Discorsi 2005-13 12068

AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BANGLADESH IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Giovedì, 12 Giugno 2008

12068
Cari Fratelli vescovi,

con grande gioia porgo a voi, vescovi del Bangladesh, il benvenuto in occasione della vostra visita quinquennale sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Ringrazio l'arcivescovo Costa per le cordiali parole che mi ha rivolto a vostro nome. Il vostro amore generoso per Dio, la vostra sollecitudine per il popolo che vi è stato affidato dal Signore Gesù e il vostro vincolo di unità nello Spirito Santo sono per me motivo di gioia profonda e di rendimento di grazie.

L'integrità personale e la santità di vita sono elementi essenziali della testimonianza di un vescovo poiché prima di trasmettere la Parola, deve ascoltarla (cfr Pastores gregis ). Ancora una volta la nostra esperienza cristiana dimostra il paradosso evangelico che la gioia e le realizzazioni devono essere ottenute mediante il dono completo di sé per Cristo e per il suo Regno (cfr
Mc 8,35). I vescovi sono chiamati a essere pazienti, miti e gentili nello spirito delle beatitudini. In tal modo conducono gli altri a vedere tutte le realtà umane alla luce del Regno dei Cieli (cfr Mt 5,1-12). La loro testimonianza personale di integrità evangelica è rafforzata e completata dai numerosi frutti di grazia che lo Spirito produce nei fedeli mentre tendono alla perfezione della carità (cfr Lumen gentium LG 39). Per questo motivo, mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio Onnipotente per la crescita e il fervore della comunità cattolica in Bangladesh, in particolare nelle numerose sfide quotidiane che deve affrontare. Molti membri del vostro popolo soffrono per la povertà, l'isolamento e la discriminazione e guardano a voi per una guida spirituale che li conduca a riconoscere nella fede e a sperimentare in anticipo il fatto di essere veramente benedetti da Dio (cfr Lc 6,22).

Quali successori degli apostoli siete chiamati in modo particolare a insegnare al popolo scelto di Dio, avvalendovi dei molti doni che Dio ha concesso alla sua comunità per l'efficace trasmissione del deposito della fede. A questo proposito, apprezzo i vostri sforzi per garantire che i catechisti laici siano un numero sufficiente, ben preparati e ottengano il dovuto riconoscimento da parte dei fedeli. Prego affinché il loro esempio e la loro volontà di dedizione spingano altri laici, uomini e donne, a svolgere un ruolo più attivo negli apostolati ecclesiali. Come avete appreso dalla vostra esperienza pastorale i catechisti svolgono un ruolo integrale nel preparare i laici a ricevere i Sacramenti. Ciò è particolarmente vero nell'opera sempre più importante di preparare giovani uomini e donne a riconoscere il sacramento del matrimonio come alleanza di amore fedele per tutta la vita e cammino di santità. Ho spesso espresso preoccupazione per la difficoltà che le donne e gli uomini moderni incontrano nell'impegnarsi per tutta la vita (cfr Discorso ai vescovi degli Stati Uniti d'America, 16 aprile 2008). È urgente che tutti i cristiani riaffermino la gioia del dono totale di sé in risposta alla chiamata radicale del Vangelo.

Un segno chiaro di questo impegno radicale è presente nelle numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata che la Chiesa nel vostro Paese sta attualmente sperimentando. Incoraggio i vostri sforzi per offrire a questi candidati una formazione adatta che rechi frutti abbondanti. A questo proposito, desidero anche esprimere la mia sentita gratitudine per l'assistenza generosa offerta dalla Chiesa in altri Paesi, in particolare in Corea, nella preparazione dei vostri seminaristi e sacerdoti.

La Chiesa è cattolica: una comunità che accoglie persone di tutte le razze e lingue e non è limitata a una cultura o a un particolare sistema politico, economico o sociale (cfr Gaudium et spes, n. 42). Essa è al servizio dell'intera famiglia umana, condividendo liberamente i suoi doni per il benessere di tutti. Ciò le conferisce un'abilità connaturale nel promuovere l'unità e la pace. Miei cari fratelli, voi e il vostro popolo, quali promotori di armonia e di pace, avete molto da offrire alla nazione. Amando il vostro Paese ispirate tolleranza, moderazione e comprensione. Incoraggiando le persone che condividono valori importanti a cooperare per il bene comune contribuite a consolidare la stabilità del vostro Paese e a mantenerlo per il futuro. Questi sforzi, per quanto sottili, offrono supporto effettivo alla maggioranza dei vostri concittadini che sostengono la nobile tradizione di rispetto reciproco, tolleranza e armonia sociale del Paese. Che possiate continuare a sostenere e consigliare i laici cattolici e quanti desiderano offrire il proprio servizio per il bene della società nel settore pubblico, nelle comunicazioni sociali, nell'educazione, nella sanità e nell'assistenza sociale! Che gioiscano sempre nel sapere che Cristo accetta come gesto di amore personale qualsiasi tipo di bene venga fatto al più piccolo dei suoi fratelli (cfr Mt 25,40)!

