Discorsi 2005-13 21169

INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I GIOVANI Chiesa di San Pio da Pietrelcina Domenica, 21 giugno 2009

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Cari sacerdoti,
cari religiosi e religiose,
cari giovani,

con questo nostro incontro si chiude il mio pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Sono grato all'Arcivescovo di Lecce, Amministratore Apostolico di questa Diocesi, Mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, e al Padre Mauro Jöhri, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, per le parole di cordiale benvenuto che mi hanno rivolto a nome vostro. Il mio saluto si volge ora a voi, cari sacerdoti, che siete ogni giorno impegnati al servizio del popolo di Dio come guide sagge e assidui operai nella vigna del Signore. Saluto con affetto anche le care persone consacrate, chiamate ad offrire una testimonianza di totale dedizione a Cristo mediante la fedele pratica dei consigli evangelici. Un pensiero speciale per voi, cari Frati Cappuccini, che curate con amore questa oasi di spiritualità e di solidarietà evangelica, accogliendo pellegrini e devoti richiamati dalla viva memoria del vostro santo confratello Padre Pio da Pietrelcina. Grazie di cuore per questo prezioso servizio che rendete alla Chiesa e alle anime che qui riscoprono la bellezza della fede e il calore della tenerezza divina. Saluto voi, cari giovani, ai quali il Papa guarda con fiducia come al futuro della Chiesa e della società. Qui, a San Giovanni Rotondo, tutto parla della santità di un umile frate e zelante sacerdote, che questa sera, invita anche noi ad aprire il cuore alla misericordia di Dio; ci esorta ad essere santi, cioè sinceri e veri amici di Gesù. E grazie delle parole dei vostri giovani rappresentanti.

Cari sacerdoti, proprio l'altro ieri, solennità del Sacro Cuore di Gesù e Giornata di santità sacerdotale, abbiamo iniziato l'Anno Sacerdotale, durante il quale ricorderemo con venerazione ed affetto il 150 anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d'Ars. Nella lettera che ho scritto per l'occasione, ho voluto sottolineare quanto sia importante la santità dei sacerdoti per la vita e la missione della Chiesa. Come il Curato d'Ars, anche Padre Pio ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale. Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica? Dall'amore per l'Eucaristia scaturiva in lui come nel Curato d'Ars una totale disponibilità all'accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori. Inoltre, se san Giovanni Maria Vianney, in un'epoca tormentata e difficile, cercò in ogni modo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte. Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale! Come per il Curato d'Ars, è proprio il ministero di confessore a costituire il maggior titolo di gloria e il tratto distintivo di questo santo Cappuccino. Come allora non renderci conto dell'importanza di partecipare devotamente alla celebrazione eucaristica e di accostarsi frequentemente al sacramento della Confessione? In particolare, il sacramento della Penitenza va ancor più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace.

C'è poi un altro grande insegnamento che possiamo trarre dalla vita di Padre Pio: il valore e la necessità della preghiera. A chi gli chiedeva un parere sulla sua persona, egli soleva rispondere: "Non sono che un povero frate che prega". Ed effettivamente pregava sempre e dovunque con umiltà, fiducia e perseveranza. Ecco allora un punto fondamentale non solo per la spiritualità del sacerdote, ma anche per quella di ogni cristiano, ed ancor più per la vostra, cari religiosi e religiose, scelti per seguire più da vicino Cristo mediante la pratica dei voti di povertà, castità e obbedienza. Talora si può essere presi da un certo scoraggiamento dinanzi all'affievolimento e persino all'abbandono della fede, che si registra nelle nostre società secolarizzate. Sicuramente occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma poiché il contenuto essenziale dell'annuncio cristiano resta sempre lo stesso, è necessario tornare alla sua sorgente originaria, a Gesù Cristo che è "lo stesso ieri e oggi e sempre" (
He 13,8). La vicenda umana e spirituale di Padre Pio insegna che solo un'anima intimamente unita al Crocifisso riesce a trasmettere anche ai lontani la gioia e la ricchezza del Vangelo.

