Discorsi 2005-13 17629

A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR MD. ABDUL HANNAN, NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DEL BANGLADESH PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 17 dicembre 2009

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Signor Ambasciatore,

sono lieto di porgerle il benvenuto in Vaticano oggi, mentre presenta le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Popolare del Bangladesh presso la Santa Sede. Sono grato per i saluti che mi ha trasmesso da parte di Sua Eccellenza, il Presidente Zillur Rahman, e le chiedo di trasmettergli i miei buoni auspici oranti per il benessere costante suo e del popolo del Bangladesh. La recente visita in Vaticano del Primo Ministro, Sua Eccellenza lo Sceicco Hasina Wajed, è stata una gradita opportunità per rinnovare il nostro impegno comune per migliorare lo spirito di cooperazione che caratterizza le relazioni cordiali fra la Santa Sede e il Bangladesh da più di trent'anni.

Eccellenza, mentre il suo Paese affronta ancora molte sfide economiche, sociali e ambientali, i passi significativi nello sviluppo, compiuti in tempi recenti, hanno suscitato le speranze dei suoi concittadini e richiamato l'attenzione di tutta la comunità globale. Sebbene pochi numericamente, anche i cattolici del Bangladesh condividono l'aspettativa che gli sforzi di collaborazione, che hanno reso possibili questi ottenimenti, continueranno ad animare la nazione mentre i cittadini si prefiggeranno nuovi obiettivi per il futuro e escogiteranno nuovi modi per raggiungerli.

Un obiettivo di questo tipo è stata la riduzione della povertà. Il suo alleviamento è inestricabilmente legato alla diffusione dell'occupazione retribuita. Il lavoro esprime la dignità umana, permettendo a uomini e a donne di realizzare il proprio talento, sviluppare le proprie abilità e rafforzare i vincoli di reciproca solidarietà. Quest'ultima, a sua volta, ha anche una dimensione spirituale, perché le persone, condividendo i frutti del loro lavoro le une con le altre, e soprattutto con i bisognosi, rendono ovunque testimonianza della bontà dell'Onnipotente e della sua sollecitudine per i più poveri e i più deboli.

In questo contesto, non si possono ignorare i successi delle iniziative del suo Paese relativamente al micro-credito e alla micro-finanza che stanno gradualmente portando al suo popolo un nuovo livello di prosperità. Inoltre, queste pratiche mostrano di tutelare i settori più vulnerabili della società dai rischi e dagli abusi dell'usura (cfr. Caritas in veritate ). Che un'applicazione corretta e prudente delle innovative strategie di prestito sostenga le infrastrutture rurali, stimoli i mercati, promuova lo sviluppo e la diffusione di tecnologia agricola per l'uso migliore delle preziose risorse umane, naturali e socio-economiche del suo Paese.

Migliorare i livelli di vita dipende anche molto dall'impegno per l'educazione dei giovani, sia ragazzi sia ragazze. Negli ultimi decenni, ciò è stato giustamente una priorità per il Bangladesh e le acquisizioni in quest'area suscitano speranza per il futuro. Nell'era della globalizzazione è sempre più evidente che un maggiore accesso all'educazione è essenziale per lo sviluppo a ogni livello. Soprattutto, è essenziale che gli insegnanti comprendano la natura della persona umana e amino ogni studente come un individuo unico e prezioso, fornendo nutrimento all'anima e alla mente. La Chiesa cattolica locale sta facendo la sua parte in questo settore attraverso la sua rete di scuole e istituzioni educative. A questo proposito, il College di formazione per insegnanti, di nuova istituzione, intende fornire insegnanti ben qualificati per assicurare che i livelli migliorino e che l'impegno per l'educazione continui a poggiare su basi solide in futuro. I recenti incontri positivi con il ministro dell'Educazione e l'instaurazione di una relazione formale fra il Ministro e i Vescovi per discutere di questioni di interesse comune dovrebbero condurre a una migliore cooperazione nel campo dell'educazione e permettere la risoluzione rapida e amichevole di qualsiasi questione possa sorgere di volta in volta.

