Discorsi 2005-13 18428

A SUA ECCELLENZA LA SIGNORA ELÍN FLYGENRING, NUOVO AMBASCIATORE D'ISLANDA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano mentre presenta le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Islanda presso la Santa Sede. Le sono grato per i saluti cordiali e per i sentimenti di buona volontà che ha espresso. Le chiedo cortesemente di trasmettere i miei oranti auspici a Sua Eccellenza, il Presidente Ólafur Ragnar Grímsson, alle autorità civili e a tutto il popolo islandese.

La sua presenza qui, oggi, Signora Ambasciatore, è un'altra pietra miliare in quel cammino comune di comprensione e di cooperazione fra l'Islanda e la Santa Sede che abbiamo intrapreso insieme a partire dall'instaurazione di formali relazioni diplomatiche, nel 1976. La visita che il mio venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, svolse nel suo Paese nel 1989, fu espressione eloquente dell'intimità di questo rapporto. Infatti l'accoglienza cordiale che ricevette e il calore delle sue parole e dei suoi gesti furono, in un certo senso, un rinnovamento simbolico dell'apprezzamento reciproco e del desiderio di continuare a operare in rispettosa cooperazione. L'Islanda e la Santa Sede condividono molte aree di interesse nell'arena internazionale, fra le quali menziono la sanità e l'ambiente, la libertà di coscienza e di religione, la promozione della pace e del dialogo, e la ricerca di un ordine internazionale sempre più giusto ed equo. Confido nel fatto che la responsabilità che ci assumiamo ora continuerà a consolidare la promozione di questi e di altri valori comuni.

La sua missione, Eccellenza, può anche trarre ispirazione da quell'evento speciale nella vita e nell'identità della sua nazione, che è stato, più di mille anni fa, l'accettazione del cristianesimo da parte degli islandesi nel Parlamento nazionale. I cristiani nel suo Paese possono ricordare con gratitudine quel momento e le verità, i principi e i valori consacrati nelle istituzioni, nelle leggi e nei costumi della loro società, che continuano ad alimentare e a educare la popolazione. Il mio venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nominando san Thorlac patrono dell'Islanda, sottolineò giustamente la presenza formativa della fede nel suo Paese. Ho avuto personalmente l'opportunità di apprezzare questo patrimonio quando, nel corso della sua visita in Vaticano, Sua Eccellenza il Primo Ministro Geir H. Haarde, mi ha cortesemente donato una copia della nuova traduzione della Bibbia in islandese.

È mia fervida speranza che il popolo dell'Islanda, ovvero singoli individui e nazione, continui a trarre ispirazione da questa ricca tradizione. Prego affinché lo illumini mentre difende e promuove i diritti umani nel Paese e all'estero, incoraggiando, al contempo, il rispetto per tutte le religioni e il legittimo esercizio della libertà.

I cattolici in Islanda, sebbene numericamente costituiscano una piccola comunità, sono impegnati nel servizio religioso e umano verso tutti i loro fratelli e le loro sorelle, sia loro concittadini sia immigrati. Questo compito è stato reso più semplice dal rapporto sviluppatosi nel corso degli anni fra la Chiesa Evangelica Luterana di Islanda e la Chiesa cattolica. Democrazie mature come questa tendono a educare il popolo alla tolleranza e all'accettazione reciproca, nel dialogo rispettoso e nella collaborazione per il bene comune. Gli effetti positivi di quest'ambiente sociale e politico risultano arricchiti quando i cristiani ricevono e praticano il dono della carità, che si esprime attraverso il dialogo e la collaborazione pratica.

Confido nel fatto che nel suo Paese i membri della Chiesa cattolica e quanti anelano all'unità dei cristiani e al più ampio bene della società continuino a sviluppare comprensione reciproca, rispetto e cooperazione. Prego affinché essi, nel cercare di promuovere insieme una società ancor più umana e degna, vengano arricchiti dal dono dell'amore, sapendo che "l'amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la migliore testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare" (Deus caritas est ).

Sulla scena globale, la Santa Sede apprezza l'interesse che il suo Paese ha dimostrato favorendo un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale nella promozione della pace attraverso la difesa dei diritti umani e lo stato di diritto, la lotta contro la povertà e in particolare la tutela dell'ambiente. L'esperienza e la perizia tecnologica nell'uso di energie alternative del suo Paese possono offrire un grande servizio ad altre popolazioni e contribuire al desiderio dell'umanità di essere un'amministratrice migliore del Creato. Parimenti, non posso non lodare quella sollecitudine dell'Islanda per quanti soffrono a causa degli effetti della guerra e del sottosviluppo, che ha reso il popolo del suo Paese generosamente disposto a ricevere i rifugiati e, fra l'altro, desideroso di un commercio internazionale fondato su basi più eque.