All'amore per Cristo è inevitabilmente unito l'amore per la sua Chiesa, guidata ed animata dalla potenza dello Spirito Santo, nella quale ognuno di noi ha un ruolo e una missione da compiere. Cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, diversi sono i compiti che vi sono affidati e i carismi dei quali siete interpreti, ma unico sia sempre lo spirito con cui realizzarli, perché la vostra presenza e la vostra azione all'interno del popolo cristiano, diventino eloquente testimonianza del primato di Dio nella vostra esistenza. Non era forse proprio questo ciò che tutti percepivano in san Pio da Pietrelcina?

Permettete ora che rivolga una parola speciale ai giovani, che vedo così numerosi ed entusiasti. Cari amici, grazie per la vostra accoglienza calorosa e per i fervidi sentimenti di cui si sono fatti interpreti i vostri rappresentanti. Ho notato che il piano pastorale della vostra Diocesi, per il triennio 2007-2010, dedica molta attenzione alla missione nei confronti della gioventù e della famiglia e sono certo che dall'itinerario di ascolto, di confronto, di dialogo e di verifica nel quale siete impegnati, scaturiranno una sempre maggiore cura delle famiglie e un puntuale ascolto delle reali attese delle nuove generazioni. Ho presente i problemi che vi assillano, cari ragazzi e ragazze, e rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza. Tra questi, in particolare, cito il fenomeno della disoccupazione, che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d'Italia. Non perdetevi d'animo! Siate "giovani dal cuore grande", come vi è stato ripetuto spesso quest'anno a partire dalla Missione Diocesana Giovani, animata e guidata dal Seminario Regionale di Molfetta nel settembre scorso. La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa! C'è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive, e società più giuste e aperte alla speranza. E se volete avere il "cuore grande", mettetevi alla scuola di Gesù. Proprio l'altro giorno abbiamo contemplato il suo Cuore grande e colmo di amore per l'umanità. Mai Egli vi abbandonerà o tradirà la vostra fiducia, mai vi condurrà per sentieri sbagliati. Come Padre Pio, anche voi siate fedeli amici del Signore Gesù, intrattenendo con Lui un quotidiano rapporto mediante la preghiera e l'ascolto della sua Parola, l'assidua pratica dei Sacramenti e l'appartenenza cordiale alla sua famiglia, che è la Chiesa.

Questo deve essere alla base del programma di vita di ciascuno di voi, cari giovani, come pure di voi, cari sacerdoti e di voi, cari religiosi e religiose. Per ciascuno e ciascuna assicuro la mia preghiera, mentre imploro la materna protezione di Santa Maria delle Grazie, che veglia su di voi dal suo Santuario nella cui cripta riposano le spoglie di Padre Pio. Di cuore vi ringrazio, ancora una volta, per la vostra accoglienza e vi benedico tutti, insieme alle vostre famiglie, comunità, parrocchie e all'intera vostra Diocesi.







AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA DELLA «RIUNIONE DELLE OPERE PER L'AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI» (R.O.A.C.O.) Sala Clementina Giovedì, 25 giugno 2009

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Signori Cardinali,
venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Membri ed Amici della ROACO,

1. È per me una felice consuetudine accogliervi al termine della seconda sessione annuale della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali.Sono grato al Signor Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti. Le ricambio con un cordiale saluto, estendendolo volentieri all'Arcivescovo Segretario, Mons. Cyril Vasil', e al Sotto-Segretario recentemente nominati, agli altri collaboratori del Dicastero e al Cardinale Foley. Saluto gli Ecc.mi Presuli e il Custode di Terra Santa qui convenuti con i Rappresentanti delle Agenzie Cattoliche Internazionali e della Bethlehem University. Vi ringrazio di cuore, cari amici, per quanto state facendo in favore delle comunità orientali e latine presenti nei territori affidati a codesta Congregazione e nelle altre regioni del mondo, dove i figli dell'Oriente Cattolico, con i loro pastori, si sforzano di costruire una pacifica convivenza insieme con i fedeli di altre confessioni cristiane e di diverse religioni.