Sono consapevole delle recenti iniziative che avete preso nel campo del dialogo interreligioso e vi esorto a perseverare con dedizione paziente in questo aspetto essenziale della missione ad gentes della Chiesa (cfr Ecclesia in Asia ). Infatti, si può ottenere molto bene quando il dialogo viene condotto in spirito di comprensione e collaborazione reciproche in verità e libertà. Tutti gli uomini e tutte le donne hanno l'obbligo di cercare la verità. Quando la trovano, sono sfidati a plasmare la propria vita secondo le sue esigenze (cfr Dignitatis humanae DH 2). Di conseguenza, il contributo più importante che possiamo apportare al dialogo interreligioso è la nostra conoscenza di Gesù di Nazareth "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). Il dialogo, basato sul rispetto reciproco e sulla verità, non può non avere una influenza positiva sul clima sociale del vostro Paese. La delicatezza di questo compito richiede una preparazione accurata del clero e dei laici e bisogna offrire loro una conoscenza più approfondita della loro fede e poi aiutarli ad accrescere la comprensione dell'islam, dell'induismo, del buddismo e delle altre religioni presenti nella regione.

Alla fine di questo mese cominceremo la celebrazione dell'Anno paolino che per tutta la Chiesa sarà un rinnovato invito ad annunciare con incessante coraggio la Buona Novella di Gesù Cristo. San Paolo non provava vergogna nel predicare il Vangelo. In esso vedeva la forza salvifica di Dio (cfr Rm 1,16). Sono consapevole delle difficoltà di questa missione a voi affidata. Come i primi cristiani siete una piccola comunità in una grande popolazione non cristiana. La vostra presenza è un segno del fatto che la predicazione del Vangelo, che è cominciata a Gerusalemme e in Giudea, continua a diffondersi fino agli estremi confini della terra secondo la destinazione universale che il Signore ha voluto per essa (cfr Ac 1,8). Le mie preghiere vi accompagnano mentre guidate i vostri sacerdoti, i religiosi, uomini e donne, e i laici lungo il cammino segnato da così tanti missionari impegnati, a cominciare da san Francesco Saverio, che ha portato il Vangelo nel vostro Paese. La Chiesa che rappresentate "proclama la Buona Novella con rispetto e stima amorevole nei confronti di quanti l'ascoltano" (Ecclesia in Asia ). Continuate a svolgere questo compito con bontà, semplicità e "creatività nella carità" (cfr Pastores gregis ), secondo le vostre doti, le vostre grazie specifiche e gli strumenti a vostra disposizione. Abbiate fiducia nel Signore che apre il cuore di chi ascolta per considerare ciò che viene annunciato nel suo nome (cfr Ac 16,14).

Cari Fratelli vescovi, so che traete grande coraggio e ispirazione dalle parole di Cristo che vi ha detto: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Vi prego, una volta tornati nel vostro Paese, di trasmettere il mio incoraggiamento orante e i miei affettuosi buoni auspici ai sacerdoti, ai religiosi, uomini e donne, ai catechisti e a tutto il vostro amato popolo. A ognuno di voi e a quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.



VISITA PASTORALE A SANTA MARIA DI LEUCA E BRINDISI



INCONTRO CON LA CITTADINANZA E CON I GIOVANI NEL PIAZZALE LENIO FLACCO A BRINDISI: Sabato, 14 giugno 2008

14068

Signor Ministro,
Signor Sindaco e illustri Autorità,
Cari fratelli e sorelle,

desidero innanzitutto esprimere la gioia di trovarmi in mezzo a voi e vi saluto tutti di gran cuore. Ringrazio l’Onorevole Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Regionali, che mi ha recato il saluto del Governo; ringrazio il Sindaco di Brindisi per le fervide espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutta la cittadinanza, e per il gentile dono che mi ha offerto. Saluto e ringrazio con affetto il giovane che si è fatto portavoce della gioventù brindisina. So che voi, cari giovani, avete animato l’assemblea nell’attesa del mio arrivo, e continuerete poi in una veglia di preghiera con la quale intendete preparare la Celebrazione eucaristica di domani. Saluto cordialmente l’Arcivescovo, Mons. Rocco Talucci, l’Arcivescovo emerito Mons. Settimio Todisco, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutti i presenti.