Nel suo discorso, Signora Ambasciatrice, ha menzionato le difficoltà vissute dai suoi concittadini a causa delle recenti crisi finanziarie. Nel mondo si sta valutando l'attuale periodo di instabilità economica internazionale. La Santa Sede è preoccupata per i suoi effetti negativi sui Paesi e sugli individui e segue con particolare attenzione le proposte di consolidare le istituzioni finanziarie nazionali e internazionali su basi più prudenti e moralmente responsabili. Prego affinché chi decide in politica e in economia si lasci guidare nelle proprie scelte da saggezza, lungimiranza e apprezzamento del bene comune. Confido nel fatto che il popolo islandese, noto per il coraggio e la capacità di resistenza, superi questo periodo di difficoltà e, con il favore del Signore, attraverso decisioni sagge e l'aiuto dei molti figli e delle molte figlie competenti e professionalmente qualificati della nazione, ritrovi ancora una volta la sua stabilità economica.

Eccellenza,

la prego di ricevere queste riflessioni quale espressione della considerazione e dell'apprezzamento attenti che la Santa Sede nutre per il suo Paese. Auspico il successo della sua missione e la invito a contare sulla cooperazione dei diversi dicasteri della Curia Romana. Ancora una volta, sono lieto di rinnovare i miei buoni auspici per Sua Eccellenza, il Presidente Ólafur Ragnar Grímsson, per il Governo e per il popolo del suo Paese. Che Dio Onnipotente conceda alla sua nazione abbondanti e durature benedizioni di benessere, stabilità e pace!



A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR PAUL DÜHR, NUOVO AMBASCIATORE DI LUSSEMBURGO PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Signor Ambasciatore,

Sono lieto di accoglierla, Eccellenza, in questa circostanza solenne della presentazione delle Lettere che l'accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Granducato di Lussemburgo presso la Santa Sede. La ringrazio, signor ambasciatore, per le cordiali parole che mi ha rivolto. Le sarei grato se volesse trasmettere a Sua Altezza Reale il Granduca Enrico i miei voti cordiali per la sua persona e per la famiglia granducale, e anche per la felicità e il successo del popolo lussemburghese. Prego Dio di sostenere gli sforzi e le iniziative di tutte le persone che si preoccupano del bene comune.

Alla fine di quest'anno si concludono le festività che hanno segnato la celebrazione del 1350° anniversario della nascita di San Villibrordo, il patrono secondario della vostra nazione. Instancabile missionario in mezzo a grandi vicissitudini politiche, è stato soprattutto grazie a lui che il seme del Vangelo è stato piantato nella vostra terra, è cresciuto e ha recato frutto e ha lasciato un'impronta profonda nella storia del Paese. Ancora oggi, la comunità cattolica partecipa attivamente alla vita sociale e politica della nazione, cercando di offrire un contributo utile al benessere di tutta la popolazione e di partecipare efficacemente alla soluzione dei problemi che condizionano la vita degli uomini.

In particolare è un dovere urgente, comune a tutti, proteggere la dignità dell'uomo dalle aggressioni che deve subire per le situazioni di povertà che esistono anche nelle nazioni più industrializzate come la vostra. Questa attenzione si deve esprimere a diversi livelli: attraverso azioni di prossimità, ma anche su scala nazionale, senza dimenticare la cooperazione internazionale. La crisi finanziaria attuale, che sta suscitando tante preoccupazioni, non distolga il suo Paese dagli sforzi che compie per la solidarietà e l'aiuto allo sviluppo! Auspico che il suo Paese sappia anche riaffermare fra le nazioni industrializzate con le quali intrattiene relazioni strette, che i Paesi ricchi non possono dimenticare le loro responsabilità, in primo luogo per la sorte delle popolazioni più povere. La prosperità di cui gode felicemente la sua nazione le conferisce un dovere di esemplarità.