Eccellenza, prego affinché musulmani, indù, cristiani e tutte le persone di buona volontà nel suo Paese rendano instancabile testimonianza della coesistenza pacifica che rimane la vocazione di tutta la razza umana. A questo fine, tutti i cittadini, in particolare le autorità, condividono la responsabilità di sostenere principi che sottendono un giusto sistema democratico di governo. L'intimidazione e la violenza erodono la base stessa dell'armonia sociale e devono essere biasimate come offensive per la vita e la libertà umane. Dimostrare un amore preferenziale per i poveri e i sofferenti, abbracciare i deboli come preziosi agli occhi di Dio: questi sono i modi con cui la società è pervasa dell'afflato di bontà divina che sostiene la vita di ogni creatura.

Signor Ambasciatore, all'inizio della sua missione, le porgo cordialmente i miei buoni auspici affinché essa abbia successo e la assicuro delle mie preghiere e del sostegno dei vari Dicasteri della Santa Sede che sono pronti ad assisterla. Su di lei, sui membri della sua famiglia e su tutti i cittadini del Bangladesh invoco volentieri abbondanti benedizioni divine.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR ALPO RUSI, NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DI FINLANDIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 17 dicembre 2009

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Signor Ambasciatore,

sono lieto di porgerle il benvenuto in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Finlandia presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue cordiali parole e per i saluti che mi ha trasmesso da parte della sua Presidente, Sua Eccellenza la signora Tarja Halonen. La prego di trasmetterle i miei buoni auspici e di assicurarla delle mie costanti preghiere per il benessere e la prosperità di tutti i cittadini del suo Paese.

Da più di sessant'anni, come lei ha osservato, la Santa Sede intrattiene cordiali relazioni diplomatiche con la Finlandia e, di fatto, sono numerosi gli obiettivi comuni negli affari internazionali a proposito dei quali possiamo continuare a cooperare. La sua nazione ha dimostrato impegno nell'instaurare relazioni armoniose in Europa, in particolare fra gli Stati che sono membri dell'Unione Europea. Il confine fra Russia e Finlandia, permette a quest'ultima di essere un ponte verso la Russia mentre la sua prossimità agli Stati Baltici significa che è in una buona posizione per promuovere la cooperazione e lo scambio reciproco fra questi e le terre nordiche. La Santa Sede desidera sostenere iniziative che incoraggino la fraternità fra nazioni pur riconoscendo che, di per se stessi gli aspetti tecnici della cooperazione e della coesistenza stabile non sono sufficienti a instaurare un'amicizia duratura fra popolazioni o per superare ogni divisione. Ciò dipende, piuttosto, dalla carità, un dono divino che presuppone e trascende la giustizia nelle relazioni umane (cfr. Caritas in veritate ). È in questo che la voce della Chiesa può rendere un contributo essenziale agli affari internazionali, come nazioni come riconoscono fin da quando sono state instaurate relazioni diplomatiche con noi durante i giorni bui della Seconda Guerra Mondiale.

Da molti anni la Finlandia è in prima linea nell'attività diplomatica internazionale in difesa della pace e dei diritti umani. Infatti, il nome stesso della Capitale, Helsinki, è associato nella mente di numerose persone a questo prezioso obiettivo. La sua nazione ha contribuito attivamente alle operazioni di mantenimento della pace e ha recentemente presieduto con onore l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, un'agenzia che deve la sua nascita, nel 1975, all'Atto Finale di Helsinki, un altro frutto della presenza attiva del suo Paese sulla scena internazionale.

A questo proposito, la Santa Sede apprezza particolarmente le iniziative che il suo Governo ha intrapreso di recente per rafforzare i suoi vincoli con le nazioni africane. Lo scorso ottobre, in occasione dell'apertura della seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, ho parlato del grande contributo spirituale che i popoli di quel continente possono recare a un mondo che, in così tanti modi, sta attraversando una crisi di fede e di speranza (cfr. Omelia, 4 ottobre 2009). Mentre, da una parte, l'aiuto economico e il trasferimento di tecnologie dovrebbero essere concessi in giustizia al popolo africano, esso, con la sua grande vitalità e l'amore per la vita, deve imparare molto dal resto del mondo. In questo contesto, l'impegno del suo Paese per lo sviluppo è un esempio di come "orientare la globalizzazione dell'umanità in termini di relazionalità, comunione e condivisione di beni" (Caritas in veritate ).