Eccomi tra voi, cari amici! Ho accolto con grande gioia l’invito del Pastore della vostra Comunità diocesana, e sono lieto di visitare questa vostra Città che, mentre svolge un significativo ruolo nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, è chiamata a proiettarsi al di là del Mare Adriatico per comunicare con altre città ed altri popoli. In effetti, Brindisi, un tempo luogo d’imbarco verso l’Oriente per commercianti, legionari, studiosi e pellegrini, resta una porta aperta sul mare. Negli ultimi anni, i giornali e la televisione hanno mostrato le immagini di profughi sbarcati a Brindisi dalla Croazia e dal Montenegro, dall’Albania e dalla Macedonia. Mi sembra doveroso ricordare con gratitudine gli sforzi che sono stati compiuti e che continuano ad essere dispiegati dalle Amministrazioni civili e militari, in collaborazione con la Chiesa e con diverse Organizzazioni umanitarie, per dare loro rifugio e assistenza, nonostante le difficoltà economiche che continuano purtroppo a preoccupare particolarmente la vostra Regione. Generosa è stata e continua ad essere la vostra Città, e tale merito è stato ad essa giustamente riconosciuto con l’assegnazione, nel contesto della solidarietà internazionale, di un autentico ruolo istituzionale: essa ospita infatti la Base di pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD), gestita dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM).

Cari Brindisini, questa solidarietà fa parte delle virtù che formano il vostro ricco patrimonio civile e religioso: continuate con slancio rinnovato a costruire insieme il vostro futuro. Fra i valori radicati nella vostra Terra vorrei richiamare il rispetto della vita e specialmente l’attaccamento alla famiglia, esposta oggi al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla. Quanto è necessario ed urgente, anche di fronte a queste sfide, che tutte le persone di buona volontà si impegnino a salvaguardare la famiglia, solida base su cui costruire la vita dell’intera società! Altro fondamento della vostra società è la fede cristiana, che gli antenati hanno ritenuto come uno degli elementi qualificanti l’identità brindisina. Possa l’adesione al Vangelo, consapevolmente rinnovata e vissuta con responsabilità, spingervi, oggi come ieri, ad affrontare con fiducia le difficoltà e le sfide del momento presente; vi incoraggi la fede a rispondere senza compromessi alle legittime attese di promozione umana e sociale della vostra Città. A questa azione di rinnovamento non può non offrire il proprio apporto anche la nascente Università, chiamata a porsi al servizio di quanti, avendo coscienza della loro dignità e dei loro compiti, desiderano partecipare attivamente alla vita, al cammino, allo sviluppo economico, politico, culturale e religioso del territorio. Cari Brindisini, perché cresca nella vostra Città la cultura della solidarietà, ponetevi gli uni a servizio degli altri, lasciandovi guidare da un autentico spirito di fraternità. Dio vi è accanto e non vi farà mancare il costante sostegno della sua grazia.

Vorrei ora rivolgermi, in maniera speciale, ai numerosi giovani presenti. Cari amici, grazie per la vostra accoglienza calorosa, grazie per i fervidi sentimenti di cui si è fatto interprete il vostro rappresentante. Le vostre voci, che trovano immediata rispondenza nel mio animo, mi comunicano la vostra fiduciosa esuberanza, la vostra voglia di vivere. In esse colgo anche i problemi che vi assillano, e che talora rischiano di soffocare gli entusiasmi che sono tipici di questa stagione della vostra vita. Conosco, in particolare, il peso che grava su non pochi di voi e sul vostro futuro a causa del fenomeno drammatico della disoccupazione, che colpisce anzitutto i ragazzi e le ragazze del Mezzogiorno d’Italia. Allo stesso modo, so che la vostra giovinezza è insidiata dal richiamo di facili guadagni, dalla tentazione di rifugiarsi in paradisi artificiali o di lasciarsi attrarre da forme distorte di soddisfazione materiale. Non lasciatevi irretire dalle insidie del male! Ricercate piuttosto un’esistenza ricca di valori, per dare vita ad una società più giusta e più aperta al futuro. Mettete a frutto i doni di cui Dio vi ha dotato con la giovinezza: la forza, l’intelligenza, il coraggio, l’entusiasmo e la voglia di vivere. E’ a partire da questo bagaglio, contando sempre sul sostegno divino, che potete alimentare in voi e attorno a voi la speranza. Dipende da voi e dal vostro cuore far sì che il progresso si tramuti in un bene maggiore per tutti. E la via del bene – voi lo sapete - ha un nome: si chiama amore.

