risalto alla preparazione dei giovani universitari alla santa Cresima; così, il vostro pellegrinaggio ad Assisi del 10 novembre scorso ha rappresentato il momento della “chiamata” e questa sera c’è stata la “risposta”. Circa 150 tra voi sono stati infatti presentati come candidati al Sacramento della Confermazione, che riceveranno nella prossima Veglia di Pentecoste. Si tratta di un’iniziativa molto valida, che si inserisce bene nell’itinerario di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Sydney nel luglio 2008.

Ai candidati al Sacramento della Confermazione ed a tutti voi, cari giovani amici, vorrei dire: volgete lo sguardo alla Vergine Maria e dal suo “sì” apprendete a pronunciare anche voi il vostro “sì” alla chiamata divina. Lo Spirito Santo entra nella nostra vita nella misura in cui gli apriamo il cuore con il nostro “sì”: più il “sì” è pieno, più è pieno il dono della sua presenza. Per meglio comprendere, possiamo far riferimento ad una realtà molto semplice: la luce. Se le imposte delle finestre sono ermeticamente chiuse, il sole pur splendente non può illuminare la casa. Se c’è una piccola fessura, entra una lama di luce; se si apre un po’ di più l’imposta, la stanza comincia a rischiararsi, ma solo quando tutto è completamente spalancato, i raggi del sole illuminano e scaldano l’ambiente. Cari amici! Maria viene salutata dall’angelo “piena di grazia”, che significa proprio questo: il suo cuore e la sua vita sono totalmente aperti a Dio e per questo completamente invasi dalla sua grazia. Vi aiuti Lei a fare di voi stessi un “sì” libero e pieno a Dio, perché possiate essere rinnovati, anzi trasformati dalla luce e dalla gioia dello Spirito Santo.

La seconda riflessione, che desidero proporvi, riguarda la recente Enciclica sulla speranza cristiana intitolata, come sapete, Spe salvi, “salvati nella speranza”, parole tratte dalla Lettera di san Paolo ai Romani (8,24). La consegno idealmente a voi, cari universitari di Roma, e, attraverso di voi, a tutto il mondo dell’Università, della scuola, della cultura e dell’educazione. Il tema della speranza non è forse particolarmente congeniale ai giovani? In particolare, vi propongo di fare oggetto di riflessione e confronto, anche in gruppo, quella parte dell’Enciclica in cui tratto della speranza nell’epoca moderna. Nel secolo XVII l’Europa ha conosciuto un’autentica svolta epocale e da allora si è andata affermando sempre più una mentalità secondo la quale il progresso umano è opera della scienza e dalla tecnica, mentre alla fede competerebbe solo la salvezza dell’anima. Le due grandi idee-forza della modernità, la ragione e la libertà, si sono come sganciate da Dio per diventare autonome e cooperare alla costruzione del “regno dell’uomo”, praticamente contrapposto al Regno di Dio. Ecco allora diffondersi una concezione materialista, alimentata dalla speranza che, cambiando le strutture economiche e politiche, si possa dar vita finalmente ad una società giusta, dove regni la pace, la libertà e l’uguaglianza. Questo processo che non è privo di valori e di ragioni storiche contiene però un errore di fondo: l’uomo, infatti, non è solo il prodotto di determinate condizioni economiche o sociali; il progresso tecnico non coincide con la crescita morale delle persone, anzi, senza principi etici la scienza, la tecnica e la politica possono essere usate – come è avvenuto e come tuttora purtroppo avviene – non per il bene ma per il male dei singoli e dell’umanità.

Cari amici, si tratta di tematiche tanto attuali che stimolano la vostra riflessione e favoriscono ancor più il positivo confronto e la collaborazione già esistente tra tutti gli Atenei statali, privati e pontifici. La città di Roma continui ad essere un luogo privilegiato di studio e di elaborazione culturale, come è avvenuto per l’incontro europeo del giugno scorso di oltre 3000 docenti universitari. Roma sia anche modello di ospitalità per gli studenti stranieri e sono contento di salutare, in questo ambito, le delegazioni di universitari provenienti da diverse città europee e americane. La luce di Cristo, che invochiamo per intercessione di Maria, Stella della Speranza, e della santa vergine e martire Lucia, di cui oggi facciamo memoria, illumini sempre la vostra vita. Con questo auspicio, auguro di cuore a voi ed ai vostri familiari un Natale ricco di grazia e di pace, mentre imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.