I finlandesi possono pregiarsi di una lunga storia nell'aiuto umanitario, e il sostegno ai popoli meno fortunati di loro si manifesta, parimenti, nell'accoglienza accordata agli immigrati. È un'area in cui la Chiesa è in grado di prestare aiuto poiché l'integrazione armoniosa degli stranieri nei loro Paesi ospiti è molto facilitata se vi possono trovare una dimora spirituale, e le comunità cattoliche, in particolare quando sono poche, sono sempre consapevoli della loro comunione con i cattolici nel resto del mondo. Lo scorso settembre, la lieta occasione dell'ordinazione di un finlandese come Vescovo cattolico di Helsinki è stata un segno sia delle radici antiche della Chiesa cattolica in Finlandia sia della sua crescita negli ultimi anni. In questo contesto sono anche lieto di appurare la cooperazione e il dialogo maggiori fra le differenti comunità cristiane in Finlandia. La ringrazio, Eccellenza, per i saluti che mi trasmette da parte degli Arcivescovi luterano e ortodosso e le chiedo cortesemente di ricambiare. Questi segni di fraternità crescente fra i seguaci di Cristo lasciano ben sperare per lo sviluppo di comprensione e rispetto reciproci fra gli immigrati arrivati da poco, appartenenti a varie religioni, e i loro ospiti finlandesi.

Un contributo vitale che tutti i gruppi religiosi possono offrire al suo Paese, e ovunque in Europa, è quello di richiamare l'attenzione su certi valori che corrono il pericolo di essere erosi dal processo di secolarizzazione.

Comprendo le pressioni che i Governi subiscono quando vengono esposte loro le richieste insistenti di alcuni, nel nome della tolleranza, per l'accettazione di una più vasta gamma di punti di vista e di stili di vita, ma, come ho indicato spesso, la virtù della tolleranza non ha a proprio servizio il sacrificio della verità, in particolare della verità concernente la dignità della persona umana. Esorto il suo Governo a continuare a prendere nota delle prospettive etiche basate sulla legge naturale indelebilmente inscritta nella nostra comune umanità, ovvero di quei valori autenticamente umani ai quali lei ha già fatto riferimento, cosicché la stima e il rispetto di lunga data della Finlandia per la famiglia e per la vita possano informare la sua risposta a questioni sociali delicate, che hanno implicazioni a lungo termine per la buona salute di qualsiasi società umana.

Nel porgerle i miei migliori auspici per il successo della sua missione, desidero assicurarla del fatto che i vari dicasteri della Curia Romana sono pronti a prestarle aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi compiti. Su di lei, Eccellenza, e su tutti gli abitanti della Finlandia invoco di cuore abbondanti benedizioni apostoliche.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR EINARS SEMANIS, NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DI LETTONIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 17 dicembre 2009

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Signor Ambasciatore,

nel porgerle il benvenuto in Vaticano e nell'accettare le Lettere Credenziali con le quali viene nominato Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Lettonia presso la Santa Sede, sono lieto di esprimere soddisfazione per le relazioni cordiali che continuiamo a intrattenere. Le sono grato, Eccellenza, per avermi trasmesso il saluto cortese del suo Presidente, il signor Valdis Zatlers, e desidero chiederle gentilmente di ricambiare e trasmettere i miei buoni auspici a lui e a tutto il popolo della Repubblica.

Dalla sua posizione unica, sulle coste del Baltico, la Lettonia ha svolto un ruolo importante nell'evoluzione commerciale e culturale dell'Europa. Questa influenza non è diminuita nemmeno quando il suo popolo è stato deprivato, per periodi lunghi e difficili, dello status di nazione sovrana.

Ora che la sua identità nazionale non è più in dubbio e che il suo popolo gode di nuovo della libertà, la Lettonia può offrire molto alla comunità internazionale. Lei, signor Ambasciatore, ha menzionato il ventesimo anniversario della "Baltic Way", con cui la Lettonia, la Lituania e l'Estonia hanno espresso il desiderio di ritornare pienamente all'Europa. Questo gesto storico è stato un atto di fiducia nei valori essenziali di libertà, verità, giustizia e solidarietà che, basati su una tradizione e su una visione cristiana, hanno edificato la cultura europea e forgiato le sue istituzioni più importanti. Essendo divenuta membro dell'Unione europea nel 2004, anche la Lettonia è ora chiamata a condividere il compito del continente di trovare strumenti per una maggiore collaborazione internazionale al fine di consolidare la libertà, la pace e la prosperità delle sue popolazioni.