Nell’amore, solo nell’amore autentico, si trova la chiave di ogni speranza, perché l’amore ha la sua radice in Dio. Leggiamo nella Bibbia: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore" (
1Jn 4,16). E l’amore di Dio ha il volto dolce e compassionevole di Gesù Cristo. Eccoci dunque giunti al cuore del messaggio cristiano: Cristo è la risposta ai vostri interrogativi e problemi; in Lui viene avvalorata ogni onesta aspirazione dell’essere umano. Cristo, però, è esigente e rifugge dalle mezze misure. Egli sa di poter contare sulla vostra generosità e coerenza: per questo si attende molto da voi. SeguiteLo fedelmente e, per poterLo incontrare, amate la sua Chiesa, sentitevene responsabili, non rifuggite dall’essere, ciascuno nel suo ambito, coraggiosi protagonisti. Ecco un punto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione: cercate di conoscere la Chiesa, di capirla, di amarla, prestando attenzione alla voce dei suoi Pastori. Essa è composta di uomini, ma Cristo ne è il Capo ed il suo Spirito la guida saldamente. Della Chiesa voi siete il volto giovane: non fate perciò mancare il vostro contributo, perché il Vangelo che essa proclama possa propagarsi dappertutto. Siate apostoli dei vostri coetanei!

Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per la vostra accoglienza. Ho letto alcune lettere di ragazzi della vostra Provincia, a me indirizzate: da esse, cari amici, ho potuto meglio conoscere la vostra realtà. Grazie per il vostro affetto. A voi e a tutti i Brindisini assicuro la mia preghiera, perché possiate testimoniare il messaggio evangelico della pace e della giustizia. Maria, Regina Apuliae, vi protegga e accompagni sempre. Di cuore vi benedico ed a tutti auguro una buona notte!




INCONTRO CON I SACERDOTI NELLA CATTEDRALE DI BRINDISI: Domenica, 15 giugno 2008

15068

Carissimi presbiteri, diaconi e seminaristi,

sono lieto di porgere il mio saluto cordiale a tutti voi, raccolti in questa bella Cattedrale, riaperta al culto dopo i restauri nel novembre scorso. Ringrazio l’Arcivescovo, Mons. Rocco Talucci, per il caloroso indirizzo di saluto che ha voluto rivolgermi a nome vostro e per tutti i suoi doni. Saluto i sacerdoti, ai quali desidero esprimere il mio compiacimento per il vasto e articolato lavoro pastorale che svolgono; saluto i diaconi, i seminaristi e tutti i presenti, esprimendo la gioia di vedermi attorniato da una folta schiera di anime consacrate all’avvento del Regno di Dio. Qui, nella Cattedrale, che è il cuore della Diocesi, ci si sente tutti a casa, uniti dal vincolo dell’amore di Cristo. Qui vogliamo fare grata memoria di quanti hanno diffuso il cristianesimo in queste terre: Brindisi è stata fra le prime città dell’Occidente ad accogliere il Vangelo, giuntovi sulle vie consolari romane. Tra i santi evangelizzatori penso a san Leucio, Vescovo, a sant’Oronzo, san Teodoro d’Amasea e a san Lorenzo da Brindisi, proclamato Dottore della Chiesa da Giovanni XXIII. La loro presenza continua ad essere viva nel cuore della gente ed è testimoniata dai molti monumenti della città.

Cari fratelli, nel vedervi raccolti in questa Chiesa, nella quale molti di voi hanno ricevuto l’ordinazione diaconale e sacerdotale, mi tornano alla mente le parole che sant’Ignazio di Antiochia scriveva ai cristiani di Efeso: “Il vostro venerabile collegio dei presbiteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al Vescovo, come le corde alla cetra. In tal modo, nell’accordo dei vostri sentimenti e nella perfetta armonia del vostro amore fraterno, s’innalzi un concerto di lodi a Gesù Cristo”. Ed il santo Vescovo aggiungeva: “Ciascuno di voi si studi di far coro. Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà” (Lettera agli
Ep 4). Perseverate, cari presbiteri, nella ricerca di tale unità di intenti e di aiuto reciproco, affinché la carità fraterna e l’unità nel lavoro pastorale siano di esempio e di stimolo per le vostre comunità. A questo soprattutto ha mirato la Visita pastorale alle parrocchie, compiuta dal vostro Arcivescovo e terminata nel marzo scorso: proprio a motivo della vostra generosa collaborazione, essa non è stata un semplice adempimento giuridico, ma uno straordinario avvenimento di valore ecclesiale e formativo. Sono certo che essa porterà i suoi frutti, poiché il Signore farà crescere abbondantemente il seme gettato con amore nelle anime dei fedeli.