Il contesto economico invita paradossalmente a ricercare il vero tesoro dell'esistenza e a essere attenti agli equilibri che permettono una vita sociale armoniosa. Fra gli elementi che contribuiscono a ciò vi è senza dubbio il rispetto della domenica. Al di là del significato religioso, la singolarità di questo giorno ricorda a ogni cittadino la sua alta dignità e che il suo lavoro non è servile. Questo giorno è offerto a tutti affinché l'uomo non sia ridotto a essere solo una forza di lavoro o un consumatore, ma possa riposarsi e dedicare del tempo alle realtà più alte della vita umana: la vita familiare, l'incontro gratuito con gli altri, le attività dello spirito e il culto reso a Dio. È importante non perdere, in una vana e pericolosa corsa al profitto, ciò che è non solo una conquista sociale, ma anche e soprattutto il segno di una saggezza umanistica profonda.

Signor ambasciatore,

desidero anche cogliere l'occasione del nostro incontro per esprimere la mia vivissima preoccupazione riguardo al testo di legge sull'eutanasia e il suicidio assistito che si sta attualmente discutendo in Parlamento. Quel testo, accompagnato peraltro e in modo contraddittorio da un altro progetto che contiene felici disposizioni legislative per sviluppare le cure palliative al fine di rendere la sofferenza più sopportabile nella fase finale della malattia e di garantire al paziente un'assistenza umana adeguata, legittima in concreto la possibilità di mettere fine alla vita. I responsabili politici, il cui serio dovere è di servire il bene dell'uomo, e anche i medici e le famiglie, devono ricordare che "la scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può essere mai lecita" (Evangelium vitae
EV 57). In verità, l'amore e la compassione vera seguono un'altra via. La richiesta che viene dal cuore dell'uomo nel suo supremo confronto con la sofferenza e la morte, specialmente quando è tentato di cedere allo sconforto ed è sconvolto al punto di voler scomparire, è soprattutto una richiesta di assistenza e un appello a una solidarietà e a un sostegno maggiori nella prova. Questo appello può apparire esigente, ma è il solo degno dell'essere umano e apre a forme di solidarietà nuove e più profonde che, in definitiva, arricchiscono e fortificano i vincoli familiari e sociali. In questo cammino di umanizzazione, tutti gli uomini di buona volontà sono invitati a cooperare e la Chiesa, da parte sua, vuole risolutamente impiegarvi tutte le sue risorse di attenzione e di servizio. Fedele alle radici cristiane e umanistiche della nazione e alla costante preoccupazione di promuovere il bene comune, il popolo lussemburghese, in tutte le sue componenti, abbia sempre a cuore di riaffermare la grandezza e il carattere inviolabile della vita umana!

Per concludere, sono lieto, signor ambasciatore, di salutare attraverso di lei monsignor Fernand Franck, arcivescovo di Lussemburgo, i sacerdoti, i diaconi e tutti i fedeli che formano la comunità cattolica del Granducato.

Come ho già sottolineato, so che si preoccupano di costruire, con gli altri cittadini, una vita sociale in cui ognuno possa trovare le vie di uno sviluppo personale e collettivo. Che Dio rafforzi queste buone disposizioni!

Nel momento in cui lei, Eccellenza, inaugura ufficialmente le sue funzioni presso la Santa Sede, formulo i voti migliori per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, signor ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori attenzione e comprensione cordiali. Invocando l'intercessione della Vergine Maria e di san Villibrordo, prego il Signore di effondere generose benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, e anche sui dirigenti e sul popolo lussemburghesi.





A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR RAJAONARIVONY NARISOA, NUOVO AMBASCIATORE DI MADAGASCAR PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Signor Ambasciatore,

È con piacere, Eccellenza, che la ricevo oggi e che le porgo il benvenuto mentre mi presenta le lettere che l'accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Madagascar presso la Santa Sede. Ringrazio Sua Eccellenza il signor Marc Ravalomanana, presidente della Repubblica, per i suoi voti cordiali e, in cambio, le chiedo di trasmettergli i miei voti deferenti per la sua persona e per la sua alta missione al servizio dei cittadini. Desidero anche salutare attraverso di lei tutto il caro popolo malgascio.

Ho apprezzato, signor Ambasciatore, le parole cortesi che mi ha rivolto e la ringrazio per questo. La "Grande Isola" non è stata quest'anno risparmiata dalle calamità naturali. Cicloni hanno distrutto numerose abitazioni, ponti e strade, e le risaie e le greggi hanno subito gravi danni.