Lei, signor Ambasciatore, ha anche evidenziato i momenti importanti e i frutti della storia cristiana del suo Paese, proclamato Terra mariana da Papa Innocenzo III nel 1205. Prego affinché la Lettonia, ispirata da questo appellativo potente e affettuoso, possa restare fedele ai principi e ai valori portati nel suo Paese dai primi testimoni cristiani, inclusi san Mainardo e gli altri Pastori saggi e solerti che hanno evangelizzato la sua nazione.

Cristiani di tutte le Chiese e di tutte le comunità ecclesiali in Lettonia sono chiamati a contribuire alla vita politica e culturale della nazione nonché all'opera per l'unità visibile del Corpo Mistico di Cristo. Il mio predecessore, il compianto Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua storica visita in Lettonia, nel 1993, sostenne la ricerca di una maggiore unità cristiana come contributo all'unità nazionale e come priorità di rinnovamento (cfr. Discorso presso il Santuario di Anglona, 9 settembre 1993). Bisogna grandemente sperare che questo rinnovamento si verifichi presto per il bene della nazione nella sua interezza.

Il popolo lettone, che è noto per amare la sua terra e che è attento a proteggerla dal degrado ambientale, trae ispirazione anche dal proprio folclore e dalla propria cultura come base salda per la sua sollecitudine per la terra in tutti i suoi aspetti. Impiegando il suo ingegno e coltivando le risorse che Dio gli ha dato, esaltando la dignità umana e rispettando la vita umana nonché promuovendo la vocazione dell'uomo a edificare un umanesimo aperto ai valori spirituali e trascendenti (cfr. Caritas in veritate ), la Lettonia diverrà sicuramente un modello di sviluppo che tutelerà la dignità della persona umana pur essendo sensibile alle esigenze di una economia sostenibile.

Il recente rovescio economico globale ha avuto effetti gravi sull'economia della nazione, generando povertà e disoccupazione in alcune aree e lasciando non poca incertezza circa il futuro. Spero sinceramente che il popolo lettone possa farsi coraggio mentre con i suoi responsabili cerca modi concreti per superare questa crisi e per ricreare la forza economica della Lettonia. Questi tempi richiedono coraggio e determinazione. I suoi concittadini, signor Ambasciatore, sanno che alcune misure radicali possono essere necessarie per sostenere il bene comune, anche a costo di restrizioni, rinunce e sacrifici. D'altro canto, questo esercizio può avere buon esito ed essere socialmente accettabile soltanto se viene completato da uno spirito di giustizia e di equità autentiche e se si presta particolare attenzione a quanti sono più vulnerabili. Prego affinché lo spirito di ripresa del popolo lettone possa continuare a sostenerlo.

Infine, signor Ambasciatore, ho fiducia nel fatto che le relazioni cordiali fra la Santa Sede e la Lettonia, ripristinate sedici anni fa, dopo una lunga interruzione non voluta da nessuna delle nostre due parti, contribuiranno a promuovere fraternità, rispetto e dialogo. Nell'offrire i miei buoni auspici all'inizio del sua missione di Ambasciatore presso la Santa Sede, l'assicuro della disponibilità della Curia Romana ad assisterla nel suo importante compito. Che Dio Onnipotente conceda le sue abbondanti benedizioni su di lei e su tutto il popolo della Lettonia.




AI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA DELLE LETTERE CREDENZIALI Sala Clementina Giovedì, 17 dicembre 2009

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Signori Ambasciatori,

Sono lieto di ricevervi questa mattina nel Palazzo Apostolico. Siete venuti qui per presentarmi le Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi: la Danimarca, l'Uganda, il Sudan, il Kenya, il Kazakhstan, il Bangladesh, la Finlandia e la Lettonia. Siate i benvenuti e vogliate gentilmente presentare i miei cordiali saluti ai vostri capi di Stato ringraziandoli per le parole cortesi che avete avuto la gentilezza di trasmettermi da parte loro. Formulo voti deferenti per l'Alta Missione al servizio del loro Paese. Desidero anche salutare, attraverso di voi, le Autorità civili e religiose delle vostre nazioni, come pure tutti i vostri concittadini. Vogliate assicurarli della mia preghiera. Il mio pensiero si rivolge anche naturalmente alle comunità cattoliche presenti nei vostri Paesi. Voi sapete che esse desiderano unirsi fraternamente all'edificazione nazionale, alla quale contribuiscono al meglio delle loro possibilità.