AI PELLEGRINI DA SAN MARTIN DE TOR IN VAL BADIA (BOLZANO) PER IL DONO DELL'ALBERO DI NATALE IN PIAZZA SAN PIETRO Sala Clementina Venerdì, 14 dicembre 2007

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Cari Fratelli e Sorelle,

grazie per la vostra visita! Ricevo volentieri voi e il dono che mi avete portato: l'albero di Natale, che, insieme alla mangiatoia, che si sta costruendo, adorna Piazza san Pietro. Di tutto cuore saluto ognuno di voi, a cominciare dal capo del governo regionale del Sud Tirolo, il Dr. Luis Durnwalder, e dai sindaci di St. Martin de Tor, che ringrazio anche per le parole amichevoli con le quali hanno espresso i sentimenti comuni. Saluto con rispetto le autorità civili del Sud Tirolo, i rappresentanti dei cinque comuni della Val Badia e quanti sono venuti qui per far conoscere elementi tipici della terra del Gader mediante i costumi tradizionali, la musica suggestiva e i prodotti locali. Saluto di tutto cuore il vostro Vescovo Wilhelm Egger e lo ringrazio per le parole fraterne che mi ha poc'anzi rivolto. Con lui saluto anche i sacerdoti e i consigli parrocchiali e includo volentieri anche tutti gli abitanti della Val Badia rappresentati qui oggi.

So che tutti gli abitanti della Val Badia si sono impegnati nella preparazione di questo particolare evento, in special modo gli scolari che hanno partecipato al concorso di pittura "L'albero di Natale in Vaticano". Ringrazio tutti per il dono meraviglioso di questo abete rosso e anche degli altri alberi che contribuiscono a creare in Vaticano un'atmosfera natalizia. Che questa bella iniziativa possa risvegliare in tutti i cristiani della Val Badia il desiderio di testimoniare i valori della vita, dell'amore e della pace che la solennità della nascita di Cristo ci ricorda anno dopo anno!

Quest’anno, dunque, l’Albero di Natale di Piazza San Pietro proviene dal Trentino-Alto Adige, e precisamente dai boschi della Val Badia, la Gran Ega, stupenda conca soleggiata, situata ai piedi delle Dolomiti, contornata da incantevoli cime dalla caratteristica forma frastagliata tipica di quelle montagne. Questo vetusto abete, tagliato senza recare danno alla vita del bosco, adeguatamente addobbato, resterà accanto al Presepe fino al termine delle festività natalizie per essere ammirato dai numerosi pellegrini che da ogni parte del mondo giungeranno, nei prossimi giorni, in Vaticano. Significativo simbolo del Natale di Cristo, perché con le sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore, l’abete è pure simbolo della religiosità popolare della vostra Vallata che si esprime in modo particolare nelle processioni.

Mantenete vive queste belle tradizioni così sentite, e impegnatevi a renderle sempre più manifestazioni di una vita cristiana autentica ed operosa. In questo sforzo di testimonianza evangelica vi sia di esempio e di aiuto San Giuseppe Freinademetz, figlio illustre della vostra Terra. In lui, zelante missionario tra il popolo cinese, il genio spirituale ladino ha manifestato uno dei frutti più maturi di santità.

Cari amici, l’albero e il presepio sono elementi di quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio spirituale delle nostre comunità. E’ un clima soffuso di religiosità e di intimità familiare, che dobbiamo conservare anche nelle odierne società, dove talora sembrano prevalere la corsa al consumismo e la ricerca dei soli beni materiali. Natale è festa cristiana e i suoi simboli – tra questi specialmente il presepe e l’albero addobbato di doni - costituiscono importanti riferimenti al grande mistero dell’Incarnazione e della Nascita di Gesù, che la liturgia del tempo dell’Avvento e del Natale costantemente rievoca. Il Creatore dell’universo, facendosi bambino, è venuto tra noi per condividere il nostro umano cammino; si è fatto piccolo per entrare nel cuore dell’uomo e così rinnovarlo con la onnipotenza del suo amore. Predisponiamoci pertanto ad accoglierlo con fede animata da salda speranza.