Diverse persone sono morte, altre sono state ferite e altre ancora hanno perso i loro beni. Desidero assicurare tutto il popolo malgascio della mia vicinanza nel pensiero e nella preghiera. Che Dio, nella sua bontà, abbia pietà del suo popolo e oda la voce di quanti lo chiamano (cfr. Sal
Ps 5,3) e implorano il suo aiuto! E con il salmista dico "Sorgi, Signore, alza la tua mano, non dimenticare i miseri" (Ps 9,33). A tale proposito, è un bene che il Premio della Fondazione san Matteo in memoria del cardinale François-Xavier Van Thuân, Solidarietà e Sviluppo 2008, sia stato attribuito, il 13 novembre scorso in occasione della celebrazione del 60º anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, al progetto Akamasoa per abitazioni destinate ai senza tetto d'Antananarivo.
Due anni fa, nel 2006, il Presidente della Repubblica ha presentato e iniziato a mettere in atto il "Madagascar Action Plan" (Map) e il "Fihavanana" (Fraternità Solidale) volti a favorire lo sviluppo del Paese, soprattutto delle zone rurali, a costruire strade e proteggere la natura, e anche a favorire l'armonia sociale e la pace. Vengono promosse anche la scolarizzazione e le misure a favore del calo della mortalità infantile e della lotta contro le grandi pandemie. Auspico per il Madagascar che questi progetti e queste iniziative incontrino il favore rinnovato della comunità internazionale che continuerà a dimostrare la sua grande generosità ed eviterà di addurre come pretesto la crisi finanziaria che scuote le economie mondiali e nazionali per ridurre o sopprimere gli aiuti.

Nel luglio del prossimo anno, il suo Paese, Eccellenza, ospiterà il vertice dell'Unione Africana e fra due anni quello della Francofonia. Questi due eventi faranno sì che l'attenzione internazionale si concentri sul Madagascar e gli permetteranno di operare a favore della concordia fra i popoli e della pace, soprattutto nel continente africano martoriato da innumerevoli conflitti interni e fra stati, e da drammi umani che affliggono una popolazione indifesa, obbligata troppo spesso a lottare per la sua sopravvivenza umana e materiale. Questi incontri internazionali, che vanno incoraggiati, favoriscono non solo il dialogo fra i diversi interlocutori, ma aprono anche e soprattutto le porte a vari tipi di cooperazione che permettono di scambiarsi reciprocamente, nella dignità, beni e valori che arricchiranno le rispettive popolazioni e che attenueranno, poco a poco, gli squilibri socio-economici esistenti fra il nord e il sud del pianeta. Quando questi beni e questi valori saranno pienamente utilizzati secondo il disegno del Signore, l'umanità intera diventerà migliore. Infine, questi incontri internazionali faranno sapere al mondo che il Madagascar desidera, come disse già il mio venerato Predecessore all'ambasciatore malgascio che l'ha preceduta, impegnarsi "sempre più lungo la via del buon governo e del rispetto dei diritti dell'uomo" (Discorso del 13 dicembre 2002), opponendosi fra l'altro alla violenza subdola della corruzione e alla disparità fra ricchi e poveri, e promuovendo i più nobili valori tradizionali del suo Paese.

Come lei sa, signor Ambasciatore, la Chiesa cattolica desidera offrire il proprio contributo. Essa è presente nel Madagascar da secoli ed è maggioritariamente malgascia. I cattolici malgasci, laici e membri della gerarchia ecclesiastica, condividono le sofferenze e le speranze della popolazione. Collaborano, secondo i propri mezzi, al bene comune e allo sviluppo del popolo malgascio. Desiderano contribuire all'edificazione di una società fondata sulla giustizia e sulla pace e intendono servire al meglio la Chiesa e il popolo di cui sono figli nella loro nazione.

S'interessano dunque alla vita nazionale e alle leggi che la reggono, come pure ai progetti di legge che dovrebbero migliorare la vita quotidiana dei cittadini. La lunga e ricca tradizione ecclesiale è un contributo positivo nella lenta costruzione della nazione. La Chiesa non cerca però d'interferire in un ambito che non le è proprio e che è di ordine strettamente politico. Essa desidera semplicemente, in virtù della sua stessa natura, partecipare all'edificazione e al consolidamento della vita nazionale.