Nella mia ultima Enciclica, Caritas in veritate, ho ricordato la necessità di ristabilire un giusto rapporto fra l'uomo e il creato in cui egli vive e opera. Il creato è il dono prezioso che nella Sua bontà Dio ha fatto agli uomini. Essi ne sono gli amministratori e devono dunque assumersi tutte le conseguenze di questa responsabilità. Gli uomini non possono rifiutarla né evitarla riversandola sulle generazioni future. Diviene evidente che questa responsabilità ambientale non può essere opposta all'urgenza di porre fine agli scandali della miseria e della fame. Non è più possibile, al contrario, dissociare queste due realtà, poiché il degrado continuo dell'ambiente costituisce una minaccia diretta alla sopravvivenza dell'uomo e al suo stesso sviluppo; e rischia persino di minacciare direttamente la pace fra le persone e i popoli.

Sia a livello individuale sia sul piano politico, è ormai necessario assumere impegni più decisi e più largamente condivisi nei confronti del creato. In tal senso, incoraggio vivamente le Autorità politiche dei vostri rispettivi Paesi, e dell'insieme delle Nazioni, non solo a rafforzare la loro azione a favore della salvaguardia dell'ambiente, ma anche - poiché il problema non può essere affrontato unicamente a livello di ogni singolo Paese - a essere una forza di proposta e d'incitamento, al fine di giungere ad accordi internazionali vincolanti, che siano utili e giusti per tutti.

Le sfide a cui l'umanità deve oggi far fronte richiedono certamente una mobilitazione delle menti e della creatività dell'uomo, un'intensificazione della ricerca applicata in vista di una più efficace e più sana utilizzazione delle energie e delle risorse disponibili. Questi sforzi non possono dispensare da una conversione o da una trasformazione del modello di sviluppo attuale delle nostre società. La Chiesa propone che questo cambiamento profondo, che è da scoprire e da vivere, sia orientato dalla nozione di sviluppo integrale della persona umana. In effetti, il bene dell'uomo non consiste in un consumismo sempre più sfrenato e nell'accumulazione illimitata di beni, consumismo e accumulazione riservati a un piccolo numero di persone e proposti come modelli alla massa. A tale proposito, spetta non solo alle diverse religioni sottolineare e difendere il primato dell'uomo e dello spirito, ma anche allo Stato.

Quest'ultimo ha il dovere di farlo, soprattutto attraverso una politica ambiziosa che favorisca per tutti i cittadini - in ugual modo - l'accesso ai beni dello spirito. In effetti essi valorizzano la ricchezza del legame sociale e incoraggiano l'uomo a proseguire la sua ricerca spirituale.

La scorsa primavera, durante il mio viaggio apostolico in vari Paesi del Medio Oriente, ho proposto in più occasioni di considerare la religione, in generale, come "nuovo inizio" per la pace. È vero che nella storia le religioni sono state spesso un fattore di conflitto. Ma è anche vero che le religioni vissute secondo la loro essenza profonda sono state e sono una forza di riconciliazione e di pace. In questo momento storico le religioni devono anche, attraverso il dialogo franco e sincero, cercare il cammino della purificazione per corrispondere sempre più alla loro vera vocazione.

La nostra umanità desidera la pace e, se possibile, la pace universale. Occorre tendervi senza utopia e senza manipolazioni. Noi tutti sappiamo che la pace per stabilirsi ha bisogno di condizioni politiche ed economiche, culturali e spirituali. La coesistenza pacifica delle diverse tradizioni religiose all'interno di ogni nazione è talvolta difficile. Più che un problema politico, questa coesistenza è anche un problema che si pone all'interno di esse stesse. Ogni credente è chiamato a interrogare Dio sulla Sua volontà rispetto a ogni situazione umana.

Riconoscendo Dio come l'unico creatore dell'uomo - di ogni uomo, quali che siano la sua confessione religiosa, la sua condizione sociale o le sue opinioni - ognuno rispetterà l'altro nella sua unicità e nella sua diversità.