2. Con la festa dei santi Pietro e Paolo ormai prossima, l'anno dedicato all'Apostolo delle Genti per il bimillenario della sua nascita giunge alla sua conclusione. Preso da Cristo e rapito dallo Spirito Santo, è stato un testimone privilegiato del mistero dell'amore di Dio manifestato in Cristo Gesù. La sua parola ispirata e la sua testimonianza confermata dal dono supremo del martirio, sono state un elogio incomparabile della carità cristiana e sono di grande attualità. Mi riferisco in particolare all'Inno alla Carità della Prima Lettera ai Corinzi (
1Co 13). Nella bocca di Paolo di Tarso, la Parola di Dio ci indica inequivocabilmente ciò che "è più grande" per i discepoli di Cristo: la carità! È la fonte feconda di ogni servizio di Chiesa, la sua misura, il suo metodo e la sua verifica. Con la vostra adesione alla ROACO, voi desiderate vivere questa carità, offrendo in particolare la vostra disponibilità al vescovo di Roma attraverso la Congregazione delle Chiese Orientali. In tal modo, potrà continuare e persino crescere "quel movimento di carità che, per mandato del Papa, la Congregazione segue affinché in modo ordinato ed equo la Terra Santa e le altre regioni orientali ricevano il necessario sostegno spirituale e materiale per far fronte alla vita ecclesiale ordinaria e a particolari necessità" (Discorso alla Congregazione per le Chiese Orientali, 9 giugno 2007).

3. L'incontro di oggi riaccende la gioia del mio recente pellegrinaggio in Terra Santa. A questo proposito, rinnovo la mia gratitudine al Patriarca di Gerusalemme dei Latini, al Rappresentante Pontificio in Israele e nei Territori palestinesi, al Padre Custode e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere feconda la mia visita. Infatti, ci sono stati molti momenti di grazia quando ho potuto incoraggiare e confortare le comunità cattoliche in Terra Santa, esortandole a perseverare nella loro testimonianza, una testimonianza piena di fedeltà, celebrazione e, a volte, grande sofferenza. Ho potuto anche ricordare ai cristiani della regione la loro responsabilità interreligiosa ed ecumenica, in sintonia con lo spirito del Concilio Vaticano II. Rinnovo la mia preghiera e il mio appello: mai più guerra, mai più violenza, mai più ingiustizia. Desidero assicurarvi del fatto che la Chiesa universale resta al fianco dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che risiedono in Terra Santa. Questa preoccupazione si riflette in modo particolare nella Colletta Annuale per la Terra Santa. Quindi esorto le vostre agenzie della ROACO a proseguire le proprie attività caritative con zelo e con fedeltà al Successore di Pietro.

4. Cari amici della ROACO, con particolare apprezzamento accompagno le vostre opere in questa spinosa situazione mondiale, che minaccia di compromettere l'amorevole servizio ecclesiale in generale e i progetti già intrapresi e quelli futuri delle vostre opere assistenziali in particolare. Desidero cogliere l'opportunità di esortare voi e le opere che rappresentate a un impegno supplementare. Grazie allo spirito di fede, ad analisi accurate e al necessario realismo si potrebbero correggere alcune inutili decisioni e affrontare efficacemente le attuali situazioni di bisogno. Penso alla situazione dei rifugiati e dei migranti, che interessa fortemente le Chiese Orientali, e la riedificazione della Striscia di Gaza, ancora abbandonata a se stessa, laddove bisogna anche tener conto della legittima preoccupazione di Israele per la propria sicurezza. Di fronte alle sfide totalmente nuove il servizio amorevole della Chiesa resta lo strumento di salvezza efficace e l'investimento più sicuro per il presente e per il futuro.