Desidero anche trasmettere, signor Ambasciatore, i miei saluti alla comunità cattolica del suo Paese. Essa partecipa allo sviluppo e alla crescita dell'intera nazione e lei conosce il ruolo che svolge nel campo dell'educazione e in quello della salute, soprattutto per le persone più bisognose che cerca di soccorrere. La Chiesa ha dato grandi figure che si sono distinte per la loro carità e il loro amore per il Madagascar. Penso in particolare alla beata Vittoria Rosoamanarivo e al venerato fratello Raffaele-Luigi Rafiringa la cui causa sta progredendo. Sono certo che le giovani generazioni troveranno in loro modelli sempre attuali da seguire e da imitare.

Mentre inizia ufficialmente la sua missione di rappresentanza presso la Santa Sede, formulo, signor ambasciatore, i miei voti cordiali per il successo del suo nobile compito e desidero assicurarla che troverà sempre una buona accoglienza e una comprensione attenta presso i miei collaboratori, affinché le relazioni armoniose esistenti fra la Repubblica del Madagascar e la Santa Sede possano proseguire e approfondirsi.

Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sui responsabili della nazione e sull'intero popolo malgascio, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni di Dio.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR OSCAR AYUSO, NUOVO AMBASCIATORE DEL BELIZE PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di ricevere le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Belize presso la Santa Sede. Sono grato per i saluti che mi ha porto da parte del Governatore Generale e del Primo Ministro. Le chiedo di trasmettere loro i miei saluti cordiali e buoni auspici insieme all'assicurazione delle mie preghiere per lei e i suoi concittadini.

Apprezzo molto il cortese riferimento al contributo reso dalla Chiesa allo sviluppo della sua nazione, in particolare attraverso gli apostolati sociali ed educativi ivi ben consolidati. Di fatto, una storia di feconda cooperazione con le autorità civili e di relazioni rispettose con altri gruppi religiosi ha permesso alla Chiesa di svolgere liberamente la sua missione religiosa e culturale in Belize. Il sostegno tradizionalmente offerto dallo Stato alle scuole cattoliche e all'educazione religiosa dei giovani, non è stato solo di beneficio alla Chiesa, ma ha anche contribuito a rafforzare il tessuto della società nella sua interezza.

Ovunque i giovani hanno diritto a ricevere una buona educazione che permetta loro di integrare le dimensioni intellettiva, umana e religiosa della vita in una sintesi coerente (cfr. Gravissimum educationis
GE 1). Gli abitanti del Belize sono giustamente orgogliosi della loro ricca storia, della diversità delle loro tradizioni religiose e culturali e dello spirito di rispetto reciproco e cooperazione che, da tempo, caratterizza le relazioni fra i vari gruppi nella società. Questa eredità straordinaria non può essere data per scontata, ma bisogna riappropriarsene costantemente e trasmetterla in modo consapevole alle generazioni più giovani, a ogni livello di educazione.

Tale compito è particolarmente urgente in questa epoca in cui i valori che hanno tradizionalmente plasmato la vita e l'identità nazionali del Belize vengono sfidati dall'importazione di certi modelli culturali che, tragicamente, fiaccano le energie e le capacità che i giovani donano alla società: il loro idealismo, la generosità, la gioia, la speranza e l'entusiasmo. Promuovendo un clima di cinismo e di alienazione, questi modelli facilitano la diffusione di una contro-cultura di violenza e fuga e la ricerca di false utopie mediante l'abuso di alcool e di stupefacenti.

Quest'ultimo fenomeno, che si è rivelato distruttivo per così tante vite e speranze, è motivo di particolare preoccupazione per quanti si impegnano per il benessere non solo dei giovani, ma anche della società nella sua interezza. Da parte sua, la Chiesa desidera contribuire ad affrontare queste sfide, aiutando i giovani a discernere, alla luce del Vangelo, le verità durature che sono il fondamento di una vita autenticamente e realmente appagante e la base di una comunità sociale umana e pacifica.

Essenziali per il futuro di qualsiasi società sono le sue famiglie. Nel mio Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2008, ho sottolineato il ruolo unico della famiglia come "fondamento della società e insostituibile educatrice alla pace" (n. 3). Famiglie salde sono una caratteristica della vostra vita nazionale e la comunità cattolica in Belize è impegnata a operare con tutte le persone di buona volontà nell'affrontare in modo responsabile le crescenti minacce agli istituti del matrimonio e della famiglia, in particolare sostenendo la natura del matrimonio basato sull'unione indissolubile fra un uomo e una donna, tutelando i diritti specifici della famiglia e rispettando la dignità inviolabile di tutta la vita umana, dal momento del concepimento a quello della morte naturale.