Non esiste dinanzi a Dio nessuna categoria o gerarchia di uomo, inferiore o superiore, dominante o protetto. Per Lui esiste solo l'uomo che ha creato per amore e che vuole veder vivere, in famiglia e in società, in un'armonia fraterna. La scoperta del saggio progetto di Dio per l'uomo porta quest'ultimo a riconoscere il Suo amore. Per l'uomo di fede o per l'uomo di buona volontà, la risoluzione dei conflitti umani, come la delicata coabitazione delle diverse religioni, può trasformarsi in una coesistenza umana in un ordine pieno di bontà e di saggezza che ha la sua origine e il suo dinamismo in Dio. Questa coesistenza nel rispetto della natura delle cose e della sua saggezza intrinseca che viene da Dio - la tranquillitas ordinis - si chiama pace. Il dialogo interreligioso apporta il suo contributo specifico a questa lenta genesi che sfida gli interessi umani immediati, politici ed economici. È a volte difficile per il mondo politico ed economico dare all'uomo il primo posto; e gli risulta ancora più difficile considerare e ammettere l'importanza e la necessità della dimensione religiosa e garantire alla religione la sua vera natura e il suo posto nel versante pubblico. La pace, tanto desiderata, nascerà solo dall'azione congiunta dell'individuo - che scopre la sua vera natura in Dio - e dei dirigenti delle società civili e religiose che - nel rispetto della dignità e della fede di ognuno - sapranno riconoscere e conferire alla religione il suo nobile e autentico ruolo di realizzazione e di perfezionamento della persona umana. Si tratta qui di una ricomposizione globale, nello stesso tempo dell'ambito temporale e di quello spirituale, che permetterà un nuovo inizio verso la pace che Dio desidera universale.

Signori Ambasciatori, la vostra missione presso la Santa Sede è appena cominciata. Presso i miei collaboratori troverete il sostegno necessario per il suo felice compimento. Vi porgo nuovamente i miei auguri più cordiali per l'eccellente riuscita della vostra tanto delicata funzione. Possa l'Onnipotente sostenere e accompagnare voi, i vostri familiari, i vostri collaboratori e tutti i vostri concittadini! Che Dio vi colmi dell'abbondanza delle sue Benedizioni!




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI BIELORUSSIA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM» Giovedì, 17 dicembre 2009

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Signor Cardinale,
Venerati Fratelli,

sono lieto di porgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto nella casa del Successore di Pietro, cui Cristo ha affidato il compito di pascere il suo gregge (cfr
Jn 21,15-19), confermare i fratelli nella fede (cfr Lc 22,31), custodire e promuovere l’unità ecclesiale (cfr Lumen gentium LG 22). Ringrazio Mons. Aleksander Kaskiewicz per le parole, con cui ha voluto presentare il cammino della Chiesa in Bielorussia, evidenziando anche le sfide che la attendono.

Negli incontri che ho avuto con voi, ho apprezzato lo zelo pastorale con cui svolgete il vostro ministero, nel desiderio e nell’impegno che cresca sempre di più tra voi la corresponsabilità, la comunione e la condivisione delle decisioni, affinché il vostro servizio sia sempre più fruttuoso. E’ particolarmente importante, infatti, annunciare con rinnovato entusiasmo ed incisività il perenne Messaggio del Vangelo in una società che non è immune dalle tentazioni della secolarizzazione, dell’edonismo e del relativismo: i problemi della denatalità, della fragilità delle famiglie e dell’illusione di trovare fortuna al di fuori della propria terra ne sono un segno. Di fronte a tali sfide, compito urgente dei Pastori è di evidenziare la forza della fede, una fede radicata in una solida tradizione, per contribuire a preservare la profonda identità cristiana della Nazione, nel dialogo rispettoso con le altre culture e religioni. Per raggiungere tale obiettivo è necessario che, accogliendo l’invito del Salmo: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme” (Ps 133,1), abbiate grande cura nel formulare programmi e nel promuovere metodi pastorali sempre più adeguati, come pure nel porre in atto le decisioni della Conferenza Episcopale. Tale rinnovata testimonianza di unità, oltre che giovare all’annuncio del Vangelo, favorirà il rapporto con l’Autorità civile e, particolarmente, le relazioni ecumeniche.