Con l’odierna mia presenza vorrei incoraggiarvi a porvi con sempre crescente disponibilità a servizio del Vangelo e della Chiesa. So che già lavorate con zelo e intelligenza, senza risparmio di energie, allo scopo di propagare il lieto annuncio evangelico. Cristo, al quale avete consacrato la vita, è con voi! In Lui noi tutti crediamo, a Lui solo affidiamo la nostra vita, Lui vogliamo annunciare al mondo. Cristo, che è la Via , la Verità e la Vita (cfr Jn 14,6), sia il tema del nostro pensare, l’argomento del nostro parlare, il motivo del nostro vivere. Cari fratelli sacerdoti, perché la vostra sia una fede forte e vigorosa occorre, come ben sapete, alimentarla con un’assidua preghiera. Siate pertanto modelli di preghiera, diventate maestri di preghiera. Le vostre giornate siano scandite dai tempi dell’orazione, durante i quali, sul modello di Gesù, vi intrattenete in un colloquio rigenerante con il Padre. So che non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore. Dobbiamo tuttavia convincerci: il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità. So che tante cose ci premono: per quanto mi riguarda, un’udienza, una documentazione da studiare, un incontro o altro ancora. Ma se non siano interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per essere in comunione di preghiera con nostro Signore.

Cari fratelli e sorelle, vorrei ora rallegrarmi con voi per il nuovo Seminario Arcivescovile, che è stato inaugurato nel novembre scorso dal mio Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone. Da una parte, esso esprime il presente di una Diocesi, costituendo come il punto di arrivo del lavoro svolto dai sacerdoti e dalle parrocchie nei settori della pastorale giovanile, dell’insegnamento catechistico, dell’animazione religiosa delle famiglie. Dall’altra, il Seminario è un investimento quanto mai prezioso per il futuro, perché assicura, mediante un lavoro paziente e generoso, che le comunità cristiane non saranno prive di pastori d’anime, di maestri di fede, di guide zelanti e di testimoni della carità di Cristo. Oltre che sede della vostra formazione, cari seminaristi, vera speranza della Chiesa, questo vostro Seminario è anche luogo di aggiornamento e di formazione continua per giovani e adulti, desiderosi di offrire il loro contributo alla causa del Regno di Dio. La preparazione accurata dei seminaristi e la formazione permanente dei presbiteri e degli altri operatori pastorali costituiscono preoccupazioni prioritarie per il Vescovo, al quale Iddio ha affidato la missione di guidare, come saggio pastore, il Popolo di Dio che vive in questa vostra Città.

Un’ulteriore occasione di crescita spirituale per le vostre Comunità è il Sinodo diocesano, il primo dopo il Concilio Vaticano II e dopo l’unificazione delle due diocesi di Brindisi e di Ostuni. Esso è l’occasione per rilanciare l’impegno apostolico dell’intera Diocesi, ma è soprattutto momento privilegiato di comunione, che aiuta a riscoprire il valore del servizio fraterno, come indica l’icona biblica da voi scelta della lavanda dei piedi (cfr Jn 13,12-17) con la parola di Gesù che la commenta: “Come ho fatto io” (Jn 13,5). Se è vero che il Sinodo – ogni Sinodo - è chiamato a stabilire delle leggi, ad emanare norme adeguate per un’organica pastorale, suscitando e stimolando rinnovati impegni per l’evangelizzazione e la testimonianza evangelica, è anche vero che esso deve ridestare in ogni battezzato l’anelito missionario che costantemente anima la Chiesa.

Cari fratelli sacerdoti, il Papa vi assicura uno speciale ricordo nella preghiera, perché proseguiate nel cammino di autentico rinnovamento spirituale che state percorrendo insieme con le vostre Comunità. Vi aiuti in tale impegno l’esperienza dello “stare insieme” nella fede e nell’amore reciproco, come gli Apostoli attorno a Cristo nel Cenacolo. Fu lì che il divino Maestro li istruì, aprendo i loro occhi allo splendore della verità e donò ad essi il sacramento dell’unità e dell’amore: l’Eucaristia. Nel Cenacolo, durante l’Ultima Cena, al momento della lavanda dei piedi, emerse chiaramente come il servizio sia una delle dimensioni fondamentali della vita cristiana. È compito pertanto del Sinodo aiutare la vostra Chiesa locale, in tutte le sue componenti, a riscoprire il senso e la gioia del servizio: un servizio per amore. Ciò vale innanzitutto per voi, cari sacerdoti, configurati a Cristo “Capo e Pastore”, sempre pronti a guidare il suo gregge. Siate riconoscenti e lieti del dono ricevuto! Siate generosi nello svolgimento del vostro ministero! Poggiatelo su un’assidua preghiera e una permanente formazione culturale, teologica e spirituale!