5. Cari amici, più volte ho sottolineato l'importanza dell'educazione del Popolo di Dio, e ancor più ora, che abbiamo appena iniziato l'Anno Sacerdotale, mi preme raccomandarvi di considerare col massimo favore la cura dei sacerdoti e il sostegno ai seminari. Quando, venerdì scorso, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, ho inaugurato questo singolare anno giubilare, ho affidato al Cuore di Cristo e della Madre Immacolata tutti i sacerdoti del mondo, con un pensiero speciale per quelli che in Oriente come in Occidente stanno vivendo momenti di difficoltà e di prova. Colgo la presente occasione per chiedere anche a voi di pregare per i presbiteri. Vi domando di continuare a sostenere anche me, Successore dell'apostolo Pietro, perché possa svolgere appieno la mia missione al servizio della Chiesa universale. Grazie ancora per il lavoro che state compiendo: Iddio vi ricompensi abbondantemente. Con questi sentimenti, imparto a ciascuno di voi, alle persone care, alle comunità ed agenzie che rappresentate, la confortatrice Benedizione Apostolica.





AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VIÊT NAM IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM» Sala del Concistoro Sabato, 27 giugno 2009

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Signor cardinale,
cari fratelli nell'episcopato,

È con grande gioia che vi accolgo, pastori della Chiesa cattolica che è in Viêt Nam. Il nostro incontro assume un significato particolare in questi giorni in cui tutta la Chiesa celebra la solennità degli apostoli Pietro e Paolo, ed essa è per me di grande conforto poiché conosco i vincoli profondi di fedeltà e di amore che i fedeli del vostro Paese nutrono per la Chiesa e per il Papa.

È presso le tombe di questi due principi degli apostoli che voi siete venuti per manifestare la vostra comunione con il Successore di Pietro e per rafforzare l'unità che deve sempre esistere fra voi e che deve crescere ancora. Ringrazio il presidente della vostra Conferenza episcopale, monsignor Pierre Nguyên Van Nhon, vescovo di Ða-Lat, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro. Permettetemi di salutare in particolare i vescovi che sono stati nominati dalla vostra ultima visita ad limina. Desidero anche ricordare il venerato cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, arcivescovo di Hà Nôi per molti anni. Con voi rendo grazie a Dio per lo zelo pastorale che ha dimostrato, con umiltà, in un amore paterno profondo per il suo popolo e una grande fraternità per i suoi sacerdoti. Che l'esempio di santità, di umiltà, di semplicità di vita dei grandi pastori del vostro Paese siano per voi stimoli nel vostro ministero episcopale al servizio del popolo vietnamita, al quale desidero esprimere la mia profonda stima!

Cari fratelli nell'episcopato, qualche giorno fa è iniziato l'Anno sacerdotale. Esso permetterà di mettere in luce la grandezza e la bellezza del ministero dei sacerdoti. Vi sarei grato se poteste ringraziare i sacerdoti diocesani e religiosi del vostro amato Paese per la loro vita consacrata al Signore e per i loro sforzi pastorali in vista della santificazione del popolo di Dio. Prendetevene cura, siate pieni di comprensione verso di loro e aiutateli a completare la loro formazione permanente. Per essere una guida autentica e conforme al cuore di Dio e all'insegnamento della Chiesa, il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e tendere alla santità come l'umile curato di Ars ha mostrato. Il fiorire delle vocazione sacerdotali e religiose, in particolare nella vita consacrata femminile, è un dono da parte del Signore per la vostra Chiesa. Rendiamo grazie a Dio per i loro carismi particolari che voi incoraggiate rispettandoli e promuovendoli.

Nella vostra lettera pastorale dello scorso anno avete mostrato un'attenzione particolare per i fedeli laici mettendo in evidenza il ruolo della loro vocazione nell'ambito familiare. È auspicabile che ogni famiglia cattolica, insegnando ai bambini a vivere con una coscienza retta, nella lealtà e nella verità, divenga un focolare di valori e di virtù umane, una scuola di fede e di amore verso Dio. I laici cattolici dovrebbero dimostrare con la loro vita basata sulla carità, l'onestà l'amore per il bene comune, che un buon cattolico è anche un buon cittadino. Perciò vegliate attentamente sulla loro buona formazione, promuovendo la loro vita di fede e il loro livello culturale, affinché possano servire efficacemente la Chiesa e la società.