Un altro elemento che desidero sottolineare è la speciale attenzione da porre, nell’azione pastorale, alla dimensione educativa. Come ho più volte affermato, oggi viviamo in una sorta di “emergenza” in questo delicato ed essenziale settore, ed è necessario moltiplicare gli sforzi per offrire, in primo luogo alle nuove generazioni, una valida formazione. Vi incoraggio, pertanto, a proseguire nel vostro impegno, curando che un’adeguata catechesi segni il cammino di fede in tutte le tappe della vita, e che vi siano occasioni, intra ed extra ecclesiali, per far giungere, sotto la vostra guida, il Messaggio di Cristo in ogni ambito del gregge a voi affidato. Singolare rilievo acquista la preoccupazione per il discernimento e l’accompagnamento delle diverse vocazioni, in particolare quelle sacerdotali e religiose, come pure l’impegno per favorire programmi destinati alla crescita umana e cristiana della gioventù. Al riguardo, vi invito a vigilare attentamente affinché i candidati al sacerdozio ricevano una solida e rigorosa formazione spirituale e teologica e siano debitamente guidati nel compiere una seria e profonda verifica della chiamata divina. La situazione attuale della nostra società richiede un discernimento particolarmente attento. E’ importante, allora, per il futuro della vostra Chiesa che a Grodno e a Pinsk si continui ad offrire ai giovani seminaristi un itinerario formativo completo e qualificato, ed è una preziosa opportunità per promuovere un’azione pastorale unitaria anche il fatto che in entrambe le istituzioni condividano il cammino verso il sacerdozio i candidati per il clero diocesano e per quello religioso. Tale situazione produrrà frutti sempre più promettenti se la proposta educativa continuerà ad essere il risultato di intensa collaborazione tra il Vescovo e i rispettivi Superiori religiosi, e sarà capace di dare vita anche ad iniziative per la formazione permanente. Siate vicini con sempre maggiore sollecitudine ai vostri sacerdoti, specialmente a quelli che iniziano il ministero pastorale. L’esercizio attento e cordiale della paternità del Vescovo costituisce un elemento fondamentale per la riuscita di una vita sacerdotale! Occorre, inoltre, avere sempre presente che il Signore vi chiama, come Pastori della Chiesa, a saper discernere ogni ministero destinato all’edificazione del corpo ecclesiale, anche di carattere laicale, culturale e civile, perché tutti contribuiscano a far crescere il Regno di Dio in Bielorussia, nello spirito di una vera e reale comunione per richiamare quei valori cristiani che hanno contribuito in modo determinante alla costruzione della civiltà europea.

Cari Fratelli, sappiate valorizzare ogni giusto apporto per annunciare e diffondere il Regno di Dio, testimoniando con gesti concreti la fraternità che genera la pace; la mansuetudine che accompagna la giustizia; lo spirito di comunione che rifugge dai personalismi; la carità che è paziente e benigna, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, mai manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, si rallegra della verità e tutto crede, tutto spera, tutto sopporta per amore di Cristo (cfr 1Co 13,4-7). In tale contesto, si pone, altresì, la fraterna collaborazione con la Chiesa Ortodossa di Bielorussia, i cui Pastori condividono con voi la ricerca e l’impegno per il bene dei fedeli. Anche le Chiese Ortodosse, come la Chiesa Cattolica, sono fortemente impegnate a riflettere su come rispondere alle sfide del nostro tempo per trasmettere con fedeltà il Messaggio di Cristo. Accogliendo l’invito emerso nel recente incontro cattolico-ortodosso di Cipro, occorre intensificare il comune cammino in tale direzione. Un significativo apporto potrà essere offerto dalla piccola, ma fervente Comunità greco-cattolica presente nel Paese. Essa costituisce una testimonianza importante per la Chiesa e un dono del Signore.

Qualche mese fa ho ricevuto il Signor Presidente della Repubblica di Bielorussia. Nell’incontro, cordiale e rispettoso, è stata ribadita la volontà delle parti di stipulare un Accordo, di cui è in corso l’elaborazione. Inoltre, ho sottolineato la particolare attenzione con la quale questa Sede Apostolica, come pure la Conferenza Episcopale, seguono le vicende del Paese e l’impegno di fattiva collaborazione su materie di comune interesse, al fine di promuovere, nel rispetto delle competenze di ciascun ambito, il bene dei cittadini. Venerati Fratelli, rinnovando la mia gratitudine, invoco la Madre di Dio, così amata nella vostra Terra, affinché vi sostenga e vi guidi con la sua protezione. Con tali auspici e con particolare affetto imparto a voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli una speciale Benedizione Apostolica, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per tutto il Popolo bielorusso.