Mentre vi rinnovo l’espressione del mio vivo apprezzamento e del più cordiale incoraggiamento, invito voi e l’intera Diocesi a prepararvi all’Anno Paolino, che inizierà prossimamente. Esso potrà essere l’occasione per un generoso rilancio missionario, per un più profondo annuncio della Parola di Dio, accolta, meditata e tradotta in apostolato fecondo, come avvenne appunto per l’Apostolo delle genti. Conquistato da Cristo, Paolo visse interamente per Lui e per il suo Vangelo, spendendo la sua esistenza sino al martirio. Vi assista la Madonna, Madre della Chiesa e Vergine dell’ascolto; vi proteggano i Santi Patroni di questa amata terra di Puglia. Siate missionari dell’amore di Dio; ogni vostra parrocchia sperimenti la gioia di appartenere a Cristo. Come pegno della grazia divina e dei doni del suo Spirito, imparto volentieri a tutti voi la Benedizione Apostolica.



A S.E. IL SIGNOR ANTOINE ZANGA, AMBASCIATORE DEL CAMERUN PRESSO LA SANTA SEDE Lunedì, 16 giugno 2008

16068
Signor Ambasciatore,

È con gioia che la accolgo, eccellenza, mentre inaugura la sua missione di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Camerun presso la Santa Sede, apprezzando il fatto che lei è il primo ambasciatore del suo Paese residente a Roma. La ringrazio per le gentili parole mediante le quali mi ha trasmesso i voti del presidente Paul Biya e le sarei grato se potesse porgergli i miei saluti cordiali e i miei voti migliori per la sua alta missione al servizio di tutti i suoi concittadini. I miei voti vanno anche alle autorità dello Stato e a tutti i camerunensi, in particolare ai pastori e ai fedeli della Chiesa cattolica, chiamati a essere sempre più parte attiva della res publica, con tutti i loro fratelli, facendo risplendere i valori umani e cristiani fondamentali per la gestione della vita sociale, per lo sviluppo della nazione e per il benessere di tutti.

Il suo Paese, come molti altri, soprattutto nel continente africano, soffre in modo particolare per l'attuale congiuntura economica, che colpisce numerose famiglie, prive del minimo indispensabile per provvedere alle loro necessità fondamentali, e che non favorisce la crescita nazionale. Vi sono tuttavia alcuni elementi interni che possono a loro volta influire su tale crescita. Ogni nazione deve ricercare la stabilità economica e sociale, impegnandosi continuamente per organizzarsi con i propri mezzi e nel rispetto delle proprie istituzioni; spetta ad essa favorire i micro-progetti che coinvolgono localmente uomini e donne, come pure lottare efficacemente contro i traffici illeciti e i fenomeni di corruzione. Invito dunque tutti i camerunensi a prendere sempre più coscienza del bene comune. Occorre anche auspicare che la Comunità internazionale, mediante aiuti adeguati e ben mirati, e anche attraverso una politica economica a livello mondiale, possa contribuire a interrompere il circolo vizioso del sottosviluppo e della povertà estrema. È altresì opportuno tener conto dei diversi fenomeni che hanno un'incidenza nefasta sulle popolazioni, come i cataclismi, il riscaldamento climatico, le pandemie, le guerre e il terrorismo. Non posso che auspicare che le Istituzioni internazionali, con le quali le Autorità nazionali lavorano in vista di accordi aventi come obiettivo una riduzione o una cancellazione del debito e una ripartizione più equa delle ricchezze, permettano alla sua cara nazione di trovare un nuovo slancio economico e sociale, per il bene di tutti i suoi abitanti e per dare ai giovani una speranza nuova in un futuro migliore.

Il suo Paese deve attualmente far fronte alla crescita del numero dei rifugiati provenienti dai Paesi vicini. Nell'apprezzare l'attenzione rivolta alle persone che devono lasciare la propria terra d'origine spesso a causa dei conflitti armati che vi si svolgono, invito le nazioni della regione a rispondere sempre più alle esigenze di sicurezza e di pace, per far fronte ai diversi focolai di violenza, di cui l'insieme della popolazione innocente, e la stessa Chiesa, sono purtroppo spesso le vittime. Come non ricordare le morti tragiche di monsignor Yves Plumey, del padre gesuita Engelbert Mveng, e più di recente del fratello claretiano tedesco Anton Probst! Uno dei doveri fondamentali dei responsabili politici è senza alcun dubbio quello di offrire ai loro concittadini una situazione pacificata e la concordia, impegnandosi a mettere fine alle tensioni e al malcontento, che generano regolarmente conflitti, per far prevalere il dialogo e il rispetto della legittima diversità culturale fra i gruppi sociali ed etici, al fine di costruire e unificare la nazione. Parimenti, faccio appello a tutte le persone coinvolte nella vendita o nel traffico delle armi, con interessi spesso molto lucrativi, a interrogarsi su ciò che i loro comportamenti generano. Che la Comunità internazionale possa impegnarsi in questo campo accanto alle Autorità locali e anche intervenire, affinché la pace s'instauri ogni giorno di più in tutti i Paesi!