Desidero affidare in modo particolare alla vostra sollecitudine i giovani, soprattutto quelli che vivono nelle aree rurali e che sono attirati dalle città per intraprendervi studi superiori e per trovarvi un lavoro. Sarebbe auspicabile sviluppare una pastorale adeguata per questi giovani migranti interni, cominciando con il rafforzare, anche qui, la collaborazione fra le diocesi di origine dei giovani e le diocesi di accoglienza e prodigando loro consigli etici e direttive pratiche.

La Chiesa in Viêt Nam si sta attualmente preparando alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della creazione della gerarchia episcopale vietnamita. Questa celebrazione, che sarà segnata in modo particolare dall'anno giubilare 2010, potrà permetterle di condividere con entusiasmo la gioia della fede con tutti i vietnamiti rinnovando i suoi impegni missionari. In tale occasione il popolo di Dio deve essere invitato a rendere grazie per il dono della fede in Gesù Cristo. Questo dono è stato accolto generosamente, vissuto e testimoniato da molti martiri, che hanno voluto proclamare la verità e l'universalità della fede in Dio. In tal senso, la testimonianza resa a Cristo è un servizio supremo che la Chiesa può offrire al Viêt Nam e a tutti i popoli dell'Asia, poiché risponde alla ricerca profonda della verità e dei valori che garantiscono lo sviluppo umano integrale (cfr. Ecclesia in Asia ). Dinanzi alle numerose sfide che questa testimonianza incontra attualmente, è necessaria una più stretta collaborazione fra le diverse diocesi, fra le diocesi e le congregazioni religiose, e anche fra le stesse congregazioni religiose.

La lettera pastorale che la vostra Conferenza episcopale ha pubblicato nel 1980, insiste su "la Chiesa di Cristo in mezzo al suo popolo". Apportando la propria specificità - l'annuncio della Buona Novella di Cristo -, la Chiesa contribuisce allo sviluppo umano e spirituale delle persone, ma anche allo sviluppo del Paese. La sua partecipazione a questo processo è un dovere e un contributo importante, soprattutto in questo momento in cui il Viêt Nam sta conoscendo una progressiva apertura alla comunità internazionale.

Voi sapete come me che una sana collaborazione fra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A tale proposito, la Chiesa invita tutti i membri a impegnarsi lealmente per l'edificazione di una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende assolutamente sostituirsi ai responsabili governativi, desiderando solamente poter prendere una giusta parte, in uno spirito di dialogo e di rispettosa collaborazione, alla vita della Nazione, al servizio di tutto il popolo. Partecipando attivamente, nel ruolo che le corrisponde e secondo la sua vocazione specifica, la Chiesa non si può mai esimere dall'esercizio della carità in quanto attività organizzata dei credenti e, d'altro canto, non vi sarà mai una situazione nella quale non si avrà bisogno della carità di ogni cristiano, poiché l'uomo, al di là della giustizia, avrà sempre bisogno dell'amore (Deus caritas est ). Inoltre, mi sembra importante sottolineare che le religioni non rappresentano un pericolo per l'unità della Nazione, poiché esse mirano ad aiutare l'individuo a santificarsi e, attraverso le loro istituzioni, desiderano mettersi generosamente e in modo disinteressato al servizio del prossimo.

Signor cardinale, cari fratelli nell'episcopato, al ritorno nel vostro Paese, trasmettete il saluto caloroso del Papa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutti i fedeli, soprattutto ai più poveri e a quanti soffrono fisicamente e spiritualmente. Li incoraggio vivamente a restare fedeli alla fede ricevuta dagli apostoli, di cui sono i testimoni generosi in condizioni spesso difficili, e a dimostrare l'umile fermezza che l'esortazione apostolica Ecclesia in Asia (n. 9) ha riconosciuto come una loro caratteristica. Che lo Spirito del Signore sia la loro guida e la loro forza! Affidandovi alla protezione materna di Nostra Signora di La-Vang e all'intercessione dei santi martiri del Viêt Nam, imparto a tutti un'affettuosa Benedizione Apostolica.





ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO E DELLA CONCLUSIONE DELL’ANNO PAOLINO Sabato, 27 giugno 2009

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"Grazia a voi e pace da Dio, Padre Nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (
Ep 1,2).


Venerabili Fratelli,

è con queste parole che san Paolo "apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio" si rivolgeva "ai santi" che vivevano a Efeso "credenti in Cristo Gesù" (Ep 1,1). Oggi, con questo annuncio di pace e di salvezza, vi porgo il benvenuto nella festa patronale dei santi Pietro e Paolo, con la quale concluderemo l'Anno paolino. Lo scorso anno, il Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, ha voluto onorarci della sua presenza per celebrare insieme l'inaugurazione di questo anno di preghiera, di riflessione e di scambio di gesti di comunione fra Roma e Costantinopoli. A nostra volta, noi abbiamo avuto la gioia di inviare una delegazione alle celebrazioni analoghe organizzate dal Patriarcato ecumenico. Non poteva d'altronde essere diversamente in questo anno dedicato a san Paolo, che raccomandava con vigore di "conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace", insegnandoci che ci sono "un solo corpo e un solo spirito" (Ep 4,3-4).

Siate i benvenuti, cari fratelli che siete stati inviati da Sua Santità il Patriarca ecumenico, al quale trasmetterete in cambio il mio saluto caloroso e fraterno nel Signore. Insieme rendiamo grazie al Signore per tutti i frutti e i benefici che ci ha apportato la celebrazione del bimillenario della nascita di san Paolo. Celebreremo nella concordia la festa dei santi Pietro e Paolo, i protôthroni degli apostoli, come li invoca la tradizione liturgica ortodossa, ossia quelli che occupano il primo posto fra gli apostoli e sono chiamati "maestri dell'ecumene".

Con la vostra presenza, che è segno di fraternità ecclesiale, ci ricordate il nostro impegno comune nella ricerca della piena comunione. Lo sapete già, ma ho piacere anche oggi di confermare che la Chiesa cattolica intende contribuire in tutti i modi che le saranno possibili al ristabilimento della piena comunione, in risposta alla volontà di Cristo per i suoi discepoli e conservando nella memoria l'insegnamento di Paolo, il quale ci ricorda che siamo stati chiamati "a una sola speranza". In questa prospettiva, possiamo allora guardare con fiducia al buon proseguimento dei lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra gli ortodossi e i cattolici. Quest'ultima si riunirà nel mese di ottobre prossimo per affrontare un tema cruciale per le relazioni fra Oriente e Occidente, ossia il "ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel corso del primo millennio". Lo studio di questo aspetto si dimostra in effetti indispensabile per poter approfondire globalmente la questione nel quadro attuale della ricerca della piena comunione. Questa commissione, che ha già realizzato un importante lavoro, sarà generosamente ricevuta dalla Chiesa ortodossa di Cipro, alla quale esprimiamo fin d'ora tutta la nostra gratitudine, poiché l'accoglienza fraterna e il clima di preghiera che circonderanno i nostri colloqui non potranno che facilitare il nostro compito e la comprensione reciproca.

Desidero che i partecipanti al dialogo cattolico-ortodosso sappiano che le mie preghiere li accompagnano e che questo dialogo ha il totale sostegno della Chiesa cattolica. Di tutto cuore, auspico che le incomprensioni e le tensioni incontrate fra i delegati ortodossi durante le ultime sessioni plenarie di questa commissione siano superate nell'amore fraterno, di modo che questo dialogo sia più ampiamente rappresentativo dell'ortodossia.
Carissimi fratelli, vi ringrazio ancora per essere qui con noi in questo giorno e vi prego di trasmettere il mio saluto fraterno al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, al Santo Sinodo e a tutto il clero, così come al popolo dei fedeli ortodossi. La gioia della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, che celebriamo tradizionalmente lo stesso giorno, colmi i vostri cuori di fiducia e di speranza!




AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI CHE HANNO RICEVUTO IL PALLIO NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO Aula Paolo VI Lunedì, 30 giugno 2009

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Cari Fratelli nell’Episcopato,
cari fratelli e sorelle,

dopo le celebrazioni della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, è per me un vero piacere incontrare, in udienza speciale, tutti voi, Arcivescovi Metropoliti che ieri nella Basilica Vaticana avete ricevuto il Pallio ed accogliere anche i vostri familiari ed amici che vi accompagnano. Si prolunga così la gioia della comunione vissuta nella festa dei due grandi Apostoli, in cui ho potuto imporvi il Pallio, simbolo dell’unità che lega i Pastori delle Chiese particolari al Successore di Pietro, Vescovo di Roma. Rivolgo il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, che provenite da ogni continente, mostrando in modo significativo il volto della Chiesa cattolica diffusa in tutta la terra.

Mi rivolgo innanzitutto a voi, amati Pastori della Chiesa che è in Italia. Saluto Monsignor Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, Monsignor Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Siracusa e Monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo di Lecce. Siamo all’inizio dell’Anno Sacerdotale: sia pertanto vostra cura essere pastori esemplari, zelanti e ricchi di amore per il Signore e per le vostre comunità. Potrete così guidare e sostenere saldamente i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale, e cooperare in modo efficace alla diffusione del Regno di Dio nell’amata terra d’Italia.

Sono lieto di accogliere i pellegrini francofoni venuti per accompagnare i nuovi Arcivescovi metropoliti a cui ho avuto la gioia di imporre il pallio. Desidero innanzitutto salutare Monsignor Ghaleb Moussa Abdalla Bader, Arcivescovo di Algeri (Algeria), Monsignor Pierre-André Fournier, Arcivescovo di Rimouski (Canada), Monsignor Joseph Aké Yapo, Arcivescovo di Gagnoa (Costa d'Avorio), Monsignor Marcel Utembi Tapa, Arcivescovo di Kisangani (Repubblica Democratica del Congo), e Monsignor Philippe Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso). Porgo i miei cordiali saluti anche ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli dei vostri Paesi, assicurandoli della mia fervente preghiera. Il pallio è un segno di comunione particolare con il Successore di Pietro. Che questo segno sia anche per i sacerdoti e per i fedeli delle vostre diocesi un invito a consolidare sempre più un'autentica comunione con i loro Pastori e fra i membri della Chiesa!

Estendo affettuosi saluti agli Arcivescovi Metropoliti anglofoni ai quali ho imposto il pallio ieri: Arcivescovo Paul Mandla Khumalo di Pretoria (Repubblica Sudafricana); Arcivescovo J. Michael Miller di Vancouver (Canada); Arcivescovo Allen Henry Vigneron di Detroit (Stati Uniti d'America); Arcivescovo Anicetus Bongsu Antonius Sinaga di Medan (Indonesia); Arcivescovo Philip Naameh di Tamale (Ghana); Arcivescovo Timothy Michael Dolan di New York (Usa); Arcivescovo Vincent Gerard Nichols di Westminster (Regno Unito); Arcivescovo Robert James Carlson di Saint Louis (Usa); Arcivescovo Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij di Bangkok (Thailandia); Arcivescovo George Joseph Lucas di Omaha (Usa); Arcivescovo Gregory Michael Aymond di New Orleans (Usa) e Arcivescovo Patabendige Don Albert Malcolm Ranjith di Colombo (Sri Lanka). Porgo il benvenuto anche ai loro familiari, parenti, amici e fedeli delle rispettive Arcidiocesi, che sono giunti a Roma per pregare con loro e per condividere la loro gioia in questa lieta occasione. Il pallio si riceve dalle mani del Successore di Pietro e viene indossato dagli Arcivescovi come segno di comunione nella fede e nell'amore e nel governo del popolo di Dio. Inoltre ricorda ai Pastori le proprie responsabilità secondo il cuore di Gesù. A tutti voi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica quale pegno di pace e di gioia nel Signore.