Cari amici! Ancora una volta desidero esprimere il mio sentito ringraziamento a voi tutti, a chi vi ha aiutato a casa, ai promotori e a quanti si sono resi disponibili per trasportare l'albero.
Grazie per il contributo che ognuno di voi ha reso con grande generosità. Colgo questa bella occasione per formularvi sinceri auguri per la solennità del Natale e per le giornate di festa natalizie. Con questi sentimenti vi assicuro che nelle mie preghiere ricordo voi, le vostre famiglie e la popolazione della Val Badia e tutta la Diocesi di Bolzano-Bressanone. Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Bun Nadé!



AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL GIAPPONE IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sala del Concistoro Sabato, 15 dicembre 2007

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Cari Fratelli Vescovi,

sono lieto di accogliervi in occasione della vostra visita ad limina che svolgete per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Vi ringrazio per le cortesi parole che l'Arcivescovo Peter Takeo Okada mi ha rivolto a nome vostro. Vi porgo i miei più affettuosi buoni auspici e offro le mie preghiere per voi e per tutto il popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale. Siete venuti nella città in cui Pietro ha svolto la sua missione di evangelizzazione e reso testimonianza di Cristo fino a versare il suo stesso sangue. Siete venuti per salutare il Successore di Pietro. In questo modo, consolidate le fondamenta apostoliche della Chiesa nel vostro Paese ed esprimete visibilmente la vostra comunione con tutti gli altri membri del Collegio dei Vescovi e con il Romano Pontefice (cfr Pastores gregis ). Desidero cogliere questa opportunità per esprimere di nuovo il mio dolore per la recente scomparsa del Cardinale Stephen Hamao, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il mio apprezzamento per i suoi anni di servizio alla Chiesa. Nella sua persona ha esemplificato i vincoli di comunione fra la Chiesa in Giappone e la Santa Sede.

Lo scorso anno, la Chiesa ha celebrato con grande gioia il cinquecentesimo anniversario della nascita di san Francesco Saverio, Apostolo del Giappone. Mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per l'opera missionaria che svolse nel vostro Paese e per i semi di fede cristiana che piantò al tempo della prima evangelizzazione del Giappone. La necessità di proclamare Cristo con audacia e coraggio è per la Chiesa una priorità costante. Infatti, è un dovere solenne che ha ricevuto da Cristo, che si è unito agli Apostoli per andare "in tutto il mondo e predicare il vangelo ad ogni creatura" (
Mc 16,15). Oggi avete il compito di elaborare nuove modalità per tenere vivo il messaggio di Cristo nella realtà culturale del Giappone moderno.

Sebbene i cristiani siano soltanto un piccola percentuale della popolazione, la fede è un tesoro da condividere con tutta la società giapponese. La vostra guida in questo settore deve ispirare il clero e i religiosi, i catechisti, gli insegnanti e le famiglie a rendere ragione della speranza che è in loro (cfr 1P 3,15). Ciò a sua volta richiede una salda catechesi, basata sugli insegnamenti del Catechismo della Chiesa cattolica e del Compendio.Permettete alla luce della fede di risplendere davanti agli altri perché "vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Infatti, il mondo ha fame del messaggio di speranza che il Vangelo reca. Perfino in Paesi altamente industrializzati come il vostro, molti stanno scoprendo che il successo economico e la tecnologia avanzata non sono sufficienti da soli alla realizzazione del cuore umano. Chi non conosce Dio "in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita" (Spe salvi ).

Ricordate alle persone che nella vita c'è di più del successo professionale e del profitto! Attraverso la pratica della carità, nella famiglia e nella comunità, le persone possono essere condotte a "quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro" (Deus caritas est ). Questa è la grande speranza che i cristiani in Giappone possono offrire ai loro concittadini. Essa non è estranea alla cultura giapponese, ma anzi rinforza e dona nuovo impeto a tutto ciò che c'è di buono e nobile nel patrimonio della vostra amata nazione. Il rispetto ben meritato che i cittadini del vostro Paese mostrano per la Chiesa, sulla base del suo importante contributo all'educazione, alla sanità e a molte altre realtà, vi offre l'opportunità di impegnarli nel dialogo e di parlare loro con gioia di Cristo, la "luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gn 1,9).