Sono lieto dell'attenzione che le autorità camerunensi rivolgono al posto occupato dalla Chiesa e al suo lavoro, in particolare nell'ambito scolastico e sanitario, sapendo anche che la sua opera è così ampiamente apprezzata dalla popolazione. Sia certo che le comunità ecclesiali locali, i missionari e le istituzioni caritative cattoliche presenti nel territorio ricercano prima di tutto il bene e la crescita delle persone, e che si preoccupano della loro salute. In questo spirito, la Chiesa è attenta a tutto ciò che concerne le malattie tropicali e la pandemia dell'Aids, cercando con tutti i mezzi di cui dispone di offrire un'educazione adeguata su questi temi. Inoltre, dopo l'accordo sul riconoscimento dei titoli universitari conferiti dall'Università cattolica dell'Africa centrale, firmato il 17 agosto 1995 fra la Santa Sede e le Autorità di Yaoundé, di cui non si può che gioire, l'eventuale prospettiva di un Accordo più organico fra la Santa Sede e il Camerun potrebbe favorire lo sviluppo dell'attività ecclesiale per l'educazione e la salute di tutti, con il sostegno e gli aiuti che il governo potrebbe apportare in questo ambito.

Al termine del nostro incontro, mentre inaugura la sua missione, le esprimo, signor Ambasciatore, i miei voti più ferventi per il nobile compito che l'attende. Sia certo che troverà sempre presso la Segreteria di Stato il sostegno e l'attenzione di cui potrebbe aver bisogno. Per lei, Eccellenza, i suoi cari, i membri della sua ambasciata, le autorità e tutti i suoi concittadini della cara nazione camerunense invoco le Benedizioni dell'Onnipotente.




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAKISTAN IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Giovedì, 19 giugno 2008

19068
Cari Fratelli Vescovi,

sono lieto di accogliervi, vescovi del Pakistan, mentre svolgete il vostro pellegrinaggio quinquennale sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Grato all'arcivescovo Saldanha per le sue cortesi parole, invio affettuosi saluti ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici delle vostre diocesi, assicurandoli delle mie preghiere per il loro bene. Che non si stanchino mai di rendere grazie per aver ricevuto i "primi frutti" dello Spirito Santo, che è sempre con loro per rafforzarli e per intercedere a loro nome (cfr
Rm 8,23-27).

I semi del Vangelo, piantati nel sedicesimo secolo da missionari zelanti nella vostra regione, continuano a germogliare nonostante condizioni che a volte ostacolano la loro capacità di attecchire. La vostra visita presso la Sede di Pietro mi offre l'opportunità non solo di gioire di nuovo con voi per i frutti del vostro operato, ma anche di ascoltare il resoconto delle difficoltà che voi e il vostro gregge dovete sopportare in nome del Signore. Ogni qual volta, coraggiosamente, portiamo in circostanze indipendenti dal nostro controllo il fardello che ci è stato dato, incontriamo Gesù Stesso, che ci dona una speranza che supera le sofferenze del presente perché ci trasforma dal di dentro (cfr Spe salvi ).

I vostri sacerdoti, uniti da un vincolo speciale con Cristo, il Buon Pastore, sono araldi di speranza cristiana e proclamano che Gesù vive fra i membri del suo popolo per placare la loro ansia e rafforzarli nelle loro debolezze (cfr Direttorio per il Ministero e la vita dei Presbiteri, n. 75). Vi chiedo di assicurare il vostro clero della mia vicinanza spirituale mentre svolge questo compito. Proprio come il Signore ha continuamente offerto agli apostoli segni del suo amore e della sua sollecitudine per loro, così dovreste adoperarvi per creare un clima di affetto e di fiducia con i membri del clero, i vostri principali e insostituibili collaboratori. Guardando a voi come a padri e fratelli (cfr Pastores gregis ) e ascoltando le vostre parole di incoraggiamento per le loro iniziative pastorali, saranno ispirati a unire la propria volontà alla vostra e a dedicarsi più completamente al bene spirituale del popolo di Dio (cfr Presbyterorum ordinis PO 14-15).