Saluto cordialmente gli Arcivescovi metropoliti di lingua spagnola venuti a Roma per la solenne cerimonia dell'imposizione del pallio: Domingo Díaz Martínez, di Tulancingo; Manuel Felipe Díaz Sánchez, di Calabozo; José Luis Escobar Alas, di San Salvador; Carlos Osoro Sierra, di Valencia; Victor Sánchez Espinosa, di Puebla de los Ángeles; Carlos Aguiar Retes, di Tlalnepantla; Ismael Rueda Sierra, di Bucaramanga, e Braulio Rodríguez Plaza, di Toledo, come pure i familiari, gli amici, i sacerdoti e i fedeli delle loro rispettive Chiese particolari che li accompagnano. Cari fratelli nell'Episcopato, che le croci di seta nera ricamate sul pallio vi ricordino che dovete configurarvi ogni giorno di più a Gesù Cristo! Seguendo le sue orme di Buon Pastore, siate sempre segni di unità in mezzo ai vostri fedeli, consolidando i vostri vincoli di comunione con il Successore di Pietro, con i vostri Vescovi suffraganei e con tutti coloro che collaborano alla vostra missione evangelizzatrice. In questo Anno Sacerdotale appena iniziato, portate nel profondo del cuore i vostri presbiteri, i quali si aspettano da voi un rapporto cordiale, come padri e fratelli che li accolgono, ascoltano e si preoccupano di loro. Sotto la protezione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, che è tanto venerata nelle terre da cui provenite, il Messico, il Venezuela, El Salvador, la Colombia e la Spagna, pongo le vostre persone e le vostre comunità diocesane.

Accolgo con gioia i familiari e gli amici dei nuovi Arcivescovi metropoliti del Brasile, che sono venuti per accompagnarli nell'imposizione del pallio, segno di profonda comunione con il Successore di Pietro. In questa comunione rivolgo un particolare saluto a Monsignor Sérgio da Rocha, di Teresina; Monsignor Maurício Grotto de Camargo, di Botucatu; Monsignor Gil Antônio Moreira, di Juiz de Fora, e Monsignor Orani João Tempesta, di São Sebastião do Rio de Janeiro. Trasmettete i miei saluti ai presbiteri e a tutti i fedeli delle vostre arcidiocesi, affinché, uniti nella stessa fede di Pietro, possano contribuire all'evangelizzazione della società. Quale pegno di gioia e di pace nel Signore, imparto a tutti la mia Benedizione.



[Saluto Lei, Monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, Arcivescovo di Lviv dei Latini, e quanti la circondano in questo momento di viva comunione ecclesiale. Ancora una volta, Le sono grato per il servizio che ha reso alla Chiesa, quale collaboratore mio, e, prima, del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II. Lo Spirito del Signore La accompagni nel ministero pastorale a favore dei fedeli affidati alle Sue cure, ai quali invio un cordiale saluto.]



[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti. In particolare saluto il nuovo Metropolita di Szczecin-Kamien, Arcivescovo Andrzej Dziega il quale ieri ha ricevuto il pallio e i fedeli provenienti da questa Metropoli. Nell’anno Sacerdotale il pallio sia anche per i presbiteri un simbolo e una sfida per costruire la comunione con il proprio vescovo, tra loro e anche con i fedeli. Implorando per voi tutti i doni della Divina carità, di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo.]

Cari fratelli e sorelle, l’odierna memoria dei Protomartiri di Roma sia stimolo per ognuno di voi a un amore sempre più intenso verso Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vi accompagni la materna assistenza di Maria, Madre della Chiesa, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e di san Giovanni Maria Vianney. A tutti e a ciascuno la mia benedizione.





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