Questa testimonianza, volta a informare l'opinione pubblica e a promuovere politiche familiari sagge e lungimiranti, intende contribuire al bene comune, difendendo un'istituzione che è stata e continua a essere "essenziale risorsa al servizio della pace" (cfr. ibidem, n. 5).

Nella comunità globale la sua nazione ha cercato di consolidare i propri vincoli con altri Paesi e di impegnarsi in programmi di cooperazione internazionale. Sulla base della sua storia, della sua esperienza di indipendenza relativamente recente e della stabilità della sua vita politica, il Belize può servire da incoraggiamento e da punto di riferimento non solo nella regione caraibica e in America Centrale, ma anche per giovani democrazie in altre parti del mondo. Attraverso questa solidarietà, le persone di buona volontà possono unire i propri sforzi per creare un ordine sociale che incarni i valori di libertà, dialogo rispettoso e cooperazione al servizio del bene comune, della tutela della dignità umana e della promozione di una reale sollecitudine per i poveri e gli svantaggiati.

Con questi sentimenti, signor Ambasciatore, le formulo ora i miei oranti buoni auspici per la missione che deve compiere al servizio del suo Paese e la assicuro della disponibilità dei vari dicasteri della Santa Sede ad assisterla nello svolgimento dei suoi compiti. Confido nel fatto che con il suo ufficio contribuirà a rafforzare le buone relazioni fra la Santa Sede e il Belize. Su di Lei, sulla sua famiglia e su tutto l'amato popolo della sua nazione, invoco di cuore benedizioni divine di gioia e di pace.



A SUA ECCELLENZA LA SIGNORA RAFIÂA LIMAM BAOUENDI, NUOVO AMBASCIATORE DI TUNISIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Signora Ambasciatore,

L'accolgo con piacere mentre presenta le lettere che l'accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Tunisia presso la Santa Sede. La ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto e anche per i saluti di Sua Eccellenza il signor Zine El Abidine Ben Ali, Presidente della Repubblica. Le sarei grato se volesse trasmettergli i miei ringraziamenti e voti cordiali per la sua persona e per il tutto il popolo tunisino.

Il progresso economico e sociale è una necessità per consentire a ogni persona e a ogni famiglia di godere del benessere indispensabile al suo pieno sviluppo. Mi rallegro dunque di sapere che nel corso degli ultimi anni il suo Paese ha conosciuto un progresso sensibile in questi ambiti. Nella difficile situazione economica in cui il mondo vive attualmente, è necessario mettere in atto un'autentica solidarietà sia all'interno di ogni Paese sia fra le nazioni, affinché i più poveri non siano ancora più penalizzati. Di fatto, una crescita economica ottenuta a discapito degli esseri umani, di popoli interi e di gruppi sociali, condannati all'indigenza e all'esclusione, non è accettabile (cfr. Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 332).

Il progresso economico deve inoltre andare di pari passo con lo sviluppo della formazione umana e spirituale delle persone. Di fatto, la vita dell'uomo non può essere ridotta a una dimensione materiale. Rendo omaggio agli sforzi compiuti dalla Tunisia per l'educazione dei giovani.

Dinanzi alle difficoltà e alle incertezze della vita, o ancora dinanzi a una certa eclissi dei punti di riferimento che danno un senso all'esistenza, è necessario che le giovani generazioni ricevano una salda educazione per aiutarle ad affrontare le rapide trasformazioni delle società. Un'attenzione particolare alle diversità culturali e religiose consentirà loro di integrarsi meglio in un mondo caratterizzato sempre più dal mescolarsi delle culture e delle religioni, e di contribuire così all'edificazione di un mondo più fraterno e solidale.

In effetti, il dialogo fra le culture e fra le religioni è ai nostri giorni una necessità ineludibile, al fine di operare insieme per la pace e la stabilità del mondo e anche di promuovere il rispetto autentico della persona e dei diritti fondamentali dell'uomo. Inoltre, il riconoscimento del posto centrale della persona e della dignità di ogni essere umano, come pure il rispetto della vita che è un dono di Dio ed è dunque sacra, sono una base comune per costruire un mondo più armonioso e più accogliente verso le legittime diversità. L'edificazione di una società in cui ogni persona viene riconosciuta nella sua dignità implica anche il rispetto della libertà di coscienza e della libertà di religione per ognuno. Di fatto l'espressione delle convinzioni religiose autentiche è la manifestazione più vera della libertà umana.