La centralità dell'Eucaristia, sia mediante la sua degna celebrazione sia attraverso la silenziosa adorazione del Sacramento, dovrebbe essere particolarmente evidente nella vita dei sacerdoti e dei vescovi. Ciò spingerà i laici a seguire il vostro esempio e a giungere a uno speciale apprezzamento della presenza costante del Signore fra loro. Quali pastori siete i principali amministratori dei misteri di Dio e i primi promotori della vita liturgica delle vostre Chiese locali (Istruzione Generale del Messale Romano, n. 22). A questo proposito, sono lieto di osservare i vari programmi che avete avviato per aumentare la consapevolezza del cambiamento radicale che diviene possibile quando i cristiani permettono che tutta la loro vita assuma una "forma eucaristica" (cfr Sacramentum caritatis, n. 70-83). L'origine e il culmine della vita della Chiesa orienta di nuovo in modo radicale il modo cristiano di pensare, parlare e agire, rinnovando quindi la storia e vivificando tutto il creato. La frazione del pane ci ricorda ancora una volta che l'assurdità della violenza non ha mai l'ultima parola, perché Cristo ha vinto il peccato e la morte attraverso la sua gloriosa resurrezione. Il santo sacrificio ci assicura che le sue ferite sono il rimedio per i nostri peccati, la sua debolezza è la forza di Dio in noi e la sua morte è la nostra vita (cfr 1P 2,24 2Co 13,4 2Co 4,10). Ho fiducia nel fatto che la celebrazione quotidiana della Messa da parte vostra e dei vostri sacerdoti spingerà le persone a rendere costantemente grazie e lode a Dio Padre per le grazie che ci ha concesso nel suo Figlio, attraverso il quale abbiamo ricevuto lo Spirito di adozione filiale (cfr Catechismo della Chiesa cattolica CEC 1110).

La spiritualità eucaristica riguarda ogni aspetto della vita cristiana (cfr Sacramentum caritatis, n. 77). Lo dimostra l'emergente vitalità dei movimenti ecclesiali nelle vostre diocesi. I carismi di queste associazioni riflettono e soddisfano le esigenze particolari del nostro tempo. Esortate i membri di questi movimenti e tutti i fedeli ad ascoltare la Parola di Dio e a coltivare l'abitudine della preghiera quotidiana, cosicché il vostro popolo promuova una sequela autentica e crei reti sempre più estese di sollecitudine caritatevole per il suo prossimo!

Miei cari fratelli, mi unisco a voi nel rendere grazie a Dio, che esorta gli uomini a servire come sacerdoti nelle vostre Chiese locali. Il teologato a Karachi, il programma di filosofia a Lahore e i vostri seminari minori sono istituzioni vitali per il futuro della Chiesa in Pakistan. Non dubitate mai del fatto che il vostro investimento di risorse umane e materiali possa assicurare una solida formazione per i vostri candidati al sacerdozio. Collaboratori generosi esistono anche fra i membri di ordini religiosi che possono contribuire a migliorare i programmi di formazione sacerdotale e a rafforzare vincoli di cooperazione fra clero religioso e diocesano. Particolarmente urgente in questo momento è il compito di preparare questi uomini, e di fatto tutti i catechisti e i responsabili laici, a divenire efficaci promotori di dialogo interreligioso. Condividono con tutti i cristiani in Pakistan la responsabilità di promuovere la comprensione e la fiducia verso i membri di altre religioni, edificando forum pacifici per dibattiti aperti.

Parimenti, altre istituzioni cattoliche continuano a servire il bene comune del popolo pakistano. Dimostrano che l'amore di Cristo non è una mera astrazione, ma raggiunge ogni uomo e ogni donna perché passa attraverso persone reali operando nelle istituzioni caritative della Chiesa. Il Vangelo ci insegna che Gesù non può essere amato in modo astratto (cfr Mt 25,31-37). Chi serve negli ospedali, nelle scuole, negli organismi sociali e caritativi cattolici soddisfa le esigenze concrete degli altri, sapendo bene che stanno servendo il Signore stesso mediante i loro atti particolari di carità (cfr Mt 25,40). Vi incoraggio a basarvi sul nobile esempio di servizio al prossimo impresso nella storia di queste istituzioni. Sacerdoti, religiosi e laici nelle vostre diocesi, occupandosi di malati, aiutando i giovani a crescere in virtù e conoscenza e soddisfacendo le necessità dei poveri, rivelano il volto umano dell'amore di Dio per ogni persona. Che l'incontro con il Cristo vivo risvegli nei loro cuori il desiderio di condividere con gli altri la gioia di vivere alla presenza di Dio (cfr Ps 73, 25, 28). A imitazione di san Paolo, possano liberamente donare agli altri ciò che hanno ricevuto gratuitamente (cfr 1Co 4,7 2Co 11,7 Mt 10,8).

Miei cari fratelli nell'Episcopato, esercitate la missione speciale di predicatori del Vangelo e di agenti di amore e di pace nella Chiesa e nella società. Sostenetevi gli uni gli altri nella preghiera e nella effettiva collaborazione nell'affrontare futuri compiti difficili. Invocando su di voi e sui vostri sacerdoti, religiosi e laici la protezione materna della beata Vergine Maria, imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore Gesù.



Discorsi 2005-13 12068