AI PELLEGRINI DAL BELGIO, PER IL DONO DELL'ALBERO DI NATALE IN PIAZZA SAN PIETRO Sala Clementina Venerdì, 18 dicembre 2009

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Cari Fratelli e Sorelle,

porgo il benvenuto a tutti voi, che siete venuti qui per offrire l'abete di Natale che, con il presepe, ornerà Piazza San Pietro durante le feste della Natività. Rivolgo un saluto particolare al Ministro dell'Economia della Regione Vallone e a Monsignor Aloys Jousten, Vescovo di Liegi, e li ringrazio per le cortesi parole che mi hanno rivolto. I miei saluti cordiali vanno anche a Sua Eccellenza il signor Franck De Coninck, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, come pure alle autorità politiche locali che hanno intrapreso il viaggio. Saluto anche i coristi e i rappresentanti dell'Agenzia vallone per l'Esportazione e gli Investimenti esteri che sono all'origine del progetto. La mia gratitudine si estende a tutti coloro che hanno offerto la propria collaborazione a questo dono e che non hanno potuto essere presenti qui oggi. Ringrazio anche le persone che hanno garantito il delicato trasporto di questo imponente albero.

Nella foresta, gli alberi stanno vicini gli uni agli altri e ognuno di essi contribuisce a fare della foresta un luogo ombreggiato, a volte oscuro. Ecco che, scelto fra una moltitudine, l'abete maestoso che mi offrite oggi è illuminato e ricoperto di decorazioni sfavillanti che sono come altrettanti frutti meravigliosi. Lasciando il suo abito scuro per uno splendore scintillante, è trasfigurato e diviene il portatore di una luce che non è la sua, ma che rende testimonianza alla vera Luce che viene in questo mondo. Il destino di questo albero è paragonabile a quello dei pastori: mentre vegliano nelle tenebre della notte, eccoli illuminati dal messaggio degli angeli. La sorte di questo albero è anche paragonabile alla nostra, noi che siamo chiamati a recare buoni frutti per mostrare che il mondo è stato veramente visitato e riscattato dal Signore. Posto accanto al presepe, questo abete mostra, a suo modo, la presenza del grande mistero nel luogo semplice e povero di Betlemme. Agli abitanti di Roma, a tutti i pellegrini, a tutti coloro che visiteranno Piazza San Pietro attraverso le immagini delle televisioni di tutto il mondo, esso proclama l'avvento del Figlio di Dio. Per suo tramite, è il suolo della vostra terra e la fede delle comunità cristiane della vostra Regione che salutano il Bambin Gesù, Lui che è venuto per fare nuove tutte le cose e invitare tutte le creature, dalle più umili alle più elevate, a entrare nel mistero della Redenzione e ad esserne associate.

Prego affinché le popolazioni della vostra regione restino fedeli alla luce della fede. Portata tanto tempo fa da uomini che si avventurarono nelle valli e nelle foreste delle Ardenne, la luce del Vangelo ripartì poi dal vostro Paese, portata dai numerosissimi missionari che lasciarono la propria terra natale per condurla a volte fino ai confini del mondo. Possa la Chiesa che è in Belgio, e in particolare la diocesi di Liegi, essere ancora per lungo tempo una terra in cui germoglia con generosità il seme del Regno che Cristo è venuto a gettare nella terra.

Cari amici, ancora una volta, vi ringrazio vivamente per questo bel dono. Vi porgo fin da ora i miei cordiali auguri di un felice e santo Natale, auguri che vi prego di trasmettere alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori e a tutte le persone che vi sono care.

Che il Signore benedica voi, la vostra Regione e tutto il Belgio!
Siamo lieti del fatto che un albero belga qui a San Pietro illumini il mondo. Auguro a voi tutti che la luce di questo albero porti gioia nel vostro cuore e che possiate celebrare il Natale con più grande gioia interiore. Dio vi benedica tutti! Buon Natale e Buon Anno!





Discorsi 2005-13 17629