La posizione che la Tunisia occupa nel Maghreb l'invita a svolgere un ruolo importante a livello internazionale, in particolare nel Mediterraneo e in Africa. L'instaurazione di relazioni di buon vicinato fra le nazioni non può che contribuire a una presa di coscienza più chiara dell'appartenenza comune all'unica famiglia umana. La cooperazione e gli scambi fra le nazioni vanno dunque incoraggiati non solo per garantire a tutti il diritto allo sviluppo, ma anche per creare un'autentica comunità di fratelli e di sorelle, chiamati a formare una grande famiglia.

Per questo, al di là della logica limitata delle relazioni di mercato, la vita sociale deve riposare sul fondamento saldo di valori spirituali ed etici comuni per rispondere alle esigenze del bene comune e preservare i diritti dei più deboli.

Signora ambasciatore,

la Chiesa cattolica manifesta la sua presenza nella società tunisina soprattutto attraverso le istituzioni educative e anche nel campo della salute o dell'attenzione alle persone disabili. Con i suoi impegni al servizio della popolazione, senza distinzioni di origine o di religione, intende contribuire, alla sua maniera, al bene comune. Il rispetto e la cortesia mostrate verso queste istituzioni ecclesiali sono un segno della fiducia di cui godono fra la popolazione e da parte delle autorità. Non posso che rallegrarmene.

In effetti, come lei sa, la comunità cattolica della Tunisia, che le sarei grato salutasse calorosamente da parte mia, si riallaccia a un'antica tradizione che ha segnato la vita culturale e spirituale del suo Paese. Santi e sante come Cipriano, Perpetua e Felicita e tanti altri, hanno reso testimonianza del Dio unico fino al dono della propria vita. Invito dunque i cattolici, in comunione profonda con il loro vescovo, a manifestare ardentemente attorno a essi, a immagine dei loro Padri nella fede, l'amore di Dio che li anima e a essere testimoni che irradiano la speranza che hanno dentro di loro.

Mentre inaugura la sua missione presso la Santa Sede, le formulo, signora ambasciatore, i miei voti cordiali per il suo felice compimento, affinché proseguano e si sviluppino le relazioni armoniose fra la Santa Sede e la Tunisia, e le assicuro che troverà sempre un'accoglienza attenta presso i miei collaboratori.

Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sui responsabili e su tutti gli abitanti della Tunisia, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni dell'Onnipotente.





A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR AMANZHOL ZHANKULIYEV, NUOVO AMBASCIATORE DI KAZAKHSTAN PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Signor Ambasciatore,

Accolgo con piacere Vostra Eccellenza in Vaticano per la presentazione delle Lettere che l'accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Kazakhstan presso la Santa Sede e la ringrazio vivamente per avermi trasmesso il gentile messaggio di Sua Eccellenza il signor Nursultan Nazarbayev, presidente della Repubblica.

Le sarò grato se vorrà trasmettergli a sua volta i miei migliori auguri per la sua persona, come anche per i responsabili della vita civile e religiosa e per tutto il popolo kazako.

Il Kazakhstan occupa una posizione geografica che lo pone in contatto con grandi insiemi geopolitici: l'Europa, la Russia, la Cina e i paesi di maggioranza musulmana. La sua popolazione diversificata comprende popoli di lingue e tradizioni culturali molto differenti. Questi due elementi, uniti alle ricchezze naturali che il vostro Paese possiede, sono un dono di Dio che occorre gestire bene. Questo dono offre grandi possibilità e apre prospettive che possono interessare il futuro dell'uomo e contribuire all'affermazione della sua dignità. Il suo presidente ha voluto fare della vostra terra un luogo d'incontro e di dialogo, una sorta di laboratorio in cui si cerca di vivere una coabitazione rispettosa della diversità culturale e religiosa, uno spazio che potrebbe dimostrare agli altri popoli e nazioni che è possibile per gli uomini vivere degnamente, nella pace, nel rispetto della credenza e della particolarità di ciascuno. Non incoraggerò mai abbastanza tutte le iniziative prese sia all'interno sia all'esterno dei vostri confini a favore del dialogo tra le persone, tra le culture e tra le religioni. Il mondo ha sete di pace e Dio desidera che esso cresca e si sviluppi nell'armonia. In tal senso, saluto tutti i cammini coraggiosi e le aperture di dialogo intrapresi dal suo Paese, che porteranno frutto nel Paese stesso e consolideranno la stabilità regionale.