I giovani in particolare corrono il rischio di farsi ingannare dal fascino della moderna cultura secolare. Tuttavia, come tutte le grandi e piccole speranze che, a prima vista, sembrano promettere molto (cfr Spe salvi ), essa risulta essere una falsa speranza e, tragicamente, la disillusione spesso conduce alla depressione e alla disperazione, perfino al suicidio. Se la loro energia e il loro entusiasmo giovanili potranno essere orientati verso le cose di Dio, che da sole sono sufficienti a soddisfare i loro più profondi aneliti, sempre più giovani saranno ispirati a dedicare la propria vita a Cristo, e alcuni riconosceranno una chiamata a servirlo nel sacerdozio o nella vita religiosa. Esortateli a discernere se questa possa essere la loro vocazione. Non abbiate mai paura di farlo. Parimenti, incoraggiate i vostri sacerdoti e i religiosi a essere attivi nella promozione delle vocazioni e conducete il vostro popolo nella preghiera, chiedendo al Signore di mandare "operai nella sua messe" (Mt 9,38).

La messe del Signore in Giappone è sempre più formata da persone di diverse nazionalità, al punto che più della metà della popolazione cattolica è costituita da immigrati. È un'opportunità per arricchire la vita della Chiesa nel vostro Paese e per vivere la cattolicità autentica del popolo di Dio. Compiendo passi per garantire che tutti si sentano accolti nella Chiesa, potete attingere ai molti doni recati dagli immigrati. Al contempo, dovete rimanere vigili nel garantire che le norme liturgiche e disciplinari della Chiesa universale vengano scrupolosamente osservate. Il Giappone moderno ha scelto con generosità di impegnarsi nel resto del mondo, e la Chiesa cattolica, con la sua sollecitudine universale, può rendere un prezioso contributo a questo processo di sempre maggiore apertura alla comunità internazionale.

Anche altre nazioni possono imparare dal Giappone, dalla saggezza della sua antica cultura e, in particolare, dalla testimonianza di pace che ha caratterizzato la sua posizione sulla scena politica mondiale negli ultimi sessant'anni. Avete reso udibile la voce della Chiesa sull'importanza permanente di questa testimonianza, a maggior ragione in un mondo in cui conflitti armati cagionano così tanta sofferenza agli innocenti. Vi incoraggio a continuare a esprimere la vostra opinione su questioni di interesse pubblico nella vita della vostra nazione e di garantire che le vostre dichiarazioni vengano promosse e ampiamente diffuse affinché possano essere correttamente recepite a tutti i livelli della società. In tal modo, il messaggio di speranza del Vangelo toccherà veramente i cuori e le menti, recando una maggiore fiducia nel futuro, maggiori amore e rispetto per la vita e incrementando l'apertura verso gli stranieri e quanti soggiornano fra voi.

"Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova" (Spe salvi ). A questo proposito, la prossima Beatificazione di 188 martiri giapponesi offre un segno chiaro della forza e della vitalità della testimonianza cristiana nella storia del vostro Paese. Fin dai primi giorni, gli uomini le donne giapponesi sono stati pronti a versare il proprio sangue per Cristo. Dalla speranza di queste persone "che sono state toccate da Cristo è scaturita speranza per altri che vivevano nel buio e senza speranza" (Spe salvi ). Mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio per la testimonianza eloquente di Peter Kibe e dei suoi compagni, che hanno "lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell'Agnello" ( seg.).

In questo tempo di Avvento, tutta la Chiesa attende con trepidazione di celebrare la nascita del nostro Salvatore. Prego affinché questo tempo di preparazione sia per voi e per tutta la Chiesa in Giappone un'opportunità di crescere nella fede e nell'amore cosicché il Principe della Pace possa veramente dimorare nei vostri cuori. Affidando tutti voi e i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici all'intercessione di san Francesco Saverio e dei martiri del Giappone, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.




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