Lei sa, signor ambasciatore, il ruolo positivo che le religioni possono svolgere nella società rispettandosi reciprocamente e collaborando insieme per obiettivi comuni. Certamente compete allo stato garantire la piena libertà religiosa, ma gli compete anche di imparare a rispettare l'ambito religioso evitando di interferire in materia di fede e nella coscienza dei cittadini. Per tutti gli stati è grande la tentazione di lasciare nel vago la definizione degli ambiti politici e religiosi, rischiando in tal modo di non riconoscere ciò che non è di sua competenza. Ogni stato, pertanto, è chiamato a rimanere vigile al fine di scongiurare gli effetti negativi dell'interferenza nell'ambito religioso e del suo utilizzo abusivo, come pure a rispettare la sfera religiosa individuale, che chiede solo di potersi esprimere in modo semplice e libero senza intralci. Sono in molti a osservare con attenzione il Kazakhstan e il suo modo nuovo di gestire i rapporti tra il religioso e lo statale per imparare da esso. È un'opportunità unica offerta al vostro Paese, che occorre cogliere nella maniera migliore e non lasciarla sfuggire. La Santa Sede appoggia tutte le iniziative e le attività in favore della pace e dell'amicizia tra le nazioni, poiché favoriscono il rispetto reciproco e la crescita dell'uomo.

La natura umana, che Dio ha voluto santa e nobile, non è esente da sfide e il cuore dell'uomo è intaccato dal suo egoismo e dalla sua menzogna, nonché dalla mancanza di attrazione per la solidarietà e la compassione. Le diverse tradizioni religiose, che coabitano nella sua nazione, sapranno proporre orientamenti positivi per contribuire positivamente alla sua costruzione e al suo sviluppo. Esse non mancheranno di aiutare i loro fedeli a conformarsi alla volontà di Dio e a lavorare per il bene comune. La solidarietà è essenziale nei rapporti internazionali e interstatali. Il suo Paese, che l'Altissimo ha abbondantemente dotato di ricchezze umane e naturali, saprà trovare delle vie per farne beneficiare i suoi cittadini e le nazioni che, meno ben provviste, hanno ancora bisogno di diversi aiuti. La giusta ripartizione dei beni diventa un imperativo non soltanto perché favorisce la stabilità politica, nazionale e internazionale, ma perché risponde alla volontà divina di creare gli uomini come fratelli gli uni degli altri.

La comunità cattolica, che lei, signor ambasciatore, vorrà salutare a nome mio, è presente nel vostro Paese da molto tempo e ha attraversato molte vicissitudini storiche. Essa è rimasta fedele grazie all'abnegazione dei suoi sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e grazie alla fiamma della fede che è rimasta accesa nel segreto del cuore dei fedeli (cfr. visita ad limina dei vescovi dell'Asia centrale, 2 ottobre 2008). I cattolici kazaki desiderano vivere sinceramente la loro fede e poter continuare a praticarla con serenità per il loro perfezionamento personale, certo, ma anche per l'arricchimento spirituale del suo Paese attraverso l'apporto religioso a loro proprio. La comunità cattolica partecipa con la sua presenza, la sua preghiera e le sue opere alla stabilità e alla concordia religiosa di tutta la nobile società kazaka. L'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica del Kazakhstan, firmato ed entrato in vigore ormai dieci anni fa, garantisce i diritti e i doveri dei cattolici nel suo Paese e i diritti e gli obblighi del suo stato nei loro confronti. Come epigrafe del suo discorso, lei, Eccellenza, ha definito esemplari i nostri rapporti bilaterali poiché - così ha detto - sono basati sulla "piena comprensione reciproca e sulla fiducia". Ha fatto bene a sottolinearlo e mi complimento volentieri con lei. Dio benedica questa fiducia reciproca e la rafforzi ogni giorno di più!

Nel momento in cui lei inaugura la sua alta missione, signor Ambasciatore, certo che troverà sempre un'accoglienza attenta presso i miei collaboratori, le offro i miei migliori voti per il suo felice compimento e perché proseguano e si sviluppino rapporti armoniosi tra la Santa Sede e la Repubblica del Kazakhstan. Sulla Vostra Eccellenza, la sua famiglia e tutto il personale dell'ambasciata, come anche sul presidente della Repubblica, gli altri responsabili e tutti gli abitanti della sua nazione invoco l'abbondanza delle Benedizioni divine.




Discorsi 2005-13 18428